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La sconvolgente risposta di Solone

Chi è l’uomo più felice del mondo? Si contendono il podio, nella nostra mente, scienziati
insigniti del Nobel, attori hollywoodiani, politici e magnati della finanza. Certamente, quel
vicino tanto cordiale, lavoratore indefesso e padre esemplare, che salutiamo ogni giorno, non
scende neppure in lizza, come se la felicità fosse appannaggio dei soldi e della popolarità.
Eppure, tra i V.I.P. trionfa l’alcolismo, è di casa la droga, non è estraneo il suicidio. Una
fragile autostima, legata all’audience e all’immagine, crolla facilmente al primo insuccesso e
non gode degli allori, tesa come è a prevenire disastri.
Lo capì bene Solone, che, incontrando Creso nel suo esilio egiziano, fu protagonista di questa
storia, mirabilmente raccontata da Erodoto (I, 30, 1-5):
“Solone, allontanatosi da Atene per altri motivi e per vedere( il mondo), giunse in Egitto
presso Amasi e a Sardi presso Creso. Lì giunto, era ospitato nelle sale regali da Creso e
dopo, verso il terzo o il quarto giorno, su comando di Creso, gli accompagnatori lo
accompagnarono ai tesori e gli mostrarono tutto ciò che era grande e ricco. A lui che visitava
e ammirava tutto, quando era il momento opportuno, Creso chiese ciò:”Ospite ateniese,
presso di noi è giunta gran fama di te, per la tua sapienza e il tuo peregrinare, secondo cui,
per vedere, hai visitato molte zone. Mi sorge così il desiderio di chiederti se hai conosciuto
l’uomo più felice del mondo”
Gli aveva domandato ciò sperando di essere lui l’uomo più felice, ma Solone, senza
sospettare nulla , ma fedele al vero, rispose: “Sì, mio re, Tello di Atene”.
Creso, meravigliatosi della risposta, gli chiese con veemenza:” Per quale motivo ritieni che
Tello sia il più felice?” e quello spiegò:”Tello, mentre la sua città prosperava, aveva figli
belli e bravi e conobbe prole nata e rimasta in vita per ciascuno dei figli e poi, per lui che ben
godeva della vita, per quanto (è possibile) a noi mortali, ci fu la morte più gloriosa: infatti,
siccome gli Ateniesi stavano in guerra contro i vicini di Eleusi, Tello morì felicemente dopo
che aveva portato aiuto e aveva innalzato il trofeo della vittoria sui nemici e gli Ateniesi lo
seppellirono a spese della comunità proprio nel luogo in cui morì e lo onorarono
grandemente”
Da questo aneddoto bisogna trarre due grandissimi insegnamenti: che il segreto della felicità
sta nella quotidianietà, nella famiglia, nei piccoli piaceri di ogni giorno, troppo spesso differiti
alla ricerca di fama e denaro (con i quali, appunto, la felicità non si può comprare) e che una
morte dignitosa è necessario complemento di una vita gloriosa.

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