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Tutti i Santi 1 novembre

2022

Semplicemente cristiani

Già ci appare difficile l’essere cristiani oggi, al punto che parlare di santità
sfiora l’impossibile, così che nessuno prende in seria considerazione di
diventarlo davvero.
Ma se fosse proprio questa la santità? Ovvero essere semplicemente
cristiani? Con la pagina delle Beatitudini Gesù dice cosa significa essere
santi, in cosa consiste essere cristiani. Non sono due cose distinte, sono la
stessa cosa, al punto che alla domanda: Come si fa per essere un buon
cristiano? la risposta quella semplice, non è dire: colui che va in chiesa,
chi va a messa… ma è dire: colui che vive le Beatitudini, nella sua realtà,
nelle condizioni che la vita gli presenta.
Se noi guardiamo e ascoltiamo le Beatitudini come il ritratto di Cristo,
come il suo documento d’identità, allora noi che ci diciamo e siamo
cristiani, abbiamo questa responsabilità nel mondo di far trasparire il
volto di Gesù nella quotidianità della nostra vita.
Come scrive papa Francesco: Per essere santi non è necessario essere
vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione
di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di
mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto
tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi
vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle
occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova.
Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua
donazione.
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua
moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa.
Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo
lavoro al servizio dei fratelli.
Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai
bambini a seguire Gesù.
Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando
ai tuoi interessi personali (Gaudete et exsultate, 14).
La festa di oggi è dunque la festa dei santi senza aureola, la festa delle
persone normali che sono capaci di immettere nella vita quotidiana, nella
trama faticosa dei giorni, fatta di doppiezze, di falsità, di ipocrisie, di
pettegolezzi, di interessi…. Ecco immettere in questa realtà così caotica e
complessa non qualcosa di sacro, ma di santo.
C’è oggi una ripresa del sacro che si chiama occultismo, esoterismo,
irrazionalismo, magia e superstizione… ma il discepolo di Cristo non è in
possesso di poteri occulti e segreti. Non è questa la nostra missione.
Il sacro è una proprietà che noi umani diamo alle cose: a luoghi delimitati,
a oggetti destinati al culto, a sacerdoti che pagano la separazione dalla
collettività con il privilegio di essere insostituibili intermediari col divino…
così che il sacrilegio è precisamente la violazione dell’intoccabilità del
sacro che viene profanato, quando è macchiato da qualcosa di profano.
Gesù non ha alimentato affatto queste tendenze che sono tipicamente
religiose, cioè separano la vita e il divino, segnano le distanze tra l’umano
e lo spirituale e diventano centri di potere con dominatori e schiavi. Anzi il
Signore ha unito in sé, con la sua vita ha realizzato un’unità profonda
delle cose, dell’umano e del divino, del concreto e dello spirituale.
Ed è questa la nostra missione di santità, vale a dire essere
semplicemente cristiani. Tradotto in termini feriali significa chiedere allo
Spirito santo che cosa Gesù si attende da te in ogni momento della vita e
in ogni scelta, in ogni azione che dobbiamo fare.
Non abbiamo super poteri o corsie preferenziali, tantomeno coltiviamo
energie segrete, né siamo stregoni che collegano mondi occulti… quale
ingenuità si nasconde in questi atteggiamenti! Quanta violenza esprimono
e quanta sofferenza causano! La santità del Vangelo è quella di concepire
la nostra vita come una missione in cui facendo con amore quel che ci è
richiesto dalla nostra quotidianità, possiamo essere riflesso di Gesù,
sapendo di andare controcorrente, consapevoli di essere profezia.
Il mondo dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre
giovane e forte, godere di fama e di successo.
Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico – e questa è la
dimensione profetica della santità –: la vera pienezza di vita si raggiunge
seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra
povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a
Dio. Chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a
Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé
stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia.
Le Beatitudini, allora, il vivere da cristiani è profezia di un’umanità nuova,
di un modo nuovo di vivere: farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di
emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare
la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la
giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza,
ingiustizie e disuguaglianze.
La santità è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa
profezia che rivoluziona il mondo. Allora possiamo chiederci: io
testimonio la profezia di Gesù? Esprimo lo spirito profetico che ho
ricevuto nel Battesimo? O mi adeguo alle comodità della vita e alla mia
pigrizia, pensando che tutto vada bene se va bene a me? Porto nel mondo
la novità gioiosa della profezia di Gesù o le solite lamentele per quello che
non va? Domande che ci farà bene farci per essere semplicemente
cristiani.
(Mt 5, 1-12)

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