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Emilio Salgari si uccise il 25 aprile del 1911, una mattina di sole: uscì dalla sua
casa di corso Casale 205 dopo aver salutato i figli, salì alla Madonna del Pilone
e da lì tagliò per i prati fino a una impervia radura schermata dagli alberi e
dagli arbusti, fermandosi ai limiti di un crepaccio. Con un rasoio si squarciò il
corpo e si tagliò la gola, poi precipitò nel burrone. Aveva lasciato tre lettere.
Una ai suoi editori, «a voi che vi siete arricchiti sulla mia pelle. Vi saluto
spezzando la penna». E le altre ai figli spiegando che la follia della mamma gli
aveva tolto tutte le energie e consumato il cuore. Senza più lui a proteggerla, il
medico decise il ricovero in manicomio per Ida. Lei aveva amato Emilio sino
alla pazzia e lui aveva amato lei sino alla morte.
Al bivio della vita, il destino ormai aveva preso la strada sbagliata. Ida passò il
resto dei suoi anni in manicomio e uscì nel 1922 solo il giorno prima della sua
morte, una domenica di sole come quelle che passavano seduti sui prati a fare il
picnic guardando Torino distesa sotto le colline. L’ultimo referto clinico è del
29 maggio 1922: la malata è molto triste e soffre per un carcinoma. Qualche
anno prima, nel 1914, aveva perso la figlia più grande, Fatima, uccisa ad appena
24 anni dalla tubercolosi. Quel dolore l’aveva piegata ancora di più assieme ai
ricordi. Non è giusto che finisca così un grande amore, aveva detto a suo marito
quando aveva tentato la prima volta di togliersi la vita con la spada. La notte,
prima di addormentarsi, lei gli chiedeva di raccontare come tutto era
cominciato. Emilio l’aveva vista a teatro e ne era rimasto folgorato: vergava
lettere d’amore come un pirata malese, dicendo che lei era la sua eroina. «Mi
ricordo che eravamo stretti insieme, ansanti, febbricitanti, entrambi deliranti
d’amore», le scrisse anche negli ultimi giorni per rammentare la loro prima
volta. Dopo la morte di Ida, questa storia tragica sembra non doversi fermare
più. Un altro figlio, Romero, finisce suicida come il padre, nel 1931, dopo aver
cercato di assassinare la moglie, il figlio Mimmo e il cognato. Nadir muore in un
incidente in moto nel 1957. E l’ultimo figlio superstite, Omar, si toglie anche lui
la vita, nel 1963.
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