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A MIA MOGLIE – UMBERTO SABA

• Scritta nel 1910


• Dedicata alla moglie Lina, alla quale è legato da un sentimento profondo
• Sei strofe di lunghezza diverse accomunate fra loro da una fitta rete di parallelismi
metrici e sintattici nonché da frequenti figure di ripetizione
• Riprende il modello della canzone ottocentesca e la struttura di una preghiera
• Fa parte della sezione “Casa di Campagna” del “Canzoniere”
• Celebra la moglie in un modo insolito, anziché mostrare una visione idealizzata,
sublime ed eterea del personaggio femminile il poeta descrive la propria donna
attraverso una lunga serie di paragoni con il mondo animale
• Usa la lingua umile e colloquiale eliminando ogni artificio linguistico e il lessico
ricercato (differenza con “La pioggia nel Pineto” di D’Annunzio)
• Ricorre alla rima baciata

PRIMA STROFA (vv. 1-24): la moglie è paragonata a una gallina poiché, sebbene chini il
collo per bere e raspi il terreno per nutrirsi, ha un passo lento e superbo, simile a quello di
una regina. Le «gallinelle» ricordano al poeta la moglie per via della «soave e triste/
musica dei pollai», paragonata agli sconsolati lamenti della donna.

SECONDA STROFA (VV. 25-37): leggiamo la similitudine fra la donna e «una


gravida/giovenca», dove il lessico aulico e arcaico nobilita l’immagine della mucca incinta,
simbolo di fertilità e di lussuria. La mucca, libera e gioiosa nonostante la gravidanza, è
fortemente ancorata alla dimensione fisica: viene descritta attraverso dettagli come il collo,
la «carne» di un rosa «tenero» e il muggito triste.

TERZA STROFA (vv. 38-52): la moglie è assimilata a una cagna, animale dalle
connotazioni generalmente negative, associato alla sessualità. Saba decide, al contrario,
di focalizzare l’attenzione su quelle caratteristiche peculiari che generano un legame
inscindibile fra l’animale e il padrone o la padrona: la cagna è fedele, dolce, gelosa fino
alla possessività.

QUARTA STROFA (vv.53.68): la donna è paragonata a una coniglia impaurita colta in


un’immagine di estrema dolcezza, quando si strappa il pelo di dosso per costruire una
piccola tana in cui partorire e accogliere i propri cuccioli, per tenerli al sicuro. Il riferimento
al «nido», con forte connotazione intima e familiare come in Pascoli, pone ulteriormente in
evidenza le connotazioni materne dell’animale.

QUINTA STROFA (vv. 69-76): la più breve, l’animale al quale la moglie è paragonata è la
rondine, annuncio della primavera e simbolo del potere rigenerante della natura e, di
conseguenza, della donna. La rondine è però sfuggente, priva di un approdo stabile,
ritorna in primavera per poi ripartire in autunno. D’altro canto, la donna non solo ha portato
una rinnovata gioventù nella vita del poeta ormai vecchio, ma, soprattutto, gli ha fatto dono
di un amore duraturo.

SESTA STROFA (vv. 77-87): è l’unica dedicata a due animali, la formica e l’ape, entrambi
appartenenti al regno degli insetti. La formica è simbolo di previdenza, dunque della
tradizionale virtù domestica di gestione della famiglia e della casa; non a caso è una
nonna a parlarne a un bambino durante una passeggiata in campagna. L’ape è invece
simbolo di operosità e ingegno.
Tu sei come una giovane Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra. bianca gallina.
Le si arruffano al vento Le si arruffano le piume
le piume, il collo china al vento, piega il collo
per bere, e in terra raspa; per bere, e gratta la terra;
ma, nell'andare, ha il lento ma, nel camminare, ha lo stesso
tuo passo di regina, tuo passo lento da regina,
ed incede sull'erba e procede sull’erba,
pettoruta e superba. impettita e superba.
È migliore del maschio. È migliore del maschio.
È come sono tutte È come sono tutte
le femmine di tutti le femmine di tutti
i sereni animali i docili animali
che avvicinano a Dio, che sono vicini a Dio.
Così, se l'occhio, se il giudizio mio Così se il mio sguardo, se il mio giudizio
non m'inganna, fra queste hai le tue non mi ingannano, le tue simili sono
uguali, tra le femmine degli animali, non tra le
e in nessun'altra donna. altre donne.
Quando la sera assonna Quando la sera predispone al sonno
le gallinelle, le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle, queste emettono voci che ricordano
dolcissime, onde a volte dei tuoi quelle,
mali dolcissime, con le quali a volte ti lamenti
ti quereli, e non sai dei tuoi mali, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste che la tua voce ha il suono
musica dei pollai. dolce e triste dei pollai.

Tu sei come una gravida Tu sei come una mucca


giovenca; incinta;
libera ancora e senza ancora agile e senza
gravezza, anzi festosa; pesantezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo la quale, se la accarezzi, rivolge
volge, ove tinge un rosa il collo, dove un rosa tenero
tenero la tua carne. colora la sua carne.
se l'incontri e muggire Se la incontri e la senti
l'odi, tanto è quel suono muggire, quel suono è tanto
lamentoso, che l'erba lamentoso, che strappi l’erba
strappi, per farle un dono. per farle un dono.
È così che il mio dono È così che ti offro il mio dono
t'offro quando sei triste. quando sei triste.

Tu sei come una lunga Tu sei come una cagna


cagna, che sempre tanta snella, che ha sempre
dolcezza ha negli occhi, negli occhi tanta dolcezza,
e ferocia nel cuore. e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa Ai tuoi piedi sembra
sembra, che d'un fervore una santa che arde di un calore
indomabile arda, spirituale invincibile,
e così ti riguarda e così ti guarda
come il suo Dio e Signore. come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via Quando ti segue in casa
segue, a chi solo tenti o per via, mostra
avvicinarsi, i denti i denti bianchissimi
candidissimi scopre. a chi tenti di avvicinarsi.
Ed il suo amore soffre E il suo amore soffre
di gelosia. a causa della gelosia.
e tu non hai quest'arte.
Tu sei come la pavida Tu sei come la coniglia
coniglia. Entro l'angusta paurosa. Essa si alza dritta
gabbia ritta al vederti dentro la gabbia stretta
s'alza, appena ti vede,
e verso te gli orecchi e protende verso di te
alti protende e fermi; le orecchie lunghe e ferme;
che la crusca e i radicchi perché tu le porti la crusca
tu le porti, di cui e i radicchi, e quando ne è priva
priva in sé si rannicchia, si rannicchia in sé,
cerca gli angoli bui. cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo Chi potrebbe privarla
ritoglierle? chi il pelo di quel cibo? Chi potrebbe privarla
che si strappa di dosso, del pelo che si strappa di dosso
per aggiungerlo al nido per aggiungerlo al nido
dove poi partorire? dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire? Chi potrebbe farti soffrire?

Tu sei come la rondine Tu sei come la rondine


che torna in primavera. che ritorna in primavera.
Ma in autunno riparte; Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte. e tu non hai questa abitudine.

Tu questo hai della rondine: Tu hai questo della rondine:


le movenze leggere: il modo aggraziato di volare;
questo che a me, che mi sentiva ed e anche che avevi annunciato a me – che
era mi sentivo ed ero
vecchio, annunciavi un'altra vecchio – un’altra primavera [desiderio di
primavera. vivere].

Tu sei come la provvida Tu sei come la formica


formica. Di lei, quando previdente. Di lei, quando
escono alla campagna, escono a passeggiare in campagna,
parla al bimbo la nonna parla la nonna al bimbo
che l'accompagna. che accompagna.
E così nella pecchia E così ti ritrovo
ti ritrovo, ed in tutte nell’ape, e in tutte
le femmine di tutti le femmine di tutti
i sereni animali i docili animali
che avvicinano a Dio; che sono vicini a Dio;
e in nessun'altra donna. e non ti ritrovo in nessun’altra donna.
FIGURE RETORICHE:

1° Similitudine: donna-gallina (v. 1)


2° Similitudine: donna-giovenca (vv. 25-26)
3° Similitudine: donna-cagna (vv. 38-39)
4° Similitudine: donna-coniglia (vv. 53-54)
5° Similitudine: donna-rondine (v. 69)
6° Similitudine: donna-formica (v. 77-78)
7° Similitudine: donna-ape (. 82)
8° Similitudine: "e così...in tutte le femmine di tutti i sereni animali" (vv. 83-84)
9° Similitudine: "come il suo Dio e Signore" (v. 46)

Anafora = "Tu sei come" (vv. 1, 25, 38, 53, 69, 77)

Assonanza = "scopre, soffre" (vv. 50-51); "orecchi, radicchi" (vv. 57-59); "cibo, nido" (vv. 63-66).

Anastrofe = "il collo china" (v. 4); "in terra raspa" (v. 5); "il giudizio mio" (v. 27); "libera ancora" (vv. 29-
30); "il collo volge" (vv. 34-35); "che l'erba strappi" (vv. 36-37); "il mio dono t'offro" (vv. 42-43); "una
santa sembra" (vv. 42-43); "Chi potrebbe quel cibo/ ritoglierle?" (vv. 63-64).. In questi versi viene
posticipato il verbo.

Iperbato = "tanto è quel suono lamentoso" (vv. 33-34); "altri protende e fermi" (v. 58).

Figura etimologica ="gravida gravezza" (vv. 25-28).

Sinestesia = "rosa tenero" (vv. 30-31). La prima appartiene alla sfera sensoriale visiva, la seconda a
quella tattile.

Poliptoto = "tutte tutti" (vv. 12-12); "tutte tutti" (vv. 83-84).

Metafore = "ha il lento tuo passo di regina" (vv. 6-7); "la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai"
(vv. 23-24); "Ai tuoi piedi una santa sembra" (vv. 42-43); "un'altra primavera" (v. 76).

Enjambements = vari

Gioco di parole: il coniglio non fa il nido, o per lo meno si costruisce la tana per i suoi figlioli, ma non il
nido che è tipico degli uccelli.

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