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LA SERA FIESOLANA- GABRIELE D’ANNUNZIO

1. Il suono delle mie parole nella sera


1. Fresche le mie parole ne la sera
2. sia per te fresco e leggero come il fruscio che
2. ti sien come il fruscìo che fan le foglie
producono le foglie
3. del gelso ne la man di chi le coglie
3. del gelso in mano di chi le raccoglie
4. silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta
4. in silenzio e ancora indugia lentamente in
5. su l’alta scala che s’annera
quella attività
6. contro il fusto che s’inargenta
5. sulla lunga scala che con lo scendere
7. con le sue rame spoglie
dell’oscurità diventa via via sempre più scura
8. mentre la Luna è prossima a le soglie
6. appoggiata contro il tronco dell’albero che
9. cerule e par che innanzi a sé distenda un velo
diventa di un colore argenteo
10. ove il nostro sogno si giace
7. con i suoi rami privi di foglie,
11. e par che la campagna già si senta
8. mentre la luna si appresta a sorgere
12. da lei sommersa nel notturno gelo
dall’orizzonte
13. e da lei beva la sperata pace
9. del cielo e sembra che essa stenda un velo
14. senza vederla.
davanti a sé in attesa del suo passaggio,
10. sul quale giace il nostro sogno d’amore
15. Laudata sii pel tuo viso di perla, 11. e sembra che la campagna si senta già tutta
16. o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si 12. inondata da lei nel freddo notturno
tace 13. e da lei assorba il desiderato refrigerio,
17. l’acqua del cielo! 14. prima ancora di poterla vedere.
18. Dolci le mie parole ne la sera 15. Sii lodata per il tuo viso oscuro e splendente
19. ti sien come la pioggia che bruiva come una perla,
20. tepida e fuggitiva, 16. o sera, e per le pozze, simili a grandi occhi
21. commiato lacrimoso de la primavera, umidi, in cui si raccoglie in silenzio 17. l’acqua
22. su i gelsi e su gli olmi e su le viti caduta dal cielo!
23. e su i pini dai novelli rosei diti
24. che giocano con l’aura che si perde,
18. Il suono delle mie parole nella sera sia per te
25. e su ’l grano che non è biondo ancóra
19. dolce come quello della pioggia che frusciava
26. e non è verde,
20. tiepida e veloce,
27. e su ’l fieno che già patì la falce
21. triste congedo da parte della primavera,
28. e trascolora,
22. sui gelsi, sugli olmi e sulle viti
29. e su gli olivi, su i fratelli olivi
23. e sui pini, sui quali le pigne appena sbocciate,
30. che fan di santità pallidi i clivi
il cui colore rosato ricorda quello delle dita
31. e sorridenti.
24. che giocano con il vento che si disperde
lontano
32. Laudata sii per le tue vesti aulenti, 25. e sul grano che non è ancora dorato e
33. o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce maturo,
34. il fien che odora! 26. e nemmeno verde e acerbo
27. e sul fieno che è già stato tagliato
35. Io ti dirò verso quali reami 28. ma sta ancora seccando e cambiando colore
36. d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti ingiallendo,
37. eterne a l’ombra de gli antichi rami 29. e sugli olivi, sui fratelli olivi,
38. parlano nel mistero sacro dei monti; 30. che rendono i fianchi delle colline di un colore
39. e ti dirò per qual segreto bianco pallido, richiamando l’idea della santità,
40. le colline su i limpidi orizzonti 31. e lieti.
41. s’incùrvino come labbra che un divieto
42. chiuda, e perché la volontà di dire 32. Laudata sii per i tuoi colori che ti adornano
43. le faccia belle come vestiti profumati (“aulenti”),
44. oltre ogni uman desire 33. o Sera, e per la linea dell’orizzonte che, come
45. e nel silenzio lor sempre novelle una cinta in vita, ti circonda nel mezzo come il
46. consolatrici, sì che pare ramo di salice circonda, legandolo insieme,
47. che ogni sera l’anima le possa amare 34. il fieno profumato.
48. d’amor più forte. 35. Io ti dirò in direzioni di quali regni
36. d’amore ci conduce il fiume, le cui sorgenti
37. immortali all’ombra degli antichissimi rami
degli alberi secolari
38. parlano nel mistero sacro dei monti;
39. e ti dirò a causa di quale strano segreto
40. le colline sugli orizzonti limpidi
41. sembrano incurvarsi come labbra che un
divieto
42. serri con la forza, e ti dirò per quale motivo la
loro volontà di parlare
43. le rende belle
44. al di là di quanto ogni desiderio umano possa
mai concepire
45. e nel loro silenzio le renda fonte sempre
nuova
46. di consolazione, in modo tale che sembra
47. che ogni sera l’anima possa amarle
48. di un amore più forte di quello della sera
precedente.

49. Sii lodata per la tua naturale fine,


50. o Sera, e per l’attesa della notte che fa
luccicare in te come cuori che battono all’unisono
51. le prime stelle.

ANALISI:

Nella prima strofa, originariamente intitolata Natività della luna, il tema centrale è il sorgere
della luna: essa è tutta costruita su una serie d’immagini che si richiamano l’una con l’altra per
analogia: il suono delle parole “fresche” richiama il “fruscio” delle foglie del gelso e queste
corrispondenze assumono un valore allusivo quasi magico, acuito dall’allitterazione onomatopeica
e dalla sinestesia. Questi versi introducono la nascita della luna, una sorta di teofania che solo le
parole del poeta-vate sono in grado di descrivere; ma non è descritto il sorgere vero e proprio
della luna, bensì il momento, magico e sospeso, che lo precede. La luna ha il potere di produrre il
refrigerio necessario a far rifiorire la vita laddove c’era l’aridità, ma l’idea del “fresco” la connette
allusivamente anche alle “fresche” parole del poeta, che quindi assumono le medesime
prerogative salvifiche.

Nella seconda strofa, originariamente intitolata La pioggia estiva, si presta ancora più
attenzione al suono delle parole, che sono scelte innanzitutto per la loro musicalità e per la trama
fonica che formano. Di nuovo, si insiste sull’idea dell’acqua e su momenti ambigui di passaggio, in
particolare tra la primavera e l’estate, col grano non maturo, ma non più verde e il fieno tagliato
che sta lentamente ingiallendo.

Nella terza strofa, dal titolo originario L’immagine delle colline, giunge al massimo
l’esaltazione irrazionale dell’innamoramento: si crea una dimensione favolosa in cui le parole
servono non a denotare ma ad evocare. Si giunge ad una sensualità panica, ad una forza erotica
che pervade la natura e di cui anche l’uomo partecipa: nell’atmosfera magica e misteriosa dei
“reami d’amor”, persino le colline si trasformano in sensualissime labbra.

FIGURE RETORICHE:

-sinestesia (Fresche le mie parole; si accosta la sensazione uditiva delle parole a quella tattile
della freschezza), figura che ritroviamo al v. 18 (Dolci le mie parole).
-Ai vv. 1-2 (Fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie) si può notare
l’allitterazione di /f/ e /r/ riproduce il suono delle foglie nella mano del contadino, rendendo
l’espressione onomatopeica. Tutto il componimento è comunque pervaso da allitterazioni.

- similitudini (v. 2, come il fruscio; v. 19, come la pioggia; v. 33, come il salce; v. 41, come labbra.

-metafore ricorrenti (vv. 8-9, soglie / cerule; v. 13, beva la sperata pace; v. 16-17, grandi umidi
occhi ove si tace / l’acqua del ciel); v. 23, rosei diti; v. 32, vesti aulenti; v. 33, cinto che ti cinge; v.
49, pura morte).

-personificazione (v. 8, Luna; v. 16, 33, 50, Sera; v. 23, pini dai novelli rosei diti; v. 29, fratelli olivi;
vv. 30-31, pallidi i clivi / e sorridenti).

-apostrofe e dell’anafora (vv. 16, 33, 50; O Sera).La figura dell’anafora ricorre anche ai vv. 15, 32,
49 (Laudata sii), ai vv. 2 e 19 (ti sien come); ai vv. 23, 25, 27, 29 (e su).

-Al v. 30 è presente un’anastrofe (che fan di santità pallidi i clivi).

-Ai vv. 47-48 è presente una figura etimologica (amare / d’amor).

-Numerosi gli enjambement (vv. 2-3, 8-9, 16-17, 19-20, 35-36, 36-37, 41-42, 45-46).

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