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Il teleriscaldamento
l’ambiente e utilizza risorse disponibili sul territorio. È una forma di riscaldamento che consiste nella
distribuzione attraverso reti di tubazioni coibentate di acqua calda, surriscaldata o vapore, proveniente
L’energia, prodotta o recuperata, riscalda l’acqua che arriva nelle case attraverso una rete di
tubazioni in acciaio ben isolate e dotate di sistemi di sicurezza attivi 24 ore al giorno per
l’eliminazione dei costi di acquisto della caldaia e una riduzione dei costi di esercizio e man
utenzione rispetto agli impianti termici tradizionali. Tutto questo con un maggiore livello di
sicurezza. Dal punto vista ambientale, il Teleriscaldamento garantisce una maggiore efficienza
energia di
origine fossile.
I benefici del Teleriscaldamento sono anche territoriali perché favorisce l’attuazione di una
Quando si parla di teleriscaldamento si pensa ad un’innovazione della nostra epoca. In realtà le origini di
questo sistema ci portano molto indietro nel tempo: gli antichi greci e romani per riscaldare le loro
residenze, producevano acqua ad altissima temperatura e la immettevano poi nelle intercapedini create
sotto la pavimentazione interna. Un antico esempio che resta tale. Si dovrà, infatti, attendere fino al
1876 per vedere ideato il primo progetto vero e proprio, considerato il capostipite della moderna
L’ideatore del primo progetto di teleriscaldamento è stato l’ingegnere Birdsill Holly che ha immaginato
un sistema costituito da una grande caldaia centralizzata in grado di fornire vapore a un gruppo di
edifici circostanti attraverso una rete di tubazioni ad anello, pesantemente isolate per ridurre le
perdite di calore. Le prime città che hanno adottato il sistema di Holly sono state Lockport e New York
e il successo ottenuto ha spinto molte altre città nordamericane a installare sistemi analoghi, con il
vantaggio di ridurre considerevolmente i rischi di incendio, allora molto frequenti, dovuti all’uso
domestico di bracieri e stufe a carbone. Dal successo statunitense all’emulazione europea il passo è
stato breve e, così, alcuni Paesi del Nord Europa hanno avviato le prime sperimentazioni a partire dal
1896.
E in Italia?
Lo sviluppo del teleriscaldamento in Italia è avvenuto in ritardo rispetto al resto d’Europa a causa delle
condizioni climatiche meno rigide e per il programma di metanizzazione avviato negli anni ‘50 nel Nord
del Paese. L’area più promettente per lo sviluppo del teleriscaldamento è stata la Pianura padana e le
prime realizzazioni, che risalgono agli anni ’70, le troviamo a Brescia, Verona, Reggio Emilia e Modena.
Brescia, in particolare è partita nel 1971. Qui ASM, la municipalizzata cittadina che insieme alle
milanesi AEM e AMSA ha dato vita al Gruppo A2A nel 2008, ha portato già nel 1972, nel giro di un anno
di lavori, la prima rete di Teleriscaldamento che riceveva calore da tubature collegate da grandi caldaie
a metano, nel nuovo quartiere di Brescia Due. Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso molte altre città
italiane hanno iniziato ad alimentare le loro reti con impianti di cogenerazione. E ancora oggi la crescita
è notevole, anche grazie ai moderni sistemi che hanno colmato tutte le mancanze che il
teleriscaldamento portava con sé, consentendo di utilizzare acqua calda a temperature contenute,
Una curiosità
Le prime centrali italiane di teleriscaldamento risalgono, come abbiamo detto, agli anni ‘70. Ma in pochi
sanno che il primo progetto, mai realizzato, risale al 1958 ed è stato messo a punto da AEM, l’Azienda
Energetica Municipale di Milano, per l’Istituto autonomo case popolari di Milano, nel quartiere Comasina.
Il sistema però è risultato troppo avanzato per quegli anni del petrolio facile e l’iniziativa è rimasta solo
un esperimento.
Il teleriscaldamento consiste nella distribuzione di acqua calda attraverso una rete che parte dalla
centrale di produzione per svilupparsi nel territorio dove viene impiegata per il riscaldamento delle
abitazioni. La rete è costituita da una doppia tubazione: una per la distribuzione del calore alle famiglie;
dei rifiuti non riciclabili, la geotermia tramite le pompe di calore e il recupero di calore di scarto da
processi industriali.
Il teleriscaldamento è un sistema energetico integrato che consente, quindi, di recuperare quel calore
disponibile localmente che altrimenti andrebbe disperso e rilasciato perché in eccesso. A trasportare il
calore è l’acqua, che viene inviata nella rete a temperature comprese tra i 90 e i 120°C e che ritorna in
centrale a 60°C.
Nel sistema di teleriscaldamento, la tradizionale caldaia non serve più e viene sostituita da un semplice
scambiatore termico che trasferisce il calore prelevato dalla rete all’impianto di distribuzione interna
Le fonti
Per produrre l'acqua calda, il teleriscaldamento attinge a una pluralità di fonti, molte delle quali green:
calore altrimenti disperso (da attività industriali, centrali termoelettriche, termovalorizzazione dei
Una innovazione in atto è quella degli accumuli del calore termico che servono a conservare il calore
quando la richiesta è minore così da non sprecare la disponibilità di fonte rinnovabile, ad esempio per
L’implementazione di accumuli di calore consente di limitare le punte della domanda, che spesso
rappresentano dei picchi di produzione significativamente più grandi rispetto alla domanda energetica
media giornaliera. I principali accumuli sono nella centrale di Canavese a Milano, in quelle di Lamarmora
Il teleriscaldamento (TLR) è una soluzione alternativa al servizio di riscaldamento tradizionale per gli
edifici residenziali e dei settori terziario ed industriale. A parer mio sebbene sia un metodo alternativo
che non contribuisce all aumentare dei gas serra presenti nell’atmosfera come ogni cosa presenta anche
aspetti negativi.
Di seguito vi elencherò quelli che ritengo i pro del teleriscaldamento messi a confronto con quelli che
ritengo i contro.
Pro
Il teleriscaldamento è considerato ‘assimilato a fonte rinnovabile’ (quindi in linea con le norme regionali
di attuazione del Decreto Legislativo n. 192 del 2005 per le nuove costruzioni che impongono di
produrre almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria tramite fonti rinnovabili); Grazie al
teleriscaldamento cisterne, caldaie e canne fumarie degli edifici non sono più necessarie. Al loro posto
c’è un semplice scambiatore termico che trasferisce il calore prelevato dalla rete agli ambienti da
riscaldare;
Una caldaia centralizzata consuma e inquina molto meno di numerose caldaie condominiali o autonome; Il
E’ intelligente perché può essere utilizzato anche per il raffrescamento se gli impianti finali sono
predisposti;
ovvero una centrale elettrica: in pratica il calore è un po’ un prodotto di risulta il cui costo è molto
basso.
Contro
Il teleriscaldamento richiede però investimenti molto alti , i tubi sono grossi e la posa delle doppie
Viene dato in concessione ventennale: se hai il teleriscaldamento sei costretto a comprare il calore da
un unico gestore, i cui prezzi oltretutto non sono regolati. Quindi non esiste concorrenza e si è esposti
Per quanto riguarda il combustibile, un’indagine di Altroconsumo rivela che in Italia (da nord a sud) il
appartamenti conviene se in ogni singolo alloggio è installato un apparecchio conta-calorie, in modo che
ciascun condomino paghi il consumo effettivo. Potrebbe non convenire, invece, se l’amministratore
ripartisce il costo complessivo del teleriscaldamento fra tutti i condomini secondo la regola dei
millesimi.
SITOGRAFIA
www.tuttogreen.it
www.linea-green.com
www.sorgenia.it
www.ilteleriscaldamento.eu
www.lumi4innovation.it
www.a2a.eu