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2 Domenica del Tempo di Avvento – Anno A:

Mt. 3, 1-12

Questi’8 di dicembre dovremo fare il presepio e anche l’albero di Natale. Tanto il presepio come l’albero
hanno un loro significato. Mentre il presepio riporta alla scena della nascita di Gesù, l’albero è un richiamo
al nostro modo di vivere questo tempo. L’albero simboleggia la nostra vita che deve produrre dei frutti (le
palline). Come dice un versetto del Vangelo “dai loro frutti li riconosceranno”. È così come la fede viene
vissuta, è destinata a produrre frutti.

Oggi il vangelo parla di Giovanni Battista che chiama alla conversione portando frutti d’una vita nuova:
“Fate dunque frutti degni di conversione…” Fare frutti, la fede non è un pensiero astratto, ma è rivolta alla
concretezza della nostra vita.

Vi parlerò di tre frutti che l’albero della nostra vita deve produrre:

1) Pace: La pace è un frutto d’essere in armonia con Dio, con gli altri con se stesso. Vi propongo in questo
tempo d’Avvento di fare pace con gli altri. Alcuni si pensavano che la guerra è un mezzo per ottenere la
pace, come diceva Cesare Augusto la pace si ottiene “riportando vittorie” e così arrivare alla Pax Romana.

Vi racconto una storia. Vagabondando qua e là, un grosso cane finì in una stanza in cui le pareti erano dei
grandi specchi. Così si vide improvvisamente circondato da cani. Si infuriò, cominciò a digrignare i denti e a
ringhiare. Tutti i cani delle pareti, naturalmente fecero altrettanto, scoprendo le loro minacciose zanne. Il
cane cominciò a girare vorticosamente su se stesso per difendersi contro gli attaccanti, poi latrando
rabbiosamente si scagliò contro uno dei suoi presunti assalitori. Finì a terra tramortito e sanguinante per il
tremendo urto contro lo specchio… Avesse scodinzolato in modo amichevole una sola volta, tutti i cani degli
specchi l’avrebbero ricambiato. Colui che genera pace trova pace, mentre che colui che genera

Una concretizzazione. Io non posso far venire da solo la pace in quella parte del mondo ove c’è attualmente
la guerra, posso però farla venire a casa mia. “Ai suoi giorni abbonderà la pace”.Una maniera molto
concreta di sempre trovare i punti di unione con ogni persona, e non fare quello che è molto umano però
che non ci permette di vivere in pace con gli altri. Farsi questa domanda: Cosa abbiamo in comune?.

2) Speranza: è una energico ottimismo sopranaturale, quello che San Paolo chiama speranza: “in virtù della
perseveranza e della consolazione che vengono della Scrittura teniamo viva la speranza”. Noi viviamo della
speranza, quando la persona perde la speranza, è in grave pericolo. Cicerone diceva: “Finché c’è speranza
c’è vita”

L’opposto alla speranza è lo scoraggiamento e il pessimismo. Questo ci paralizza e non ci lascia cambiare.
Ma come facciamo per vincere questo cinismo dello scoraggiamento?

C’è solo due strada: non lamentarsi.


Ci sono molte cose sbagliate nel mondo, nella Chiesa e in noi, ma lamentandoci non risolviamo niente.
Essere un cristiano con speranza significa fare diventare le nostre lamentele in progetti, come diceva un
sacerdote amico: “A ogni problema, una soluzione”.

3) Allegria: Dice l’Apostolo Paolo. “Siete sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto siete lieti [… ] Non
angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere
suppliche e ringraziamenti”. Non è qualsiasi gioia ma è la gioia del Signore di colui che riconosce tutti i
benefici che vengono dal Signore. La vanità produce una grande tristezza e vuoto. Evitare in questo tempo
di affannarsi con i regali, vivere la gioia più importante saper vedere la mano di Dio nella mia vita.

Tra i primi testi cristiani, il Pastore di Erma ci regala questa stupenda pagina: "Caccia da te la tristezza
perché è sorella del dubbio e dell’ira. Tu sei un uomo senza discernimento se non giungi a capire che la
tristezza è la più malvagia di tutte le passioni e dannosissima ai servi di Dio: essa rovina l’uomo e caccia da
lui lo Spirito Santo... Armati di gioia, che è sempre grata ed accetta a Dio, e deliziati in essa. L’uomo allegro
fa il bene, pensa il bene ed evita più che può la tristezza. L’uomo triste, invece, opera sempre il male, prima
di tutto perché contrista lo Spirito Santo."

Che questo tempo d’Avvento possiamo dare frutto in abondonza: frutti di pace, frutti si speranza e frutti di
gioia.

Finisco con la famosa preghiera di San Francesco d’Assisi che può essere un riassunto dello Spirito di
questo tempo:

Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace.


Dove c’è l’odio, fa’ che io porti l’amore. Dove è offesa, ch’io porti il perdono.
Dove è discordia, ch’io porti l’unione. Dove è dubbio, ch’io porti la fede.
Dove è errore, ch’io porti la verità. Dove è disperazione, ch’io porti la speranza.
Dov’è tristezza, ch’io porti la gioia. Dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Maestro, fa’ che io non cerchi tanto: ad essere consolato, quanto a consolare.
Ad essere compreso, quanto a comprendere. Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna.
(Francesco d’Assisi)

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