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Volume : 2 Numero: 40 Data: Agosto 2011 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 Mobilitazione straordinaria Di: Maurizio Landini [ pag. 1 ] 2 Fiato alla Fiat Di: Gianni Petrosillo [ pag. 2 ] 3 Sapelli: arginare la finanza che non ha niente a che fare con il mondo reale Di: Andrea Di Stefano [ pag. 2 ] 4 Opportunit oltre la crisi. Per una nuova organizzazione economica Di: Gaetano Colonna [ pag. 3/4 ] 5 La manovra contro i beni comuni Di: Carmine Saviano [ pag. 4 ] 6 Nebbia di guerra Di: Pino Cabras [ pag. 5 ] 7 La tragedia di Tripoli e del Mediterraneo Di: Pino Cabras [ pag. 5/6 ] 8 Luscita dalleuro prossima ventura Di: Alberto Bagnai [ pag. 6/7/8 ] 9 Terza Guerra Mondiale? Di: Giulietto Chiesa [ pag. 8 ]

MOBILITAZIONE STRAORDINARIA
di Maurizio Landini - Segretario Generale della Fiom-Cgil.

era mai successo che per decreto legge un governo provasse a cancellare l'esistenza del Contratto Nazionale e aprisse alla libert di licenziare. Inoltre il governo fa una legge "ad aziendam" pro Fiat violando principi costituzionali e la carta europea dei diritti dell'uomo. Tutto ci all'interno di una manovra economica classista che per decreto colpisce in particolare i lavoratori dipendenti sia privati che pubblici, i pensionati ed i giovani, attaccando i principi democratici del nostro paese e non affrontando i nodi e le ragioni che hanno prodotto il debito pubblico e la crisi del nostro Paese. La Cgil deve trarre le dovute conseguenze dell'uso fatto dal governo dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e delle proposte delle parti sociali del 4 agosto 2011 e convocare urgentemente una riunione dei propri organismi dirigenti. E' una manovra, quella del governo, iniqua e sbagliata che colpisce i diritti e il salario dei lavoratori dipendenti, taglia i servizi sociali erogati dai Comuni e dalle Regioni, non colpisce l'evasione fiscale e la corruzione, non introduce una vera patrimoniale ed una vera lotta alle speculazioni finanziarie e non delinea nessuna nuova azione di politica industriale affermando l'idea tragica per il Paese che per uscire dalla crisi bisogna tagliare i diritti, il Contratto Nazionale e lo Statuto dei lavoratori. Una manovra in contrasto con il pronunciamento popolare avvenuto nei referendum dello scorso giugno, che riapre alla privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici. Cos il Paese non esce dalla crisi, ma se ne mette in discussione la sua stessa coesione sociale. E' necessario pertanto mettere in campo fin dai prossimi giorni una campagna straordinaria di discussione e di mobilitazione in tutto il Paese, per cambiare radicalmente la manovra, compreso il ritiro dei provvedimenti che sanciscono la derogabilit delle leggi vigenti e del Contratto Nazionale e della libert di licenziare in deroga all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, fino alla proclamazione dello sciopero generale.

Non

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Fiato alla Fiat


conflittiestrategie.it.

di Gianni Petrosillo -

Sapelli: Arginare la finanza che non ha niente a che fare con il mondo reale di Andrea Di Stefano ilfattoquotidiano.it. crisi, secondo Giulio Sapelli, docente di storia delleconomia presso lUniversit Statale di Milano, la stanno creando i decisori incapaci di assumere posizioni chiare e, in primis, il presidente della Bce, Jean Claude Trichet. La prima cosa da fare mettere immediatamente mano alla riforma del sistema finanziario. Bisogna riapplicare tutte le norme che erano state varate dopo la crisi del 1929, separando le banche commerciali da quelle dinvestimento. I dati che sono emersi sul comportamento delle banche che hanno ricevuto ingenti risorse dalla Fed sono l a parlare da sole: 16000 miliardi di dollari che sono stati utilizzati per fare giochi finanziari invece che per sostenere investimenti delleconomia reale. Sapelli fa riferimento alle conclusioni del GAO (Governement Accountability Office, la ragioneria dello Stato in versione Usa) che a luglio ha trasmesso al Congresso un voluminoso rapporto su come sono stati utilizzati 16 trilioni di dollari (16000 miliardi!!) erogati come prestiti a tasso zero. La lista degli istituti beneficiari figura a pagina 131 del rapporto. Ovviamente figurano tutte le principali banche Usa, Giapponesi e Europee: Citigroup (Usa): 2.500 miliardi di dollari (una volta e un quarto la ricchezza prodotta in un anno dallItalia e quasi sei volte quella del Belgio), Morgan Stanley (Usa): 2.040 miliardi di dollari, Merrill Lynch (Usa): 1.949 miliardi di dollari, Bank of America (Usa): 1.344 miliardi di dollari, Barclays Plc (Regno unito): 868 miliardi di dollari, Bear Sterns(Usa): 853 miliardi di dollari, Goldman Sachs(Usa) : 814 miliardi di dollari, Royal Bank of Scotland (Uk): 541 miliardi di dollari, JP Morgan Chase(Usa): 391 miliardi di dollari, Deutsche Bank (D): 354 miliardi di dollari,UBS (Svi) 287 miliardi di dollari, Credit Suisse (Svi): 262 miliardi di dollari, Lehman Brothers(Usa): 183 miliardi di dollari, Bank of Scotland (Uk): 181 miliardi di dollari, Bnp Paribas (F): 175 miliardi di dollari. Credo che sia indispensabile arginare logiche finanziarie che nulla hanno a che fare con il mondo reale: basta pensare che i titoli di stato hanno come collaterali dei derivati perch la stabilit del sistema economico mondiale viene messa nelle mani di un oligopolio internazionale come oggi il sistema finanziario. Professore ma non bisogna prima di tutto riportare sotto controllo i conti pubblici? Certo misure per migliorare i saldi degli stati vanno prese ma prima di tutto vanno ricostruite le condizioni economiche e sociali perch non si distruggano le economie e la coesione sociale. Purtroppo io vedo un filo rosso tra situazione economica, incapacit della politica di fare scelte collettive per far uscire i paesi dalla stagflazione e le rivolte di Londra Quindi non c il rigore avanti tutto? Assolutamente no. Al secondo posto degli interventi da fare per creare le condizioni per non uscire tutti morti da questa crisi togliere la Bce dalle mani del signor Clouzeau, come ormai possiamo chiamare Jean Claude Trichet. La Banca centrale va liberata dallegemonia tedesca che con la sua politica anti-inflazionistica ci spinge se non in una seconda recessione in una pesante stagflazione Le imprese, per, sono tornate a fare profitti come prima dello scoppio della bolla immobiliare e del debito ma non investono e i consumi sono stagnanti? Perch abbiamo bisogno del terzo intervento fondamentale per uscire da questa crisi: liberare dal fisco i redditi da lavoro e capitale industriale (quindi gi lIrpef e via lIrap), aumentare lIva soprattutto sui beni di lusso e spostare la fiscalit sulla rendita e sulle attivit finanziarie speculative. Mi rendo conto che non semplice, anche perch Obama, che aveva promesso grandi riforme a cominciare dalla Volcker rule cio la separazione tra banche commerciali e dinvestimento, si fatto bloccare dalle lobby di Wall Street in una furibonda spaccatura della business community statunitense che non si vedeva da tempo.

Lo chiamavano mago ma era soltanto un altro illusionista che


faceva sparire gli oggetti dietro il fumo dei tubi di scappamento di brutte auto. Tuttavia, la realt, questo bolide che corre pi della fantasia e della fantascienza, si presto incaricata di lasciare sul posto lincantatore ronzino che straparla a briglie sciolte. Era lui che tentava di estrarre dai cilindri di una utilitaria qualche prolifico coniglio industriale e finanziario al fine di risollevare unimpresa decotta sopravvissuta per anni grazie ai salassi di Stato. Effettivamente, Marchionne se l meritato il suo soprannome magico avendo qualcosa in comune col pi famoso maghetto della saga cinematografica Harry Potter. Innanzitutto, quegli occhialetti che gli danno unaria apparente da primo della classe, un po rintontito dai complimenti e dalle sue stesse potenzialit disattese. Poi c anche labilit di parlare il serpentese che gli facilita la comunicazione col cobra della casa bianca, Barack Obama, suo diavolo tentatore e consigliatore nella scalata a Chrysler. La Fiat doveva rinascere proprio grazie al tocco portentoso di tale carrozziere italo-canadese con il propulsore a Washington ed il serbatoio in Svizzera, il quale si era messo in testata di rifare laerodinamica delle relazioni industriali nel nostro paese seguendo il disegno dei suoi interessi imprenditoriali. Ma la messa a punto di questo finto cambiamento ha prodotto un grande frastuono senza alcuna ripartenza. Non difatti con la vernice che si riparano gli urti. Il via in America e la bandiera a scacchi in Italia per conquistare il gradino pi alto del podio, questi gli auspici ottimistici di stampa e addetti ai lavori prima che Fiat finisse ancora in coda al gruppo dei concorrenti. Purtroppo sono stati proprio i consumatori doltreatlantico a far schiantare Marpionne contro una barriera di delusione e di mancati guadagni. Delle 50 mila 500 che costui aveva promesso di far scorrazzare nel 2011 sulle high way statunitensi se ne sono viste gironzolare appena 8.500. Con questi risultati da autodemolizione non si guadagna la testa della competizione mondiale ma piuttosto si finisce in un canyon di perdite e di brutte figure. Detto ci, lad del Lingotto dovrebbe ora cominciare a chiudere la serratura della sua bocca larga quanto un cofano, far ventilare il cervello ormai surriscaldato e su di giri nonch abbassare lo spoiler della sua presunzione. Il suo bagaglio di doti manageriali si rivelato, valutando il peso delle cose tangibili prima ancora degli annunci e delle promesse, un bagagliaio di chiacchiere e di tracotanza che solo la servile stampa nostrana poteva celebrare come un rombo da fuoriserie. La Fiat perde olio su tutti i mercati, ha gli ammortizzatori scarichi in Brasile dove stata superata dalla Volkswagen, sbanda pericolosamente negli Usa, come appena detto, e singhiozza paurosamente anche in India dove rischia di sfasciarsi laccordo con Tata. Pu darsi che le autovetture di Marchionne siano fatte della stessa sostanza dei sogni, almeno stando alle recenti pubblicit, ma anche gli incubi, da quanto possiamo constatare, fanno parte della materialit onirica. Il miracolo del teatino si rivelato un penoso derapamento al quale noi di questo sito non abbiamo mai creduto. E non perch tifassimo per Sindacati, Confindustria e altre parti sociali. E andata in scena una farsa alla quale hanno partecipato anche gli italiani i quali ancora si affidano ai piloti della patria venuti da lontano. I nostri connazionali pensavano fosse amore ed invece era un calesse, cio una fregatura su quattro ruote trainata da un cavallo di Troia ospitante dentro di s i pugnalatori che ci stanno mettendo con le spalle al muro. Tutto ci mentre non abbiamo quasi pi la forza di scendere e di spingere questo povero Paese. Questo non amor proprio. proprio catalessi.

La

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Opportunit oltre la crisi. Per una nuova organizzazione economica di Gaetano Colonna clarissa.it. Sono ormai molti gli osservatori e gli analisti che riconoscono il significato di svolta degli avvenimenti che da circa due mesi sconvolgono le economie dell'Occidente. Non sono pochi nemmeno quelli che collegano logicamente questi avvenimenti alla cosiddetta "crisi dei mutui", sviluppatasi a partire dall'estate del 2007, che richiese misure straordinarie di salvataggio da parte del governo Usa e dei governi europei, per evitare il fallimento di molte istituzioni finanziarie mondiali, gravate nei propri bilanci dall'azzeramento del valore di ingenti capitali speculativi: una serie di misure che, utilizzando denaro pubblico per rifornire le casse delle grandi banche, hanno ovviamente aumentato il debito degli Stati occidentali e ne hanno rapidamente ridotto la capacit di intervento. Sono fatti questi di cui Clarissa si occup fin dall'autunno 2007 con rimarchevole precisione, indicando, in un momento in cui pochissimi ancora lo facevano, la vastit degli effetti che, cifre alla mano, quella crisi speculativa avrebbe potuto provocare sull'economia mondiale: pur non appartenendo agli specialisti dell'analisi finanziaria, non siamo certo stati smentiti dai fatti, cosa che dimostra che possibile anche ai non addetti ai lavori comprendere e in certa misura prevedere i rischi del sistema che domina l'economia mondiale da decenni. Pu apparire strano quindi che le classi dirigenti occidentali, nelle quali siedono come ministri o come consiglieri insigni economisti, non abbiano potuto comprendere quello che non specialisti erano gi allora in grado di indicare al pubblico come possibile conseguenza del fenomeno che la speculazione dei subprime aveva innescato. Ma non pi cos strano, se si considera che le attuali classi dirigenti sono programmate per assoggettarsi all'economia in quanto ne hanno assimilato, senza alcuna personale elaborazione, gli assunti teorici, i luoghi comuni ed i rituali, nonostante, come abbiamo avuto modo di dimostrare in altra sede, essi siano assolutamente discutibili e del tutto privi della valenza scientifica che si attribuiscono. Per questo, anche quei leader che si sono voluti proporre alle proprie opinioni pubbliche come i pi fortemente decisionisti (gli Obama, i Sarkozy, i Berlusconi), siedono ora sui banchi di governo come scolaretti che hanno sbagliato il compito, pronti ad essere messi dietro la lavagna dal fantomatico mercato, cui i mass media continuano

a riferirsi come alla divinit plasmatrice dei destini dei nostri popoli. Per questo c' davvero ben poco da meravigliarsi del fatto che l'economia abbia preso il sopravvento sulla politica, come ora si legge ovunque sui giornali: l'economia infatti ha strutturalmente il predominio sulle societ occidentali da almeno un secolo, da quando cio il capitalismo occidentale sviluppato dai Paesi anglo-sassoni divenuto il modello mondiale di riferimento delle societ contemporanee. Non a caso, oggi la crisi del capitalismo occidentale coincide puntualmente con la maggiore crisi dell'egemonia mondiale anglo-sassone da un secolo a questa parte; non a caso, anche, questa crisi sta aprendo il varco ad un nuovo modello, quello cinese, che, sommando tradizione del "dispotismo orientale", etica confuciana e capitalismo di Stato di ascendenza marxista-leninista, si propone come il possibile Leviatano del terzo millennio. Stupisce quindi semmai che nessuno dei ricordati grandi decisori politici sollevi oggi la questione di fondo, vale a dire che il modello economico alle cui regole essi debbono, ancora una volta, assoggettarsi, sta dimostrando il proprio decisivo fallimento. Perch di questo in definitiva si tratta: la crisi odierna epocale in quanto rivela che i presunti assunti "scientifici" del modello dell'economia capitalista anglosassone sono erronei e sono per questo incapaci di conciliare le forze portanti dell'economia moderna (lavoro, capitale, consumo) con gli assunti etici delle nostre societ - libert, eguaglianza, fraternit. Non difficile quindi profetizzare che le misure che i nostri governi stanno adottando, al di l della loro intrinseca iniquit, in quanto impongono ai cittadini di riempire con denaro frutto del proprio lavoro le bolle speculative costruite dalle grandi istituzioni finanziarie, sono destinate a non risolvere i problemi attuali. Non difficile sottolineare il fatto che, mentre vengono adottati con grande facilit e velocit provvedimenti che colpiscono la capacit di sopravvivenza economica di milioni di persone, pur dotate di specifici diritti costituzionalmente garantiti, gli stessi governi sono incapaci di adottare anche minimi provvedimenti necessari ad ostacolare la speculazione finanziaria, nonostante i suoi protagonisti ed i suoi strumenti siano chiaramente individuabili, come abbiamo gi spiegato altrove. Non difficile evidenziare la pochezza delle proposte che, dagli ambienti confindustriali (si veda ad esempio il manifesto in 9 punti del Sole 24 Ore) come da quelli sindacali, vengono fornite ad una platea di imprenditori, lavoratori e professionisti

che pure da essi attendono la difesa dei propri diritti ed interessi: anche queste risposte infatti sono in tutto figlie del pensiero unico economico che domina le nostre societ e non riescono perci a disegnare possibili alternative al modello attuale. Il compito positivo che la gravit della situazione impone , invece, proprio questo: ripensare l'organizzazione sociale delle nostre comunit, partendo da assunti diversi da quelli che ci vengono presentati come verbo indiscutibile. Si tratta della sola via per rendere questa crisi occasione di rinnovamento, ridando opportunit e speranze a milioni di persone nei nostri Paesi. Ci limitiamo in questa sede a indicare tre punti essenziali, nella fondata speranza che proporli ora susciti attenzione e dibattito e che da essi si possa partire per dare inizio ad un cambiamento che non solo alla nostra portata, ma precisamente quanto ci viene richiesto dagli avvenimenti in cui, ricordiamolo, volenti o no, tutti siamo coinvolti, giacch, come scriveva Rudolf Steiner: "Quel che distingue i processi economici che noi ci troviamo dentro di essi; dobbiamo dunque osservarli dall'interno. Dobbiamo sentirci inseriti nei processi economici, come un essere che si trovi dentro la storta del chimico dove si elabora una sostanza sotto l'azione del calore". Per questo l'economia una "scienza" cos diversa da come la pensano e vogliono farla pensare gli economisti! In primo luogo, occorre attribuire a imprenditori, produttori e consumatori il potere di autogoverno dell'economia, utilizzando se del caso istituzioni gi delineate nella nostra costituzione, quale potrebbe essere un Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro ovviamente del tutto rivisto per modalit di costituzione e di funzionamento. Non quindi pi sufficiente la classica dialettica concertativa fra organizzazioni datoriali da una parte e sindacati delle maestranze dall'altra, con l'aiuto della mediazione politico-partitica: occorre che in una sede idonea siedano, portandone tutte insieme la responsabilit, appunto le diverse componenti del ciclo economico (capitale, lavoro, consumo) per sviluppare un intendimento comune da cui scaturiscano decisioni condivise e coordinate sull'economia, ove necessario in collegamento con analoghe istituzioni che sono gi sviluppabili ad esempio a livello europeo, potenziando organismi gi esistenti, ma attualmente investiti di ruoli puramente consultivi. In secondo luogo, deve essere affrontata in modo nuovo la questione della formazione della moneta e del credito. La moneta ha utilit in quanto corrisponde a valori reali PAGINA 3 Alternativa news n40

e non apparenti e, per tale ragione fondamentale, la sua creazione deve trovare corrispondenza in proporzioni ragionevoli nella presenza di beni, servizi o capitali realmente fruibili. La sua creazione deve essere attribuita allora alle stesse istituzioni associative che hanno il governo dell'economia, e deve essere regolata sulla base delle esigenze effettive della produzione e del consumo: non potranno pi essere la banche a detenere questo potere fondamentale, trasformatosi nel tempo nel potere di "creare debito", fino all'ideazione di strumenti speculativi che non possono pi trovare spazio in un'economia sana. Di conseguenza il credito deve tornare anche ad acquisire quella funzione sociale, a suo tempo prevista ad esempio dagli ordinamenti italiani, che le normative europee degli anni Novanta hanno invece significativamente eliminato, per farne strumento di puro profitto. Se vediamo infatti la formazione del capitale originarsi non dal mercato divinizzato ma dalle capacit di innovazione, organizzazione e gestione produttiva espresse dalle libere facolt dell'imprenditore, chiaro che il processo di finanziarizzazione dell'economia, in cui denaro genera denaro, sviluppatosi con forza crescente negli ultimi trent'anni, rappresenta la vera origine strutturale della crisi attuale. Un'origine per altro radicata in alcune delle pi pericolose caratteristiche del sistema finanziario anglo-sassone, fino dalle sue origini ottocentesche: caratteristiche di asservimento dei popoli, mediante appunto un sofisticato uso speculativo del debito, cui la mondializzazione, matematizzazione e informatizzazione del sistema finanziario hanno dato enormi possibilit operative, in assenza di entit politiche dotate della volont di contrastarne il crescente potere. Essendo l'accumulazione del denaro improduttivo una delle non ultime premesse della speculazione finanziaria, da un lato, mentre, dall'altro, l'allocazione produttiva dei capitali rimane fondamentale per la vita economica, si pone ormai in modo pressante anche la questione della limitazione temporale del valore della moneta - gi da tempo sollevata da numerosi critici del capitalismo: si tratta di un tema fondamentale che non pu attendere oltre, potenziato com' dall'enorme velocizzazione delle transazioni mediante gli strumenti elettronici, una delle non ultime concause della "volatilit" dei mercati finanziari. In terzo luogo, conseguente a quanto appena detto, il ciclo del denaro, oltre alle fasi fondamentali dello scambio e del prestito, deve vedere potenziata, in forme per altro gi attualmente prefigurate

(si pensi ad esempio all'importante sviluppo delle attivit dei donor internazionali), la fase del dono. Attraverso la donazione si possono e si debbono limitare i meccanismi di accumulazione di capitale oggi sottratto allo sviluppo delle libere attivit economiche per essere indirizzato alla speculazione: davvero paradossale leggere che le medesime istituzioni chiudano, per realizzare minime economie, prestigiose istituzioni culturali italiane mentre tollerano che in poche ore nelle borse centinaia di miliardi di euro vengano bruciati dalla speculazione finanziaria. forse il maggiore, il pi grave paradosso per un'economia che l'Unione Europea, nel 2000, a Lisbona, ha proclamato di voler fondare sulla conoscenza... Mediante libere donazioni, invece, il denaro si potr indirizzare, con maggiori benefici per il donatore di quanto oggi non sia previsto, proprio alle aree no-profit di maggiore utilit sociale, tra le quali in primo luogo dobbiamo annoverare la cultura, l'arte, l'istruzione-formazione, l'educazione ambiti fondamentali che l'Occidente del capitalismo finanziario ha ridotto all'abbandono o alla pura strumentalizzazione politica, senza comprendere che proprio nel pieno esprimersi delle capacit spirituali dell'individuo risiede la vera forza, anche economica, dell'avvenire.

La manovra contro i beni comuni di Carmine Saviano. Un decreto incostituzionale. La manovra di


ferragosto? Un attacco in piena regola ai beni comuni. Condotto attraverso la proposta di modifica dellart. 41 della Costituzione che prevede la cancellazione del controllo politico sullattivit economica. Il comitato di giuristi promotore del referendum sullacqua pubblica torna in campo. Con un appello, in cui si denuncia la natura privatistica e neoliberista delle misure varate dal governo Berlusconi. Non pu essere riproposta la privatizzazione\liberalizzazione dei servizi pubblici locali. E ancora: Il clima di emergenza internazionale va verificato nella sua reale portata politica prima di affrettare manovre di pareggio dei conti in contrasto con i valori di solidariet sociale della nostra Costituzione. Lappello. Lobiettivo serrare le fila del movimento referendario. Dare portata politica alla vittoria dello scorso giugno. Il popolo ha fatto pervenire unindicazione politica chiara volta a riequilibrare il rapporto fra privato e pubblico a favore di questultimo, dando immediata e piena attuazione agli artt. 41, 42 e 43 della Costituzione. Poi lappello rivolto ai partiti, ai sindacati, ai cittadini: Di fronte a questo scenario sconcertante, rivolgiamo un appello al movimento referendario tutto, per dare finalmente voce autorevole e rappresentanza politica seria alla necessit urgente di invertire la rotta rispetto alla privatizzazione ed al saccheggio dei beni comuni.

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Nebbia di guerra
di Pino Cabras - Megachip.

Siamo in piena nebbia di guerra. Circolano


immagini di Gheddafi morto, che sono evidenti falsi, ma molti siti dei giornali le presentano lo stesso con il dubbio, e intanto colpiscono l'immaginario collettivo e lo predispongono al parossismo della battaglia finale. Era accaduto cos anche per quell'incredibile farsa dell'uccisione di Bin Laden. Poi che succede? Annunciano la cattura del figlio di Gheddafi, i media la amplificano in mondovisione, ma Seif el Islam in persona si incarica di smentirla pomposamente. La Repubblica scrive nei titoli che il rais ha ordinato di sparare ai bambini, cosa falsa, ma nasconde che ospedali e obitori sono al collasso per i morti causati dai bombardamenti NATO. Molti i bambini. Si nasconde da parte di tutta la fabbrica della menzogna mondiale che sono presenti in forze a Tripoli le truppe speciali dei paesi NATO, in spregio perfino della vergognosa risoluzione 1973 che ha ucciso l'ONU prima della Libia. Il mainstream totalmente inattendibile. Le poche voci indipendenti fanno un lavoro impossibile, svuotano uno tsunami con i cucchiaini. La portata delle falsit e delle complicit delle redazioni dei giornali non ha forse precedenti altrettanto clamorosi. Di fronte a una simile mole di operazioni psicologiche, menzogne, annunci inattendibili, foto false, in queste ore concitate - per chi non ha mezzi redazionali sufficienti - un ottimo modo di cominciare il lavoro fare una piccola operazione preliminare: non credere per principio ai grandi media e ai governi. Chi si fida ancora di Al Jazeera e CNN? Sono enormi strutture embedded. Il corollario che occorre cercare fonti alternative, che possono per fuorviare o essere soggette anch'esse all'influenza di false notizie, imbeccate in modo funzionale all'operazione propagandistica nel suo insieme. Ma deve essere chiaro che il livello di manipolazione tale che occorre apertamente ipotizzare che esistano interi set allestiti per creare una narrazione totalmente inventata. In Qatar esistono: ufficialmente per addestrare soldati alla guerriglia urbana, ma adatti a creare perch no? lo sfondo per qualche abile video, o qualche foto glamour sui ribelli eroici. I precedenti abbondano. Circola anche un raffronto fra le immagini mostrate dalle TV della Piazza Verde - dove la sera della "spallata" a Tripoli si sarebbero radunate decine di migliaia di persone che festeggiavano "la fine del regime" - con immagini precedenti di quella piazza senza i "ribelli". Mi appello con urgenza a fotografi..

esperti che valutino prospettive e parallassi, trovino immagini recenti della piazza. E che analizzino eventuali ristrutturazioni, modifiche, ecc. Sul web circola infatti un accostamento fra le immagini della manifestazione antiGheddafi (le migliaia di persone temerariamente festanti nel pieno di un bombardamento) e le immagini degli edifici visibili, in particolare la porta di Bab el-Aziza. Come nel trova le differenze dei settimanali enigmistici, si notano alberi e lampioni che mancano, difformit negli intonaci e nei fregi, ecc. Non sto annunciando uno scoop. Non cerco scoop. Non c tempo. Ma possiamo sfruttare la rete, le competenze collettive per capire se queste immagini sono vere, visto laccumulo rapido di falsit che via via hanno reso non credibile la narrazione del mainstream mediatico. Il sospetto non complottismo: sfiducia nel lavoro del grande giornalismo, grande solo nei mezzi soverchianti. Faccio appello ai lettori per capire se non siamo dentro il set di una guerra mondiale, posto che siamo dentro la nebbia di guerra.

La tragedia di Tripoli e del Mediterraneo


di Pino Cabras - Megachip. Si consuma una grande tragedia, in queste ore, sulle altre sponde del nostro mare, tra Tripoli e Gaza. Sono le avvisaglie di un dramma e di un disordine pi vasto, che arriver addosso anche a milioni di cittadini europei inconsapevoli. In Libia, le notizie provengono in prevalenza dalla NATO, nel suo ruolo di armata coloniale. una fonte interessata, ed una fonte che finora stata smaccatamente inattendibile. Pur scontate le sue menzogne, la spallata contro Tripoli registra un successo militare reale, perfino mettendo da parte le notizie esagerate sulle folle festanti. C morte e distruzione e c la fine di uno stato sovrano. La spallata si sostanziata nella stessa tattica usata dalla NATO nelle altre citt fatte conquistare per poche ore ai ribelli, altrimenti incapaci di qualsiasi progresso: anche a Tripoli la condotta militare consistita in un attacco aereo spietato che ha colpito i civili, creato panico, subissato di fuoco le difese locali, in modo da far penetrare le forze minoritarie e caoticamente disgregatrici dei "ribelli". In parte Iraq e in parte Somalia, con in pi laccanimento contro la capitale lealista. E con in pi, ancora, una copertura mediatica che sforna una serie interminabile di notizie false. I media sono stati usati come unarma psicologica chiave con una potenza mai usata prima. una tragedia nella tragedia, perch i media sono sempre pi docili verso il flusso di notizie che garba al potere militare. E questo aprir le porte al peggio. Non un caso che le voci giornalistiche non embedded presenti a Tripoli siano soggette proprio adesso a un attacco fisico diretto e implacabile. Cecchini hanno sparato a Mahdi Nazemroaya, che sinora ha smascherato molte menzogne di guerra (da ultimo la conquista dellaeroporto di Tripoli) e copre i fatti libici anche per Russia Today. E' scampato all'agguato. Intanto, lhotel Marriott sarebbe in fiamme dopo che i cecchini hanno tentato di assassinare anche un altro giornalista indipendente, Franklin Lamb. Non abbiamo ancora notizie di Thierry Meyssan. Data la capacit e la visione strategica dimostrata dal regime di Gheddafi rispetto allo strapotere tecnologicamente superiore ma indiscriminato della NATO, alla fine la NATO ha dovuto dare massima priorit alla manipolazione, fino a raccontare nei giorni scorsi conquiste inesistenti, espugnazioni di aeroporti, basi militari, strade e altri luoghi, tutti mai raggiunti fino ad allora dalle modestissime forze dellArmata Brancaleone di Bengasi. Era fumo di

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guerra che nascondeva il vero martellamento, lazione della NATO che bombardava le condotte idriche, i potabilizzatori, le autostrade, le centrali elettriche, le famiglie dei dirigenti libici, i media. Senza risparmio di uranio impoverito. Questa non una battaglia di civili contro un dittatore. Questa una tipica Guerra NATO del XXI secolo. Lennesima guerra Shock and Awe, che colpisce, sgomenta, sfrutta il potenziale demoralizzante delle stragi di bambini: metodi da guerra totale. Cosa tutto questo abbia a che fare con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chiedeva l'istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili, sar materia di valutazione degli storici, visto che i politici nostrani accettano ogni bugia, mentre il fu movimento pacifista italiano una barzelletta, sempre pi oscena. La sconfitta di Gheddafi non aprir la strada a nessun processo democratico. Aprir semmai nuovi corridoi al precipitare delle crisi geopolitiche contemporanee.

L'uscita dall'euro prossima ventura


di Alberto ilmanifesto.it.

Bagnai

Un anno fa, discorrendo con


Aristide, chiedevo come mai la sinistra italiana rivendicasse con tanto orgoglio la paternit delleuro: non vedeva quanto esso fosse opposto agli interessi del suo elettorato? Una domanda simile a quella di Rossanda. Aristide, economista di sinistra, mi raggel: caro Alberto, i costi delleuro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato leuro. Tenendo gli elettori alloscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cio di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dellEuropa. Insomma: il popolo non sa quale sia il suo interesse: per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volont. Ovvero: so che non sai nuotare e che se ti getto in piscina affogherai, a meno che tu non decida liberamente di fare la cosa giusta: imparare a nuotare. Decisione che prenderai dopo un leale dibattito, basato sul fatto che ti arrivo alle spalle e ti spingo in acqua. Bella democrazia in un intellettuale di sinistra! Questo agghiacciante paternalismo pu sembrare pi fisiologico in un democristiano, ma non dovrebbe esserlo. Bello di un regno come che sia lacquisto, dice Re Desiderio

Il cattolico Prodi lAdelchi lha letto solo fino a qui. Proseguendo, avrebbe visto che per il cattolico Manzoni la Realpolitik finisce in tragedia: il fine non giustifica i mezzi. La nemesi nella convinzione che pi Europa risolva i problemi: un argomento la cui futilit non pu essere apprezzata se prima non si analizza la reale natura delle tensioni attuali. Il debito pubblico non centra. Sgomenta lunanimit con la quale destra e sinistra continuano a concentrarsi sul debito pubblico. Che lo faccia la destra non strano: il contrattacco ideologico allintervento dello Stato nelleconomia il fulcro della controriforma seguita al crollo del muro. Questo a Rossanda chiaro. Le ricordo che nessun economista ha mai asserito, prima del trattato di Maastricht, che la sostenibilit di ununione monetaria richieda il rispetto di soglie sul debito pubblico (il 60% di cui parla lei). Il dibattito sulla convergenza fiscale nato dopo Maastricht, ribadendo il fatto che queste soglie sono insensate. Maastricht un manifesto ideologico: meno Stato (ergo pi mercato). Ma perch qui (cio a sinistra?) nessuno mette Maastricht in discussione? Questo Rossanda non lo nota e non se lo chiede. Se il problema fosse il debito pubblico, dal 2008 la crisi avrebbe colpito prima la Grecia (debito al 110% del Pil), e poi Italia (106%), Belgio (89%), Francia (67%) e Germania (66%). Gli altri paesi delleurozona avevano debiti pubblici inferiori. Ma la crisi esplosa prima in Irlanda (debito pubblico al 44% del Pil), Spagna (40%), Portogallo (65%), e solo dopo Grecia e

Spagna linflazione non stava convergendo verso quella dei paesi virtuosi. I Pigs erano un club a parte, distinto dal club del marco (Germania, Francia, Belgio, ecc.), e questo s che era un problema: gli economisti sanno da tempo che tassi di inflazione non uniformi in ununione monetaria conducono a crisi di debito estero (prevalentemente privato). Inflazione e debito estero. Se in X i prezzi crescono pi in fretta che nei suoi partner, X esporta sempre meno, e importa sempre pi, andando in deficit di bilancia dei pagamenti. La valuta di X, necessaria per acquistare i beni di X, meno richiesta e il suo prezzo scende, cio X svaluta: in questo modo i suoi beni ridiventano convenienti, e lo squilibrio si allevia. Effetti uguali e contrari si producono nei paesi in surplus, la cui valuta diventa scarsa e si apprezza. Ma se X legato ai suoi partner da ununione monetaria, il prezzo della valuta non pu ristabilire lequilibrio esterno, e quindi le soluzioni sono due: o X deflaziona, o i suoi partner in surplus inflazionano. Nella visione keynesiana i due meccanismi sono complementari: ci si deve venire incontro, perch surplus e deficit sono due facce della stessa medaglia (non puoi essere in surplus se nessuno in deficit). Ai tagli nel paese in deficit deve accompagnarsi unespansione della domanda nei paesi in surplus. Ma la visione prevalente asimmetrica: lunica inflazione buona quella nulla, i paesi in surplus sono buoni, e sono i cattivi in deficit a dover deflazionare, convergendo verso i buoni. E se come i Pigs..

non ci riescono? Le entrate da esportazioni diminuiscono e ci si deve indebitare con lestero per finanziare le proprie importazioni. I paesi a inflazione pi alta sono anche quelli che hanno accumulato pi debito estero dal 1999 al 2007: Grecia (+78 punti di Pil), Portogallo (+67), Irlanda (+65) e Spagna (+62). Con il debito crescono gli interessi, e si entra nella spirale: ci si indebita con lestero per pagare gli interessi allestero, aumenta lo spread e scatta la crisi. Lo spettro del 1992. E lItalia? Dice Rossanda: il nostro indebitamento soprattutto allinterno. Non pi vero. Pensate veramente che ai mercati interessi con chi va a letto Berlusconi? Pensate che si preoccupino perch il debito pubblico alto? Ma il nostro debito pubblico sopra il 100% da 20 anni, e i nostri governi, anche se meno folcloristici, sono stati spesso pi instabili. Non questo che preoccupa i mercati: quello che li preoccupa che oggi, come nel 1992, il nostro indebitamento con lestero sta aumentando, e che questo aumento, come nel 1992, guidato dallaumento dei pagamenti di interessi sul debito estero, che in massima parte debito privato, contratto da famiglie e imprese (il 65% delle passivit sullestero dellItalia sono di origine privata). Cui Prodest? Calata nellasimmetria ideologica mercantilista (i buoni non devono cooperare) e monetarista (inflazione zero) la scelta politica di privarsi dello strumento del cambio diventa strumento di lotta di classe. Se il cambio fisso, il peso dell

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aggiustamento si scarica sui prezzi dei beni, che possono diminuire o riducendo i costi (quello del lavoro, visto che quello delle materie prime non dipende da noi) o aumentando la produttivit. Precariet e riduzioni dei salari sono dietro langolo. La sinistra che vuole leuro ma non vuole Marchionne mi fa un po pena. Chi non deflaziona accumula debito estero, fino alla crisi, in seguito alla quale lo Stato, per evitare il collasso delle banche, si accolla i debiti dovuti agli squilibri esterni, trasformandoli in debiti pubblici. Alla privatizzazione dei profitti segue la socializzazione delle perdite, con il vantaggio di poter incolpare a posteriori i bilanci pubblici. La scelta non se deflazionare o meno, ma se farlo subito o meno. Una scelta ristretta, ma solo perch lottusit ideologica impone di concentrarsi sul sintomo (lo squilibrio pubblico, che pu essere corretto solo tagliando), anzich sulla causa (lo squilibrio esterno, che potrebbe essere corretto cooperando). Alla domanda di Rossanda non c stato qualche errore? la risposta quella che d lei stessa: no, non c stato nessun errore. Lo scopo che si voleva raggiungere, cio la disciplina dei lavoratori, stato raggiunto: non sar di sinistra, ma se volete continuare a chiamare sinistra dei governi tecnici a guida democristiana accomodatevi. Lo dice il manuale di Acocella: il cambio forte serve a disciplinare i sindacati. Pi Europa? Secondo la teoria economica ununione monetaria pu reggere senza tensioni sui salari se i paesi sono fiscalmente integrati, poich ci facilita il trasferimento di risorse da quelli in espansione a quelli in recessione. Una soluzione che interviene a valle, cio allevia i sintomi, senza curare la causa (gli squilibri esterni). il famoso pi Europa. Un esempio: festeggiamo questanno il

150 anniversario dellunione monetaria, fiscale e politica del nostro paese. Pi Italia labbiamo avuta, non vi pare? Ma 150 anni dopo la convergenza dei prezzi fra le varie regioni non completa, e il Sud ha un indebitamento estero strutturale superiore al 15% del proprio Pil, cio sopravvive importando capitali dal resto del mondo (ma in effetti dal resto dItalia). Dopo cinquanta anni di integrazione fiscale nellItalia (monetariamente) unita abbiamo le camicie verdi in Padania: basterebbero dieci anni di integrazione fiscale nellarea euro, magari a colpi di Eurobond, per riavere le camicie brune in Germania. Lintegrazione fiscale non politicamente sostenibile perch nessuno vuole pagare per gli altri, soprattutto quando i media, schiavi dellasimmetria ideologica, bombardano con il messaggio che gli altri sono pigri, poco produttivi, che colpa loro. Siano greci, turchi, o ebrei, sappiamo come va a finire quando la colpa degli altri. Deutschland ber alles. Le soluzioni a valle dello squilibrio esterno sono politicamente insostenibili, ma lo sono anche quelle a monte. La convivenza con leuro richiederebbe luscita dallasimmetria ideologica mercantilista. Bisognerebbe prevedere simmetrici incentivi al rientro per chi si scostasse in alto o in basso da un obiettivo di inflazione. Il coordinamento del quale Rossanda parla andrebbe costruito attorno a questo obiettivo. Ma il peso dei paesi virtuosi lo impedir. Perch leuro lesito di due processi storici. Rossanda vede il primo (il contrattacco del capitale per recuperare larretramento determinato dal new deal post-bellico), ma non il secondo: la lotta secolare della Germania per dotarsi di un mercato di sbocco. Ci si estasia (a destra e a sinistra) per il successo della Germania, la locomotiva dEuropa, che cresce intercettando la domanda dei paesi emergenti. Ma i dati che dicono? Dal

1999 al 2007 il surplus tedesco aumentato di 239 miliardi di dollari, di cui 156 realizzati in Europa, mentre il saldo commerciale verso la Cina peggiorato di 20 miliardi (da un deficit di -4 a uno di 24). I giornali dicono che la Germania esporta in Oriente e cos facendo ci sostiene con la sua crescita. I dati dicono il contrario. La domanda dei paesi europei, drogata dal cambio fisso, sostiene la crescita tedesca. E la Germania non rinuncer a unasimmetria sulla quale si sta ingrassando. Ma perch i governi periferici si sono fatti abbindolare dalla Germania? Lo dice il manuale di Gandolfo: la moneta unica favorisce una illusione della politica economica che permette ai governi di perseguire obiettivi politicamente improponibili, cavandosela col dire che sono imposti da istanze sopraordinate (quante volte ci siamo sentiti dire lEuropa ci chiede...?). Il fine (della lotta di classe al contrario) giustificava il mezzo (lancoraggio alla Germania). La svalutazione rende ciechi. un film gi visto. Ricordate lo Sme credibile? Dal 1987 al 1991 i cambi europei rimasero fissi. In Italia linflazione sal dal 4.7% al 6.2%, con il prezzo del petrolio in calo (ma i cambi fissi non domavano linflazione?). La Germania viaggiava su una media del 2%. La competitivit italiana diminuiva, lindebitamento estero aumentava, e dopo la recessione Usa del 1991 lItalia dovette svalutare. Svalutazione! Provate a dire questa parola a un intellettuale di sinistra. Arrossir di sdegnato pudore virginale. Non colpa sua. Da decenni lo bombardano con il messaggio che la svalutazione una di quelle cosacce che provocano uno sterile sollievo temporaneo e orrendi danni di lungo periodo. Non strano che un sistema a guida tedesca sia retto dal principio di Goebbels: basta ripetere abbastanza una bugia perch diventi una verit. Ma

cosa accadde dopo il 1992? Linflazione scese di mezzo punto nel 93 e di un altro mezzo nel 94. Il rapporto debito estero/Pil si dimezz in cinque anni (da -12 a -6 punti di Pil). La bolletta energetica miglior (da -1.1 a -1.0 punti). Dopo uno shock iniziale, lItalia crebbe a una media del 2% dal 1994 al 2001. La lezioncina sui danni della svalutazione (genera inflazione, procura un sollievo solo temporaneo, non ce la possiamo permettere perch importiamo il petrolio) falsa. Irreversibile? Si dice che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Chi cos ingenuo da non vedere che la mancanza di procedure di uscita solo un espediente retorico, il cui scopo quello di radicare nel pubblico lidea di una naturale o tecnica irreversibilit di quella che in fondo una scelta umana e politica (e come tale reversibile)? Certo, la svalutazione renderebbe pi oneroso il debito definito in valuta estera. Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992. Se non lo fossero, rimarrebbe la possibilit del default. Prodi vuol far sostenere una parte del conto ai grossi investitori istituzionali? Bene: il modo pi diretto per farlo non emettere Eurobond socializzando le perdite a beneficio della Germania (col rischio camicie brune), ma dichiarare, se sar necessario, il default, come hanno gi fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo. gi successo e succeder. I mercati ci puniranno, finiremo stritolati!. Altra idiozia. Per decenni lItalia cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. leuro che, stritolando i redditi e quindi i risparmi delle famiglie, ha costretto il paese a..

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indebitarsi con lestero. Il risparmio nazionale lordo, stabile attorno al 21% dal 1980 al 1999, sceso costantemente da allora fino a toccare il 16% del reddito. Nello stesso periodo le passivit finanziarie delle famiglie sono raddoppiate, dal 40% all80%. Rimuoviamo leuro, e lItalia avr meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani. Non faccia la sinistra ci che fa la destra. Dalleuro usciremo, perch alla fine la Germania segher il ramo su cui seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire questo processo, anzich finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime elezioni. Berlusconi se ne andr: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sar ancora una volta concesso alla sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perch esiste unaltra illusione della politica economica, quella che rende pi accettabili politiche di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori cominciano a intuire che la macelleria sociale si pu chiudere uscendo dalleuro. Cara Rossanda, gli operai non sono scombussolati, come dice lei: stanno solo capendo. Peccato e vergogna non restano nascosti, dice lo spirito maligno a Gretchen. Cos, dopo ventanni di Realpolitik, ad annaspare dove non si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessit di ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo con il quale stata imposta. Si espongono cos alle incursioni delle varie Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia pi compiuta, e presto anche da noi. Perch le politiche di destra, nel lungo periodo,

avvantaggiano solo la destra. Ma mi rendo conto che in un paese nel quale basta una legislatura per meritarsi una pensione doro, il lungo periodo possa non essere un problema dei politici di destra e di sinistra. Questo spiega tanta unanimit di vedute.

TERZA GUERRA MONDIALE?


Un lettore scrive a Giulietto Chiesa:
alve Sig. Chiesa, ho visto su Youtube una sua intervista in cui dichiarava che si sta avvicinando la terza guerra mondiale. Al di l del fatto che gli sconvolgimenti di questi giorni possono indurre a pensare ci, la sua intervista era di molto tempo fa. Lo crede ancora? Quali elementi erano e sono a sua disposizione per dire una cosa simile? E fra quanto potrebbe accadere? Mi risponda, grazie. La seguo e sono convinto che dice cose giuste..ma non tutto. Fabrizio Guglielmi. Sig. Guglielmi, non sono un profeta, ma leggo i dati. Considero tutti questi avvenimenti come sintomi di una crisi planetaria molteplice e non pi evitabile. Cosa avverr, quando avverr, come avverr non lo so. So che i tempi sono stretti perch tutte le crisi insieme stanno giungendo quasi simultaneamente al punto di rottura. La stessa guerra mondiale, in questo senso, sta gi cominciando. Ma basti una cifra. Tra cinque anni la Cina attuale sar diventata, ai ritmi attuali di crescita, una Cina e mezza, anzi un po di pi. E l'Occidente tutto intero non crescer pi per niente, cio entrer in una spaventosa recessione. A quel momento non ci sar pi spazio per la Cina e per l'Occidente su questo pianeta da oltre 7 miliardi di individui (all'inizio del secolo XX erano 1,5 miliardi). Lei pensa che i trecento milioni di americani, che vedono svanire la loro supremazia mondiale, accetteranno di negoziare il proprio tenore di vita? Se lei lo pensa dorma pure sonni tranquilli. Io non lo penso. Vedo anzi che gli Stati Uniti stanno scivolando verso un rigurgito imperiale pauroso, che spinger il futuro presidente USA a porre mano alla sua potenza militare. Mi pare che sia stato Bertolt Brecht a dire nel 1942 una cosa molto acuta: quando l'America precipiter nel fascismo, sar un fascismo democratico. C' gi. I fascismi hanno sempre fatto le guerre. Questo sar un fascismo imperiale. Quando ce ne accorgeremo sar tardi.

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