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Ermes Ronchi 1 novembre

[...] Beato l’uomo, prima parola del primo salmo. Cui fa eco la prima parola del primo discorso di Gesù, sulla
montagna: Beati i poveri. Cosa significa beato, questo termine un po’ desueto e scolorito? La mente corre subito
a sinonimi quali: felice, contento, fortunato. Ma il termine non può essere compresso solo nel mondo delle
emozioni, impoverito a uno stato d’animo aleatorio.

Indica invece uno stato di vita, consolida la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità:
l’aspirazione alla gioia, all’amore, alla vita. Beati, ed è come dire: in piedi, in cammino, avanti, voi poveri (A.
Chouraqui), Dio cammina con voi; su, a schiena dritta, non arrendetevi, voi non violenti, siete il futuro della
terra; coraggio, alzati e getta via il mantello del lutto, tu che piangi; non lasciarti cadere le braccia, tu che
produci amore.

Profondità alla quale non arriverò mai, Vangelo che continua a stupirmi e a sfuggirmi, eppure da salvare a tutti i
costi; nostalgia prepotente di un mondo fatto di pace e sincerità, di giustizia e cuori puri, un tutt’altro modo di
essere vivi. Le beatitudini non sono un precetto in più o un nuovo comandamento, ma la bella notizia che Dio
regala gioia a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si farà carico della
sua felicità. Vostro è il regno: il Regno è dei poveri perché il Re si è fatto povero.

La terra è dei miti perché il potente si è fatto mite e umile. A questa terra, imbevuta di sangue (il sangue di tuo
fratello grida a me dal suolo), pianeta di tombe, chi regala futuro? Chi è più armato, più forte, più spietato? O
non invece il tessitore di pace, il non violento, il misericordioso, chi si prende cura?

La seconda dice: Beati quelli che sono nel pianto. La beatitudine più paradossale: lacrime e felicità mescolate
assieme, ma non perché Dio ami il dolore, ma nel dolore egli è con te. Un angelo misterioso annuncia a
chiunque piange: il Signore è con te. Dio è con te, nel riflesso più profondo delle tue lacrime per moltiplicare il
coraggio; in ogni tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza, argine alle tue paure.

Come per i discepoli colti di notte dalla burrasca sul lago, Lui è lì nella forza dei rematori che non si arrendono,
nelle braccia salde sulla barra del timone, negli occhi della vedetta che cercano l’aurora.

Gesù annuncia un Dio che non è imparziale, ha le mani impigliate nel folto della vita, ha un debole per i deboli,
incomincia dagli ultimi della fila, dai sotterranei della storia, ha scelto gli scarti del mondo per creare con loro
una storia che non avanzi per le vittorie dei più forti, ma per semine di giustizia e per raccolti di pace.
IL VUOTO DELLA NOSTRA E’ VITA CAUSATO DALLA MANCANZA DELLA MOVIDA?

Domenica 1 Novembre 2020 XXXI Domenica Tutti i Santi

Letture: Apocalisse 7,2–4.9–14; Salmo 23; Prima lettera di san Giovanni 3,1–3; Matteo 5,1–12a

Come ci mancherà quest’anno…a causa del covid come ci mancherà Hallowen e tutte le scemenze commerciali
(e non solo)
Già me li immagino i volti tristi dei nostri figlioli, poverini!
E poi c’è la festa di questa Domenica, indubbiamente fuori moda, poco eccitante!
Eppure dovrebbe essere una festa quotidiana, un pensiero ricorrente del cristiano.
In realtà, per essere sinceri, non ne sento quasi più parlare, in nessun luogo.
Chi la pensa più la SANTITA’?
E poi il famoso discorso della Montagna…un elenco di beatitudini che noi non augureremmo neppure al nostro
peggior nemico! Le beatitudini di Cristo sono in realtà delle dichiarazioni di infelicità per questo mondo. Chi
mai vuol piangere in questo mondo?
Chi ama essere perseguitato?
Chi vorrebbe essere insultato?
Sei mite in questo mondo ? E guarda come ti combinano.
E poi, c’è da ridere ai tempi d’oggi, chi mai vuol essere puro di cuore?
A cosa mai abbiamo ridotto la purezza dell’uomo e della donna!
Abbiamo persino paura di parlare di purezza nella sfera sessuale!
Già il primo versetto ci indica una direzione sbagliata, un controsenso per la nostra vita:
“Beati i poveri in spirito…” In tutta sincerità per la nostra società, quindi anche per noi, la povertà è una
maledizione vera e propria, su tutti i fronti!
Chi vuol essere povero?
Non mi riferisco solo economicamente ma in ogni senso: noi dobbiamo abbondare in tutto!
Nella salute, nel sesso, nelle imprese, nelle ricchezze, nel possesso, negli hobby…
Se potessimo programmare la nostra vita certamente elimineremmo la parola povertà.
Abbiamo riempito la nostra vita di aperitivi…ora che ne siamo privati, causa covid, ci stiamo chiedendo il
senso della nostra vita senza la movida!
C’è chi scende in piazza per ribellarsi della malefica privazione!
C’è una povertà che noi uomini abbiamo, che spesso sentiamo e cerchiamo di allontanare ma rimane attaccata e
ben radicata in noi. La povertà è quel vuoto che noi cerchiamo di riempire con tutte le nostre forze in ogni
nostra azione quotidiana e che in modo inevitabile e sconvolgente risentiamo presente ancora in noi. La povertà
di spirito è accettare che quel vuoto che c’è in noi può essere riempito solo da Dio e non da una serata con il
bicchiere in mano. La povertà in spirito è l’umiltà, caratteristica prima dell’amore.
La povertà di spirito appartiene a chi sa che tutto viene da Dio e vive il suo tutto come un dono da condividere.
Se vogliamo capire questa festività della Chiesa, quindi anche nostra, dobbiamo iniziare con la prima
beatitudine. E’ il primo e vero passo dell’uomo libero, per questo Cristo pone questa Beatitudine come la porta
di tutte le altre.
Quanti pensieri ci siamo fatti della santità.
Abbiamo ridotto la santità al solo concetto miracolistico, speculandoci sopra come se dovessimo piazzare un
oggetto di tendenza. Così ci sono i Santi che vanno per la maggiore in un determinato periodo, di cui si parla
nelle trasmissioni televisive, su cui si scrivono decine di libri con centinaia di esperti e persone che hanno
conosciuto direttamente quel Santo o quell’amico dell’amico dell’amico che aveva parlato con il Santo in una
giornata di tanti anni fa.
E anche noi cristiani usciamo fuori dal vero pensiero di santità di Cristo e della Chiesa.
E anche noi cristiani iniziamo a spegnere la santità in noi e nel mondo.
Se esser Santi significasse fare miracoli la Chiesa oggi ci avrebbe presentato piuttosto un Vangelo con un bel
miracolo di Gesù! Ed invece la Chiesa ci prende per mano e ci porta alle Beatitudini di Cristo. Volete capire la
santità di un Santo?
E allora confrontate la sua vita terrena con le beatitudini.
Siete devoti di san Pio da Pietrelcina?
E allora confrontate la sua vita con le Beatitudini e vedete come la ritrovate vera, totalmente aderente al
Vangelo. Questa è la santità!
Ma c’è qualcosa di più…
La mia vita, la tua vita, è per la santità. Noi cristiani siamo chiamati a vivere le beatitudini nel mondo in cui
viviamo. No, non siamo chiamati ad attendere le ore serali per imbarcarci in una luccicante movida, ad imprese
mediatiche, a raccogliere consensi di folle per la nostra pur brillante loquela, a riempire registri parrocchiali, a
fare una lista lunga a fine celebrazione Eucaristica di tutte le iniziative che prendiamo per il gregge, ad
organizzare giochi per l’estate. Tutte queste cose sono banalmente secondarie rispetto alla nostra santità.
Questo tempo di covid ce lo sta dimostrando e alcuni si ostinano a non voler capire!
Tutte queste cose non valgono se la nostra vita non è di Cristo.
Tutti i giorni ascoltiamo notizie della vita politica e sociale che ci coinvolgono e che ci interrogano.
I cristiani nel mondo, nei consessi sociali che fine fanno?
La risposta è amara e tagliente. Si adeguano dimenticando Cristo e la propria identità cristiana.
Se nella vita di tutti i giorni non respingiamo apertamente il male, la santità nel luogo dove siamo stati inviati
dal Signore non si realizzerà mai!
Respingere il male significa pagare di tasca propria, con la propria vita, ricevendo persecuzioni.
Se sul posto di lavoro siamo dei ladri, e lo diventiamo anche solo assentandoci per andare a fare una qualsiasi
commissione personale, quel luogo non vedrà mai la Luce di Cristo.
Se nel mondo della politica fai una raccomandazione non sei di Cristo che allontanava persino i suoi discepoli
quando gli chiedevano qualcosa del genere!
Se nell’ambito del tuo servizio come ministro di Dio eserciti la tua influenza non secondo la volontà del
Vangelo non sei di Cristo che è venuto nel mondo per servire in modo trasparente senza dire
“io appartengo a…, io sono il Figlio di…” o io posseggo questo e quest’altro….
Se non sei fedele in famiglia non sei di Cristo.
Se ti fai le tue scappatelle sessuali, dicendoti che tanto oggi, fra un uomo ed una donna, è diventato tutto come
prendersi un caffè al bar, non sei di Cristo.
Se rubi evadendo le tasse non sei di Cristo che ha pagato la tassa per entrare persino nel tempio, che, dato che è
Figlio di Dio, è casa sua!
Se sei un datore di lavoro e risparmi sulla sicurezza sei un giuda nei confronti di uomini che si affidano a te e
che affidano a te anche le loro famiglie.
Se sei un medico e invece che curare porti la morte alla vita che nasce sei un novello Erode!

A questo punto c’è da fare una cosa semplice.


Smetterla di dirci bugie sulla Fede cristiana.
Iniziando a dare il nostro corpo alla Santità.
SANTO ANCHE TU!

Domenica 1 Novembre 2020 XXXI Domenica Tutti i Santi

Letture: Apocalisse 7,2–4.9–14; Salmo 23; Prima lettera di san Giovanni 3,1–3; Matteo 5,1–12a

La cosa che più mi colpiva da ragazzo quando guardavo l’immagine dei santi era …l’aureola.

Luminosa, pareva proprio bella. Anche quando guardavo il presepe capivo con facilità chi era San Giuseppe
perché era diverso da tutti gli altri personaggi.
No, non solo perché aveva il bastone in mano ed aveva un volto molto mite ma perché aveva una bella aureola,
appunto come i santi.
Lo piazzavo vicino a Gesù proprio perché portava quella luce in testa.
Poi, sapete com’è, sono cresciuto e ho dimenticato l’aureola dei santi e quando li penso e li “disturbo” lo faccio
sempre perché si adoperino per un miracolo.
E poi, e poi, e poi c’è il Vangelo di questa Domenica chiamata di tutti i Santi.
Leggendolo sono rimasto un po’ deluso:
Mi aspettavo un Vangelo dove Gesù facesse un miracolo importante.
Una moltiplicazione dei pani, o la risurrezione di Lazzaro, o quando ha riportato in vita il figlio unico di una
madre vedova.
Insomma, diciamo la verità, i santi devono fare i miracoli, altrimenti che santi sono?
Che cosa mai può centrare la santità con quelli che piangono, con quelli che sono perseguitati, con quelli che
sono miti, con i poveri in spirito, con i puri di cuori…
Già, perché la Chiesa oggi, festa di tutti i Santi, ci presenta il brano del Vangelo delle Beatitudini?
E poi, ad esser sinceri, queste beatitudini non ci sembrano molto beate…
Ad una persona che ci è antipatica potremmo augurare proprio le beatitudini.
Poverini che siamo diventati!
Abbiamo confuso la santità con i miracoli!
Pensiamo ai santi e pensiamo ai miracoli e non abbiamo capito niente dei Santi e cosa peggiore non sentiamo la
santità come qualcosa che può entrare nella nostra vita!
Sì, ragazzi se non lo avete capito questa Domenica è la festa di tutti i cristiani!
Essere cristiani significa vivere santamente.
No, non facendo i miracoli.
Ma rinunziando in primo luogo al male, ad ogni genere di peccato
Se conosciamo bene la vita di qualche santo ci accorgeremmo che quello che li ha resi santi non sono stati i
miracoli ma la vita!
Qualche esempio?
San Francesco d’Assisi che ha rinunciato ai beni di questo mondo in modo totale, ha rinunciato ad ogni forma
di violenza sempre, ha visto la Presenza di Dio come un dono in ogni evento, anche nella morte che chiamava
“sorella nostra morte corporale”.
San Pio da Pietrelcina?
Ha combattuto contro il male, ha accettato anche delle ingiustizie per obbedienza, senza mai fare scandalo per
l’unità della Chiesa, ha donato tutto quanto aveva e riceveva per il bene del prossimo, era sincero e diceva
sempre la verità senza mai fare preferenze dio persone, era davvero un servo di Dio in tutto.
Ragazzi è importante capire questo: Anche noi siamo chiamati alla santità semplicemente vivendo tutto quello
che facciamo per Gesù.
Sei un amico?
E vivi l’amicizia in Cristo, in modo leale, senza violenza e furbizie.
Sei a divertirti?
E vivi la gioia senza farti del male e senza far del male a nessuno, cercando il divertimento nel dono dello stare
insieme rispettando il prossimo.
Sei in famiglia?
E vivi la famiglia come il dono più grande che Dio ha fatto a te e al mondo.
Vivi il dono dell’avere fratelli e sorelle nella generosità.
Vivi il rapporto con il tuo corpo nella purezza, nel rispettare ogni parte del tuo corpo come un luogo dove Dio è
presente.
Rispetta anche il corpo della persona verso la quale senti affetto, rispetta il progetto d’amore che Dio ha per te
come futuro papà o mamma.
Hai un amico che non “marcia” bene, che cerca e fa cose proibite?
E abbi il coraggio di dire la verità sul male che fa e sui rischi che corre e non unirti mai nel male che fa.
Alla luce di quanto detto possiamo capire perché la Chiesa quando ci parla di Santi ci parla delle Beatitudini,
della vita non secondo il piacere che viene dal mondo, ma della vita vissuta in Cristo.
Ora capiamo che i Santi da festeggiare siamo noi quando Cristo vive in noi.
Ora capiamo e capisco che quell’aureola in testa ai Santi rappresenta la Luce di Cristo nella nostra mente in
tutte le azioni che viviamo ogni giorno!
Ora, scusa, voglio farti una domanda…
Ma quante volte al giorno dimentichi che hai l’aureola, cioè che Cristo vive in te?
La santità cerca una casa: il mio e il tuo corpo…

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