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12 febbraio 2023 - 12:16 > Versione online

Instagram sul palco di Sanremo: la


sottile linea rossa che Amadeus e
Ferragni hanno varcato

L'influencer ha attivato il profilo del presentatore in diretta: ora vale centinaia di migliaia
di euro. Un beneficio economico aggiuntivo ottenuto grazie alla tv pubblica, in modo
inopportuno
12 Febbraio 2023 alle 13:08
Chiara Ferragni, imprenditrice e influencer social per antonomasia, conquistato il palco
dell’Ariston lo ha, tra l’altro, utilizzato per creare in diretta a Amadeus un profilo su
Instagram, profilo che in una manciata di giorni, quelli del festival, ha, naturalmente,
ottenuto milioni di follower acquisendo un valore commerciale da centinaia di migliaia di
euro l’anno.
Quando Giovanni Boccia Artieri, amico, sociologo e ordinario di scienze della
comunicazione presso l’università di Urbino ieri, per la prima volta, via social, mi ha fatto
riflettere sulla cosa, confesso di aver prima alzato le spalle con rassegnazione e poi
avergli risposto che mi sembrava questione della quale avrebbero, eventualmente,
potuto occuparsi l’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato e/o l’autorità Garante
per le comunicazioni.
Difficile negare, infatti, che il duo Ferragni-Amadeus abbia fatto, più o meno
consapevolmente, uno straordinario spot pubblicitario – non dichiarato come tale – a una
piattaforma commerciale, quella, appunto, gestita da Meta, la società di Mark
Zuckerberg. Ora, naturalmente, parlar bene di un prodotto o di un servizio in televisione
non è di per sé vietato, né illecito. Lo diventa se salta fuori che il produttore/fornitore del
servizio ha commissionato lo spot pubblicitario andato in onda senza che nessuno lo
dichiarasse come comunicazione commerciale. In questo caso il palco dell’Ariston
sarebbe diventato teatro di un caso di scuola di pubblicità ingannevole perché occulta,
direi di product placement. Ma mi pare improbabile che Instagram abbia pagato
qualcuno – che si sia trattato della Ferragni, di Amadeus, o della RAI – per promuovere il
social network nel corso del programma di punta della televisione pubblica. E mi
sembrerebbe egualmente strano che i protagonisti della vicenda, tutti decisamente sul
pezzo rispetto alle cose della televisione e della pubblicità, siano inciampati in un
incidente di questo genere. Sarei, quindi, portato ad escluderlo ma, naturalmente,
l’eventuale accertamento tocca alle Autorità competenti.
Ci sono, però, un altro paio di questioni che, forse, meritano di essere approfondite. La
prima è di opportunità. Era davvero opportuno che il servizio pubblico televisivo
regalasse – se, appunto, nessuno ha pagato per questo – il suo palco più prestigioso a

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12 febbraio 2023 - 12:16 > Versione online

un servizio commerciale come Instagram? Non a Internet, non al web, non ai social
network in generale ma proprio a un’azienda commerciale specifica, quotata in borsa e
tra le regine incontrastate del firmamento digitale? In tutta sincerità, personalmente, mi
rispondo di no. Non sarebbe dovuto accadere, non aveva alcun senso che accadesse,
avrebbe dovuto essere evitato.
E non per qualche pregiudizio ideologico o culturale su Instagram ma perché,
probabilmente, il servizio pubblico non dovrebbe promuovere, neppure in maniera
accidentale, prodotti e servizi commerciali al di fuori delle dinamiche della pubblicità. E
non sono neppure convinto, sempre per essere franco che lo possa fare perché,
facendolo, regala a una società commerciale valore generato grazie a un investimento
fatto con risorse pubbliche, quelle dei cittadini italiani.
Ma c’è anche un altro profilo della questione che, forse, meriterebbe di essere
approfondito. Amadeus è sceso dal palco dell’Ariston con un’attività di impresa – che
prima di salirci non aveva – avviata grazie alla Ferragni ma, soprattutto, grazie al
servizio pubblico radiotelevisivo. L’attività in questione è quella che, da questa mattina, il
popolare conduttore televisivo potrà intraprendere raccogliendo, direttamente o
indirettamente, investimenti pubblicitari almeno da diverse centinaia di migliaia di euro
l’anno sul proprio profilo Instagram. Ora direi che Amadeus, anche quale direttore
artistico del Festival, è già stato pagato adeguatamente – e giustamente – per la sua
prestazione professionale in forza di uno o più contratti con la Rai. E, quindi, la domanda
sorge spontanea: come deve essere inquadrato questo innegabile ulteriore beneficio
economico che il conduttore si è ritrovato nel proprio smartphone scendendo dal palco
dell’Ariston? Anche in questo caso, probabilmente, qualche approfondimento, sotto
profili diversi, potrebbe essere opportuno e necessario.
Il dubbio di fondo, la sottile linea rossa che unisce le diverse questioni sin qui sollevate è
questo: non è che per caso alla Rai, alla Ferragni, a Amadeus abbiano un po’ di
confusione in testa tra Internet e, in generale, l’ecosistema digitale, altra dimensione
ormai naturale della vita umana e i servizi commerciali che la popolano? Portare i primi
in televisione può essere cosa buona e giusta a condizione, sempre, di raccontarli in
maniera corretta, con le loro luci e ombre, promuovere uno specifico servizio
commerciale, peraltro in maniera decisamente poco equilibrata quasi che non ci fosse
vita senza averci dentro un profilo, lo è decisamente di meno anzi, personalmente, direi
che non lo è affatto.

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