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Udienza 13 maggio 1913; Pres. Lucchini, Est. Mazzola — Ric. P. M.

in causa Bombacci ed altri


Source: Il Foro Italiano, Vol. 38, PARTE SECONDA: GIURISPRUDENZA PENALE (1913), pp.
449/450-453/454
Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL
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449 GIURISPRUDENZA PENALE 450

stato di fatto innegabile e che la legge non vale ad im La Corte : — Il procuratore generale presso la Corte
pedire, pure leggendosi nell'art. 861, ultima parte, del di appello di Modena ricorre in tempo utile contro la
cod. comm. il divieto pel condannato per bancarotta di sentenza di quella Corte del 12 marzo 1913, che confermò
esercitare la mercatura e di entrare nelle borse. L'in l'altra del tribunale locale del 16 gennaio dello stesso
gresso nelle borse può essere impedito, ma non è possi anno da quel procuratore del Re appellata, con la quale
bile impedire al fallito di riprendere il commercio, che quel tribunale ritenne che il fatto ascritto agli imputati
è una libera professione, che si svolge senza alcun vin Bombacci Nicola ed altri sei costituisse il reato di vio
colo e permesso dell'autorità. Se il fallito ricade nella lenza privata ai sensi dell'art. 154 codice penale e non
violazione della legge, deve andare soggetto alla relativa quello di attentato alla libertà del lavoro ai sensi dell'art.
pena. Nè vale obbiettare che, per l'art. 687 cod. comm., 165 dello stesso codice, e, poiché il reato avvenne in occa
il fallito non possa entrare in borsa e che per l'art. 699 sione di moto popolare, dichiarò estinta l'azione penale
il fallito perda l'amministrazione dei suoi beni e che le per amnistia in applicazione del E,. D. 19 dicembre 1912
azioni a lui competenti sono esercitate dal curatore, per n. 1309.

chè, pur trovandosi in tali condizioni di incapacità, Il ricorso è stato tempestivamente e ritualmente no
niente toglie che il fallito si metta di nuovo ad eserci tificato agli imputati, ed a sostegno di esso il procura
tare la mercatura e che molti possano entrare senza co tore generale propone i seguenti motivi :
noscere il suo precedente fallimento nei rapporti com 1° Violazione dell'art. 323 n. 3 cod. proc. pen., per
merciali con lui in tutta buona fede. avere la Corte omesso di motivare sull'eccepità nullità
Tale inganno commesso dal fallito non può certamente della sentenza del tribunale, alla quale era stato fatto
esimere dalla nuova responsabilità da lui incontrata. Al appunto di aver variato i termini dell' imputazione.
fallito, che riprende il commercio dopo la condanna per 2° Violazione del principio fondamentale di giusti
bancarotta, vanno applicate le sanzioni più rigorose di zia, pel quale non è lecito mutare il fatto ascritto all' im
chi è recidivo nello stesso reato, quando non sieno de putato nell'atto di citazione, salvo il caso di discesa a
corsi i termini dalla legge stabiliti nell'art. 80 del codice titolo minore di reato, o della stessa specie o pedissequo.
penale. Il Bombacci e compagni erano chiamati a rispondere di
Per questi motivi, rigetta il ricorso. un delitto di assai minore entità sociale ed assai più lie
vemente punito di quello, del quale furono dichiarati con
vinti.

CORTE DI CASSAZIONE DI ROMA, 3° Violazione, falsa applicazione dell'art. 154 cod.


(Seoonda sezione penale) pen., perchè la violenza privata ricorre soltanto quando
il fine propostosi dall'agente sia diverso da quelli deter
Udienza 13 maggio 1913; Pres. Lucchini, Est. Mazzola minati nella legge quali elementi costitutivi di altri de
— Ric. P. M. in causa Bombacci ed altri.
litti, ovvero quando la materialità oggettiva ivi prevista
Liberta individuale — Violenza privata — Violenza non lo sia in altre particolari disposizioni del codice.
contro la liberta dell' industria e del commercio — La Corte di merito ritenne che l'intenzione degli im
Differenza —vVloleni» morale —■ Boicottaggio (Cod. putati era di impedire al Luppi il lavoro quale macchi
pen. art. 154, 165 e 166). nista, perchè boicottato. Ora il boicottaggio è l'arma delle
leghe per costringere gli operai ad aderire alle organiz
Si ha il delitto di violenza privata soltanto nel caso ehe
zazioni ed a dipendere da esse. Lo scopo che queste si
la violenza o minaccia usata sia determinata da un
prefiggono è eminentemente economico, quello cioè di co
fine non preveduto quale estremo di altro delitto. (1) stringere i richiedenti di mano d'opera ad adattarsi alle
Epperò quando sia determinata dal fine di restringere od loro pretese quanto ai patti ed alle condizioni del la
impedire la libertà dell' industria o del commercio, ri voro.
corre il delitto previsto dagli art. 165 e 166 cod.pe
Gli operai dissidenti o disobbedienti agli ordini re
nale. (2) cano quindi danno agli organizzati con la concorrenza
Il boicottaggio costituisce violenza morale e, portando an e col rendere possibile il lavoro richiesto, donde la rap
che insito il fine economico, integra tale delitto. (8)
violenza contro la libertà del lavoro, sia necessario il fine eco
(1-2) Conformi: 24 novembre 1908, Mansanta (Foro it., Eep. nomico. La Cassazione risponde per entrambi affermativamente.
1909, voce Libertà del lavoro, n. 12) ; 3 dicembre 1908, Franceschini, Per la prima quistione vedi la sentenza conforme 3 dicem
ricordata in testo (id., 1909, 11,371) ; 11 gennaio 1909, Catestani, bre 1908, già citata. — Contra, in dotrina, Arena: op. cit., 185-188,
1 febbraio 1909, Fiorucci (id., Eep. 1909, voce cit., nn. 19, 20, § 83; Cevolotto, op. cit., 91 e, In tema di delitti contro la libertà
10, 11); 4 maggio 1911, Alcini (id., Eep. 1911, voce cit., nn. 2, 3). del lavoro, in Giust. pen., 1013, fase. 44-45, 1639; Florian, Se il
Con sentenza 14 gennaio 1909, Brandolini (id., Eep. 1909, voce boicottaggio possa costituire minaccia punibile, in Rio. di dir. e proc.
cit., n. 25) la Cassazione ha detto che il ritenere la violenza pri pen., 1910, li, 19, Il boicottaggio degli operai contro il loro compa
vata ed il delitto contro la libertà de! lavoro costituisce incen gno dissenziente, id., 1913, fase. 10, II, 602.
surabile apprezzamento di fatto. Per la seconda quistione vedi le sentenze conformi : 24 ago
In dottrina vedi in senso conforme : Arena, Dei delitti con sto 1907, Balungani, 8 luglio 1U08, Capugno (Foro it., Rep. 1908,
tro la libertà del lavoro, 207, § 898-; Cevolotto, 1 delitti contro la voce Libertà del lavoro, nn. 3-5) ; 3 dicembre 1908, già citata,
libertà del lavoro, 99-104, il quale, in disformità dell'ultima ci 5 novembre 1908, Ferrari, 14 dicembre 1908, Benetta, 17 gen
tata sentenza, ha ritenuto che la quistione è di puro diritto naio 1909, Pemuzzi, 25 gennaio 1909, Micheletti (id., Rep. 1909,
(p. Ili) ; Florian, Della violenza privata in relazione ai delitti voce cit., nn. 21, 24, 18, 14). — Contra, 4 maggio 1911, Altini (id.,
contro la libertà del lavoro, in Oiust. pen., 1905, 561, e nota ade Rep. 1911, voce cit., n. 3). In dottrina vedi in senso con
siva alla sentenza 4 maggio 1911, in Biv. di dir. proc. pen., forme : Arena, op. cit., 207-212, § 89; Moshini, Lo sciopero poli
1911, II, 492 ; Canoini, Intorno alla violenza privata, in Supp. tico nella giurispr., in Giust. pen., 1905,1193. - Contra Florian, scrit.
alla Riv. pen., XVII, 295, § 54. cit. in Giusi, pen. ; Minervini, Il dolo nei delitti contro la libertà del
(3) La terza massima comprende due quistioni, se il boicot lavoro, in Cans. Un. XXIV, 685, Cevolotto, op. cit., 105, e scrit.
taggio costituisce violenza morale e se, per aversi il delitto di cit., Baviera, nota in Scuola pos., 1912, 583.

Il Foro Italiano — Anno XXX Vili — Parte 11-30.

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451 PARTE SECONDA 452*

presaglia che si concreta nel boicottaggio, inteso nel senso Si convenne allora di trasportare pel momento la mac
di interdire il lavoro a detti operai costringendoli ad china nella corte di tal Silingardi e di recarsi in pre
astenersi dal prestar l'opera loro. fettura per un accordo ; ma mentre ciò si faceva, la folla
A movente di tale strategia, a scopo della così detta accortasi che in quella corte c'era pure del grano da
solidarietà operaia, sta quindi la determinazione di pro trebbiare, cominciò a tumultuare ed a scagliare sassi e ad
cacciare all'organizzazione più vantaggiose condizioni eco inveire contro lo Zanfi strappandogli gli abiti, furono
nomiche, e tale intento si ravvisa nel fatto ritenuto dalla anche tagliate le cinghie della macchina, e fu questa por
Corte di merito. Ed a prescindere da quanto si è osser tata via per renderla inutile al lavoro, e soltanto allora
vato, poiché le violenze erano consumate, più ancora che la folla tumultuante si quietò quando la macchina fu tra
a danno del Luppi, a danno del padrone della macchina, sportata verso la Madonnina, dove non poteva più agire.
Zanfi, il boicottaggio della macchina era tutta una cosa Che fu così raggiunto l'intento di non far esercì care
col boicottaggio del macchinista Luppi. Ne è riprova il alla Zanfi la sua industria con la macchina di sua pro
fatto che se ne tagliarono le cinghie perchè non fosse prietà, ed al Luppi il suo lavoro di macchinista.
più atta al lavoro, e che la si voleva ad ogni costo ri Che in questo fatto, nel quale il procuratore del Re
condotta nel più lontano magazzeno, raggiungendo così di Modena rettamente vide scolpiti gli estremi del de
l'intento di impedire allo Zanfi di esercitare la propria litto previsto dall'art. 165 cod. pen., e per tale titolo
industria, mentre obbligarono il Luppi a restare ino di reato richiese la citazione diretta del Bombacci, del
peroso. Tosi e di altri cinque al giudizio di quel tribunale,
Ohe, se potesse dubitarsi sull'indole e carattere del questo credette scorgervi invece gli estrèmi del reato più
fine ultimo che gli imputati si prefiggevano, sarebbe sem grave di violenza privata, col conseguito intento, e non
pre applicabile la teorica ripetutamente insegnata dalla si arretrò dinnanzi all'ostacolo di non poter aggravare la
Corte suprema che il fatto va guardato nei suoi elementi condizione giuridica degl'imputati, perchè considerando
obbiettivi ; perchè sono questi che caratterizzano l'azione che il decreto di amnistia del 19 dicembre 1912 ha bensì
delittuosa e danno luogo all' uno piuttosto che all'altro escluso i reati contro la libertà del lavoro, ma vi ha com
reato (sentenze 4 maggio 1919 rie. Altini ; 5 dicembre 1912 presi quelli di violenza privata commessi in occasione di
ric. Bonvicini), moti popolari o tumulti, credette poter applicare la so
4° Violazione dell'art. 2 lett. d. R. D. 19 dictem vrana indulgenza e mandar così prosciolti gl'imputati.
bre 1912 n. 1809, che concesse amnistia pei reati di vio Che si gravò di tale sentenza il procuratore del Re,
lenza privata se commessi in occasione di moti popolari, ma la Corte di appello di Modena la confermò con al
pubbliche dimostrazioni o tumulti, e che perciò non pare tra, oggi impugnata dal procuratore generale di Modena
possa essere esteso alla violenza privata commessa da con l'attuale ricorso, che merita di essere accolto.
una folla di operai consociati a danno di un operaio o Che ha infatti più volte insegnato questo Supremo
di un industriale, il Luppi e lo Zanfi, per pretese d'in Collegio, e valga per tutte la sentenza 3-10 dicembre 1908,
dole economica. ricorrente Franceschini Giuseppe ed altri, che l'ipotesi
L'occasione che suggerì al Sovrano l'esercizio del dell'art. 154 cod. pen. ricorre soltanto nel caso che il
l'altissima prerogativa, la pace di Losanna, sta ad argo fine della violenza usata non sia specificamente preve
mento, concorrente con l'interpretazione letterale, per duto nella legge quale estremo di altro delitto ; ma, ove
escludere le competizioni d'indole economica, quale fu la minaccia o violenza sia diretta per esempio all'eser
quella avvenuta nel 17 settembre 1912 in Lesignana. cizio di un preteso diritto, vale a costituire il reato di
Osserva la Corte che dalla sentenza impugnata risulta esercizio arbitrario delle proprie ragioni ; ove allo scopo
assodato in fatto che nel 16 settembre 1912, in Villa Le di furto, vale ad integrare il reato di rapina ; ove al con
signana di Modena, mentre Zanfi Guido, proprietario di giungimento carnale, vale a costituire il reato di violenza
una macchina trebbiatrice, e Luppi Augusto, macchini carnale, ecc.
sta, si trovavano nel fondo di proprietà del sig. Triani E cosi quando la violenza o la minaccia sia adope
tenuto in colonia da certo Vecchi, per trebbiarvi il grano rata allo scopo di restringere od impedire la libertà del
turco, una folla di operai appartenenti alla lega macchi lavoro, sotto l'una o l'altra delle sue grandi manifesta
nisti si radunò fuori il cortile del Vecchi per impedire zioni, dell'industria cioè o del commercio, ricorre netta
al Zanfi e al Luppi di continuare nel loro lavoro, e ciò la figura del delitto previsto dagli art. 165 e 166 cod.
perchè quest'ultimo era stato boicottato dalla lega mac pen. (nel caso attuale dall'art. 165), e non più la violenza
chinisti alla quale apparteneva, per non essersi voluto sot privata.
tomettere a talune imposizioni di essa, e per di più aveva Che se il Bombacci e gli altri con le minaccie e vio
la sera innanzi osato di rifiutarsi alla proposta fattagli lenze usate riuscirono a far cessare il lavoro cui atten
di togliergli il boicottaggio qualora avesse assunto altro devano il Zanfi ed il Luppi, come risulta dai fatti sem
mestiere. plici ritenuti dalla sentenza impugnata, non si sa vedere
Che, chiamati, sopraggiunsero sul posto il segretario il motivo pel quale non sia stato applicato l'art. 165 cod.
della Camera del lavoro di Modena, tal Bombacci Nicola, pen. piuttosto che l'art. 154 ; giacche per gli stessi fatti
ed il presidente della lega dei macchinisti, Tosi Dome ritenuti non vi ha dubbio che siano state adoperate con
nico, che sono fra gli attuali ricorrenti, i quali imposero tro il Zanfi la violenza fisica sulla persona con lo stroppo
al Zanfi e al Luppi di cessare dal lavoro e di traspor degli abiti, e sulla macchina di proprietà di lui col ta
tare la macchina al deposito, ed allo Zanfi ingiunsero glio della cinghia, e contro il Luppi la violenza morale
altresì di licenziare il Luppi, al che quegli si rifiutò os del boicottaggio.
servando che questi era padre di cinque figli, e per lo Che non diversamente invero possa definirsi quest'ar
meno prima di licenziarlo bisognava che si procurasse ma terribile, cui le moderne leghe di resistenza ricor
un'altra occupazione. rono, violatrice di ogni più elementare principio di li

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453 GIURISPRUDENZA PENALE 454

bertà, per cui, interdicendo il lavoro od imponendo un non essendo il circolo ricreativo di Framura un luogo
lavoro diverso a chi osa ribellarsi alle loro determina pubblico, accessibile a chiunque, trattandosi di circolo
zioni, riescono a prendere per fame un padre di cinque privato dove sono ammessi i soci, e nulla importava che
figlioli, come nel caso attuale ! anche i soci pagassero una prima quota per la festa ;
Nè si dica che mancherebbe, specialmente nei rap 2° violazione dell'art. 50 della legge di P. S., per
porti del Luppi, il fine economico che contradistingue chè la vendita di bevande non avveniva in luogo pub
i reati contro la libertà del lavoro; perchè invece tal blico e non si faceva per speculazione.
fine è insito in quella forma di violenza morale che Considerato che il pretore di Levanto dette alle dispo
è il boicottaggio, diretto, come si è visto, a far piegare sizioni di legge esatta interpretazione. Per vero, quando
il ribelle ai voleri della lega, la quale certamente si pro nel circolo ricreativo di Framura si era ammessi libera
pone un fine economico, che vede attraversato o compro mente, su semplice invito e personale presentazione di un
messo dall' inobbedienza altrui, e che poi si crede auto socio, purché si fosse pagata una lira, che rappresentava
rizzata di punire a quel modo ! la spesa dell'illuminazione e della musica, e si pagava
Che la sentenza della Corte di appello di Modena, quello che si beveva, si hanno tutti i caratteri del luogo
pertanto, la quale, disconoscendo questi principi, ha ri aperto al pubblico, appunto per la facilità di entrarvi da
tenuto concorrere nel fatto gli estremi del delitto pre parte di chiunque lo avesse voluto, merchè il pagamento
visto dall'art. 154 dello stesso codice, debb' essere an della lira. In tale rincontro scompare il circolo privato, e
nullata. ha l'obbligo la P. S., di sorvegliare il ritrovo ai fini ap
Per questi motivi cassa e rinvia alla Corte d'appello punto del mantenimento dell'ordine e del rispetto della
di Bologna. pubblica morale. Era tanto pubblico quel circolo, che la
amministrazione comunale e parecchi cittadini avevano
reclamato ai carabinieri contro quell'abuso, che si com
CORTE DI CASSAZIONE DI ROMA
metteva pubblicamente. Il divieto di feste e altri pubblici
(Prima sezione penale) trattenimenti senza il permesso dell'autorità di P. S. trova
Udienza 15 luglio 1913; Pres. Cocchiaearo, Est. Cimo la sua ragione d'essere appunto nella necessità in cui si
relli, — Ric. Biasetti ed altri. trova l'autorità stessa di sapere che in dato sito vi sia
flieurrezza pubblio» — Trattenimenti pubblici — Spac una riunione festiva e di poter provvedere alle dovute
cio di vino — Luogo aperto al pubblico (L. di P. S. garanzie sociali, non sapendosi chi possa mai intervenirvi
art. 39 e 50). e che vi si faccia, quando a chiunque riesca possibile di
accedervi facilmente. Ciò non può verificarsi in un vero
Ai fini degli art. 39 e 50 della legge di P. S., si considera
circolo privato, dove non è consentito il libero accesso a
aperto al pubblico il luogo, in cui sia ammesso chiunque,
chi sia disposto a pagarne l'ingresso. Non occorre l'idea
su semplice invito orale o presentazione e pagamento di
della speculazione, ma la libertà dell'accesso, sia pure su
tassa.
semplice invito orale, pagandosi una lira, dimostra che
Pertanto è necessaria la licenza per tenervi feste o per
il luogo non è più privato, ma aperto a pubblica gente,
spacciare vini e liquori. (1) ciò che basta a costituire la contravvenzione all'art. 39
della legge di P. S., come la vendita che in quel locale
La Corte : Ritenuto che, con verbale dei carabinieri
si faceva delle bevande a chiunque fosse intervenuto li
di Levanto del 27 gennaio 1913, fu denunziato a quel
beramente, come si rileva nell'impugnata sentenza, è suf
pretore, che in frazione Setta di quel Comune, ogni do
ficiente a stabilire l'infrazione dell'art. 50 della legge di
menica nel circolo ricreativo si teneva pubblica festa da
P. S. che esige il preventivo permesso dell'autorità stessa
ballo a pagamento, con vendita di vino e liquori: e per per lo spaccio di vini e liquori al pubblico.
ciò col verbale stesso fu elevato contro il presidente Gra
Sotto ogni rapporto adunque, il pronunziato del pre
celli Giovanni Maria e il segretario Biasetti Giuseppe
tore di Levanto merita plauso e va confermato.
contravvenzione agli art. 39 e 50 della legge di P. S. Pro
Per tali motivi, rigetta il ricorso.
cedutosi a giudizio, il pretore suddetto, con sentenza del
6 marzo 1913, li condannò a lire venti di ammenda per
ciascuno. Essi fecero ricorso, e nel termine furono de CORTE DI CASSAZIONE DI ROMA.
dotti i motivi seguenti :
(Seconda sezione penale)
1° violazione degli art. 39 e 50 della legge di P. S.,
Udienza 12 luglio 1913 ; Pres. Lucchini, Est. Cimorelli
(1) Vedi la sentenza 15 aprile 1905, Begnis {Boro it., JElep. — Rio. Cipriani.
1905, voce Sicurezza pubbl., nn. 11 e 19), nella quale conforme Abbandono d' Infante — Luogo solitario — Fattispe
mente la Suprema Corte ha ritenuto la duplice contravvenzione
per feste e spaccio di vini in un circolo privato, al quale pos cie (Cod. pen., art. 386 e 387, n. 1).
sano intervenire estranei, pagando l'entrata. Anzi per la ven
dita di vini ha ritenuto che la necessità della licenza è indipen Per la sussistenza del delitto di abbandono d'infante
dente dalla pubblicità del locale ; contro tale restrizione vedi non è necessario che l'abbandono avvenga in luogo
Saccone, La legge di pubbl. sicurezza, 265. solitario, e pertanto ne risponde ehi rinchiude un bam
Circa le condizioni, per cui un locale debba considerarsi bino in una scatola e lo manda in casa altrui con
pubblico od aperto al pubblico il Perroni (La legge di pubbl.
sic., in JGne. del dir. pen. del Pessina, vol. XIII, 209-211), dopo dichiarazione che vi si trovi un abito. (1)
una esposizione delle varie fattispecie, che hanno occupato la
giurisprudenza, conclude che è difficile dare massime apriori (1) Basta considerare che l'abbandono in luogo solitario co
stiche ; il Saccone (op. cit., 206) ritiene, come già aveva ritenuto stituisce un'aggravante, per convincersi che non può essere un
il Supremo Collegio con la sentenza 20 marzo 1909, Rei (Foro elemento integrante del delitto ; e si deve pertanto riconoscere
it., Hep. 1909, voce cit.. n. 23), che l'estremo della pubblicità l'esattezza della massima della Cassazione. Vedi la sentenza
importa un apprezzamento di fatto. conforme 3 ottobre 1908, Macaione (Foro it., 1909, II, 34, con

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