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CORTE COSTITUZIONALE

Sentenza 205/1970
Giudizio GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA INCIDENTALE
Presidente BRANCA - Redattore
Camera di Consiglio del 09/12/1970 Decisione del 18/12/1970
Deposito del 28/12/1970 Pubblicazione in G. U.
Norme impugnate:
Massime: 5346 5347 5348 5349
Atti decisi:

Massima n. 5346
Titolo
SENT. 205/70 A. SUCCESSIONI - CAPACITA' DI RICEVERE PER TESTAMENTO - COD. CIV. ART.
593, PRIMO COMMA - LIMITAZIONE PER I FIGLI NATURALI NON RICONOSCIBILI - ASSERITA
VIOLAZIONE DELL'ART. 30, TERZO COMMA DELLA COSTITUZIONE - NON RILEVABILITA'
DEL CONTRASTO - RIFERIMENTO DEL PRECETTO COSTITUZIONALE, IN MATERIA DI DIRITTI
EREDITARI, AI FIGLI NATURALI RICONOSCIUTI O DICHIARATI.

Testo
Non rilevabile e' il contrasto tra l'art. 593, comma primo, del codice civile, che limita la capacita' di ricevere
per testamento dei figli naturali non riconoscibili, e l'articolo 30, comma terzo della Costituzione, che
assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale compatibile con i diritti dei membri
della famiglia legittima, poiche' proprio con riferimento ai diritti ereditari dei figli nati fuori del matrimonio
la Corte ha avuto occasione di osservare che la tutela assicurata dal citato precetto costituzionale riguarda, a
tali fini, i figli naturali riconosciuti o dichiarati (Sent. n. 79 del 1969).

Parametri costituzionali

Costituzione art. 30 co. 3

Riferimenti normativi

codice civile art. 593 co. 1

Massima n. 5347
Titolo
SENT. 205/70 B. SUCCESSIONI - FIGLI NATURALI NON RICONOSCIBILI - CAPACITA' DI
RICEVERE PER TESTAMENTO - LIMITAZIONE DISPOSTA DALL'ART. 593, PRIMO COMMA DEL
CODICE CIVILE - DIVIETO DI RICEVERE PIU' DELLA META' DI QUANTO CONSEGUE IL MENO
FAVORITO DEI FIGLI LEGITTIMI E DI SUPERARE, COMPLESSIVAMENTE, IL TERZO
DELL'EREDITA' - GRAVITA' DELLA LIMITAZIONE.

Testo
L'art. 593, comma primo, del codice civile - nello stabilire che, quando il testatore lascia figli legittimi e loro
discendenti, i figli naturali non riconoscibili non possono singolarmente ricevere per testamento piu' della
meta' di quanto consegue nella successione il meno favorito dei figli legittimi e che in nessun caso essi
possono complessivamente ricevere piu' del terzo dell'eredita' - pone in essere una gravissima limitazione
della capacita' di ricevere per testamento di questi figli naturali.

Riferimenti normativi

codice civile art. 593 co. 1

Massima n. 5348
Titolo
SENT. 205/70 C. SUCCESSIONI - CAPACITA' DI RICEVERE PER TESTAMENTO - COD. CIV., ART.
593, PRIMO COMMA - LIMITAZIONE PER I FIGLI NATURALI NON RICONOSCIBILI -
CONDIZIONE DI SFAVORE RISPETTO A TUTTI GLI ALTRI SOGGETTI ESTRANEI ALLA
FAMIGLIA LEGITTIMA - INGIUSTIFICABILITA' - VIOLAZIONE DEL PRINCIPIO DI
EGUAGLIANZA - ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE.

Testo
E' costituzionalmente illegittimo, in riferimento all'art. 3 della Costituzione, l'art. 593, comma primo del
Codice civile, per la condizione che esso riserva ai figli naturali non riconoscibili rispetto a tutti gli altri
soggetti estranei alla famiglia legittima. Mentre questi ultimi hanno una prima capacita' di ricevere per
testamento, limitata e' invece la capacita' dei primi, con la conseguenza che il testatore puo' lasciare ai terzi
estranei l'intera quota disponibile e non puo' usare lo stesso trattamento nei riguardi dei figli naturali sicche'
questi, proprio in relazione al loro stato personale e sociale e cioe' alla loro nascita avvenuta fuori del
matrimonio, vengono a trovarsi in una situazione di sfavore rispetto agli altri estranei, subendo un sacrificio
dei propri interessi che non trova giustificazione ne' nel contenuto ne' nella finalita' della norma.

Parametri costituzionali

Costituzione art. 3

Riferimenti normativi

codice civile art. 593 co. 1

Massima n. 5349
Titolo
SENT. 205/70 D. SUCCESSIONI - CAPACITA' DI RICEVERE PER TESTAMENTO - LIMITAZIONE
PER I FIGLI NATURALI NON RICONOSCIBILI - DICHIARATA ILLEGITTIMITA' DELL'ART. 593,
PRIMO COMMA, DEL COD. CIVILE - ILLEGITTIMITA' CONSEGUENZIALE DEGLI ARTT. 593,
SECONDO E QUARTO COMMA, 592, 599 DELLO STESSO CODICE.

Testo
Ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, in conseguenza della pronuncia d'incostituzionalita'
dell'art. 593, comma primo, del cod. civile, va dichiarata la illegittimita' costituzionale delle seguenti altre
disposizioni dello stesso codice: - art. 593, commi secondo e quarto concernenti rispettivamente la
limitazione della capacita' di ricevere per testamento dei figli naturali non riconoscibili, nel caso in cui al
testatore sopravviva il coniuge e l'applicabilita' della limitazione della capacita' di ricevere per testamento,
previste dai commi primo e secondo dell'art. 593, anche ai figli non riconosciuti, dei quali sarebbe
ammissibile il riconoscimento a norma degli artt. 251 e 252, terzo comma; - art. 592, concernente la
limitazione della capacita' di ricevere per testamento dei figli naturali riconosciuti o dichiarati o
riconoscibili; - art. 599 nella parte in cui dispone che le disposizioni a vantaggio delle persone incapaci
indicate dagli artt. 592 e 593 sono nulle anche se fatte sotto nome di interposta persona.

Altri parametri e norme interposte

legge 11/03/1953 n. 87 art. 27

Riferimenti normativi

codice civile art. 593 co. 2

codice civile art. 593 co. 4

codice civile art. 592

codice civile art. 599

Pronuncia

N. 205

SENTENZA 18 DICEMBRE 1970

Deposito in cancelleria: 28 dicembre 1970.

Pubblicazione in "Gazz. Uff." n. 329 del 30 dicembre 1970.

Pres. BRANCA - Rel. BENEDETTI

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori: Prof. GIUSEPPE BRANCA, Presidente - Prof. MICHELE FRAGALI - Prof.
COSTANTINO MORTATI - Prof. GIUSEPPE CHIARELLI - Dott. GIUSEPPE VERZÌ - Dott. GIOVANNI
BATTISTA BENEDETTI - Prof. FRANCESCO PAOLO BONIFACIO - Dott. LUIGI OGGIONI - Dott.
ANGELO DE MARCO - Avv. ERCOLE ROCCHETTI - Prof. ENZO CAPALOZZA - Prof. VINCENZO
MICHELE TRIMARCHI - Prof. VEZIO CRISAFULLI - Dott. NICOLA REALE - Prof. PAOLO ROSSI,
Giudici,
ha pronunciato la seguente

SENTENZA

nel giudizio di legittimità costituzionale dell'art. 593, primo comma, del codice civile, promosso con
ordinanza emessa il 9 novembre 1968 dal tribunale di Milano nel procedimento civile vertente tra Muzzi
Velia ed altri, Vecchioni Giuseppina e l'Amministrazione delle finanze dello Stato, iscritta al n. 58 del
registro ordinanze 1969 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 78 del 26 marzo 1969.

Udito nella camera di consiglio del 9 dicembre 1970 il Giudice relatore Giovanni Battista Benedetti.

Ritenuto in fatto:

Con ordinanza 9 novembre 1968, emessa nel procedimento civile vertente tra Muzzi Velia ed altri,
Vecchioni Giuseppina e l'Amministrazione delle finanze dello Stato, il tribunale di Milano ha sollevato la
questione di legittimità costituzionale dell'art. 593, comma primo, del codice civile, in riferimento agli artt.
3, comma primo, e 30, comma terzo, della Costituzione.

Osserva nella propria ordinanza il giudice a quo che la limitazione della capacità a succedere per
testamento, prevista dal primo comma dell'art. 593 del codice civile, pone il figlio naturale non riconoscibile
in condizione deteriore rispetto a qualsiasi altro terzo, estraneo al nucleo familiare legittimo, al quale può
essere devoluta l'intera disponibile, sicché evidente è il contrasto col precetto dell'art. 3, comma primo, della
Costituzione che prevede parità giuridica e pari dignità sociale fra tutti i cittadini senza distinzione, tra
l'altro, delle loro condizioni personali (tra le quali indubbiamente rientra lo "status" di persona fisica).

La norma impugnata sarebbe inoltre in contrasto con l'art. 30, comma terzo, della Costituzione che
assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale compatibile con i diritti dei membri
della famiglia legittima. Rileva al riguardo il tribunale che la riconosciuta incostituzionalità dell'art. 593,
comma primo, renderebbe pur sempre "compatibile" la situazione del figlio legittimo con quella del figlio
naturale volta che equiparerebbe, nei casi limite, la situazione del figlio naturale a quella del legittimo
particolarmente onorato, al quale cioè il padre testatore avesse attribuito per intero la quota disponibile.

Il volere per contro mortificare il figlio naturale, non solo nei confronti del figlio legittimo meglio
trattato ma anche di quello al quale il lascito sia stato ridotto nei più angusti limiti consentiti dalla legge,
appare in contrasto con i generali principi di parità e dignità sociale di tutti i cittadini ai quali la Corte
costituzionale, in conformità dei nuovi principi etici e giuridici cui la società moderna si ispira, dà garanzia e
tutela.

Nel giudizio dinanzi a questa Corte nessuna delle parti private si è costituita, né ha spiegato intervento il
Presidente del Consiglio dei ministri.

Considerato in diritto:

1. - Secondo l'ordinanza del tribunale di Milano la limitazione della capacità di ricevere per testamento
dei figli naturali non riconoscibili, prevista dall'art. 593, comma primo, del codice civile, sarebbe in
contrasto col principio di uguaglianza sancito dall'art. 3 della Costituzione, nonché col precetto
costituzionale enunciato nell'art. 30, comma terzo, che assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela
giuridica e sociale compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
Dei due profili sotto i quali la questione viene prospettata non rilevabile è da ritenere l'asserito contrasto
con il terzo comma dell'art. 30 della Costituzione. Ed invero questa Corte ha già avuto occasione di
osservare, proprio con riferimento ai diritti ereditari dei figli nati fuori del matrimonio, che la tutela giuridica
e sociale assicurata dal precetto costituzionale riguarda, a tali fini, i figli naturali riconosciuti o dichiarati
(sentenza 79 del 1969).

2. - Fondato, per contro, appare l'altro motivo di illegittimità costituzionale.

L'art. 593, comma primo, del codice civile stabilisce che, quando il testatore lascia figli legittimi o loro
discendenti, i figli naturali non riconoscibili, la cui filiazione risulti nei modi indicati nell'art. 279, non
possono singolarmente ricevere per testamento più della metà di quanto consegue nella successione il meno
favorito dei figli legittimi e in nessun caso possono complessivamente ricevere più del terzo dell'eredità.
Con questa norma il legislatore ha posto in essere una gravissima limitazione della capacità di ricevere per
testamento di questi figli naturali.

Orbene evidente appare l'incostituzionalità della norma ove si ponga mente alla condizione ch'essa
riserva ai figli naturali non riconoscibili rispetto a tutti gli altri soggetti estranei alla famiglia legittima.
Mentre per questi ultimi sussiste una piena capacità di ricevere per testamento, limitata è, invece, la capacità
dei primi con la conseguenza che il testatore può liberamente disporre a favore dei terzi estranei, lasciando
ad essi l'intera quota disponibile e non può usare lo stesso trattamento nei riguardi dei figli naturali. Pertanto,
proprio in relazione alla loro condizione personale e sociale e cioè alla loro nascita avvenuta fuori del
matrimonio, i figli naturali non riconoscibili vengono a trovarsi in condizione di sfavore rispetto agli altri
estranei alla famiglia legittima, subendo un sacrificio dei propri interessi che non trova giustificazione né nel
contenuto né nella finalità della norma.

Le considerazioni anzidette valgono ovviamente anche nei riguardi delle disposizioni contenute nei
commi secondo e quarto dell'art. 593 del codice civile concernenti rispettivamente la limitazione della
capacità di ricevere dei figli naturali non riconoscibili, nel caso in cui al testatore sopravviva il coniuge e
l'applicabilità delle limitazioni della capacità di ricevere per testamento, previste dai commi primo e
secondo, anche ai figli non riconosciuti dei quali sarebbe ammissibile il riconoscimento a norma degli artt.
251 e 252, terzo comma.

L'illegittimità di tali disposizioni discende come conseguenza della pronuncia d'incostituzionalità del
comma primo dell'art. 593 e va dichiarata dalla Corte a termini dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87.
Ai sensi di questa norma ritiene altresì la Corte di dover dichiarare l'incostituzionalità della limitazione della
capacità di ricevere per testamento dei figli naturali riconosciuti o dichiarati o riconoscibili per i quali l'art.
592 dispone che, se vi sono discendenti legittimi, non possono ricevere per testamento più di quanto
avrebbero ricevuto se la succesione si fosse devoluta in base alla legge, nonché l'illegittimità dell'art. 599
nella parte in cui dispone che le disposizioni testamentarie a vantaggio delle persone incapaci indicate dagli
artt. 592 e 593 sono nulle anche se fatte sotto nome di interposta persona.

PER QUESTI MOTIVI

LA CORTE COSTITUZIONALE

dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 593, primo comma, del codice civile;

dichiara, inoltre, ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l'illegittimità costituzionale delle
seguenti altre disposizioni dello stesso codice:
art. 593, comma secondo;

art. 593, comma quarto, nella parte concernente l'applicabilità delle disposizioni contenute nei commi
primo e secondo ai figli non riconosciuti, dei quali sarebbe ammissibile il riconoscimento a norma degli artt.
251 e 252, terzo comma;

art. 592;

art. 599, nella parte in cui si riferisce agli anzidetti articoli 592 e 593.

Così deciso in Roma, in camera di consiglio, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della
Consulta, il 18 dicembre 1970.
GIUSEPPE BRANCA - MICHELE FRAGALI - COSTANTINO MORTATI - GIUSEPPE
CHIARELLI - GIUSEPPE VERZÌ - GIOVANNI BATTISTA BENEDETTI - FRANCESCO PAOLO
BONIFACIO - LUIGI OGGIONI - ANGELO DE MARCO - ERCOLE ROCCHETTI - ENZO
CAPALOZZA - VINCENZO MICHELE TRIMARCHI - VEZIO CRISAFULLI - NICOLA REALE -
PAOLO ROSSI.

Le sentenze e le ordinanze della Corte costituzionale sono pubblicate nella prima serie speciale della Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana (a norma degli artt. 3 della legge 11 dicembre 1984, n. 839 e 21 del decreto del Presidente della Repubblica 28
dicembre 1985, n. 1092) e nella Raccolta Ufficiale delle sentenze e ordinanze della Corte costituzionale (a norma dell'art. 29 delle
Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale, approvate dalla Corte costituzionale il 16 marzo 1956).

Il testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale fa interamente fede e prevale in caso di divergenza.

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