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Anno 2
Numero 7_19
Mensile • 4,50 €
30_07_2019
25_08_2019
I SERVIZI
Roger. L’arte di perdere dopo aver vinto
Nole. Più facile vincere che farsi amare
Gli intrusi. Storia degli imbucati vincenti
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24 19
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6/14 20/22
52 38
Neri Alimentari 67
Bardahl 68/69
54 40
New Country Frascati 76
78 / 80
74/80
3ª e 4ª di copertina
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I CHAMPIONSHIPS SOTTO
SOPRA
N
Sono davvero poche le finali
concluse con la vittoria
el tennis il diavolo si presenta sotto
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servizi fotografici
da Wimbledon
CHRISLENE
CAILLAUD
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tana (e come potrebbe, a quasi 38 anni?) avrà molti anni da- DJOKOVIC FEDERER
vanti a sé per ripensarci. Ace 10 25
Dite che non succede? Che tutto diventi rapidamente pol- Doppi falli 9 6
vere, e restino al massimo i ricordi delle vittorie? Sbagliate. A Servizio Km/h 124 126
un passo dai sessantuno, John McEnroe vi potrebbe intratte- 1° Servizio
nere per ore sulla sua mancata vittoria al Roland Garros di 35 punti vinti % 74% 79%
anni fa, avanti due set su Ivan Lendl. Come accadde, perché 2° Servizio
accadde e tutta la sfilza di scuse che Big Mac riesce ancora punti vinti % 47% 51%
a snocciolare per spiegare come mai non fu colpa sua, sono Risposta dritto
niente a fronte della sconfitta subita da Roger, passato nel punti vinti % 49% 39%
breve volgere di pochi game dal cogliere l’impresa più bella Risposta rovescio
della sua carriera, al gramo sorriso con cui ha accolto il piatto punti vinti % 41% 48%
d’argento del secondo classificato. Dal nono successo a Wim- Punti fatti 204 218
bledon, contro il tennista che meno ama (per colpi, tecnica e Punti vinti
magari anche altro) e che per gran parte della finale si è limi- a rete % 63% 78%
tato a succhiargli la ruota, al nulla. Punti vinti
Eppure, Federer ha perso, malgrado abbia giocato meglio, da fondo % 122/246 88/220
con il pubblico tutto dalla sua e con due match point a favore. Punti game
Ha perso pur avendo tutti i numeri del match a favore: ace, vinti % 57% 66%
doppi falli, addirittura le risposte vincenti di rovescio, persino Break vinti 3/8 7/13
i punti vinti in totale (vedi tabella a fianco). Ma ha perso, dun- in % 38% 54%
que è difficile che non abbia le sue brave colpe. Una su tutte,
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Non c’è festa della mamma, e nemmeno quella di tutte le donne del mondo,
evento che Serena Williams – chissà perché – ama collegare strettamente ai
suoi risultati, da brava paladina dell’intero universo femminile. C’è solo la terza
sconfitta subita senza colpo ferire in altrettante finali dello Slam da quando è
tornata nel circuito con prole a carico. La piccola Olympia continua a essere
una bimba senza trofei, e Serena non sa più nemmeno spiegarsi il perché.
Spento l’ultimo sorriso al termine della cerimonia di premiazione, fatti i do-
verosi complimenti a Simona Halep, Serena si presenta in conferenza con gli
occhi rossi di pianto. «Ha giocato così bene Simona… Ditemi, io che altro avrei
potuto fare?». Giocare meglio di quello che ha fatto, è l’unica risposta certifi-
cata, ma nessuno se la sente di affondare la lama nel suo dolore sincero. Ha
sbagliato tutto, Serena, questa è la verità. Ha pensato di essere ancora in grado
di prendere a pallate la piccola rumena, e invece quei tempi sono passati. Una
botta di servizio e un ceffone con il dritto, ma i servizi per lo più si sono schian-
tati in rete, e i dritti, giocati spesso in condizioni dif-
ficili, in corsa o in recupero, hanno assunto traiettorie
improbabili, fino a minacciare da vicino i giudici di
linea.
Us Open 2018, Wimbledon 2018 e 2019, tre batoste una peggio dell’altra, dif-
ficili da mandare giù per una come lei, che di vittorie nello Slam ne ha ottenute
23. Si possono spiegare solo con l’insorgere di una qualche sindrome d’insuf-
ficienza che si manifesta quando Serena è a tu per tu con il titolo. Che altro?
Come un anno fa contro la tedesca Kerber, Serena ha fatto scena muta. Non
c’è stato match, Simona è partita a spron battuto, senza tentennamenti. Ha
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gere. Le ho detto di calmarsi, che poi le racconto «Non si può giocare qui… Maledetti inglesi, scop-
tutto». Anche Daniel Dobre il coach di quest’anno piasse una bomba su questo circolo». Ecco la frase
si è lasciato andare alle lacrime. «Lui lo fa sempre, che finisce dritta sul web, con tanto di traduzione in
a ogni partita. È un uomo di grandi qualità, mi sta inglese. Fabio la dice, e la ripete, quasi non fosse con-
aiutando molto». È il secondo Slam di Simona, dopo tento del vespaio che sta sollevando. Nel pomeriggio
la vittoria a Parigi un anno fa. «L’ho meritato. Se- internettiano, accanto alla frase di Fognini ci finisce
rena è sempre grande e pericolosa. Mi sono detta, la foto di Wimbledon bombardata dai nazisti. Potrà
battiti con tutto quello che hai dentro. L’ho fatto, ho pensare Fabio, che l’accostamento sia ingiustificato,
vinto. Sapevo che Wimbledon era speciale. Non e anche ingiusto nei suoi confronti. Ma non lo è. Non
pensavo lo fosse così tanto». è più ingiusto né ingiustificato della frase che ha pro-
nunciato sul campo.
Le parole Una frase orribile, all’interno di una prestazione non
fanno male, all’altezza, dopo un torneo più che discreto. Una gior-
più di una nata da dimenticare che cancella quanto fatto di
sconfitta. Fognini dovrebbe ricordarlo, rifletterci, ma buono fino all’approdo contro Sandgren, l’integralista
non lo fa. Lascia ancora una volta (ma sono troppe, del tennis, il supertrampista per partito preso, uno
ormai) che i pensieri che gli frullano in testa trovino che sulle frasi straccione ha fondato il suo personag-
l’uscio di casa, ed escano ignudi per strada, così gio riempiendo il web delle stronzate sulle donne che
come sono, dove tutti possano vederli e sentirli. E dovrebbero stare in cucina, e sui neri che sarebbe
giudicarli. E non sono stati in questo caso (come in meglio se tornassero a lavorare sui campi di cotone.
altri) pensieri che fanno onore. Si spezza il cuore a veder vincere un tipo simile…
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Fabio non è in giornata, e da numero dieci del Vedi, Fabio, la questione è un’altra. Nessuno po-
mondo fa sapere subito, sin dai primi colpi, che la trebbe pensare davvero che la frase sulla bomba sia
scelta di metterlo sul campo numero 14 non la con- sincera, ci mancherebbe. Tutti sappiamo che è una
divide, perché è un rettangolo d’erba arato dai troppi sciocchezza mal pensata e mal detta. Ma ci sono
match già ospitati, sul quale si scivola, ci si può fare frasi che non si possono accettare. Non sulle bombe,
male. E ha ragione Fognini a non essere contento, e non in una città che per le bombe ha tanto sofferto.
a dirlo all’arbitro Carlos Ramos, più volte. Si sfoga, Lo sport non dà il diritto di non pensare a ciò che si
ma la partita continua a sfuggirgli, anche perché dice. E gli atleti non sono scusabili a prescindere.
Sandgren la sta giocando bene, nonostante l’aspetto
fisico sia più da birraio che da tennista. Il secondo Alla fine, Matteo
set potrebbe rimettere in gioco il nostro, ma gli Berrettini l’incontro
sfugge anche quello, dopo un lungo inseguimento ravvicinato di terzo
al tie break. No, non è giornata. Le lamentele ripren- tipo con l’alieno Federer l’ha avuto. L’ha cercato, l’ha
dono e fra di esse si fa largo la frase che era meglio inseguito e quando l’ha raggiunto si è sentito mor-
non dire. dere gli addominali dalla “strizza”. Capita. Tutto in
«Mi devo scusare? Certo, lo faccio, se qualcuno una volta, il Centre Court e il Più Grande, possono
si è sentito offeso, mi scuso, non c’è problema». La creare delle emozioni alle quali un giovane può non
sala stampa si riempie di giornalisti inglesi. L’unica essere abituato. Peccato, però, perché Matteo ha
domanda è su quella frase. Fognini si difende: giocato una stagione da vero erbivoro, ribadendo
«Quando si gioca l’adrenalina gira a mille e si dicono anche a Wimbledon (la vittoria al 5° su Schwar-
frasi che non si pensano». tzmann) i suoi buoni diritti, e raggiungendo gli ottavi.
Dunque sul campo si può dire qualsiasi cosa? Il quinto italiano a spingersi fin là in Era Open.
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La storia
Può definirsi una storia romantica o una storia “horror”, a seconda dei punti di vista.
È di certo una storia di tennis, lo sport più crudele che esista.
Che tradisce anche il più vincente di tutti... Per 24 volte, addirittura, da quando è nel Tour
P
delle occasioni
perdute
assano molti aerei sopra South West 19.
Ne passano con traiettorie diverse e la maggior parte
degli spettatori sul Centre Court non se ne cura, è più im-
da Wimbledon portante un servizio a uscire o un recupero di rovescio,
ROSSANA gli occhi sono fissi. Fissi malgrado siano ormai più di quat-
CAPOBIANCO tro ore che quei due, Federer e Djokovic, giocano a inter-
valli quella che sarà poi definita una della più grandi – se
non la più grande – finali di Wimbledon di sempre, non con tutte le ragioni.
C’è qualcuno che quegli aerei li guarda, dura poco la distrazione ma talvolta è necessaria,
tale è l’intensità di una partita che ha difetti ma un confronto di stili e di volontà che nasconde
le imperfezioni, in un tardo pomeriggio che si appresta a diventare fresco, con quei tramonti
rosa colmi di brezza oceanica che ogni tanto Londra d’estate ti regala.
Una pausa la teme e la desidera probabilmente anche Roger Federer, il figlio prediletto dei
nobili e dei reali inglesi, ogni volta presenti in massa ad accoglierlo, coccolarlo, farlo proprio,
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Le 22 di Federpoint.qxp_Layout 1 29/07/19 00:31 Pagina 3
È successo 24 volte...
nelle quali poi lui si rifugerà.
Una pausa prima di servire. Dal match point alla sconfitta
Una pausa per pensare a cosa
è meglio fare, per capire che
oggi non ha giocato la sua mi-
glior partita e che, nonostante
questo, è riuscito alla distanza ANNO TORNEO MATCH AVVERSARIO MATCH
POINT
a strappare le convinzioni e le
sicurezze di Djokovic e portare 2019 Wimbledon Finale Djokovic 2
nelle sue preziose mani quel 2019 Madrid Quarti di finale Thiem 2
passo dal traguardo massimo,
dal trionfo, dalla gloria che non 2018 Wimbledon Quarti di finale Anderson 1
finisce mai. 2018 Indian Wells Finale Del Potro 3
Una pausa per capire che
due giorni prima ha metaboliz- 2017 Stoccarda Primo turno Haas 1
zato e vendicato definitiva- 2017 Dubai Primo turno Donskoy 3
mente un incubo durato undici 2016 Stoccarda Semifinale Thiem 2
anni, quella corona che Nadal si
era preso e che lui, due lustri 2015 Madrid Secondo turno Kyrgios 2
dopo, si è ripreso con coraggio 2014 Roma Secondo turno Chardy 1
e trasformazioni, non solo in se-
mifinale in quello stesso torneo. 2013 Dubai Semifinale Berdych 1
Ma a Roger Federer le 2011 Us Open Semifinale Djokovic 2
pause non piacciono, Roger Fe-
2010 Parigi Bercy Semifinale Monfils 5
derer ama andare veloce,
anche se davanti ha un muro, 2010 Us Open Semifinale Djokovic 2
anche se non è logico, anche se 2010 Miami Primo turno Berdych 1
non è un tennis percentuale,
anche se visto il momento, è 2010 Indian Wells Terzo turno Baghdatis 3
difficile che quel colpo abbia 2006 Roma Finale Nadal 2
grosso margine di riuscita.
Roger Federer è un tennista 2005 Monte Carlo Quarti di finale Gasquet 3
emotivo. Sono fasulli e ingan- 2005 Australian Open Semifinale Safin 1
nevoli i tempi in cui qualcuno lo 2003 Miami Quarti di finale A. Costa 3
chiamava “Frigidaire” e lo ac-
cusava di non procurare alcuna 2002 Rotterdam Quarti di finale Escudé 1
emozione: è vero, ha dovuto 2002 Australian Open Primo turno Haas 1
quasi “violentarsi” per mante-
nere calma, concentrazione; la 2001 Parigi Bercy Secondo turno Novak 1
natura però non la stravolgi e 2001 Halle Quarti di finale Rafter 1
nel corso del tempo, quando
2000 Vienna Semifinale Henman 2
non ha più dovuto preoccuparsi
di tenere la vetta e dominare, è È successo... • in Finale 3 volte • in Semifinale 7 volte • nei Quarti
tornato al “sentimento tenni- 6 volte • in 3° Turno 1 volta • in 2° Turno 3 volte • in 1° Turno 4 volte
stico” per reinventarsi e durare
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più a lungo, perdendo però parte di quella freddezza che a fatica era riuscito ad acquisire. Chi dei due gemelli?
Sono due facce della stessa medaglia che non accettano compromessi se non di rado, Leo o Lennart?
Chiediamo scusa,
quando il fato o il caso giocano la loro carta. non siamo in grado
Federer non si ferma troppo, pensa a qualcos’altro: prima che il tempo per riposare di stabilirlo. Anche
perché le boccacce
scada è già lì, vuole finire in fretta, vuole correre e provare il brivido di quella corsa. Il muro le fanno entrambi,
che ha davanti è gelido e mai rassegnato a cadere. Accetta di essere abbattuto ma di tanto più quando
certo non cadrà da solo. il padre non vince...
Durante i Championship point serve e prova
a giocare il dritto; il primo se lo ritrova tra i piedi
e lo butta fuori. Il secondo ha voglia di scaraven-
tarlo di là e andare avanti, vada come vada: va
che il muro è troppo solido per essere buttato
giù da un colpo molle, non troppo profondo.
È a quel punto che si capisce che, seppure
in maniera diversa, quello che è accaduto a New
York nel 2011, si ripeterà.
Federer non ama le pause ma a differenza
di qualche anno fa non è disposto a rinunciare
facendosi travolgere dall’inerzia e dalla delu-
sione. Resisterà fino al momento decisivo sul 12
pari, perdendo un match nel quale le statistiche
sono tutte a suo favore: punti vinti, differenza tra
vincenti e errori, percentuali di servizio, palle
break… Ogni cosa, tranne il risultato finale. Questo è il modo in cui il tennis può essere lo sport più crudele.
Nella (non) esultanza di Novak Djokovic si vede tutta la differenza tra i due giocatori, quel contrasto che
in campo è fin troppo visibile, come fuori: Nole non alza nemmeno le braccia al cielo, guarda il suo angolo e
va a stringere la mano al suo avversario. Poi si ferma, lì in mezzo al campo, braccia sempre giù, uno sguardo
che quasi sfida il pubblico che ha – correttamente – tifato per Roger tutta la partita; a quel punto compie il
famoso rito di mangiare l’erba e tutto finisce lì, in un’atmosfera zeppa di gente attonita che non capisce
ancora che cosa sia accaduto e come sia potuto accadere, in un’indecisione collettiva tra l’essere felici per
aver visto un match del genere e la delusione per aver assistito alla sconfitta più inspiegabile del loro favorito,
tra gli applausi di stima al serbo e qualche lacrima che scende per Federer, avvolto da una nube scura ma
pacata, quella che non promette temporali ma solo, al massimo, una pioggerella fastidiosa, tipica di quelle
parti. È il classico stato d’animo di chi è ancora sotto shock, anche se una parte di sé ha compreso quello
che è successo.
Sono tante le partite in 19 anni che Federer ha perso sprecando matchpoint: sei sono avvenute nei tornei
dello Slam, due volte a Wimbledon, due agli US Open, due agli Australian Open.
In tre occasioni si trattava anche di Championships Point: a Wimbledon quest’anno, a Indian Wells nel
2018 e a Roma nel 2006.
Diversa la gravità di spreco sul proprio servizio come nell’ultima partita, contro Del Porto a Indian Wells e
sempre contro Djokovic a New York nel 2011.
Quell’altra metà di Federer che fa innamorare la gente è “umana, troppo umana”.
Quella contraddizione tra il superamento delle leggi della fisica e la paura di perdere, la contrapposizione
tra il fragile sublime estetico e riuscire a vincere comunque, in mezzo a occasioni sprecate e un equilibrio
precario.
Sono cose che ci mancheranno, in futuro. Sono cose che però, rivedremo molto presto.
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Quel rito
collettivo
chiamato
I
Wimbledon
primi giorni sono i migliori, per via dell'erba ancora intatta. Prima che le suole
ruvide dei tennisti la maltrattino fino a ingiallirla definitivamente. A inizio del
torneo il nitore lascia esterrefatti. Wimbledon è il posto dove tutto è perfetto,
paradossale che proprio il suo simbolo per eccellenza, col passare dei giorni,
abbrutisca di conseguenza. Il verde brillante che diviene bruciaticcio, le zolle a
fondocampo che diventano buche. Tutto intorno però ne resterà ancora di erba,
sempre alta 8 millimetri, come si conviene.
Rubrica a cura di Se varcate per la prima volta i Doherty Gates, vi colpiranno i suoni. L'on-
STEFANO nipresente scoppiettio di palle, per via del gran numero di partite in contempo-
MELOCCARO ranea su campi ravvicinati. Spesso separati solo da teloni verde scuro. A
passeggio per i corridoi che costeggiano i rettangoli è un ribollire, sembrano
fuochi d'artificio. Moltitudini variopinte di spettatori cosmopoliti si aggirano nel frattempo tra vialetti sim-
metrici, alla ricerca di una seduta sulle panche in legno. Sorseggiano Pimm's, lo sprizz all'inglese. Degu-
stano strawberries and cream, ma la panna non è quella che ci si aspetterebbe. Avete presente una palla
di gelato alla crema lasciato a sciogliere in una cop-
petta? Ecco, sulle fragole mettono proprio quello.
Ogni scorcio merita uno scatto, una riflessione, un gli spazi, ma è questione di gusti. Potreste restare
approfondimento. È tutto dannatamente, britanni- estasiati anche dalle onnipresenti petunie bianche
camente bello. Io adoro il saliscendi di corde bian- e viola, dall'assenza di sponsor sui teloni, più ba-
che che scorrono tra occhielli dorati per delimitare nalmente dal bianco assoluto dei giocatori.
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Procurarsi un biglietto per il Centre Court non Connors, Evert, McEnroe, Becker, Navratilova, Sam-
è impresa facile, ma durante la prima settimana pras, Ivanisevic e Federer, nessuno escluso.
sono frequenti anche battaglie memorabili giocate
in luoghi reconditi. Non è importante quali siano i Chi vuole provare questa esperienza religiosa
protagonisti. Conta il tennis, cioè Wimbledon. Il deve pensarci per tempo, partecipando al ballot
suono ovattato di tutto. La palla che tocca terra, gli (sorteggio) sul sito ufficiale, l'anno precedente. Un
applausi educati in tribuna, le esultanze davanti al colpo di fortuna e ti arriva il tagliando a casa per
maxischermo di Henman Hill, gli oooh di meraviglia raccomandata. A bonifico effettuato, ci manche-
dopo un colpo spettacolare sul 9, se qualcuno sci- rebbe. Alternativa bohémienne è mettersi in fila, il
vola sul 16. Non c'è mai un rumore molesto a Wim- celebre queueing, che qui incontra ancora moltis-
bledon. Cammini a fianco del Centrale durante la simo.
finale e non senti alcunché provenire dall'interno. Ci vuole il fisico, parecchio anche. Dopo una
Là dentro stanno scrivendo la storia, fuori pare il de- notte all'addiaccio (dormire in tenda è consentito)
serto. Non si sa come, ma qui accade. varcherete i cancelli col sole già alto. Se sarete so-
pravvissuti, beninteso. Considerate il re-selling, se
Il Centre Court è spesso definito il tempio del vi accontentate di una mezza giornata. Ma la fila
tennis: lo è. L'appassionato ha il dovere morale di (ancora) per i biglietti usati si può fare solo se sei
utilizzare ogni mezzo lecito conosciuto per varcarne già dentro, siamo da capo. A Wimbledon i miracoli
la soglia Tetto a parte, l'aspetto generale è invariato sono sempre possibili. Anni fa ero all'ingresso e un
rispetto al 1922, anno della sua costruzione. tizio uscendo mi fa: toh, ti cedo il mio per il Centrale,
Quando sei dentro per la prima volta appaiono Borg, io ho da fare.
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Atipici, gli inglesi, per loro non è questione di scarpe perché erano arancioni. Ma Serena Williams
tennis, piuttosto di rito collettivo. Qualcosa tra il palio giocava con culotte fucsia.
di Siena e la festa del santo patrono; un dovere a
metà tra religioso e pagano, un segno di apparte- Le palle usate vengono rivendute per finan-
nenza. Amore per la tradizione e le cose belle. I sud- ziare la fondazione benefica del Club. La fermata
diti di Sua Maestà riempiono il Club a prescindere, giusta della metro è Southfields, non fatevi ricono-
pure quando non vince nessuno dei loro, è successo scere scendendo a Wimbledon Park, quella dopo.
per decenni. Murray è britannico quando alza la Da 9 anni c'è la nuova tradizione del caffe Lavazza.
coppa e scozzese quando perde. Spalti gremiti Risolto anche uno dei principali problemi del turista
anche per l'ultimo dei doppi misti, roba che altrove tipical italian. Un caffè dopo la settima ora conse-
non trovi manco i parenti. Poi ci sono i tetti, che fino cutiva di tennis, ci sta bene. SW19 è il cap londinese
a qualche anno fa pareva blasfemo solo parlarne. del quartiere, uno dei sinonimi più usati per non ri-
Dal 2009 sul Centrale, dal 2019 sul Campo 1. Storia petete sempre la parola "Wimbledon". Che però è
e futuro sempre a braccetto, con qualche contrad- bella quanto questo posto, pieno di ragazze svestite,
dizione. La domenica di mezzo non si gioca, per tra- signore panciute col cappellino, giovanotti coi capelli
dizione. Anzi sì, se la prima settimana è stata molto strani, boccali di birra in plastica da gettare negli
piovosa. Sui campi niente volgari scritte pubblicita- appositi contenitori per il riciclo. C'è anche l'orche-
rie come negli altri Grand Slam. Gli sponsor ci sono, strina jazz, che a metà pomeriggio suona nella zona
eccome. Ma discreti, quasi nascosti, dato che a food dietro il Centrale, non distante dalla statua di
Wimbledon l'eleganza non è importante, è l'unica Fred Perry. Che fu l'ultimo britannico a vincere il tor-
cosa che conta. Il bianco obbligatorio dei tennisti, in neo maschile prima di Andy Murray. 77 anni prima.
qualsiasi altro posto al mondo, li assimilerebbe a Anzi no, c'era stata Virginia Wade nel 1977, che ri-
degenti dell'ospedale generale provinciale. Wimble- cevette il premio direttamente dalla Regina, in oc-
don li trasforma in essenza di stile. Qualche anno fa casione del centenario. E adesso basta, sapete
a Roger Federer fecero cambiare le suole delle davvero tutto.
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L’ANALISI di francesco posteraro
Confronti. Fra le valutazioni su una
finale gettata al vento, anche quella
sui cambiamenti subiti da Wimbledon
S
Ditemi... Chi lo avrebbe
DALLA PARTE DI ROGER
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campo dall’inimitabile talento del fuoriclasse sviz- perfici. Non bastassero le velocità supersoniche ot-
zero. Solidissimo in battuta (tranne che nei mo- tenute con le racchette moderne, campi rallentati
menti decisivi del match, purtroppo!), capace – e palline più pesanti hanno stravolto le caratteri-
come già contro Nadal – di reggere alla pari lo stiche del tennis sui prati, a tutto danno del gioco
scambio dal fondo, autore con entrambi i fonda- d’attacco, della varietà degli schemi e dello spet-
mentali, grazie all’eccezionale senso dell’anticipo, tacolo.
di soluzioni vincenti precluse a ogni altro, Federer Chiusa questa parentesi, e tornando al match,
ha dispensato vere e proprie magie, quasi ai limiti ci si chiederà come mai questo Federer abbia finito
dell’impossibile, in volée e in demi-volée. Tanto da per perderlo. Una ragione di fondamentale impor-
indurre a credere che il suo bottino di titoli nei tanza, ovviamente, si chiama Novak Djokovic, un
Championships avrebbe potuto essere finanche altro dei tre fenomeni che stanno lasciando un’im-
doppio, se gli organizzatori non avessero sciagu- pronta indelebile nella storia non solo del tennis,
ratamente deciso, anni or sono, di adoperarsi per ma più in generale in quella dello sport. Il numero
uniformare quanto più possibile l’erba alle altre su- uno del mondo – non è scoperta di oggi – è il gio-
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L’ANALISI di francesco posteraro
catore più solido che esista. Non regala mai nulla Federer è arrivato al gioco decisivo avendo ceduto
e sottopone l’avversario a una pressione costante, meno punti del suo avversario sulla propria battuta
in grado com’è di ribaltare a suo favore l’inerzia e dopo essere stato l’unico a ottenere una palla
dello scambio in ogni momento grazie alla straor- break (che nel terzo era anche set point). Poi, però,
dinaria mobilità e alla profondità dei colpi. Nole è ha commesso ben cinque errori non forzati nel tie-
sempre rimasto saldamente in partita, costrin- break del primo set e quattro in quello del terzo.
gendo Federer, per fare altrettanto, a ricorrere a Lo spreco è stato evidente soprattutto nella prima
tutte le risorse del suo inesauribile repertorio tec- frazione: basti pensare che, pur avendo buttato via
nico. due punti già quasi vinti, i primi giocati sul servizio
Riconosciuti a Djokovic i suoi grandi meriti, non di Djokovic, lo svizzero si era trovato a condurre
credo tuttavia che gli sarebbero bastati per alzare per 5 a 3! Altri tre errori gratuiti hanno quindi con-
al cielo la coppa se i meccanismi di Federer non segnato il set al suo avversario. Un passaggio a
si fossero inceppati proprio nelle fasi più delicate vuoto difficilmente spiegabile, senza il quale
del match. Non mi riferisco solo ai due match point adesso staremmo probabilmente raccontando
consecutivi sul proprio servizio mancati sull’8 a 7 un’altra storia.
del quinto set, dei quali parlerò fra breve. Le incer- Che dire, poi, dei due match point andati in
tezze mostrate da Roger nei tre tie-break – tutti fumo? È un evento a dir poco insolito perdere la
persi! – hanno inciso ugualmente sull’economia finale di un Major dopo aver avuto uno o più match
dell’incontro. Sia nel primo sia nel terzo parziale point a favore. A Wimbledon era accaduto per l’ul-
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tima volta a John Bromwich contro Bob Falkenburg quistarsi a forza di incredibili prodezze due palle
nel lontano 1948, ben settantuno anni fa. Federer, break non consecutive sull’11 pari. Ma Nole le ha
peraltro, ha subito più di una sconfitta dopo essere annullate entrambe con coraggio e con merito. Il suo
arrivato alla palla del match: soltanto negli Slam gli braccio non ha tremato. Il tie-break conclusivo – gio-
è capitato in altre cinque occasioni. Questa, però, è cato sul 12 pari in virtù di una cervellotica decisione
di gran lunga più dolorosa di tutte. adottata quest’anno dagli organizzatori – non ha
Purtroppo per lui, Roger ha di che rammaricarsi: avuto storia.
in entrambi i punti avrebbe potuto – e dovuto – fare Mi rendo conto di aver dato allo sconfitto uno
di più e meglio. Lo hanno tradito prima un diritto in- spazio molto più ampio di quello riservato al vinci-
side-out in uscita dal servizio finito di poco in corri- tore. Questo forse non è del tutto conforme alle re-
doio, poi un attacco poco profondo con il quale si è gole del giornalismo, ma credo che possa almeno in
esposto al passante di diritto incrociato che Djokovic parte giustificarmi l’eccezionalità delle circostanze.
ha diretto con precisione chirurgica nei pressi della Un immenso fuoriclasse ormai trentottenne, il più ti-
linea laterale. Raggiunto sul 40 pari, nei due punti tolato e – a parere di molti – il più grande d’ogni
successivi il vecchio campione è sembrato quasi ar- epoca, respinto per un nonnulla a meno di un soffio
rendersi, come soverchiato dalla delusione, la- dalla conquista dell’ultimo traguardo.
sciando al suo galvanizzato rivale l’iniziativa negli È solo sport, è vero.
scambi e l’opportunità di riaprire l’incontro. Un’ultima Ma lo sport – sosteneva Gianni Brera – è la ma-
fiammata d’orgoglio lo ha portato, poco dopo, a con- teria più adatta per un epos dei nostri tempi.
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L’ANALISI di dario torromeo
Confronti. Ha dimostrato a più riprese
tutte le sue doti, ha vinto 16 Slam, ma
pochi lo ritengono degno di un posto a corte
C’
Ditemi... Cosa altro deve
DALLA PARTE DI NOvak
28
che fin quando saranno competitivi per gli altri non ci sarà posto nell’universo del
tifo. Noi portiamo le racchette, se non volete giocare potete starvene a casa.
Eppure Djokovic conduce 26-22 negli scontri diretti con Federer, 28-26 quelli
con Nadal. È il numero 1 del mondo, ha vinto 16 Slam (è a due dallo spagnolo, a
quattro dallo svizzero). Ed è un anno più giovane di Rafa, sei di Roger. E, in aggiunta,
a me sembra anche meno logoro di entrambi.
Lo hanno applaudito quando proprio non potevano farne a meno.
Ha recuperato, rialzato sopra la rete e rispedito al mittente fino a fare punto, palle
che avevano già fatto mezzo metro di buco nel campo. Ha sparato passanti da in-
canto. È stato, secondo set a parte, di una consistenza pazzesca. Ha giocato sullo
stesso livello dell’altro.
Per Roger il delirio, per Nole qualche sorriso.
Pensavo gli bastasse un nemico, un rivale, per diventare un idolo. Ora di nemici
ne ha due, ma resta sempre e comunque un passo indietro nell’amore della gente.
29
L’ANALISI di dario torromeo
Il pasto “vegano” Sembra che il tennis appartenga solo a quei signori.
del vincitore sull’erba
dei Championships 2019
Freno un attimo. Non vorrei essere frainteso.
Novak Djokovic, mastica Di Roger Federer ho già detto, è la sublimazione di questo sport.
qualche filo di erba Rafa Nadal è forza pura, ma ha anche la tecnica per trasformare ogni colpo
al termine della finale
più lunga della storia in un vincente, ha potenza di braccia e gambe capaci di raggiungere in un attimo
di Wimbledon. È la sua ogni lato del campo. Ha fatto cose fantastiche in carriera.
quinta vittoria, lo Slam
numero sedici: a meno 2
Ma questo non vuol dire che Djokovic debba essere considerato un estra-
da Rafa e a –4 da Roger neo a corte, uno capitato tra i reali del tennis per caso. Ha vinto tutti e quattro i
tornei dello Slam e, almeno rispetto a Nadal (il 66% dei
successi al Roland Garros, sulla terra rossa), ha una mi-
gliore rendimento distribuito su ogni superficie.
Ma non è certo di valori sportivi che voglio par-
lare. Sto solo cercando di capire cosa manchi al serbo
per essere accettato come membro effettivo dei Fab
Three. Lui soffre, vorrebbe essere amato senza se e
senza ma, purtroppo però non riesce a entrare nel cuore
della gente. Lo ammirano, ma non lo amano. E questo
gli fa davvero male.
A fine match mi è sembrato che abbia voluto di-
videre gioia ed emozioni unicamente con il suo clan.
Credo sia stata una reazione naturale. Era appena stato
etichettato come rompi incantesimo. Volevano tutti la
vittoria di Federer, l’avevano assaporata, addirittura già
gustata al momento in cui lo svizzero ha raggiunto i due
Championship points.
E quel Nole lì aveva appena rovinato tutto…
Roger appartiene al popolo degli eletti. Anche chi non è un appassionato di tennis, quando c’è lui si
siede davanti alla televisione. Questo me lo fa sembrare incredibilmente vicino a un altro fuoriclasse as-
soluto: Muhammad Ali. Anche perché come Ali era in grado di mascherare la violenza dei pugni regalando
loro la purezza del gesto tecnico, così Federer fa nel tennis: colpisce la palla con violenza ma senza tra-
sformarsi in un picchiatore, lo fa senza mai involgarire la giocata che appare sempre elegante.
Questa sfida con Djokovic mi ha ricordato un favoloso match di tanto tempo fa, anche se in quella
storia il finale è stato tirato giù proprio come il popolo sognava.
Pensate se George Foreman avesse sconfitto Muhammad Ali a Kinshasa. Erano due campioni, ma Ali
era la leggenda. Pensate se Rumble in the jungle fosse finita con il più grande al tappeto e Big George a
festeggiare il ko. Di certo non ne staremmo ancora a parlare dopo quarantacinque anni.
Di questa finale di Wimbledon ne parleremo per sempre, ma solo perché tutti e due l’hanno giocata
a livelli spaziali. Tutti e due. Eppure non ho sentito nessuno fare il nome di Novak Djokovic come soggetto
predominante. È stato sempre e comunque messo in subordine a quello di Roger Federer. Quasi ci fossimo
scordati che alla fine Wimbledon 2019 l’ha vinto lui, come aveva già fatto altre quattro volte. E allora
perché a qualcuno sembra che Nole debba scusarsi per essersi infiltrato al ballo di corte?
Nel Regno Unito vige ancora la monarchia, quella della Regina Elisabetta II. Ma a Wimbledon il re è
Federer. Nole è andato a intaccarne il mito il 14 luglio, il giorno della presa della Bastiglia, il giorno del
trionfo della rivoluzione francese che proprio contro la monarchia si batteva.
Ma la vittoria del nuovo mondo, che tanto nuovo non è, non ha avuto il fragore che meritava. Cosa
altro dovrà fare Novak Nole Djokovic per essere universalmente considerato un nobile degno di un posto
a corte, e non l’infiltrato che rovina una bella storia?
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N
Wimbledon era la passerella giusta e la 15enne
Anema e Cori
americana non l’ha fallita. Sa combattere, ha talento e cuore.
È giunta ai quarti dalle “quali”, e ha pianto per non essere riuscita
a battere l’ex n.1 Simona Halep. L’erede di Serena ha finalmente un volto
on sbagliare la cottura, sarà questo il pensiero fisso per i prossimi tre anni del
più incredibile Team che si sia mai visto dietro una ragazzina che gioca a tennis,
e guadagna più dollari che punti in classifica. Cori Gauff ha 15 anni e 4 mesi,
un posto in prima fila per il Manic Monday di oggi, quando incontrerà l’ex nu-
mero uno Simona Halep, un bel logo Barilla sulla maglietta e uno staff extra
large che la segue ovunque. Il box più casinaro e colorato che si sia mai visto
ai Championships, con libertà di incoraggiamenti urlati e di fischi in modula-
zione di frequenza, che va da papà Corey che giocava a basket alla Georgia
da Wimbledon State, a mamma Candy che ha un passato nell’atletica leggera, dai coach di
ROBERTO supporto messi a disposizione da Patrick Mouratoglou, che la segue ormai da
BARTOLOZZI cinque anni nella sua Accademia, fino ai
manager della Team8 di Roger Fe-
derer che le ha regalato il logo Barilla (da un milione di
dollari l’anno, si dice). Un investimento sul futuro,
anche se la giovane Cori di pennette e spaghetti
al dente sa ancora poco, e li condirebbe volen-
tieri con improbabili salse che farebbero im-
pallidire chef Oldani. È il domani che conta,
perché Cori sarà numero uno, questo è
certo.
«È il mio obiettivo diventare la più
forte», dice la bimba che già supera il
metro e ottanta, «ma non so quando e
come accadrà. Papà mi ha sempre detto
che in campo devo occuparmi di ciò che
posso controllare. Ogni cosa a suo tempo».
«Nessun paragone con Serena», avverte
Mouratoglou, che della Williams è il coach,
«non avrebbe senso, anche perché di Serena
ce n’è una sola. Cori è venuta da noi all’età di
dieci anni, l’abbiamo vista crescere e sappiamo
che possiede quelle doti naturali che non si pos-
sono insegnare: non molla mai e ha un fisico
nato per fare sport».
Non molla, no. Se ne sono accorte anche
le avversarie. A cominciare da Venus, cui
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33
D'Adamo e Beretta.qxp_Layout 1 29/07/19 01:58 Pagina 1
Q
per sostenere che avrebbe meritato di vincere. Lo svizzero ha lastricato
il proprio cammino di errori, e troppe volte ha abbassato la guardia.
dell’eterna giovinezza
uando l’adrenalina era una perfetta sconosciuta, nes-
suno poteva spiegare gli alti e bassi della prestazione,
artistica o sportiva che fosse. Fu un nipponico a isolarla
nel 1904 riconducendola a un neurotrasmettitore del
“simpatico”, intimo inquilino del sistema nervoso.
Gli effetti sono noti: accelerazione del ritmo car-
diaco, dilatazione dei vasi muscolari, aumento della
pressione arteriosa, incremento dell'attività bronchiale.
Rubrica a cura di Un'esemplificazione la riassume come la reazione a fat-
MASSIMO tori negativi, qualcosa che fa spalancare gli occhi e au-
D’ADAMO mentare l’impegno. Un effetto che può replicarsi più
volte nell'arco di un match anche se, una volta in cir-
colo, la durata non va oltre un paio di minuti: quel che basta per macinare una
manciata di punti utili a tirarsi fuori dai guai.
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Un torneo importante quello del romano che entra a buon diritto nel Club degli azzurri
N
che hanno raggiunto gli ottavi a Wimbledon (Panatta, Sanguinetti, Pozzi e Seppi gli altri quattro
in Era Open) e mette a nudo degli aspetti su cui lavorare a fondo, come quello emotivo
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stessa angoscia di essere in procinto di rimediare care palla. Ricordo la frustrazione che provavo,
una figuraccia. grandissima, e anche quel po’ di vergogna che ti
Ha provato a ribaltare la situazione, e ha infi- afferra lo stomaco e non ti fa capire più niente.
lato altri errori che non sono da lui e non fanno Non deve preoccuparsi Berrettini. Ci siamo pas-
parte del suo repertorio. E poi, se n’è accorto lui sati tutti». Insomma, anche Federer un tempo,
stesso, seppure nello stato gelatinoso in cui per- molti anni fa, era umano. Oggi, chissà…
cepiva le sensazioni, Federer ha giocato bene,
forse anche più che bene. «Sentivo molto la palla, Le occasioni sprecate
e ho cercato di fare quelle due o tre cose che mi Il primo set è volato via, lì Berrettini non è dav-
sembrava mettessero Berrettini maggiormente in vero riuscito ad arginare il tennis di Federer. Me-
difficoltà. Sono stato bravo a individuarle in fretta, glio nel secondo, del quale però si ricordano due
e ho sempre avuto ben chiaro il tracciato della occasioni gettate al vento dal nostro, entrambe
partita che dovevo giocare». nel modo più terribile: la prima su uno smash co-
Ha avuto una parola buona per Matteo, Roger, modo, tirato a tutto braccio due metri di lato, l’al-
cuore d’oro. «Ricordo un mio match agli Us Open, tra su una demi volée giocata un po’ di-
contro Agassi. Ero giovane e un po’ sprovveduto, strattamente da Federer, che si è trasformata in
questo è vero, ma scesi in campo con la convin- una palla innocua a metà campo, sulla quale Mat-
zione di spaccare il mondo, e lui non mi fece toc- teo si è avventato con il suo colpo migliore, il
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Q
La profezia di McEnroe
I PRIMI OTTAVI DI MATTEO
«La sconfitta con Roger non conta, Berrettini a fine anno sarà Top Ten»
dritto, schiantandola a due passi dalla tribuna. Nel venti prima di Wimbledon, poltrona confermata al
terzo set, la prima e unica palla break per il Be- termine dei Championships (oggi resa più incerta
retta, subito disinnescata da Roger, già avanti di dall’infortunio alla caviglia alla ripresa degli alle-
un break. namenti in vista della difesa del titolo a Gstaad).
Tutta qui la cronaca. Resta la bella avventura Resta infine, una profezia buttata lì da John
erbivora vissuta da Matteo in queste ultime quat- McEnroe, al termine della sua telecronaca del
tro settimane. La vittoria a Stoccarda, la semifi- match. «Non valutate il ragazzo italiano dalla
nale ad Halle, infine gli ottavi ai Championships prova di oggi, lasciate che faccia le sue espe-
(dove ha superato il maestrino Bedene, il corsaro rienze. Ha colpi, gioco, ci sa fare. Sbaglierò, ma
Baghdaris giunto al passo d’addio e il mini argen- sono pronto a scommettere che Berrettini alla fine
tino Schwartzmann che lo ha tenuto in campo per di questa stagione sarà già nella Top Ten. Nei tor-
cinque lunghi set), con il salto nella seconda set- nei sul cemento, in America e in Asia, potrà fare
timana del torneo, quella riservata ai più forti. Il molto bene, proprio come ha fatto sull’erba».
primo vero erbivoro italiano… E se McEnroe è pronto a scommettere sul Be-
Resta la promozione in classifica, numero retta, chi siamo noi per dargli torto?
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Occhio
Quest’anno a entrare nel Club del “Ma che ci fa
questo in semifinale” è toccato allo spagnolo Bautista Agut
C
all’intruso hiamateli pure “Last four-ever”, di sicuro
apprezzeranno. Sono i semifinalisti a sor-
presa nella storia di Wimbledon e hanno
tutta l’intenzione di rimanere tali, per sem-
pre.
Per la serie “chi se lo scorda”…
Di questa storia in realtà fa parte
anche qualcuno che la semifinale è
riuscito a passarla e magari, più
MATTEO
RENZONI avanti nel tempo, il torneo
verde&viola l’ha pure vinto. Tipo
John McEnroe, per citare un espo-
IL TREDICESIMO UOMO
nente non esattamente qualsiasi del movimento. Grazie alla semifinale
raggiunta ai Championships,
Lo spagnolo anomalo Roberto Bautista Agut
si riporta a un passo
Lo spunto è di strettissima attualità: Roberto Bautista dalla Top Ten, in quella
Agut semifinalista di Wimbledon 2019. Non proprio un tredicesima posizione
in classifica che aveva
traguardo facilmente pronosticabile nel giorno in cui già raggiunto nel 2016
i nomi dei 128 partecipanti sono stati incasellati nel
main draw più nobile del circuito. Eppure è successo:
lo spagnolo “anomalo”, come lo chiamano, nove titoli conquistati di cui sette sul cemento (uno
indoor), uno sull’erba e uno soltanto sulla terra rossa (a Stoccarda nel lontano 2014), match dopo
match ha trovato ritmo e brillantezza sul prato sfruttando i buchi lasciati nel tabellone dalle teste
di serie Karen Khachanov e soprattutto Sasha Zverev, fino a sfidare il numero uno e campione in
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Il caratteraccio di Janowicz
È sparito dai radar con relativa velocità anche
Jerzy Janowicz, altro sorprendente frequentatore
del club “Chi l’avrebbe detto”. Voleva cambiare il
mondo – stagione 2013 – poi è arrivato Andy Mur-
ray. E il mondo l’ha cambiato lui, per sé e per la
Gran Bretagna. È durato poco il momento d’oro del polacco, frenato dal caratteraccio poi martoriato
dai problemi al ginocchio. Ma quell’anno il Centre Court gli ha permesso di lanciare lontano il passa-
porto da “signor nessuno”.
Se Wimbledon è una storia di tradizioni che reggono, Bautista Agut è l’uomo che porta avanti la
consuetudine – a volte rotta – dei volti che non t’aspetti arrivati a due passi dalla gloria eterna. Quelli
che almeno una volta, tra discese a rete e palle corte, si sono guadagnati il privilegio di sognare da
vicino la coppa con l’ananas in cima. Non tutti i loro nomi sono incisi sul trofeo, ma restano stampati
in grassetto nella memoria naif dei cacciatori di storie romantiche.
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La mamma
la disabitudine al tennis l’hanno resa così poco
mobile da crearle difficoltà anche negli schemi più consueti del suo tennis
N
basato su due colpi, Simona Halep ha trovato la risposta più convincente
immobile iente! Quel maledetto 24° Major non vuol proprio sa-
perne di arrivare e Margareth Court Smith rimane per
Serena Williams un’immagine a mezza via tra sogno e
tormento.
Nell’ultimo anno le occasioni per tradurre tutto in
realtà si sono infrante prima a Londra, su un'erbivora
Kerber, poi a New York su una Osaka che non ti aspetti.
A fare da guastafeste, in questo Wimbledon appena ar-
MASSIMO chiviato, ci ha pensato Simona Halep con un gioco ricco
D’ADAMO di spinta e mobilità.
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un principio vecchio come il mondo: incidere appena si può, difendere quando oc- Halep non ha
offerto alla
Williams
corre. Calata in quest’ottica, l’esponente dell’Est Europeo, non ha offerto alla Williams
riferimenti
riferimenti di sorta spingendola, palla su palla, verso il crinale del rischio eccessivo.
di sorta
Se devo proprio dirla tutta, dietro la montagna di errori dell’americana, ho letto
quel tanto da tentare, quantomeno, una possibile chiave di svolta. Insomma, la finale spingendola,
anche un pizzico di presunzione, la stessa che le ha impedito di allungare il match
palla su
palla, verso
femminile di questi Championships rimanda a un gioco a tutto campo di cui la vinci-
il crinale
trice è un’ottima interprete e che la Williams, invece, esprime solo in parte a causa
del rischio
di una capacità di spostamento che non è proprio (di sicuro non lo è oggi, se mai lo
eccessivo.
sia stato) nelle sue corde.
Ma dietro
La più giovane delle sorellone rimane comunque un’icona di questo sport, divisa la montagna
Un’icona del nostro sport
di errori
Ma la fama non inganna e se chiedete di lei anche a chi tennista non è, sicura- di Serena si è
tra chi la vede come una stella e chi, invece, la considera forse troppo stravagante.
visto anche
un pizzico di
mente vi saprà dire di una panterona muscolata, grintosa al punto giusto, spesso ca-
A chiudere il sipario sul torneo in gonnella, è giunto, anche quest'anno, il Duca di presunzione
lata in completoni assai sgargianti.
Kent, Principe Edward George Nicholas Patrick Paul, cugino della Regina e 37° (ma
un tempo era fra i primi) nella lista di sucessione al trono di Elisabetta! Fedele a un
Serena non si è
rito secolare, il nobiluomo ha replicato il suo l’ingresso in campo tra usuali giudici tirata indietro
compassati e raccattapalle sorridenti. quando Andy Murray
Nel riconoscere a Serena la piazza d’onore, l’aristocratico ha elargito parole che le ha proposto
di giocare insieme
solo a pochi è dato sapere. il doppio misto.
Chissà, forse contengono l’invito a presenziare anche l’anno che verrà. Perché Hanno vinto due
no! Sarebbe l’ennesima occasione per continuare l’inseguimento al grande sogno… con turni e perso al 3°
Nicole Melichar
Magari muovendo qualche passo in più! e Bruno Soares
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Barbora
PERSONAGGI. BARBORA STRYCOVA
A trentatré anni, la ceca pensava che fosse
il suo ultimo Wimbledon, il torneo che le è
sempre piaciuto più di ogni altro. Invece
è giunta in semifinale e si è allungata la carriera
C
si riprende il tennis
hissà se Barbora Strycova avrà ripensato alle parole «I miei nonni, che
dette nel corso della prima settimana di Wimbledon vivevano a Londra
mi portavano
spesso a vedere
quando si chiedeva se sarebbe stata la sua ultima
mi sono rimasti
a giocare qui ma gli anni passano e non so se l'anno
nel cuore». Ha
prossimo avrò ancora la possibilità di giocare su
battuto quattro
questi campi», raccontava la 33enne ceca di Plzen,
servizio speciale conservando il maggior numero di ricordi e goden- teste di serie prima
«per cui preferisco affrontare partita dopo partita,
di perdere contro
Serena Williams.
ANDREA domi ogni attimo». E così, dopo avere battuto al-
FACCHINETTI l'esordio l'ucraina Lesia Tsurenko, ha continuato a
godere di ogni singolo attimo, aprendosi la strada
sulle povere Laura Siegemund, Kiki Bertens, Elise Mertens (recuperando da
46 2-5) e Johanna Konta, prima di cedere nettamente in semifinale a sua al-
tezza Serena Williams, per un totale di quattro teste di serie eliminate in cinque
giorni, fra cui la numero 4 (Bertens).
Un bottino niente male per una giocatrice che
in 53 presenze in un torneo del Grande Slam
aveva raccolto appena un quarto di finale (sem-
pre a Londra) nel 2017 e nulla più, diventata di bul e Praga). Risalita a ridosso della top-30 Wta,
colpo la più anziana nell'era Open ad arrivare a Barbora può raccontare ora le sue emozioni, cor-
un solo incontro dalla vittoria per la prima volta. roborate dal primo titolo della carriera in uno
Slam conquistato in doppio, al fianco della taiwa-
A ridosso della Top 30 nese Su-Wei Hsieh, che le permette di diventare
Del resto i sogni aiutano a vivere meglio, e la n.1 del mondo nella specialità.
così la trasferta britannica le ha regalato nuova
linfa con le semifinali di Birmingham e Londra, Obiettivo Wimbledon
utili a puntellare una stagione che sinora non le «Giocare bene e vincere a Wimbledon è sem-
aveva regalato grandi squilli, a parte un paio di pre stato il mio obiettivo, soprattutto quest'anno
semifinali in tornei di secondo piano come Istan- in cui non avevo raccolto grandi soddisfazioni»,
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Si esprime a suon
di boccacce
la felicità di Barbora
dopo una delle
vittorie conquistate
agli ultimi
Championships
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Karolina, la ragazza
fra le giovani più promettenti. L’erba dei Championships
l’ha portata al numero 46 della classifica, grazie ai successi su Pliskova
e Kontaveit, «ma contro Svitolina ho avvertito tutta la stanchezza».
I
da chiedere al tennis
l suo motto da sempre è
quello di «non avere
aspettative», ma la
prima esperienza londi-
nese sulla mitica erba di
Wimbledon non può
avere lasciato indiffe-
rente Karolina Muchova,
servizio speciale arrivata per la prima
ANDREA volta in carriera fra le
FACCHINETTI magnifiche otto di uno
Slam dopo una serie di
successi che hanno via via incuriosito gli appassio-
nati, fino a quel momento quasi ignari delle capacità
di questa quasi ventitreenne di Olomouc, figlia del-
l'ex calciatore Karol Mucha che affrontò all'alba del
millennio l'Udinese nella finale di Coppa Intertoto tra
le fila del Sigma Olomouc e oggi allenatore nel cam-
pionato ceco.
Del resto fino a pochi mesi mesi fa era difficile
studiarne lo stile di gioco e soprattutto l'attitudine:
dopo avere saltato interamente le categorie giova-
nili, Karolina si è gettata a tempo pieno sul circuito
professionistico solamente dal 2016, anche se i
primi risultati concreti sono arrivati nell'estate
scorsa, sul cemento degli Us Open. A New York ap-
prodò al tabellone principale da numero 202 del
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Alla scalata di
Karolina Muchova
a Wimbledon
ha assistito anche
l’attrice americana
Rebel Wilson
grande amica
della tennista ceca
mondo passando attraverso le qualificazioni, e mise incerti gli orizzonti raggiungibili da Muchova. Tutta-
in fila l'ucraina Dayana Yastremska ma soprattutto via la fresca top-50 raggiunta dopo le fatiche inglesi
la spagnola Garbine Muguruza, ex numero 1 del (è la numero 46), condita dalla prima finale giocata
mondo in quel momento scesa al numero 12, ma e perduta a maggio sulla terra di Praga, ne fanno
pur sempre una campionessa da battere. E pure nel una delle outsider di lusso del circuito femminile
terzo turno fece partita quasi alla pari contro per la seconda parte della stagione.
Ashleigh Barty, che alla fine la superò in due set «Contro Svitolina mi erano rimaste poche energie e
combattuti. dopo un inizio promettente, sono calata anche dal
Sull'onda dell'entusiasmo ha raggiunto il tabel- punto di vista mentale», ha raccontato la ceca, «Del
lone principale anche agli Australian Open dello resto non avevo mai giocato una partita così lunga,
scorso gennaio, uscendo al primo turno contro nemmeno sulla terra». Il suo gioco brillante e diver-
quella Karolina Pliskova nei confronti della quale si tente, basato su un ottimo servizio e dallo stile sem-
è presa la più bella delle rivincite proprio sull'erba pre più raro con tagli sotto la palla e frequentissime
dell'All England Club, dopo tre ore di spettacolare discese a rete, ha esaltato il competente pubblico
battaglia in cui si è imposta per 13/11 al terzo set, inglese, fra cui era presente Rebel Wilson. La fa-
evitando in extremis la nuova formula del tie break mosa attrice americana è stata più volte presente
inserito dagli organizzatori che l’avrebbe fatta en- nel suo angolo, la loro amicizia nacque proprio a
trare nella storia. New York lo scorso anno. In quell‘occasione Mu-
L’avventura londinese le ha regalato la soddi- chova sottolineò il suo scarso feeling con i social
sfazione di un’altra vittoria su una top-20 (l’estone media, sottolineando di seguire appena tre perso-
Anett Kontaveit) e due scalpi comunque importanti naggi famosi su Twitter: Roger Federer, Miley Cirus
come quelli di Madison Brengle e Aleksandra Kru- e, appunto, Rebel Wilson, che è la sua attrice pre-
nic, il tutto però ha richiesto uno sforzo gigantesco ferita. Rebel ascoltò e volle conoscere la ragazza,
a un fisico ancora in fase di evoluzione (lo conferma incontrandola proprio in quell’occasione. Le due si
il vistoso bendaggio alla gamba sinistra esibito con- piacquero, divennero amiche, e questa simpatia sta
tro Elina Svitolina nei quarti di finale), e gli infortuni dando risultati insperati. Ce la farà con il suo aiuto
muscolari patiti nel recente passato rendono ancora ad arrivare al top “senza aspettative”?
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IL TORNEO JUNIORES
Si allena a Bradenton, e viene dalla stessa scuola
Sulle tracce
che ha fornito la borsa di studio a Kei Nishikori
per trasferirsi in Florida. A 16 anni Shintaro Mochizuki
servizio speciale
di Nishikori
I dodici mila spettatori presenti sul Nu-
mero 1 dell'All England Club e l'inevi-
tabile emozione della prima volta
davanti a un palcoscenico così impor-
tante non hanno fermato le ambizioni
Il singolare femminile ha premiato la costanza
di Daria Snigur, allieva dell'ex professionista La-
risa Savchenko presso l'International Tennis Aca-
demy di Kiev. L'ucraina, semifinalista sul cemento
degli Australian Open e quartofinalista sulla terra
di Shintaro Mochizuki, diventato il primo giappo- del Roland Garros, frequenta sporadicamente il
nese a iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro del circuito under 18 e ha già dimostrato di avere le
torneo juniores di Wimbledon. idee chiare sia dentro al campo vincendo tre titoli
ITF nel 2019, sia fuori dal campo (si iscriverà al-
Dalla scuola Morita a Bradenton l'università a un corso di psicologia dello sport).
Il sedicenne ha annichilito lo spagnolo Carlos Wimbledon è stato il suo ultimo torneo junior, e
Gimeno Valero per 63 62 al termine di una setti- per festeggiare l'evento ha lasciato il minimo in-
mana in cui le minacce più grandi sono arrivate dispensabile alla concorrenza, superando nell'atto
in semifinale da Martin Damm, battente bandiera conclusivo la statunitense Alexa Noel (già battuta
statunitense ma figlio d'arte (il padre Martin, ceco nel torneo di Roehampton) con un doppio 6-4.
di nascita, fu ottimo giocatore negli anni '90), a
cui ha dovuto annullare anche un match point. Av- Italiani a scartamento ridotto
viato al tennis a tre anni dal padre tassista, ha Senza squilli l'avventura della pattuglia ita-
vinto l'Eddie Herr International e l'Orange Bowl liana, presentatasi ai nastri di partenza a scarta-
under 14, Shintaro si allena da tre anni alla IMG mento ridotto e naturalmente senza il trio delle
Academy di Bradenton sotto la supervisione del meraviglia formato da Jannik Sinner, Lorenzo Mu-
tecnico Natsuo Mamanaka, ed è figlio del “Ma- setti e Giulio Zeppieri. In campo maschile il solo
saaki Morita Tennis Fund program”, lo stesso dal Flavio Cobolli è riuscito a superare un turno, bat-
quale provengono Kei Nishikori e Yoshihito Ni- tendo l'uzbeko Sergey Fomin per poi cedere al ro-
shioka. meno Filip Cristian Jianu per 76 62. Subito
Il ragazzino, semifinalista al Roland Garros eliminati Matteo Arnaldi (dal britannico Arthur
poche settimane prima, ha dimostrato di gradire Frey) e Francesco Passaro dallo statunitense Mar-
i terreni verdi sin dal torneo di preparazione gio- tin Damm. Addirittura senza italiane il tabellone
cato e vinto a Nottingham. Alla sua non eccelsa femminile: le uniche a tentare fortuna sono state
altezza (175 centimetri), sopperisce con una nelle qualificazioni Lisa Pigato (out all'esordio),
grande mobilità ed è dotato di un diritto piatto e Martina Delai e Sara Ziodato, entrambe sconfitte
addirittura di un gioco a rete pregevole. al secondo turno.
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60 Doppio maschile: (2)J-S. Cabal/R. Farah (COL) b. (11)N. Mahut/E. Roger-Vasselin (FRA) 67 76 76 67 63
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IL LUTTO.
Scompare a 91 anni uno dei protagonisti del tennis italiano
degli anni ‘50/’60. Una figura di insospettabile fascino pionieristico
C
che coltivava una sorta di gioco in assenza del suono, grazie
Beppe Merlo,
alla tensione delle corde bassa al punto da ridurre i colpi a un fruscio
Merlo serviva piano, rispondeva sempre e sbagliava praticamente mai, portando al-
l’esasperazione chi stava oltre la rete. D’altra parte veniva dal ping pong – come un
certo Fred Perry – e in qualche modo aveva continuato a giocarlo in uno spazio molto
più dilatato. In piedi sul tavolo, praticamente, impugnando la racchetta in una maniera
un po’ artigianale, sicuramente molto personale: mano destra a stringere il manico alla
fine del cuoio, più o meno a metà fusto.
Per non parlare di un rovescio eseguito – vent’anni prima di Bjorn Borg – con una
presa bimane che prevedeva la mano destra nei pressi del cuore e la mano sinistra più
in basso. Al contrario, insomma. Una soluzione non elegantissima, detto con rispetto
più assoluto, che non gli ha impedito di catturare nella sua rete campioni di Wimbledon
come Vic Seixas, Jaroslav Drobny e Neale Fraser.
Un pomeriggio in California, questo gracile Signore del tennis, ebbe l’occasione di
scambiare dritti e rovesci addirittura con Bill Tilden – mito in flanella candida – sul
campo privato della villa di Charlie Chaplin. E c’era pure Greta Garbo, giusto per ag-
giungere un tocco di divino all’atmosfera american chic in stile Great Gatsby.
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È morto a 91 anni, Merlo, lasciando un segno deciso. È stato anche grazie alla sua
dedizione – molto attento a cosa mangiasse e quanto dormisse - se l’Italia tra anni ’50
e ’60 ha vissuto un suo boom anche tennistico. Due semifinali al Roland Garros, due fi-
nali agli Internazionali d’Italia con 22 titoli internazionali e 35 presenze in Coppa Davis,
tutto spalmato su una carriera di oltre venti stagioni. Figlio del custode del Tennis Me-
rano, cresciuto con un concetto tanto rigido di rispetto da essere ricordato anche per il
quindici regalato a Paul Rémy sul Centrale di Parigi che mandò il campione francese a
servire per raggiungere la semifinale edizione 1956. Una sorta di giustizia divina fece
sì che Merlo vincesse la partita conquistando, tra l’altro, tutto quel pubblico che gli era
stato contro fino a quel momento.
Fair play ma pure intelligenza da fine giocatore di poker: sul verde – non quello di
Wimbledon – Merlo strapazzava chiunque lo sfidasse. Poche pretese, per il resto, tra
cui un paio di vezzi decisamente curiosi: una tazza di Coca Cola piena di cereali al mat-
tino e le camere d’albergo rigorosamente ai piani bassi dopo aver visto L’inferno di cri-
stallo con Paul Newman e Steve McQueen.
Ha sempre preferito Charlie Chaplin, in fondo, capace quanto Merlo di trasformare
in punto di forza ogni piccola debolezza.
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Palermo
TORNEI ITALIA. WTA LADIES OPEN
ricomincia
dalla
A sorpresa s’impone l’elvetica
Jil Teichmann, 22 anni,
N
mancina, rimasta a lungo
all’ombra di Belinda Bencic
svizzera
ma quest’anno protagonista di una stagione
importante, con due vittorie (Praga, la prima)
e una classifica vicina alle prime 50.
Si scioglie in finale la favorita Bertens,
dopo un torneo faticoso.
L’azzurra Paolini nei quarti,
ormai pronta per il salto nella Top100
on aveva praticamente giocato a livello WTA prima del 2019, a fine luglio ha
messo mano su due trofei con un grande ruolino di marcia che ora la vede in
prossimità della top-50. Jil Belen Teichmann, svizzera classe 1997, sta rac-
cogliendo i frutti di una crescita a conti fatti abbastanza lenta ma che ora la
sta portando ad avere un rendimento più che ottimo ai primi livelli del circuito
maggiore.
Si sapeva poco di lei fino allo scorso anno, ma questo è il prezzo da pagare
se si risulta coetanee di una dei più grandi talenti precoci della storia recente
del tennis svizzero (tolta ovviamente Martina Hingis): Belinda Bencic, che ol-
DIEGO tretutto è tornata a fare ottimi risultati proprio quest anno. Teichmann, è man-
BARBIANI
cina, probabilmente ha meno appeal, eppure i passi avanti sono stati
importanti.
A Praga, a inizio maggio, al di là di Barbora Strycova in semifinale, le avversarie non erano state di
grande spessore. A Palermo il tabellone è stato abbastanza simile, ma in finale Jil ha pescato il jolly di
un 7-6(3) 6-2 meritato contro la numero 5 del mondo, Kiki Bertens. L’olandese è andata spesso in affanno
al servizio, senza mai trovare efficacia nella prima
palla (zero ace) e senza riuscire a controllare le tra-
iettorie mancine dell’avversaria. Teichmann, più ef- gione). Il suo torneo, dai quarti in poi, è risultato fa-
ficace alla risposta, ha faticato invece nel primo set ticoso, accidentato. La semifinale contro Paula Ba-
a concretizzare i vari break di vantaggio, ma è stata dosa, per esempio... L’ha chiusa evitando un terzo
comunque brava a non crollare dopo aver mancato set da brividi dopo le numerose chance avute nella
4 set point sul 5-4 e a prendere comando di un tie- seconda metà del secondo parziale. L’ottimo inizio
break conclusosi con un doppio fallo di Bertens sul della seconda frazione della spagnola, bravissima
3-6. Nel secondo parziale Teichmann ha preso il a recuperare da 15-40 e tenersi avanti nel punteg-
largo sull’1-1, duplicando i break in suo favore sul gio, ha dato il là a un set ricco di colpi di scena.
3-1 e finendo in gloria. Bertens infatti non era più impeccabile e malgrado
Logico aspettarsi di più dalla Bertens, fra le più per due volte si sia trovata un break avanti non ha
continue quest’anno al vertice del tennis femminile mai saputo allungare. Badosa, che nelle fasi finali
(a Palermo ha giocato la quarta finale della sta- del secondo set aveva cominciato a crederci, vo-
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Operazione
MADRID
contratti
Dunlop
fa il
pieno
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M
ROMA
Ancora Palla
Ufficiale!
onte-Carlo, Madrid, Roma e Barcellona. Quattro dei
A Roma
più importanti tornei di tennis al mondo su terra
e Madrid,
rossa. Tornei che sono stati e continueranno a bril-
a Montecarlo
lare sotto il segno della “palla” Dunlop. Il brand
e Barcellona.
anglo/giapponese ha appena annunciato il rinnovo
Almeno fino
a cura di delle partnerships con questi prestigiosi eventi:
al 2022...
JASON sarà ancora “Palla Ufficiale”.
Accordi
D’ALESSANDRO
rinnovati
La palla con cui i migliori tennisti al mondo si
grazie
sfideranno sarà la “Dunlop ATP” che, ricordiamo, è
al connubio
l’ultima arrivata in casa Dunlop: una palla pensata per il tennis di alto livello, richie-
che si è
sta espressamente dall’ATP con alte qualità di prestazione dovute alla perdita quasi
stabilito fra il
inesistente delle pressione.
brand Dunlop
HD Pro Core per il nucleo e HD Pro Cloth per il feltro, sono queste le tecnologie
(con la qualità
che rendono questo prodotto unico.
estrema dei
La prima è caratterizzata da molecole di carbonio che aiutano a diminuire la di-
suoi prodotti)
spersione della pressione, la seconda da lana di altissima qualità.
e i tornei ATP
La palla ATP è ideata per i professionisti, deve quindi ridurre al minimo le im-
più importanti
perfezioni e sfiorare l’eccellenza sotto ogni punto di vista.
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BARCELLONA
fermando Dunlop come la palla “più scelta” del- Monte-Carlo Masters, per poi continuare: «le palle
l’ATP Tour e la più presente come “Palla Ufficiale” Dunlop, rinomate per la loro eccellenza e per le
nel circuito. grandi performance su tutte le superfici, hanno
avuto un ruolo significativo nella storia del nostro
Masahiro Asahino: «Una palla sport. Non vediamo l’ora di continuare a costruire
di alta qualità questa partnership nei prossimi tre anni».
per i tornei più importanti»
Xavier Pujol, Direttore Esecutivo del Barcelona
Masahiro Asahino, Head of Tennis Business di Open Banc Sabadell ha affermato: «Siamo molto
Sumitomo Rubber Industries ha commentato: contenti del rinnovo con Dunlop fino al 2022.
«Siamo felicissimi di estendere la partnership con Stiamo già lavorando alla prossima edizione del
alcuni dei più prestigiosi tornei in Europa. Dunlop torneo e per noi significa molto che il primo ac-
si sta impegnando a supportare tornei d’élite in cordo firmato sia con Dunlop, uno dei marchi sto-
tutto il mondo con prodotti di altissima qualità per rici del tennis, con il quale collaboriamo dal
garantire il miglior tennis sia per i giocatori in 1999».
campo sia per gli spettatori».
Oriol Granell: «Palla ufficiale
«Come membri della stagione su terra rossa da venti anni...
dell’ATP Tour, siamo orgogliosi di rinnovare il con- Un grande connubio fra torneo e brand»
tratto con Dunlop per altri tre anni, fino al 2022»,
ha affermato Zeljko Franulovic, Direttore del Rolex Oriol Granell, Vice Presidente & Managing Di-
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MONTECARLO
rector di IMG Spagna, ha aggiunto: «Dunlop è “Palla i giocatori hanno la garanzia di qualità e alta tec-
Ufficiale” da oltre 20 anni, questo significa che il nologia. Quindi l’estensione dell’accordo che vede
torneo e il brand formano un grande connubio. Per Dunlop come “Palla Ufficiale” del Mutua Madrid
noi è fondamentale dare la possibilità ai tennisti di Open per altre tre edizioni è una grande notizia.
giocare il torneo di Barcellona con quella che allo Sono sicuro che insieme vivremo grandi emozioni».
stesso tempo è la migliore palla nel circuito e la
palla ufficiale dell’ATP. Senza dubbio, tutto questo Sergio Palmieri: «È la palla
risulta determinante per rendere Barcellona una migliore al mondo
data fondamentale della stagione su terra rossa, e anche la preferita dai tennisti»
non solo per i fan ma anche per i giocatori stessi».
Sergio Palmieri, Direttore degli Internazionali
Gerard Tsobanian: «Dunlop BNL d’Italia, ha affermato: «Come Direttore degli
è ormai da anni Internazionali BNL d’Italia sono molto soddisfatto e
il nostro miglior compagno di viaggio» felice del rinnovo dell’accordo con Dunlop fino al
2022».
Anche Gerard Tsobanian, Presidente e CEO del «La Dunlop è a mio parere la miglior palla da
Mutua Madrid Open, ha espresso la sua soddisfa- tennis del mondo, oltre a essere la preferita dai ten-
zione per il rinnovo dell’accordo fino al 2022: «Pa- nisti protagonisti del nostro torneo. Questa partner-
recchi anni fa abbiamo trovato in Dunlop un grande ship conferma i grandi risultati raggiunti insieme a
compagno di viaggio. La palla rappresenta un Dunlop negli ultimi anni e non vedo l’ora di vivere
punto chiave nello sviluppo del gioco e con Dunlop un futuro di successi insieme»
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Modesto Molinari
con due invitati
speciali. Il gruppo
musicale che ha
allietato la giornata
due soci pronti a
scendere in campo
e uno dei doppi
meglio riusciti
di questa edizione
della 24 Ore
Per il secondo anno consecutivo, inoltre, alla “24 di Frascati e della Roma, alla cui memoria saranno
Ore di tennis” è stata affiancata pure quella del padel dedicate tutte le edizioni della 24 ore di tennis del
che ha avuto più uno scopo dimostrativo, anche se il Tennis Club New Country.
numero dei partecipanti è in significativa crescita.
In 300 alla “mega cena”
Una sfilata di grandi personaggi Anche nell’edizione 2019 della kermesse, come
In questi anni si sono esibiti nella 24 ore di tennis da tradizione, al fianco dell’evento sportivo (una vera
personaggi come Gianni Rivera, Riccardo Viola pre- e propria festa delle famiglie e degli amici, uniti dalla
sidente del CONI Regio- passione per il tennis) ha
nale, Zbigniew Boniek, avuto una sua parte rile-
Ubaldo Righetti, Vin- vante anche il lato enoga-
cenzo D’Amico, Stefano stronomico. Al di là
Pantano, Massimo Ca- dell’aperitivo inaugurale,
puti, Alessandro Fab- è stato il solito grande
bretti, Marco Marzocchi, successo la “mega cena”
Daniele Palizzotto, Da- (con prodotti del territorio
niele Santilli, Valentina locale e del vino d.o.c.
Bianco, Daniele Flavi, delle Cantine San Marco
Potito Starace, Vincenzo di Frascati) andata in
Santopadre, Riccardo Sinicropi, Antonio Crocetti, Pan- scena presso il circolo Tennis Club New Country
cho Di Matteo, Peppe Pozzi, Luisa Corna, Fred Bon- S.S.D. attorno alle ore 21 con circa trecento persone
gusto ed altri, oltre ad esponenti istituzionali del presenti, tra cui anche il sindaco della cittadina tu-
territorio di Frascati e non solo. scolana Roberto Mastrosanti. È grazie a tutto questo
Padrino della manifestazione, per moltissimi anni, che il fascino della “24 Ore di tennis” resiste al tempo
è stato il compianto Amedeo Amadei, gloria sportiva che passa…
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