Indice
I NDICE
Linfluenza sociale.................................................7
Linfluenza come suggestione e come
persuasione........................................................ 15
Le origini della psicologia dellinfluenza ed il
paradigma della suggestione ............................. 19
La persuasione: paradigma e dinamiche ............ 28
La persuasione: orientamenti teorici
Indice
Bibliografia ..546
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Un esempio costituito dallevoluzione delle strategie della comunicazione pubblicitaria. Lincremento della competizione tra i prodotti e tra i
comunicati pubblicitari stessi, tipica di questa fase epocale, produce una
spiccata propensione ad elevare il livello dei richiami sessuali.
Levoluzione dei prodotti e la competizione degli strumenti, dunque, si
accompagnano a forme di richiamo che si potrebbero per alcuni aspetti
definire regressive: si tratta di richiami che in realt non sono regressivi
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culture ci
forniscono
unulteriore
conferma
dellinfluenza che implicita nei processi relazionali,
ovvero nelle dinamiche interpersonali, gruppali e
comunitarie. Linfluenza sociale sempre e comunque ispirata dalle forze biologiche e dalle pressioni
culturali di cui ciascun individuo sociale portatore
ed interprete.
proprio la considerazione dellenorme pressione
che esercitano sugli esseri umani le forze biologiche
e le forze socioculturali che porta immediatamente
a fronteggiare la prima questione critica su ci che
potrebbe porsi nellinterpretazione dellinfluenza sociale: quella di un processo che costringe gli esseri
umani a rispondere deterministicamente a impulsi
interni o stimoli esterni che ne modellano le risultanti comportamentali.
Questa non certamente unidea recente, emersa
in modo definito nel corpo della visione psicoanalitica di Sigmund Freud (1856-1939) con Il disagio
della civilt (1929).
In effetti, quellidea maturava nellambito di una
concezione sacrificale della societ, coerente con le
caratteristiche proprie della cultura vittoriana da cui
lanalisi freudiana prendeva le mosse. Gli istinti e le
pressioni biologiche da un lato e le regole della civilt agirebbero in forma contrastante e conflittuale
per lindividuo, generando nevrosi ed infelicit individuali a vantaggio del corpo sociale, nellinteresse
della societ come sistema sovraordinato. Se
luomo contemporaneo il dio-protesi che , come
lo definisce lo stesso Freud, egli tale per la rispo-
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linfluenza sociale riguardata alla luce di due paradigmi fondamentali: il paradigma della suggestione
ed il paradigma della persuasione. Consideriamoli.
Suggestione generalmente inteso come il processo per il quale gli individui sono portati ad accettare
in modo arbitrario (in assenza di convenienti basi
logiche) opinioni, valutazioni e scelte senza tener
conto delle loro qualit (in modo sostanzialmente
cieco ed acritico). Con il termine persuasione ci si riferisce, invece, al processo attraverso cui si convince una persona ad adottare, e a fare quindi suoi,
certi valori, certe credenze, opinioni e atteggiamenti.
I due paradigmi, della suggestione e della persuasione, sono il prodotto di differenti orientamenti interpretativi dellinfluenza e della natura stessa del
comportamento sociale umano, per quel che attiene
alla diversa enfasi posta sui processi psicologici
fondamentali che sembrano regolarlo: il primo, evidentemente, meno caratterizzato cognitivamente
ed essenzialmente riconducibile a componenti emotive (il pi delle volte viste come irrazionali); il secondo, come espressione di unistanza cartesiana, e
di tutto ci che discende dalla concezione delluomo
sapiens-sapiens come detentore della logica razionale.
La distinzione tra i due paradigmi ha un suo chiaro
rilievo se si considerano la complessiva evoluzione
della psicologia sociale ed il ruolo guida assunto nei
diversi periodi da quelle scuole e correnti che privilegiano lo studio del comportamento, delle perce-
zioni, delle cognizioni, delle emozioni anche in termini di maggiore o minore reciproca integrazione.
Per lungo tempo si sostenuta una concezione
suggestiva dellinfluenza e, comunque, una concezione dellinfluenza in cui il soggetto essenzialmente mero bersaglio, target; successivamente, in
particolare con lavvento del cognitivismo, si ipervalutata la capacit elaborativa, ripudiando o marginalizzando quelle interpretazioni che svalorizzavano la capacit dellindividuo di interpretare compiutamente le condizioni ambientali e le relazioni sociali, anche in termini di strategie ed obiettivi.
Dalle origini della psicologia sociale, tra la fine
dellottocento e linizio del novecento, agli anni 30,
appare dominante il paradigma della suggestione
mentre il periodo successivo, in particolare tra gli
anni 50 e 70, appare caratterizzato dallenfasi sul
processo della persuasione. Pi recentemente, in
letteratura, dagli anni 80 in poi si affermata la ricerca di modelli in grado di rendere contestualmente conto di processi razionali e dinamiche emozionali, cos come avviene nel pi noto di questi modelli
che il modello della probabilit di elaborazione di
Petty e Cacioppo.5
Certo non vale pi unidea dellinfluenza come processo deterministico, n quello di uno spazio svincolato dalle reciproche pressioni, quasi che la societ fosse il luogo delle libert e della pura espressivi5
Petty R.E. & Cacioppo J.T. [1986], The Elaboration Likelihood Model
of Persuasion. In: Berkowitz L. (ed.), Advances in experimental social
psychology, vol. V, Academic Press, New York 1970.
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Smiraglia S., Dominio. Psicologia sociale della societ industriale, Ptron, Bologna 1993.
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Fondamentale il contributo interpretativo psicoanalitico, riconducibile al periodo 1888-92 degli scritti su Ipnotismo e suggestione di S. Freud,
Opere, vol. I, Boringhieri, Torino 1980; pp.69-138
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teplici variabili, anche storiche e sociali. Con la persuasione, viene privilegiato lo studio delle differenze
individuali e dei fattori situazionali incidenti. In particolare, leffetto della persuasione analizzato
come anticipato - in termini di cambiamento di
atteggiamenti.
Si avanza anche la consapevolezza che la persuasione non produca necessariamente cambiamento
dellatteggiamento, ma anche resistenze ed opposizione allinfluenza. Questo mutamento di prospettiva sicuramente sostenuto dallaffermazione graduale della concezione cognitivista che guarda
all'individuo come ad un soggetto attivo e capace di
autodeterminazione, che agisce in conseguenza di
processi di elaborazione degli stimoli.
Dal punto di vista critico-storico la persuasione un
processo politically correct, inquadrabile in una logica di affermazione dei sistemi di governo democratici perch, nel contesto delle relazioni sociali, non
comporta lannullamento dei fondamenti della libert ed autonomia del giudizio personale. La persuasione
rende,
dunque,
compatibile
lidea
dellinfluenza sociale e della libert personale. Ma
poi realmente cos? plausibile la mera assimilazione della suggestione come processo storicamente
peculiare dei sistemi autoritari e la persuasione come modo dellinfluenza proprio delle societ democratiche?
In effetti, molta parte dei processi persuasivi, come
noi li conosciamo, racchiudono ed utilizzano strategie di tipo suggestivo che tendono ad essere comu-
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nemente privilegiate semplicemente perch pi efficaci ed economiche se si vuole tenere conto del
fatto che, nella nostra societ della comunicazione
di massa, lattivazione di una qualsiasi campagna
tesa ad influenzare un pubblico esteso ha un costo
economico molto rilevante.
In generale, della persuasione si pu assumere una
concezione unidirezionale riferendoci ad essa come
ad un processo ad una via, oppure una concezione
transazionale. In tal caso la persuasione vista come un processo di reciproca influenza tra le parti in
base ad un modello circolare che prevede retroazioni (feedback).
Nel caso della concezione unidirezionale, il messaggio rappresentato da un proiettile magico, rivolto
verso la persona selezionata come bersaglio. I messaggi come proiettili colpiscono il ricevente e producono un effetto dipendente dalle caratteristiche
del proiettile stesso. Allorch il proiettile penetra
nel bersaglio, il ricevente pu solo subire i cambiamenti voluti dalla fonte.
appena necessario sottolineare che questa interpretazione appartiene alla prima fase degli studi sulle comunicazioni di massa, periodo in cui si sovrapponevano lidea ottocentesca della folla come entit
irrazionale, gregaria e dunque significativamente
manipolabile e quella della potenza incondizionata
dei nuovi strumenti della comunicazione, sostanzialmente in mano al potere costituito.
Interpretando la persuasione come transazione, si
assume invece che il ricevente di un messaggio
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Klapper J. T., Gli effetti delle comunicazioni di massa , Etas Libri, Milano 1974.
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La sussistenza di una relazione diretta tra atteggiamento e comportamento controversa. Gli atteggiamenti sono "invisibili", mentre il comportamento "visibile" e dunque pi direttamente valutabile dagli astanti. Anche per questo pu verificarsi
che noi possiamo credere una cosa e agire in modo
difforme. Ed in effetti sembra esserci una bassa
correlazione tra atteggiamenti e comportamento
nella pi parte delle situazioni della vita.
La probabilit di agire o non agire in accordo con un
atteggiamento dipendente in misura rilevante dalle circostanze in cui si manifesta lopportunit di azione e, in particolare, dipende dalla presenza o meno di altri significativi.
Intervengono sulla possibilit o meno di manifestare
il comportamento anche vincoli non sociali quali: difficolt personali, rischi economici, difficolt fisiche o
limiti di capacit nellazione, ecc..
La persuasione come autopersuasione. Per concludere questa parte del nostro discorso sulla dinamica
della persuasione come processo relazionale possiamo ricordare che valutare gli effetti della esposizione ad un messaggio persuasorio significa comprendere cosa passa per la mente di un individuo
quando anticipa, riceve o riflette sul messaggio
stesso (Petty, Ostrom e Brock, 1981). Questo modello teorico - similmente ad altri di taglio cognitivista - sostiene che quello del destinatario della comunicazione persuasiva un ruolo attivo, che il
soggetto mette in relazione il messaggio con le sue
proprie credenze e che in questa operazione vengo-
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La persuasione: orientamenti
teorici
Evoluzione dei paradigmi interpretativi
La comunicazione persuasiva stata inizialmente
studiata in stretto collegamento con il problema
della modificazione degli atteggiamenti, dando luogo tra gli anni 40 e 50, ad una mole poderosa di
ricerche e di analisi incentrate soprattutto sulle caratteristiche della fonte e sulle condizioni di processo che rendono possibile la persuasione.
Con gli anni successivi, viceversa, si affermano interpretazioni che sempre pi valorizzano il ruolo dei
processi cognitivi e la posizione essenziale della
persona che elabora il messaggio persuasivo. Il cuore del problema diventa ci che linterazione sociale
e ci che i contenuti informativi rappresentano per
la persona, per le sue strategie di adattamento
allambiente, nel contesto delle sue strategie di salvaguardia del s e della coerenza conoscitiva. La
persona non viene pi considerata il mero bersaglio
del
messaggio,
ricettacolo
di
strategie
dellinformazione, della propaganda e della pubblicit, incapace di difese, quanto piuttosto un autentico co-protagonista del processo persuasivo. Come
a dire: le persone scelgono di essere persuase perch la prospettiva cognitiva e comportamentale che
adottano risponde alle specifiche esigenze e motivazioni che le caratterizzano. Ancora: loggetto co-
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Lapproccio percettivo;
Lapproccio della risposta cognitiva.
Per lapproccio funzionalista, gli atteggiamenti sono
mezzi di adattamento all'ambiente, mediatori tra le
esigenze interne dell'organismo e lambiente esterno, con funzioni di valutazione degli oggetti, di accomodamento sociale e di risoluzione di problemi interni mediante la loro traduzione in azione.
Per comprendere meglio lapproccio funzionalista
degli atteggiamenti dobbiamo partire dal fatto che
la base motivazionale di un atteggiamento la chiave per comprendere il mutamento e la resistenza al
cambiamento: le comunicazioni che premono verso
il mutamento dellatteggiamento hanno diversi effetti
a
seconda
della
base
motivazionale
dellatteggiamento.
Per la teoria funzionalista il cambiamento degli atteggiamenti dipende dalla misura in cui la comunicazione persuasiva pertinente ai bisogni personali o
sociali del ricevente.
Lapproccio
generale
ad
una
teoria
dellatteggiamento
e
del
cambiamento
datteggiamento pu essere esemplificata dalla domanda formulata da Katz (1960), Katz e Stotland
(1959): Quali funzioni svolge per un individuo, un
determinato atteggiamento?
Gli atteggiamenti possono assolvere le seguenti
funzioni:1
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Katz, D. (1960) The functional approach to the study of attitudes, Public Opinion Quarterly, 24; pp. 163-204. Katz, D., & Stotland, E. A preliminary statement toward a theory of attitude structure and change. In
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funzione utilitaristica o adattiva, dunque strumentale al raggiungimento dei propri scopi nella prospettiva di massimizzare le proprie soddisfazioni e le risposte ai bisogni;
funzione espressiva, l'atteggiamento serve per
mantenere una immagine di s pi vicina a
quella desiderata ed a giustificare il proprio
comportamento. L'espressione di un atteggiamento pu essere vista come una opportunit per esplicitare le tensioni, o come mezzo
di autoaffermazione;
funzione di conoscenza o economica, basata
sul desiderio di avere una organizzazione cognitiva del reale chiara, coerente e dotata di
significato che permetta all'individuo di agire
in situazioni complesse e di avere un quadro di
riferimento stabile per dare ordine all'esperienza;
funzione di difesa dell'Ego, per proteggere la
persona dal conoscere realt spiacevoli su di
s o sul mondo esterno.
Le quattro funzioni si integrano perfettamente ai fini della comprensione della natura della comunicazione e delle circostanze per le quali un tentativo di
persuasione riesce o meno ad incidere sulla posizione di quello che le analisi di processo avevano identificato come il bersaglio. Le persone sono motivate a conoscere e ad accogliere informazioni che ri-
spondono alla duplice esigenza di significazione della realt ma anche di semplice organizzazione quotidiana; la comunicazione pu essere persuasiva se
soddisfa questo bisogno essenziale di migliore adattamento personale e sociale. Pi ancora, il nucleo
essenziale di riferimento valutativo dei contenuti
della comunicazione persuasiva sta nella rispondenza tra quei riferimenti e il bisogno di valorizzazione
formale e sostanziale dellIo. Non vi messaggio
che pu aspirare ad essere condiviso se incrina
lesigenza centrale per ogni individuo di autoreferenzialit, ovvero di sostegno allimmagine personale e di salvaguardia della propria organizzazione. In
questo senso la comunicazione riguarda sempre
processi che sono intimamente soggettivi, ancorati
al bisogno fondamentale di difesa di s pi che di
astratta trasmissione di contenuti oggettivi.
Linformazione, la conoscenza, la comprensione del
significato sono valori della persona e della societ
come insieme di soggetti reciprocamente orientati
verso obiettivi funzionali omologhi.
Da qui allapproccio della coerenza cognitiva, il passo breve. La difesa dellIo e dellorganizzazione
conoscitiva personale la premessa dellesigenza
cruciale della coerenza interna su cui poggiano i sistemi conoscitivi. Per lapproccio della coerenza cognitiva, l'ipotesi generale che tutte le componenti
dellatteggiamento si riflettano, collegate tra loro,
nel sistema cognitivo della persona e che sia legge
fondamentale del sistema la tendenza a mantenere
lequilibrio in forma di consonanza e coerenza.
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Questa impostazione produce due importanti corollari. Da un lato la comunicazione persuasiva impatta
i sistemi conoscitivi in termini di forte resistenza se
si pone come antagonistica rispetto alle posizioni
del soggetto a cui ci si rivolge. Analogamente a quel
che viene ipotizzato nella teoria funzionalista, ci
che minaccia la sopravvivenza di un sistema genera
resistenze
che
tendono
ad
immunizzare
linformazione antagonista. Per altro verso, il cambiamento risponde allesigenza di riequilibrio di un
sistema compromesso dal suo stesso disequilibrio.
La persuasione pu allora essere concepita come un
processo strategicamente simile a quello narratoci
da Omero nellIliade, attuato dallesercito acheo per
vincere la strenua resistenza degli abitanti di Troia.
La persuasione non richiede che siano abbattute le
mura della citt sotto assedio; necessario che un
piccolo nucleo antagonistico riesca a penetrare dentro le mura come fecero Ulisse e i suoi soldati nascosti nel ventre del cavallo votivo. necessario
che linformazione possa incunearsi nel sistema cognitivo per produrre un disequilibrio che attiver per
istanza del sistema cognitivo stesso modificazioni
tali da assicurare la coerenza con linformazione antagonistica. L'introduzione di uno squilibrio nel sistema cognitivo di un soggetto porterebbe ad una
modifica delle relazioni tra i vari elementi cognitivi
presenti e, dunque, allesigenza di ristabilire
lequilibrio e di ridurre la dissonanza mediante un
processo di ristrutturazione, che pu tradursi in una
modificazione di comportamento.
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Come regola generale si pu stabilire se c lequilibrio in una triade moltiplicando algebricamente i tre segni attitudinali. Se il prodotto positivo,
c lequilibrio; se negativo, c uno stato di squilibrio e si pronti a cambiare atteggiamento. I segni attitudinali sono il segno (+) ad indicare
gradimento, simpatia, preferenza, (-) ad indicare una relazione connotata
negativamente e (=) a significare incertezza o neutralit di orientamento
affettivo e cognitivo. Si veda Heider F. [1958], Psicologia delle relazioni
interpersonali, Il Mulino, Bologna 1972; pp.11-12.
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Festinger L. [1957], Teoria della dissonanza cognitiva, Franco Angeli,
Milano 1978.
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sar fortemente limitata la sua disponibilit ad accogliere come accettabili posizioni che noi definiremmo moderate. Lestremista non percepisce le
posizioni moderate come tali, perch ristretta, per
utilizzare la formulazione di Sherif, la regione del
non coinvolgimento ovvero lestensione delle posizioni a cui egli indifferente. Sicch tipicamente
lestremista o fondamentalista tende a percepire
meno sottilmente la variet delle posizioni degli altri
e ad identificare soprattutto posizioni favorevoli o
avverse alla propria. Come dire: o stai con me o sei
un mio nemico.5
Nellambito dellapproccio della risposta cognitiva, il
fuoco relativo a come il ricevente risponde al
messaggio in termini di elaborazione cognitiva.
Questa prospettiva caratterizza in particolare i seguenti modelli:
il
modello
sequenziale
di
elaborazione
dellinformazione (McGuire);
il modello ELM della via centrale/via periferica
(Petty & Cacioppo);
il modello euristico/sistematico: HSM (Chaiken).
Per il paradigma dellelaborazione sequenziale
dell'informazione (McGuire, 1968) il cambiamento di
5
Sherif M., Hovland C. I., Social Judgement, Yale University Press, New
Haven 1961. Sherif M. and Sherif C. W., Attitudes as the individuals
own categories: The social-judgment approach to attitude and attitude
change. In Sherif C. W. and Sherif M. (eds.), Attitude, ego-involvement
and change, Wiley, New York 1967. Anche in Sherif M. [1936], L'interazione sociale, Il Mulino, Bologna 1972.
McGuire W. J., Personality and attitude change: An information processing theory. In Greenwald A. G., Brock T. C., and Ostrom T. M.
(eds.), Psychological foundations of attitudes, Academic Press, San Diego CA 1968; pp. 171-196.
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La strada di elaborazione che viene percorsa dipende da due condizioni ovvero se la persona ha l'abilit e la motivazione per riflettere sul contenuto del
messaggio.
Sar percorsa la via periferica se la persona non
possiede l'abilit o non motivata a riflettere sul
messaggio persuasivo. In questo caso, la persona
rivolger la sua attenzione agli stimoli di contesto e
tender ad essere influenzata dal fatto che la persona sia attraente o meno, che sia ritenuta esperta,
ecc. La persona non porr particolare attenzione al
contenuto del messaggio e, dunque, lesito valutativo prescinder da vere e proprie ragioni critiche.
Se la persona possiede l'abilit ed motivata a riflettere sul messaggio persuasivo, allora sceglier la
via centrale. In questo caso, la persona focalizzer il
contenuto del messaggio, non facendosi distrarre
dagli stimoli di contesto. La persona sar persuasa
se le argomentazioni sono forti e convincenti, ma
non sar persuasa se gli argomenti sono deboli e
non irresistibili.
In sostanza, Petty e Cacioppo utilizzano il termine
elaborazione per indicare che la persona che ascolta
il messaggio elabora, riflette sulle informazioni
che gli vengono proposte, e pongono i due percorsi
come ai due estremi di un continuum: da una parte
un percorso centrale che porta a scandagliare le argomentazioni proposte, dall'altra una valutazione
degli indici periferici del messaggio.
La conferma sperimentale che Petty e Cacioppo
forniscono prevede che degli studenti universitari
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In effetti, noi siamo fortemente disposti a riconoscere che gli altri sono influenzabili e non che lo
siamo noi. Riteniamo di scegliere e pensare e riconosciamo tuttavia negli altri la mancanza di molti
dei presupposti razionali che riteniamo invece di utilizzare nel contesto dei nostri processi decisionali.
Questo effetto di terza persona pienamente compatibile con quello che viene definito lerrore fondamentale di attribuzione riguardante lerrore sistematico che caratterizza le nostre inferenze causali riguardanti le ragioni dei nostri ed altrui insuccessi e successi. Dunque, noi siamo prigionieri della
nostra mente, delle regole processuali che adottiamo per sviluppare ragionamenti e decisioni e per valutare le intenzioni altrui. Siamo prigionieri della nostra mente e degli schemi, delle categorie e delle
cognizioni che la definiscono in senso sociale pi
che biologico.
In tal senso le strategie della persuasione, che pure
sono azioni manipolatorie, utilizzano leve persuasorie che non sarebbero possibili se effettivamente gli
individui non condividessero specifici sistemi di riferimento normativo-valutativi. Ed proprio il disporre di presupposti valutativi comuni (come assunti di
base o euristiche) che induce gli attori ad assecondare i copioni impliciti allinterazione sociale, fino ad
essere persuasi. Cos, per Robert Cialdini (1984) si
possono individuare sei principi psicologici fondamentali, efficaci per ottenere lacquiescenza. Alla
luce di questi principi si potr notare come queste
forme di manipolazione sono presenti in una plurali-
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portamento generoso, che pu essere anche rappresentato da un favore o cortesia induce nella persona che lo ha ricevuto una condizione debitoria
che egli non ha sollecitato. per questo disequilibrio indotto che la regola pu mettere in moto
scambi non equi: il debito generalmente un peso
psicologico; un debito per un dono ricevuto ma non
richiesto pi oneroso di quello richiesto e, ancora,
quello imposta da una persona sgradita lo ancor
pi che nei confronti di una persona amica.
Basta osservare lirritazione con cui - razzismo a
parte - gli automobilisti reagiscono alla pulizia del
cristallo dellautovettura prevaricatoriamente offerta dallextracomunitario di turno per comprendere
quanto sia difficile accettare un dono senza sentirsi
obbligati a restituire qualcosa. Questo principio ,
comunque, amplissimamente utilizzato nella comunicazione di vendita: gli omaggi o gli assaggi senza
impegno di acquisto, le gite giornaliere in pullman a
prezzi stracciati con colazione offerta dalla ditta
che prevede una semplice dimostrazione delle qualit di alcuni prodotti, sono statisticamente destinati
a produrre un surplus economico per il donatore.
Anche grandi aziende che utilizzano il canale postale
per la vendita al dettaglio offrono frequentemente
omaggi che impongono al cliente di visionare un
certo prodotto senza impegno. La regola del dono,
unita alla pigrizia del cliente (laddove si tratta solo
di comunicare la rinuncia a successivi invii) produce
un effetto persuasivo, altrimenti, se ne pu essere
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PnP
RdR
Seconda richiesta:
obiettivo
ottenere s! (piccola
richiesta)
ottenere no! (grande
richiesta)
ottenere s! (richiesta
reale)
ottenere s! (richiesta
reale)
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Tanto nel RDR quanto nel PNP, le richieste sembrano funzionare meglio se sono pro sociali piuttosto
che di natura egoistica. In secondo luogo, le richieste funzionano meglio se contenuto il tempo che
intercorre tra le due richieste. Questa condizione
comprensibile. Se il richiedente dilata eccessivamente il tempo tra una richiesta e l'altra, soprattutto il
RDR non funzioner. Inoltre il PNP funziona meglio
quando non ci sono motivi supplementari offerti per
ottenere l'assenso (soldi, regali, o qualche utilit).
Una promessa di premio associata alla prima richiesta impone un premio ancor pi grande associato alla seconda, con ci annullando il vantaggio derivante dall'adozione della tattica pura.
Cerchiamo ora di comprendere da dove deriva la
forza di queste due tattiche.
Una prima spiegazione del perch il RDR efficace
sta nel principio negoziale delle "concessioni reciproche." una regola sociale implicita che ad una
cortesia si deve rispondere con altrettanta cortesia,
e che ad un sacrificio dell'una persona deve corrispondere una rinuncia dell'altra. Il richiedente crea
dunque una condizione di rinuncia (alla prima richiesta) per imporre all'altro l'accettazione della richiesta successiva.
tuttavia chiaro che pur configurandosi come interazione negoziale, il RDR una trattativa che favorisce fortemente il richiedente.
Una seconda spiegazione del RDR riguarda il contrasto percettivo. In sostanza la prima richiesta definisce un livello del confronto, sicch quando viene
formulata la seconda richiesta, questa sembra molto pi piccola se paragonata alla precedente.11
Anthony Pratkanis e Elliot Aronson nel libro Psicologia delle comunicazioni di massa ne danno un esempio: <<Dopo aver determinato le vostre esigenze,
l'agente vi accompagna in auto a vedere alcune case "che potrebbero interessarvi". La prima fermata
in un minuscolo bicamere con un piccolo cortile.
La casa necessita di una mano di vernice; gli interni
sono rovinati; il linoleum della cucina si sta gonfiando; il tappeto del soggiorno liso; la camera da letto padronale tanto piccola che non ci entrerebbe
nemmeno l'arredamento medio di una stanza da letto. Quando l'agente immobiliare vi informa del prezzo di vendita esclamate: "Santo cielo! Chi sarebbe
tanto stupido da pagare una cifra del genere per
questa baracca?". Forse non voi, e forse nessun altro. Ma quella catapecchia pu spingervi ad acquistare pi prontamente un'altra casa e a un prezzo
molto pi alto di quello che normalmente sareste
disposti a pagare.>>12
Per quel che relativo al PNP, una prima spiegazione, fondata sulla teoria percettiva, che noi impariamo circa le nostre condizioni interne (atteggiamenti, credenze, preferenze, ecc.) osservando il
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piacciono. Come sostiene Cialdini, "chi trova un amico trova un tesoro", ovvero "ad un amico non si
pu dir di no".
La simpatia incrementata dalla bellezza (in termini
di effetto alone), da contatto, cooperazione ed associazione. Come si vede, si tratta di fattori che
confermano le pregresse acquisizioni della letteratura in materia di caratteristiche della fonte (attraenza) e di condizioni situazionali (vicinanza e similarit).
Nella considerazione di Cialdini non poteva mancare
il richiamo anche in questo caso ampiamente diffuso in letteratura - al principio di autorit: "se si
dubita dell'autorit vuol dire che non autorit, ma
se autorit non si pu dubitarne".
Maggiore interesse presentano le argomentazioni a
sostegno del sesto ed ultimo principio, detto principio di scarsit, ben sintetizzato nella formula: "nulla
pi desiderabile di ci che non si pu avere ".
In particolare, sussisterebbero quattro fattori o
condizioni capaci di rendere attivo il principio in
questione: numero limitato, tempo limitato, proibizione, competizione.
Questi fattori e, in generale, il principio di scarsit,
sono riconducibili alla teoria della reattanza psicologica (Jack Brehm, 1981) relativa alla perdita di controllo sulle proprie azioni e scelte personali.
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combatterla. La lotta alla reattanza getta pi combustibile sul fuoco, dando alla persona una motivazione ancora pi forte alla ribellione, per resistere e
negare.
Se si ha l'impressione che gli interlocutori stanno rispondendo con la reattanza, opportuno non spingersi oltre nella comunicazione persuasiva. La situazione suggerisce di prendersi alcuni minuti per capire che cosa l'altro sta provando e capire in che direzione sta reagendo. Ci un momento essenziale
per applicare efficacemente tutte le proprie abilit
di comunicazione. necessario rimuovere dalla conversazione il sentimento di "limitazione ingiusta" e
forse potr esserci riuscita.
Come stiamo vedendo esiste una molteplicit di tattiche ed armi persuasive che profittano in senso
generale dei limiti di efficacia delle euristiche e della
stessa organizzazione del sistema valutativoconoscitivo degli individui.
Tra le modalit pi efficaci, possiamo evidenziare
quelle che mettono in disequilibrio il sistema valoriale della persona. Ecco allora che indurre un sentimento di colpa in una persona pu essere una strategia estremamente utile. La richiesta di contributi
finanziari a fini di beneficenza viene appositamente
incrementata da enti ed organizzazioni varie nelle
stesse occasioni sociali in cui lindividuo risponde alle sollecitazioni edonistiche e consumistiche che la
societ si attende da lui, come tipico delle festivit natalizie.
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cessorio e noi, pur con qualche dubbio, riteniamo di aver risparmiato sul prezzo reale!
Altra interessante possibilit manipolatoria quella
di includere tra le possibili alternative di scelta un
elemento fantasma particolarmente attraente (un
prodotto esaurito o, in una galleria darte, un quadro gi venduto), incrementa linteresse per quel
prodotto o oggetto che, tra quelli rimasti, evidenzia
in maniera pi marcata la caratteristica che distingue lelemento fantasma. (Pratkanis, Farquhar,
1987)
La specifica capacit persuasiva del venditore pu
ricevere ampio rinforzo dallimpiego congiunto di diverse tecniche e strategie. I principi generali
dellinfluenza sociale possono essere ampiamente
sfruttati per rinforzare tecniche di persuasione specifiche come quelle sopra riferite.
Tra questi principi fondamentali vi quello che il
nostro comportamento profondamente influenzato dal fatto di essere in qualche modo parte di un
gruppo qualificato dal punto di vista dellidentit e
che si parli di noi come individui socialmente riconoscibili. Frasi come I nostri clienti sono ben contenti
di spendere qualcosa in pi poich sanno apprezzare la qualit di ci che hanno! ci mettono nella necessit di collocarci dentro o fuori un gruppo ideale
e spesso nella condizione di un sacrificio economico
non desiderato pur di non sentirci proiettati nel
gruppo dei paria. A tal proposito sono cruciali gli
studi sulla categorizzazione sociale di H. Tajfel
(1971) che hanno evidenziato la propensione degli
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Il modello quello classico sviluppato negli anni 30 da Lasswell articolato su quattro snodi piuttosto che cinque, ovvero inglobando i mezzi della
comunicazione - al pari della situazione - tra i mediatori sociali. Questa
scelta deriva dalla convinzione che i media: radio televisione, giornali,
internet, ma anche lettera, telefono, ecc., non possono essere concepiti
come mere tecnologie o canali strumentali. Riteniamo che si debba adottare integralmente una concezione culturale delle tecnologie che non giustifica una considerazione differenziata dei media dal contesto sociale ed
interpersonale della relazione che ingloba e che d significato alla comunicazione influente tra fonte e bersaglio. Ci che unisce o separa la fonte
dal bersaglio non la tecnologia in s ma il valore o la funzione sociale che
il mezzo impiegato assume per gli agenti della comunicazione persuasiva.
Daltra parte gi Mc Luhan ebbe a sostenere che il mezzo a
http://esis.ceda.unina.it/ costituire in realt il messaggio e che ci che il
Si tratta di un modello essenziale della comunicazione che, nella sua semplicit, offre limportante
pregio di essere ben trasferibile mettendo tuttavia a
fuoco una grande quantit di temi e problemi. Temi
e problemi che sono stati alla base di un importante
programma di ricerche, quello avviato a partire dagli
anni quaranta da Carl Hovland presso luniversit di
Yale, che ha fortemente orientato i ricercatori sociali fino agli anni 60 e 70. Vale tuttavia sottolineare che questo massiccio impegno di ricerca non
ha portato, come era nelle ambizioni degli studiosi,
ad una teoria organica e generale della persuasione.
Alla fine di quel periodo emersa, piuttosto, lidea
della complessit dei processi e delle dinamiche
dellinfluenza persuasiva e la convinzione che la persuasione essendo un processo profondamente ed
intimamente sociale, solo parzialmente riconducibile a dei principi invarianti e che molta parte degli
effetti persuasivi va interpretato alla luce delle condizioni mutabili che qualificano i contesti storicoculturali di riferimento.
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Lattraenza un importante fattore dinfluenza anche perch le persone tendono ad associarla ad altre caratteristiche che danno credibilit quali la sicurezza di s, lintelligenza. Per quanto indimostrata
sia la concezione fisiognomica, nella realt
dellinterazione sociale si generalmente portati a
pensare che le persone con qualit esteriori ed espressive apprezzabili possiedano uninteriorit con
meno pecche di coloro che non dispongono di una
buona maschera somatica e di tratti performativi
efficaci. Alla persona attraente si attribuisce altres
una vita brillante, sia dal punto di vista personale
che professionale. questo il cosiddetto effetto alone a significare la capacit di alcuni tratti visibili di
illuminare coerentemente tratti non visibili cos da
elevare in un senso favorevole o in un altro, sfavorevole, limpatto persuasivo di una persona esteticamente e relazionalmente valida
rispetto ad
unaltra meno attraente.
bene chiarire che lattraenza non va circoscritta
alle caratteristiche personali (fisiche e psicologiche);
ad essa contribuisce significativamente lo stile espressivo-comunicativo.
Fra le caratteristiche specifiche che possono suscitare unattrazione, vi sono oltre alla bellezza - tenendo conto che questa dimensione pu significativamente variare nellambito dei diversi contesti sociali -, la vicinanza, la similarit comportamentale, il
mistero. Si possono comunque riconoscere una
grande quantit di comportamenti che predispongono alla valutazione di maggior attraenza, tutti
comportamenti che possiamo ricondurre alle dinamiche della comunicazione non verbale ovvero al linguaggio del corpo.
Un soggetto influente pu agire potendo disporre di
strumenti di pressione. questa la concezione della
fonte in quanto fonte di potere. Il potere, per John
French e Bertram Raven (1960) si manifesta sotto
diversi aspetti: il potere di ricompensa, il potere di
coercizione, il potere di prescrivere una condotta
(potere legittimo), il potere di riferimento (derivante dallidentificazione tra i soggetti della relazione),
il potere di competenza.3
Le forme della persuasione che ne derivano sono
complesse e variegate. Proprio partendo dal modello di French e Raven, se ne possono definire alcune
anche per cogliere la relazione tra lesercizio del potere e le modalit o stile personale di comunicazione da parte della fonte stessa.
Colui che ricompensa esprime, con l'atto del gratificare, la sua benevolenza nei confronti del soggetto
d'influenza e, per tale atto, questi ne ricava benessere. Questo legame benevolo rinforza la propensione del bersaglio ad accettare pi facilmente le
posizioni o richieste della fonte.
Il potere coercitivo agisce sulla sfera del benessere
attraverso una minaccia diretta al soggetto che si
vuole influenzare. L'obiettivo il potere inteso come affermazione dell'uno contro l'altro, delluno as3
French J. P. R. Jr. and Raven B., The bases of social power. In Cartwright D. and Zander A. (eds.), Group dynamics, Harper and Row, New
York 1960; pp. 607-623.
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alimentato
dallattraenza e che a sua volta alimenta lattraenza.
L'autorevolezza la modalit influente della personalit orientata alla competenza. La personalit autorevole (competente) influisce particolarmente sulle posizioni competenti delle persone bersaglio d'influenza.
I mediatori sociali
Con il termine di mediatori sociali ci si pu riferire
alla molteplicit e generalit dei fattori e processi
sociali che intervengono nel caratterizzare la specifica situazione interattiva fonte-bersaglio, cos dando senso e significato diversi ad una interazione
potenzialmente omologa.
A seguito dei processi della mediazione sociale, le
caratteristiche della fonte, del messaggio e le risposte del bersaglio vengono a caricarsi di qualit nuove che producono effetti altrimenti non osservabili.
I mezzi di comunicazione di massa sono, per eccellenza, strumenti di affermazione della condivisione
sociale ovvero di riconoscibilit sociale delle persone: la fama.
La fama pu essere definita come la consacrazione
del principio di conformit del giudizio sociale relativo alle caratteristiche di una persona. Il fatto che
qualcuno sia famoso un importante motivo in grado di sollecitare la nostra attenzione e la nostra disponibilit a partecipare al tributo che tutti esprimono nei confronti della fonte. Per effetto della fama, aumenta la disponibilit allascolto delle posizioni espresse dalla persona, il soggetto bersaglio
avverte lincremento dellasimmetria relazionale e il
peso della posizione espressa. Anche ai fini di questo tipo di consacrazione i mass-media, in particolare il sistema televisivo, offrono straordinarie opportunit. I media danno corpo alle opinioni ed alle azioni di una certa fonte e ne valorizzano limmagine,
rendendola familiare e disponibile per essere rilan-
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terale sia, in generale, pi efficace perch sostanzialmente eleva la credibilit ed autorevolezza della
fonte laddove evidenzia che la fonte non teme le
obiezioni che possono esserle rivolte ma che capace di fronteggiarle preventivamente attraverso le
opportune contro-argomentazioni.
Ci che viene detto pu contenere o meno elementi
che esprimano lintento persuasorio esplicito o implicito. Lintento dichiarato di convincere il bersaglio
rende il messaggio meno persuasivo di quando
lintento comunicativo mascherato. questo, in
particolare, come forma limite, il caso del cosiddetto messaggio subliminale, messaggio che occulta la
natura effettiva della comunicazione perch, per il
tempo ridotto di esposizione o per le modalit di
presentazione, agisce aggirando le difese emotivocognitive del soggetto bersaglio. Il fattore di esplicitazione richiama lincidenza della situazione di preavviso di cui si detto in precedenza per quel che
relativo alla situazione.
Un messaggio si caratterizza poi per lo stile con cui
viene espresso. Ci che pu valorizzare la comunicazione sono la chiarezza, la forza, la vividezza e la
semplicit degli argomenti forniti. Talvolta non un
fattore critico in termini dimpatto persuasivo il che
cosa si dice quanto piuttosto come lo si dice. Nella
prospettiva della pragmatica della comunicazione
umana, la relazione comunicativa si qualifica per una
componente comunicativa ed una componente metacomunicativa che essenziale per chiarire il senso
di ci che viene comunicato.
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Lo stile con cui un messaggio viene trasferito a livello personale profondamente influenzato da fattori riconducibili, ancora una volta, alla comunicazione non verbale anche e proprio perch la comunicazione non verbale a fornire gli elementi della
metacomunicazione che danno le coordinate interpretative della comunicazione verbale che essenzialmente
veicolata
dal
controllo
razionale.
Daltronde, razionalit ed emotivit sono i due estremi performativi della comunicazione linguistica o
iconica e la scelta di produrre argomenti che fanno
leva sulla razionalit ovvero sullemotivit si riflette
fortemente sul risultato performativo per quel che
si riferisce alla chiarezza, semplicit, vivacit, forza
espressiva, vividezza in quanto attributi essenziali
dello stile.
La vividezza, in particolare, fa riferimento alla capacit di un messaggio di attirare lattenzione attraverso strategie di coinvolgimento personale del bersaglio, sul piano dellattivazione dellinteresse e della partecipazione emotiva. La pubblicit un campo
elettivo di esercizio di queste strategie comunicazionali per levidente finalit della comunicazione
pubblicitaria di conseguire un risultato essenziale di
attenzione prima che di modificazione del comportamento ai fini della possibilit dacquisto.
Un
altro
elemento
strettamente
connesso
allorganizzazione ed ai contenuti del messaggio
consiste nella strategie del ricorso alla paura.
In alcuni casi, cos come avviene quando la fonte
minaccia il bersaglio (con la costrizione), il messag-
gio pu volere incutere uno stato di paura, che potr essere tanto maggiore quanto pi importante
il cambiamento di comportamento che la fonte si
aspetta. Tuttavia un messaggio che induce paura e
tensione pu produrre modificazioni del comportamento senza che sussista correlazione lineare tra
intensit ed efficacia (Janis, 1967). Il messaggio
minaccioso pu, per altro, produrre un effetto boomerang, ossia contrario rispetto a quanto desiderato perch il ricevente potr trincerarsi dietro un
meccanismo di evitamento difensivo, a meno che
cambiare gli atteggiamenti equivalga ad una diminuzione dell'attivazione dello stato di paura.
nota, al riguardo, la distinzione di Janis (1967)
per interpretare la relativa minore efficacia di paure
elevate nelle modificazioni d'atteggiamento:
la paura un impulso (drive) che spinge a ricercare ci che pu sopprimere un pericolo;
la paura uno stimolo (cue) che pu essere
rigettato.
Sicch il bersaglio pu reagire di fronte ad una comunicazione che induce paura in base a due possibili
risposte emozionali ed adattative: controllare il pericolo oppure controllare la paura.4
Il comportamento che si afferma sarebbe allora determinato anche dal sentimento di vulnerabilit per-
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Rogers R. W., A protection motivation theory of fear appeals and attitude change, Journal of Psychology, 91, 1975; pp. 93-114.
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Posizione espressa
La posizione espressa pu essere riconosciuta come
generalmente condivisa o non condivisa dai pi. Il
fatto che le argomentazioni espresse siano percepite come condivise configura una posizione di influenza maggioritaria a cui non facile sottrarsi come
ha ben dimostrato S. Asch. Pi ancora, alcune posizioni possono essere espresse in maniera tale da
non rendere possibile alcuna forma di dissenso. Ci si
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Johnson B., & Eagly A., Effects of involvement on persuasion. A Metaanalysis, Psychological Bulletin 106, 1989; pp. 290-314.
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tenuto stesso delle posizioni sia per quel che relativo alle esigenze pi complessive di difesa ed affermazione dellIo. Tendenzialmente, una bassa autostima tende a mettere in discussione le proprie
convinzioni, assumendo quelle degli altri; un'alta autostima tenderebbe a difendere le proprie posizioni,
eventualmente ad argomentarle.
La profondit delle conoscenze pertinenti, ovvero
delle competenze tematiche, si riflette nella capacit di valutazione e critica delle posizioni della fonte.
In questo caso, la persuasione avverrebbe, prevalentemente, in mancanza di argomentazioni a difesa
della propria opinione. In particolare, con riferimento
al modello ELM (Petty, Cacioppo, 1986), la competenza riduce la sensibilit del bersaglio rispetto ai
fattori secondari dinfluenza quali sono quelli connessi allattraenza.
Come si gi notato a proposito delle caratteristiche della fonte, si pi facilmente influenzati dalle
persone cui somigliamo, cui ci uniscono affinit generazionali, estetiche e culturali.
Spesso, allorch si cerca un parere ai fini decisionali,
ci si rivolge a persone che valutiamo simili a noi e
per ci stesso giungiamo alla conclusione che la sua
opinione potrebbe essere la stessa nostra se anche
noi possedessimo gli elementi di cui egli a nostro
avviso dispone. Ad esempio se dobbiamo decidere
allultimo minuto se entrare o meno in un cinema
per assistere alla proiezione di un film di cui non
sappiamo molto, potremo chiedere un parere di
gradimento a qualcuno degli spettatori che incro-
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contesto comunitario e sociale tradizionale pu risultare pi persuadibile delluomo perch quel particolare contesto le attribuisce una posizione sociale
subordinata o le prescrive un atteggiamento meno
deciso soprattutto se la fonte un maschio. In questo caso possono essere richiamate le caratteristiche speculari del potere associato alla fonte, quali il
potere percepito come legittimo, oppure il potere di
sanzione. La suscettibilit, dunque, non sarebbe una
connotazione del genere in quanto tale, bens dello
status associato al ruolo del maschio e della donna
in specifici contesti storici e culturali.
Tra le differenze di personalit incidenti sono riconosciute la maggiore o minore estroversione/introversione e lindipendenza/dipendenza dal
campo. In particolare, per quel che riguarda le caratteristiche del bersaglio, Snyder (1973, 1987) ritiene di individuare due categorie di persone che evidenzierebbero una diversa disposizione ai processi
dinfluenza:
Gli individui "high self-monitors" (con una forte propensione ad automonitorarsi), che sono
quelli preoccupati di comportarsi in maniera
appropriata rispetto alla situazione; essi si adatterebbero alla situazione e, quindi, si lascerebbero persuadere di pi;
gli individui "low self-monitors" che sono pi
resistenti alla persuasione perch darebbero
ascolto ai loro propri valori e sentimenti per dirigere l'azione.
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Dunque, quali processi e dinamiche si verificano allorch assecondiamo le nostre credenze (condivisione), osserviamo laltrui convergenza ed uniformit (acquiescenza) e riceviamo ordini dallautorit
(obbedienza)?
Si possono individuare tre differenti dimensioni della
conformit messe a fuoco da altrettanti studi fondamentali.
La condivisione: la conformit scaturisce dalla regolazione reciproca e sancisce una norma che
lindividuo sente come sua. La conformit allora il
prodotto del processo di formazione della norma
allinterno del gruppo. Lo studio basilare di riferimento lesperimento detto delleffetto autocinetico di Muzafer Sherif (1936).
Con il termine acquiescenza ci si riferisce al fatto
che la conformit il prodotto della pressione di
gruppo nei confronti dellindividuo; pressione, va
chiarito, non significa che il gruppo impone esplicitamente o attivamente un certo punto di vista. La
pressione si manifesta anche attraverso la constatazione delle regolarit dellaltrui comportamento.
La pressione di gruppo stata studiata, tra i primi,
da Salomon Asch nel suo esperimento sul confronto
delle linee (1955).
Infine, lobbedienza: in questo caso la conformit
viene ad essere il prodotto di richieste e comandi
provenienti da fonti di autorit. Al riguardo, lo studio fondamentale quello di Stanley Milgram
sullobbedienza distruttiva (1974).
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Il terzo dei tre lavori, lo studio di Milgram detto anche esperimento Eichmann (1974), analizza le reazioni personali a comandi immorali che implicano azioni distruttive.
Lo sperimentatore (autorit) chiede ai soggetti ingenui di erogare scosse elettriche dintensit crescente, fino ad una soglia mortale ad altri soggetti
(complici) per esigenze connesse ad un esperimento fittizio. Le scosse sono finte ma leffetto realistico.
In questo contesto pseudoscientifico (ai soggetti
viene detto che lo studio serve ad approfondire
lapprendimento),
si
valuta
lincidenza
sullobbedienza di quattro variabili: la vicinanza della
vittima, la vicinanza dellautorit, la legittimit
dellautorit e linfluenza dei pari.
Il risultato sconvolgente che una percentuale consistente dindividui si rende disponibile a somministrare scosse di elevata intensit, anche potenzialmente mortali ad altri individui. E questi carnefici
non evidenziano alterazioni psichiatriche, sono persone comuni che non riescono a sottrarsi
allinfluenza dello sperimentatore (lautorit) che le
incita a premere il pulsante di erogazione delle
scosse.
Milgram ha potuto osservare che il fattore che riduce la consistenza dellobbedienza la vicinanza della
vittima, quello che la potenzia la vicinanza
dellautorit.
Lobbedienza altres meno consistente se al fianco
del soggetto ingenuo posto un altro soggetto che
si dissocia.
Viceversa le qualit della fonte di potere non sembrano decisive: se lesperimento svolto in una
prestigiosa universit oppure in una scalcagnata societ privata da persone di diversa credibilit, il risultato non cambia.
Una volta che i soggetti sperimentali hanno aderito
allesperimento, accettando, di fatto, il principio di
autorit dello sperimentatore, la rete del potere appare particolarmente resistente.
La sostanziale inefficacia della comunicazione autoritaria laddove la fonte distante la ragione per
cui questo tipo di leva dinfluenza di fatto impraticabile a livello delle comunicazioni di massa.
Nelle comunicazioni diffuse lunica strada per ottenere linfluenza sta nella capacit di convincere il
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tiene conto della organizzazione specificamente gerarchica dei gruppi sociali umani.
Le ragioni che portano allobbedienza sono certamente molteplici e possono avere un effetto convergente e cumulativo.
Vero che esistono norme sociali che dicono di non
far del male ad altri ma si persevera per effetto della coerenza e delle dinamiche di rimozione della responsabilit.
Inoltre i soggetti sono sottoposti alla tecnica del
colpo basso11 ed i presupposti dellesperimento sono ragionevoli, consensuali e dunque legittimi; gli
aspetti poco etici della sperimentazione non sono
inizialmente cos evidenti.
Oltretutto, gli incrementi delle richieste sono graduali in base alla tecnica del piede nella porta, ovvero anche del chiedere il dito per avere tutta la mano. I soggetti subiscono allora il principio di coerenza e si riscontra una diffusa difficolt a tirarsi fuori
da un compito ormai sgradito per il quale ci si era inizialmente resi disponibili. Abbiamo accettato un
impegno (di partecipare ad un esperimento scientifico) e gli impegni devono essere onorati sicch,
una volta somministrato il livello di shock, tendiamo
a costruire una giustificazione. Ed una volta giustificato il comportamento, come e quando fermarsi?
Lincedere della dissonanza pre e post-decisionale
impone che essa sia ridotta. La prima risposta che
non posso modificare le azioni precedenti (counterfactual thinking). Si cercano altres buoni motivi per
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Linfluenza minoritaria
Quello
dellinfluenza
minoritaria,
ovvero
dellinfluenza esercitata da soggetti - individui o
gruppi - che non sono in condizione di vantaggio
sociale, nei confronti delle maggioranze, un capitolo relativamente nuovo della psicologia sociale.
La storia del XX secolo appariva fino al secondo dopoguerra come una storia scritta da leaders carismatici e masse segnate dalla conformit. Gli anni
60 sembrano linizio di un capitolo della storia so-
ciale scritto da individui o gruppi le cui posizioni divergono fortemente dalle posizioni maggioritarie.12
, in particolare, con Serge Moscovici, a partire dal
suo lavoro Psicologia delle minoranze attive (1976)
che ci si orienta a meglio comprendere le condizioni
e gli effetti delle posizioni espresse da gruppi minoritari allinterno della societ, alla luce di una significativa distinzione tra il cosiddetto modello funzionalista (la realt sociale intesa come un dato di
fatto ed i processi corrispondono primariamente ad
una funzione adattiva e conservativa) ed il nuovo
modello genetico (che prospetta una concezione
costruttivista ed innovativa delle relazioni sociali).
Losservazione di Moscovici che la concezione
funzionalista della societ porta ad interpretare le
relazioni tra gli individui ed i diversi gruppi in termini
di adattamento e conservazione dei riferimenti
normativi, in base ad un circolo chiuso rappresentato da controllo sociale e conformit.
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Moscovici S. [1976], Psicologia delle minoranze attive, Boringhieri, Torino 1981; pag. 9.
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Lespressione after effect si riferisce al fatto che se osserviamo intensamente uno stimolo colore posto su sfondo bianco, alla scomparsa dello
stimolo segue la percezione di un colore postumo che identificato nel
colore complementare del primo, al livello della scala cromatica.
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za della maggioranza si concentrerebbe nuovamente sul problema e ritornerebbe sulle proprie posizioni precedenti. Al contrario, una minoranza stimola
un processo di validazione, unattivit cognitiva che
mira a comprendere perch la minoranza rimane coerente alla propria posizione. Lattenzione sar pertanto diretta alloggetto, e nel corso di questo processo pu accadere che il soggetto di maggioranza,
a volte senza persino rendersene conto, incominci
ad osservare loggetto dal punto di vista della minoranza e si converta interiormente (o a livello latente) alla sua posizione. Le pressioni normative della
maggioranza (se resistono apertamente almeno)
impediranno tuttavia che questeffetto si manifesti
pubblicamente. Secondo Moscovici quindi, le maggioranze provocano acquiescenza (senza conversione) e le minoranze provocano conversione (senza acquiescenza).
Oltre a questi due effetti (acquiescenza e conversione), un altro effetto importante connesso
allinfluenza minoritaria leffetto divergenza messo
in evidenza da Nemeth. Questeffetto favorito
nelle situazioni in cui il contesto (quando vige la
norma sociale di originalit o di innovazione), il
compito o il tipo di stimolo (la presenza di una minoranza) sollecitano le persone a pensare e ad agire
in modo autonomo, assumendo posizioni personali o
esprimendo idee nuove o originali. La teoria della divergenza di Nemeth che in pratica costituisce
unestensione della teoria dellinfluenza minoritaria,
supera la definizione ristretta dellinfluenza in termini di "prendere il sopravvento", proponendo una
definizione che tiene conto anche del modo in cui il
dissenso minoritario condiziona le persone a pensare a un dato argomento in modi diversi. Le persone
esposte allinfluenza minoritaria si impegnano in
unattivit di pensiero divergente per cui invece di
adottare semplicemente le posizioni minoritarie,
cercano e scoprono soluzioni alternative, diverse da
quelle direttamente proposte dalla minoranza, soluzioni nuove che senza la sua influenza non sarebbero state scoperte.
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mutano la natura dei processi cognitivi quanto piuttosto il contesto sociale che ne definisce i prodotti:
le cognizioni.
Con lespressione social cognition (cognizione sociale) ci riferiamo allinsieme degli studi scientifici che
esaminano i processi attraverso cui le persone ricavano informazioni dallambiente, le organizzano e
gestiscono in memoria e dalla memoria le recuperano, al fine di interagire in modo finalizzato con il
proprio ambiente sociale ed orientare efficacemente
i propri comportamenti. In sostanza interessarsi di
social cognition significa voler comprendere come le
persone interpretano la realt sociale e dunque come si sviluppano le cognizioni sociali che consentono alle persone di interagire opportunamente con gli
altri o che sostengono la credenza che il loro proprio punto di vista e comportamento sia quello giusto e opportuno.
La centralit della cognizione sociale discende dal
fatto che le persone sono caratterizzate sin dai
primi momenti della loro esistenza dal bisogno di
"conoscere" la realt che le circonda, costituita in
larga parte da altre persone ed ereditata culturalmente attraverso linterazione sociale.
Da questo punto di vista, tre sono le aree di cognizione e di analisi: in che modo noi concepiamo il
mondo, gli altri intorno a noi e ovviamente noi stessi.
Il mondo la totalit dellesperienza e il complesso
delle rappresentazioni che ne derivano, in senso
immaginativo, raffigurativo, religioso, scientifico,
eccetera. La cultura in tal senso un artefatto cognitivo complesso perch sistemico e globale; la
nostra rappresentazione del mondo un peculiare
prodotto culturale e noi tendiamo a vedere il mondo
nei termini in cui la nostra cultura di appartenenza
ci suggerisce che il mondo sia. Le questioni esistenzialmente rilevanti sono quelle a pi ampio spettro
che possono interessare gli individui: sono relative
al mondo fisico e naturale, ma toccano anche il senso e significato della vita secondo unaccezione che
definiremmo antropologica.
Gli altri intorno a noi sono determinanti e, ovviamente, noi riflettiamo moltissimo sulle relazioni che
abbiamo, con familiari ed amici, colleghi di lavoro,
clienti e anonimi interlocutori. Le cognizioni riguardano specificamente il sociale (relazioni personali e
di gruppo, identit ed appartenenze, opinioni, credenze, sentimenti e comportamenti che gli altri
mettono in mostra o celano), ma rispecchiano le
predette cognizioni sul mondo di cui le persone effettivamente dispongono, anche in termini di norme
sociali.
Il terzo macro-ambito della cognizione il S, lIo,
lidentit personale ovvero tutto quanto partecipa
del mondo e dellinterazione con gli altri che Io
faccio Mio.
In sintesi, nella prospettiva cognitivista la mente riflette una dimensione ecologica (lesperienza del
mondo), una dimensione gruppale (gli altri intorno a
noi) ed una personale (il S e lidentit); dunque pi
che ambiti distinti di cognizione, parliamo di ambiti
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distinguibili con riferimento alla circolarit dei processi che generano le cognizioni stesse.
Ma in che senso il sociale entra nella cognizione di
queste tre dimensioni della realt cos come le sperimentiamo? E in che senso la cognizione sociale?
La cognizione pu essere qualificata come sociale
da pi punti di vista: con riferimento ai suoi possibili
oggetti, alla sua genesi e formazione, al modo in cui
regolata e, infine, ai suoi effetti.
Innanzitutto la cognizione sociale perch sociale
il suo oggetto. Il sociale oggetto della cognizione
laddove le conoscenze e le informazioni concernono
individui, gruppi, categorie sociali o sono elaborate
al fine di interpretare fenomeni che coinvolgono o
concernono le relazioni tra gli individui, i gruppi e le
collettivit. Sociali sono altres le idee diffuse, i valori ed i modelli che le persone adottano a riferimento e comunicazione e che rappresentano un importante riferimento per lelaborazione dei giudizi e
lespressione dei comportamenti.
La cognizione sociale anche rispetto alla sua origine, poich creata o rafforzata attraverso
linterazione sociale; gli esseri umani elaborano cognizioni a partire dalla situazione: la relazione interpersonale esige la cognizione dellaltro affinch la
relazione stessa possa essere controllata con specifico riferimento al contesto.
Ed per questo che comunicando con gli altri noi
comunichiamo anche il sistema di regolazione che ci
accomuna o distingue dagli altri (le norme sociali), e
che si rivela nellinfluenza dei fenomeni sociali sui
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Taylor S.E., The Interface of Cognitive and Social Psychology. In Harvey J., Cognition, Social Behavior, and the Environment, Erlbaum,
Hillsdale, N. J. 1981.
7
Fiske S.T., Taylor S.E., Social Cognition, McGraw-Hill, New York
1991. Si veda anche Fiske S.T.[2004], La cognizione sociale, Il Mulino,
Bologna 2006.
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strato come una stessa idea o azione politica diversamente giudicata in ragione della fonte a cui
attribuita.8
Dunque la social cognition si interessa essenzialmente di schemi ovvero di strutture cognitive in cui
i dati dellesperienza (oggetti, persone, situazioni)
sono rappresentati attraverso attributi denotativi e
connotativi stereotipici e di euristiche, intese come
strategie elementari e semplificate di risoluzione dei
problemi attraverso giudizi e inferenze molto veloci.
Si parla altres di biases ovvero di errori sistematici
nella formulazione dei giudizi stessi, che portano ad
affermare il sostanziale egocentrismo dei processi
di pensiero che si rivela nella propensione
dellindividuo a ritenere la propria verit assolutamente vera piuttosto che relativa.9
Dagli anni settanta in poi, la pi ampia affermazione
della social cognition avviene allinterno del contesto culturale statunitense che, anche in virt del gi
ricordato cordone ombelicale con il comportamentismo, storicamente propende per una concezione
funzionalista della societ e per una visione individualistica dei processi di relazione con lambiente. In
Europa, piuttosto, si rileva una visione dei fenomeni
culturali pi dinamica ed aperta, interessata
allanalisi dei fenomeni trasformativi concreti (si
pensi alle nuove rappresentazioni dellambiente
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linterpretazione che egli offre delle rappresentazioni sociali: conoscenze strutturate attraverso la comunicazione sociale (interpersonale e comunitaria)
intorno alla riferibilit degli schemi, della loro disponibilit e funzionalit e della loro validit generale
nel contesto della cultura di riferimento.11
La social cognition non dunque una scuola n una
tradizione monolitica; la social cognition (come area
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La categorizzazione
Se abbiamo tempo e voglia di perderci nei dettagli e
nelle sfumature di tutte le cose del mondo, guardando alle singolarit degli eventi ed alle individualit delle persone, non possiamo che convenire che
tutte le cose e gli organismi, nonch tutti i fenomeni che ci riguardano, sono caratterizzati da variabilit. Ma, appunto, questo assunto cognitivo dipende
dal grado di impegno che ci mettiamo e dalla necessit di operare un simile sforzo.
Se osserviamo i proiettili di unarma automatica,
possiamo solo credere che essi siano tutti uguali e
che siano identiche tutte le armi in grado di spararli.
Ma non difficile convincerci che, al massimo,
proiettili ed armi possono essere simili e che
unapprofondita analisi scientifica pu ben dimostrare che un certo bossolo stato sparato da una pistola piuttosto che da unaltra. Tutti gli eventi sono
irripetibili e tutti i prodotti degli eventi sono teoricamente distinguibili. Ma limpegno a distinguere
nasce solo dalla necessit di farlo come nel caso
di un atroce delitto per la polizia scientifica.
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La nostra definizione di categorizzazione la seguente: il processo cognitivo grazie al quale vengono resi distinti elementi potenzialmente uguali al fine di attivare comportamenti categorialmente differenti. Linformazione agisce come attivatore di processo, elevando potenzialmente lattenzione e motivando lindividuo ad agire. Attraverso il controllo
della situazione e la maggiore prevedibilit degli eventi, si producono, infatti, dei criteri decisionali e
modelli di risposta che sebbene presentino differenti gradi di efficacia, introducono un principio di stabilit in un mondo instabile in ogni sua componente
(riduzione della variabilit percepita).
Come chiariva uno dei pionieri degli studi sui processi cognitivi Jerome Bruner, la creazione di categorie rende equivalenti cose discernibilmente diverse, consente di raggruppare gli oggetti e gli eventi
in classi e di rispondere ad essi in funzione della loro
appartenenza ad una data classe piuttosto che della
loro unicit. Distinzione e generazione di uniformit
sono processi complementari.14
Consideriamo il termine bello. Bello in quanto concetto si identifica come principio basilare
dellestetica; in quanto categoria si rivela come una
delle due facce del giudizio estetico (le categorie
bello-brutto) e, in quanto etichetta linguistica, come termine di denotazione e connotazione di qualcosa di specifico, come una persona con occhi particolarmente seducenti. Possiamo dunque guardare
ai concetti come costrutti ideologici, alle categorie come risorse metodologiche e alle etichette
linguistiche come risorse operative. Ma sia che ragioniamo in termini ideologici, metodologici che operativi, possiamo ben renderci conto che dovendo
individuare ci che bello si pongono molti problemi
di consenso e condivisione.15 E in effetti, da Aristotele in poi, definire una categoria un bel problema
categoriale.
Con riferimento al modello aristotelico, la condizione
definitoria che siano presenti tutti i caratteri necessari e sufficienti per definire lappartenenza di un
elemento alla categoria: nella geometria euclidea
questo il riflesso della scienza matematica. Ma
questa concezione appare inapplicabile ai normali
modi di procedere della cognizione umana nel contesto della vita quotidiana, dunque troppo precisa per farci leggere il mondo sociale cos come gli
individui lo percepiscono e lo interpretano. Lidea
che ci fornisce una migliore definizione naturalistica
15
Tra i primi, Gordon Allport (1954) ha evidenziato la funzione categorizzatrice del linguaggio e la connessione tra categorie linguistiche e giudizi sociali.
153
154
Lorganizzazione categoriale
Ma se non possiamo pre-determinare in forma vincolata la relazione tra elemento e categoria, possiamo
invece
stabilire
alcuni
principi
dellorganizzazione categoriale. La segmentazione
del flusso continuo della realt e dellesperienza in
16
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156
La differenziazione categoriale
Proprio perch concepiamo il mondo attraverso categorie distintive, le persone generalmente manifestano intolleranza per lambiguit. La ragione
comprensibile: lambiguit avversa alla categorizzazione che ha, infatti, la funzione primaria di dissiparla. Per cogliere gli oggetti del mondo dobbiamo
escludere i luoghi dellambiguit, ricercare confini
nitidi e aree di contrasto, ed individuare categorie
che favoriscano lidentificazione di confini quanto
pi possibilmente rassicuranti. Al riguardo, le categorie di base sono le pi importanti anche per la
propriet di una maggiore differenziazione categoriale: massimizzano le somiglianze intra-categoriali e
le differenze inter-categoriali.
Sono esattamente questi gli effetti o per meglio dire le conseguenze implicite proprie dellazione cate-
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La categorizzazione sociale
Fondamentalmente riguarda linserimento delle persone in gruppi sociali poich, dal momento che noi
19
ci rappresentiamo in forma stereotipata le caratteristiche dei diversi gruppi sociali, le persone vengono
valutate in base allo stereotipo del gruppo a cui appartengono.
La categorizzazione sociale il processo in base al
quale raggruppiamo gli altri sulla base di un criterio
identificativo di tipo sociale e culturale, cos percependo le persone come rappresentanti di gruppi sociali anzich come individui a s stanti. Anche in
questo caso, cos come per gli oggetti fisici, ci
consente di ordinare e semplificare la realt e di facilitare ladattamento dellindividuo allambiente in
cui si muove, interagendo con un numero di categorie inferiore al numero di casi singoli.
Gli ambiti pi evidenti di categorizzazione sociale
possono
essere
individuati
attraverso
lappartenenza razziale ed etnica, il genere sessuale
e il ruolo-status sociale. Sebbene gli studiosi di genetica ammettono la difficolt di distinguere scientificamente le varie razze, globalmente gli individui
utilizzano normalmente criteri razziali di identificazione personale e gruppale.20 La percezione del colore della pelle, cos come alcune caratterizzazioni
etniche sono spesso assunte come fattori di distinzione percettiva, anche se tale capacit varia fortemente in ragione della contiguit e contestualit.
La categorizzazione etnica rispetto a quella razziale,
in particolare, si afferma come esigenza cognitiva
20
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Stereotipi e prototipi
Stereotipi e pregiudizi sono ordinariamente parte
del nostro modo di conoscere la realt per come
essa ci appare piuttosto che per come essa . Per
via del fatto che noi conosciamo in questo modo la
realt, siamo solo parzialmente consapevoli del fatto che ci che conosciamo la rappresentazione
della realt che noi stessi abbiamo elaborato piuttosto che la realt in s.
21
Taylor S. E., Fiske S. T., Etcoff N. L. & Ruderman, A. J., Categorical bases of person memory and stereotyping, Journal of Personality
and Social Psychology 36, 1978; pp. 778-793.
22
Gli stereotipi rispondono alla legge del minimo sforzo in relazione alla complessit del mondo sociale: Taylor S. E., Fiske S. T., Etcoff N. L.
& Ruderman, A. J., Categorical bases of person memory and stereotyping, Journal of Personality and Social Psychology 36, 1978.
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Parlato R., Modi e forme della comunicazione: la metamorfosi conservativa, Liguori, Napoli 2001.
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25
Le euristiche
Il termine euristica deriva da eureka, esclamazione
di gioia attribuita ad Archimede in relazione ad
unimportante intuizione scientifica sul galleggiamento dei solidi. Laneddoto, in particolare, vede il
nostro scienziato ellenico uscire esultante dalla vasca da bagno, luogo decisivo per la sua riflessione
sul come mai una parte del suo corpo affondasse ed
una parte no. Lepisodio va ricordato perch ci con-
165
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In letteratura sono generalmente identificate le seguenti strategie euristiche: leuristica della disponibilit, leuristica della controfattualit, leuristica
della
rappresentativit
e,
infine,
quella
dellancoraggio e dellaccomodamento.
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una rappresentazione grossolana e fuorviante della realt, ma che, tuttavia, la Tv incide significativamente sulle credenze di realt degli spettatori.
Come a dire: le persone non si fanno delle idee sui
fatti espressi in Tv ma, il pi delle volte, fanno propri i giudizi di cui dispongono. 28
28
Gerbner G., Gross L., Morgan M., & Signorielli N., Living with television: The dynamics of the cultivation process. In Bryant J. & Zillman D.
(eds), Perspectives on media effects, Lawrence Erlbaum Associates, Hilldale NJ 1986; pp. 17-40.
McGuire W. J., Cognitive consistency and attitude change. The Journal of Abnormal and Social Psychology, Vol 60(3), May 1960; pp. 345353. Si veda anche: Balcetis E., Dunning D., See what you want to see:
motivational influences on visual perception, Journal of Personality and
Social Psychology, 91 (4), Oct 2006; pp. 612-25 17014288.
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Leuristica dellancoraggio e
dellaccomodamento
Le nostre opinioni ed i nostri giudizi non sono come
le particelle di sodio richiamate da una pubblicit
dellacqua minerale: non sopravvivono da sole. In effetti, noi tendiamo ad organizzare ed integrare coerentemente opinioni e giudizi in un sistema quasistazionario e dunque pur sempre dinamico. Ogni
giudizio espresso diventa un punto di ancoraggio
per ogni ulteriore giudizio correlato. La variabilit
delle situazioni porta ad accomodamenti delle valutazioni successive che, tuttavia, difficilmente tradiranno la consistenza della prima opinione ma che,
anzi, si fonderanno, anche a costo di amplificazione
o errori, sullo standard di giudizio iniziale. Ovviamente il giudizio potr adottare anche dei riferimenti dati dal giudizio dominante il contesto locale oppure -ed i media favoriscono questa opportunitpotr adottare riferimenti valutativi espressi da
gruppi distali. In ogni caso e circostanza le leggi della congruenza si applicheranno ai giudizi come espressione sia dellidentit personale sia dellidentit
sociale.
Gli schemi
Le euristiche sono dunque modalit cognitive che riflettono schemi di ragionamento. In aggiunta alle
euristiche si riconoscono generalmente quattro tipi
di schemi ovvero di rappresentazioni referenziali:
Schemi di persone
Nel linguaggio comune, oltre che nel linguaggio
scientifico, ricorrono quadri interpretativi delle differenze e somiglianze personali in forma di tipi psicologici (ad esempio, introverso versus estroverso).
Gli schemi di persona sono tipicamente richiamati
allorch dobbiamo descrivere ad un nostro interlocutore una terza persona che egli non conosce. Anche i tipi zodiacali sottendono degli schemi di persona.
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Schemi di s
Consistono in generalizzazioni cognitive autoreferenziali (Markus, 1977).30 Attraverso gli schemi di
s lindividuo costruisce unimmagine propria coerente, in grado di sostenere lorganizzazione del ricordo sotto forma di memoria autobiografica, di
contribuire ad anticipare e controllare il comportamento ed atta ad essere rappresentata socialmente. In altri termini possiamo dire che noi tendiamo a
costruire il nostro stesso personaggio selezionando
e valorizzando alcuni e non altri elementi ed aspetti
della nostra storia ed identit, ad uso dei nostri interlocutori e di noi stessi.
Schemi di ruolo
Noi ci attendiamo che le persone si comportino in
relazione alle attribuzioni del ruolo sia sociale sia
professionale che le contraddistinguono e che noi
riconosciamo loro. Questi schemi sono normalmente
attivati sia in base alla pressione del gruppo familiare e sociale (il ruolo della madre e del padre, il ruolo
della maestra e dellallievo, ecc.) ma ovviamente
anche per via delle cognizioni sostenute dai media.
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Un esempio per tutti dato dalla frequenza con cui quanti partecipano
in diretta ad una trasmissione televisiva pronunciano la frase rituale
complimenti per la trasmissione!.
Nardone G., Paura, panico e fobie, Ponte alle Grazie, Milano 1993.
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recuperata con pi prontezza allorch in precedenza viene innescata unaltra informazione ad essa
strettamente connessa. Questo effetto, ampiamente documentato in letteratura, da un punto di vista
neurologico pu essere visto come un processo di
interconnessione neuronale che agisce per propagazione (cluster).37
questo il presupposto di molte campagne di comunicazione che si affermano attraverso il richiamo
associativo indotto dal prime.38
Ma possiamo anche non essere consapevoli del prime, o del tutto avvisati. In questo consiste la distinzione tra prime subliminale e sovraliminare, attestata intorno ai 18 millesimi di secondo.39
Un aspetto interessante da considerare che il cognitivismo, sorto per affermare la componente razionale del pensiero umano, ha fortemente valorizzato i processi inconsapevoli ed incontrollati e dun-
37
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Ci si pu qui ricollegare sia ad alcune teorie sociologiche (Agenda Setting) sia alla teoria del modellamento di Albert Bandura che pu essere
considerato lAutore che d continuit al passaggio tra la fase comportamentista e la fase cognitivista della psicologia sociale.
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Il pi banale degli esempi al riguardo il processo del luned di Aldo Biscardi che ha fatto proprio lo stile fazioso del giornalismo sportivo.
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Grande risonanza ebbe nellItalia degli anni sessanta la vicenda di Franca Viola, la cui sfida port non solo alla condanna dello stupratore e rapitore ma allabolizione di tutti i delitti donore.
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Il proiettile e il meme
Teorie delle comunicazioni di massa e
prospettiva evoluzionistica
Questa monografia intende perseguire due obiettivi
di inquadramento delle teorie relative al sistema dei
media ed ai processi sociali di comunicazione.
Il primo obiettivo comprensibilmente quello di fornire un tale quadro di riferimento, dalle origini del
linguaggio alle frontiere dellinnovazione digitale, un
po come avviene nella generalit dei manuali di introduzione alle comunicazioni di massa di taglio psicologico e sociologico. In particolare ci si riferir ai
contributi classici danalisi delle relazioni tra fonte,
media e messaggio anche allo scopo di consentire al
lettore inesperto di avere riferimenti basilari.
Il secondo obiettivo quello di introdurre una prospettiva meno convenzionale: la prospettiva memetica. Questa prospettiva, successivamente illustrata, riconducibile alla vasta e fruibilissima proposta
evoluzionistica di Richard Dawkins, uno zoologo e
biologo di chiarissima fama, un ricercatore ispirato
dei processi vitali in tutta la loro estensione, a partire dalla formazione delluniverso e della vita stessa,
interprete profondo delle categorie del pensiero
umano e delle tradizioni culturali.
Il presupposto di questo secondo obiettivo che
lapproccio evoluzionistico e memetico di Dawkins
sia basilare per meglio interpretare il ruolo delle co-
municazioni di massa nelle vicende umane, contestualmente utile ai fini dellinterpretazione e previsione degli effetti di tali processi sulla base di leggi
che non siano necessariamente influenzate - in termini di validit esplicativa - dalle contingenze storico-culturali, ma tuttavia anche in grado di dare ragione degli eventi in prospettiva situata.
Questo perch la lettura evoluzionistica di Dawkins
si propone di interpretare la complessit del vivente
e delle culture umane facendo ricorso ad alcuni assunti estremamente semplici riconducibili al darwinismo universale. Assunti e concetti molto semplici e
tuttavia difficili da digerire perch capaci di scardinare alcune idee consolidate che abbiamo di noi
stessi e del nostro modo di vivere e pensare. Ad
esempio quello che alla base delle culture pi complesse vi sia la semplice capacit di copia ed imitazione. Brutte parole, copia ed imitazione! Vero?
Ebbene, nella mia vita di docente c una cosa che
mi ha sempre incuriosito: lo scarso rilievo valoriale
attribuito dal mondo dellistruzione alla copia e
allimitazione, comunemente intese come forme becere di apprendimento poich prive di originalit e
personalit.
Eppure c copia e copia: il copiare un atto complesso che implica scelte, tempi e modi dellazione e
comunque, se forme di conoscenza e comprensione
superiore si realizzano nella storia umana, esse devono moltissimo alle antiche azioni di replicazione
del comportamento sociale umano e dei suoi artefatti. Pu aiutarci pensare alla leggenda (ecco un
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Il calendario cosmico
Carl Sagan stato tra i pi importanti astrofisici del
XX secolo noto, tra laltro, per aver introdotto una
metafora utile a cogliere la straordinariet dei processi trasformativi delluniverso come noi lo conosciamo con riferimento alla dimensione temporale: il
calendario cosmico.2
I cianobatteri sono dei precursori, organismi unicellulari primitivi protagonisti della trasformazione dell'antica atmosfera terrestre, satura di biossido di carbonio, in quella attuale, ricca di ossigeno.
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Il proiettile e il meme
me di vita pi antiche rispetto a quelle attuali; il fatto che i processi culturali siano espressione di entit
vitali (idee, cognizioni, notizie, memi insomma) diverse dal DNA (organismi, individui, popolazioni)
non implica diversit dei principi che regolano la diffusione ed affermazione dei nuovi replicanti. Dunque
la storia delluniverso, lorigine e levoluzione della
vita, la differenziazione degli organismi, la comparsa
della specie homo ed il delinearsi delle culture sociali, il primato della capacit linguistica e comunicativa, lo sviluppo delle comunicazioni di massa sotto
forma di tecnologie in grado di globalizzare
linterscambio intraspecifico delle conoscenze sono
tutti eventi e processi che riflettono una gerarchia
di leggi globali e locali, relative a macro-eventi o a
micro-eventi che sintetizzo nellespressione inclusivit fenomenica: le leggi che intervengono a livello
storico locale sono parte delle leggi che spiegano
pi tempo.
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lepoca della parola e del linguaggio, let della scrittura, let della stampa, lepoca delle comunicazioni
di massa. Pur accogliendo le inevitabili approssimazioni di calcolo dei periodi, appare evidente la straordinaria contrazione temporale delle transizioni epocali per noi significative. Se let dei segni e dei
segnali corrisponde ai 5 milioni di anni di vita dei
nostri antenati pi lontani, 40 mila anni ci separano
dai primi successi evolutivi basati sulla parola e sul
linguaggio. Gli ultimi 7 mila anni della storia sono invece affidati allo sviluppo della scrittura in tutte le
sue forme e manifestazioni, mentre uninezia di 500
anni ci divide dallinvenzione della stampa. Infine
100 anni circa o 150 (se vogliamo tenerci larghi)
bastano per indurci a parlare di era delle comunicazioni di massa. Sono evidenti nellambito di questa
progressione evolutiva, gli effetti globali e dirompenti delle pi recenti trasformazioni sociali, associate alla diffusione del quotidiano di massa, del telegrafo, della fotografia, del cinema, del telefono,
della radio e della televisione. In ultimo, sono evidenti gli effetti della disponibilit di Internet, che
non tanto uno strumento di comunicazione di
massa quanto uno strumento della comunicazione
globale, poich consente lintegrazione di tutte le
precedenti forme di mediazione comunicativa. Ma
se ci riferiamo al calendario cosmico anche le ore
sono unit di misura inappropriate per collocare gli
eventi di cui parliamo. Dobbiamo iniziare a scandire
il tempo ricorrendo a minuti, secondi, centesimi di
secondo e relative frazioni infinitesimali.
In effetti, se potessimo intervistare un membro della societ contemporanea che avesse la fortuna di
essere vissuto 160 anni, da met dellottocento ad
oggi, egli avrebbe da raccontare pi cambiamenti di
scenario culturale di quanti potrebbe testimoniarne
un nostro ipotetico antenato vissuto per assurdo
per 20.000 o 30.000 anni nella nostra storia pi
antica.
Ma come comprendere allora insieme passato e presente, macro-periodi e tempi storici pi ristretti?
Come comprendere linnovazione tecnologica e
spiegare i processi dellevoluzione? Nel caso delle
comunicazioni sembra intuitivo: si registrano le innovazioni e si osservano i mutamenti di scenario
che si accompagnano alle innovazioni tecnologiche,
nonch i processi che diventano possibili in termini
di impatto sui sistemi organizzativi e di diffusione
delle idee a costituire lideosfera ovvero linsieme
degli elaborati mentali che la specie uomo ha avuto
la capacit di produrre e stabilizzare in forma di artefatti e di estensioni della propria dimensione biologica, affidata non solo pi alle leggi della selezione
naturale. Questa essenzialmente la prospettiva
socio-antropologica. Ma i tempi di affermazione di
questi cambiamenti, per quanto vogliamo dilatarne il
periodo, sono irrilevanti rispetto ai tempi
dellevoluzione del linguaggio dei gesti e dei segni e
della comunicazione verbale. Dunque, dobbiamo
guardare allepoca dei media come ad un evento locale nellambito di un processo globale che ha per
protagonisti i nuovi replicanti (che pur sempre han-
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Sono solo le forme linguistiche e segniche che sopravvivono a testimoniare effetti non-locali
dellevoluzione della comunicazione umana.
I graffiti delle grotte paleolitiche presenti in tutta
Europa sopravvivono perch il supporto di quelle
forme di significazione pi durevole della glottide
del suo esecutore che pure un qualche linguaggio
doveva avere. Ed i graffiti ci danno testimonianza
della progressiva affermazione di modelli di vita estremamente semplici se confrontati con quelli attuali, con particolare riferimento allo sviluppo delle
paleoprotesi di cui lhomo habilis si evolutivamente dotato, dalle scaglie di silice delle lance e delle
frecce allimpiego del silicio nei sistemi di conduzione dellinformazione.
Tutto questo non significa che il linguaggio non abbia avuto un impatto globale sulle culture umane,
ma solo che la sedimentazione dei suoi effetti si
realizzata in modo estremamente lento nellarco di
un periodo compreso tra 4 milioni e 40.000 anni tale da rendere comprensibile leffetto di accelerazione del mutamento culturale propriamente detto:
quello che poggia sulla scrittura e dunque sulla trasmissione dei segni e dei linguaggi per copia piuttosto che del comportamento per imitazione.4
4
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globale pi che di massa, ma nello stesso tempo riconosce ai media anche la possibilit di intervenire
su piani diversi da quelli della massa e in contesti
peculiarmente locali: media capaci di diffondersi essi ed i loro contenuti - in forma pulviscolare, variabile e talvolta mutante. Ma naturalmente, anche
in questo periodo, le voci critiche e quelle entusiastiche si fanno sentire e c chi vi coglie le basi della
democrazia e chi quelle del controllo digitale, le radici di una nuova cultura o le frontiere dello spamming.
Ovviamente i mutamenti di paradigma sono tendenzialmente congruenti con la generalit dei cambiamenti che accompagnano il lavoro dinterpretazione
delle basi sociali delle comunicazioni e dei processi
dinfluenza. Al riguardo possiamo parlare di coevoluzione delle teorie e dei modelli di riferimento. Cos
la concezione del proiettile magico contigua alle
interpretazioni di stampo comportamentista piuttosto che a quelle che sono espressione della visione
cognitivista; e si ricongiunge alle prime interpretazioni della persuasione come processo unidirezionale
(la psicologia delle folle, di Tarde e Le Bon), dipendente dalle caratteristiche della fonte piuttosto che
da quelle del bersaglio.
Smiraglia S., Psicologia sociale della societ industriale: gerarchia e dominio., Ptron, Bologna 1993
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della
forza,
dellinfluenza,
del
potere
e
dellorganizzazione dei media stessi. Lasswell pone
cos le basi per lo sviluppo raffinato della media research statunitense che si afferma con una miriade
di studi capillarmente volti ad approfondire le condizioni del comunicare, la vantaggiosit delle leve
persuasive e la variabilit degli effetti.
Ma non solo a Lasswell appare critica leffettualit
mediatica in ragione della variet delle condizioni di
processo. Allo stesso periodo risale anche un altro
modello, che guarda alla comunicazione come processo fisico-matematico.
Con Shannon e Weaver (1949) lattenzione rivolta
al processo di codifica-decodifica dellinformazione,
con particolare riferimento ai fattori di ridondanza e
di disturbo e rumore ambientale. Non casualmente allorigine di quest approccio vi erano i lavori di
ricerca nel campo della telefonia, certamente ancora piuttosto arretrato in base ai nostri parametri
tecnologici,
con
ricadute
che
riguardavano
lefficacia delle telecomunicazioni e la fedeltfruibilit ed economicit del messaggio.
Per Shannon e Weaver, rumore qualsiasi cosa di
involontario che disturbi la decodifica di un messaggio. Il rumore si pu evidenziare tanto a livello tecnico-trasmissivo quanto a livello semanticointerpretativo, come effetto di distorsione del
significato del messaggio in conseguenza di
differenze ed incompatibilit a livello dei processi di
codifica-decodifica delle componenti linguistiche,
psicologiche e culturali.
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Con Shannon e Weaver si delinea la prima importante integrazione tra la teoria matematica (che ritroviamo ancor oggi alla base dei processi di elaborazione dei dati digitali) e la teoria sociale della comunicazione: gli individui e gli ambienti sociali si configurano come parte di un sistema tecnicotrasmissivo, sono parte integrante del sistema dei
media e delle comunicazioni di massa.
Apocalittici ed integrati11
Non vi dubbio che, a partire dagli anni Trenta e
poi negli anni Quaranta e Cinquanta, le comunicazioni di massa si delineino come un pilastro
delledificazione della complessit e di una nuova
sensibilit culturale, sociale e politica. Al riguardo
possiamo individuare due orientamenti interpretativi
e valutativi: la teoria main stream (dei cosiddetti integrati), solidale con lestablishment, il mondo
dellindustria e dello spettacolo, pi portata a valorizzare gli effetti positivi e propositivi delle comunicazioni di massa (democratizzazione, consumo come benessere, elevazione culturale) e la teoria critica. Questultima viene anche chiamata, con evidente accezione negativa, teoria catastrofica, in quanto
attribuisce ai media un inquietante potere di controllo e manipolazione difficilmente fronteggiabile. In
particolare la teoria critica evidenzia due degenerazioni di portata storica del sistema socio-politico
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le persone si mettono allascolto della radio in momenti diversi, recependo frammenti di programma
non sempre rivelatori delleffettiva natura della trasmissione in atto. Lallarme radiofonico, derivante
dalla diretta dellinvasione, si propag tra moltitudini di ascoltatori, tanto da interessare le cronache
del giorno dopo con notizie dincidenti stradali ed
episodi suicidari.
La lettura del clamoroso evento si presta ad una
reinterpretazione aggiornata della psicologia delle
folle di matrice leboniana: le folle radiofoniche sono
manipolabili e suggestionabili come quelle ottocentesche, suscettibili di comportamenti capaci di minare la sicurezza di pi ampie collettivit. E ci anche per effetto del passaparola allarmato tra gli individui a livello delle relazioni interpersonali e per le
distorsioni percettive indotte dalle false notizie sui
riscontri di realt. Per altri aspetti si pu cogliere
nella diffusione dellansia associata alla fiction radiofonica la manifestazione di una forte tensione psicosociale, politicamente caratterizzata, destinata da
l a poco a tradursi nel secondo conflitto mondiale.
Queste vicende e quei presagi non hanno tuttavia
impedito al sistema dei media di evolvere ed alle teorie pragmatiche di tipo main stream di accrescere
la consapevolezza della complessit dei fenomeni
con specifico riferimento alla relazione dinamica e,
dunque, mutabile tra il sistema dei media e
laudience. Con il costrutto empirico di audience, in
particolare, si supera la concezione dellindividuo
massa, anonimo interprete della societ indifferen-
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saggio stesso.16 Nel primo caso le particolari caratteristiche del messaggio delineeranno i confini
dellaudience, nel secondo caso le caratteristiche
del gruppo di fruitori suggeriranno i contenuti del
messaggio. In entrambe le accezioni, comunque, sar la persona a esporsi ai contenuti della comunicazione, a interpretarli e a integrarli.
Se laffermazione dellaudience come polo referenziale per lanalisi degli effetti dei media un evidente segno della sopraggiunta inadeguatezza contestuale della teoria ipodermica, opportuno intendersi sullespressione effetti limitati: limitatezza degli effetti non vuole significare la non influenza
complessiva dei media quanto piuttosto segnalare
la natura estremamente complessa dei processi
comunicativi di massa che vanno interpretati considerando linterdipendenza delle variabili economiche, sociologiche, psicologiche e la loro incidenza
sullequilibrio dinamico dei sistemi sociali. Parafrasando un assioma della pragmatica della comunicazione (non si pu non comunicare): non si pu
non essere influenzati.17
Questa posizione, in particolare, vede ampiamente
riconosciuto il ruolo selettivo dei processi cognitivi
e la funzione autodelimitativa dellesposizione ai
messaggi. Ma gi in precedenza era stato osservato
che i mass media non raggiungono sempre e neces16
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presentino una risorsa di potere per gli opinion leaders che attingono e usano i contenuti dei media
come strumento di affermazione e relazione. La
teoria dei due passi, pur nascendo dallanalisi di un
contesto locale, evidenzia un elemento nuovo che
riteniamo essenziale nella prospettiva memetica: le
menti degli individui ed i media (stampa e radio, essenzialmente, allepoca) sono ambiti di diffusione e
propagazione di idee attraverso catene di trasmettitori. Le comunicazioni di massa sono parte delle
comunicazioni sociali nel senso che le idee ed opinioni adottano indifferentemente i canali umani e
quelli tecnologici, attraverso la cessione di un valore
che possiamo definire identitario.
Usi e gratificazioni
La scoperta dellaudience ed il conseguente interesse dei produttori e delle agenzie di comunicazione
per le caratteristiche identitarie dei propri pubblici
ha straordinariamente arricchito la ricerca sui media
di conoscenze sui comportamenti e sulle predilezioni degli attori sociali in quanto consumatori. Proprio
perch gli effetti dei media si erano rivelati limitati,
diventava essenziale comprendere in quali contesti
e a che condizioni un certo programma o messaggio
poteva conseguire il miglior risultato in termini di
diffusione ed ascolto ovvero di efficacia. Ed in effetti la ricerca applicata che si sviluppa dagli anni
Cinquanta in poi fortemente proiettata a comprendere le esigenze e le motivazioni dei diversi
pubblici.
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mando, linsieme degli spettatori pu sancire il fallimento di un programma e la sua esclusione dal palinsesto televisivo. Le proposte mediatiche sono allora sempre pi concepite in termini di necessit di
catturare gli ascolti, di attrarre e trattenere, di sedurre e di convincere, in un clima di concorrenza
spietata dagli esiti decisivi. Questo scenario anticipa
ci che interpreteremo come competizione memetica. Ma, proprio nel caso del telecomando che sembra sancire la libert di scelta dello spettatore, rimane aperta la domanda pi importante: cosa rende
possibile un evento probabilistico quale il fatto
che tante persone decidono sincronicamente di
cambiare canale? E che cosa favorisce la confluenza
verso unaltra fonte dinfluenza? Quali sono i gradi
di libert effettivamente attribuibili ai liberi comportamenti?
LAgenda setting
Per ben comprendere il potere dei media appare per
altro essenziale distinguere tra effetti di breve periodo, come quelli individuati dalla teoria degli usi e
delle gratificazioni, ed effetti a medio e lungo termine. Con questa espressione ci si riferisce al fatto
che le comunicazioni di massa, piuttosto, sembrano
intervenire significativamente sui processi di organizzazione dellimmagine dell'ambiente ovvero di
rappresentazione della realt: strutture di conoscenza tendenzialmente stabili e non soltanto opinioni e credenze ballerine.
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Ad un tale approccio si pu ricondurre la concezione di McCombs e Shaw relativa alla funzione di agenda-setting dei mass media, sviluppata negli anni
Settanta.20
Questi autori mettono in luce, in particolare, come i
media orientino lattenzione e la sensibilit degli individui intorno ad alcuni temi piuttosto che ad altri
e, cos facendo, contribuiscano a costruire sistemi
rappresentazionali che le persone identificano come
la realt.
Per questa teoria si sottolinea una sostanziale dipendenza cognitiva dai media, che porta ad identificare il proprio giudizio sullimportanza relativa dei
fatti e degli accadimenti sociali, politici ed economici con la scala di rilevanza proposta dai media.
questa l'ipotesi dell'agenda-setting.
Questapproccio pu essere considerato come relativo ad una concezione di medio livello del potere
dei media e sostiene, pi nel dettaglio, che il potere
reale dei media quello di stabilire e configurare
lagenda politica nazionale.
Sebbene i media non ci dicano che cosa fare, essi ci
suggeriscono che cosa pensare al riguardo di un
qualche cosa. Lapproccio di ricerca si incentra
sullanalisi del rapporto tra agenda pubblica e agenda dei media in un certo momento e nel corso del
tempo.
Forti relazioni tra organizzazione e contenuti
dellagenda pubblica (ci che le persone ritengono
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222
Gerbner G., Gross L., Living with Television: The Violence Profile,
Journal of Communication 26, 1976; pp. 173-199.
223
Il proiettile e il meme
224
televisione ad una sorta di religione popolare, capace di creare un universo culturale condiviso e rituali
comportamentali pervasivi.
una teoria ecologica nel senso che le relazioni tra sistemi piccoli, medi e grandi e le loro componenti
sono spiegate in base alle relazioni stesse. Ogni qual
volta un processo mediatico, mediato delle tecnologie, si produce nellambiente, esso dipende
dallambiente e dalle leggi locali che ne caratterizzano le vicende. Ma tutti gli ordini dei sistemi dipendono dalle relazioni tra gli organismi in gioco ai
diversi livelli di complessit. Esempi sono la relazione di dipendenza tra industria televisiva, radiofonica
e stampa oppure quella dellintreccio tra potere politico e potere dellinformazione (Agenda Setting) e
ancora, nellambito della stampa quotidiana, tra il
giornale su carta e ledizione on line.
In senso globale, il sistema dei media controlla risorse informative che generano dipendenza, risorse a
cui gli altri devono avere accesso per poter raggiungere i propri scopi, ma anche vero che il sistema dei media dipende dalle risorse controllate
dagli altri (energia, finanze, legislazione, pubblicit,
eccetera).
225
226
Il proiettile e il meme
maggioritaria che si rispecchia nella contrapposizione tra modello genetico e modello funzionalista.23
23
Moscovici S. [1976], Psicologia delle minoranze attive, Boringhieri, Torino 1981. Su questi aspetti anche: Smiraglia S., Monografie di psicologia
delle comunicazioni sociali n. 3: Il processo della persuasione, Scriptaweb
2006.
227
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bersaglio. Se i media sono risorse che producono effetti limitati, non certo limitato leffetto
dinfluenza del sistema dei media. Questo passaggio
essenziale perch giustifica linteresse per la cognizione sociale che lunit cognitiva oggetto di
comunicazione mediatica e pi ampiamente sociale.
Linfluenza in questa prospettiva il processo e
leffetto per il quale il soggetto elabora in forma
propria una cognizione sociale. La riconosce come
sua e si comporta in modo tendenzialmente coerente rispetto alle coordinate specifiche (processi
schematici) che qualificano quella specifica cognizione sociale.
possibile integrare la teoria dellinfluenza eterodiretta con quella dellautopersuasione (le persone
scelgono di farsi persuadere), ma sempre e comunque bisogna fare i conti con processi dinfluenza
globali che presentano caratteri variabili, ovvero varianti e varianze.
pi accurato - dunque - affermare che una singola
unit di informazione deve competere per riuscire
ad influenzare gli individui e che la sua diffusione
limitata, ma anche favorita dalla presenza di altre
idee e conoscenze. Perch la coerenza cognitiva
consiste nella disponibilit individuale didee e conoscenze che cooperano mutualisticamente per sostenere il sistema anche e soprattutto in termini di
processi automatici. Il paradigma cognitivista semmai, affermando il primato dei processi cognitivi, riconosce la capacit dei media di intervenire nella
dinamica dei processi schematici e non controllati
231
Il proiettile e il meme
232
Numerose teorie sono state proposte anche su posizioni opposte.25 Tra queste uno speciale credito
ha acquisito la teoria del modellamento o apprendimento vicario di Albert Bandura.26
Bandura lautore che ha imposto in letteratura
lanalisi dei modelli di comportamento atti a generare apprendimento e che, per ci stesso, ha contribuito alla costruzione del necessario ponte tra il
comportamentismo classico e la nascente psicologia
sociale cognitivista. Con lui il concetto dimitazione
tardo ottocentesco, che si era ritenuto deterministico e troppo angolato verso il paradigma della
suggestione, viene ad essere rivalutato e caricato di
nuove risorse interpretative, che non trascurano il
ruolo dei prototipi in quanto generatori cognitivi di
modelli influenti.
I media rendono disponibili modelli che, gi solo in
ragione della loro diffusione, dimostrano di possede-
25
Una sintetica ma efficace rassegna presente nel cap.4 di Arcuri L., Castelli S., La trasmissione dei pensieri, Zanichelli, Bologna 1996.
26
Il presupposto nella teoria dellapprendimento sociale per la quale la
personalit viene appresa. Da qui la funzione dei modelli. Lelemento di
divaricazione con la posizione specifica di Bandura sta nel ruolo del rinforzo ovvero del sistema dei premi e delle punizioni associate ad un certo
comportamento manifesto. Bandura sottolinea da parte sua che il rinforzo non necessario e che basta losservazione del comportamento a determinare indirettamente (in forma vicaria) lapprendimento del modello.
Bandura A., Ross D. & Ross S. A., Transmission of aggressions through
imitation of aggressive models, Journal of Abnormal and Social Psychology 63, 1961; pp. 575-582 e Bandura A., Ross D. & Ross S. A., Imitation
of film-mediated aggressive models, Journal of Abnormal and Social
Psychology 66, 1963; pp. 3-11.
27
233
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236
La teoria memetica
La prospettiva memetica nasce in ambito biologico
per le intuizioni di Richard Dawkins con
lintroduzione del concetto di meme.
I memi sono le unit culturali che si trasmettono di
mente in mente, attraverso il linguaggio, passando
attraverso qualsivoglia mediatore (manufatti ed artefatti) e media (papiri e vasi, stampa, tv, internet
eccetera) ed agendo la comunicazione in tutte le
sue forme (orale, scritta, ideografica ed iconica) ed
a tutti i livelli di analisi psicosociale: la persona (le
sue cognizioni ed i suoi pensieri), le relazioni interpersonali, i gruppi, le comunit e le organizzazioni,
la folla e la massa, i sistemi sociali. Cos come i geni
si propagano nel pool genico saltando di corpo in
corpo tramite spermatozoi o cellule uovo, i memi si
propagano nel pool memico saltando di cervello in
cervello tramite un processo che, in senso lato, si
pu chiamare imitazione.31 Esemplifica Dawkins:
memi sono melodie, idee, frasi, mode, modi di modellare vasi o costruire archi.32
Per questa prospettiva, le culture umane sono insiemi memetici autoadattati ed i media ne rappresentano il sistema di diffusione-propagazionecolonizzazione elaborato dalle macchine geniche
umane.
31
Il Pool genico linsieme degli alleli dei singoli geni dei singoli individui
di una popolazione locale ovvero il complesso di tutte le informazioni genetiche capaci di codificare un carattere del fenotipo ovvero
dellindividualit organismica.
32
Dawkins R.[1976], Il gene egoista, Mondadori, Milano 1992; pag. 201.
Il gene egoista
The Selfish Gene (1976) il titolo dellopera basilare di Richard Dawkins il cui nucleo che il gene il
soggetto principe della selezione naturale che orienta il processo evolutivo a partire da una sequenza di
informazioni relativa allesclusiva replicazione di se
stesso: dunque il gene egoista. Si tratta di un
egoismo inconsapevole ed inintenzionale, privo di
emozioni e progetto, che si esprime in una catena di
informazioni e comandi tendenti alla copia del codice senza variazioni. Ci in quanto il codice proprio di
un gene consiste nella sequenza replicativa del DNA
che lo costituisce senza possibilit di automodificarsi.
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to ai due cardini evoluzionistici: tempi immensi e fenotipi sottoposti alla selezione naturale cumulativa.
A noi interessa partire dallassioma che i memi, al
pari dei geni, sono replicatori efficienti che operano
come ogni replicatore in un ambiente elettivo capace di assicurarne le migliori condizioni di affermazione. Lambiente elettivo dei memi quello che noi
definiamo cultura. Per la memetica la cultura un
ambiente di propagazione, pi precisamente costituito da libri, data bases e reti telematiche, telefoni
e vecchie pergamene, i diari personali degli studenti
e le agende delle nonne, il libro di cucina della zia
Carmelina ed ovviamente il cervello della zia.
Insomma lelenco concreto degli ambienti locali sarebbe troppo lungo. A titolo di esempio: scambi di
auguri, saluti, ricorrenze, relazioni intime, manifestazioni di piazza, pubblicit, e mass-media ovviamente (talk-show, sit comedy, gossip e cos via).
Anche lelenco dei memi potrebbe includere di principio tutte le enciclopedie mai prodotte! Il numero
dei memi in circolazione, tenendo conto delle diverse culture e linguaggi incalcolabile. Ma a noi, per i
nostri scopi, interessano i memi buoni, quelli che ce
la stanno facendo evoluzionisticamente ossia quelli
che contano ovviamente di pi perch essendo dominanti sono parte costitutiva del nostro attuale
ambiente, dei sistemi ambiente adattivamente costruiti dalle macchine geniche manipolate per la loro
migliore diffusione. Una fatica memeticamente improba. Le applicazioni memetiche privilegiano quei
memi che sono stati particolarmente pervasivi o che
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38
qui agevole richiamare la pertinenza della teoria della dissonanza cognitiva di Leon Festinger.
39
Brodie R. [1996], Virus della mente, Ecomind Publications, 2000; pag.
93.
40
ivi, p. 94.
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Il principio della Regina Rossa, introdotto nel 1973 dal biologo Van
Valen con riferimento ad uno dei personaggi di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, sostiene che "il progresso sempre effimero, una
sorta di fatica di Sisifo per rimanere, relativamente parlando, nella stessa
posizione grazie a un continuo miglioramento delle cose". Van Valen L., A
New Evolutionary Law, Evolutionary Theory 1, 1973; pp. 1-30. Si veda
anche: Ridley M. [1993], La Regina Rossa. Sesso ed evoluzione, Instar Libri, Torino 2003.
La competizione e la cooperazione tra gli organismi sono alla base della loro coevoluzione.
Le leggi dellimitazione
Quello di imitazione un concetto storico delle
scienze umane e sociali. Prima Tarde e Le Bon, poi
Bandura hanno inteso limitazione come il processo
basilare attraverso cui le idee ed i comportamenti si
riproducono a livello della massa e si manifestano
nella vita di ogni giorno. Nonostante queste idee
abbiano avuto una grande diffusione sono state
spesso rigettate perch interpretate alla luce di una
sostanziale ripulsa, emozionale e valoriale per chi insinua una visione delle nostre idee depauperate
delletichetta delloriginalit e della libert delle scelte. Sicch, ad esempio, nella letteratura psicologica
si tentata la strada dellindividuo cognitivo e razionale, interprete dei propri scopi ed autonomo
nella ricerca dei propri comportamenti tranne poi a
dovere sistematicamente riconoscere i limiti di tenuta del paradigma delluomo razionale, della mente
che legge la realt e che decide in accordo ai propri
intendimenti ed interessi esistenziali.42
Talvolta, a schermarsi, si valorizza la nozione di psicopatologia, riferendosi al comportamento umano
42
A questo aspetto dedicata la monografia: La dimensione cognitiva delle comunicazioni di massa, Scriptaweb, 2006.
249
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43
44
Processi virali
In linea generale possiamo derivare con una certa
facilit i complessi memici in termini di diffusione: in
primo luogo le religioni e, in generale, le ideologie. I
culti e le credenze religiose sono complessi memici
di straordinaria rilevanza nelle societ umane e nella
loro storia. Le guerre di religione non sono un modo
di dire. Si sono condotte guerre in nome di memi relativi a deit molteplici e per questi memi sono state sacrificate una moltitudine di veicoli memici; ed
evidentemente levoluzione incrociata di questi
memi continua a scrivere la storia del nostro mondo. Il loro fine (dei memi) quello di riprodursi e di
insediarsi attraverso il comportamento imitativo, indipendentemente dal loro contenuto di verit.
Limportante che essi contengano informazioni
che possano assicurare un principio di verit percepita: ci proprio del sistema dei valori e delle parole insignite di valorialit come verit, per
lappunto. I memi pi potenti sono quelli che rispon45
Pur nella diversit dei contesti e nella differenza delle credenze anche il
martirio dei primi cristiani servito per diffondere il verbo e la nuova fede.
251
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252
Sardar Z., In cosa credono i musulmani, Valiardi, Milano 2007; pp. 6566.
48
Disponibile on line:
http://www.bibliotecamarxista.org/
253
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Il proiettile e il meme
dividui con un indottrinamento spesso feroce, ampiamente documentato dalla ricerca storica.
Ma sarebbe un errore pensare ai memi come qualcosa di per s odiosi semplicemente perch ci appare odioso il contenuto memetico, un po come con i
virus, per lappunto. Appartengono alla logosfera
anche parole come giustizia e democrazia, libert,
fraternit e uguaglianza, memi tutto sommato recenti, che hanno cercato e cercano di affermarsi al
pari di tutti gli altri. Ovviamente non conta che anche per la loro affermazione siano stati sacrificati
molti individui di tutte le generazioni. Anche qui
conta la replicazione del meme, come si evince
dallefficace affermazione di George Bush sulla necessit di esportare la democrazia nei paesi che ne
sono privi. La propaganda dunque un pool memetico di straordinaria importanza per comprendere
levoluzione sociale umana, osservando la pervasivit dei suoi enzimi replicatori: categorie ideologiche
e simboli identitari in primo luogo.
Laffermazione di una specie o di una cultura richiedono soltanto la possibilit di buoni geni e di buoni
memi senza che questo implichi alcun principio etico
o morale, con riferimento alla presunta superiorit
della specie umana o del primato di una cultura e
del suo sistema di valori. I geni ed i memi, in quanto
riproduttori, non dispongono di principi estetici o etici. Diversa la questione della nostra propensione
a difendere i nostri geni (la nostra vita e quella della
nostra prole) e le nostre idee (quelle che percepiamo come vere e giuste). Sicch viceversa plausibi-
255
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Il proiettile e il meme
errore pensare che dittature e fondamentalismi sono possibili solo con il controllo monopolistico dei
media. Questo pu avvenire anche in un contesto di
multipresenza memetica (ci che talvolta definiamo
pluralismo o societ multietnica). Non bisogna dimenticare che le strategie adattive degli organismi
viventi non sono affatto identiche e che per i memi
gli individui ed i media sono veicoli indifferenti.
Limportante la replicazione, non la durata o le
modalit del processo riproduttivo. I memi ed i loro
complessi hanno, similmente ai geni delle diverse
specie, tempi e forme diverse di vita e riproduzione
e, dunque, ciascun complesso memico combatte la
sua battaglia inconsapevole in base alla forza persuasiva con cui noi rendiamo disponibile la nostra specifica capacit imitativa. Le leggi della riproduzione
memetica non hanno a che fare con le nostre personali idee etiche e morali anche se a riprodursi sono valori riconducibili a ci che noi riteniamo bello,
vero o giusto.
Cos la diffusione di un culto pu verificarsi indipendentemente dalla consistenza logica ed ideologica
dei suoi presupposti.
Ugualmente, laffermazione di unidea politica pu
aversi anche in contraddizione con i principi che
vengono posti alla sua base (ad esempio, lidea di
giustizia). Ma anche in ambiti diversi, si pensi alla
moda, si affermano stili e comportamenti che non
hanno niente a che fare con lidea del piacere a se
stessi o della libert di interpretare la propria personalit. In questo senso, pi che i media ad essere
257
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Il proiettile e il meme
259
Le facce dellapparenza
Imitazione ed apparenza
Come aveva intuito a suo tempo Gabriel Tarde,
limitazione alla base del comportamento umano e
della sua storia sociale non distintamente rispetto al
quadro evoluzionistico.1 In effetti, la capacit imitativa generalmente misconosciuta e svalorizzata
perch ritenuta cognitivamente poco nobile ed elevata. Che invece essa sia una qualit evolutivamente superiore lo diceva anche Aristotele quando osservava che luomo la creatura che imita di pi al
mondo e apprende in prima istanza attraverso
limitazione.2
1
261
Le facce dellapparenza
262
dui si succedono in tali luoghi con funzioni di trasmettitori incidentali dei comportamenti influenti.4
Daltronde si nasce e si muore nellordine di culture
specifiche che inevitabilmente ci identificano dal
punto di vista identitario: una cosa essere un contadino cinese del periodo maoista, altro essere un
soldato garibaldino oppure un uomo daffari londinese. Dal punto di vista dei contenuti e dei modelli
altrettanto diversa cosa nascere da cos diversi padri in cos diverse epoche e contesti. Ovviamente
non trascurando i ruoli dei partner di genere. Noi
non possiamo che essere ci che ci consentito in
qualche modo imitare anche in forma di varianti ed
adattamenti derivanti dalla situazione e dal contesto. In linea con questi presupposti, la psicologia
dello sviluppo ribadisce che apprendere imitare ci
che osserviamo nel mondo nel mondo che ci dato e che i bambini sono specificamente predisposti ad imparare dallosservazione tanto che Meltzoff
(1988) ha suggerito quale nome pi appropriato
per la specie umana quello di homo imitans5.
Ma che cosa imitiamo effettivamente? Partiamo dalla notazione che si pu imitare solo ci che appare
e che, imitando le apparenze, si generano ulteriori
apparenze; ancor pi che per i processi di replicazione del DNA (errori di copia, mutazioni),
4
Dawkins R., [1976], Il gene egoista, Mondadori, Milano, 1992. Blackmore S. [1999], La macchina dei memi, Instar Libri, Torino, 2002.
5
Meltzoff A.N., Moore M.K., Imitation of Facial and Manual Gestures
by Human Neonates, Science, 198, 75-78, 1977.
limitazione delle apparenze costantemente ed inevitabilmente produce una pletora di varianti che sono sottoposte al setaccio degli eventi locali. Che si
tratti di cultura o biologia, copia, imitazione ed apparenza sono dunque facce di una stessa medaglia
adattativa; in chiave probabilistica, possiamo riferirci ad un numero straordinariamente elevato di eventi replicativi che localmente comportano la riproduzione di specifici geni e memi: replicazione del
DNA, apparenza fenotipica e riproduzione del comportamento. 6
263
Le facce dellapparenza
264
lano i versi degli animali, si costruiscono reti e si ordiscono inganni e strategie mutuati dalle altre specie. Infine si producono protesi per il volo, si edificano dighe e moderni alveari, si sintetizzano sostanze e materiali osservati in natura. Lapparenza
il mondo cos come esso ci appare, lo conosciamo e
reputiamo che esso cos sia perch ci appare in un
certo modo e perch cos lo conosciamo.
Dunque lapparenza conta su una grande variet di
piani, dunque anche relativi alla persona ed alle sue
manifestazioni individuali; qui lapparenza conta
moltissimo, certamente molto di pi di quanto comunemente si soliti pensare, magari presi dal pensiero politicamente corretto (a proposito di apparenza) di coloro che affermano che invece importante come si dentro (il che di per s indicativo
di una qualche forma di nascondimento). Oltretutto
anche solo ipotizzare come si sia veramente dentro non ci pu far eludere il tema dellapparenza e
degli inganni dellosservazione-introspezione.7
Per poter solo sfiorare la questione della coscienza
bisogna, dunque, partire dalle apparenze, comunque
e a qualunque livello le si consideri riconoscendo
che lapparenza ineludibile: non n una cosa
buona n una cosa cattiva. A chi capita di esistere
(qualunque sia lorganismo vivente, un uomo, una
265
Le facce dellapparenza
266
Con il Novecento, le scienze fisiche e le scienze sociali condividono ampiamente la consapevolezza del carattere costruttivistico del pensiero umano e della impossibilit di far coincidere ingenuamente pensiero e realt.
Nel mondo dei batteri, per intenderci, noi non appariamo come appariamo a noi stessi e daltra parte
noi non possiamo immaginare come il mondo dei
batteri appaia loro.9 Lo sviluppo delle protesi della
vista (come i microscopi) ci consente solo di prendere contatto con un ulteriore livello di realt che
quello della realt propria dei virus, osservata, per
lappunto, al microscopio a scansione elettronica,
ma mai come essa si presenta ai virus. Un mondo
che non esiste se non per noi in quanto osservatori,
possiamo convenire; esattamente come avviene per
la realt di primo ordine: quella che noi consideriamo essere la realt vera. Dunque le realt si moltiplicano allinfinito quante sono le specie, gli spazi ed
i luoghi del percepire e dellessere percepiti, come
suggerisce la pi avventurosa delle branche della fisica moderna: la fisica dei quanti.10 Con tutta evidenza disquisire sulla realt e della sua essenza profonda introduce pi ambiguit ed incertezze che
non parlare dellapparenza locale. sempre utile
dunque ripartire dagli organismi.
Noi siamo animali che utilizzano essenzialmente la
vista per assumere informazioni sul mondo. Udito,
tatto, olfatto e gusto contribuiscono in misura molto limitata alla costruzione della rappresentazione
del mondo, poich disponiamo di una specializzazio-
questo, in sostanza, il problema posto da Thomas Nagel in un suo famoso saggio: del 1974 Che effetto fa essere un pipistrello? pubblicato anche in Questioni mortali [1979], Il Saggiatore, Milano, 1986
10
Bruce C., I conigli di Schrdinger, fisica quantistica e universi paralleli,
Cortina Editore, 2004
267
268
Le facce dellapparenza
ne sensoriale: la vista. Se noi disponessimo di un diverso contributo cumulativo sensoriale il mondo apparirebbe realmente diverso.
Cos come avviene, in forma prossima a noi, nei
mondi di organismi forti di altre specializzazioni: i
serpenti, ad esempio, utilizzano il gusto: la lingua
il loro strumento di conoscenza prioritario, per cui il
massimo dellinformazione sensoriale uscir attraverso quel canale. Un pipistrello non user affatto la
vista, utilizzer le informazioni di ritorno che gli
provengono dalle vibrazioni che emette. Dei batteri
e delle loro percezioni sappiamo ancor meno, ma
certo che il mondo in cui apparentemente vivono ha
ben poco a che spartire con quella che noi definiamo comunemente ed assiomaticamente realt.
Lapparenza non dunque una pura estetica, ma
lordine dei mondi possibili in cui si gioca la battaglia
connessa alla selezione naturale cumulativa e in
questa logica lapparenza primariamente il criterio
decisore di eventi biologicamente cruciali quali la
scelta della porzione di mondo in cui giocarsi tale
battaglia (ovvero con quali organismi condividere
processi di cooperazione e competizione) e quali
regole impegnare per la replicazione del dna: le forme della seduzione, gli indicatori della dominanza
finalizzati alla scelta del partner migliore e,
dunque, alla riproduzione. Il principio fondamentale
della vita la replicazione e la riproduzione ed il
ruolo principale allinterno dei processi evolutivi
derivante dallerrore e dalle strategie alternative,
espresse da varianti che conseguono allapparenza
di ci che viene imitato: tutti gli esseri viventi sono
Le strategie dellapparenza
Modificare lapparenza strategia fondamentale per
la sopravvivenza perch incrementa localmente la
variabilit delle caratteristiche fenotipiche. la strategia del camaleonte.11 Il camaleonte interpreta
lambiente adattandosi epidermicamente alle diverse sfumature cromatiche ambientali: egli non si offre come un unico organismo alla selezione naturale.
Egli una pluralit di individui, sicch il ventaglio
11
Bouvet J.F., La strategia del camaleonte. La simulazione del mondo vivente, Raffaello Cortina, Milano 2001
269
270
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274
12
Asch S.E., Forming impressions of personality, in J, Abnormal and Social Psychology, 1946, 41, 258-290.
14
Asch S.E. (1946) cit., e Luchins A., Forming impressions of personality;
a critique, in J, Abnormal and Social Psychology, 1948, 43, 318-325.
275
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278
Teorema di William Thomas: Se gli uomini definiscono reali le situazioni esse saranno reali nelle loro conseguenze (1928). Da cui: Merton R.
K., La profezia che si autoavvera, in Teoria e Struttura Sociale, vol. II. Il
Mulino, Bologna 1971
279
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280
La persona maschera
Impiegando energie, tempo e denaro per controllare
il proprio aspetto, lindividuo fornisce una certa autopresentazione, cos offrendo limmagine che egli
ha di se stesso e limmagine che di s egli vuole
presentare agli altri (Argyle 1972; Cook 1971).19 In
questo senso il corpo rivela ed al contempo maschera: lo schermo dellesperienza, quella interiore
e quella di relazione con lesterno.
Il corpo propriamente schermo perch maschera,
ovvero cela allo sguardo ci che noi percepiamo essere la nostra dimensione interiore, quella pi profonda e sensibile (i nostri pensieri e le nostre emozioni, le propriocezioni viscerali, i battiti del cuore);
ma il corpo anche schermo, in senso quasitecnologico, perch su di esso si proietta
lapparenza dellimmagine di s. Sullo schermo del
corpo viene attuata, nella misura resa possibile dalla
19
Argyle M., The Psychology of Interpersonal Behaviour, Harmondsworth, Penguin, 1972; Cook M., Interpersonal Perception, Harmondsworth, Penguin, 1971.
competenza
comunicativa,
la
regolazione
dellintenzione (attraverso lautomonitoraggio e
lautocontrollo espressivo) e del significato
dellinterazione
sociale
(attraverso
leteromonitoraggio ed il controllo situazionale). In
termini semplici, ciascuno di noi, tende a consentire
a che il corpo esprima quella parte dei sentimenti e
delle posizioni che egli ha intenzione di esprimere in
accordo ai riferimenti normativi e relazionali che
sembra di poter cogliere nellambiente sociale e nella specifica situazione.
Il corpo riflette le sensazioni e percezioni connesse
al contatto con il mondo esterno; inoltre, trasferisce ad altri informazioni sui nostri stati interni e ci
in modo sia consapevole sia inconsapevole. Dunque
il corpo oltre che mascherare pu al contrario rivelare, tradendo le intenzioni del soggetto comunicante oppure, inversamente, pu non riuscire ad esprimere ci che egli vorrebbe. Come quando le nostre
parole sembrano smentite dai nostri gesti o dagli
accenti emozionali che non riusciamo a trattenere:
ci, il pi delle volte si verifica perch il corpo comunica attraverso un suo proprio linguaggio anche
in assenza di parole o nonostante le parole: questo
lambito della comunicazione non verbale (c.n.v.).
Limportanza della c.n.v. si afferma nel quadro della
teoria evoluzionistica a partire dagli studi di Charles
Darwin intorno alla met dellottocento.20 Non meravigli dunque che linteresse per questa prospetti20
281
282
Le facce dellapparenza
il linguaggio del corpo, ovvero la mimica del volto e lo sguardo, i movimenti del corpo ed i gesti,
laspetto complessivo della persona, la sua apparenza e, pi estesamente, le modalit della sua interazione con lambiente. Questi aspetti corrispondono
a tre canali fondamentali: cinesico (i movimenti ),
prossemico (la distanza), aptico (il contatto fisico).
21
283
Le facce dellapparenza
284
il paralinguaggio e lintonazione, ovvero la modalit con cui diciamo le cose nonch i suoni e i versi -i sospiri, ad esempio- che accompagnano
lespressione verbale. Influiscono sul paralinguaggio
lintonazione della voce (canale vocale) e il tempo
della comunicazione (canale cronemico).
Linsieme di tutti gli elementi non verbali e la loro
integrazione stata definita "configurazione spaziale" e caratterizza tutti i possibili atteggiamenti che
una persona pu assumere nellinterazione con gli
altri e con lo spazio fisico. La configurazione spaziale legata al concetto etologico di territorialit.
Esiste, difatti, una forte correlazione intercorrente
tra il valore attribuito dagli animali al proprio territorio e la gestione dello spazio personale operata dagli
esseri umani.22 In entrambi i casi c la tendenza a
personalizzare larea che circonda il proprio corpo
che negli esseri umani trascende le originarie funzioni difensive, ancora presenti nelle altre specie,
per diventare lo spazio in cui proiettare la ricchezza
emozionale del proprio io.23
scontato, eppur necessario osservare, che la configurazione spaziale costituisce allo stesso tempo
un indicatore rilevantissimo dei rapporti di forzapotere-dominanza tra gli individui e una strategia
fondamentale dellagire persuasivo. Ugualmente tut
22
285
Le facce dellapparenza
286
di una perfetta condotta mimetica.25 A tal proposito, gi allinizio del novecento, Hurlock riferisce di
una inchiesta condotta sul tema delle motivazioni
delle scelte dabbigliamento, in cui per tre quarti
delle donne intervistate riferivano di seguire la moda per non farsi notare, per passare inosservate.26
Nella societ contemporanea si afferma fortemente
il bisogno di differenziarsi dallaltro e, nello stesso
tempo, di ritrovare forme di appartenenza pi radicate come solo il gruppo tribale poteva forse concedere. Questa contrapposizione tra bisogno di distinguersi e quello di omologarsi, che Flugel definisce il paradosso della moda,27 daltronde alla
base delle principali teorie sullargomento, gi a partire dalle distinzioni operate da Tarde e Veblen tra
processi di imitazione e di innovazione28 coesistenti
nelle scelte di stile, che hanno successivamente visto concordi gli studiosi del fashion language. 29
25
Stoezel J., I fenomeni collettivi della moda, in Psicologia sociale, Armando, Roma 1973, 5 ed., pp. 277-282. In Ragone G. (a cura di ), Sociologia dei fenomeni di moda, Franco Angeli, Milano 1976.
26
Hurlock E.B., Motivation in fashion, in Archives of Psychology, n.3,
1929
27
Flugel J. C., Psicologia dellabbigliamento, Franco Angeli, Milano, 1974
28
Tarde sottolinea la reazione delle classi agiate a questi comportamenti
imitativi, con la teoria della distinzione, che ripropone la caratterizzazione
classista del vestire. Veblen individua tre elementi essenziali nei comportamenti distintivi delle classi agiate: lo sciupio vistoso, la vistosa agiatezza
e il cambiamento.
29
Alberoni F., Consumi e societ, Il Mulino, Bologna, 1967, pp. 281-290.
interessante osservare che per Roland Barthes nel sistema della moda
costume ed abbigliamento rispettivamente sarebbero come segno e significato paragonabili a langue e parole nella linguistica di De Sassure. Bar-
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288
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290
35
Tra i primi interpreti del fenomeno della moda, Spencer H. nel saggio Il
progresso umano, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1908, nel capitolo I costumi e la moda coglieva la funzione peculiarmente espressiva della moda
in quanto adesione normativa allorganizzazione sociale ed al suo ordine
costituito.
dettata dallimitazione. In questo senso non casuale che alla parola moda si stia sovrapponendo
quello di trend (tendenza) a conferire un aspetto
pi dinamico a una dato viceversa descrittivo (moda statistica).
La moda anche terminologicamente e concettualmente incardinata nel settore della comunicazione estetica come pratica quotidiana e pratica
pubblicitaria: la moda peculiare rappresentazione
dellidentit, forma comunicante per eccellenza. In
questo senso moda e pubblicit hanno pi di un carattere in comune. La moda esiste perch di essa si
fa pubblicit e diventa pubblica; la pubblicit stessa
soggetta a mode. La pubblicit adotta modelli e
la moda li veste. Moda e pubblicit condividono
modi e forme del comunicare. La moda propone
modi di apparire per essere, la pubblicit ne sanziona, adottandoli, la pubblica legittimit. La pubblicit
dunque spiccatamente normativa (perch predispone desiderabilit sociale e pubblica criteri di giudizio) e lo pi della stessa moda che in realt agisce in direzione della vanit privata e delle relazioni
interpersonali. La moda incarna un messaggio pi
personale di quello pubblicitario; ladozione da parte
della pubblicit di modi e modelli della moda trasferisce sul piano della pubblica realizzabilit (lessere
possibile) un bisogno che per esprimersi esige una
dimensione personale quale quella tipicamente ricercata dalla moda nei modi della sua comunicazione.36
36
291
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Le facce dellapparenza
Ci che moda, daltronde, non pu essere ricondotto al solo settore dellabbigliamento, perch i
fenomeni di moda toccano la generalit degli ambiti
e degli apparati dellorganizzazione e della vita sociale: dallo sport alla politica, dalla religione alla vita
pubblica, dallarte alla musica, dai personaggi che si
affermano alle ide che sembrano imporsi nelle coscienze, le mode possono essere ben riconosciute
ed individuate e alle mode dellabbigliamento si assommano quelle del linguaggio e dei comportamenti.
Come ben si comprende il tema dellapparenza come si manifesta nelle mode articolato e complesso ed evidenzia anche la salienza dellimpatto mediatico. I media consentono di offrire apparenza ad
amplissimi pubblici, costituiti da individui che si formeranno impressioni operando il pi delle volte in
regime di risparmio cognitivo. Pi che comprensibile
quindi lenorme attenzione che viene dedicata da
tutte le categorie dei professionisti della persuasione allapparenza, alle apparizioni e allapparire televisivo, attori, politici e maghi compresi.
Ne consegue che lalterazione dellaspetto diventa
pratica comune nella pubblicit e nel fashion business: con laiuto dei programmi di fotoritocco, dello
stuolo di esperti visagisti (il trucco) o della dilagante chirurgia estetica, le immagini dei modelli di bellezza proposti dai media portano alle estreme conseguenze il processo di indeterminazione della realt.
Menzogna e inganno
La menzogna una strategia di natura sociale che
caratterizza tutti gli animali (compreso lessere umano) ed associata alla gestione di risorse fisiche
e psicologiche. Trovandosi in un contesto dalle risorse limitate gli esseri viventi hanno da sempre
dovuto ricorrere a strategie dinganno per la propria
sopravvivenza, oltre alle note tecniche di competizione e cooperazione.38
Per lessere umano, per, la questione principale
proprio legata allapparenza, dal momento che il
comportamento non-verbale (del cui valore espressivo abbiamo gi discusso) pu dirci molto non solo
di ci che una persona vuole dire, ma anche di
quanto essa voglia tener celato.
questo uno tra i pi significativi insegnamenti ereditati dagli studi sulle espressioni del volto di Ekman: il controllo dei nostri movimenti facciali ha
dei limiti. come se il nostro corpo non accettasse
37
Volli U., Contro la moda, Feltrinelli, Milano 1988, p.57. Si veda anche:
Canestrari P., Imitazione e falsificazione. Una prospettiva sociologica,
Franco Angeli, Milano 2007, p.26.
38
Anolli L., Mentire, Il Mulino, Bologna 2007
293
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tando come prova di adulterio la paura di Desdemona davanti alla sua furia, la uccise.39
Secondo una serie di ricerche condotte da Vrij la
percentuale degli smascheramenti delle bugie nelle
comuni interazioni sociali sarebbe del 56,6% e ci
basterebbe a dimostrare come non sia possibile
stabilire una netta distinzione tra il comportamento
di chi mente e quello di chi sincero. Si incorre, infatti, nel doppio rischio di commettere o un falso
positivo, accusare un innocente, o un falso negativo, prosciogliere un colpevole. 40
vero comunque che non agevole individuare indicatori comportamentali specifici della menzogna,
poich il modo di mentire di una persona sensibile
a molteplici fattori; cambia a seconda di quanto la
bugia sia o meno preparata, del grado di motivazione e gravit, nonch della posta in gioco per il soggetto. Essendo per il comportamento non verbale
meno controllabile rispetto a quello verbale, i segnali non verbali possono fornire un valido aiuto nella
scoperta della menzogna. Chiaramente necessario
avere indicazioni sui consueti atteggiamenti del
soggetto per poter inferire su eventuali mutamenti
in atto e losservazione deve essere notevolmente
acuta.
Nonostante sia difficile distinguerle come se fossero
categorie discrete, Ekman e collaboratori hanno individuato una distinzione tra menzogna per simula39
Ekman P., I volti della menzogna. Gli indizi dellinganno nei rapporti
interpersonali, Giunti 1995
40
Vrij A., Detecting lies and deceit, Wiley, Chichester, 2000
295
Le facce dellapparenza
296
trib isneg e apayo aspettano che i cadaveri si decompongano completamente prima di seppellirli. 43
Essendo parte del corredo evoluzionisticamente determinato degli esseri viventi, le menzogne sono
uno strumento tuttaltro che occasionale nelle interazioni sociali a tal punto che Turner e collaboratori
hanno stimato che durante una conversazione generalmente le persone fanno ricorso allinganno almeno 61,5% delle volte.44
Chiaramente si tratta di bugie di poco conto che richiedono un limitato impegno mentale per essere
pianificate e comunicate e non implicano grande
stress per il bugiardo di turno anche nel caso si venisse scoperti.45
Il grado di intimit delle relazioni indubbiamente
un fattore che influisce sullutilizzo della falsificazione della realt, oltre che per una questione di stima
e fiducia reciproca anche e soprattutto perch la
maggiore familiarit comporta un eccessivo rischio
di essere smentiti. Non raro, inoltre, che nelle relazioni di coppia si utilizzi linganno per creare
unimmagine favorevole, per impressionare laltro ed
essere ammirati.46
E ci pu arrivare fino allautoinganno (selfdeception), per cui lindividuo si convince della veri43
297
Le facce dellapparenza
298
Per un approfondimento: Mele A.R., Autoinganno e controllo delle ipotesi; Bermdez J.L., Autoinganno, intenzioni e credenze contraddittorie. Un commento a Mele; Graham G., Sull'approccio deflazionistico
all'autoinganno. Un commento a Mele; Mele A.R., L'autoinganno deflazionato: risposte a Bermdez e Graham, in Sistemi intelligenti, 3,
1999.
48
Goleman D., Menzogna autoinganno illusione, Bur, Milano 1998
venga violentemente distrutto in momenti e situazioni particolarmente delicati nella vita di un individuo (ad esempio in caso di forti traumi, di violenze
o esperienze molto negative i ricordi possono essere cancellati o del tutto alterati).
Arrivando fino a convincere se stessi, la menzogna
dimostra tutto il suo potenziale persuasorio, essendo lobiettivo di una comunicazione menzognera esattamente quello di modellare le credenze
dellinterlocutore in funzione delle proprie esigenze,
ragion per cui non strano che se ne faccia ampio
uso in televisione, in pubblicit ed in politica e pi in
generale in tutte le interazioni in cui le apparenze
giocano un ruolo fondamentale, non essendo possibile conoscere a fondo il proprio interlocutore.
C, inoltre, la questione relativa alla funzionalit
della menzogna: se dicessimo in ogni occasione la
verit, le relazioni sociali ne risulterebbero irrimediabilmente compromesse. Le bugie dette con consapevolezza sono comportamenti strategici altamente adattivi e culturalmente condizionati. Tra le
diverse bugie che sosteniamo quotidianamente, le
bugie bianche, quelle legate alle buone maniere,
hanno un valore altamente positivo in numerose
culture, ma soprattutto in oriente dove la sincerit
non considerata tout court un valore positivo ed
in certe occasioni pu addirittura considerarsi come
un comportamento sconveniente o poco saggio.49
49
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Il pensiero guidato dal desiderio definito da McGuire come la tendenza a credere a qualcosa solo perch in accordo con il nostro desiderio
che la cosa si avveri. McGuire W. J. A syllogistic analysis of cognitive relationships. In Rosenberget M. al. (Eds.), Attitude Organization and
Change. New Haven: Yale University Press, 1960. Si veda anche: Miller
Ch. E., Assessing the Existence of "Wishful Thinking", Personality and
Social Psychology Bulletin, Vol. 6, No. 2, 282-286 (1980)
301
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302
Nardone G., Watzlawick P., L'Arte del Cambiamento, Ponte alle Grazie, Firenze 1990
52
In tema di bisogno di risoluzione si veda Smiraglia S., Grimaldi D.,
monografia n.7, Scriptaweb.
303
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coerente con la nostra verit; quindi, se ci rivolgiamo ad un mago, e se il mago sar stato semplicemente attento a ci che ci ha spinto da lui, la magia
sar realmente efficace e noi ne saremo le vittime
destinate.
Anche leffetto placebo ha a che fare con linfluenza
suggestiva. Esso consiste nel beneficio prodotto
dalla somministrazione di un medicamento senza
propriet reali che un soggetto autorevole prescrive
al paziente solo per compiacerlo. Il placebo da intendersi come un segnale, un rinforzo che mette in
moto nel soggetto ricevente un riflesso condizionato legato al miglioramento del suo stato.53
La magia esiste, per chi ci crede, e questo non configura di per s nulla di male. Non diversamente dal
bambino convinto dalla magia della madre ad aprire
la bocca e a mangiare lultimo boccone della sua
pappa, anche un adulto pu ricavare da una qualche
profezia positiva, le energie e gli entusiasmi utili per
portare a fondo un progetto e per credere nella
possibilit di ricostruire un rapporto che sembrava
compromesso. Egli cambier comportamento e,
come tutte le profezie che facciamo nostre, aumenta la probabilit che levento profetizzato si autoadempia.
53
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Il punto che le armi della suggestione appartengono a tutte le magie, bianche e nere che siano.
La truffa, la ricattabilit sono il prodotto di una relazione che costituita sulla credulit ovvero su
speranze, angosce e paure che possono essere malevolmente sfruttate da alcuni e che sono alimentate principalmente da coloro che le subiscono. Angosce e paure che rendono possibili quelle specifiche
apparenze.
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zionistico dellimitazione anche ai fini della comunicazione delle emozioni e delle intenzioni reciproche.
In particolare, presso lArea di Broca che la zona
del cervello deputata al linguaggio, stata individuata una speciale classe di cellule, i neuroni specchio, cos detti perch capaci di riflettere eventi del
mondo esterno ed in particolare il comportamento
dellAltro.
Questi neuroscienziati dell'Universit di Parma scoprirono quasi per caso la risposta neurofisiologica
dei neuroni del cervello di scimmia, che si attivano
quando un individuo esegue semplici azioni motorie
dirette a uno scopo, per esempio afferrare un frutto. Ma l'aspetto sorprendente fu che quegli stessi
neuroni si attivavano anche quando l'individuo vedeva un suo simile compiere la stessa azione. Poich questo insieme di neuroni appena scoperti
sembrava riflettere le azioni eseguite da un altro
soggetto direttamente nel cervello dell'osservatore,
li abbiamo chiamati neuroni specchio.58
In sostanza nel cervello degli esseri umani e delle
scimmie vi sono gruppi di neuroni che si attivano sia
quando un individuo compie determinate azioni, sia
quando vede altre persone eseguire gli stessi movimenti. I neuroni specchio forniscono un'esperienza interiore diretta delle azioni, delle intenzioni o
delle emozioni altrui. I neuroni specchio potrebbero
dunque essere il substrato della capacit di imitare
le azioni degli altri e il meccanismo-ponte tra i cer58
Rizzolatti G., Fogassi L., Gallese V., Specchi nella mente, Le Scienze,
460, dicembre 2006.
309
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velli degli individui per il collegamento e la comunicazione a molteplici livelli, ai fini dellapprendimento,
nonch per dare il giusto significato ai comportamenti ed eventi sociali (da un sorriso ad un qualunque gesto sociale).59
Molti studiosi convengono ormai sul fatto che tali
neuroni abbiano un ruolo chiave nel linguaggio la cui
origine sarebbe legata proprio alla comprensione
sintattica da essi generata.60 Di conseguenza, che si
tratti di un gesto o della corrispondente frase, parlata o mimata col linguaggio dei segni, per i neuroni specchio non ci sarebbe alcuna differenza: se
ascoltiamo frasi in cui vengono descritte azioni si
attivano esattamente gli stessi neuroni che si attiverebbero se fossimo noi ad eseguire le medesime
azioni. Tale sistema riflessivo spiega efficacemente
il meccanismo di comprensione delle azioni (empatia), lapprendimento tramite imitazione (modeling) e
la simulazione del comportamento altrui proprio in
quanto il riconoscimento dellazione la identifica
come evento biofisico non unicamente motorio.61
Lindividuazione dei neuroni specchio consente
dunque di affermare la sussistenza di una base neu59
Percezioni ed illusioni
Nonostante il riconoscibile primato della comunicazione verbale nelledificazione delle culture e delle
societ umane, nonch nella configurazione delle relazioni sociali, abbiamo visto come il pi primitivo
linguaggio del corpo continua a svolgere un ruolo
essenziale nella comunicazione umana, anche per il
ruolo fondamentale che - in termini sensoriali percettivi - assunto dal canale visuale. Posto il predominio della vista, anche gli altri sensi ci permettono di conoscere ci che ci circonda ed in questa
relazione dinamica ci che definibile come realt
ha contorni molto poco definiti.
Scriveva Arnheim nulla di quanto possiamo apprendere circa una singola cosa ha utilit, se non
62
Rizzolatti G., Sinigaglia C., So quel che fai, Raffaello Cortina, Milano
2006.
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312
Arnheim R. [1969], Il pensiero visivo. La percezione visiva come attivit conoscitiva, Einaudi,Torino 1974
64
Galimberti U, Dizionario di Psicologia, Garzanti, Torino 2003
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nessuno si accorse di presenze anomale quali un teschio o un cesto da pic nic. Dunque le persone tendono a completare i resoconti con elementi che
danno per scontati in virt degli schemi di cui possono facilmente disporre. Quando qualcosa ci sfugge tendiamo a ricostruire gli eventi venendo influenzati da fattori differenti quali il contesto, le conoscenze e la desiderabilit sociale. Questi processi
sono noti alla psicologia della testimonianza, che
deve necessariamente tenere in considerazione le
inefficienze del nostro sistema mnestico.72 Nei casi
di falsa testimonianza inconsapevole, come li ha
definiti il magistrato e scrittore Carofiglio, un testimone pu sbagliare a causa di un difetto di codifica
o nel maldestro tentativo di far fronte ad una lacuna mnestica (come appunto nellesperimento di
Brewer e Treyens), dove il ricordo interamente ricostruito, ma in virt di un processo totalmente involontario. 73
Diversa dallillusione, che la percezione distorta di
un oggetto reale, lallucinazione che comporta la
percezione di un qualcosa che non esiste ma che
pur tuttavia considerato concreto. Ma a questo
punto dovrebbe essere chiaro che ci che non esiste non meno reale e concreto di ci che : ci
che conta lapparenza.
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Ridley M. [1993], La regina rossa. Sesso ed evoluzione, Instar Libri Torino 2003.
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queste ultime che anche le altre forme di vita animale sanno fare benissimo.
La genesi dei memi dunque appartiene a questo genere di attivit primordiali (raccolta-cacciaevitamento dei pericoli) e soprattutto ad incrementare il valore adattativo del pi elementare dei processi espressivi pre-linguistici: la manifestazione del
dolore e della paura.
Quelle del dolore e della paura sono esperienze e
sensazioni che noi sappiamo ben riconoscere senza
bisogno di parole, negli altri animali e nei bambini.
Ma esiste una profonda differenza effettuale tra il
sapere che un individuo soffre o che prova paura ed
il sapere perch soffre e prova paura. Limportanza
della differenza pu essere facilmente compresa
proprio se pensiamo ad un bambino in tenera et, il
cui pianto allarma i genitori (e questo gi molto
per la sopravvivenza), senza che sia possibile identificare precisamente la fonte del dolore o della paura. Cos pu essere sufficiente strillare ed agitare il
corpo per segnalare un pericolo, ma specificarne la
natura e, soprattutto preannunciarne le caratteristiche pu essere decisivo, soprattutto per elevare le
probabilit di sopravvivenza dei cuccioli duomo.
Ci che conta, per agire efficacemente, reagire
appropriatamente al male o alla minaccia, potendo
disporre di etichette condivise (un linguaggio convenzionale) in grado di supportare le strategie e le
azioni rispondenti.
Siamo cos retrocessi al punto di massimo contatto
tra levoluzione genetica, che favorisce selettiva-
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330
Meme-serpente
Meme-serpente quella classe di memi, parole, moduli di comportamento, (dunque riferimenti ideografici e relativi allazione, comunicabili, condivisibili
ovvero replicabili attraverso imitazione) che afferiscono al campo dellevidenza percettiva speciespecifica. Ovviamente il serpente un ottimo meme
e, in effetti si riproduce benissimo, anche se noi non
viviamo pi nella savana o nelle foreste tropicali.
Come premesso, non ci riferiamo allanimale serpente (che comunque se la cava geneticamente per i
fatti suoi), ma a ci che esso rappresenta sul piano
della nostra rappresentazione corrente: una minaccia naturale in grado di compromettere la nostra integrit e la nostra vita, indicando una categoria generale di potenziali minacce e fonti di paura.78
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Le facce dellapparenza
Meme-licantropo
Per la stessa logica che abbiamo adottato
nellintrodurre il meme-serpente, il meme-licantropo
non si riferisce al Licantropo in s, ma a qualunque
fonte di minaccia dello stesso genere riconducibile
allambiente naturale ed antropico ma non altrettanto evidente.
Del lupo mannaro non vi alcuna evidenza biologica
e, in effetti, esso non compare in nessuna classificazione di vita biologica dimostrabile. Eppure i memi-licantropo
sono
emersi
e
sopravvivono
nelliconografia e nelle menti. Gli esempi di memi di
questa classe sono pressoch infiniti e sono riconducibili a tutte quelle entit alle quali si attribuiscono poteri sovrumani: draghi, sirene, fantasmi, streghe, orchi, sono tra i pi noti. Se noi ci troviamo
nottetempo in una radura o brughiera illuminata dalla luna piena, non improbabile che si possa avvertire un sentimento di smarrimento e sgomento e
che, per tale esperienza emozionale, il meme del lupo mannaro (o di qualcosa che gli somiglia) possa
affacciarsi nella nostra mente. Perch? Come mai il
meme del licantropo sopravvissuto nellevoluzione
culturale (nonostante si sappia che i licantropi non
esistano) e come mai si affaccia nella mia mente,
magari perfino pi di quanto non possa avvenire per
una minaccia del genere meme-serpente? In una tale situazione nessuno si sorprenderebbe di essere
angosciato pi dallidea di una minaccia inesistente
che di una minaccia reale! Si potrebbe pensare che
ci sia strano, perch contraddice il principio di evi-
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orientare efficacemente le strategie di azione di coloro che erano sopravvissuti agli eventi critici.
Possiamo immaginare molti scenari e situazioni capaci di fare emergere il meme-licantropo e molti di
questi scenari sono ben tratteggiati dalla ricerca
demo-antropologica.82
Per alcuni autori, luomo-lupo poteva essere un
guerriero la cui minacciosit era potenziata da vesti
e copricapi ricavati da quellanimale, guerrieri feroci
dediti a pratiche cannibaliche, le cui gesta sono state oralmente tramandate fino a configurarne il mito
cinematografico e letterario come noi lo conosciamo, talvolta a confluire nellidea di bestia demoniaca.
Senza volere approfondire il tema, possiamo sinteticamente riconoscere che il meme-licantropo rappresenta quella classe di memi capaci di attivare
una risposta adattativa per lo meno allorigine coerente con la strategia genetica: la sua funzione
comunque quella di indicare alcune precauzioni da
seguirsi per non incappare in concreti pericoli anche
se questi pericoli non sono deterministici. Al meme
licantropo, infatti, non corrisponde quellevidenza
che invece peculiare per il meme serpente.
necessario, per altro, operare una digressione in
tema di paura e di pericolo, soffermandoci sul concetto della sicurezza come condizione in cui
82
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Le facce dellapparenza
83
Nella pratica medica, un magnifico esempio rappresentato dalla metodica del salasso in base alla quale si toglieva sangue a pazienti affetti da
patologie diverse fino anche a produrne la morte, in base alla convinzione
che togliere il sangue stagnante o malato avrebbe di per s restituito la salute. Tale credenza, ovviamente infondata, perdurata fino alle soglie del
XX secolo a dimostrazione che una credenza pu perdurare anche se inefficace e svantaggiosa per lindividuo ed i geni.
339
Asch S., [1955], Psicologia sociale, SEI, Torino, 1968, p.147 e ssgg
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Pubblicit
Per mettere in evidenza le caratteristiche della comunicazione pubblicitaria non sembra potersi ricavare alcun vantaggio dal riflettere sulla definizione
della pubblicit in quanto presentazione o promozione impersonale di idee, beni o servizi da parte di
un promotore ben identificato effettuata a titolo
oneroso, come fanno i guru del marketing Philip
Kotler e Walter G. Scott.5
La questione saliente riguarda non solo la natura del
processo della comunicazione pubblicitaria quanto il
valore soggettivo ed intersoggettivo che essa assume. Da questo punto di vista la pubblicit senza
contraddizione rispetto a quanto si pocanzi detto
sullarcaicit di certi processi dinfluenza - pro5
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non in relazione al suo oggetto, ma in quanto capace di interpretare in maniera straordinariamente efficace regole che generalmente discendono dalla
dimensione interpersonale della comunicazione. Il
valore formativo della pubblicit scaturisce dalla
percezione che di essa si possiede quale nucleo essenziale e verosimilmente dimostrato di soluzioni ai
problemi relazionali e sociali dei diversi pubblici.
Dunque, noi apprendiamo il linguaggio implicito della
pubblicit, ci richiamiamo diffusamente alle regole
della sua efficacia e lo testimoniamo adottando le
proposte
e
i
modelli
di
atteggiamento/comportamento associati ad essa. Per effetto di
questo rispecchiamento di mondi, le persone sembrano comunicare con uno stile derivato dalle comunicazioni di massa pi di quanto faccia la pubblicit che, a livello delle comunicazioni di massa, adotta ed interpreta il linguaggio della comunicazione
interpersonale. Le persone acquisiscono il suo linguaggio per ricavarne i relativi benefici ed ottenere
riferimenti utili per gestire le relazioni sociali e stare
nel mondo: sappiamo ad esempio che simpatico
aprire la porta ad una festa e lasciare interdetto
linvitato rispondendogli no Martini, no party, o
consolare un amico dicendogli: cosa vuoi di pi dalla vita?.
Inevitabile il riferimento allopera fondamentale di Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D., [1967] Pragmatica della comunicazione umana,
Roma, Astrolabio, 1971
351
352
brevit dei messaggi consente di dire solo poche cose), sia in senso qualitativo (le poche
cose che si dicono sono quelle favorevoli al
prodotto).
In termini psicosociali, il consumo indotto di un determinato prodotto si delinea solo come un effetto
secondario di un mutamento disposizionale in cui le
problematiche personali e sociali associate alla comunicazione del prodotto stesso svolgono un ruolo
preminente.
Siamo convinti della qualit della comunicazione del
prodotto e, dunque, lo siamo del prodotto, ma ovviamente non esiste una relazione intrinsecamente
razionale tra come un prodotto viene rappresentato
e ci che un prodotto : il problema diventa convincere la gente che la pubblicit dica il vero! come sostiene ironicamente David Ogilvy.14
necessario specificare, per, che gli individui sono
tuttaltro che passivi burattini che lasciano agli uomini di marketing modificare le proprie abitudini. Il
consumAttore moderno competente ed esigente
sempre pi attento e selettivo rispetto agli stimoli
delladvertising e rivendica una pro-attivit che intende esercitare fino in fondo. (Fabris, 2008)15
La comunicazione pubblicitaria, difatti, parte di
una dinamica delle relazioni e comunicazioni di acquisto e consumo molto articolata e complessa, il
cui esito chiaramente non sempre e facilmente
14
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356
La fonte
Concentrandosi sulla fonte, laccento della comunicazione cade su colui o ci che emette il messaggio.
Il prodotto loggetto della comunicazione, ma
lelemento pi rilevante pu occasionalmente essere
lemittente, il protagonista persona o soggetto
impersonale che comunica intorno allo specifico
prodotto.
In questo contesto ci limiteremo ad analizzare
lutilizzo di due fonti in particolare: la marca ed il
testimonial, fermo restando che, in entrambe i casi,
sar fondamentale scegliere il protagonista del
18
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358
Marca
Il ruolo della marca nellattuale sistema pubblicitario
e di marketing totalmente mutato rispetto al passato, quando cio il suo obiettivo era solo quello di
denominare un prodotto. 19 Oggi le marche non
possono limitarsi ad una funzione identificativa
delloggetto in vendita, ma assumono un rilevante
ruolo identitario, proponendo uno stile di vita,
unestetica e addirittura una visione del mondo. 20
Come sostiene Codeluppi, si ribalta il rapporto con i
prodotti e questi ultimi non possono esistere e funzionare se non allinterno del mondo comunicativo
proposto dalla marca,, fino a diventare determinante
il ruolo relazionale che la marca investe nei confronti del consumatore e degli elementi che la rappresentano nellimmaginario sociale. 21
Secondo Kapferer lidentit della marca raffigurabile da un prisma con sei facce che riguardano alcune specifiche caratteristiche indipendenti che tuttavia generano un insieme strutturato, altamente si19
Per approfondire il tema della marca: Fabris G., Minestroni L., Valore e
valori della marca, Franco Angeli, Milano 2004
20
Riou N., Pub fiction. Socit postmoderne et nouvelles tendances publicitaires, ditions dOrganisation, Paris 1999.
21
Codeluppi V., Verso la marca relazionale, atti del Convegno: Le tendenze del marketing in Europa, Universit Ca Foscari di Firenze, novembre 2000
gnificativo per interpretare la dimensione essenzialmente sociale del consumo dei prodotti. 22
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Testimonial
I testimonial sono dei modelli ad elevata riconoscibilit perch in possesso di un significativo credito
pubblico derivante da conoscenza e competenza
duso, abilit, qualit morali riconosciute e, pi generalmente, dal successo tout court.
Una persona, che sia famosa oppure anonima, testimonia a favore del prodotto dichiarando le sue
virt: in questo caso, sono proprio le caratteristiche
personali ed identitarie del testimone a costituire la
prova delle dichiarazioni a sostegno del prodotto.
Tra i testimoni famosi i pi richiesti sono gli attori,
le modelle, i campioni sportivi, i personaggi televisivi
anche non viventi, entrati nel mito, mentre i testimoni anonimi sono utilizzati nella pubblicit commerciale, soprattutto per i prodotti per la casa o
per ligiene.
Anche un fumetto o un cartoon pu essere un ottimo testimonial. possibile adottare personaggi
tratti da fumetti e cartoni animati gi noti oppure
crearne di nuovi e delle piccole storie appositamente per la pubblicit, come fu per Carmencita e Caballero, fortunati protagonisti della vicende connesse ad una nota marca di caff recentemente riproposte ed attualizzate. Pu anche capitare che la
fortuna del personaggio sopravviva alla memoria del
prodotto come avvenuto per il Calimero della pri-
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Il bersaglio
Una delle operazioni pi importanti da realizzare nella creazione di un messaggio pubblicitario consiste
nellidentificare puntualmente il target a cui il prodotto destinato segmentando opportunamente le
categorie omogenee dei potenziali acquirenti.
Indubbiamente oggi rispetto al passato tale compito
reso pi arduo dalla disomogeneit e complessit
delle categorie sociali: per intenderci, la casalinga di
un tempo probabilmente oggi sar anche lavoratrice, cos come il capo famiglia oltre che pensare al
lavoro dovr sapere che detersivi utilizzare per supportare la moglie nelle faccende domestiche.
La definizione dei possibili bersagli tema complesso e delicato perch si tratta di ben valutare gli effetti dinamici che si vogliono generare nel consumatore. Si lavora, per cos dire, su ci che sensibile e
responsivo nel soggetto, agendo sia sulla razionalit
e sia sulla sfera emotiva. Limportante non sottovalutare che per ciascun pubblico sar necessario
individuare motivi differenti. Proviamo a riconoscere
dei temi sufficientemente generalizzabili.
Cavalcando leffetto studiato da Festinger della dissonanza cognitiva, molti spot tentano di minare
lequilibrio del soggetto per fare in modo che
lacquisto, ladesione al servizio o comunque alla
proposta commerciale in questione, possa reintegrare lordine interiore e lautostima.28 Ne sono un
28
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30
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Il messaggio
Un altro fondamentale fulcro dattenzione della comunicazione
pubblicitaria
indubbiamente
lorganizzazione del messaggio ed il modo in cui si
comunica. Diventa necessario concentrarsi su ci
che si dice, ed a tal fine ci si pu orientare su due
tipi di registri, uno iconico ed uno verbale, privilegiando ora il visual, ora il copy oppure linsieme.
Il gioco linguistico, la vividezza della comunicazione,
le caratteristiche espressive, le scelte di contenuto
e di argomentazione possono dare forza e valore al
prodotto, trasformando una merce comune in una
merce di cui si parla, ossia in un meme che diventi
oggetto di comunicazione interpersonale e di potenziale consumo, dal momento che sono le qualit
espressive del messaggio ad imporsi tra la gente,
fruendo del passaparola e dellagevole trasferibilit
del senso. Si individuano in questo caso, da un punto di vista di analisi della persuasione: la forma, il
contenuto e la posizione espressa.
Forma
Il format lo stile della comunicazione, lequilibrio
tra la parte verbale e quella iconica. Avremo una
forma che riguarda le parole ed una che interessa le
immagini, ognuna con le sue grammatiche ed i suoi
linguaggi. Linterazione di queste sintassi, che si
realizza nella definizione del format, fornisce un
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la
vista,
puntare
sullimmagine, che sia fotografica o grafica, vuol dire avere maggiori probabilit di attirare lattenzione
dei consumatori. Il visual pu accompagnarsi al testo (copy) o essere unico protagonista della comunicazione; ma nel caso in cui intervengano entrambe
sarebbe opportuno che uno dei due fosse dominante e laltro fungesse da supporto, al fine di evitare
un sovraccarico informativo che dimezzerebbe
limpatto dei due elementi.
Una pubblicit che venga ricordata pi facilmente ha
maggiori probabilit di successo, poich essendo la
memoria limitata, sia per quantit che per durata,
diventa fondamentale trovare dei sistemi per fare in
modo che il prodotto reclamizzato rimanga impres32
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Ibidem
Questa funzione assolta dallo slogan, il quale necessita che lenunciato non comporti solo
uninformazione, ma una sollecitazione: la lingua non
si limita pi a dire ma usata per provocare altro
da quel che dice. In questa accezione diventa una
vera e propria arma che ha il compito assolvere a
tre funzioni principali: raccogliere, attirare, riassumere. 37
Raccogliere intorno a s persone molto differenti
che non necessariamente sono legate da alcuna
condivisione, se non linteresse per loggetto della
pubblicit. Individuare il target quindi importante,
ma anche creare strategie che possano colpire persone potenzialmente fuori target un valore aggiunto, soprattutto oggi che le definizioni identitarie
sono pi labili di una volta e le persone tendono ad
identificarsi in molteplici ruoli e contesti contemporaneamente (ad esempio, le casalinghe sono anche
donne in carriera; gli uomini daffari si occupano della casa; gli adolescenti si comportano precocemente
come adulti).
per questa ragione, daltronde, che si attiva la sua
seconda funzione che quella di attirare
lattenzione e per farlo necessario mettere in pratica strategie che possano essere catalizzanti a
fronte della sovraesposizione a messaggi a cui ormai il pubblico soggetto. Questo uno dei motivi
che ci accompagnano alla terza funzione: la sintesi.
Per ragioni prevalentemente di efficacia, ma anche
37
Reboul O., Quando la parola unarma, in: Baldini M., Il fascino indiscreto delle parole, Armando ed., Roma 1985.
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Posizione espressa
Al di l del suo contenuto specifico acquista rilievo
la posizione espressa allinterno del messaggio, poich alcune argomentazioni risultano decisamente
pi convincenti di altre in riferimento a chi le manifesta.
Lesempio pi lampante il potere attribuito alla
Scienza. Le motivazioni (in forma di interrogativi e
dubbi) si impongono ogni qual volta la decisione
onerosa ed impegnativa, sicch il cliente ricerca informazioni e garanzie sulle caratteristiche del prodotto. In questo caso si usano dei bodycopy molto
precisi con i dati tecnici: lannuncio punta tutto
sullargomentazione e su unofferta economica vantaggiosa. Non bisogna tuttavia ritenere che la buona ragione sia effettivamente tale: limportante
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I mediatori
Senza voler irrigidire le distinzioni, le caratteristiche
proprie del messaggio possono essere rinforzate da
elementi espressivi o contestuali che arricchiscano
ulteriormente lefficacia e il valore della presentazione. Di qualunque genere di pubblicit si parli
(spot, riviste, cartellonistica, web), esistono difatti
degli elementi strutturali che assumono una valenza
fondamentale nel processo persuasorio e la loro in-
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quale ha cominciato a sfruttare con profitto le potenzialit virali del tradizionale passaparola, avvantaggiandosi in questo senso soprattutto della connettivit offerta dalla Rete, in modi sempre pi articolati e decisamente dissimili da quelli della proposta pubblicitaria tradizionale.
Nella societ del mercato globale viene valorizzato il
ruolo delle idee ancora pi che dei prodotti, questi
ultimi sono sempre pi rivestiti di significati che trascendono la semplice funzione duso. Scrive Richard
Brodie: i pubblicitari vendono sensazioni e sentimenti; usano la tecnica del cavallo di Troia che
saggancia a quei pulsanti che cliccano sui buoni
sentimenti in modo da poter scaricare il loro pacchetto di memi nella vostra mente non appena sia
stata attratta la vostra attenzione46.
Su questa base le nuove strategie di comunicazione
pubblicitaria di viral marketing fanno leva sullappeal
della comunicazione per garantire una diffusione
spontanea della campagna tra gli utenti, mediante la
forza propagativa delle reti sociali.
Il marketing epidemico in concreto qualsiasi attivit che stimoli le persone a passare un messaggio
promozionale ad altre persone, possibilmente aggiungendo credibilit allo stesso attraverso la loro
approvazione. 47 Questa tecnica, applicando i principi della memetica alle strategie di vendita, genera
un advertising evoluzionistico che sfrutta gli stessi
46
47
48
Ianneo F., Meme. Genetica e virologia di idee, credenze e mode, Castelvecchi, Roma 1999
389
390
Arnesano G., Viral marketing. E altre strategie di comunicazione innovativa, Franco Angeli, Milano 2007. Levinson J.C., Guerrilla marketing:secrets for making big profits for your small business, Houghton Mifflin Company, Boston, New York, 1998. Si veda anche il sito di guerrilla
marketing.
50
Arnesano G., Op.cit. p.59
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toccati dalleresia. Con riferimento allepoca, possiamo dunque pensare alla propaganda come ad una
forma pi accentrata, sistematica ed organizzata di
evangelizzazione (di diffusione della buona novella). Tra la fine del 700 e la prima met dell800,
gli eventi della rivoluzione francese, lepopea napoleonica ed i moti liberali europei danno corpo ad una
sempre pi nitida comprensione della forza delle idee e del ruolo della pubblica opinione, e sempre
maggiore il peso delle notizie veicolate attraverso
la stampa. con questepoca che si afferma
uninterpretazione politica del termine propaganda,
ma in occasione del primo conflitto mondiale che
la propaganda diventa il linguaggio delle Nazioni e
degli Stati.
La propaganda bellica rappresenta lestensione comunicazionale del conflitto militare e la piattaforma
di esperienza da cui muove tra gli anni trenta e
quaranta il programma nazionalsocialista di costruzione del nuovo ordine geopolitico e socioculturale. allora che si saldano la dimensione istituzionale, lintento manipolatorio, la piena disponibilit di
mezzi di comunicazione di massa (affissione, stampa, radio e cinematografia).
I partiti tradizionalmente hanno gestito la comunicazione attraverso canali e strategie comunicative
propri, possedendo giornali case editrici e autoproducendo il materiale per le proprie campagne,
convinti che comunicare implicasse la trasmissione
diretta intenzionale e unidirezionale di un messaggio
da una fonte ad un destinatario51. Sono state sfruttate in maniera vantaggiosa tutte le occasioni di incontro (riunioni, assemblee, comizi, congressi, feste
di partito, cortei, etc.), la cartellonistica di propaganda e la stampa di partito secondo il modello detto two steps flow of communication.52 Negli anni
cinquanta, con il diffondersi della televisione abbiamo i primi mutamenti significativi, ma la centralit
rimane affidata agli effetti a breve termine, in piena
coerenza con la coeva teoria degli effetti limitati.53
Con linizio degli anni sessanta il connubio tra propaganda politica e tv tale da essere coronato dai
primi programmi televisivi dedicati alla politica e le
prime consulenze richieste dai partiti politici con
psicologi e studiosi dei processi di persuasione54.
Questa fase durer circa un decennio, fin o a quando nel 1975 la riforma RAI dar avvio ad una situazione in cui i media radio e televisione- assumeranno in un quadro di deregulation spinta, un ruolo
senza precedenti nella definizione della realt politica. 55
Progressivamente lintegrazione dei linguaggi diviene sempre pi evidente ed cos che la televisione
51
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si configura come larena privilegiata ed i suoi salotti diventano luoghi in cui si anticipano e si dibattono
le scelte politiche.56
Nella prospettiva dellagenda setting, i media definiscono una realt sociale schematica, conflittuale,
spettacolare e individualizzata fino al punto da far
immaginare ad Altheide e Snow addirittura la fine
della politica ed il prevalere della media-politica.57 In
realt, come sostiene Sgula, il linguaggio pubblicitario nelle campagne politiche non differisce sostanzialmente dagli altri tipi di comunicazione pubblicitaria, nonostante si speri che nelle comunicazioni politiche ci si riferisca sempre ad una etica
profonda. 58 Se un uomo politico vuole farsi conoscere, sostiene il pubblicitario di Mitterrand, il mezzo pubblicitario sicuramente quello pi efficace.
Ed esattamente come accade per la pubblicit anche per la propaganda in atto unaltra evoluzione
di stampo virale: Internet e la Rete complessificano
il quadro della comunicazione persuasiva agita dalla
politica attraverso i media. Una malcelata sfiducia
nei confronti dellinformazione televisiva, porta
sempre pi persone a cercare le notizie sul Web o
addirittura ad interagire con i propri candidati, intervenendo direttamente sulla campagna elettorale
attraverso strategie del tutto coincidenti con le
comunicazioni epidemiche che abbiamo analizzato in
56
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la pubblicit vietata (chiaramente solo in periodo elettorale). 61 La legge intende per propaganda elettorale lattivit attraverso la quale i candidati e le
forze politiche comunicano ai cittadini orientamenti
e programmi politici, mentre la pubblicit elettorale
la mera ricerca di adesione al proprio messaggio,
con l'aggravante di disinteressarsi della formazione
di una consapevole volont dei cittadini e della
completezza e dell'obiettivit delle informazioni.
Chiaramente dietro questa distinzione ci sono complessi equilibri il cui approfondimento demandato
ad altra sede; interessante, per, notare come si
discosti dalla tradizionale comunicazione di propaganda la neonata differenza tra laccezione informativa (attribuita alla propaganda) e quella promozionale (associata alla pubblicit politica). La propaganda classica nasce proprio in assenza di contraddittorio, si definisce come una serie di attivit volte
alla diffusione di concetti, teorie o posizioni ideologiche, politiche o religiose, al fine di condizionare o
influenzare il comportamento e la psicologia collettiva di un vasto pubblico62 ed in questo senso ha
unaccezione pi estesa della mera politica, e viene
spesso utilizzata in maniera dispregiativa anche per
indicare lazione manipolatoria della pubblicit.
61
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cazione pubblicitaria.
La propaganda esprime essenzialmente una vocazione maggioritaria, conformista ed autoritaria, tre
aspetti altamente concordanti che si offrono reciproco sostegno; sono solo le circostanze storiche e
le contingenze sociali a condizionare e limitare questa vocazione, ridimensionando lintensit espressiva, orientando diversamente il fine da perseguire ed
il bersaglio da colpire.
Per quanto concerne la vocazione autoritaria sembra plausibile lipotesi che il desiderio di autoritarismo e, quindi, di dominanza sociale di un gruppo su
di un altro, presente nei singoli soggetti sia una
tendenza associata allappartenenza al gruppo stesso. Una volta immedesimatici in uno o pi gruppi
che ci conferiscono unidentit sociale, noi li difendiamo e diventiamo possibili terminali/tramiti di
propaganda in quanto desideriamo che sia la nostra
compagine di riferimento a prevalere su quelle che
oppongono modelli alternativi di identificazione e
condotta.
Per
dirla
con
Fromm
(1974),
lautoritarismo, subto ed indotto, un modo per gli
individui per acquisire la forza che non hanno e sottrarsi alla loro solitudine.64 Luomo limita la propria
libert e indipendenza perch ha bisogno di rapporti
secondari in grado di fornirgli adeguata sicurezza,
per la ricerca e laffermazione di una libert che altrimenti sarebbe inesprimibile.
64
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400
Anche per Moscovici (1981) linsicurezza pu essere considerata come uno dei fattori in cui gioca
linfluenza, cosicch si volontariamente disposti a
subire linfluenza di qualcuno, le cui capacit sensoriali e intellettuali sono ritenute superiori alle proprie, per riuscire ad affrontare la realt; il rapporto
stipulatosi teso tra sottomissione e conformit.
Laccomodamento agli agenti esterni avviene, nel
primo caso, per ottenere approvazione o per ricavare vantaggi o evitare sanzioni; nel secondo caso, invece si verifica per assorbimento, in sostanza si
crede e si fa proprio lorientamento esterno. 65 Paradossalmente, per, ognuno di noi ama pensarsi libero e totalmente svincolato nelle proprie scelte ed
opinioni: amiamo vantare la nostra libert. La libert
un valore assoluto e per questo qualsiasi istanza
di libert che ci viene proposta ci trova pienamente
daccordo.
In tal modo diventiamo permeabili ad un tipo di autorit interna, interiorizzata, invece che esterna e
sovra determinata: esattamente in questo modo
che si genera il processo epidemico della memetica.
Questa autorit interna il frutto di istanze sociali
che attecchiscono nella coscienza degli individui,
possono assumere la dignit di norme etiche e sono
ancor pi coercitive prendendo la forma di ordini e
convinzioni autoindotte e quindi inoppugnabili. La
propaganda esprime appieno questo doppio canale
dellautoritarismo: da un lato declama imperativa65
mente certezze rassicuranti che fugano ogni incertezza, dallaltro dissemina nelle sue rappresentazioni universali a cui tutti sono devoti ma di cui nessuno pu sentirsi in pieno possesso: libert, verit,
giustizia ecc.
La propaganda, daltronde, offre conformismo perch parla al plurale, per grandi categorie, per ampi
concetti, per i pi alti ideali, come se dilatasse il
bacino di referenza al punto di voler comprendere
tutti, fagocitare ogni singolo uomo. Bisogna in tutti
i modi gettare i presupposti affinch si sviluppi
unidentit collettiva da cui far scaturire potenzialmente unazione collettiva. La stessa propaganda
non altro che il mezzo attraverso il quale un gruppo minoritario mira ad assumere una dignit maggioritaria, e per raggiungere simile status deve, fin
dai primi momenti di vita, dimostrarsi ed atteggiarsi
come forza maggioritaria.
In particolare, esiste una trasversalit tra linfluenza
detta maggioritaria e linfluenza detta minoritaria,
sebbene la prima sia esercitata per la conservazione
dei riferimenti normativi e per il consolidamento dei
comportamenti, delle opinioni-truismi e dei legami
sociali e la seconda sia votata ad una loro innovazione per rispondere a esigenze e problemi emergenti fornendo soluzioni originali e trasformando i
rapporti sociali.
La comunicazione di propaganda si struttura in relazione alla lotta fra memi antagonisti: ogni azione in
questambito ha come sua unica funzione l'affermazione e la sopravvivenza del meme, non necessa-
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Dinamica categoriale
La dinamica categoriale cavalca il funzionamento dei
processi di influenza cos come li abbiamo individuati, che sia maggioritaria o minoritaria poco importa,
esasperando
lancoraggio
emotivo
ad
unappartenenza sociale che possa fungere da motivazione al consenso. Essa alla base dei consueti
processi cognitivi e facilita le opposizioni ingroupoutgroup, rinsaldando di volta in volta quegli elementi che giocano a favore della creazione di con-
66
Modeling: teorie del modellamento. Si veda Bandura A., Social Learning Theory, Prentice Hall, Englewood Cliffs, NJ 1977.
67
Remotti F., Contro l'identit, Laterza, Bari, 1996
403
404
Maass et al., 1994, in Arcuri L., Castelli L., La trasmissione dei pensieri,
Zanichelli, Bologna 1996. p. 63 e sgg
Leve strategiche
Tre sono le leve strategiche generalmente adottate
nellambito della propaganda: giusta causa, paura/minaccia, bisogno di risoluzione. Analizzandole
nel dettaglio vedremo come esse agiscano su diversi fulcri di temi e contenuti che toccano fortemente la sensibilit collettiva, ma importante considerare preliminarmente che nel momento in cui in
un certo contesto sociale si verificano condizioni
che corrispondono allideale di efficacia della propaganda, esiste una sostanziale necessit di sviluppare una leadership forte e carismatica.
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Contenuti
Ogni leva, per poter essere efficace abbisogna di un
fulcro, di qualcosa su cui poggiare per svolgere la
sua funzione.
Le tre leve di cui abbiamo parlato (giusta causa, minaccia e risoluzione) esigono lidentificazione di
contenuti su cui agire e strategie per presentarli,
che in funzione dei differenti scopi della propaganda
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tiva dei problemi attraverso la messa in atto di azioni contro il capro espiatorio, consente inoltre alle
persone di sperimentare un forte legame sociale, vivendo unappartenenza comune ed un destino condiviso.72
La creazione del capo espiatorio cos come lintera
gestione del processo comunicativo di propaganda,
segue delle dinamiche ben precise che possono essere definite di compensazione informativa.
Abbiamo gi avuto modo di evidenziare il valore dei
processi attribuzionali grazie ai quali i successi del
nemico e gli insuccessi del gruppo interno possono
essere ricondotti a cause esterne (contingenze, caso, episodicit); mentre, al contrario, gli insuccessi
altrui e i successi del gruppo interno vengono tipicamente spiegati richiamandosi a qualit e virt
proprie dei due gruppi, diversamente possedute. In
estrema sintesi accade che si perda per sfortuna ed
ingiustizia e si vinca per bravura e merito.
Sul piano della gestione della comunicazione interna
questo risultato si traduce in una puntuale attivit
di manipolazione del linguaggio al fine di ridurre
limpatto percettivo degli eventi che contrastano la
disposizione attribuzionale di cui si detto. Rientrano in queste azioni di compensazione informativa
alcuni tipici accorgimenti che ineriscono la significazione degli eventi.
La revisione degli eventi comporta una lettura della
storia come luogo dellelaborazione pi vantaggiosa
72
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per la propria posizione. tipica anche della comunicazione politica pi attuale in cui tutto ci che
non va in un governo viene attribuito a malsane eredit dei precedenti qualora fossero di fazione opposta. La storia, in quanto scritta dagli uomini, il
luogo della ricostruzione, ma anche della inevitabile
revisione dei fatti. Le forme di compensazione informativa di cui si avvantaggia la propaganda sono
prevalentemente tre: revisionismo, alterazione dei
fatti, manipolazione simbolica. Il revisionismo esaspera in modo intenzionale ci che la memoria,
la facolt principe dellidentit personale e sociale,
costantemente asseconda con latto del dimenticare: la conservazione delle proprie virt, la rimozione
delle proprie infamie. Cos la selezione dei ricordi e
degli episodi, avviene non necessariamente per
principio di importanza, ma di mera convenienza ed
opportunit; ma se la memoria spesso parziale e
selettiva in modo inconsapevole, il revisionismo
memoria storica intenzionale e malintenzionata,
procedimento
sistematico
di
costruzione/distruzione di verit di parte a difesa
dellindifendibile. La divulgazione della sua rappresentazione politica e sociale della storia, diventa anche ambito di riferimento per promuovere parallelismi tra eventi e identificazione di soggetti. Si tratta
di forme indirette di manipolazione delle verit storiche: ad esempio, facendo paragoni tra Hitler e
Saddam o Hitler e Bush si appiattiscono e deformano proprio le condizioni storiche che accompagnano
la progressione degli eventi e si riducono le possibi-
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Espressivit
La modalit espressiva peculiare della comunicazione di propaganda risponde a tre richiami fondamentali, il cui valore peraltro stato gi evidenziato a
proposito dellanalisi del messaggio pubblicitario:
tono, sintesi ed iterazione.
Per quel che attiene ai modi del comunicare, tra
tutti i toni che possibile rilevare indubbiamente
quello pi utilizzato ha a che vedere con una forte
connotazione emotiva, che fa leva in modo preponderante su sentimenti ed emozioni basilari. Il suo
scopo essenzialmente quello di colpire il cuore (e
lo stomaco) e questo pu essere perseguito nella
comunicazione verbale ed in quella scritta, sia attraverso il ricorso a immagini e soluzioni grafiche
che catapultino in primo piano gioia, felicit, dolore,
rabbia, paura, odio, orgoglio dei protagonisti, sia attraverso il linguaggio del testo scritto, anchesso
Si veda il discorso in tema di propaganda pronunciato da Joseph Goebbels al Congresso del Partito, a Norimberga (1934), disponibile on line.
German Propaganda Archive.
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Conclusioni
Abbiamo sin qui illustrato un ampio, ma non necessariamente concluso ventaglio di elementi caratterizzanti la comunicazione pubblicitaria e propagandistica, finalizzati allefficacia della strategia della
persuasione. Ma se limpatto persuasivo
lobiettivo, comprensibilmente il suo raggiungimento
74
Hitler A., Mein Kampf, trad it La mia vita, Milano, Bompiani, 1939
non certo.
La valutazione degli effetti reali della comunicazione, per ci che concerne lefficacia, deve essere di
volta in volta apprezzata in termini testuali, di coerenza e di organizzazione strutturale, ovvero di integrazione tra i possibili elementi.
Utilizzando la chiave memetica stato possibile
comprendere perch, al di l della forza di una campagna pubblicitaria o di unidea politica, alcune abbiano successo ed altre no. Per quanto sia possibile,
cos come stato, individuare precise tecniche di
comunicazione persuasiva nonch i principali elementi caratterizzanti sia la pubblicit che la propaganda, incidono nel buon esito cooptativo i fattori
della competizione tra i diversi complessi memici.
Pi in generale, incidono fortemente le variabili esogene al messaggio, relative al contesto come il
mercato e le contingenze economiche e sociali da
una parte e il vissuto personale del ricevente
dallaltra. La lotta tra complessi memici spiega
linsuccesso di alcuni tentativi di persuasione a fronte di altri, magari meno validi, ma pi forti evolutivamente e soprattutto maggiormente legati a dinamiche ancestrali.
Un ruolo deccezione lo avr la capacit della comunicazione persuasiva di essere costruita attorno alle
tre caratteristiche essenziali dei memi: longevit,
fecondit e fedelt di copiatura75.
Questo uno dei modi in cui una campagna diventa
meme: si afferma e si propaga cavalcando dinami75
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che gi note alla psicologia dellinfluenza, ma strutturandosi in modo da ottenere il massimo rendimento dalle nuove tecnologie della comunicazione che
favoriscono i processi virali di passaparola. I presupposti fondamentali sono, da una parte, la necessit
di risparmio cognitivo a cui tende ciascun individuo
e dallaltra il riconoscimento sociale di valore ad alcuni processi, comportamenti, conformit che ne
garantisce una pi facile diffusione.
Lazione di influenza di pubblicit e propaganda,
persuasori ormai ben noti, si incontra con il la risposta sociale a cui esse devono rendere ragione. Come tutti i processi sociali il limite tra ci che
lindividuo determina e ci da cui determinato
territorio indefinito.
Credere
Come possiamo pensare se non nel modo in cui possiamo pensare?
In questo capitolo cercheremo di fornire risposte a
due quesiti fondamentali: in che modo conosciamo
ci che crediamo di conoscere? E ancora: perch crediamo in ci che crediamo di conoscere?
Possiamo iniziare a rispondere a queste domande
con una risposta apparentemente criptica o elusiva:
semplicemente perch siamo fatti come siamo fatti e
perch, se crediamo, non possiamo che credere.
Sicch diventa importante nella prospettiva
dellevoluzione naturale comprendere come siamo
fatti, ovvero quali sono le basi naturali del nostro
modo di conoscere e pensare, e per quale ragione noi
crediamo a ci che crediamo. Solo comprendendolo
possiamo renderci consapevoli (entro limiti contestuali) di quali sono i limiti impliciti di tutte le conoscenze che noi possiamo elaborare, proprio perch
cos fatti e dunque soggetti a limiti naturali e socioculturali.
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Come si vede, i quesiti con cui abbiamo aperto il capitolo si sono rapidamente moltiplicati. Effettivamente la riflessione sistematica produce pi domande di quante siano le risposte; le conoscenze accumulate nel corso di questi ultimi secoli dalla ricerca
scientifica sul mondo naturale sono straordinarie ma
ogni nuova conoscenza evidenzia la necessit di ulteriori approfondimenti per rispondere a domande
sempre pi specifiche e sottili. Se Darwin ha elaborato una spiegazione rivoluzionaria della proliferazione delle forme di vita e dellevoluzione della specie, la
ricerca che ne derivata ha consolidato quella prima
lettura del mondo naturale anche attraverso nuove
risposte alle nuove domande che quella teoria aveva
fatto sorgere. La ricerca genetica ha individuato il
ruolo cruciale del Dna nella trasmissione ereditaria,
fornendo spiegazioni di cui prima non si disponeva
(e che a Darwin mancavano) sulla replicazione dei
geni (i veri padroni del nostro pianeta) e del perch i
geni hanno determinato una cos grande variet di
forme di vita. Ma questo non vuol dire che non vi
siano domande che meritano ulteriori risposte. La
conoscenza scientifica essa stessa espressione di un
processo evoluzionistico che non appare destinato a
concludersi per lo meno fino a quando la nostra specie esister e ci sar un cervello in grado di riflettere
su ulteriori quesiti. Anche la paleo-antropologia ha
425
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In effetti linterconnessione dei cervelli una straordinaria trovata evoluzionistica che ha avuto origine
con il linguaggio, si perfezionata con la scrittura e
poi la stampa e sta prendendo forma con lavvento
della rete e delle tecnologie digitali. Tutte soluzioni
che sono state possibili per lo sviluppo della parte recente del nostro cervello: la neocorteccia. Ma, come
meglio chiariremo, la neocorteccia non ha affatto sostituito la parte arcaica, la parte pi antica del cervello che costituisce leredit evoluzionistica che ci congiunge non solo ai primi sapiens ma anche ai paleominidi e allantenato ancestrale dei primati e, prima
ancora, dei mammiferi e, ancor prima dei rettili.
Ecco perch sopravviverebbero in noi, al fianco delle
sofisticate formulazioni tecniche e scientifiche, anche tracce profonde di modalit di elaborazione
dellesperienza che ci sembrano al di fuori del tempo
e incomprensibili, come il credere ai fantasmi, a diavoli ed altre corbellerie, e come qui si sostiene
perfino agli dei (Dio compreso). Nel seguito di questa trattazione, si cercher di evidenziare lutilit
funzionale (per la fitness) di queste rappresentazioni
alla luce della coevoluzione non necessariamente antagonistica tra pensiero religioso e pensiero scientifico. Per certi aspetti, che saranno meglio chiariti, le
idee religiose hanno creato premesse comunitarie
che a distanza di qualche centinaio di migliaia di
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anni sono oggi alla base della straordinaria avventura evoluzionistica delle conoscenze umane. Possiamo dire che laffermazione delle verit fattuali della scienza (falsificabili) deve molto alle false verit assolute che costituiscono il corpo delle credenze religiose.
Se il cervello si andato evolvendo nel tempo a
partire da una minore complessit del sistema nervoso dobbiamo dunque ancora una volta guardare
lontano per capire quali sono le funzioni basilari che
si sono manifestate in modo sempre pi sofisticato
tanto da rendere possibili sia le credenze religiose sia
lo sviluppo della comprensione scientifica del mondo.
Gli antenati: vicini e lontani
A differenza delle altre specie che pure manifestano
una qualche forma di consapevolezza del mondo,
homo dispone del pensiero razionale e noi ci sentiamo orgogliosi di attribuirci una profonda comprensione della realt personale ed impersonale in cui
siamo immersi. Se la pi parte delle persone accetta
ormai lidea di essere parente di altri primati come
gli scimpanz e i bonobo, tuttavia contrappone a
questa verit anche quella di essere diversa dagli altri
animali. Lidea dellevoluzione della specie, per
quanto semplice ed elegante, non sempre facilmen-
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Si pu sperare, ma il costo della speranza dispendioso, richiedendo rituali dallesito incerto.3 Pensate
a quante risorse alimentari sono state sacrificate nei
millenni in onore degli dei per impetrare la vittoria o
in epoca di carestia proprio per supplicarne la fine.
Perfino il vantaggio derivante da un miracolo ben
oltrepassato dai costi che ci accolliamo nel corso della vita. Se il miracolo favorisce un certo fedele che va
a Lourdes, non salva certo tutti gli altri che si sono l
recati in pellegrinaggio n esenta il presunto miracolato da altri mali ed acciacchi successivi e, infine, dalla morte.
Il costo per chi vuole credere nella vita dopo la morte
dato da un investimento di energie e risorse notevoli (in termini di economia psichica e materiale)
per confermare la credenza. Pensare che si religiosi
perch se ne ricava un vantaggio , a mio avviso, una
chiave interpretativa molto debole. Oltretutto la
storia religiosa piena di episodi di martirio che non
forniscono la migliore dimostrazione del vantaggio
biologico derivante dalla fede. Anzi.
Si potrebbe forse affermare che disporre di tali credenze un vantaggio perch limita il lavoro cognitivo necessario per interpretare il mondo e il senso del3
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Percepire il mondo
Per cogliere correttamente il senso di questa affermazione necessario esaminare pi in dettaglio
quanto la ricerca cognitivista e costruttivista ci ha
consegnato a proposito di come funziona la nostra
mente.
Noi, al pari di tutti gli organismi (non solo umani)
che si affacciano e si sono affacciati sullo scenario del
mondo siamo reciprocamente connotati da piccole e
5
Cf. Bering J., The Cognitive Psychology of Belief in the Supernatural, in American Scientist, March-April 2006 Volume 94,
Number 2, http://www.americanscientist.org/issues/feature/thecognitive-psychology-of-belief-in-the-supernatural
437
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dentemente dalla letalit del loro morso. Il comportamento che ho adottato un comportamento categoriale che riflette ruolo e funzioni delle categorie:
distinguere (differenziazione intercategoriale) e assimilazione intracategoriale (rendere tutta lerba un
fascio)
Come afferma Gregory Bateson (Mind and nature,1979),Difference is the root of information: la
differenza la radice dellinformazione.
La percezione opera solamente sulla base della differenza: La mente pu ricevere solo notizie di differenze, difficile distinguere tra una variazione lenta
e uno stato. Vi necessariamente una soglia di gradiente sotto la quale il gradiente non pu essere percepito. (p. 134) e conclude: linformazione consiste in differenze che producono una differenza
(p.135)6.
La variabilit presente nel mondo determina effetti
diversi nella situazione, e talvolta suggerisce comportamenti diversi: lesigenza di sapere se il tempo bello o brutto incrementata dallidea di prenderci un
fine settimana fuori citt. Non diversamente, per
uno squalo sempre a caccia di cibo, le caratteristiche
percepite delle diverse onde prodotte dal movimento
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in acqua di potenziali prede elicitano comportamenti specifici e diversi. La sua sopravvivenza da tempi
profondissimi (400 milioni di anni) dovuta alla sua
elevatissima capacit di cogliere sottili variazioni che
fanno la differenza (c una preda potenziale che si
dibatte in acqua). Non possiamo rinunciare a cogliere le diversit tra i funghi se siamo nella necessit di
mangiare funghi. Se la nostra sopravvivenza dipende
dalla disponibilit di funghi, impareremo ad apprezzarne le differenze, se non si vuole morire.
La variabilit il dato empirico, la differenziabilit
unopportunit che pu qualificare il sistema sensoriale-percettivo dellorganismo: alla base di tutto c
listanza del controllo da parte dellorganismo individuale e dellorganizzazione sociale per i fini
delladattamento e della continuit dellesperienza.
Se la variabilit si riconosce nelle modificazioni teoricamente illimitate delle situazioni e del comportamento, le modificazioni che contano sono quelle per
cui lorganismo sensibile e che inducono alternative di comportamento valide per lorganismo; questo
alla base della definizione della categorizzazione
come interazione differenziale e sistematica tra un si-
Harnad S., Cognition is Categorization, UQaM Summer Institute in Cognitive Sciences on Categorization, 2003.
http://www.ecs.soton.ac.uk/
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Tuttavia bene osservare che le categorie (i concetti) sono un
prodotto cognitivo peculiarmente umano e sociale diversamente
dal comportarsi categorialmente che un processo discriminativo
determinato biologicamente attraverso la selezione naturale. Questo rende cognitivamente diverso il comportamento della polizia
scientifica e quello dello squalo.
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Il cardigan dellassassino
Questa metafora stata proposta da Bruce Hood
(2010) per introdurre il supersenso.
Si basa sullosservazione - che tutti noi possiamo
condividere - relativa al diverso comportamento delle persone a contatto di un oggetto inanimato in
conseguenza della persona cui attribuiamo loggetto.
Hood ha osservato come una penna che mostrata
dicendo che appartenuta a Einstein manipolata
dalle persone (soggetti ingenui) in maniera notevolmente diversa da come viene trattato un cardigan
che si afferma essere stato indossato da un serial
killer. Perch? Forse che quegli oggetti hanno assorbito le caratteristiche dei due ipotetici proprietari? Il
male procurato dal serial killer ha intriso le fibre di
lana del cardigan? La scienza di Einstein contenuta
nel caricatore della penna? Molti fans di artisti e
sportivi si guardano bene dal lavare il capo di abbigliamento intriso di sudore appartenuto al loro beniamino. Probabilmente lo annusano compiaciuti e
lo ripongono gelosamente sotto il cuscino. Sarebbero
disposti a fare lo stesso per una maglietta appartenuta a un qualsiasi altro artista? Le lettere di una persona amata sono trattate e manipolate allo stesso
modo delle missive pubblicitarie che ci sono recapitate? Quante persone conservano montagne di opu-
scoli ecclesiastici e santini non tanto perch desiderano conservarli ma perch pensano che buttarli, anche adottando pratiche di smaltimento differenziato, possa produrre effetti negativi sulla loro vita? Avrete sicuramente molte esperienze di comportamenti che consideriamo normali ma che evidenziano
tratti singolari, come il parlare con le piante o fare
discorsi complicati rivolgendoci al cane e al gatto di
casa o infuriarsi con un elettrodomestico mal funzionante come se fosse capace di reagire alle nostre
imprecazioni e violenze. Noi interagiamo con le cose
del mondo come se avessero la possibilit di percepire le nostre attenzioni e irritazioni. Recentemente
Fogg (2003) ha coniato il termine captologia per
spiegare alcuni aspetti cruciali dellinterazione uomo-computer e la capacit che esso possiede di farci
interagire con lui come se fosse una fonte umana di
persuasione.9
Ma perch siamo persuadibili da una macchina? Perch un opuscolo inviatoci da qualche congrega che ci
chiede offerte capace di non farsi buttare come accade con altre missive di propaganda politica e ordinaria promozione commerciale? La risposta che il
cervello interagisce con il campo del reale percepito
come se non solo le persone e gli animali avessero in9
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dalla loro fondatezza. Come abbiamo precedentemente evidenziato, non importa che un comportamento sia valido in s, purch funzioni.
Il cervello del rettile
La nostra specie il prodotto evoluzionistico che oggi in virt del grande cervello; ma naturalmente il
grande cervello esso stesso un prodotto
dellevoluzione: in passato si caratterizzava per minori dimensioni e per una diversa organizzazione
funzionale.
Scendendo nel tempo profondo possiamo delineare
tale evoluzione a partire dal cosiddetto cervello olfattivo, denominato anche nucleo rettiliano perch accomuna mammiferi e rettili. Si tratta di una parte
antichissima ma che, ancor oggi, svolge un ruolo
fondamentale nella produzione dellesperienza emozionale allinterno del sistema rappresentato dal lobo
limbico. Altre sensazioni hanno gradualmente assunto per noi importanza prevalente ma in origine
era soprattutto lolfatto a suggerire i comportamenti
pi idonei ai fini sia alimentari sia della riproduzione
sessuale. Il sistema limbico si formato nei mammiferi intorno a quel nucleo primitivo, assumendo gradualmente nuove funzioni. Le emozioni pi primitive che ancor oggi sperimentiamo, come rabbia, paura, passione, hanno l la loro sede: nella parte com-
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Lamigdala scatta come un sorta di grilletto neurale e reagisce inviando segnali di emergenza e tutte le parti principali del cervello;
stimola il rilascio degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga(Adrenalina, Dopamina, Noradrenalina), mobilita i centri del movimento, attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli e lintestino.
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tomettono alla paura e allangoscia che si scatena incontrollata tutte le consapevolezze e padronanze culturali che pure le qualificano.
Non dobbiamo tuttavia dimenticare, con riferimento a queste consapevolezze e padronanze culturali,
che levoluzione ha impegnato milioni di anni per
dotarci di questo nostro cervello e che lo sviluppo
culturale e quello tecnologico ci accompagnano solo
da qualche decina di migliaia di anni. Se nelle societ
attuali le paure sono sicuramente un ostacolo per il
tipo di vita che facciamo, facile rendersi conto che
nel passato lessere particolarmente ansiosi poteva
costituire un vantaggio non indifferente ai fini della
sopravvivenza. Molti dei comportamenti che giudichiamo inappropriati nella contemporaneit e che
dipendono da una disposizione emozionale incontrollata, hanno verosimilmente elevato la fitness degli individui il cui cervello produceva quegli specifici
marcatori somatici, consentendone dunque
lapprodo ai nostri giorni.
Come sostiene Damasio, le emozioni fanno dunque
parte del kit biologico di sopravvivenza di cui
levoluzione ci ha dotato e che portiamo impresso
nel nostro genoma: sono meccanismi presenti fin
dalla nascita o quasi e poco o nulla dipendenti
dallapprendimento, anche se poi, con il passare del
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Damasio, ibidem
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Dennett, p. 117
Per approfondimenti si veda: Barrett Justin, Why would anyone
believe in God?, Rowman Altamira, 2004, p. 39 e sgg.
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scattato in relazione alla categoria e non alle caratteristiche differenziali dello specifico individuo intravisto nei paraggi. Potrebbe anche non averlo visto
ma, semplicemente, aver saputo che una vicina infastidita aveva allontanato da casa uno zingaro questuante il giorno prima.
Nel percepire la presenza dellagente-zingaro, la madre attiva credenze relative alle intenzioni dellagente
e il suo comportamento si trasmette nellevitare
qualsiasi opportunit. Ecco il vantaggio dei pregiudizi, per chi li condivide. Magari gli zingari non sono
pi nei paraggi e probabilmente non avrebbero rapito il bambino ma lHADD suggerisce il contrario:
meglio non rischiare e conservare la credenza.
La genesi del pensiero religioso
Quando pensiamo alle origini dobbiamo evitare di
pensare alla religiosit nella nostra accezione. Stiamo
parlando di un mondo in cui non ci sono istituzioni
religiose e sacerdoti officianti, non ci sono sacre
scritture e luoghi di culto edificati, non ci sono
nemmeno divinit quali noi le rappresentiamo e non
stata elaborata la parola dio. Ci stiamo occupando,
piuttosto, di ci che pu costituire un antecedente
della religiosit e del sentimento del sacro. Stiamo
parlando di un mondo in cui avremmo difficolt, in
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linguistico. Questa seconda tornata del gioco richiede un impegno maggiore e qualche tentativo andato
a vuoto. In tal caso il linguaggio ci manca davvero.
Ovviamente ancor pi difficile rappresentare concetti di elevata astrazione come moralit o peccato. Il
linguaggio, talvolta, indispensabile. Io credo che il
diverso grado di difficolt che noi sperimentiamo nel
gioco del mimo rifletta le stesse difficolt che i nostri
antichi predecessori hanno vissuto per giungere a
sviluppare formule linguistiche (parole) atte a rappresentare agenti naturali, agenti sovrannaturali e
concetti astratti che fossero condivise non tanto foneticamente ma in quanto rappresentazioni corrispondenti a particolari immagini insediate nella nostra mente. Come ricorda Damasio, la mente opera
per immagini e comunicare richiede il trasferimento
dellimmagine che presente nella nostra mente nella mente di un altro individuo.
Anche se non si possiede gi un linguaggio comune,
arrivare a condividere un suono per denominare un
serpente piuttosto semplice: basta un suono sibilante, un onomatopeico, come shhhss.
Ma per descrivere un licantropo? Una parola non
pu che nascere per ragioni economiche, ovvero per
comunicare unesperienza o un comportamento significativo ai fini della soddisfazione dei due principi
basilari della vita: risparmio energetico e probabilit
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trovano conferme negli esami specialistici eppure essi continuano a ricercare la vera causa dei loro mali.
Perch? La risposta paradossale: proprio perch
non c un male oggettivo. Scoprire di avere un male
accertato ci consente di curarci e lottare, cosa impossibile se il medico di fronte a richieste di ulteriori indagini strumentali risponde: a che le facciamo a fare?
Lei non ha niente!
Il meme-licantropo non ha bisogno di essere reale
per replicarsi e infatti la storia delle culture umane
impregnata di testimonianze di presenze arcane indimostrabili. Non si dimentichi che i memi sono aspetti ideografici e comportamentali che non hanno
niente a che fare con ci che necessariamente vero
(nel senso dellevidenza empirica). Un meme della
paura appartenente alla classe meme-licantropo si
pu ben riprodurre indipendentemente dalla consistenza effettiva della minaccia. Ma esso del tutto
indipendente (in senso evolutivo) dal substrato biologico? Certamente no! In origine, come tutto ci
che appartiene alla notte dei tempi, anchesso non
pu essere emerso se non per effetto delle determinanti biologiche-organismiche genetiche, ovvero interpretabili dalla teoria darwiniana della selezione
naturale cumulativa. Anche il meme-licantropo, al
pari del meme-serpente, ha inizialmente contribuito
a elevare la probabilit di sopravvivenza dei gruppi
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Durand G., Strutture antropologiche dell'immaginario. Introduzione all'archetipologia generale, Dedalo, Bari 1995.
cinematografico e letterario come noi lo conosciamo, talvolta a confluire nellidea di bestia demoniaca. Ma non necessariamente sono queste creature reali (per quanto spaventevoli) ad aver originato i
memi-licantropo: pi probabilmente esse hanno solo
dato forma a marcatori somatici privi di identificatori specifici.
Senza volere approfondire il tema, possiamo sinteticamente riconoscere che il meme-licantropo rappresenta quella classe di memi capaci di attivare una risposta adattativa generalizzata (ad ampio spettro)
per lo meno allorigine coerente con la strategia genetica: la sua funzione comunque quella di indicare
alcune precauzioni da seguirsi per non incappare in
concreti pericoli anche se questi pericoli non sono
deterministici. Al meme licantropo, infatti, non corrisponde quellevidenza che invece peculiare per il
meme serpente.
necessario, per altro, operare una digressione in
tema di paura e di pericolo, soffermandoci sul concetto della sicurezza come condizione in cui
lindividuo realizza lesperienza personale di elevato
controllo sullambiente.
Il pericolo una costante della vita biologica nella
relazione tra organismo e ambiente. La generalit
degli organismi pi complessi ha sviluppato sensori
di pericoli incombenti in forma di dolore e poi di
paura. La paura il corrispettivo emozionale
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La paura il corrispettivo emozionale (segnale interno o propriocettivo) del pericolo suggerito dal dolore, che ha la funzione di attivare la risposta motoria tendente a controllare la minaccia e a evitarla ai
fini della sopravvivenza. Per essere pi precisi: la
morte una forma di shock organismico estremo e il
dolore ne il primo precursore. Provare dolore un
vantaggio biologico perch il dolore suggerisce una
risposta immediata al fine di sottrarsi alla morte. Ma
la selezione naturale ha anche favorito quegli organismi che hanno sviluppato la capacit di anticipare il
dolore oltre che la morte. Ecco il vantaggio rappresentato dalla paura: evitare il dolore, prima ancor che
evitare la morte.
Possiamo dunque pensare allansia - in quanto paura
generalizzata - come prodotto evoluzionistico tendente ad evitare la paura ed infatti lansia labbiamo
definita come paura della paura. Ma lansia ha un costo molto elevato perch in assenza di un agente identificabile richiede allindividuo un costante stato
di allerta, incompatibile con le istanze di procacciamento del cibo e di ricerca del partner. Le persone
ansiose sanno molto bene di che cosa sto parlando.
La vita per un ansioso pressoch impossibile:
lansia limita la capacit produttiva e soddisfacenti
relazioni interpersonali, dal momento che assorbe
tutte le energie mentali e anche quelle fisiche, risucchiate il pi delle volte da estenuanti rituali.
Diciamo subito quali sono le nostre ipotesi: i memiserpente rispondono alla funzione di regolazione
della paura (lantibiotico specifico), i memilicantropo sono il prodotto che la coevoluzione biologico-culturale ha reso disponibile in risposta
allansia (lantibiotico ad ampio spettro).
Riepiloghiamo i passaggi essenziali. I memi sono istruzioni di comportamento che si riproducono attraverso i cervelli e attivano comportamenti umani
che attualizzano quelle istruzioni. Il meme-serpente
unistruzione del genere: non-mettere-le-manidentro-quel-varco-sotto-le-pietre oppure: quandocammini-nel-bosco-utilizza-un-bastone-persmuovere-gli-arbusti-sul-tuo-cammino.
Il meme-serpente rinforza anche la nostra risposta
aggressiva nei confronti dellestraneo come peculiare della propaganda di guerra. Se categorizziamo
laltro da noi come viscido serpente, attiveremo la
risposta aggressiva che fa parte dei moduli comportamentali innescati da questo tipo di istruzione:
schiaccia-la-testa-al-nemico. Estremamente valido,
no? Disporre di memi-serpente ci consente di regolare le risposte di allarme evitando la condizione
HADD. In ogni caso, il processo di elaborazione cognitiva diventa sbrigativo ed economico, adeguato a
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regolare la conformit delle grandi masse di individui che dalla preistoria alla storia attraversano il
palcoscenico della vita.
Anche il meme-licantropo, lo abbiamo anticipato,
ha una sua utilit: esso ci suggerisce di non avventurarci troppo disinvoltamente in un luogo apparentemente tranquillo perch ci potrebbero comunque
essere dei pericoli imprevedibili ovvero: nonavventurarti-nella-brughiera-anche-se-c-la-lunapiena-e-ti-sembra-di-vedere-benissimo.
Tuttavia, ed qui la differenza cruciale, il memelicantropo rivela molta parte dellindipendenza della
traiettoria evolutiva dei memi rispetto a quella dei
geni, unindipendenza superiore a quella del memeserpente. Il meme-licantropo, ribadiamo, indica
qualcosa che sfugge al controllo umano altamente
finalizzato e che attiva ansie a cui non corrisponde la
possibilit di controllo specifico sullambiente. Il
meme-licantropo evoca una risposta la cui specificit
minore di quella attivata dal meme-serpente: una
minaccia c ma la risposta non attivabile se non in
forma propiziatoria, simbolica oppure, al contrario,
in termini di evitamento ma, comunque, non in
termini diretti alla risoluzione della causa evidente.
Come suggerisce Henry Laborit, un organismo un
sistema programmato per lazione. La morte la
massima condizione di
inibizione dellazione ma sono nefaste per un organismo anche le conseguenze delle azioni inibite.
"Per noi, la causa prima dell'angoscia l'impossibilit
di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una
sofferenza con la fuga o la lotta anch'esso un modo
di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia."24
Da qui la propensione a ricercare minacce e mali generalizzati e, meglio ancora, a identificare una qualsiasi origine del male tra le molte minacce possibili; il
meme-licantropo si riferisce a una risposta qualsiasi
che produce un effetto probabilisticamente indifferente ma nello stesso tempo significativo perch
prodotto da unazione regolata. Per attenerci allidea
del meme-licantropo, si rifletta sulla strategia della
collana di aglio appesa alla porta e alle finestre della
povera casa nel bosco. Non serve a nulla? Non condivido affatto questa banale conclusione: chi pu
contestare sul piano statistico la contro-obiezione
che grazie alla collana daglio quella casa non mai
stata oggetto di aggressioni da parte di un licantropo? La vostra ulteriore replica basata sullidea che la
casa non sarebbe stata oggetto di minaccia da parte
del licantropo anche senza treccia daglio vale quanto quella del nostro primitivo abitante del bosco che
afferma che laglio ad aver impedito lavvicinarsi
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Gli esegeti cristiani hanno unidea meno convinta per quel che attiene alla comunicazione diretta
tra Dio e Mos e alla dettatura del testo, parola
per parola, virgola dopo virgola. Essi pensano
che solo alcune parti (come i comandamenti, ad
esempio) siano state dettate espressamente da
Dio e scolpite nelle tavole di pietra e che altre
parti siano state scritte da persone come i profeti
che invece da Dio sono stati soltanto ispirati.
Tuttavia anche tra i cristiani vi chi fermamente convinto dellidea che lAntico Testamento
raccolga effettivamente la parola di Dio. Le chiese evangeliche americane sono su posizioni fondamentaliste molto prossime a quelle degli ebrei
ortodossi e anchesse prendono alla lettera quelle
parole, perfino per quel che concerne le date degli eventi l descritti.
E allora quali sono le premesse fattuali che dovrebbero essere condivise se si vuole utilizzare la
neocorteccia del cervello come qualcosa di diverso da una mera buccia per il paleoencefalo?
Su un piano pi scientifico, larcheologia testamentaria colloca la stesura della Torah tra il VI e
il V secolo a.c. ad opera di autori ovviamente
sconosciuti ma con attribuzioni dautore e riferimenti a personalit religiose antecedenti (i profeti). Per la stesura sono state adottate fonti scritte
di epoche diverse a loro volta provenienti da tra-
dizioni orali che risalgono a tempi non determinati. Ma, se ci riferiamo a tutto ci che noi sappiamo dellevoluzione delle capacit della comunicazione umana e, in particolare, dello sviluppo della scrittura, possiamo collocare il passaggio dalla tradizione orale alla tradizione scritta tra il quinto e il quarto millennio a.c.. Naturalmente, stabilendo questi riferimenti temporali,
ci si deve sempre muovere con cautela perch le
prove sono costituite da documenti archeologici
che qualora si verificassero nuovi ritrovamenti
-possono sempre portarci a retrodatare le transizioni epocali.
Il fatto che, ad esempio, si siano ritrovate presso
Uruk in Mesopotamia delle tavolette di argilla,
con incisioni segniche, riconducibili a 3.500 anni
prima di Cristo ci consente che a quellepoca la
scrittura si andava diffondendo ma non esclude
che tavolette pi antiche, se ritrovate, facciano
retrocedere lorologio delle innovazioni culturali
di secoli e perfino millenni. Ma gli stessi ritrovamenti ci dicono che quegli artefatti non sono
compatibili con il livello formale e sostanziale
del complesso segnico biblico. La bibbia come la
conosciamo il prodotto di una transizione quasi
certamente millenaria che si andata consolidando come si consolida una barriera corallina,
mollusco su mollusco, racconto su racconto, pa-
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ogni popolo di narrare le proprie origini e il proprio legame con figure mitologiche rese supreme
dal contatto ravvicinato con la divinit sia il bisogno di dare un qualche senso alle peripezie dei
popoli e alle sofferenze degli uomini nella limitatezza della loro vita.26
Che gli uomini del tempo legassero gli eventi naturali a motivazioni e determinazioni divine non
deve stupire n impedire di cogliere la continuit
tra quelle credenze con le esperienze emotive
della moltitudine di contemporanei che interpretano malattie e disgrazie, guarigioni ed esami superati come occorrenze ed eventi dovuti a imperscrutabili disegni divini (soprattutto quando le
cose vanno male) o alla benevolenza celeste, se il
bene si afferma sul male.
Collandar dei secoli, i discendenti di Adamo si
pervertirono, e tutta la terra fu piena di vizi e di
disonest. Iddio, per tanta corruzione dapprima
minacci, poi pun il genere umano con un diluvio universale. Allora fece piovere per quaranta
giorni e per quaranta notti, fino a tanto che restarono coperte dacqua le pi alte montagne.
26
Tutta la storia dellevoluzione culturale ha lasciato le tracce profonde di questo modo di concepire
i fenomeni naturali e le vicende umane, espressione delle intenzioni e volont di un agente soprannaturale che interviene sistematicamente sul
piano storico e sul piano della quotidianit per
ammonire, correggere e punire individui e popoli
o beneficiarli.
La bibbia naturalmente non discende dallalto; si
progressivamente costituita alimentata dai sentimenti e turbamenti anche profondi che gli uomini esperivano nei confronti di questo agente
soprannaturale e che si rivelano nelle credenze
che a lui erano associate. Niente di straordinario,
se si esclude che siamo lunica specie ad aver elaborato lidea che possa esistere un tale agente.
Ovviamente lidea che si ha di quellagente soprannaturale va messa in relazione ai contesti
storico-culturali dei gruppi e delle popolazioni
laddove le testimonianze scritte fissano a quel
tempo le specifiche credenze. Funzione della tradizione trasferire senza variazioni quelle idee e
convinzioni alle generazioni successive ed questo lo scopo specifico delleducazione religiosa.
Ma questo contrasta con i presupposti della teoria evoluzionistica: sono le variazioni a rendere
possibile la sopravvivenza di una specie o di una
cultura, per quanto a noi possano sembrare insi-
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tutto deriva.27 Un dio creatore, giudice e protettore, un dio terribile e benevolo al medesimo tempo: Yahweh.28 Questo il nome antico del dio che
poi ritroviamo nellAntico Testamento, un dio
che ha preso corpo nel corso di migliaia di anni
di lenta evoluzione culturale e di mutazioni memetiche (anche per quanto attiene al nome) trasmesse di cervello in cervello, da individui sopravvissuti per abbastanza tempo alle asprezze
della selezione naturale e che sono riusciti a generare figli ai quali raccontare storie relative al
popolo che si riconosceva in lui e a fornire ammonimenti giustificati dal suo incommensurabile
potere, fonte di vita e fonte di morte.
Per decine di migliaia di anni limmagine di dio
stata forgiata dalle menti dei nostri antenati fino ad assumere sembianze simili a quelle che noi
oggi gli riconosciamo perch la scrittura ne ha
stabilizzato la narrazione. Ma queste sembianze
gi erano state configurate attraverso la tradizione orale che ha trasferito a tempi successivi le
27
Tra le ragioni sociali che portano alla concezione monoteista stata ben sottolineata la necessit di superare le divergenze tra le diverse trib nomadi in cui pi specificamente
popolo dIsraele si divideva.
28
Anche Javeh, o Yehowah da cui Geova, E-lohim, e
YHWH, di ignota pronuncia perch vietata dalla pi antica
tradizione ebraica.
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laffermarsi dellesigenza di un codice scritto unitario per la definizione dei principi morali e
delle condotte interpersonali tra le genti di Israele ma che, per noi importante considerare soprattutto in quanto rappresenta per la pi parte
dei credenti la prova dellimportanza del vero
Dio per la costruzione della morale sociale.
Non stato questo il primo codice contenente
leggi atte a regolare la vita sociale prodotto dal
genere umano; basta ricordare che il cosiddetto
codice di Hammurabi raccoglie, incise su pietra,
oltre duecento sentenze emesse da quel re in Babilonia tra il XIX ed il XVIII secolo a.c., e ovviamente anche quelle disposizioni punivano
lomicidio, il furto e il disonorare il padre.
Dunque non la legge di Dio a gettare le premesse della morale umana per il semplice motivo
che tutte le prescrizioni dettate a Mos erano
ampiamente accolte dalle comunit del tempo e
ancora molto prima; da migliaia di anni esistevano e si seguivano regole non scritte, prescrizioni
ampiamente condivise per esigenze connesse alla
stessa possibilit di garantire lordine e la convivenza tra i membri del gruppo.
I dieci comandamenti di Mos non dicono nulla
di ci che gli uomini gi non sapevano essere lecito o non lecito. Le leggi che dio avrebbe dato
agli uomini sul monte Oreb erano ampiamente
29
I credenti, proprio perch credenti, non hanno alcun dubbio sul fatto che i comandamenti siano emanazione di Dio;
laspetto su cui bisognerebbe riflettere sta nel fatto che esistono versioni diverse della legge, sia nello stesso ambito veterotestamentario sia nei testi sacri delle diverse culture religiose
che si richiamano a quelle tavole. Sono stati ampiamente modificati, infatti, anche i comandamenti. Perfino quelli insegnati ai bambini cattolici sono difformi da quelli originali
presenti nelle sacre scritture accolte dalla chiesa.
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della Torah) e altri gruppi e potentati (ad esempio i Farisei), avevano comprensibili motivi di
diffidenza per quel rabbino con tratti anticonformistici la cui predicazione ed interpretazione della parola di Dio poteva interferire sulla coesione
religiosa e sul loro stesso potere. Per gli ebrei la
parola di Dio non era oggetto di personale interpretazione ma di assoluta sottomissione. Nessuno
studioso sostiene che Ges abbia mai inteso di
sovvertire il verbo del Dio del vecchio Testamento (non lo suggerisce la logica e non lo dicono i vangeli) ma qualche cosa di divergente sicuramente deve essere stata espressa. Se si fosse
mosso nella pura tradizione dei sacerdoti del
Tempio, Ges non si sarebbe creato nemici e oggi egli sarebbe uno tra i tanti rabbini di duemila
anni fa di cui non abbiamo memoria o notizie.
Dallaltra parte cerano, come detto, i dominatori
romani. A loro la questione religiosa non interessava molto, per lo meno allinizio. I conquistatori
dellimpero, in Palestina come in ogni altro territorio occupato, agivano in base al presupposto
che nessuna conquista territoriale poteva essere
compromessa per ragioni derivanti dalla repressione di un qualsivoglia culto.
La politica imperiale romana si basava sulla coabitazione di numerose entit supreme in un
pantheon che si arricchiva sempre pi delle deit
dei popoli conquistati. Roma non imponeva alcun culto e questo si pu ben capire: erano politeisti. Roma piena di templi dedicati a molteplici divinit che frequentemente sono di stranieri naturalizzati. Che a Gerusalemme ci fosse
un tempio in nome ed onore dellennesimo dio, a
loro non interessava. Ognuno pregasse o facesse
sacrifici per chi gli pareva; ci che contava per
limpero era che sulla terra si obbedisse
allautorit di Roma. Poteva infastidire il riverbero politico-sociale delle questioni religiose poste
da quel predicatore e magari qualche reclamo
posto allautorit di Roma (ad esempio in conseguenza del fatto che il mercato si tenesse nel
Tempio e che Ges avesse rischiato di generare
un tumulto nellopporsi a quella pratica commerciale), ma niente di pi. Roma non interferiva
nelle questioni religiose dei popoli sottomessi.
Ho dovuto fare questa premessa (e, nel frattempo
mi sono perso i bambini) ma spero di recuperarli
chiedendo loro? Cosa succederebbe se Ges, anzich essere nato allora, fosse un contemporaneo
e si facesse notare come presunto messia, diventando protagonista della storia della Palestina attuale? Certamente prima o poi tenendo conto
anche della tensione politica che caratterizza quei
territori, se ne accorgerebbero i mass media, a
partire dai giornali e dalle televisioni locali, se ne
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Rifacendomi a Segre (1979) ebbi modo di osservare a proposito delle alterazioni del testo che riscontravamo sottoponendo ai testimoni vari articoli di cronaca nera e giudiziaria:
Pu essere utile richiamare il concetto di diasistema. Considerando lopera dei copisti, grazie ai
quali un antico testo giunge a noi, si pu osservare che linfedelt dei copisti stata il prezzo per
la sopravvivenza del testo: esso pu vivere solo
se deformato. Il compromesso tra il sistema del
testo e quello del copista realizza un diasistema.
Lemendatio una specie di dialisi che separa
dal sistema di base elementi dei sistemi di mediazione. 31
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come meglio avremo modo di chiarire che anche le successive testimonianze scritte hanno dovuto attraversare un oceano di traduzioni approssimate e di copie a cura di scribi semianalfabeti.
Ci prima che si realizzassero le condizioni per
la stessa preservazione dei papiri e delle pergamene allora utilizzate per la scrittura; solo con
il IV secolo che si afferma, con la tradizione monastica e grazie allopera di amanuensi professionali, unautentica cura per la tutela delle opere, una cura che non ha impedito affatto il moltiplicarsi delle versioni disponibili.32
Ancor
pi
oltre,
bisogner
attendere
lintroduzione della tecnica a stampa a caratteri
mobili con Johannes Gutenberg (a partire dal
1450) per arrivare alla diffusione di copie stabilizzate e sempre pi numerose, esenti dagli errori
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curioso osservare che nonostante quelle esclusioni testuali - alcune delle tradizioni natalizie pi diffuse, come
quella del presepe, devono molto proprio agli scritti apocrifi.
In particolare la collocazione della nativit in una grotta, con
il bambino riscaldato dal fiato del bue e dellasinello, riconducibile a testi che non fanno parte dei Vangeli canonici, eppure sopravvissuta al di l delle verit che la stessa Chiesa
ha inteso autenticare.
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giunti a noi (e gli originali sono conservati in diversa condizione di completezza, lingua e attribuzione) solo a partire da documenti sistematizzati che risalgono al secondo e terzo secolo
dellepoca volgare (ovvero dopo Cristo).
Come chiarisce Bart D. Ehrman che uno dei
pi autorevoli e documentati studiosi della lunga
storia del Nuovo Testamento, le parole di Ges
sono state affidate per secoli al passaparola della
comunicazione orale, prima, e poi trasmesse attraverso sempre pi numerose copie eseguite
da scribi e da traduttori nelle diverse lingue, dal
sanscrito al greco, dal greco al latino, e poi nelle
lingue contemporanee, laddove ognuna di queste
copie stata discussa, corretta e manipolata da
una moltitudine di autorit spirituali e redattori,
sia in buonafede (errori) sia in malafede (manipolazioni) al fine di rendere le parole del Messia
coerenti e conformi alla propria stessa interpretazione e visione.35
Durante i secoli iniziali della Chiesa, i testi cristiani venivano riprodotti ovunque fossero stati
scritti o portati. Essendo copiati localmente, non
sorprende che luoghi diversi sviluppassero tipologie diverse di tradizione testuale. Questo significa che a Roma i manoscritti contenevano molti
errori dello stesso genere perch erano in gran
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misura esponenziale e dunque anche incontrollata favorendo in molti casi edificazioni che poi sarebbero state definite eretiche.38
Fermare le mutazioni: la definizione del canone.
Come spiegato in altra parte del nostro lavoro, la
prospettiva memetica delinea uno scenario universale di replicanti egoisti, i memi, le unit segniche sottoposte ad una dura competizione con
altri replicanti e comunque associati ad altri memi (altre idee, segni e formulazioni linguistiche)
aggregate in forma mutualistica di complessi
memetici. La proliferazione delle narrazioni e
delle interpretazioni delle vicende inerenti alla
vita e alla morte del messia se da un lato consentiva al meme Cristo di diffondersi viralmente con
mutazioni, dallaltro faceva sorgere un problema
di coesione e coerenza del credo.
38
Nel 1550 John Mill, sulla base di trentanni di approfondite analisi di un centinaio di documenti neotestamentari disponibili in lingua greca, giunse ad individuare trentamila variazioni fra le testimonianze superstiti. Cit. in Ehrman, p.99.
Attualmente, sulla base del notevole ampliamento dei reperti
si dispone di un numero di varianti che oscilla - in base alle
valutazioni dei diversi studiosi - tra le 200mila e le 400mila.
Ma, pur disponendo di tecnologie informatiche in grado di
elaborare masse enormi di dati, nessuno stato in grado di
contarle tutte. Ibi, p.105.
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come premessa del sacro libro dieci lettere di Paolo (che erano quelle di cui disponeva) e una
versione di quello che il vangelo di Luca, che
Marcione ipotizzava essere il vangelo cui Paolo
si richiamava.
Che cosa manca nella proposta di canone marcioniano rispetto ai sacri testi su cui poggia la
nuova tradizione cattolica? Lasciando da parte le
opere minori, non comparivano ben tre Vangeli
ma, soprattutto, veniva escluso il Vecchio Testamento, il testo sacro di Israele e con esso la
parola del Dio della genesi e della legge.
In effetti come evidenzia Ehrman: in alcune
sue lettere, come quella ai romani e quella ai galati, Paolo aveva insegnato che una buona reputazione al cospetto di Dio derivava solo dalla fede in Cristo, non dal compimento di alcuna delle
opere prescritte dalla legge ebraica. Marcione
condusse questa differenziazione fra la legge ebraica e la fede in Cristo a quella che riteneva la
sua conclusione logica, lesistenza di una
distinzione assoluta fra la legge antica da una
parte e il vangelo (la buona novella) dallaltra.
Vangelo e legge erano a dire il vero tanto diversi
da non poter essere scaturiti entrambi dallo
stesso dio. Marcione ne deduceva che il Dio di
Ges (e di Paolo) non fosse, pertanto, il Dio
dellAntico Testamento. Esistevano, sosteneva,
due diversi di: il Dio degli ebrei, che aveva cre-
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la prima elencazione dei 27 libri del nuovo testamento come opera canonica (cos come noi la consideriamo) risale alla
seconda met del IV secolo ad opera di Atanasio, vescovo di
Alessandria. Ibi, p.46. Altro esempio, citato da Ehrman, relativo alla prima copia completa della lettera di Paolo ai Galati che risale a 150 anni dopo che Paolo laveva scritta. Centocinquanta anni di trascrizioni ora corrette, ora errate prima
che venisse eseguita una copia giunta fino a noi. (Ibi, p. 70)
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hrman, i primi cristiani aderivano a numerosissime credenze e pratiche che tutti i fedeli di oggi
considererebbero senzaltro illegittime ma che
allepoca si contendevano tutte il crisma della
verit diffusa dal maestro. 1
Alcuni gruppi credevano in un unico dio, altri,
abbiamo accennato a Marcione, ritenevano che
vi fossero due distinte divinit, quella
dellAntico Testamento e quella del Nuovo. Ma
vi erano anche cristiani che erano arrivati a concepire un numero maggiore di divinit. Alcune
comunit affermavano che Ges Cristo era al
tempo stesso del tutto umano e del tutto divino,
altri proclamavano che Cristo era del tutto umano e per nulla divino, o del tutto divino e per nulla umano, e altri ancora che in Ges Cristo sussistevano due persone distinte: un essere divino
(Cristo) e un essere umano (Ges). Alcune di
queste comunit credevano che la morte di Cristo
avesse o avrebbe portato la salvezza al mondo,
altre che la sua morte non avesse nulla a che fare
con la salvezza e, altre, infine, asserivano che
Ges non era mai morto. Le divergenze toccavano le pratiche in misura ancora pi eclatante di
quanto gi non fosse per le credenze e intorno a
tutte queste divergenze il confronto e lo scontro
era assai acceso.
1
Il fatto che ciascuna versione e pratica fosse difesa come espressione autentica dipendeva dal fatto che i depositari delle versioni vere avevano
accolte come vere le verit che avevano ricevuto.
Eppoi, dato il carattere non sempre trasparente di
quelle verit, il resto lo faceva la corretta interpretazione. Ma come mai non ci si confrontava
con il nuovo testamento per stabilire quale fosse
la verit vera? Semplicemente perch, come abbiamo gi evidenziato, non esisteva alcun Nuovo
Testamento e la verit si trasferiva attraverso
narrazioni orali e scritti disarticolati anche profondamente divergenti e perch solo a partire dal
terzo e quarto secolo si andato definendo il cosiddetto canone. proprio questa pluralit di verit ad aver reso possibile, in chiave memetica,
laffermazione di almeno una di queste verit, tra
le molte che avrebbero potuto sopravvivere.
qui possibile riconsiderare uno specifico effetto
prodotto dalle minoranze attive (Moscovici,
1979), il cosiddetto effetto divergenza esaminato
da Charlan Nemeth (1986). Questeffetto favorito nelle situazioni in cui il contesto (quando si
impone la norma sociale di originalit o di innovazione), il compito o il tipo di stimolo (la presenza di una minoranza) sollecitano le persone a
pensare e ad agire in modo autonomo, assumendo posizioni personali o esprimendo idee nuove
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duzione di testi dottrinali che, nella pratica, comportano ladozione di ritualit e credenze che non
sono affatto presenti nelle sacre scritture codificate ma che, al massimo, sono frutto di interpretazioni dei testi ed innovazioni dottrinali ad hoc.3
La dottrina della chiesa, ancor pi delle scritture,
dunque, definisce le pratiche di culto e le credenze che concretamente colonizzano i cervelli dei
credenti.
La prospettiva memetica si integra molto bene
con altri contributi teorici che approfondiscono i
processi di ritenzione. F. Craik e M. Watkins
(1973) hanno identificato due tipi di ripetizione:
la ripetizione di mantenimento e la ripetizione
elaborativa. Con il primo tipo di ripetizione, che
consiste nel ripetere in maniera pedissequa ci
che si intende ricordare, il mantenimento delle
informazioni si produce solo nella memoria a
breve termine e, dunque non sopravvive a lungo.
Il secondo tipo di ritenzione consiste invece nel
creare delle connessioni allinterno del nostro
magazzino di memoria, elaborando e articolando
la nozione in un quadro concettuale, e questo ci
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Craik, F.I.M., & Lockhart, R.S. Levels of processing: A framework for memory research. Journal of Verbal Learning
and Verbal Behavior, 1972, 11, 671-684
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dioso, pronto a perdonare (pi che a punire) coloro che peccano, egli non pi il dio del popolo
di Israele (nemico di altri popoli) ma il dio di tutti gli uomini. In sintesi la predicazione di Ges,
questo rabbino alternativo rispetto alla concezione fondamentalista dei sacerdoti del Tempio di
Gerusalemme, apre a una profonda mutazione
nella rappresentazione sociale dellidea stessa di
Dio. Tant che tra i primi seguaci della nuova
fede (perch di nuova fede si deve parlare) vi sono molti (di Marciano abbiamo detto) che sostengono che il dio di Ges sia un dio diverso da
quello della Torah e non il medesimo. Ma come
abbiamo visto la selezione memetica non ha
condotto a sostituire un dio allaltro. Lesito di
un processo cos articolato e complesso ha cristallizzato un sistema di credenze che pur affermando la bont di Dio (la sua cristianit, potremmo dire), ha conservato un testo (lAntico
Testamento) che contiene parole che non depongono in tal senso e che hanno, nei fatti, reso possibile al potere temporale cattolico un agire storico tuttaltro che cristiano, fatto di guerre di conquista, di stermini di massa e di persecuzioni, di
anatemi, scomuniche e inquisizioni, perfettamente interpretata nello spirito del dio del vecchio testamento. Dunque la croce in una mano e la spada nellaltra.
Oggi le cose sono cambiate, osserveranno i cristiani ed i cattolici di oggi. Appunto, sono cambiate; e come sempre cambieranno per dare il
senso ai vivi che ci in cui credono una verit
eterna. Lo ribadiamo: cambiare necessario per
sopravvivere. Si tratta solo di dimostrare in che
senso e quando gli uomini interpretano la parola
autentica di Dio. Ma questo, per chi ci crede,
cosa irrilevante. Ci che conta, ancora una volta,
credere a ci che si crede.
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