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Daniela Vázquez Sánchez

Riassunto di "Contro le storie della letteratura italiana"


Questo è un testo di Pier Vincenzo Mengaldo in cui fa appunti sul genere metaletterario la «Storia
della letteratura italiana». Inizia spiegando che ha soprattutto in mente alle scuole superiori anche se
sa che il suo messaggio arriverà anche alle universitarie. A continuazione, fa un elenco dei difetti
costituzionali in cui vengono analizzate la loro struttura e la “filosofia”.

Il primo si riferisce all’idea erronea che il vero sapere deve essere «estensivo», essendo
invece «intensivo». Il secondo menziona che c’è un’idea distruttiva che il sapere è una serialità di
notizie e che questo risulta nel dominio del nozionismo nella scuola italiana. Il terzo parla della
presenza del nozionismo nei manuali di storia della letteratura che rappresenta l’insegnamento
autoritario e antidemocratico a cui una buona parte degli studenti sono sottoposti.

Il quarto critica le distorsioni culturali che risultano della conoscenza di tutta la letteratura
italiana, la quale è sopravvaluta fortemente dalla Storia della medesima. Mette come esempio gli
studenti che finiscono gli studi, senza conoscere figure importante come Goethe e Tolstoj, bensì
nomi meno eloquenti e rilevanti culturalmente. Nonostante però, riconosce che solo gli studenti che
leggono i classici a casa possono acquisire determinate conoscenze.

Il quinto contempla che la storia della letteratura italiana si concepisce come un’idea troppo
lineare e monodirezionale, mentre noi sappiamo che, come ogni successo storico, si mescolano
linearità e ritorni all’indietro.

Il sesto viene descritto come decisivo. Allude alla mancanza di lettura attenta dei testi – che
lui considera lo scopo capitale dello studio letterario-, causata dallo spazio sostrato dal nozionismo di
nomi, correnti, ecc., che conduce a leggere meno di quello che si dovrebbe. Mengaldo risalta
eccezioni come la Commedia, che si legge con la trivella, dato che rischia di diventare indigesta a
causa della mole delle chiose. Continua a segnalare che lui trova folle che molti professori
pretendono discutere tanti interpretazioni di una parola o un’allegoria.

Il settimo stabilisce contromisure. Associa “utopia” con il fatto che quello che è stato detto e
quello che si dirà comporta l´estinzione della la storia letteraria. Al suo parere, la Storia della
letteratura italiana va abolita e sostituita. Menziona che, se si legge a scuola le Confessioni
dell’autore Nievo, lo studente non solo verrà a contatto con una lingua fuori da Italia, ma anche si
potrà usare come riflettore per spiegare la narrativa dell’Ottocento.

Mengaldo procede a presentare due precisazioni. La prima, leggere entro una corrente,
mentre la seconda si allude a non vietare la lettura di classici stranieri. L’autore si definisce come un
ardente sostenitore dell'insegnamento monocattedra, che permetterebbe maggiori approfondimenti
delle materie in questione. Lui esprime anche che l’insegnante che va a insegnare italiano alle
superiore senza aver letto Stendhal e Tolstoj non merita quel posto. Finalmente, Mengaldo
menziona che ci sarebbero istrumenti che potrebbero essere dedicati agli approfondimenti che
sarebbero più utili che le metodologie attualmente utilizzate; inoltre, esprime che non è d’accordo
con l’importanza data a certe opere che non si dà ad altre.

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