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Politeismo e antropomorfismo

I popoli del Vicino Oriente erano politeisti, credevano cioè nell’esistenza di più
divinità. E attribuivano alle divinità sembianze umane: come molte altre divinità
adorate dai popoli antichi anche quelle vicino-orientali erano dunque antropomorfe.

I Sumeri adoravano almeno un centinaio di divinità, femminili e maschili; ogni città


aveva i suoi dèi protettori, spesso identificati col Cielo, la Terra, il Sole, la Luna, la
Stella del Mattino.

Fra i più famosi c’erano Enlil, dio del respiro e del vento, il cui tempio a Nippur era
forse il più importante santuario della Mesopotamia; Enki, dio dell’acqua dolce e
quindi dell’irrigazione, considerato l’inventore della tecnica e della civiltà; Shamash,
il dio del Sole, e Nanna, il dio della Luna.

Fra le divinità femminili dominava Inanna, chiamata Ishtar dagli Accadi, dea della
fertilità, dell’amore e della guerra.

I popoli che si insediarono successivamente in Mesopotamia mantennero il culto


delle divinità sumere e vi aggiunsero le proprie: ogni popolo aveva un supremo dio
protettore, Amurru per gli Amorrei, Marduk per i Babilonesi; e tutti onoravano il dio
delle tempeste.

Nell’insieme, comunque, gli dèi sumeri continuarono a essere i più conosciuti e le


loro leggende vennero copiate e trasmesse da tutte le civiltà mesopotamiche che
succedettero a quella sumera dopo l’inizio del II millennio a.C.Anche le città siriane
adoravano ciascuna i propri dèi. Gli Ittiti parlavano dei loro «mille dèi», ma di molti
conosciamo appena il nome. (se ne vantavano)

Il ruolo dei sacerdoti. Sacrifici, feste, profezie:

Il culto era basato sul sacrificio di vittime animali e sull’offerta di cibo.

Le feste più importanti di ciascun dio prevedevano un pasto rituale, in cui un


sacerdote prendeva il posto della divinità e consumava il cibo offerto, e le gare
sportive in onore degli dèi, accompagnate da canti e preghiere.

Ai sacerdoti si demandava il compito delicatissimo di leggere il futuro nelle viscere


degli animali sacrificati e nel volo degli uccelli, una pratica che si ritrova in altre
società politeiste antiche, e di consegnare agli uomini i messaggi divini, le profezie,
di grande importanza (anche politica) per molti popoli vicino-orientali. Diffusi erano
anche la pratica di interrogare gli oracoli per ottenere responsi divini e i rituali
magici usati per guarire le malattie.In relazione ai rituali religiosi si sviluppò la
cultura musicale. I più antichi testi musicali della storia dell’umanità provengono
dalla città di Ugarit e risalgono al 1800 a.C. Vi si possono leggere anche i nomi dei
compositori, sebbene la lettura della notazione musicale sia puramente
congetturale.

I miti, riflesso della storia:

Leggende o narrazioni mitiche degli dèi mesopotamici riflettono, trasfigurandole,


alcune tra le vicende più antiche del Vicino Oriente.Secondo i Sumeri, per esempio,
la civiltà venne creata dal dio Enki, dio dell’acqua dolce, che permette l’irrigazione
della terra. Enki, che era venerato in un tempio situato in una località rurale, cedette
i suoi doni alla dea protettrice di Uruk, Inanna: questo mito simboleggia sia
l’invenzione dell’agricoltura, sia la nascita delle città e l’imposizione del dominio
sumero in Mesopotamia

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