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ANALISI:
Nella prima strofa, originariamente intitolata Natività della luna, il tema centrale è il sorgere
della luna: essa è tutta costruita su una serie d’immagini che si richiamano l’una con l’altra per
analogia: il suono delle parole “fresche” richiama il “fruscio” delle foglie del gelso e queste
corrispondenze assumono un valore allusivo quasi magico, acuito dall’allitterazione onomatopeica
e dalla sinestesia. Questi versi introducono la nascita della luna, una sorta di teofania che solo le
parole del poeta-vate sono in grado di descrivere; ma non è descritto il sorgere vero e proprio
della luna, bensì il momento, magico e sospeso, che lo precede. La luna ha il potere di produrre il
refrigerio necessario a far rifiorire la vita laddove c’era l’aridità, ma l’idea del “fresco” la connette
allusivamente anche alle “fresche” parole del poeta, che quindi assumono le medesime
prerogative salvifiche.
Nella seconda strofa, originariamente intitolata La pioggia estiva, si presta ancora più
attenzione al suono delle parole, che sono scelte innanzitutto per la loro musicalità e per la trama
fonica che formano. Di nuovo, si insiste sull’idea dell’acqua e su momenti ambigui di passaggio, in
particolare tra la primavera e l’estate, col grano non maturo, ma non più verde e il fieno tagliato
che sta lentamente ingiallendo.
Nella terza strofa, dal titolo originario L’immagine delle colline, giunge al massimo
l’esaltazione irrazionale dell’innamoramento: si crea una dimensione favolosa in cui le parole
servono non a denotare ma ad evocare. Si giunge ad una sensualità panica, ad una forza erotica
che pervade la natura e di cui anche l’uomo partecipa: nell’atmosfera magica e misteriosa dei
“reami d’amor”, persino le colline si trasformano in sensualissime labbra.
FIGURE RETORICHE:
-sinestesia (Fresche le mie parole; si accosta la sensazione uditiva delle parole a quella tattile
della freschezza), figura che ritroviamo al v. 18 (Dolci le mie parole).
-Ai vv. 1-2 (Fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie) si può notare
l’allitterazione di /f/ e /r/ riproduce il suono delle foglie nella mano del contadino, rendendo
l’espressione onomatopeica. Tutto il componimento è comunque pervaso da allitterazioni.
- similitudini (v. 2, come il fruscio; v. 19, come la pioggia; v. 33, come il salce; v. 41, come labbra.
-metafore ricorrenti (vv. 8-9, soglie / cerule; v. 13, beva la sperata pace; v. 16-17, grandi umidi
occhi ove si tace / l’acqua del ciel); v. 23, rosei diti; v. 32, vesti aulenti; v. 33, cinto che ti cinge; v.
49, pura morte).
-personificazione (v. 8, Luna; v. 16, 33, 50, Sera; v. 23, pini dai novelli rosei diti; v. 29, fratelli olivi;
vv. 30-31, pallidi i clivi / e sorridenti).
-apostrofe e dell’anafora (vv. 16, 33, 50; O Sera).La figura dell’anafora ricorre anche ai vv. 15, 32,
49 (Laudata sii), ai vv. 2 e 19 (ti sien come); ai vv. 23, 25, 27, 29 (e su).
-Numerosi gli enjambement (vv. 2-3, 8-9, 16-17, 19-20, 35-36, 36-37, 41-42, 45-46).