Sei sulla pagina 1di 20

Definizione di relazione umana pericolosa

È stata volontariamente adottata la dizione di relazione umana pericolosa per mettere


chiaramente in luce che si tratta di relazioni, esaminate sotto il profilo privilegiato della
difesa sociale in tema di vittimologia, e non di singoli soggetti. Questo allo scopo di primaria
importanza di evitare che singoli soggetti possano essere pregiudizialmente stigmatizzati ed
emarginati come malati di mente, incurabili criminali, dannosi sociopatici irrecuperabili, animi
cattivi e demoniaci, incarnazione umana del male, pericoli pubblici permanenti ed
incurabili, etc.
Invece di pericolose, queste relazioni, seguendo un criterio di psichiatria categoriale
descrittiva, avrebbero potuto chiamarsi patogene e cioè gene ratrici di disagio e sofferenza.
In termini di psicoterapia queste relazioni potrebbero essere catalogate come tossiche od in
termini di psico-sociologia come disgreganti il sistema sociale o in termini di dinamiche
interpersonali come relazioni sanguisuga per la loro caratteristica di assorbire energia
ed esaurire la vittima. Secondo la psicoanalisi più classica queste relazioni umane
pericolose potrebbero essere interpretate come coazioni a ripetere schemi comportamentali
inconsci arcaici e primitivi di antiche ferite psicologiche legate all'infanzia. A livello più
psicologico queste relazioni possono assumere il significato di meccanismi psicologici
primitivi di difesa da vissuti di ansie e conflitti personali ancestrali ed attuali. L'approccio di
difesa prevede l'attenzione sia nei confronti sia della vittima che dell'aggressione.

Il ruolo della vittima


Qualsiasi persona può essere vittima in una relazione umana pericolosa. In casi di relazioni
umane pericolose, fortemente protratte nel tempo, esistono, forti legami che uniscono
aggressori e vittime. di collusioni, compartecipazioni, complicità, più o meno consapevoli e
difficili da interrompere.
Le false vittime, con personalità passive-aggressive, simulano una vittimologia non reale.

La violenza fisica e psichica come problema sociale


La violenza, nei suoi aspetti fisici e psichici, è ed è stata dichiarata come tale
dal Vertice Umanitario Mondiale un problema di salute pubblica, a causa dei danni di natura
sanitaria, economica, lavorativa, giudiziaria e soprattutto uma-
nitaria che provoca presso la popolazione generale. La violenza, sempre
nei suoi aspetti fisici e psichici, è ed è considerata dalla Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) un problema di Salute Mentale. La salute
mentale è un concetto consiste anche
nella libertà dell'individuo di esprimersi nella sua autenticità di scelte, di idee,etc senza
essere vittima di
violenze fisiche e psichiche da parte di altre persone o di istituzioni.
Sono presenti numerose iniziative in tema di:
● prevenzione primaria (campagne di sensibilizzazione ed educazione civica che
hanno lo scopo di aumentare la consapevolezza);
● prevenzione secondaria (tutte le misure psico-socio-educative rivolte a gruppi che
presentano il rischio di violenza fisica e psichica o di vittimizzazione attraverso
tecniche di screening o diagnosi precoce);
● prevenzione terziaria (quando l'evento di violenza fisica e psichica è già avvenuto e
l'intervento è rivolto alla terapia delle conseguenze di danno alla vittima ed integrati
sull'aggressore).

La vittimologia dogmatica e l' Autoresponsabilità penale della vittima


L'esempio di vittimologia dogmatica è rappresentato da un soggetto che si dichiara vittima
perché ha comperato un'opera pittorica che si è rivelata un falso. In realtà il soggetto ha
comperato il quadro
sapendo che era rubato.
La vittimologia dogmatica si accompagna ad un'altra modalità di aumentare la
responsabilizzazione della vittima e cioè
la auto responsabilità penale della vittima: rilievo penale da attribuire ai comportamenti
"contra se" posti in essere
dalla stessa vittima.

La realtà virtuale e la realtà aumentata come mezzi preventivi e terapeutici


La realtà virtuale è rappresentata dalle tipologie prototipiche delle relazioni umane
pericolose (manipolazione dissociale, violenza psicologica, bullismo, atti intimidatori,
mobbizzazione, perverso narcisista,) descritte nei minimi dettagli ed in modo obiettivo con le
quali è possibile simulare, a fini formativi e psicoterapici, un incontro pericoloso ed assumere
consapevolezza e fare esperienza.

La realtà aumentata è un arricchimento della percezione sensoriale


umana mediante informazioni che non sono normalmente raggiungibili
e disponibili attraverso i cinque sensi.
Queste descrizioni sono arricchite in modo particolare:
● dalle caratteristiche psichiche degli aggressori che stimolano ad aggredire,
● dalle caratteristiche psichiche della vittima che stimolano ad essere e restare vittima,
● dalle caratteristiche psichiche dei legami di complicità, compartecipazione e
collusione tra vittime ed aggressori difficili spezzare
La difesa scientifica, educativa e sistemica sociale della vittima
Anche le relazioni umane pericolose sono da affrontare e combattere:
● con il possesso e l'utilizzo delle informazioni scientifiche, sociali e culturali per
saperle meglio riconoscere e neutralizzarle;
● con una miglior conoscenza delle caratteristiche emotive dell'aggressore e della
vittima;
● con l'uso della realtà virtuale e della realtà aumentata;
● con l'uso delle leggi penali e civili

La responsabilizzazione terapeutica della vittima è dell'aggressore


Agentività umana = si basa su vari parametri, implica la valutazione di numerose variabili
(coscienza, consapevolezza, responsabilità etc.) e comporta il superamento di varie difficoltà
terapeutiche).

Concretamente la responsabilizzazione terapeutica della vittima può essere intesa, nella


cornice generale della agentività umana e delle terapie vittimologiche, come la stimolazione
e facilitazione terapeutica della capacità di agire attivamente, volontariamente,
efficacemente e responsabilmente (come artefice individuale) nel contesto bio-psico-sociale
in cui si è inseriti e contestualizzati.

Clinica applicata al quotidiano sulla responsabilizzazione terapeutica della vittima


È possibile formulare alcuniprincipi clinici preventivi e terapeutici generali sui quali può
svolgersi laresponsabilizzazione terapeutica della vittima.

1. Informazione medica, psichiatrica e vittimologica


Si tratta di offrire al soggetto informazioni di pertinenza e competenza medica, psichiatrica e
vittimologica su quanto in quello specifico momento sta vivendo e che è fonte di sofferenza
fisica e psichica.

2. Consapevolezza del proprio mondo interno


Si tratta di offrire al soggetto informazioni specifiche sul funzionamento del suo mondo
interno offrendo un aumento di consapevolezza su di esso.

3. Consapevolezza del mondo interno dell'altro


Si tratta di facilitare la comprensione del soggetto riguardo a cosa prova affettivamente e
pensa razionalmente il suo od i suoi aggressori.

4. Consapevolezza del mondo esterno


Si tratta di fornire alla vittima, una maggior presa di consapevolezza sulla realtà del mondo
esterno. Consapevolezza del proprio mondo interno, del mondo interno dell'altro e del
mondo esterno portano
terapeuticamente ad una maggior consapevolezza della vittima della sua "relazione
vittima-aggressore" e della realtà sociale in cui è immersa.

5. Importanza trasformativa della relazione terapeutica


Si tratta di rendere operativo, in termine di terapia responsabilizzante, tutto
quanto accade nella relazione terapeutica (sulla base dell'accoglienza, dell'accettazione,
della valorizzazione identitaria, etc.) tra terapeuta e vittima.
Tra le numerose criticità in tema di responsabilizzazione terapeutica della vittima possiamo
sottolineare quelle che seguono.

● Insufficienza dell'informazione e della consapevolezza a provocare la


responsabilizzazione della vittima ed un cambiamento terapeutico.

● Le resistenze psicologiche della vittima al cambiamento.

● Le resistenze psicologiche del terapeuta alla responsabilizzazione terapeutica del


paziente.

● La possibile confusione sovrappositiva della responsabilizzazione terapeutica della


vittima con altre tipologie di responsabilizzazione previste da altre discipline del
sapere.

La colpevolizzazione e l'iperedonismo giustificatorio ed irresponsabile


1. La colpevolizzazione, e cioè l'attribuzione di colpa, presenta numerosi approcci
conoscitivi di pertinenza. Tra questi possiamo sottolineare gli aspetti psichiatrico clinici
(colpa reale e colpa immaginaria; colpa individuale, collettiva, universale,disturbi psichici con
presenza di sentimenti di colpa immaginaria o con assenza di sentimenti di colpa per colpe
reali, etc. ); psichiatrico dinamici (sentimenti di colpa e meccanismi psicologi di difesa;
colpevolizzazione della vittima come difesa dall'ansia di poter diventare una vittima etc.);
psicoanalitici (motivazioni consce ed inconsce al sentimento di colpa; colpa e stati di
sofferenza conflittuale; etc.); psico-sociali (colpevolizzazione come variabile di evolu-
zione e maturazione sociale: senso del dovere, senso di responsabilità, etc.); giuridici
(rimproverabilità giuridica dell'aggressore e della vittima; la vittimologia dogmatica; etc.);
psichiatrico forensi (la colpevolizzazione pretestuosa della vittima da parte della difesa
dell'aggressore; la colpevolizzazione della vittima come "violenza psicologica" per non
essere messi in discussione e conseguire la "innocentizzazione" degli aggressori; etc.)

2. L' iperdonismo giustificatorio ed irresponsabile è la tendenza del terapeuta a


deresponsabilizzare e giustificare il paziente a prescindere, senza responsabilizzarlo. Può
essere dovuto a un timore del terapeuta stesso verso la reazione del paziente alla
responsabilizzazione (lascia la terapia, diventa violento etc). Oppure il terapeuta crede
inconsciamente che tutti vadano giustificati e curati per giustificare e curare se stesso.
La dipendenza relazionale autodistruttiva della vittima: il guadagno vittimologico, le
fragilità vittimologiche e la impotenza vittimologica acquisita
Uno dei problemi più importanti negli interventi terapeutici sulle vittime delle relazioni umane
pericolose è rappresentato dalla tendenza di quest'ultima di perdurare, di perseverare nel
suo legame con l'aggressore continuando il suo stato di sofferenza. Un legame che appare
solido, difficile da interrompere nonostante le continue "richieste" di aiuto non seguite da una
"accettazione" concreta d'aiuto.
È possibile isolare tre variabili cliniche che giocano un ruolo dinamico frequente e
significativo: il guadagno vittimologico,
le fragilità vittimologiche e l'impotenza vittimologica acquisita.

Il guadagno vittimologico
Il ruolo di vittima può presentare dei vantaggi, delle agevolazioni nella conduzione della vita
quotidiana e cioè dei guadagni. Può essere rappresentato dall'ottenimento di manifestazioni
d'affetto o vantaggi economici. Vi è quindi il dubbio tra "vittima reale" e "vittima per ottenere
benefici".

Le fragilità vittimologiche
Come in più occasioni si è sottolineato, tutte le persone possono essere vittime di relazioni
umane pericolose, ma solo qualcuna continua a perdurare in uno stato di sofferenza. Queste
persone che non riescono a spezzare il legame con l'aggressore ed accettare
concretamente l'aiuto offerto per una miglior qualità di vita possono presentare, a livello
clinico statistico, delle caratteristiche psichiche che facilitano la loro permanenza nel ruolo di
vittima: le fragilità vittimologiche.

La impotenza vittimologica acquisita


La vittima che già si è mostrata menomata nella sua reattività difensiva per guadagni
vittimologici e per fragilità vittimologiche di fronte all'azione dannosa, diventa ancora più
impotente a spezzare il legame con il suo aggressore a causa di questa ulteriore erosione
delle sue capacità difensive.

Le 5 regole per evitare danni nelle relazioni umane pericolose


1.L'informazione scientifica e culturale
È quindi necessario conoscere cosa esiste nella realtà del mondo, quali sono i
comportamenti umani pericolosi, dare loro un nome preciso e specifico perché tutte le
persone devono sapere di cosa si parla, conoscere le loro precise ed obiettive caratteristiche
per poterli riconoscere
e sapere cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare nei loro confronti per difendersi nel
modo migliore e non essere vittime ingenue, sprovvedute ed autodistruttive.

2. La capacità di ragionare con i fatti


Nel trattare le relazioni umane pericolose è necessario rispettare la dignità dell'altro non
esprimendo giudizi insultati, delegittimanti, etc. ma presentando fatti
concreti ed obiettivi correlati a danni concreti ed obiettivi alle persone.
3. La capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni
Nelle relazioni umane pericolose le emozioni possono giocare un duplice ruolo: aiutarci a
risolverle o danneggiarci rendendole sempre più dannose alla salute fisica e psichica.
Una vittima in una situazione umana pericolosa deve essere capace
di riconoscere e gestire le sue emozioni allo scopo di comprendere con più obiettività quanto
sta succedendo
e non mettere in atto comportamenti impulsivi ed inadeguati che peggiorano la sua
situazione di vittima.

4. La scelta identitaria ed esistenziale di non essere una vittima


Possono favorire questa consapevolezza:
● il distacco emotivo volontario anche transitorio dall'aggressore per non essere
influenzati,

● l'affermazione delle proprie esigenze personali,

● lo stabilire netti confini alle intrusioni altrui,

● la richiesta di aiuto a persone significative o professionalmente qualificate, etc.

Per prevenire di essere vittima ingenua, sprovveduta ed autodistruttiva è utile mettere in atto
questa triade preventiva difensiva:
- affermazione dei propri diritti;
- distanza fisica ed emotiva dal carnefice
- implementazione della rete di supporto

5. La capacità di chiedere ed accettare aiuto


Nei casi in cui vi è l'incapacità di sciogliere il legame con l'aggressore, possono essere
messi in atto dalla vittima diversi comportamenti: minimizzazione di quello che accade,
scuse per lasciare che la situazione peggiori, non chiedere aiuto, colpevolizzarsi, far passare
come scherzi violenze subite, tollerare che una persona possa rovinare la propria vita, una
dipendenza economica che giustifica un comportamento masochista di sofferenza, sfoggiare
un narcisismo masochista per continuare a soffrire etc.

Quello che deve essere evitato per la vittima è:


● continuare in una situazione di grande sofferenza;
● continuare gli schemi ciclici di amore e odio tra aggressore e vittima;
● continuare gli schemi di legami fortemente patologici tra aggressore e vittima;
● continuare il ricorso pretestuoso al ruolo di vittima per vantaggi personali;
Le 7 relazioni umane pericolose

La manipolazione dissociale
La manipolazione dissociale può essere definita come "il tentativo di determinare qualcuno,
attraverso modalità insidiose a fare quello che è divantaggio per il manipolatore e non per il
manipolato" Questa definizione mette in luce due aspetti della manipolazione dissociale:
l'uso di modalità insidiose e l'aspetto dissociale.

Tipologie:
● manipolazione commerciale, legata alla pubblicità e vendita dei prodotti di consumo;
● manipolazione dell'opinione pubblica, con mezzi di comunicazione di massa;
● manipolazione politica, manipolazione dell'opinione pubblica sulla base della
psicologia delle folle;
● manipolazione delle sette, nella fidelizzazione di nuovi adepti;
● manipolazione nella malattia mentale, il soggetto con disturbo mentale può essere
sia manipolatore che manipolato;
● manipolazione nella relazione lavorativa, sfruttare il manipolato per accrescere i
vantaggi del manipolatore;
● manipolazione nella relazione d'amore, situazione sociale di "baratto" sfavorevole
per la vittima.

Il principio di coerenza
Su questo principio agisce il manipolatore attraverso una varia e sofisticata serie di
implicazioni da cui il manipolatore ha difficoltà ad opporsi.

Il principio del rispetto della libertà individuale


L'abilità del manipolatore è proprio quella di convincere a fare quello che vuole facendo
credere che sia la vittima a volerlo.

Il bisogno di appartenenza
Il manipolare può far leva sul desiderio di appartenenza per far fare quello che egli vuole.

Il rispetto per la propria immagine sociale


Il manipolatore fa leva sulla tendenza a fornire una buona immagine sociale per far fare
quello che egli vuole.

Lo sfruttamento dei sentimenti


Il manipolatore cercherà di sfruttare le vostre emozioni e passioni a suo esclusivo vantaggio
(senso di colpa, paura, indignazione, ammirazione, umiliazione).
Il manipolatore dissociale
Il manipolatore dissociale altera sfruttando a proprio vantaggio i codici informali e formali
della vita sociale, usa, in modo consapevole, una maschera per sfruttare la simpatia,
l'empatia, la socievolezza, etc. delle persone. Alla base di questo comportamento vi possono
essere delle storie dolorose personali. Fondamentalmente vi è una mancanza di stima e
sicurezza nella propria persona. Più precisamente sono state descritte numerose dinamiche:
● inferiorità sovracompensata
● immaturità affettiva
● dipendenza dall'altro
● struttura egoistica-egocentrica-narcisistica
● tratti di istrionismo
● tratti di narcisismo-dissocialità

La vittima manipolata
Si tratta delle abilità del manipolatore a sfruttare le buone qualità sociali del manipolato
attraverso tecniche specifiche di manipolazione.

Cosa fare
● Non essere ingenui;
● Avere sempre la virtù del dubbio;
● Saper dilazionare la decisione;
● Saper specificare quello su cui si è d'accordo e quello su cui non si è d'accordo
● Sapersi appellare al diritto di cambiare opinione.

Cosa non fare


● Assumere decisioni affrettate;
● Non confondere i vari tipi di manipolazione;
● Non dare giudizi negativi ed offensivi;
● Non entrare in sterili discussioni inutili.

La violenza psicologica
La violenza psicologica può essere definita la tendenza a maltrattare psicologicamente le
altre persone, può accompagnarsi a comportamenti violenti e configurare in specifici reati.

Sono presenti le seguenti caratteristiche:


● non riconoscimento dell'identità dell'altro;
● utilizzazione dell'altro;
● uso dell'altro come capro espiatorio di quello che non si accetta in se stessi

Tipologie:
La tipologia della violenza psicologica è varia e complessa e può aver luogo in numerose
circostanze: nella coppia, sui bambini incapaci di difendersi, in famiglia, etc. In ognuna di
queste circostanze la violenza psicologica può provocare danni anche specifici,ad esempio
perdita di autostima, dell'identità, insicurezza, ansia, depressione, etc.

L'amore narcisista
La violenza psicologica legata all'amore narcisista si può complicare con
la commissione di reati anche violenti sulla integrità fisica delle persone:
omicidio, tentativo di omicidio, lesioni personali, percosse, etc. Possono giungere
a configurare la Sindrome da abuso narcisistico. Questa sindrome trova la
massima espressione, per quanto concerne le relazioni umane pericolose,
nella figura del perverso narcisista. Saranno esaminati alcuni tipi di amore narcisista dei
genitori:
● "narcisismo di identificazione" la vittima deve essere sempre uguale a ciò che il
genitore crede di essere ;
● "narcisismo di rigetto" la vittima è disprezzata perché non soddisfa le aspettative
del genitore narcisista;
● "narcisismo competitivo" la vittima è costantemente aggredita e svalorizzata dai
comportamenti narcisistici del genitore che vuole vincere;
● "narcisismo maligno" la vittima non riconosce le buone qualità che il genitore
narcisista pensa di possedere;
● "narcisismo specchio della bontà dei genitori" la vittima deve essere sempre
gratificata in modo da portare soddisfazione al genitore.
● "narcisismo amore soffocante" la vittima viene soffocata da amore di modo da non
poter recriminare nulla al genitore.
● "narcisismo da esclusivo interesse tra genitori" entrambi i genitori sono occupati
dai loro problemi e quelli dei figli vengono minimizzati o rimossi.

L'immagine ideale
Alcune persone possono avere la necessità di una immagine ideale di se stessi nei campi
più svariati dell'agire umano. Si può verificare
● violenza psicologica verso se stessi.
● violenza psicologica verso l'altro.
● violenza psicologica verso il proprio microcosmo sociale.

L'indifferenza
A volte le coppie o persone tra loro, per svariati motivi, sono del tutto indifferenti a stabilire
un legame personale attraverso un dialogo creativo. Queste comunicazioni
possono essere caratterizzate da reciproci rimproveri, scambi illegittimi di responsabilità,
silenzi di colpevolizzazione o di accusa. Manca il dialogo di trasmissione benevola ed il
dialogo di reciproco arricchimento cognitivo ed affettivo.
La seduzione
La seduzione può essere utilizzata allo scopo specifico di procurarsi guadagni personali con
la vittima sedotta. Tra le numerose dinamiche ricordiamo quelle che seguono:
● la seduzione nella circonvenzione di incapace e nella violenza sessuale: la
seduzione è utilizzata per carpire benefici, denaro,da un soggetto le cui facoltà di
giudizio psichico sono gravemente menomate e manipolate.
● il baratto della relazione d'amore:nella dinamica amore-baratto-abbandono-odio il
partner seduce la vittima poi, ottenuto quello che desidera, la abbandona ed, infine,
la rende un capro espiatorio colpevole per poterlo odiare e disprezzare.
● l'erotismo criminale legato al potere: è caratterizzato dalla seduzione del partner
che presenta un grande potere per acquisirlo e poi abbandonarlo quando si è
ottenuto ciò che si desiderava.

L'agito per procura


A volte la violenza fisica o morale non è direttamente messa in atto dal violentatore sulla
vittima, ma il violentatore riesce a convincere una terza persona, come una marionetta nelle
proprie mani, a commettere per lui la violenza sulla vittima (per procura).

Comportamenti pericolosi
Le tecniche usate nella violenza psicologica sono molteplici:
● svalorizzazione;
● delegittimazione;
● indifferenza;
● alterazione o nullificazione dell'identità di riconoscimento;
● isolamento dal proprio ambiente;
● travisamento delle intenzioni;
● colpevolizzazione;
● blocco all'autorealizzazione;
● abbandono emotivo;
● controllo sadico omnicomprensivo;
● aggressività mirata sui punti deboli;
● infantilizzazione;
● istigazione all'autodistruzione;
● negazione e minimizzazione;
● reificazione;
● disumanizzazione;
● assenza di comunicazione;
● comunicazione alterata;
● comunicazione per creare grave disagio psichico.

Il violentatore psicologico
È possibile tracciare alcune variabili che si presentano nei violentatori psicologici:
● il bisogno di dominare l'altro;
● la carenza di una buona immagine di sé stesso;
● il terrore della dipendenza dell'altro.

La vittima del violentatore psicologico


È possibile tracciare alcune dinamiche:
● scarsa autostima;
● scarsa autotutela;
● tendenza ad idealizzare;
● ricerca di sensazioni emotive;
● pregresse esperienze vittimologiche.

Cosa fare:
● avere una buona stima di sé stessi;
● valutare i fatti concreti;
● chiedere aiuto a persone significative e a persone qualificate;
● confrontarsi tra protagonisti.

Cosa non fare:


● non reagire ad una violenza psicologica con una violenza psicologica;
● non perdurare in una situazione di disagio e sofferenza;
● non vittimizzarsi in modo pretestuoso.

Le relazioni virtuali dannose


Per relazioni umane dannose si intende la creazione di coinvolgimenti sociali ed emotivi tra
persone, aventi origine sul web.
In questi casi si può parlare di:
● seduttore manipolatore o criminale (allumeur, allumeuse…)
● vittima della relazione virtuale

Il bombardamento d'amore
Manifestazioni inautentiche e manipolatorie di enormi quantità d'amore simulato (love
booming).

La donazione incostante di briciole d'amore


Si tratta dell'offerta da parte di chi opera questa violenza psicologica, di piccole ed illusorie
offerte d'amore dilazionate (breadcrumbing).

I fantasmi d'amore che appaiono e scompaiono


Si tratta di giochi sadici di controllo attraverso l'intermittenza della propria presenza o
assenza, senza una motivazione (ghosting).

La sequenza brutale:illusione-scomparsa
Si tratta di soggetti che pongono estrema cura nel sedurre un'altra persona e poi
improvvisamente scompaiono senza dare alcuna notizia (caspering).

Il partner che è sempre nascosto


Si tratta di soggetti che pongono ogni cura nel nascondere la relazione con il proprio partner
(sthashing).

Il passaggio dall'amicizia alla relazione amoroso sessualizzata


Una relazione di amicizia che si complica quando vuole essere trasformata in una relazione
amorosa e sessuale evitando il ruolo di vittima (friend zone).

La perturbante offerta di una identità di genere fluida


Si tratta della presentazione inadeguata al partner di una identificazione di genere che
contempla sia aspetti maschili che femminili (gender fluid).

La lenta morte, voluta e preordinato, della relazione


Si tratta di un progressivo abbandonarsi tra uno o entrambi i partner a causa della
scomparsa di interesse e desiderio (fading).

La risurrezione del morto


Si tratta di soggetti che, dopo aver interrotto la relazione, si fanno vivi come se nulla fosse
successo (zombieing).

L'orbitare perditempo intrusivo


Si tratta dell'intrusività di chi è stato abbandonato che continua a comportarsi come un
satellite intorno alla vittima senza chiare intenzioni (orbiting).

Gli atti persecutori digitali


Soggetti che continuano a tenere in modo ossessivo un rapporto d'amicizia o d'amore contro
il desiderio manifestato dalla vittima (haunting).

Lo sfruttamento della relazione sessuali virtuale


Ci si riferisce al sesso virtuale (sexting) che può essere utilizzato per adescare vittime
ingenue che consegnano la loro intimità.

L'adescamento sessuali del minore


Si tratta di soggetti che con tecniche manipolatorie dissociale cercano di ottenere la fiducia
di minori per più abusarne sessualmente (grooming).

La volontaria presentazione falsificata di se stessi


Vi possono essere soggetti che presentano informazioni che non corrispondono alla realtà
(catfishing).

Messaggi a scopo truffaldino


Si tratta dell'invio di messaggi non solo a scopo commerciale ma anche di richieste di amori
idealizzato a scopo truffaldino (spamming).

Le vendette emotive
Possono essere messe in atto vendette, per via telematica, nei confronti di un partner
simulando l'amore per una terza persona creando così un disagio affettivo (revenge prank).

Le vendette aggressive criminali


Si tratta di vendette aggressive e sadiche, dopo un abbandono, attraverso la condivisione di
immagini intime della vittima (porno-revenge).

Tra i possibili aspetti pericolosi troviamo:


● diventare vittima di un seduttore manipolatorio;
● perdere la creatività e la funzionalità nel coltivare le relazioni reali;
● presentare una dipendenza psichica patologica dalle relazioni virtuali.

Il protagonista attivo
Vengono a presentarsi le seguenti strutture psichiche:
a. strutture psichiche narcisiste;
b. strutture sadiche di controllo;
c. Strutture psichiche abbandoniche;

La vittima
Osservazioni:
- sotto il profilo descrittivo la vittima ha tratti di insicurezza personale e di dipendenza
da altri;
- sotto il profilo del suo funzionamento psichico privilegiato la vittima attribuisce al
seduttore manipolatorio le sue aspettative emotive;
- sotto il profilo di ripetizioni di schemi comportamentali della vittima vi è l'incapacità di
liberarsi da relazioni dannose.

Cosa non fare:


● non chiedere aiuto;
● perdersi nel mondo virtuale ed ignorare quello reale;
● sperare che una relazione virtuale dannosa si possa trasformare nel proprio
immaginario desiderato.

Cosa fare:
● conoscere la pericolosità delle relazioni umane pericolose;
● possedere capacità di tutelare se stessi;
● essere capaci di affermare se stessi;
● Voler chiedere ed utilizzare l'aiuto.

Gli atti persecutori (stalking)


Lo stalking è una condotta consapevole di tipo intrusivo, vessatorio con caratteristiche di
molestia, persistenza con intento malevolo, nei confronti di un'altra persona.
Nello stalking sono da valutare:
● lo stalker, la parte attiva;
● la vittima principale, subisce il danno fisico e psichico;
● le vittime collaterali, persone affettivamente legate alla vittima.

Tipologia dello stalking:


● comportamenti di molestia non persistente e non persecutoria;
● comportamenti di molestia persistenti, ad intento persecutorio e di minaccia.

Comportamenti non pericolosi:


- difficoltà ad accettare con abilità sociale un rifiuto;
- il corteggiatore esagera nelle premure per incapacità;
- bisogni d'affetto che cercano di trasformare una relazione d'amicizia in una d'amore ;
- attività seduttive inadeguate
- travisamento di comportamenti gentili;
- persone respinte con modalità umilianti.

Comportamenti pericolosi :
- uso non scatologico del telefono;
- comunicazioni assillanti e vessatorie;
- imposizioni della presenza con pedinamenti ed appostamenti;
- invio assillante di doni;
- atti vandalici a casa della vittima o dei cari;
- atti di esibizione di parti nude;
- atti di minaccia o danno fisico ad animali;
- atti di aggressività apparentemente casuali verso la persona;
- aggressione alla persona volontaria con intento malevolo.

Lo stalker:
Caratteristiche:
● stalker motivato da vendetta (frustrazione-rabbia-vendetta);
● stalker motivato da predazione.

La vittima:
Tipologie:
● vittima sconosciuta;
● vittima secondaria a rifiuto adeguato;
● vittima secondaria a gestione conflittuale del rapporto;
● vittima provocatrice.

Cosa non fare:


- risolvere il problema parlando con lo stalker;
- convincere la vittima a difendersi da sola;
- non raccogliere le prove obiettive dello stalking;
Cosa fare:
- raccogliere le prove documentali;
- evitare il rapporto personale con lo stalker;
- instaurare la triade di neutralizzazione (intervento delle autorità, interventi sulla
vittima e sull'aggressore).

Il bullismo
Per bullismo si intende l'azione provocatoria nei confronti di un altro soggetto, la vittima.
Per poter parlare di bullismo occorrono le seguenti circostanze:
● l'intenzionalità;
● la ripetizione;
● l'asimmetria di potere;
● la natura sociale dell'evento.

Si possono isolare i seguenti protagonisti:


● il bullo, ha la funzione di aggressore
● i complici del bullo, tra cui ricordiamo la spalla del bullo;
● la vittima, la persona presa di mira;
● i difensori della vittima, persone che cercano di proteggere la vittima.

Tipologie di bullismo:
- bullismo-reato;
- bullismo tradizionale;
- bullismo informatico (cyberbullismo);
- bullismo a tema specifico.

Può essere gestito in due modalità :


- bullismo diretto sulla vittima;
- bullismo relazionale sulla vittima.

Il bullo:
Può essere:
● bullo dominante;
● bullo gregario;
● bullo aggressore e vittima.

Il bullismo è la conseguenza di una struttura psichica fragile e il bullo presenta:


- comportamenti dissociali;
- incapacità di esternare numerosi sentimenti umani;
- incapacità a comprendere e gestire la propria ed altrui fragilità umana.

La vittima
La vittima può essere:
- vittima passiva;
- vittima iperattiva o provocatrice.

Cosa non fare:


● non sottovalutare le azioni del bullo e la sofferenza della vittima;
● non stigmatizzare il bullo come un delinquente;
● non trascurare l'importanza dei sostenitori del bullo;
● non giudicare la vittima colpevole perché non sa difendersi;
● non pensare di risolvere il problema esclusivamente stimolando la vittima a
difendersi.

Cosa fare:
● utilità dei programmi antibullismo;
● organi di controllo e di monitoraggio nelle scuole;
● utilizzo di mezzi di supporto per la vittima e per il bullo.

La mobbizzazione
Il mobbing è, nell'esclusivo rapporto sul luogo di lavoro, un comportamento vessatorio,
discriminatorio e persecutorio, protratto nel tempo indirizzato ad una persona che può
essere vittima di danni psichici, fisici ed economici.
Il mobbing comprende:
● il mobber, soggetto che mette in atto il mobbing;
● il mobbed, la vittima mobbizzata;
● il co-mobber, complici attivi o passivi del soggetto mobbizzante

Tipologie di mobbing:
● bossing;
● straining;
● harassement;
● mobbing culturale;
● mobbing emozionale;
● mobbing da conflittualità psichiche del mobber.

Queste tipologie possono essere gestite attraverso:


- mobbing discendente;
- mobbing orizzontale;
- mobbing ascendente;
- mobbing collettivo;
- doppio mobbing.

Comportamenti mobbizzanti:
● attacchi al diritto di comunicare tra persone;
● attacchi al diritto alle relazioni sociali;
● attacchi alla identità sociale;
● attacchi alla competenza professionale;
● attacchi alla salute fisica;
● attacchi alla identità personale.

Il mobber: soggetto mobbizzante


Possiamo considerare 14 profili di mobber:
● istigatore
● conformista
● casuale
● collerico
● megalomane
● frustrato
● sadico
● criticone
● leccapiedi
● pusillanime
● tiranno
● terrorizzato
● invidioso
● carrierista

A volte si tratta di forme lievi di disturbi della personalità:


- tratti paranoici;
- tratti ossessivi;
- tratti narcisisti;
- tratti insicuro-evitanti;
- tratti passivo-aggressivi;
- tratti psicopatici;
- tratti paranoidi;
- tratti borderline.

La vittima mobbizata
Due tipi di vittime:
● vittime reali, sono le vittime che presentano tratti personali vittimologici e le vittimi
situazioni in cui incide la situazione psicosociale nella vittimologia.
● vittime false, vittime che si proclamano tali ma non lo sono affatto.

Ci sono alcune strutture psichiche nelle vittime di mobbing:


- strutture narcisistiche soprattutto quelle perverse e psicopatiche;
- strutture paranoicali e paranoidi;
- strutture querulo maniche;
- strutture passive-aggressive;
- strutture nevrotiche;
- strutture psicopatiche ed isteriche.

Triade nera= contemporanea presenza di capacità manipolatoria e psicopatia.


I danni sulla vittima sono:
● danni psicologici;
● danni psichiatrici;
● danni fisici;
● danni da alterazione della condotta.

Fasi del mobbing:


● prima fase (scherzi, commenti inadeguati, etc.)
● seconda fase (violenza psicologica, vessazioni, etc.)
● terza fase (inizio danni psichici e fisici)

Cosa fare:
● prevenzione da parte del mobber;
● prevenzione da parte della vittima.

La perversione narcisista
La perversione narcisista trasforma le relazioni positive e gratificanti in relazioni tribolate e
distruttive per vittima sino al suo "omicidio psicologico".
Narcisista perché è una relazione egoisticamente centrata sugli interessi dell'aggressore.

La tipologia del ciclo nella perversione narcisista


Il processo di dominazione e distruzione della vittima può essere diviso in tre fasi:
● fase dell'idealizzazione
● fase della manipolazione
● fase della distruzione

Comportamenti iniziali:
- dichiarazioni d'amore a prima vista, di alta intensità, a grande frequenza, profferte
non raramente presentate con apparente autenticità
- valorizzazione dell'unicità
- il ritrovo dell'anima gemella
- il culto della bellezza
- i tentativi di comprare l'amore
- la dedizione assoluta
- progetti futuri radiosi insieme

Sopraggiungono poi comportamenti dannosi di manipolazione dissociale:


- rifiuto della comunicazione diretta
- comunicazione inconsistente, vana, ambigua, labirintica
- uso della induzione
- uso della comunicazione paradossale
- uso della menzogna
- uso dei tranelli psicologici
- uso del cambiare continuamente opinione
- uso della delegittimazione
- uso del disprezzo
- blocco dei desideri
- attribuzione della colpa
- uso del "collage"
- uso della scissione
- uso della negazione
- uso della proiezione e della identificazione proiettiva
- mancata risposta alle richieste affettive
- induzione di falsi ricordi
- stimolazione della sindrome di Stockholm
- induzione della sindrome di Gaslinghting

Il perverso narcisista
Possiamo individuare alcune dinamiche nella patologia narcisista:
● idealizzazione dell'altro
● autoidealizzazione e scissione
● autoidealizzazione ed immagine riflessa
● svalorizzazione
● negazione della dipendenza
● necessità dell'ammirazione
● incapacità di valutare l'altra persona

Nella perversione narcisista si può arrivare all'omicidio psicologico e una coazione a ripetere
fa sì che il perverso narcisista continui a cercare altre vittime. Ciò per i seguenti motivi:
a. Rinarcissizzarsi
b. Rivalorizzarsi
c. Salvarsi

Per la gravità del danno psichico il perverso narcisista può essere considerato un killer
psicologico seriale.

La vittima del perverso narcisista


Il perverso narcisista non sceglie necessariamente vittime masochiste ma ricerca vittime che
hanno:
1. scarsa autostima
2. dipendenza affettiva
3. paura della solitudine
4. tendenze ad idealizzare le situazioni
5. ipersensibilità
6. iperempatia

Cosa fare:
a. essere diffidenti del "troppo bello"
b. essere sensibili sul "qualcosa è cambiato"
c. ascoltare i segnali del proprio corpo
d. prendere le distanze
e. confrontare la persona sui fatti
f. imparare a dire "no"
g. capacità di non farsi manipolare a continuare la relazione
h. Saper chiedere ed accettare aiuto a persone qualificate

Cosa non fare:


1. ignorare o sottovalutare la fase del "troppo bello"
2. lasciarsi manipolare da sentimenti di colpa o materni di assistenza
3. non essere capaci di richiedere e di accettare aiuto

Potrebbero piacerti anche