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Quando si esegue la musica per liuto con la chitarra, si crea un "ambiente" sonoro del tutto diverso.

La chitarra non è il liuto. Quindi, non serve porsi obiettivi di fedeltà al mondo sonoro liutistico:
adottando la chitarra, lo si abbandona per sempre.

Conviene invece ricollocare le musiche nel loro nuovo ambiente sonoro, adoperando al meglio le
risorse che questo offre. Il capostasto va bene se si adopera una chitarra ad otto o più corde: anche
elevando la tessitura dello strumento, il basso rimane sempre ben rappresentato. Con una chitarra a
sei corde, adoperando il capotasto si rischia di "appendere" la tessitura a un "soffitto" troppo
elevato, impoverendo il basso: bisogna giudicare se il carattere di ogni singolo pezzo ne risulta
valorizzato o, al contrario, compromesso. Nel caso di un autore "leggero" qual è Pietro Paulo
Borrono, non credo che il brano rischi di diventare troppo canterino: non era un compositore
profondo, ma solo piacevole. Con un Dowland, le cose cambiano: tirar su la chitarra esacorde di
una terza in una fantasia di Dowland è un rischio che io non correrei.

Il liuto ha bisogno di sgranare gli accordi, perché il placcato del liuto, come quello del
clavicembalo, è poco estetico. La chitarra può placcare e arpeggiare, quindi si decide caso per caso:
in fine di frase l'accordo arpeggiato sta bene, nelle successioni a tre o quattro voci nel corpo della
frase in genere è meglio placcare (si tratta di contrappunto, non di accordi), ma qualche volta,
sgranando, si può dare rilievo a una voce...

Per il fraseggio, non se ne può parlare: ci sono tante risorse, e adoperarle a modo è ars longa (vita
brevis).

dralig

Nessuno ha espresso giudizi di valore sull'opera di Pietro Paulo Borrono: da parte mia, c'è stata
invece un'individuazione del carattere delle sue opere, indubbiamente leggero, ma non per questo
disprezzabile. Borrono era legato alla canzone e alla danza, e il suo contrappunto non è nemmeno
da lontano paragonabile a quello - per parlare di un altro italiano - Francesco da Milano. Questo
divario si manifestava in una società, qual era quella italiana del secolo XVI, in cui era netta la
separazione tra la musica colta e la musica popolare: Francesco da Milano non scrive canzoni e
danze, e Borrono è invece un compositore legato alla musica popolare: tutto lì. In una società qual
era quella inglese, strutturata socialmente e culturalmente in modo diverso, possiamo vedere
nell'opera di un Dowland l'elemento colto e l'elemento popolare fondersi in un'unità.

L'interpretazione inizia con l'individuazione dei caratteri della musica, non implica l'emissione di
sentenze, esige la comprensione dell'essenza della musica. Quella di Borrono è musica "leggera", e
l'aggettivo non è in sé, né per l'uso che qui ne è stato fatto, sinonimo di "deteriore". Ci sono
esponenti della musica leggera del Novecento sicuramente più meritevoli di certi compositori di
musica "colta": questo non toglie che, parlando di Frank Sinatra, sia giusto definire i suoi dischi
"musica leggera", no?

dralig

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