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a.a. 2020/2021
Introduzione
PARTE PRIMA
2.2.1 La diagnosi
PARTE SECONDA
Relazione di tirocinio
Riferimenti bibliografici
Riferimenti sitografici
Allegati
Introduzione
Gli autori filo-attivisti hanno sottolineato come l'implicazione del corpo nel
processo di apprendimento sia fondamentale soprattutto in età prescolare,
periodo in cui il corpo, più che in altri momenti della vita, si palesa come
strumento, ma anche punto di riferimento per l'esperienza e la conoscenza.
Recenti studi psicologici sembrano confermare che l'azione motoria a livello
strategico-tattico, richiede competenze e processi cognitivi simili a quelli
impiegati in compiti intellettivi (Nanetti, Cottini, Busacchi, & Rizzardi, 1996),
come per esempio la memoria. Ciò conduce all’affermazione per cui l'attività
di tipo motorio, favorisce il raggiungimento di obiettivi che coinvolgono altri
ambiti e che quindi può essere utilizzata con svariate finalità trasversali.
Facendo esperienza diretta con il corpo, il bambino apprende in maniera più
concreta concetti, come per esempio il tempo e lo spazio, che essendo astratti e
quindi non tangibili, sarebbero difficili da acquisire. L'ambito motorio può
essere definito interdisciplinare in quanto permette di affrontare qualsiasi
argomento. È stato dimostrato che proprio partendo dal proprio corpo e con la
possibilità di muoversi, di manipolare, di agire concretamente, il bambino
apprende con maggior facilità e il ricordo dell'esperienza si sedimenta in
maniera marcata in lui. La pedagogia della corporeità ha, in sintesi, lo scopo di
permettere ad ogni persona di sviluppare il proprio progetto di vita secondo un
approccio eco-sistemico, utilizzando una visione multiprospettica in relazione
agli apporti che le diverse scienze motorie possono offrire per addivenire ad
una progettazione “formativa” (Isidori, 2009).
Il bambino, partendo da una riflessione su se stesso, sul suo modo di porsi e sul
tipo di attività da proporre, può creare un ambiente positivo, aperto,
comprensivo e non di giudizio, in modo da agevolare il processo di
apprendimento e l'espressione degli alunni. Una migliore relazione e
comunicazione con l'altro parte dalla conoscenza di noi stessi. Come afferma
anche Nanetti “Più ci avviciniamo a noi stessi, più aumentano le possibilità di
comprendere l'altro” (Busacchi, Nanetti, Santandrea,1985, p. 68). Noi stessi
siamo la persona che possiamo imparare meglio a conoscere e da cui possiamo
ricavare pregi e difficoltà che in fondo possiamo ritrovare anche negli altri.
Questi danni possono dar luogo a una disabilità che si traduce in Handicap in
relazione alle barriere che il soggetto incontrerà quotidianamente, sia fisiche,
che psicologiche e sociali. Le barriere fisiche sono rappresentate dalle barriere
architettoniche. Le barriere psicologiche hanno a che fare sull’impatto che la
disabilità ha sul soggetto stesso e sulle persone che lo circondano. Le
limitazioni imposte dalla menomazione di partenza nelle varie tappe della vita
possono essere accettate in misura diversa sia dall’individuo che ne è portatore,
sia da persone diverse. I genitori, per esempio, alla nascita di un bambino
diversamente abile, possono reagire in maniera eterogenea in rapporto alle
caratteristiche personali, al rapporto di coppia, al grado di supporto offerto da
familiari e amici. Crescendo, altre fonti di barriera o, al contrario, di sostegno
psicologico, possono essere gli insegnanti, gli operatori sociali e i pari. Le
barriere sociali sono relative sia al clima culturale prevalente in un’epoca, che
allo stato socio-economico dei vari soggetti. Già negli anni ’80 si sottolineava
come nel determinare l’entità e la gravità di una disabilità intervengono diversi
fattori, che non sono desumibili dal tipo e dalla gravità del danno di partenza,
ma dall’insieme di elementi personali e contestuali che gravitano intorno alla
persona disabile. Nelle definizioni dell’Oms attualmente in uso, non si fa più
riferimento ai principi di menomazione e disabilità, ma si allude a
funzioni/strutture corporee e alle attività, eliminando, successivamente, il
termine “handicap”. Nella maggior parte dei casi si tende a usare il termine
disabilità in relazione al termine funzionamento. Infatti, sono proprio il
funzionamento e le sue eventuali limitazioni in specifici ambiti di attività che il
nuovo sistema di classificazione, l’ICF (International Classification of
Functioning, Disability and Healt) (WHO, 2001), si propone di descrivere su
parametri e definizioni condivise a livello internazionale. Le principali
definizioni che supportano tale classificazione sono:
✓ Le strutture corporee le parti anatomiche del corpo, come gli organi, gli arti
e i loro componenti;
Una delle più gravi manifestazioni che inficiano il bambino nelle sue capacità
di comunicare e instaurare relazioni con il mondo esterno viene connotato con
la terminologia di “Disturbo dello spettro dell’autismo”. Questa patologia, da
sempre, ha suscitato interesse tra gli studiosi, il che ha comportato la presenza
di molte definizioni e interpretazioni. Fu Kanner (1943) a introdurre questo
termine e a dare una prima descrizione di questa sindrome, caratterizzata da
uno stato d’isolamento psicosociale. Inizialmente, questo disturbo è stato visto
come un ritiro volontario in se stessi e l’assenza del linguaggio era interpretata
come un rifiuto dell’individuo. Altri autori, invece, attribuivano la
responsabilità di tale fenomeno all’inadeguatezza delle cure materne, dette
“madri frigorifero”. Ancora oggi permangono i dubbi sulla natura e sulle cause
del disturbo dello spettro dell’autismo.
2.2.1 La diagnosi
Volkmar, Paul, Klin e Cohen, (2005) sostengono che la diagnosi del disturbo
dello spettro dell’autismo riscontra due principali problemi: non esiste un test a
carattere medico e neppure un assetto genetico o un agente patogeno che
portino in modo univoco e definitivo a effettuare una diagnosi di disturbo dello
spettro dell’autismo; sotto un’unica etichetta sono compresi individui
unificabili dal fatto che, dalla primissima infanzia, in rapporto alle abilità
intellettive, hanno avuto maggiori menomazioni nel capire ed esprimere
sentimenti, e nell’inserirsi in modo reciproco negli scambi sociali.
Tutti gli autori concordano nel riconoscere la presenza del disordine autistico
indipendentemente del livello socioculturale. Per quanto riguarda il QI, esso
risulta essere al di sotto della norma. Freeman (1997) ha riassunto in modo
efficace gli assunti su cui si basa l’attuale definizione del disturbo dello spettro
dell’autismo:
L’OMS (2007), con l’ICD 10, individua una serie di criteri diagnostici per
l’disturbo dello spettro dell’autismo. Tale disturbo è definito come sviluppo
anormale, che avviene in un’età inferiore ai 3 anni, in una delle seguenti aree:
✓ L’uso errato di pronomi, come per esempio l’inversione del pronome “io”
con il pronome “tu”.
✓ La psicosi simbiotica;
Ovviamente da allora sono stati riscontrati dei progressi: in particolar modo, nel
riconoscimento delle varie forme e gravità del disturbo dello spettro
dell’autismo, oltre che alle variabili che le accomunano; è raro, infatti, incontrare
due bambini autistici con somiglianza tra l’un l'altro. Le differenze non si
evidenziano solo in ambito socio-comportamentale; diverse ricerche hanno
messo in luce differenze sostanziali anche da un punto di vista biologico: in
alcuni soggetti, infatti, sono stati riscontrati disturbi nel sonno e disturbi
gastrointestinali, in altri disturbi del sonno associati a selettività alimentare; in
altri ancora differenze proporzionali in strutture nervose come l’amigdala e
l’ippocampo, rispettivamente preposti alla gestione delle emo zioni e alla
fissazione della memoria. Come visto, il disturbo dello spettro dell’autismo, non
è un disturbo raro e può essere considerato una sindrome comportamentale
connessa ad un’architettura anomala del cervello derivante da una complessa
interazione geni-ambiente: tutto e nulla. Il problema principale è che le cause di
questo disturbo non sono ancora note: certo, la natura del disturbo coinvolge i
complessi rapporti tra mente e cervello, ma nel corso degli anni non è stato
ancora possibile seguire il modello sequenziale eziopatogenetico comunemente
adottato nelle discipline mediche, quel modello cioè che mette in relazione
eziologia, anatomia patologica, patogenesi e sintomatologia. L’evidenza
scientifica, comunque, identifica delle teorie eziopatogenetiche che pongono in
evidenza:
• cause genetiche: è ormai noto che una piccola percentuale dei disturbi dello
spettro dell’autismo è associata a sindromi genetiche note (solo il 10%), come
l’X fragile, la sclerosi tuberosa, la neurofibromatosi, la mucopolisaccaridosi,
un’altra piccola percentuale (7-10%) è associata a mutazioni genetiche rare;
- la capacità, infine, di spostare in modo flessibile l’attenzione sui vari aspetti del
contesto.
Decorso
Trattamento
✓ Positivi, come il modellamento che consiste nel fornire graduali rinforzi via
via che il bambino si avvicina al comportamento desiderato; oppure la
ricompensa, con la quale si ricompensano i comportamenti incompatibili con
attività di cui se ne desidera l’estinzione (premiare un bambino per tenere con
entrambe le mani il giocattolo con cui sta giocando, il che non consente di
toccarsi contemporaneamente i capelli);
Nel corso degli ultimi decenni, come ampiamente descritto in questo elaborato,
la sensibilità rivolta al fenomeno della disabilità è notevolmente cambiata e con
essa è cambiata la terminologia. Fu negli anni Sessanta che, con la rimodulazione
delle normative, i bambini con disabilità iniziarono a far parte delle classi
scolastiche comuni: fino ad allora, infatti, erano attesi unicamente nelle classi e
negli istituti speciali. Dunque, la necessità dell’epoca era proprio quella di
inserire i ragazzi nel nuovo ambiente classe, nuovo sia per loro, sia per tutto il
personale scolastico. Verso la metà degli anni Settanta, con lo svilupparsi della
pedagogia speciale, il termine “Integrazione” iniziò a prendere il posto del
termine inserimento: i bambini con disabilità non erano solo presenti in classe,
ma venivano totalmente accolti all’interno del lavoro didattico dei compagni.
Questo processo permise ai bambini con disabilità di progredire più facilmente
negli apprendimenti, nella comunicazione, nella socializzazione e nella
relazione. A partire da metà anni Novanta, però, ci si iniziò ad interrogare sulla
corrispondenza biunivoca del processo integrativo: anche gli alunni normotipici
dovevano impegnarsi a comprendere e adattarsi ai comportamenti dei compagni
con disabilità. Da questo preciso momento storico, sotto l’influenza della
letteratura anglosassone e sotto nuove considerazioni socio -culturali, le
terminologie relative all’inclusione occupano di diritto il posto dei termini
precedentemente usati. In una linea temporale il passaggio da esclusione ad
inclusione si può sintetizzare come segue:
in particolare, nel comma d) si afferma che tali processi devono avvenire tramite
“provvedimenti che rendano effettivi il diritto all’ “informazione e il diritto allo
studio della persona diversamente abile”; e ancora “attraverso l’istituzione o
l’adattamento di centri socio-riabilitativi ed educativi diurni, a valenza
educativa, che proseguano lo scopo di rendere possibile una vita di relazione a
persone temporaneamente o permanentemente diversamente abili, che abbiano
assolto l’obbligo scolastico”. Certo è che tutte le normative in merito
all’inclusione dei bambini con disabilità passano, ovviamente, attraverso
l’istituzione scolastica: non potrebbe essere altrimenti. La scuola è, infatti, il
luogo in cui tutti i bambini iniziano i primi processi di socializzazione ed è da
qui che bisogna partire. Tuttavia, non c’è da dimenticare le realtà
associazionistiche che sul territorio aiutano famiglie e bambini a completare
questi processi anche fuori dall’ambiente scolastico, proponendo attività
supplementari rispetto a quelle proposte nelle scuole. Un esempio è l’AIPD
ONLUS Pisa (Associazione Italiana Persone Down, sede di Pisa), che, nata nel
1988, ha l’obiettivo di: “Tutelare i diritti delle persone con Sindrome di Down,
favorirne il pieno sviluppo fisico e mentale, contribuire al loro inserimento
scolastico e sociale a tutti i livelli, sensibilizzare sulle loro reali capacità,
divulgare le conoscenze sulla Sindrome”.
- le finalità dell’approccio educativo e sociale: ossia quelli che sono gli obiettivi
da ottenere durante l’anno scolastico (io aggiungo anche anno sportivo);
- gli itinerari di lavoro: come il lavoro verrà svolto nel corso del tempo;
- la tecnologia: cioè tutti quei supporti che possono essere utilizzati in modo
costruttivo per raggiungere gli obiettivi;
- le metodologie, le tecniche e le verifiche: come ad esempio l’utilizzo della
Token Economy;
PARTE SECONDA
Relazione di tirocinio
Presentazione del progetto
Numero sezioni: 3
Totale alunni: 72
Tale Istituto Comprensivo vuole essere una scuola formativa per tutti e per
ciascuno; un ambiente sereno e stimolante in cui crescere e apprendere, per
apprestarsi a divenire individui autonomi e consapevoli di essere cittadini del
mondo. Attraverso finalità condivise e in stretto rapporto con l'azione educativa
della famiglia, si perseguono pari opportunità di successo formativo; l'azione di
tutte le componenti scolastiche è orientata a promuovere un sapere organico e
critico basato sulla conoscenza, sulla capacità di interpretazione e sull'utilizzo
consapevole dei molteplici linguaggi che caratterizzano la comunicazione.
Nello specifico si propone di:
• Creazione di un dado a sei facce, sulle quali sono state riportate alcune parti
del corpo.
FASE 1:
• Il lavoro con la pasta sale ha inizio. I bimbi sono alle prese con l’impasto
della pasta sale. Una volta mischiati gli ingredienti e ottenuto un bel panetto
soffice e malleabile, quest’ultimo è stato colorato di rosa (con le tempere). Con
l’aiuto dell’insegnante, l’impasto verrà diviso in porzioncine da distribuire a
ogni alunno, in modo da lavorarlo (MANIPOLAZIONE DI OGGETTI,
ESERCIZIO DELLA MOTRICITÀ FINE) e formare, mediante un bicchiere,
la forma circolare del viso. Poi, sarà la volta dei capelli, degli occhi, del naso e
della bocca. I bambini si cimenteranno nel realizzare pallini (occhi e naso) e
serpentelli (capelli e bocca).
FASE 2:
FASE 3:
• Sulla sagoma sono state adagiate le tessere del dado, al fine di garantire un
ripasso della posizione e dei nomi delle parti del corpo. Le tessere delle parti
del corpo sono, anch’esse, state disegnate e ritagliate (sviluppando la motricità
fine) dai bambini. In seguito, sono state plastificate. Il dado è stato costruito e
colorato insieme ai bambini in modo da rendere la sezione artefice di un
prodotto con cui giocare. In ogni faccia del dado è stato posizionato un pezzo
di scotch trasparente e un pezzo di Patafix per poter cambiare a piacimento le
parti del corpo e personalizzare il dadone.
Dallo studio del PEI, documento in cui convergono e vengono equilibrati tutti
gli interventi predisposti per l'alunno, ai fini della realizzazione dell’inclusione
sociale, ho appreso gli obiettivi educativo – didattici, le attività, i metodi, le
strategie, i materiali, i tempi di realizzazione e le modalità di verifica e
valutazione previsti per l’a.s. 2021/2022.
- Data e tempi
RELAZIONE T.I.C.
1) INTRODUZIONE
Breve descrizione del caso assegnato
Dallo studio del PEI, documento in cui convergono e vengono equilibrati tutti
gli interventi predisposti per l'alunno, ai fini della realizzazione dell’inclusione
sociale, ho appreso gli obiettivi educativo – didattici, le attività, i metodi, le
strategie, i materiali, i tempi di realizzazione e le modalità di verifica e
valutazione previsti per l’a.s. 2021/2022.
Alunno: F.
1
https://bookcreator.com/
2
https://www.canva.com/
convenzionali. I bambini potranno tradurre il loro pensiero in forma di libro e
assorbiranno meglio quanto spiegato in sezione.
L’educazione all’uso dei media digitali è un tema che ricorre nelle pratiche
quotidiane. Essi sono diventati elementi centrali per la vita odierna, in quanto
dimensioni sociali, culturali, politiche ed economiche del mondo
contemporaneo e in quanto fattori che contribuiscono alla capacità variabile di
dare senso al mondo, di costruire e condividere i suoi significati. Con la
diffusione delle tecnologie touch screen, anche i bambini nella fascia 3-5 anni
sono diventati “consumatori” di contenuti digitali. “…un’appropriata
educazione al ‘pensiero computazionale’, che vada al di là dell’iniziale
alfabetizzazione digitale, è infatti essenziale affinché le nuove generazioni
siano in grado di affrontare la società del futuro non da consumatori passivi ed
ignari di tecnologie e servizi, ma da soggetti consapevoli di tutti gli aspetti in
gioco e come attori attivamente partecipi del loro sviluppo”. (circolare MIUR
prot. n. 9759 del 08/10/2015 3). La letteratura contemporanea per l'infanzia e
adolescenza propone bellissimi albi illustrati, libri, graphic novel, libri digitali,
libri "accessibili" (in-book), che possono diventare dispositivi pedagogici
importanti per parlare con i bambini e i ragazzi dei loro diritti, far loro
esprimere le emozioni, osservare ed ascoltare, favorire l'accessibilità ad
argomenti difficili da trattare in classe. La lettura, soprattutto se proposta come
attività condivisa, accompagnata da libri, parole e immagini la cui qualità sia
stata attentamente selezionata, può diventare un potente strumento di relazione
3
La circolare ha come oggetto: “Il pensiero computazionale a scuola – al via il secondo anno
dell’iniziativa “Programma il Futuro”: insegnare in maniera semplice ed efficace le basi
dell’informatica.
attraverso il quale i bambini possono "leggersi" reciprocamente, esprimere la
loro voce e i loro pensieri più profondi, anche rispetto ai contenuti della
Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Sulla scia
dell’“alfabetizzazione digitale”, le dimensioni da considerare in relazione ai
contenuti digitali, – quelle che contribuiscono a definire le caratteristiche
dell’esperienza di fruizione dei contenuti – sono essenzialmente tre:
1) quella legata agli stessi contenuti informativi, alla loro tipologia, alla loro
organizzazione (è in base a questa considerazione che distinguiamo, ad
esempio, un contenuto lineare da uno organizzato in forma ipertestuale, o un
libro di testo multimediale da un libro di testo solo testuale);
Così, per fare solo un esempio, un e-book multimediale sarà di norma pensato
per la fruizione attraverso un tablet e non attraverso un dispositivo a inchiostro
elettronico, che, almeno allo stato attuale di evoluzione della tecnologia, non
consente la riproduzione fluida di filmati e animazioni, e nella maggior parte
dei casi è limitato alla riproduzione in scala di grigi, senza la possibilità di
visualizzazione dei colori. Indubbiamente, queste stesse tre dimensioni
convergono poi in una esperienza unitaria: la fruizione di questo o di quel
contenuto, attraverso questo o quel dispositivo e utilizzando questa o quella
piattaforma.
Link Wordwall:
https://wordwall.net/it/resource/33322425/copia-di-memory-corpo-umano
Link Puzzle-Factory:
https://puzzlefactory.pl/it/puzzle/gioca/per-bambini/456961-puzzle-di-un-
bimbo#3x3
Figura 9: Guardiamoci allo specchio e osserviamo il nostro visino… cosa possiamo notare?
Figura 10: Realizzazione del “visino un po’ tondino” con la pasta sale: occorrono tempere, acqua tiepida,
farina, sale e… tanto olio di gomito!
Figura 11: In un secondo momento, realizziamo i nostri occhi con della tempera marrone. Vengono fuori
tanti piccoli pallini!
Figura 14: Verifica: Ricostruiamo le sagome dei nostri amici! Cosa c’è sotto u n
Figura 15: Verifica: Lanciamo il dado! Andiamo a toccare la parte del corpo che viene mostrata dal
magico dado!
Figura 16: Questa sono io!
Osservazioni conclusive
Al termine di questo percorso di ricerca mi ritengo soddisfatta e arricchita non
soltanto da un punto di vista professionale, ma anche da quello personale. Sul
piano della consapevolezza ho avuto modo di crescere con i miei allievi,
poiché è attraverso le attività proposte che ho interiorizzato ancor più
l’importanza dell’apprendimento attraverso il movimento. Inoltre, con questo
mio percorso, all’interno del quale ho richiesto ai miei allievi di autovalutarsi e
di assumere costantemente più consapevolezza di loro stessi e del loro corpo,
ho avuto l’occasione di allenare anche la mia personale autovalutazione,
mettendomi in gioco e in discussione, riflettendo e analizzando quanto da me
proposto, favorendo così una crescita condivisa. In qualità di docente posso
anche affermare l’importanza della ripetizione, della variazione, della
regolarità delle attività motorie e della sperimentazione nel contesto della
Scuola dell’Infanzia: è infatti per mezzo di questi aspetti che gli allievi
evolvono nella loro crescita personale e motivazionale ed imparano a diventare
consapevoli di sé autonomamente. Per quanto concerne strettamente il lavoro
di tesi, ho avuto l’occasione di sviluppare le mie conoscenze inerenti al metodo
di ricerca, all’approfondimento dei temi e alla cura dei dettagli, aspetti che mi
permetteranno sicuramente di portare un valore aggiunto nel mio futuro
professionale. Sono stata protagonista di interessanti attività di tirocinio diretto
a scuola, e, insieme alla tutor del tirocinio indiretto, abbiamo riflettuto in modo
critico e costruttivo sulle esperienze professionali. Svolgere la funzione
docente non è facile, proprio perché tale funzione poggia su un sapere non
dotato di certezze, che lascia spazi di problematicità che continuamente
interrogano l’agire didattico ed educativo. A conclusione del mio percorso
TFA, la riflessione che preme sottolineare riguarda la convinzione che
l’insegnamento a sostegno di studenti con disabilità richiede grandi capacità di
integrare saperi e competenze diversi nel campo della pedagogia e della
didattica al fine di realizzare nel modo migliore l’inclusività necessaria alla
crescita degli alunni. La condivisione del processo formativo è infatti la chiave
per un intervento efficace. Sono molto soddisfatta del corso di specializzazione
per il sostegno appena concluso, in quanto, durante gli insegnamenti, si è
creato un bel clima di collaborazione e confronto tra docenti e studenti,
nonostante la modalità a distanza causata dall’iniziale situazione d’emergenza
sanitaria. Abbiamo svolto attività di laboratorio che hanno privilegiato
modalità di apprendimento collaborativo attraverso lavori di gruppo ed
esperienze applicative in situazioni reali. Dalla ricerca partecipata, che assume
come centrale i problemi concreti della scuola, trae vantaggio sia la ricerca
accademica sia il mondo della scuola. La scuola, perché può dare fondamento
rigoroso alle attività che propone e, l’università, in quanto radica la ricerca nel
mondo contemporaneo reale. I benefici sono duplici: per la comunità scolastica
che trae materiale al fine di consolidare l’agire educativo; per la ricerca
universitaria, che nel confronto con la realtà trova problemi di ricerca veritieri.
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https://www.ic9modena.edu.it/wp-content/uploads/2021/12/PTOF-2022-
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https://wordwall.net/it/resource/33322425/copia-di-memory-corpo-umano
https://puzzlefactory.pl/it/puzzle/gioca/per-bambini/456961-puzzle-di-un-
bimbo#3x3
https://bookcreator.com/
https://www.canva.com/
Allegati
Contesto didattico
Attività didattica su: Il corpo è lo strumento con cui i bambini esplorano il mondo e con il quale entrano in
• la realizzazione del proprio viso contatto con gli altri, infatti, attraverso il corpo il bambino acquisisce consapevolezza di sé
mediante utilizzo della pasta sale, in modo e dell’altro diverso da sé. Nell’età della scuola dell’infanzia diventa quindi obbligata
tale potenziare nel bambino la capacità di l’osservazione del proprio corpo con cui il bambino gioca, manifesta emozioni, comunica
distinzione tra: grande – piccolo; in alto - in e conosce. Le attività sono orientate all’acquisizione dello schema corporeo e alla
basso; dentro – fuori; maggiore – minore; consapevolezza di ogni singola parte del corpo. Ad ogni incontro i bambini realizzeranno
sopra – sotto. una parte del puzzle del corpo che porteranno a casa alla fine del progetto.
• La realizzazione del puzzle
raffigurante la sagoma del corpo di un
bambino preso a campione. Inoltre,
l’assembramento di pezzi di un puzzle è
molto utile per far acquisire all’alunno la
sequenzialità logica (prima – dopo).
• Assembramento dei rotoli di carta
igienica dipinta di rosa da incollare sulla
sagoma del corpo umano tratteggiata
dall’insegnante per potenziare la percezione
dei segmenti corporei.
sezione 2 - UA
• Conoscere i processi nascosti del proprio corpo e sviluppare la curiosità che permette di avviare le prime interpretazioni
sulla struttura e sul funzionamento del corpo (oggetti, fenomeni, viventi).
• Osservare con attenzione il proprio corpo accorgendosi del suo cambiamento.
• Individuare le posizioni di oggetti e persone nello spazio, usando termini come avanti/dietro, sopra/sotto, destra/sinistra
ecc e saperli distinguere.
• Segue correttamente le indicazioni verbali di un gioco.
• Acquisire la sequenzialità logica: prima - dopo
SA ESPRIMERE E COMUNICARE AGLI ALTRI EMOZIONI, Abilità/capacità [indicano il ragionamento, la logica
SENTIMENTI E ARGOMENTI del processo conoscitivo implicato nel percorso. Le
• ASCOLTA E COMPRENDE NARRAZIONI, CHIEDE E
abilità si possono raccogliere attorno ai principali
OFFRE SPIEGAZIONI, USA IL LINGUAGGIO PER
processi cognitivi; possono essere teoriche e pratiche]
PROGETTARE UN’ATTIVITÀ
Il bambino esercita le potenzialità sensoriali, conoscitive,
relazionali, ritmiche ed espressive del corpo, egli conosce
le diverse parti del corpo ed è in grado di rappresentarle.
Atteggiamenti/comportamenti [sono i modi di porsi e di fare dell’allievo di fronte alla realtà che sta studiando; sono oggetto di
osservazione mediante strumenti predisposti ad hoc]
• IL BAMBINO USA LA LINGUA ITALIANA, ARRICCHISCE E PRECI SA IL PROPRIO LESSICO, FA IPOTESI SUI
SIGNIFICATI.
Verifica e valutazione
SI PREDILIGONO STRUMENTI DI VALUTAZIONE E DI Indicatori:
OSSERVAZIONE, in quanto nella scuola dell’infanzia questi sono i metodi L’insegnante, attraverso la valutazione
più ottimali per la verifica degli obiettivi attesi. delle esperienze in itinere, valuterà
l'adeguatezza del percorso scelto rispetto
ai risultati ottenuti dai bambini, in
• L’insegnate valuterà strada facendo se le attività sono state un'ottica di continuo miglioramento
pensate in modo adeguato ed efficace. Per valutare se gli della qualità dell'offerta formativa. Gli
obiettivi sono stati raggiunti verrà compilata la griglia di indicatori a cui bisogna attenersi sono:
valutazione allegata. l’alunno raggiunge una propria
• PROPORRE UNA FILASTROCCA PER CONSOLIDARE autonomia personale; conosce il proprio
L’APPRENDIMENTO E SOPRATTUTTO PER RAFFORZARE corpo e le diverse parti che lo
LO SCHEMA CORPOREO, LA QUALE VERRÀ RIPROPOSTA compongono; conosce le differenze
ANCHE NELL’ATTIVITÀ LABORATORIALE (I BAMBINI sessuali; rappresenta il proprio corpo in
TOCCANO LA PARTE DEL CORPO ESATTA OGNI movimento.
QUALVOLTA CHE VERRÀ MENZIONATA):
ECCO UNA BELLA FILASTROCCA
CHE CI AIUTA AD IMPARARE,
A LAVORARE SUL NOSTRO SCHEMA CORPOREO
E … A NON DIMENTICARE!
FASE 3:
Lavoro con la pasta di sale e Personale, Cognitiva/ Didattica laboratoriale con coinvolgimento di
lettura della filastrocca sul corpo Sociale e pratica e tutta la sezione; stile di apprendimento
2-
umano Globale/ situazionale; partecipativo e utilizzo di materiali nuovi e
…
Noto Affettivo- consueti (farina, acqua, sale, cartoncini,
socio- tempere, ...)
relazionale
3-... Costruzione del puzzle “umano” Personale, Cognitiva/ Didattica laboratoriale con coinvolgimento di
Sociale e pratica e tutta la classe; stile di apprendimento
Globale/ situazionale; partecipativo e utilizzo di materiali consueti
Noto Affettivo- (rotoli di carta igienica finiti, cartoncini,
socio- tempere, ...)
relazionale
4
SITUAZIONE: personale, sociale, globale (di studio, di lavoro), storico/universale; CONTESTO = noto, noto -
variato, nuovo (cfr. livelli documento certificazione nazionale).
5
Si riportano le COMPONENTI di un apprendimento competente in relazione alle fonti informative, che ci
permettono di leggere una competenza (cfr. Linee guida dei tecnici): componenti cognitiva/pratica e situazionale riferita
ai “risultati in situazioni e contesti variati”; componente affettivo-socio-relazionale in relazione a
“comportamenti/atteggiamenti”. componente metacognitiva riferita a “percezione del
lavoro/ricostruzione/giustificazione…”
SCHEDA DI OSSERVAZIONE SISTEMATICA PER I BAMBINI DI 3 ANNI
IL SÉ E L’ALTRO
Svolgere le attività
autonomamente
IL CORPO E IL MOVIMENTO
Fascia di livello 1 2 3 4 1 2 3 4
Ascoltare storie, racconti e
dialoghi
Conoscere i colori primari
Usare il segno grafico per
I produrre scarabocchi
N Esplorare i materiali che si
D hanno a disposizione
I Utilizzare e manipolare con
C creatività materiali vari
A Mostrare interesse per
T l’ascolto della musica
O Riprodurre semplici
R ritmi(veloce/lento,
I piano/forte)
Riprodurre suoni e rumori con
materiali vari
Distinguere rumore e silenzio
I DISCORSI E LE PAROLE
ASCOLTO E COMPRENSIONE
META’ ANNO FINE ANNO
Fascia di livello 1 2 3 4 1 2 3 4
I Ascoltare le parole
N
D dell’insegnante
I Ascoltare un breve racconto
C con l’uso di immagini
A
T Ascoltare le parole dei
O compagni
R
I
Comprendere ed eseguire una
semplice consegna
PARLATO
GIUDIZIO FINALE
Fascia di Livello 1 2 3 4
C
A
M IL SE’ E L’ALTRO
P
I
IL CORPO E IL
DI MOVIMENTO
E
S IMMAGINI, SUONI,
P COLORI
E
R ASCOLTO
I
E
N
PARLATO
Z
A LA CONOSCENZA
DEL MONDO
1. LIVELLO AVANZATO (pieno raggiungimento degli obiettivi)
2. LIVELLO INTERMEDIO (discreto raggiungimento degli obiettivi)