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03 MAR

2021

Anno n.7

Ossigenoterapia iperbarica (OTI) e Covid-19 Il meccanismo dello stress non ha solo una funzione
difensiva
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Tifo e violenza: un’analisi psicosociale Cartella medica incompleta? Non può tradursi in un
danno per il paziente
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MEDICINA IPERBARICA
Ossigenoterapia iperbarica (OTI) e Covid-19
Dott. Ferruccio Di Donato
Pag. 9

SOCIOLOGIA
Tifo e violenza: un’analisi psicosociale
Dott.ssa Annamaria Venere
Pag. 17

PSICOLOGIA
Il meccanismo dello stress non ha solo una funzione difensiva
Dott. Massimo Agnoletti
Pag. 21

DIRITTO SANITARIO
Cartella medica incompleta? Non può tradursi in un danno
per il paziente
Avv. Angelo Russo
Pag. 29
SOCIOLOGIA
Tifo e violenza: un’analisi
psicosociale

L
a relazione psicosociale tra tifo e violenza è
purtroppo una delle più frequenti e conosciute
in ambito sportivo. Secondo Simons & Taylor
(1992) la violenza all’interno del tifo sportivo,
in particolare nel mondo del calcio, può essere
definita come l’insieme di quei comportamenti messi in
atto a scopo distruttivo o ingiurioso durante un evento
sportivo da spettatori di parte, che possono essere causati
da fattori personali, sociali, economici o di competizione.
Partendo da questa definizione, possiamo dire che,
in ambito psicologico, sono state ipotizzate una serie di
motivazioni inerenti le cause di questa stretta e frequente
Dott.ssa Annamaria Venere relazione tra tifo e violenza. Capire perché un comporta-
Sociologa Sanitaria mento del genere si mantiene nel tempo, infatti, permette
Criminologa Forense non solo di comprenderlo sotto un profilo scientifico e
Socio AICIS (Associazione Criminologi conoscitivo, ma anche e soprattutto di prevenirlo da un
per l'Investigazione e la Sicurezza)
punto di vista psicosociale.
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annamariavenere.it Tifo e violenza: la prospettiva
psicosociale

Come anticipato, il fenomeno della violenza all’interno de-


gli stadi fa rimando a una serie di fattori causali che pos-
sono essere trovati all’interno della società, nella cultura
di riferimento o nell’appartenenza a un gruppo. In termini
psicosociali, il comportamento violento del tifo sportivo è
visto come un rituale, o come l’esito di meccanismi inconsci
della persona che cerca di manifestare il proprio desiderio
di affermazione identitaria, attraverso l’esasperazione della
competitività e la differenziazione dagli altri (le tifoserie
opposte). Cosa che magari, all’interno della società, non è
riuscito a fare per una serie motivazioni e frustrazioni psi-
cologiche che possono essere di tipo familiare, lavorativo o
sociale in generale (Maniglio, 2006).

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I comportamenti di violenza nel tifo, quindi, sono La dimensione gruppale nel
orientati a uno scopo preciso: quello di autoaffer-
mazione identitaria dell’individuo (Castrelfranchi e
tifo violento: gli ultrà
Miceli, 2002).
Stiamo parlando di un processo che spinge l’indi- All’interno del gruppo si generano dei meccanismi in-
viduo a identificarsi in modo estremo con la propria consci psicosociali che portano un soggetto ad assu-
squadra, probabilmente poiché manca egli stesso di una mere e giustificare comportamenti che individualmente
sua identità psicosociale precostituita. L’identificazione non compierebbe, poiché non accettati sotto un profilo
estrema con propri beniamini gli permette così, grazie morale. I fenomeni gruppali, in un certo senso, giustifi-
al supporto indiretto del gruppo di tifosi di cui fa parte, cano la violenza.
di non sentire questo vuoto interiore, anche a costo di Nel nostro caso, il gruppo di tifosi violenti è assimi-
manifestare comportamenti estremi e violenti (Bianco, lato spesso agli ultrà.
2007). Nell’ambito del tifo violento, tale ricerca di au- A differenza dei semplici tifosi, il “modello ultrà”
toaffermazione identitaria, assume ancora più senso e si caratterizza per una continua ricerca di differenzia-
sicurezza, poiché la componente intenzionale dell’indi- zione e di competizione estrema con le tifoserie concor-
viduo è “protetta” dallo stesso gruppo di cui fa par- renti. Gli ultrà più che alla partita in sé, infatti, sono
te (una precisa tifoseria o gli ultrà), che gli garantisce interessati ai riti e alle pratiche del tifo, con ostilità e
anonimato e assenza di responsabilità diretta dei propri freddezza. Il tifo non serve, peraltro, solo per aiutare
comportamenti. la propria squadra a vincere, ma anche per intimidire e

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aggredire la tifoseria avversaria. In ambito sportivo, gli La prevenzione sociale del
ultrà rappresentano in genere il gruppo di riferimento
che consente al singolo soggetto di esprimere con sicu-
tifo violento
rezza la propria autoaffermazione identitaria di cui so-
pra o, in alcuni casi, la propria rabbia sociale (Balestri Le ragioni sopra esposte, alla base della violenza degli
& Viganò, 2004). stadi, ammettono il fenomeno gruppale come valore
All’interno di contesti festosi e momenti di aggrega- esplicativo nel processo identitario di un individuo so-
zione collettiva come gli stadi, d’altronde, gli individui cialmente fragile. Di conseguenza, l’oscuramento dell’in-
si liberano dalla propria maschera sociale per identifi- dividualità a favore dell’identità di gruppo, fa riemergere
carsi con gli scopi del gruppo di cui fanno parte. Gli ul- il ruolo della motivazione individuale nel riappropriarsi
trà, essendo caratterizzati da competizione, aggressività delle responsabilità frammentate di origine sociale ed
e autoaffermazione identitaria, in questa costante ricer- etica (Bianco, 2007).
ca di autoaffermazione personale, finiscono per essere il Per la prevenzione sociale del tifo violento, pertanto,
campo sociale prediletto per manifestazioni inelaborate più che agire sul fenomeno gruppale in sé, attraverso
di rabbia e violenza degli individui (Russo, 2016). metodi punitivi o coercitivi che non farebbero altro che
inasprire le stesse rabbie sociali portate alla luce dal tifo
violento, occorre agire sul singolo individuo. In partico-
lare, identificare le ragioni psicologiche e sociali e alla
base della rabbia e intervenire con strategie di riaffer-
mazione dell’identità individuale.
Alcuni parlano, a tal proposito, di “strategie psico-
sociali dell’esistere” (Bianco, 2007). Ricondurre, in altre
parole, la violenza nei binari dell’eticità e della responsa-
bilità, agendo sul singolo individuo e sulle motivazioni
inconsce che lo spingono a mettere in atto comportamen-
ti violenti (Bianco, 2007).

Bibliografia

Balestri, C., Viganò, G. (2004). Gli ultrà: origini, storia e svi-


luppi recenti di un mondo ribelle, Quaderni di Sociologia, 34.

Bianco, F. (2007). Violenza senza limiti: l’onnipotenza di


gruppo e la violenza negli stadi, Psychofenia, X, 16.

Castelfranchi, C., Miceli, M. (2002). Architettura della men-


te: scopi, conoscenze e loro dinamica, Bollati Boringhieri,
Torino.

Maniglio, R. (2006). Tifosi e ultras: un modello cognitivo del


tifo e della violenza, Cognitivismo Clinico, 3, 1.

Russo, A. (2016). Identità e rappresentazione sociale delle ti-


foserie/ultras: un’analisi sociologica, Rivista di Criminologia,
Vittimologia e Sicurezza, X, 1.

Simons, Y, Taylor, J. (1992). A psychosocial model of fan vio-


lence in sports, International Journal of Sport Psychology, 23.

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