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coperta luglio.

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Anno 2
Numero 7_19
Mensile • 4,50 €
30_07_2019
25_08_2019

Federer gioca meglio ma fallisce due match point


e spiana la strada a Djokovic che vince il quinto
titolo a Wimbledon mettendo a segno ben 15 punti
in meno dello svizzero. È il 16° Slam del serbo,
che si porta a –2 da Nadal e a –4 da Roger.

I SERVIZI
Roger. L’arte di perdere dopo aver vinto
Nole. Più facile vincere che farsi amare
Gli intrusi. Storia degli imbucati vincenti

ITAS METTE IN CIRCOLO LA SICUREZZA. Alle pagine 2/3/4/5


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Sommario Una proposta ITAS ai Circoli italiani


leggere alle pagine 2 / 3 / 4 / 5

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6/14 20/22

Speciale Wimbledon 6–61


okTennis L’Analisi. Ma
Il torneo.
nessuno è imbattibile
Non ha vinto il migliore
Posteraro
Azzolini
28-34
6-14
MAGAZINE Alta
Il caso.Definizione.
L’arte di perdere dopo aver vinto Meloccaro 42-44
Capobianco 16-19
Periodico mensile a 11 uscite/anno
Alta Definizione
Una copia 4,50 euro
Un rito collettivo chiamato Wimbledon Meloccaro 20-22
Direttore responsabile
Daniele Azzolini Retali Rigiochiamo la finale
Pubblicità Dalla parte di Federer... Sì, ma sull’erba di una volta Posteraro 24-27
e settore commerciale: Dalla parte di Djokovic... Ma cosa deve fare di più? Torromeo 28-30
Roberto Bartolozzi Personaggio. Anema e Cori Bartolozzi 32-33
Servizi fotografici: Bordo Campo
Chryslene Caillaud Gianni Ciaccia
Adelchi Fioriti Non esiste lo Slam dell’eterna giovinezza D’Adamo 34-36
Stampa: Digital Team, Fano Italiani. Il cuore batteva più forte di Berrettini Azzolini 38-40
Editore: A-COM Italiani. La profezia di McEnroe Bartolozzi 40
Absolutely Communication coop a r.l. La curiosità. Occhio all’intruso Renzoni 42-46
via G.B. Belzoni, 8 - Roma
Temi tattici. La mamma immobile D’Adamo 48-50
I nostri sponsor Personaggio. Barbora si riprende il tennis Facchinetti 52-54
Lavazza manchette Personaggio. Karolina Muchova Facchinetti 56-57
Brotini 2ª di copertina Juniores. Finalmente un giapponese Facchinetti 58
ITAS per i Circoli 2/3/4/5
Lavazza 15
Tabelloni. Tutti i risultati dei Championships 60-61
Banca Generali 23 Il lutto. La scomparsa di Beppe Merlo Renzoni 62-63
Dunlop 1 / 2 31 / 45 Tornei Italia. Palermo riparte dalla svizzera Barbiani 64-66
Mantoflex 37 / 41
K-Swiss 47
Dunlop. La terra rossa è casa sua D’Alessandro 70-73
Soluzioni Arredamenti 51 Le pagine del New Country
Tacchini 55 Una delle più belle edizioni della “24 Ore” 74-80
Mp Broker 59

52 38
Neri Alimentari 67
Bardahl 68/69

54 40
New Country Frascati 76
78 / 80

74/80
3ª e 4ª di copertina

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I CHAMPIONSHIPS SOTTO
SOPRA

N
Sono davvero poche le finali
concluse con la vittoria
el tennis il diavolo si presenta sotto

del tennista che per i primi


mille forme, ma non è mai in esclusiva.

quattro set ha meritato di meno,


Per quanto un giocatore possa lamen-

nel quinto ha salvato due match


tarsi della sulfurea presenza che av-

point, e nel tie break finale


verte al proprio fianco, che aleggia

ha potuto assistere al suicidio


d’intorno e gli sfiora la spalla sugge-

sportivo del rivale


rendogli all’orecchio osceni rimedi alla
sua già traballante certezza, è assai
da Wimbledon probabile che mentre il poveretto lo ri-
DANIELE tenga impegnato a prendersi gioco di
AZZOLINI lui, il satanasso sia indaffarato anche
con l’avversario.
O forse no, ma l’importante è che lui, l’avversario, sia convinto
del contrario.
Quanto sia opera del diavolo il verdetto di questa finale dei
Championships è dunque materia opinabile, dato che sia Federer,
sia Djokovic, ne avranno avvertita la presenza incombente, di
certo ogni qual volta l’altro si è allontanato nel punteggio o ha
avuto dalla sua un nastro favorevole, una mezza riga lambita
da un ace, magari un match point giocato un po’ troppo
sotto stress. Malgrado ciò, da qualche parte lo zampino
vi deve essere, perché sono davvero poche le finali
concluse con la vittoria del tennista che per i primi
quattro set ha meritato di meno, nel quinto ha sal-
vato due match point, e nel tie break finale ha po-
tuto assistere al suicidio sportivo del rivale.
La finale più lunga nella storia dei Champion-
ships. Quattro ore e 57 minuti. Più lunga della fi-
nale del 2008, tra Federer e Nadal, 4 ore e 48
minuti. E Roger le ha perse entrambe.
Se la porterà dietro a lungo, Roger, questa
mancata vittoria, e se la pensione non è così lon-

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È il quinto titolo a Wimbledon per Novak,


e il sedicesimo Slam. È a meno due da Nadal
e a meno quattro dallo stesso Federer.
Non solo, è sempre più convinto di poter
superare l’uno e raggiungere l’altro.
Può farcela benissimo, ma non può adontarsi
se il pubblico tifa Federer. Roger offre
emozioni, colpi che sono invenzioni, lascia
stupiti. È la recita tennistica più bella che vi sia

servizi fotografici
da Wimbledon
CHRISLENE
CAILLAUD

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I CHAMPIONSHIPS SOTTO SOPRA

tana (e come potrebbe, a quasi 38 anni?) avrà molti anni da- DJOKOVIC FEDERER
vanti a sé per ripensarci. Ace 10 25
Dite che non succede? Che tutto diventi rapidamente pol- Doppi falli 9 6
vere, e restino al massimo i ricordi delle vittorie? Sbagliate. A Servizio Km/h 124 126
un passo dai sessantuno, John McEnroe vi potrebbe intratte- 1° Servizio
nere per ore sulla sua mancata vittoria al Roland Garros di 35 punti vinti % 74% 79%
anni fa, avanti due set su Ivan Lendl. Come accadde, perché 2° Servizio
accadde e tutta la sfilza di scuse che Big Mac riesce ancora punti vinti % 47% 51%
a snocciolare per spiegare come mai non fu colpa sua, sono Risposta dritto
niente a fronte della sconfitta subita da Roger, passato nel punti vinti % 49% 39%
breve volgere di pochi game dal cogliere l’impresa più bella Risposta rovescio
della sua carriera, al gramo sorriso con cui ha accolto il piatto punti vinti % 41% 48%
d’argento del secondo classificato. Dal nono successo a Wim- Punti fatti 204 218
bledon, contro il tennista che meno ama (per colpi, tecnica e Punti vinti
magari anche altro) e che per gran parte della finale si è limi- a rete % 63% 78%
tato a succhiargli la ruota, al nulla. Punti vinti
Eppure, Federer ha perso, malgrado abbia giocato meglio, da fondo % 122/246 88/220
con il pubblico tutto dalla sua e con due match point a favore. Punti game
Ha perso pur avendo tutti i numeri del match a favore: ace, vinti % 57% 66%
doppi falli, addirittura le risposte vincenti di rovescio, persino Break vinti 3/8 7/13
i punti vinti in totale (vedi tabella a fianco). Ma ha perso, dun- in % 38% 54%
que è difficile che non abbia le sue brave colpe. Una su tutte,
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Applausi per Djokovic nella passerella sul balcone


dell’AELTC. Federer dopo aver battuto Nadal
e Nole pronto allo scatto anche dopo uno scivolone

ma fondamentale e sconquassante per il giudizio che Roger ha


di sé e del suo tennis: ha giocato di peste tutti i momenti decisivi
dell’incontro, i tre tie break e i due match point. Non è poco, di-
ciamolo… Anche perché è assai probabile che a fargli lo sgam-
betto, in quei momenti in cui si è deciso il match, sia stato
SLAM VINTI l’aumento della pressione, già, proprio quella che fa tremare i
Roger Federer 20 polsi come nacchere.
Rafael Nadal 18 Capita anche questo, superate le 37 primavere, quando tutto
Novak Djokovic 16 ciò che gira intorno al tennis dovrebbe essere conosciuto, esplo-
Pete Sampras 14 rato, al punto da renderti insensibile a ogni possibile evento con-
Roy Emerson 12 trario? Eccome se capita. Federer ha spesso mostrato un animo
FINALI SLAM GIOCATE tenero, nei momenti caldi della sua carriera, e non deve ingan-
Roger Federer 32 nare l’aspetto da freezer (lo chiamavano Frigidairer in Francia,
Rafael Nadal 26 con la “erre” finale, ricordate?) che assume sul campo. Dentro
Novak Djokovic 25 ribolle, è un fuoco. Figuratevi di fronte a un’impresa come quella
Ivan Lendl 19 che stava prendendo forma sul Centre Court. I due match point,
TITOLI VINTI A WIMBLEDON giunti sull’8-7 e servizio, 40-15, se ne sono andati su una palla
R. Federer 8 depositata a lato, e su un attacco mosso più dalla disperazione
W. Renshaw e P. Sampras 7 che dalla convinzione di poter creare un problema a Djokovic.
B. Borg, N. Djokovic, L. Doherty 5 Quel game si è trasformato in una trappola mortale, ha re-
R. Doherty, R. Laver, A. Wilding 4 stituito a Djokovic non solo la parità nel quinto set, ma anche la
convinzione che vi fosse ancora una speranza per lui. Nole vi si
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I CHAMPIONSHIPS SOTTO SOPRA

Serena a faccia in giù.


A volte l’erba fa brutti
scherzi. Sotto, a destra,
Halep sul balcone con
il Venus Dish, e Federer
consola Nadal dopo la semi

è aggrappato, e ha ritrovato forze che a quel punto sembravano smarrite.


È il quinto titolo a Wimbledon per Novak, e il sedicesimo Slam. È a meno due
da Nadal e a meno quattro dallo stesso Federer. Non solo, è sempre più convinto
di poter superare l’uno e raggiungere l’altro. Può farcela benissimo, ma non può
adontarsi se il pubblico tifa Federer e lo ha già eletto a GOAT. Roger offre emo-
zioni, colpi che sono invenzioni, lascia stupiti, è la recita tennistica più bella che
vi sia. E anche in questa finale lo è stata. Funestata però da quei tre tie break
cominciati malissimo, nei quali è sempre stato costretto a inseguire i suoi stessi
errori. Nole si è trovato avanti di un mini break già nei primi tre punti (anche se
nel primo tie break Federer è poi volato 5-3), difficile andarlo a riprendere. Potrà
non piacere del tutto al pubblico, perché ha un gioco d’attesa che tende a gon-
fiarsi degli errori altrui, più che delle sortite da lui firmate, ma è maestro in arti
difensive, ha gambe capaci di arrivare ovunque, sa recuperare colpi impossibili
snodandosi. È fatto di gomma, forse di caucciù, comunque di materia resistente
alle più alte temperature, persino al fuoco…
Già, e se fosse lui il diavolo tennista? Di certo Federer se lo è chiesto, ed è
probabile che un brivido lo abbia attraversato. Magari proprio mentre sprecava
le due opportunità di mettere la sua firma sull’impresa che desiderava più di
ogni altra, il nono titolo a Wimbledon.
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Non c’è festa della mamma, e nemmeno quella di tutte le donne del mondo,
evento che Serena Williams – chissà perché – ama collegare strettamente ai
suoi risultati, da brava paladina dell’intero universo femminile. C’è solo la terza
sconfitta subita senza colpo ferire in altrettante finali dello Slam da quando è
tornata nel circuito con prole a carico. La piccola Olympia continua a essere
una bimba senza trofei, e Serena non sa più nemmeno spiegarsi il perché.
Spento l’ultimo sorriso al termine della cerimonia di premiazione, fatti i do-
verosi complimenti a Simona Halep, Serena si presenta in conferenza con gli
occhi rossi di pianto. «Ha giocato così bene Simona… Ditemi, io che altro avrei
potuto fare?». Giocare meglio di quello che ha fatto, è l’unica risposta certifi-
cata, ma nessuno se la sente di affondare la lama nel suo dolore sincero. Ha
sbagliato tutto, Serena, questa è la verità. Ha pensato di essere ancora in grado
di prendere a pallate la piccola rumena, e invece quei tempi sono passati. Una
botta di servizio e un ceffone con il dritto, ma i servizi per lo più si sono schian-
tati in rete, e i dritti, giocati spesso in condizioni dif-
ficili, in corsa o in recupero, hanno assunto traiettorie
improbabili, fino a minacciare da vicino i giudici di
linea.
Us Open 2018, Wimbledon 2018 e 2019, tre batoste una peggio dell’altra, dif-
ficili da mandare giù per una come lei, che di vittorie nello Slam ne ha ottenute
23. Si possono spiegare solo con l’insorgere di una qualche sindrome d’insuf-
ficienza che si manifesta quando Serena è a tu per tu con il titolo. Che altro?
Come un anno fa contro la tedesca Kerber, Serena ha fatto scena muta. Non
c’è stato match, Simona è partita a spron battuto, senza tentennamenti. Ha

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I CHAMPIONSHIPS SOTTO SOPRA

palleggiato lungo, verso gli angoli, costringendo


Serena a correre. E dopo tre rincorse, mamma
Williams era già pronta per la doccia. Così, su ogni
palla raggiungibile, ha cercato di spaccare il
mondo e ha offerto alla rumena la più facile delle
vittorie. Quattro a zero al via, e sei-due il primo
set. Due a uno Williams nel secondo, e cinque
game di seguito per Simona. Doppio 6-2 in 56 mi-
nuti, lo stesso punteggio che Serena, un tempo,
regalava a tutta la concorrenza.
Simona Halep è la prima del suo Paese a vin-
cere Wimbledon. Ha fatto meglio di Ilie Nastase,
finalista battuto al quinto set nel 1972 da Smith e
poi da Borg nel 1976. «L’erba è buona per le muc-
che, non per i tennisti», diceva. Simona, ovvia-
mente, non lo pensa. È rientrata subito in
Romania, attesa all’aeroporto da Ion Tiriac e Ilie
Nastase. Era quello che sognava...«Ne sarei felice,
ma in tanti sono già corsi ad abbracciarmi. Ho
fatto una cosa grande, per me e per tutti loro.
Anche per mia madre, che se ne sta di là a pian-
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Serena prova ad affondare


il dritto, ma Halep glielo ha
permesso ben poche volte.
Fognini ha qualcosa da dire
(e poi l’ha detta grossa)
Cori Gauff, 15 anni, nei quarti

gere. Le ho detto di calmarsi, che poi le racconto «Non si può giocare qui… Maledetti inglesi, scop-
tutto». Anche Daniel Dobre il coach di quest’anno piasse una bomba su questo circolo». Ecco la frase
si è lasciato andare alle lacrime. «Lui lo fa sempre, che finisce dritta sul web, con tanto di traduzione in
a ogni partita. È un uomo di grandi qualità, mi sta inglese. Fabio la dice, e la ripete, quasi non fosse con-
aiutando molto». È il secondo Slam di Simona, dopo tento del vespaio che sta sollevando. Nel pomeriggio
la vittoria a Parigi un anno fa. «L’ho meritato. Se- internettiano, accanto alla frase di Fognini ci finisce
rena è sempre grande e pericolosa. Mi sono detta, la foto di Wimbledon bombardata dai nazisti. Potrà
battiti con tutto quello che hai dentro. L’ho fatto, ho pensare Fabio, che l’accostamento sia ingiustificato,
vinto. Sapevo che Wimbledon era speciale. Non e anche ingiusto nei suoi confronti. Ma non lo è. Non
pensavo lo fosse così tanto». è più ingiusto né ingiustificato della frase che ha pro-
nunciato sul campo.
Le parole Una frase orribile, all’interno di una prestazione non
fanno male, all’altezza, dopo un torneo più che discreto. Una gior-
più di una nata da dimenticare che cancella quanto fatto di
sconfitta. Fognini dovrebbe ricordarlo, rifletterci, ma buono fino all’approdo contro Sandgren, l’integralista
non lo fa. Lascia ancora una volta (ma sono troppe, del tennis, il supertrampista per partito preso, uno
ormai) che i pensieri che gli frullano in testa trovino che sulle frasi straccione ha fondato il suo personag-
l’uscio di casa, ed escano ignudi per strada, così gio riempiendo il web delle stronzate sulle donne che
come sono, dove tutti possano vederli e sentirli. E dovrebbero stare in cucina, e sui neri che sarebbe
giudicarli. E non sono stati in questo caso (come in meglio se tornassero a lavorare sui campi di cotone.
altri) pensieri che fanno onore. Si spezza il cuore a veder vincere un tipo simile…
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I CHAMPIONSHIPS SOTTO SOPRA

Simona Halep si concede


un momento di emozione
e di incredulità appena
conclusa la finale contro
Serena Williams. È la sua
seconda vittoria nello Slam

Fabio non è in giornata, e da numero dieci del Vedi, Fabio, la questione è un’altra. Nessuno po-
mondo fa sapere subito, sin dai primi colpi, che la trebbe pensare davvero che la frase sulla bomba sia
scelta di metterlo sul campo numero 14 non la con- sincera, ci mancherebbe. Tutti sappiamo che è una
divide, perché è un rettangolo d’erba arato dai troppi sciocchezza mal pensata e mal detta. Ma ci sono
match già ospitati, sul quale si scivola, ci si può fare frasi che non si possono accettare. Non sulle bombe,
male. E ha ragione Fognini a non essere contento, e non in una città che per le bombe ha tanto sofferto.
a dirlo all’arbitro Carlos Ramos, più volte. Si sfoga, Lo sport non dà il diritto di non pensare a ciò che si
ma la partita continua a sfuggirgli, anche perché dice. E gli atleti non sono scusabili a prescindere.
Sandgren la sta giocando bene, nonostante l’aspetto
fisico sia più da birraio che da tennista. Il secondo Alla fine, Matteo
set potrebbe rimettere in gioco il nostro, ma gli Berrettini l’incontro
sfugge anche quello, dopo un lungo inseguimento ravvicinato di terzo
al tie break. No, non è giornata. Le lamentele ripren- tipo con l’alieno Federer l’ha avuto. L’ha cercato, l’ha
dono e fra di esse si fa largo la frase che era meglio inseguito e quando l’ha raggiunto si è sentito mor-
non dire. dere gli addominali dalla “strizza”. Capita. Tutto in
«Mi devo scusare? Certo, lo faccio, se qualcuno una volta, il Centre Court e il Più Grande, possono
si è sentito offeso, mi scuso, non c’è problema». La creare delle emozioni alle quali un giovane può non
sala stampa si riempie di giornalisti inglesi. L’unica essere abituato. Peccato, però, perché Matteo ha
domanda è su quella frase. Fognini si difende: giocato una stagione da vero erbivoro, ribadendo
«Quando si gioca l’adrenalina gira a mille e si dicono anche a Wimbledon (la vittoria al 5° su Schwar-
frasi che non si pensano». tzmann) i suoi buoni diritti, e raggiungendo gli ottavi.
Dunque sul campo si può dire qualsiasi cosa? Il quinto italiano a spingersi fin là in Era Open.

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IL CASO. ROGER FEDERER,


PERDERE DOPO AVER VINTO

La storia
Può definirsi una storia romantica o una storia “horror”, a seconda dei punti di vista.
È di certo una storia di tennis, lo sport più crudele che esista.
Che tradisce anche il più vincente di tutti... Per 24 volte, addirittura, da quando è nel Tour

P
delle occasioni
perdute
assano molti aerei sopra South West 19.
Ne passano con traiettorie diverse e la maggior parte
degli spettatori sul Centre Court non se ne cura, è più im-
da Wimbledon portante un servizio a uscire o un recupero di rovescio,
ROSSANA gli occhi sono fissi. Fissi malgrado siano ormai più di quat-
CAPOBIANCO tro ore che quei due, Federer e Djokovic, giocano a inter-
valli quella che sarà poi definita una della più grandi – se
non la più grande – finali di Wimbledon di sempre, non con tutte le ragioni.
C’è qualcuno che quegli aerei li guarda, dura poco la distrazione ma talvolta è necessaria,
tale è l’intensità di una partita che ha difetti ma un confronto di stili e di volontà che nasconde
le imperfezioni, in un tardo pomeriggio che si appresta a diventare fresco, con quei tramonti
rosa colmi di brezza oceanica che ogni tanto Londra d’estate ti regala.
Una pausa la teme e la desidera probabilmente anche Roger Federer, il figlio prediletto dei
nobili e dei reali inglesi, ogni volta presenti in massa ad accoglierlo, coccolarlo, farlo proprio,

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IL CASO. ROGER FEDERER,


PERDERE DOPO AVER VINTO
adottarlo dalle Alpi svizzere

È successo 24 volte...
nelle quali poi lui si rifugerà.
Una pausa prima di servire. Dal match point alla sconfitta
Una pausa per pensare a cosa
è meglio fare, per capire che
oggi non ha giocato la sua mi-
glior partita e che, nonostante
questo, è riuscito alla distanza ANNO TORNEO MATCH AVVERSARIO MATCH
POINT
a strappare le convinzioni e le
sicurezze di Djokovic e portare 2019 Wimbledon Finale Djokovic 2
nelle sue preziose mani quel 2019 Madrid Quarti di finale Thiem 2
passo dal traguardo massimo,
dal trionfo, dalla gloria che non 2018 Wimbledon Quarti di finale Anderson 1
finisce mai. 2018 Indian Wells Finale Del Potro 3
Una pausa per capire che
due giorni prima ha metaboliz- 2017 Stoccarda Primo turno Haas 1
zato e vendicato definitiva- 2017 Dubai Primo turno Donskoy 3
mente un incubo durato undici 2016 Stoccarda Semifinale Thiem 2
anni, quella corona che Nadal si
era preso e che lui, due lustri 2015 Madrid Secondo turno Kyrgios 2
dopo, si è ripreso con coraggio 2014 Roma Secondo turno Chardy 1
e trasformazioni, non solo in se-
mifinale in quello stesso torneo. 2013 Dubai Semifinale Berdych 1
Ma a Roger Federer le 2011 Us Open Semifinale Djokovic 2
pause non piacciono, Roger Fe-
2010 Parigi Bercy Semifinale Monfils 5
derer ama andare veloce,
anche se davanti ha un muro, 2010 Us Open Semifinale Djokovic 2
anche se non è logico, anche se 2010 Miami Primo turno Berdych 1
non è un tennis percentuale,
anche se visto il momento, è 2010 Indian Wells Terzo turno Baghdatis 3
difficile che quel colpo abbia 2006 Roma Finale Nadal 2
grosso margine di riuscita.
Roger Federer è un tennista 2005 Monte Carlo Quarti di finale Gasquet 3
emotivo. Sono fasulli e ingan- 2005 Australian Open Semifinale Safin 1
nevoli i tempi in cui qualcuno lo 2003 Miami Quarti di finale A. Costa 3
chiamava “Frigidaire” e lo ac-
cusava di non procurare alcuna 2002 Rotterdam Quarti di finale Escudé 1
emozione: è vero, ha dovuto 2002 Australian Open Primo turno Haas 1
quasi “violentarsi” per mante-
nere calma, concentrazione; la 2001 Parigi Bercy Secondo turno Novak 1
natura però non la stravolgi e 2001 Halle Quarti di finale Rafter 1
nel corso del tempo, quando
2000 Vienna Semifinale Henman 2
non ha più dovuto preoccuparsi
di tenere la vetta e dominare, è È successo... • in Finale 3 volte • in Semifinale 7 volte • nei Quarti
tornato al “sentimento tenni- 6 volte • in 3° Turno 1 volta • in 2° Turno 3 volte • in 1° Turno 4 volte
stico” per reinventarsi e durare
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più a lungo, perdendo però parte di quella freddezza che a fatica era riuscito ad acquisire. Chi dei due gemelli?
Sono due facce della stessa medaglia che non accettano compromessi se non di rado, Leo o Lennart?
Chiediamo scusa,
quando il fato o il caso giocano la loro carta. non siamo in grado
Federer non si ferma troppo, pensa a qualcos’altro: prima che il tempo per riposare di stabilirlo. Anche
perché le boccacce
scada è già lì, vuole finire in fretta, vuole correre e provare il brivido di quella corsa. Il muro le fanno entrambi,
che ha davanti è gelido e mai rassegnato a cadere. Accetta di essere abbattuto ma di tanto più quando
certo non cadrà da solo. il padre non vince...
Durante i Championship point serve e prova
a giocare il dritto; il primo se lo ritrova tra i piedi
e lo butta fuori. Il secondo ha voglia di scaraven-
tarlo di là e andare avanti, vada come vada: va
che il muro è troppo solido per essere buttato
giù da un colpo molle, non troppo profondo.
È a quel punto che si capisce che, seppure
in maniera diversa, quello che è accaduto a New
York nel 2011, si ripeterà.
Federer non ama le pause ma a differenza
di qualche anno fa non è disposto a rinunciare
facendosi travolgere dall’inerzia e dalla delu-
sione. Resisterà fino al momento decisivo sul 12
pari, perdendo un match nel quale le statistiche
sono tutte a suo favore: punti vinti, differenza tra
vincenti e errori, percentuali di servizio, palle
break… Ogni cosa, tranne il risultato finale. Questo è il modo in cui il tennis può essere lo sport più crudele.
Nella (non) esultanza di Novak Djokovic si vede tutta la differenza tra i due giocatori, quel contrasto che
in campo è fin troppo visibile, come fuori: Nole non alza nemmeno le braccia al cielo, guarda il suo angolo e
va a stringere la mano al suo avversario. Poi si ferma, lì in mezzo al campo, braccia sempre giù, uno sguardo
che quasi sfida il pubblico che ha – correttamente – tifato per Roger tutta la partita; a quel punto compie il
famoso rito di mangiare l’erba e tutto finisce lì, in un’atmosfera zeppa di gente attonita che non capisce
ancora che cosa sia accaduto e come sia potuto accadere, in un’indecisione collettiva tra l’essere felici per
aver visto un match del genere e la delusione per aver assistito alla sconfitta più inspiegabile del loro favorito,
tra gli applausi di stima al serbo e qualche lacrima che scende per Federer, avvolto da una nube scura ma
pacata, quella che non promette temporali ma solo, al massimo, una pioggerella fastidiosa, tipica di quelle
parti. È il classico stato d’animo di chi è ancora sotto shock, anche se una parte di sé ha compreso quello
che è successo.
Sono tante le partite in 19 anni che Federer ha perso sprecando matchpoint: sei sono avvenute nei tornei
dello Slam, due volte a Wimbledon, due agli US Open, due agli Australian Open.
In tre occasioni si trattava anche di Championships Point: a Wimbledon quest’anno, a Indian Wells nel
2018 e a Roma nel 2006.
Diversa la gravità di spreco sul proprio servizio come nell’ultima partita, contro Del Porto a Indian Wells e
sempre contro Djokovic a New York nel 2011.
Quell’altra metà di Federer che fa innamorare la gente è “umana, troppo umana”.
Quella contraddizione tra il superamento delle leggi della fisica e la paura di perdere, la contrapposizione
tra il fragile sublime estetico e riuscire a vincere comunque, in mezzo a occasioni sprecate e un equilibrio
precario.
Sono cose che ci mancheranno, in futuro. Sono cose che però, rivedremo molto presto.
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ALTA DEFINIZIONE di stefano meloccaro

Quel rito
collettivo
chiamato

I
Wimbledon
primi giorni sono i migliori, per via dell'erba ancora intatta. Prima che le suole
ruvide dei tennisti la maltrattino fino a ingiallirla definitivamente. A inizio del
torneo il nitore lascia esterrefatti. Wimbledon è il posto dove tutto è perfetto,
paradossale che proprio il suo simbolo per eccellenza, col passare dei giorni,
abbrutisca di conseguenza. Il verde brillante che diviene bruciaticcio, le zolle a
fondocampo che diventano buche. Tutto intorno però ne resterà ancora di erba,
sempre alta 8 millimetri, come si conviene.
Rubrica a cura di Se varcate per la prima volta i Doherty Gates, vi colpiranno i suoni. L'on-
STEFANO nipresente scoppiettio di palle, per via del gran numero di partite in contempo-
MELOCCARO ranea su campi ravvicinati. Spesso separati solo da teloni verde scuro. A
passeggio per i corridoi che costeggiano i rettangoli è un ribollire, sembrano
fuochi d'artificio. Moltitudini variopinte di spettatori cosmopoliti si aggirano nel frattempo tra vialetti sim-
metrici, alla ricerca di una seduta sulle panche in legno. Sorseggiano Pimm's, lo sprizz all'inglese. Degu-
stano strawberries and cream, ma la panna non è quella che ci si aspetterebbe. Avete presente una palla
di gelato alla crema lasciato a sciogliere in una cop-
petta? Ecco, sulle fragole mettono proprio quello.
Ogni scorcio merita uno scatto, una riflessione, un gli spazi, ma è questione di gusti. Potreste restare
approfondimento. È tutto dannatamente, britanni- estasiati anche dalle onnipresenti petunie bianche
camente bello. Io adoro il saliscendi di corde bian- e viola, dall'assenza di sponsor sui teloni, più ba-
che che scorrono tra occhielli dorati per delimitare nalmente dal bianco assoluto dei giocatori.

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Procurarsi un biglietto per il Centre Court non Connors, Evert, McEnroe, Becker, Navratilova, Sam-
è impresa facile, ma durante la prima settimana pras, Ivanisevic e Federer, nessuno escluso.
sono frequenti anche battaglie memorabili giocate
in luoghi reconditi. Non è importante quali siano i Chi vuole provare questa esperienza religiosa
protagonisti. Conta il tennis, cioè Wimbledon. Il deve pensarci per tempo, partecipando al ballot
suono ovattato di tutto. La palla che tocca terra, gli (sorteggio) sul sito ufficiale, l'anno precedente. Un
applausi educati in tribuna, le esultanze davanti al colpo di fortuna e ti arriva il tagliando a casa per
maxischermo di Henman Hill, gli oooh di meraviglia raccomandata. A bonifico effettuato, ci manche-
dopo un colpo spettacolare sul 9, se qualcuno sci- rebbe. Alternativa bohémienne è mettersi in fila, il
vola sul 16. Non c'è mai un rumore molesto a Wim- celebre queueing, che qui incontra ancora moltis-
bledon. Cammini a fianco del Centrale durante la simo.
finale e non senti alcunché provenire dall'interno. Ci vuole il fisico, parecchio anche. Dopo una
Là dentro stanno scrivendo la storia, fuori pare il de- notte all'addiaccio (dormire in tenda è consentito)
serto. Non si sa come, ma qui accade. varcherete i cancelli col sole già alto. Se sarete so-
pravvissuti, beninteso. Considerate il re-selling, se
Il Centre Court è spesso definito il tempio del vi accontentate di una mezza giornata. Ma la fila
tennis: lo è. L'appassionato ha il dovere morale di (ancora) per i biglietti usati si può fare solo se sei
utilizzare ogni mezzo lecito conosciuto per varcarne già dentro, siamo da capo. A Wimbledon i miracoli
la soglia Tetto a parte, l'aspetto generale è invariato sono sempre possibili. Anni fa ero all'ingresso e un
rispetto al 1922, anno della sua costruzione. tizio uscendo mi fa: toh, ti cedo il mio per il Centrale,
Quando sei dentro per la prima volta appaiono Borg, io ho da fare.

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ALTA DEFINIZIONE di stefano meloccaro

Atipici, gli inglesi, per loro non è questione di scarpe perché erano arancioni. Ma Serena Williams
tennis, piuttosto di rito collettivo. Qualcosa tra il palio giocava con culotte fucsia.
di Siena e la festa del santo patrono; un dovere a
metà tra religioso e pagano, un segno di apparte- Le palle usate vengono rivendute per finan-
nenza. Amore per la tradizione e le cose belle. I sud- ziare la fondazione benefica del Club. La fermata
diti di Sua Maestà riempiono il Club a prescindere, giusta della metro è Southfields, non fatevi ricono-
pure quando non vince nessuno dei loro, è successo scere scendendo a Wimbledon Park, quella dopo.
per decenni. Murray è britannico quando alza la Da 9 anni c'è la nuova tradizione del caffe Lavazza.
coppa e scozzese quando perde. Spalti gremiti Risolto anche uno dei principali problemi del turista
anche per l'ultimo dei doppi misti, roba che altrove tipical italian. Un caffè dopo la settima ora conse-
non trovi manco i parenti. Poi ci sono i tetti, che fino cutiva di tennis, ci sta bene. SW19 è il cap londinese
a qualche anno fa pareva blasfemo solo parlarne. del quartiere, uno dei sinonimi più usati per non ri-
Dal 2009 sul Centrale, dal 2019 sul Campo 1. Storia petete sempre la parola "Wimbledon". Che però è
e futuro sempre a braccetto, con qualche contrad- bella quanto questo posto, pieno di ragazze svestite,
dizione. La domenica di mezzo non si gioca, per tra- signore panciute col cappellino, giovanotti coi capelli
dizione. Anzi sì, se la prima settimana è stata molto strani, boccali di birra in plastica da gettare negli
piovosa. Sui campi niente volgari scritte pubblicita- appositi contenitori per il riciclo. C'è anche l'orche-
rie come negli altri Grand Slam. Gli sponsor ci sono, strina jazz, che a metà pomeriggio suona nella zona
eccome. Ma discreti, quasi nascosti, dato che a food dietro il Centrale, non distante dalla statua di
Wimbledon l'eleganza non è importante, è l'unica Fred Perry. Che fu l'ultimo britannico a vincere il tor-
cosa che conta. Il bianco obbligatorio dei tennisti, in neo maschile prima di Andy Murray. 77 anni prima.
qualsiasi altro posto al mondo, li assimilerebbe a Anzi no, c'era stata Virginia Wade nel 1977, che ri-
degenti dell'ospedale generale provinciale. Wimble- cevette il premio direttamente dalla Regina, in oc-
don li trasforma in essenza di stile. Qualche anno fa casione del centenario. E adesso basta, sapete
a Roger Federer fecero cambiare le suole delle davvero tutto.
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L’ANALISI di francesco posteraro
Confronti. Fra le valutazioni su una
finale gettata al vento, anche quella
sui cambiamenti subiti da Wimbledon

S
Ditemi... Chi lo avrebbe
DALLA PARTE DI ROGER

battuto se i prati fossero


rimasti quelli di una volta?
arebbe stata la vittoria più bella ed esaltante. Sarebbe
stata l’impresa più incredibile, la conquista dell’alloro più
ambito e più prestigioso. Sarebbe stata la pagina più glo-
riosa della straordinaria carriera di Roger Federer.
Avrebbe messo il suggello definitivo alla sua leggenda.
Avrebbe posto fine, una volta per tutte, all’interminabile
dibattito su chi debba essere considerato il GOAT, il gio-
catore di tennis più forte di sempre. Con ogni probabilità,
a cura di avrebbe anche messo al riparo dagli assalti dei più gio-
FRANCESCO vani rivali il suo primato di titoli nei tornei dello Slam.
POSTERARO È stata, invece, la sconfitta più amara, la delusione
più cocente, la più difficile da accettare, quella da cui
sarà più arduo riprendersi. E non tanto per la battuta d’arresto in sé, ma per il modo
in cui è maturata, per le circostanze che hanno decretato l’esito, per le occasioni
mancate che non cesseranno forse mai di alimentare un acre sentimento di ram-
marico nell’animo del campione.
Dopo la performance superlativa che gli ha
permesso di superare con pieno merito Nadal in
una intensissima semifinale, anche contro Djokovic a 74%) sia con la seconda (51% a 47%). È andato
Federer ha giocato un grande match. Tranne che assai più spesso a rete, ricavandone una quota
per il risultato finale, tutti i numeri dell’incontro par- elevatissima di punti (addirittura il 78%, 51 su 65.
lano a suo favore. Roger si è aggiudicato quattro Per Djokovic 24 su 38, per una media del 63%, co-
game in più del suo avversario (36 a 32). Ha tota- munque positiva ma decisamente inferiore). Ha
lizzato ben quattordici punti in più (218 a 204). Ha concesso un minor numero di palle-break – la
fatto registrare un saldo di gran lunga migliore prima addirittura nell’ottavo game del quarto set,
nella differenza tra vincenti ed errori non forzati: dopo quasi tre ore di gioco! – e ne ha trasformate
+32 (94 a 62) contro +2 (54 a 52) di Djokovic. Ha una percentuale maggiore: 7 su 13 (il 54%) per lui,
avuto un rendimento nettamente superiore alla 3 su 8 (il 37%) per il serbo. Infine, ha ottenuto il
battuta: 25 aces e 6 doppi falli per lui, 10 aces e 9 36% dei punti in risposta contro il 32% dell’avver-
doppi falli per Nole. Ha anche servito, sia pure di sario.
poco, una più alta percentuale di prime palle (63% Non è tutto. Le cifre, per quanto eloquenti, non
a 62%) e ha fatto più punti sia con la prima (79% possono dare l’idea dello spettacolo offerto sul

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campo dall’inimitabile talento del fuoriclasse sviz- perfici. Non bastassero le velocità supersoniche ot-
zero. Solidissimo in battuta (tranne che nei mo- tenute con le racchette moderne, campi rallentati
menti decisivi del match, purtroppo!), capace – e palline più pesanti hanno stravolto le caratteri-
come già contro Nadal – di reggere alla pari lo stiche del tennis sui prati, a tutto danno del gioco
scambio dal fondo, autore con entrambi i fonda- d’attacco, della varietà degli schemi e dello spet-
mentali, grazie all’eccezionale senso dell’anticipo, tacolo.
di soluzioni vincenti precluse a ogni altro, Federer Chiusa questa parentesi, e tornando al match,
ha dispensato vere e proprie magie, quasi ai limiti ci si chiederà come mai questo Federer abbia finito
dell’impossibile, in volée e in demi-volée. Tanto da per perderlo. Una ragione di fondamentale impor-
indurre a credere che il suo bottino di titoli nei tanza, ovviamente, si chiama Novak Djokovic, un
Championships avrebbe potuto essere finanche altro dei tre fenomeni che stanno lasciando un’im-
doppio, se gli organizzatori non avessero sciagu- pronta indelebile nella storia non solo del tennis,
ratamente deciso, anni or sono, di adoperarsi per ma più in generale in quella dello sport. Il numero
uniformare quanto più possibile l’erba alle altre su- uno del mondo – non è scoperta di oggi – è il gio-

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L’ANALISI di francesco posteraro

catore più solido che esista. Non regala mai nulla Federer è arrivato al gioco decisivo avendo ceduto
e sottopone l’avversario a una pressione costante, meno punti del suo avversario sulla propria battuta
in grado com’è di ribaltare a suo favore l’inerzia e dopo essere stato l’unico a ottenere una palla
dello scambio in ogni momento grazie alla straor- break (che nel terzo era anche set point). Poi, però,
dinaria mobilità e alla profondità dei colpi. Nole è ha commesso ben cinque errori non forzati nel tie-
sempre rimasto saldamente in partita, costrin- break del primo set e quattro in quello del terzo.
gendo Federer, per fare altrettanto, a ricorrere a Lo spreco è stato evidente soprattutto nella prima
tutte le risorse del suo inesauribile repertorio tec- frazione: basti pensare che, pur avendo buttato via
nico. due punti già quasi vinti, i primi giocati sul servizio
Riconosciuti a Djokovic i suoi grandi meriti, non di Djokovic, lo svizzero si era trovato a condurre
credo tuttavia che gli sarebbero bastati per alzare per 5 a 3! Altri tre errori gratuiti hanno quindi con-
al cielo la coppa se i meccanismi di Federer non segnato il set al suo avversario. Un passaggio a
si fossero inceppati proprio nelle fasi più delicate vuoto difficilmente spiegabile, senza il quale
del match. Non mi riferisco solo ai due match point adesso staremmo probabilmente raccontando
consecutivi sul proprio servizio mancati sull’8 a 7 un’altra storia.
del quinto set, dei quali parlerò fra breve. Le incer- Che dire, poi, dei due match point andati in
tezze mostrate da Roger nei tre tie-break – tutti fumo? È un evento a dir poco insolito perdere la
persi! – hanno inciso ugualmente sull’economia finale di un Major dopo aver avuto uno o più match
dell’incontro. Sia nel primo sia nel terzo parziale point a favore. A Wimbledon era accaduto per l’ul-

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tima volta a John Bromwich contro Bob Falkenburg quistarsi a forza di incredibili prodezze due palle
nel lontano 1948, ben settantuno anni fa. Federer, break non consecutive sull’11 pari. Ma Nole le ha
peraltro, ha subito più di una sconfitta dopo essere annullate entrambe con coraggio e con merito. Il suo
arrivato alla palla del match: soltanto negli Slam gli braccio non ha tremato. Il tie-break conclusivo – gio-
è capitato in altre cinque occasioni. Questa, però, è cato sul 12 pari in virtù di una cervellotica decisione
di gran lunga più dolorosa di tutte. adottata quest’anno dagli organizzatori – non ha
Purtroppo per lui, Roger ha di che rammaricarsi: avuto storia.
in entrambi i punti avrebbe potuto – e dovuto – fare Mi rendo conto di aver dato allo sconfitto uno
di più e meglio. Lo hanno tradito prima un diritto in- spazio molto più ampio di quello riservato al vinci-
side-out in uscita dal servizio finito di poco in corri- tore. Questo forse non è del tutto conforme alle re-
doio, poi un attacco poco profondo con il quale si è gole del giornalismo, ma credo che possa almeno in
esposto al passante di diritto incrociato che Djokovic parte giustificarmi l’eccezionalità delle circostanze.
ha diretto con precisione chirurgica nei pressi della Un immenso fuoriclasse ormai trentottenne, il più ti-
linea laterale. Raggiunto sul 40 pari, nei due punti tolato e – a parere di molti – il più grande d’ogni
successivi il vecchio campione è sembrato quasi ar- epoca, respinto per un nonnulla a meno di un soffio
rendersi, come soverchiato dalla delusione, la- dalla conquista dell’ultimo traguardo.
sciando al suo galvanizzato rivale l’iniziativa negli È solo sport, è vero.
scambi e l’opportunità di riaprire l’incontro. Un’ultima Ma lo sport – sosteneva Gianni Brera – è la ma-
fiammata d’orgoglio lo ha portato, poco dopo, a con- teria più adatta per un epos dei nostri tempi.

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L’ANALISI di dario torromeo
Confronti. Ha dimostrato a più riprese
tutte le sue doti, ha vinto 16 Slam, ma
pochi lo ritengono degno di un posto a corte

C’
Ditemi... Cosa altro deve
DALLA PARTE DI NOvak

fare Nole per non essere


considerato un imbucato?
è stato un tempo, più o meno otto anni fa, in cui pensavo che a Novak Djokovic
sarebbe bastato trovare un nemico. Un rivale contro cui lottare. Gli sarebbe ba-
stato per scalare una classifica che non si fa solo con i risultati. Quella della
popolarità, dell’amore assoluto del pubblico. Non bastano le vittorie sul campo
per conquistare la folla. Autentici campioni non ci sono mai riusciti. Speravo in
un atteggiamento ostile, nella dichiarazione di guerra di parte del popolo del
tennis per quel giocatore serbo che già mi piaceva tanto. Perché si insulta, lo
sappiamo, chi si teme.
a cura di Ma poi mi dicevo che il tennis ha da sempre combattuto questa mentalità.
DARIO La sportività degli appassionati, è cosa nota, regala affetto a chi lo merita. È
TORROMEO nel regolamento non scritto di questo sport, nella limpidezza comportamentale
dei gesti bianchi.
Mi sbagliavo.
Domenica 14 luglio 2019, sul Centrale di Wimbledon, ho visto il teorema crollare e mi sono accorto
che al fenomeno di nome Nole non è stato neppure concesso il grado dell’antagonista. Il soggetto della
finale, nel bene e nel male, è stato sempre e soltanto Roger Federer.
Lo svizzero ha la capacità di esercitare, grazie a un fascino personale, un forte ascendente sugli altri
e di assumere la funzione di guida, di capo. In altre parole ha un carisma che Djokovic ancora insegue.
Per carità, il mito ha anche un modo unico di colpire la pallina, di cambiare ritmo, un rovescio d’artista,
l’abilità di giocare con la palla sempre davanti al corpo e non dietro come accade oggi nella maggior parte
dei casi. Ha uno stile moderno e antico allo stesso tempo. A quasi 38 anni mi sembra ancora rivoluzionario
nella semplicità con cui compie i gesti più complessi.
Tutto vero, incontestabile. Ma l’altro avrebbe meritato almeno maggior attenzione, rispetto. Stava fa-
cendo una partita fantastica! E invece c’è stata una sola chiave di lettura per quella sfida.
Forza Roger e via andare.

È stato un tifo imbarazzante.


Così a senso unico che il serbo ha detto di essersi impegnato in una sorta di forzatura psicologica, di
avere spinto la mente a pensare che tutte quelle urla in favore di Federer in realtà non fossero altro che
dei No-le No-le a lui dedicati. Un transfert imbarazzante.
Non riceveva incitamenti, e allora tanto valeva immaginarli.
Rafa Nadal e soprattutto Roger Federer hanno occupato ogni spazio libero di questo sport, al punto

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che fin quando saranno competitivi per gli altri non ci sarà posto nell’universo del
tifo. Noi portiamo le racchette, se non volete giocare potete starvene a casa.
Eppure Djokovic conduce 26-22 negli scontri diretti con Federer, 28-26 quelli
con Nadal. È il numero 1 del mondo, ha vinto 16 Slam (è a due dallo spagnolo, a
quattro dallo svizzero). Ed è un anno più giovane di Rafa, sei di Roger. E, in aggiunta,
a me sembra anche meno logoro di entrambi.
Lo hanno applaudito quando proprio non potevano farne a meno.
Ha recuperato, rialzato sopra la rete e rispedito al mittente fino a fare punto, palle
che avevano già fatto mezzo metro di buco nel campo. Ha sparato passanti da in-
canto. È stato, secondo set a parte, di una consistenza pazzesca. Ha giocato sullo
stesso livello dell’altro.
Per Roger il delirio, per Nole qualche sorriso.
Pensavo gli bastasse un nemico, un rivale, per diventare un idolo. Ora di nemici
ne ha due, ma resta sempre e comunque un passo indietro nell’amore della gente.

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L’ANALISI di dario torromeo
Il pasto “vegano” Sembra che il tennis appartenga solo a quei signori.
del vincitore sull’erba
dei Championships 2019
Freno un attimo. Non vorrei essere frainteso.
Novak Djokovic, mastica Di Roger Federer ho già detto, è la sublimazione di questo sport.
qualche filo di erba Rafa Nadal è forza pura, ma ha anche la tecnica per trasformare ogni colpo
al termine della finale
più lunga della storia in un vincente, ha potenza di braccia e gambe capaci di raggiungere in un attimo
di Wimbledon. È la sua ogni lato del campo. Ha fatto cose fantastiche in carriera.
quinta vittoria, lo Slam
numero sedici: a meno 2
Ma questo non vuol dire che Djokovic debba essere considerato un estra-
da Rafa e a –4 da Roger neo a corte, uno capitato tra i reali del tennis per caso. Ha vinto tutti e quattro i
tornei dello Slam e, almeno rispetto a Nadal (il 66% dei
successi al Roland Garros, sulla terra rossa), ha una mi-
gliore rendimento distribuito su ogni superficie.
Ma non è certo di valori sportivi che voglio par-
lare. Sto solo cercando di capire cosa manchi al serbo
per essere accettato come membro effettivo dei Fab
Three. Lui soffre, vorrebbe essere amato senza se e
senza ma, purtroppo però non riesce a entrare nel cuore
della gente. Lo ammirano, ma non lo amano. E questo
gli fa davvero male.
A fine match mi è sembrato che abbia voluto di-
videre gioia ed emozioni unicamente con il suo clan.
Credo sia stata una reazione naturale. Era appena stato
etichettato come rompi incantesimo. Volevano tutti la
vittoria di Federer, l’avevano assaporata, addirittura già
gustata al momento in cui lo svizzero ha raggiunto i due
Championship points.
E quel Nole lì aveva appena rovinato tutto…
Roger appartiene al popolo degli eletti. Anche chi non è un appassionato di tennis, quando c’è lui si
siede davanti alla televisione. Questo me lo fa sembrare incredibilmente vicino a un altro fuoriclasse as-
soluto: Muhammad Ali. Anche perché come Ali era in grado di mascherare la violenza dei pugni regalando
loro la purezza del gesto tecnico, così Federer fa nel tennis: colpisce la palla con violenza ma senza tra-
sformarsi in un picchiatore, lo fa senza mai involgarire la giocata che appare sempre elegante.
Questa sfida con Djokovic mi ha ricordato un favoloso match di tanto tempo fa, anche se in quella
storia il finale è stato tirato giù proprio come il popolo sognava.
Pensate se George Foreman avesse sconfitto Muhammad Ali a Kinshasa. Erano due campioni, ma Ali
era la leggenda. Pensate se Rumble in the jungle fosse finita con il più grande al tappeto e Big George a
festeggiare il ko. Di certo non ne staremmo ancora a parlare dopo quarantacinque anni.
Di questa finale di Wimbledon ne parleremo per sempre, ma solo perché tutti e due l’hanno giocata
a livelli spaziali. Tutti e due. Eppure non ho sentito nessuno fare il nome di Novak Djokovic come soggetto
predominante. È stato sempre e comunque messo in subordine a quello di Roger Federer. Quasi ci fossimo
scordati che alla fine Wimbledon 2019 l’ha vinto lui, come aveva già fatto altre quattro volte. E allora
perché a qualcuno sembra che Nole debba scusarsi per essersi infiltrato al ballo di corte?
Nel Regno Unito vige ancora la monarchia, quella della Regina Elisabetta II. Ma a Wimbledon il re è
Federer. Nole è andato a intaccarne il mito il 14 luglio, il giorno della presa della Bastiglia, il giorno del
trionfo della rivoluzione francese che proprio contro la monarchia si batteva.
Ma la vittoria del nuovo mondo, che tanto nuovo non è, non ha avuto il fragore che meritava. Cosa
altro dovrà fare Novak Nole Djokovic per essere universalmente considerato un nobile degno di un posto
a corte, e non l’infiltrato che rovina una bella storia?
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Cori.qxp_Layout 1 29/07/19 01:02 Pagina 1

PERSONAGGI. CORI GAUFF

N
Wimbledon era la passerella giusta e la 15enne

Anema e Cori
americana non l’ha fallita. Sa combattere, ha talento e cuore.
È giunta ai quarti dalle “quali”, e ha pianto per non essere riuscita
a battere l’ex n.1 Simona Halep. L’erede di Serena ha finalmente un volto

on sbagliare la cottura, sarà questo il pensiero fisso per i prossimi tre anni del
più incredibile Team che si sia mai visto dietro una ragazzina che gioca a tennis,
e guadagna più dollari che punti in classifica. Cori Gauff ha 15 anni e 4 mesi,
un posto in prima fila per il Manic Monday di oggi, quando incontrerà l’ex nu-
mero uno Simona Halep, un bel logo Barilla sulla maglietta e uno staff extra
large che la segue ovunque. Il box più casinaro e colorato che si sia mai visto
ai Championships, con libertà di incoraggiamenti urlati e di fischi in modula-
zione di frequenza, che va da papà Corey che giocava a basket alla Georgia
da Wimbledon State, a mamma Candy che ha un passato nell’atletica leggera, dai coach di
ROBERTO supporto messi a disposizione da Patrick Mouratoglou, che la segue ormai da
BARTOLOZZI cinque anni nella sua Accademia, fino ai
manager della Team8 di Roger Fe-
derer che le ha regalato il logo Barilla (da un milione di
dollari l’anno, si dice). Un investimento sul futuro,
anche se la giovane Cori di pennette e spaghetti
al dente sa ancora poco, e li condirebbe volen-
tieri con improbabili salse che farebbero im-
pallidire chef Oldani. È il domani che conta,
perché Cori sarà numero uno, questo è
certo.
«È il mio obiettivo diventare la più
forte», dice la bimba che già supera il
metro e ottanta, «ma non so quando e
come accadrà. Papà mi ha sempre detto
che in campo devo occuparmi di ciò che
posso controllare. Ogni cosa a suo tempo».
«Nessun paragone con Serena», avverte
Mouratoglou, che della Williams è il coach,
«non avrebbe senso, anche perché di Serena
ce n’è una sola. Cori è venuta da noi all’età di
dieci anni, l’abbiamo vista crescere e sappiamo
che possiede quelle doti naturali che non si pos-
sono insegnare: non molla mai e ha un fisico
nato per fare sport».
Non molla, no. Se ne sono accorte anche
le avversarie. A cominciare da Venus, cui

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Cori.qxp_Layout 1 29/07/19 01:02 Pagina 2

Cori somiglia un bel po’. Ha ingaggiato battaglia e


quando ha capito che sugli scambi veloci non avrebbe
avuto ragione, si è assestata su una diversa velocità
di crociera, accettando di soffrire anche venti scambi
per ottenere il punto. Ha passato le qualifiche e rag-
giunto gli ottavi, ha perso solo un set, contro Polona
Hercog che la dominava sulla potenza dei colpi («Io PRECOCE
devo ancora crescere, arriverà anche la forza dei mu- Nata ad Atlanta
scoli», dice, già preparata alla domanda), e che alla il 13 marzo 2004,
Cori Gauff
fine ha costretto a una ragnatela di scambi tale da sof- ha debuttato
focarla. nel Tour a Miami
e ha raggiunto
«No, Simona Halep non mi preoccupa», aveva detto la 141ª posizione
prima del match dei quarti contro la rumena ex nu- nel ranking
mero uno. «Forse mi batterà, ma non vado in campo
per perdere, contro nessuna. Vada come vada, il mio
Wimbledon ha già un senso così». Analisi giusta, e
forse anche la premonizione
che il bel percorso ai
Championships stesse per
terminare. E infatti, così è an-
data... Cori ha alzato bandiera
bianca, accompagnata dagli ap-
plausi dei genitori. Hanno capito su-
bito, mam- ma Candy e papà Corey, e
con il loro tifo un po’ strampalato, tra fischi
di apprezzamento e una mezza ola eseguita un
po’ alla buona, le hanno inviato messaggi rasserenanti
e distensivi. Va tutto bene piccola, stavolta era giusto
perdere, sei già andata oltre, nessuno pensava che tu
dovessi vincere il torneo… I signori Gauff lo sanno,
Coco è ancora nell’età del divertimento, inutile spin-
gere di più sull’acceleratore, far pesare oltre modo una
sconfitta che giunge contro una Simona Halep, che
lassù, in alto, ha ormai imparato a starci. Ma lei c’è ri-
masta male lo stesso. Si è sentita ferita per non essere
stata brava come negli altri match, delusa per aver
sprecato, disperata per le occasioni gettate al vento.
Cori ci credeva, lei non stava giocando con la Bar-
bie tennista, faceva sul serio. Si era convinta che i
Championships, in poche partite, l’avessero issata al
livello delle altre, delle più forti. Non è ancora così, ma
quasi...
Per i prossimi tre anni il tennis di Cori sarà regolato
dal Capriati Rule, che impedisce ai troppo giovani di
svolgere attività completa. Poi l’erede di Serena avrà
forse un volto definitivo.

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D'Adamo e Beretta.qxp_Layout 1 29/07/19 01:58 Pagina 1

BORDO CAMPO di massimo d’adamo


La finale si è appena conclusa. SUlo sfondo del grande
tabellone segna punti, Novak Djokovic indica il suo Team
dedicandogli la vittoria appena conquistata

È vero, i colpi migliori li ha giocati Federer, ma non basta questo

Q
per sostenere che avrebbe meritato di vincere. Lo svizzero ha lastricato
il proprio cammino di errori, e troppe volte ha abbassato la guardia.

Non esiste lo Slam


Djokovic invece ha giocato con grande concretezza dall’inizio alla fine

dell’eterna giovinezza
uando l’adrenalina era una perfetta sconosciuta, nes-
suno poteva spiegare gli alti e bassi della prestazione,
artistica o sportiva che fosse. Fu un nipponico a isolarla
nel 1904 riconducendola a un neurotrasmettitore del
“simpatico”, intimo inquilino del sistema nervoso.
Gli effetti sono noti: accelerazione del ritmo car-
diaco, dilatazione dei vasi muscolari, aumento della
pressione arteriosa, incremento dell'attività bronchiale.
Rubrica a cura di Un'esemplificazione la riassume come la reazione a fat-
MASSIMO tori negativi, qualcosa che fa spalancare gli occhi e au-
D’ADAMO mentare l’impegno. Un effetto che può replicarsi più
volte nell'arco di un match anche se, una volta in cir-
colo, la durata non va oltre un paio di minuti: quel che basta per macinare una
manciata di punti utili a tirarsi fuori dai guai.

Ma un pizzico di pazienza in più, no?


Circa il suo migliore uso, non c’è immagine più esplicativa della finale appena
andata in onda a Wimbledon, in cui Federer ha sempre abbassato la guardia sui
punti del pari giocando frettoloso o facendo la cosa più rischiosa. Una situazione
la parità, invece, in cui, l’ormone deve suggerire la cosa più concreta, un pizzico
di pazienza in più e colpi giocati duro a una buona metrata dalle righe. Un mo-
mento meno lirico ma utile a portare a casa punti importanti che facciano del
giocatore una lepre fuggitiva invece che un quattrozampe inseguitore.
Aggiungo che, prima come coach, poi come opinionista, ho maturato la con-
vinzione che è un brutto segno quando per fare i punti si ricorre sempre a cose
straordinarie. Non regge! Senza nulla togliere al suo lato artistico, il tennis dello
svizzero ha peccato di lirismo quando c’era bisogno di pragmatismo.

Al serbo i punti più importanti


Quindici punti in più rispetto a Djokovic nel conteggio finale, dicono che i più
importanti hanno raggiunto il serbo, così come 51 successi a rete su 65 attacchi

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BORDO CAMPO di massimo d’adamo


Il fatto che Federer abbia ottenuto 15 punti in più
rispetto a Djokovic, può significare dominio, ma anche
che i colpi più importanti li ha messi a segno il serbo
dovevano suggerire una gestione tattica lontana da scambi troppo prolungati. Djokovic sottolinea
un punto vincente
Col senno del poi, direi che l’adrenalina ha deciso per lui spingendolo a qual- con una mossa
che errore di troppo ma anche a rapimenti astrali irraggiungibili vissuti grazie al quasi da torero.
supporto di ghiandole surrenali in piena attività e alla sana complicità di uno Il serbo ha portato
a 26 i suoi successi
straordinario Nole. sullo svizzero,
fermo a quota 22.
In 20 occasioni
Chi non ha pensato alla Nona di Federer? le sfide fra i due
Peccato, perché tutti contavamo su quello slam foriero di eterna giovinezza: si sono consumate
alzi la mano chi non ha pensato alla nona di Federer! In cuor mio, confesso di in una finale
aver evocato anche il buon Beethoven,
immaginandolo alle prese con quell’ul-
tima sinfonia finita senza udirne più le
note.
Quattro Movimenti che spaziando
da ‘Allegro’ a ‘Vivace’, da ‘Adagio’ a
‘Maestoso, hanno regalato al mondo la
più bella delle composizioni. Così come
l'epilogo in Church Road ha offerto al
popolo tennistico un’esibizione in cre-
scendo da ascrivere negli annali di que-
sto sport.
Ai quattro Movimenti del genio ger-
manico, il campo ne ha aggiunto un
altro nel quale, pur suonando il servizio,
un Federer poco 'Allegro' ha sacrificato
a frettolosa adrenalina i diabolici due
match point sull’8/7 al quinto. Djokovic
non si è fatto pregare e in preda a or-
moni armati di bazooka l’ha tirata per
le lunghe fino allo squillo maestoso che
l’ha visto vincitore.

Una pagina indelebile di tennis


Neanche l’intervista di rito ha di-
stolto l’ex bambino di Belgrado dal prezioso calice color dell’oro. Forse gliel’hanno tolto una volta
nella players’lounge, ma non ci giurerei. Contrariamente al vaso di Pandora, quell’ampolla lucente
stretta forte al petto, riserva al serbo un grande presente e un futuro luminoso.
A scoperchiarla, invece che i mali del mondo, ne uscirebbero le tante voci di chi su quell’erba
secolare ha scritto pagine indelebili di grande tennis.
E in un afflato corale da grande sinfonia, ne verrebbe fuori una sola parola: bravoooo!!!

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I PRIMI OTTAVI DI MATTEO


Matteo Berrettini si protende nel disperato tentativo
di ribattere a uno dei servizi di Federer

Un torneo importante quello del romano che entra a buon diritto nel Club degli azzurri

Stavolta il cuore batteva

N
che hanno raggiunto gli ottavi a Wimbledon (Panatta, Sanguinetti, Pozzi e Seppi gli altri quattro
in Era Open) e mette a nudo degli aspetti su cui lavorare a fondo, come quello emotivo

più forte di Berrettini


on c’è rimedio al cuore che batte. Ti sconquassa dentro e bussa, sempre di
più e sempre più forte. Sembra quasi chiedere che qualcuno gli apra la porta,
per andarsene via da quel corpo che s’è fatto troppo piccolo e non riesce
più a contenerlo.
Succede, anche ai migliori. Anche a Berrettini, che è giovane, e nel
gruppo dei migliori ci sta arrivando, ma è esposto alle pulsioni forti, alle
emozioni che vanno in circolo e che ancora non conosce. Così come non
conosceva il Centre Court e la sua magia. Così come non aveva mai giocato
da Wimbledon contro Federer, che è un mago grande, uno che sa combinare infiniti effetti
DANIELE speciali. E allora tutto va fuori registro, tutto esce dalle giuste proporzioni. Il
AZZOLINI magico Centre Court diventa enorme, il mago Federer anche di più, e il bat-
ticuore che ti porti dentro rulla a più non posso. In mezzo a tutto quel tra-
mestio, Matteo deve essersi sentito piccolo e inadeguato, e non c’era niente
che potesse rimetterlo in carreggiata, niente che potesse consolarlo e re-
Al secondo posto stituirlo al match.
fra i servizi più veloci
Matteo Berrettini ha Maestro, quanto prende per la lezione?
chiuso i suoi Cham- Settantaquattro minuti in tutto, con il primo set non più lungo di un caffè
pionships al se- bevuto di corsa al bar prima di andare in ufficio. Si racconta che anche Fo-
condo posto della gnini alla prima prova contro Federer sia durato lo stesso tempo, 74 minuti.
classifica dei servizi Si tratta di capire quanto costa la lezione. Berrettini gli ha stretto la mano e
più veloci con una glielo ha chiesto. Federer ha risposto con un sorriso. Ma la lezione un suo
botta da 142 miglia valore ce l’ha.
orarie, 228,5 tra- Forse quella di aver fatto scoprire il lato emotivo di Matteo, che in molti
dotta in chilometri vedevano come un tipo tutto d’un pezzo. Non lui, a dire il vero, che ha sem-
(dietro a Kyrgios, pre ammesso di subire le mutevoli, sussultanti variazioni del suo stato
143 miglia/230 Km) d’animo, e come più volte anche nel recente passato sia stato costretto a
e settimo in quella farci i conti. Ma alla fine si è sempre ripreso, persino rapidamente, e senza
degli ace, con 60 subire conseguenze. Stavolta il batticuore ha fatto breccia per le condizioni
“assi” in 4 match. particolari in cui si è trovato. Finiti fuori traccia i primi colpi tentati, Matteo
si è come bloccato, irretito non soltanto dalla bravura di Federer, ma dalla

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stessa angoscia di essere in procinto di rimediare care palla. Ricordo la frustrazione che provavo,
una figuraccia. grandissima, e anche quel po’ di vergogna che ti
Ha provato a ribaltare la situazione, e ha infi- afferra lo stomaco e non ti fa capire più niente.
lato altri errori che non sono da lui e non fanno Non deve preoccuparsi Berrettini. Ci siamo pas-
parte del suo repertorio. E poi, se n’è accorto lui sati tutti». Insomma, anche Federer un tempo,
stesso, seppure nello stato gelatinoso in cui per- molti anni fa, era umano. Oggi, chissà…
cepiva le sensazioni, Federer ha giocato bene,
forse anche più che bene. «Sentivo molto la palla, Le occasioni sprecate
e ho cercato di fare quelle due o tre cose che mi Il primo set è volato via, lì Berrettini non è dav-
sembrava mettessero Berrettini maggiormente in vero riuscito ad arginare il tennis di Federer. Me-
difficoltà. Sono stato bravo a individuarle in fretta, glio nel secondo, del quale però si ricordano due
e ho sempre avuto ben chiaro il tracciato della occasioni gettate al vento dal nostro, entrambe
partita che dovevo giocare». nel modo più terribile: la prima su uno smash co-
Ha avuto una parola buona per Matteo, Roger, modo, tirato a tutto braccio due metri di lato, l’al-
cuore d’oro. «Ricordo un mio match agli Us Open, tra su una demi volée giocata un po’ di-
contro Agassi. Ero giovane e un po’ sprovveduto, strattamente da Federer, che si è trasformata in
questo è vero, ma scesi in campo con la convin- una palla innocua a metà campo, sulla quale Mat-
zione di spaccare il mondo, e lui non mi fece toc- teo si è avventato con il suo colpo migliore, il

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Q
La profezia di McEnroe
I PRIMI OTTAVI DI MATTEO
«La sconfitta con Roger non conta, Berrettini a fine anno sarà Top Ten»

da Wimbledon, contro Fognini, nella prima occasione in cui ci


ROBERTO BARTOLOZZI siamo trovati di fronte. Ricordo che mi sembrava
addirittura di non riuscire a stringere l’impugna-
uanto fanno in sterline 74 minuti di tura della racchetta. E di nuovo a Doha, in se-
lezione? «Gliel’ho chiesto, dopo che condo turno. Avevo appena ottenuto la mia
ci eravamo stretti la mano. Federer è prima vittoria nel circuito, e non so che cosa sia
stato carinissimo, perché mi ha fatto i compli- successo, ma mi sono bloccato. Per fortuna
menti per la mia bella stagione sull’erba. Dav- passa tutto in fretta. Il tennis ti porta da un tor-
vero, un signore… Però l’ho fatto sorridere. Non neo all’altro e ci si mette tutto alle spalle».
mi ha risposto, mi ha dato una pacca sulla McEnroe lo vede fra i primi dieci alla fine di
spalla. Forse me l’ha regalata». questa stagione. «L’ho conosciuto in questo tor-
Non era così giù, Matteo, dopo la sconfitta neo, mi ha fatto i complimenti, l’ho ringraziato.
sul Centre Court, negli ottavi. Gli dispiaceva, Non pensavo di avergli fatto una così buona im-
certo, ma ha cercato subito il modo di risolle- pressione. Non so che dire, magari che mi sem-
varsi. «Non voglio dire che possa capitare a tutti, bra un po’ presto per fare profezie di questo tipo,
e nemmeno di essere andato nel panico. Questo ma è certo che l’obiettivo voglio che rimanga
no, sarebbe una bugia. Ma certo, la pressione alto. Mi batto per arrivare proprio dove lui mi
l’ho sentita, quello stadio, e poi lui, Roger, che vede».
volete, hanno finito per causarmi un groppo, mi Un’ultima considerazione su Federer. «È ma-
sono sentito poco lucido, come rallentato. Ca- gnifico, ha un gioco che è difficile da intuire, sa
pita. Speravo che non capitasse questa volta, variare schemi all’improvviso, sa mandarti fuori
anzi, sognavo di giocarmi la partita con tutte le giri non solo quando accelera, ma anche quando
mie armi a disposizione, non dico alla pari, ma rallenta. Tutte cose sulle quali ho bisogno di ra-
insomma… Ero pronto a dargli fastidio. Invece, gionare un po’, ad alta voce, con il mio team.
è andata così. Il cuore batteva forte». Sono convinto che la lezione che mi ha dato
Non è la prima volta. «Mi è capitato anche possa essere salutare».

dritto, schiantandola a due passi dalla tribuna. Nel venti prima di Wimbledon, poltrona confermata al
terzo set, la prima e unica palla break per il Be- termine dei Championships (oggi resa più incerta
retta, subito disinnescata da Roger, già avanti di dall’infortunio alla caviglia alla ripresa degli alle-
un break. namenti in vista della difesa del titolo a Gstaad).
Tutta qui la cronaca. Resta la bella avventura Resta infine, una profezia buttata lì da John
erbivora vissuta da Matteo in queste ultime quat- McEnroe, al termine della sua telecronaca del
tro settimane. La vittoria a Stoccarda, la semifi- match. «Non valutate il ragazzo italiano dalla
nale ad Halle, infine gli ottavi ai Championships prova di oggi, lasciate che faccia le sue espe-
(dove ha superato il maestrino Bedene, il corsaro rienze. Ha colpi, gioco, ci sa fare. Sbaglierò, ma
Baghdaris giunto al passo d’addio e il mini argen- sono pronto a scommettere che Berrettini alla fine
tino Schwartzmann che lo ha tenuto in campo per di questa stagione sarà già nella Top Ten. Nei tor-
cinque lunghi set), con il salto nella seconda set- nei sul cemento, in America e in Asia, potrà fare
timana del torneo, quella riservata ai più forti. Il molto bene, proprio come ha fatto sull’erba».
primo vero erbivoro italiano… E se McEnroe è pronto a scommettere sul Be-
Resta la promozione in classifica, numero retta, chi siamo noi per dargli torto?
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PRIMO PIANO. STORIA DI IMBUCATI VINCENTI

Nella storia dei Championships la figura


dell’imbucato alla festa non è quasi mai
venuta meno, spesso interpretata da giovani
campioni che poi sono riusciti a imporsi nel torneo

Occhio
Quest’anno a entrare nel Club del “Ma che ci fa
questo in semifinale” è toccato allo spagnolo Bautista Agut

C
all’intruso hiamateli pure “Last four-ever”, di sicuro
apprezzeranno. Sono i semifinalisti a sor-
presa nella storia di Wimbledon e hanno
tutta l’intenzione di rimanere tali, per sem-
pre.
Per la serie “chi se lo scorda”…
Di questa storia in realtà fa parte
anche qualcuno che la semifinale è
riuscito a passarla e magari, più
MATTEO
RENZONI avanti nel tempo, il torneo
verde&viola l’ha pure vinto. Tipo
John McEnroe, per citare un espo-
IL TREDICESIMO UOMO
nente non esattamente qualsiasi del movimento. Grazie alla semifinale
raggiunta ai Championships,
Lo spagnolo anomalo Roberto Bautista Agut
si riporta a un passo
Lo spunto è di strettissima attualità: Roberto Bautista dalla Top Ten, in quella
Agut semifinalista di Wimbledon 2019. Non proprio un tredicesima posizione
in classifica che aveva
traguardo facilmente pronosticabile nel giorno in cui già raggiunto nel 2016
i nomi dei 128 partecipanti sono stati incasellati nel
main draw più nobile del circuito. Eppure è successo:
lo spagnolo “anomalo”, come lo chiamano, nove titoli conquistati di cui sette sul cemento (uno
indoor), uno sull’erba e uno soltanto sulla terra rossa (a Stoccarda nel lontano 2014), match dopo
match ha trovato ritmo e brillantezza sul prato sfruttando i buchi lasciati nel tabellone dalle teste
di serie Karen Khachanov e soprattutto Sasha Zverev, fino a sfidare il numero uno e campione in

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carica Novak Djokovic. Strappandogli pure un set, il secondo.


Tutto talmente poco immaginabile che lo spagnolo stesso aveva già
organizzato una fuga a Ibiza per festeggiare l’addio al celibato con un
gruppo selezionato di amici. Progetto annullato, chiaramente, e trasfor-
mato nel “white party” di Church Road contro Nole, che alla fine – sta-
volta secondo pronostico – gli ha fatto la festa in quattro set per poi
confermare il titolo nella partita da film contro Roger Federer. Cinque ore
per convincere pure gli scettici a innamorarsi del tennis.

McEnroe, dalle qualifiche alla semifinale


Nella storia del torneo, però, ci sono stati parecchi Bautista Agut con
altrettante storie se non da film, magari da cortometraggio. In bianco e
nero, o comunque con palle ancora bianche e racchette ancora in legno.
Viene in mente quella di John, quando nel ‘77 ancora non era McEnroe.
Edizione 100 dei Championships, giusto per diventare grande in un mo-
mento non banale.
Vestito “Fila” come il suo idolo Bjorn Borg, Johnny Mac parte dalla
qualificazioni in un cammino verde che segna l’inizio della trasforma-
zione: da mancino semi sconosciuto a genio diciottenne da semi(finale).
Battuto dal signor Jimmy Connors, con trionfi plurimi e partite me-
morabili rimandati agli anni a venire. Indimenticabile, tra gli altri, il faccia
a faccia da pellicola ampiamente celebrato che culmina nella sconfitta
in finale contro Borg, tre edizioni dopo il suo exploit partito dalle “quali-
fiche”. continua a pagina 46

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PRIMO PIANO. STORIA DI IMBUCATI VINCENTI


Era Open a Wimbledon. Tutte le sorprese nelle semifinali dei Championships
1971 GORMAN, Tom Battuto da Stan Smith 63 86 62. Non era testa di serie, ma nel 1974 fu numero 10 Atp
1973 MAYER, Sandy Battuto da Alex Metreveli 63 36 63 64. Non era testa di serie, ma nel 1982 fu numero 7 Atp
1974 STOCKTON, Dick Battuto da Jimmy Connors 46 62 63 64. Non era testa di serie, ma nel 1977 fu numero 8 Atp
1977 McENROE, John Battuto da Connors 63 63 46 64. Non era testa di serie. Vinse 3 volte Wimbledon e fu n.1 dal 03.03.1980
1978 OKKER, Tom Battuto da Bjorn Borg 64 64 64. Non era testa di serie, ma nel 1974 era stato n.3 e finalista Us Open ‘68
1979 Du PRE, Pat Battuto da Roscoe Tanner 63 76 63. No testa di serie. Best ranking n.14 . Fu nei quarti agli Us Open ‘79
1980 GOTTFRIED, Brian Battuto da Borg 62 46 62 60. No testa di serie, ma nel 1977 era già stato n.3 Atp e finalista a Parigi
1981 FRAWLEY, Rod Battuto da John McEnroe 76 64 75. Non era testa di serie. Best ranking numero 43 nel 1980
1982 MAYOTTE, Tim Battuto da John McEnroe 63 61 62. Non era testa di serie, ma nel 1988 fu numero 7 Atp
1983 LEWIS, Chris Superò Kevin Curren 67 64 76 67 86; perse in finale da McEnroe 62 62 62. No testa di serie. Best rank. 19
1984 CASH, Pat Battuto da McEnroe 63 76 64. Non era testa di serie. Vinse Wimbledon nel 1987, fu n.4 Atp nel 1988
1985 BECKER, Boris Batté Jarryd 26 76 63 63 poi Curren 63 67 76 64. No testa di serie. Vinse Wimbledon 3 volte, fu n.1 nel ‘91
1986 ZIVOJINOVIC, Slobodan Battuto da Ivan Lendl 62 67 63 67 64. Non era testa di serie. Best ranking numero 19 nel 1987
1990 IVANISEVIC, Goran Battuto da Boris Becker 46 76 60 76. No testa di serie. Vinse Wimbledon 2001 e fu n. 2 Atp nel ‘94
1991 WHEATON, David Battuto da Becker 64 76 75. Non era testa di serie, best ranking n.12 Atp in quello stesso anno
1992 McENROE, John Battuto da Andre Agassi 64 62 63. Nell’ultimo anno di circuito, John si presentò senza essere testa di serie.
1996 STOLTENBERG, Jason Battuto da Richard Krajicek 75 62 61. Non era testa di serie. Best ranking n.19 Atp nel 1994
1996 WASHINGTON, MaliVai Superò T. Martin 57 64 67 63 108, perse in finale da Krajicek 63 64 63. No testa di serie. Best n.11 nel ‘93
1997 WOODBRIDGE, Todd Battuto da Pete Sampras 62 61 76. Non era testa di serie. Best ranking numero 19 nel 1997
1997 PIOLINE, Cedric Superò Michael Stich 67 62 61 57 64, perse in finale da Sampras 64 62 64. No testa di serie. N.5 nel 2000
1997 STICH, Michael Battuto da Pioline (vedi sopra). Ultimo anno di circuito, no testa di serie. Ha vinto Wimbledon ‘91. N.2 nel ‘93
2000 VOLTCHKOV, Vladimir Battuto da Sampras 76 62 64. Non era testa di serie. Miglior classifica n.25 Atp nel 2001
2001 IVANISEVIC, Goran Superò Henman 75 67 06 76 63, poi Rafter 63 36 63 26 97. Entrato con una wild card, vince, poi si ritira
2003 PHILIPPOUSSIS, Mark Superò Sebastien Grosjean 76 63 63 e perse in finale da Federer 76 62 76. No testa di serie. Best n.8 nel ‘99
2004 ANCIC, Mario Battuto da Andy Roddick 67 62 76 76. Non era testa di serie. Best ranking n.7 Atp nel 2006
2006 BJORKMAN, Jonas Battuto da Roger Federer 62 60 62. Non era testa di serie. Best ranking n.4 nel 1997
2008 SAFIN, Marat Battuto da Federer 63 76 64. A fine carriera, non era testa di serie. Best ranking numero 1 nel 2000
2008 SCHUETTLER, Rainer Battuto da Rafael Nadal 61 76 64. Non era testa di serie. Best ranking numero 5 nel 2004
2013 JANOWICZ, Jerzy Testa di serie numero 21. Battuto da Andy Murray 67 64 64 63. Best ranking numero 14 nel 2013
2019 BAUTISTA AGUT, Roberto Testa di serie numero 23. Battuto da Novak Djokovic 62 46 63 62. Best ranking numero 13 nel 2016
LEGENDA. 1977-1986, per 10 anni in semifinale un tennista non fra le teste di serie
44 1996, per la prima volta in semi due tennisti non fra le teste di serie Tre addirittura nel ‘97
2013/2019 Vengono prese in considerazione solo le teste di serie sopra la numero 16
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PRIMO PIANO. STORIA DI IMBUCATI VINCENTI


Vladimir Voltchkov, Altra vicenda meritevole di citazione è quella di Pat Du Pré, capace nel
bielorusso di Minsk, oggi
41 anni, è per classifica ’79 di eliminare Panatta “impicciandogli” (cit. Adriano) il quarto di finale. Avanti
(25° il 30 aprile 2001) 6-3 4-1, il mito del Foro Italico si fa rimontare e perde al quinto.
il secondo semifinalista La sua peggior delusione tennistica.
“più scarso” del torneo
di Wimbledon. La palma L’americano sgraziato entra tra i migliori quattro del torneo prima di
spetta a Rod Frawley, che fermarsi di fronte a Roscoe Tanner – altro tennista battente bandiera Usa –
nel 1980 raggiunse il best
ranking al numero 43. uno contro il quale l’italiano avrebbe giocato da super favorito per poi incro-
Eppure, Vlad sull’erba ciare l’amico Borg in finale. E se Panatta sapeva bene come sciogliere il ghiac-
si trovava bene, fu in semi cio sulla terra, figurarsi sui prati.
nel 2000 e in 3° turno nel ‘98

Voltchkov, il russo che non t’aspetti


Il ghiaccio del bielorusso Vladimir Voltchkov si
è fatto lama nel 2000 in quella specie di miracolo
sportivo che da numero 247 del ranking l’ha por-
tato a una passo dalla finale. Poi è arrivato Sam-
pras e stop: fine dei giochi. Non succedeva da
McEnroe ‘77 di avere un qualificato così avanti
all’All England Club.
Quel tempio che Djokovic sta continuando a
verniciare con i colori della Serbia, che ai tempi di
Slobodan Zivojinovic faceva ancora parte della Ju-
goslavia. Nole non era ancora nato quando a Bel-
grado si faceva il tifo per “Boba” il gigante,
semifinalista ’86 sui campi verdi a sud del Tamigi.
Fino alla sconfitta in cinque set contro Ivan Lendl,
così amico che l’anno prima gli aveva regalato,
complice una sorta di scommessa, un cucciolo di
pastore tedesco. Dopo quella semi, un rapido de-
clino.
Anche per colpa di una vita non esattamente
da atleta.

Il caratteraccio di Janowicz
È sparito dai radar con relativa velocità anche
Jerzy Janowicz, altro sorprendente frequentatore
del club “Chi l’avrebbe detto”. Voleva cambiare il
mondo – stagione 2013 – poi è arrivato Andy Mur-
ray. E il mondo l’ha cambiato lui, per sé e per la
Gran Bretagna. È durato poco il momento d’oro del polacco, frenato dal caratteraccio poi martoriato
dai problemi al ginocchio. Ma quell’anno il Centre Court gli ha permesso di lanciare lontano il passa-
porto da “signor nessuno”.
Se Wimbledon è una storia di tradizioni che reggono, Bautista Agut è l’uomo che porta avanti la
consuetudine – a volte rotta – dei volti che non t’aspetti arrivati a due passi dalla gloria eterna. Quelli
che almeno una volta, tra discese a rete e palle corte, si sono guadagnati il privilegio di sognare da
vicino la coppa con l’ananas in cima. Non tutti i loro nomi sono incisi sul trofeo, ma restano stampati
in grassetto nella memoria naif dei cacciatori di storie romantiche.

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BATTERE SERENA. NUOVI TEMI TATTICI


Se il problema era come affrontare
Serena, ora che la scarsa forma e

La mamma
la disabitudine al tennis l’hanno resa così poco
mobile da crearle difficoltà anche negli schemi più consueti del suo tennis

N
basato su due colpi, Simona Halep ha trovato la risposta più convincente

immobile iente! Quel maledetto 24° Major non vuol proprio sa-
perne di arrivare e Margareth Court Smith rimane per
Serena Williams un’immagine a mezza via tra sogno e
tormento.
Nell’ultimo anno le occasioni per tradurre tutto in
realtà si sono infrante prima a Londra, su un'erbivora
Kerber, poi a New York su una Osaka che non ti aspetti.
A fare da guastafeste, in questo Wimbledon appena ar-
MASSIMO chiviato, ci ha pensato Simona Halep con un gioco ricco
D’ADAMO di spinta e mobilità.

Halep, l’altra faccia del tennis


Un segnale, quello della rumena, che suona come
un possibile fermento nel tennis rosa che, pur vagando in cerca di leader, mostra,
senza allontanarsi dal vertice, interessanti passi avanti sotto il profilo tecnico-tat-
tico. Lo fa proponendo, forse inconsapevolmente, un gioco lontano dal culto del
primo colpo, quello, per intenderci, che ha sorretto Serena in questi anni attraverso
potenza in esubero e mobilità quasi nulla. Una visione tattica che forse non paga
più e che la Halep ha demolito nella finale londinese in meno di un’ora affermando

Serena, ma quando torni a vincere?


NON HA PIÙ VINTO un solo torneo Serena Williams da quando è rientrata nel cir-
cuito dopo la nascita della piccola Olympia, che compirà 2 anni durante i prossimi
Us Open. Rientrata fra le prime 10 della classifica (è nona) grazie alle finali nei
tornei dello Slam, Serena dal marzo 2018 ha giocato sette tornei del circuito e
sei tornei Major. Negli eventi Wta il risultato migliore è stato il 3° turno, giunto
due volte a Indian Wells e uno a Miami. Negli Slam questa la sequenza dei risultati:
Parigi 2018, ottavi ritiro; Wimbledon 2018, finale, battuta 63 63 dalla Kerber;
Us Open 2018, finale, battuta 62 64 da Naomi Osaka; Australian Open 2019,
quarti battuta dalla Pliskova 64 46 75; Parigi 2019, 3° turno battuta 62 75 dalla
Kenin; Wimbledon 2019, finale, battuta 62 62 da Simona Halep.
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FOTO DI ART SEITZ


Una sgambata a dir poco esagerata
di Serena per tentare di correggere
la posizione del corpo su un colpo
in contropiede della rumena Halep

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BATTERE SERENA. NUOVI TEMI TATTICI

un principio vecchio come il mondo: incidere appena si può, difendere quando oc- Halep non ha
offerto alla
Williams
corre. Calata in quest’ottica, l’esponente dell’Est Europeo, non ha offerto alla Williams

riferimenti
riferimenti di sorta spingendola, palla su palla, verso il crinale del rischio eccessivo.

di sorta
Se devo proprio dirla tutta, dietro la montagna di errori dell’americana, ho letto

quel tanto da tentare, quantomeno, una possibile chiave di svolta. Insomma, la finale spingendola,
anche un pizzico di presunzione, la stessa che le ha impedito di allungare il match

palla su
palla, verso
femminile di questi Championships rimanda a un gioco a tutto campo di cui la vinci-

il crinale
trice è un’ottima interprete e che la Williams, invece, esprime solo in parte a causa

del rischio
di una capacità di spostamento che non è proprio (di sicuro non lo è oggi, se mai lo

eccessivo.
sia stato) nelle sue corde.

Ma dietro
La più giovane delle sorellone rimane comunque un’icona di questo sport, divisa la montagna
Un’icona del nostro sport
di errori
Ma la fama non inganna e se chiedete di lei anche a chi tennista non è, sicura- di Serena si è
tra chi la vede come una stella e chi, invece, la considera forse troppo stravagante.

visto anche
un pizzico di
mente vi saprà dire di una panterona muscolata, grintosa al punto giusto, spesso ca-

A chiudere il sipario sul torneo in gonnella, è giunto, anche quest'anno, il Duca di presunzione
lata in completoni assai sgargianti.

Kent, Principe Edward George Nicholas Patrick Paul, cugino della Regina e 37° (ma
un tempo era fra i primi) nella lista di sucessione al trono di Elisabetta! Fedele a un
Serena non si è
rito secolare, il nobiluomo ha replicato il suo l’ingresso in campo tra usuali giudici tirata indietro
compassati e raccattapalle sorridenti. quando Andy Murray
Nel riconoscere a Serena la piazza d’onore, l’aristocratico ha elargito parole che le ha proposto
di giocare insieme
solo a pochi è dato sapere. il doppio misto.
Chissà, forse contengono l’invito a presenziare anche l’anno che verrà. Perché Hanno vinto due
no! Sarebbe l’ennesima occasione per continuare l’inseguimento al grande sogno… con turni e perso al 3°
Nicole Melichar
Magari muovendo qualche passo in più! e Bruno Soares

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Barbora
PERSONAGGI. BARBORA STRYCOVA
A trentatré anni, la ceca pensava che fosse
il suo ultimo Wimbledon, il torneo che le è
sempre piaciuto più di ogni altro. Invece
è giunta in semifinale e si è allungata la carriera

C
si riprende il tennis
hissà se Barbora Strycova avrà ripensato alle parole «I miei nonni, che
dette nel corso della prima settimana di Wimbledon vivevano a Londra
mi portavano
spesso a vedere
quando si chiedeva se sarebbe stata la sua ultima

questi campi, che


presenza sull'erba di Londra. «Mi diverto tantissimo

mi sono rimasti
a giocare qui ma gli anni passano e non so se l'anno

nel cuore». Ha
prossimo avrò ancora la possibilità di giocare su

battuto quattro
questi campi», raccontava la 33enne ceca di Plzen,
servizio speciale conservando il maggior numero di ricordi e goden- teste di serie prima
«per cui preferisco affrontare partita dopo partita,

di perdere contro
Serena Williams.
ANDREA domi ogni attimo». E così, dopo avere battuto al-
FACCHINETTI l'esordio l'ucraina Lesia Tsurenko, ha continuato a
godere di ogni singolo attimo, aprendosi la strada
sulle povere Laura Siegemund, Kiki Bertens, Elise Mertens (recuperando da
46 2-5) e Johanna Konta, prima di cedere nettamente in semifinale a sua al-
tezza Serena Williams, per un totale di quattro teste di serie eliminate in cinque
giorni, fra cui la numero 4 (Bertens).
Un bottino niente male per una giocatrice che
in 53 presenze in un torneo del Grande Slam
aveva raccolto appena un quarto di finale (sem-
pre a Londra) nel 2017 e nulla più, diventata di bul e Praga). Risalita a ridosso della top-30 Wta,
colpo la più anziana nell'era Open ad arrivare a Barbora può raccontare ora le sue emozioni, cor-
un solo incontro dalla vittoria per la prima volta. roborate dal primo titolo della carriera in uno
Slam conquistato in doppio, al fianco della taiwa-
A ridosso della Top 30 nese Su-Wei Hsieh, che le permette di diventare
Del resto i sogni aiutano a vivere meglio, e la n.1 del mondo nella specialità.
così la trasferta britannica le ha regalato nuova
linfa con le semifinali di Birmingham e Londra, Obiettivo Wimbledon
utili a puntellare una stagione che sinora non le «Giocare bene e vincere a Wimbledon è sem-
aveva regalato grandi squilli, a parte un paio di pre stato il mio obiettivo, soprattutto quest'anno
semifinali in tornei di secondo piano come Istan- in cui non avevo raccolto grandi soddisfazioni»,

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Si esprime a suon
di boccacce
la felicità di Barbora
dopo una delle
vittorie conquistate
agli ultimi
Championships

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PERSONAGGI. BARBORA STRYCOVA


dice la diretta interessata, presente per il 17mo Barbora non si perse d'animo, raccolse la sua
anno nella capitale londinese. voglia di vendetta (sportiva) e la condivise con
«Sono arrivata sin qui pensando che avrei po- David Kotyza, lasciato a piedi a sua volta dalla Pli-
tuto farcela, non che l'avrei fatto. Così ho superato skova dopo le esperienze positive vissute in pas-
ostacoli difficili, a cominciare dalla vittoria contro sato al fianco di Petra Kvitova e quindi con la sua
Bertens che è fra le migliori del circuito in questo stessa voglia di rivalsa.
momento, fino ai quarti di finale contro Konta,
quando avevo tutto il tifo del campo centrale con- Il regalo di Petr
tro. Queste sono le sfide che mi esaltano, Londra Da questo mix è nato un team del quale fa
è una città che mi è sempre piaciuta e nella quale parte anche il fidanzato di Barbora, Petr Matějček,
venivo sin da bambina. Mi facevo spesso accom- direttore della versione ceca di “Elle”, presentatosi
pagnare davanti ai cancelli dell'All England Club a sorpresa in tribuna durante i suoi incontri e ca-
dai miei nonni, che abitavano in questa città, e pace di regalare tranquillità a una donna dal pas-
sato comunque mo-
vimentato, con una
squalifica di sei
mesi a cavallo del
2012 e 2013 com-
minatale dall'ITF per
l'uso vietato di sibu-
tramina, uno stimo-
lante contenuto in
un prodotto che ac-
celera il dimagri-
mento, e un paio di
esperienze amorose
finite male (un ma-
trimonio concluso
nel 2015 con Jakub
Zahlava, cugino del-
l'ex pro Sandra Za-
hlavova e un
fidanzamento deci-
samente burrascoso
una volta entrai al museo, dove rimasi colpita dal con il cantante David Kraus).
trofeo riservato alla vincitrice. Speravo un giorno «Non ci vedevamo da tante settimane, non mi
di essere una protagonista e ci sono riuscita». ha anticipato niente e si è presentato al mio an-
golo dal nulla dandomi una grande carica», rac-
Più di una rivincita conta con orgoglio Barbora, che adesso, dal basso
La sua è una rivincita contro un destino che le dei suoi 164 centimetri tutti grinta e voglia di non
ha chiuso la porta in faccia più di una volta. mollare, punta a tornare sulle alte vette della clas-
Nel 2017, la sua stagione migliore quando sifica femminile.
raggiunse il best ranking al numero 16, fu abban- Chissà come è già lontano quel ronzio nella
donata al termine degli US Open dallo storico al- testa che le diceva di mollare il tennis e cambiare
lenatore Tomas Krupa, che accettò la proposta di vita soltanto qualche giorno prima dei Champion-
Karolina Pliskova e la abbandonò di colpo. ships...

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PERSONAGGI. KAROLINA MUCHOVA


Ha fatto il suo ingresso nel circuito Wta dal nulla
saltando a piè pari l’intero rodaggio fra le juniores
ma in due anni ha saputo ritagliarsi un posto di rilievo

Karolina, la ragazza
fra le giovani più promettenti. L’erba dei Championships
l’ha portata al numero 46 della classifica, grazie ai successi su Pliskova
e Kontaveit, «ma contro Svitolina ho avvertito tutta la stanchezza».

che non ha niente

I
da chiedere al tennis
l suo motto da sempre è
quello di «non avere
aspettative», ma la
prima esperienza londi-
nese sulla mitica erba di
Wimbledon non può
avere lasciato indiffe-
rente Karolina Muchova,
servizio speciale arrivata per la prima
ANDREA volta in carriera fra le
FACCHINETTI magnifiche otto di uno
Slam dopo una serie di
successi che hanno via via incuriosito gli appassio-
nati, fino a quel momento quasi ignari delle capacità
di questa quasi ventitreenne di Olomouc, figlia del-
l'ex calciatore Karol Mucha che affrontò all'alba del
millennio l'Udinese nella finale di Coppa Intertoto tra
le fila del Sigma Olomouc e oggi allenatore nel cam-
pionato ceco.
Del resto fino a pochi mesi mesi fa era difficile
studiarne lo stile di gioco e soprattutto l'attitudine:
dopo avere saltato interamente le categorie giova-
nili, Karolina si è gettata a tempo pieno sul circuito
professionistico solamente dal 2016, anche se i
primi risultati concreti sono arrivati nell'estate
scorsa, sul cemento degli Us Open. A New York ap-
prodò al tabellone principale da numero 202 del

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Alla scalata di
Karolina Muchova
a Wimbledon
ha assistito anche
l’attrice americana
Rebel Wilson
grande amica
della tennista ceca

mondo passando attraverso le qualificazioni, e mise incerti gli orizzonti raggiungibili da Muchova. Tutta-
in fila l'ucraina Dayana Yastremska ma soprattutto via la fresca top-50 raggiunta dopo le fatiche inglesi
la spagnola Garbine Muguruza, ex numero 1 del (è la numero 46), condita dalla prima finale giocata
mondo in quel momento scesa al numero 12, ma e perduta a maggio sulla terra di Praga, ne fanno
pur sempre una campionessa da battere. E pure nel una delle outsider di lusso del circuito femminile
terzo turno fece partita quasi alla pari contro per la seconda parte della stagione.
Ashleigh Barty, che alla fine la superò in due set «Contro Svitolina mi erano rimaste poche energie e
combattuti. dopo un inizio promettente, sono calata anche dal
Sull'onda dell'entusiasmo ha raggiunto il tabel- punto di vista mentale», ha raccontato la ceca, «Del
lone principale anche agli Australian Open dello resto non avevo mai giocato una partita così lunga,
scorso gennaio, uscendo al primo turno contro nemmeno sulla terra». Il suo gioco brillante e diver-
quella Karolina Pliskova nei confronti della quale si tente, basato su un ottimo servizio e dallo stile sem-
è presa la più bella delle rivincite proprio sull'erba pre più raro con tagli sotto la palla e frequentissime
dell'All England Club, dopo tre ore di spettacolare discese a rete, ha esaltato il competente pubblico
battaglia in cui si è imposta per 13/11 al terzo set, inglese, fra cui era presente Rebel Wilson. La fa-
evitando in extremis la nuova formula del tie break mosa attrice americana è stata più volte presente
inserito dagli organizzatori che l’avrebbe fatta en- nel suo angolo, la loro amicizia nacque proprio a
trare nella storia. New York lo scorso anno. In quell‘occasione Mu-
L’avventura londinese le ha regalato la soddi- chova sottolineò il suo scarso feeling con i social
sfazione di un’altra vittoria su una top-20 (l’estone media, sottolineando di seguire appena tre perso-
Anett Kontaveit) e due scalpi comunque importanti naggi famosi su Twitter: Roger Federer, Miley Cirus
come quelli di Madison Brengle e Aleksandra Kru- e, appunto, Rebel Wilson, che è la sua attrice pre-
nic, il tutto però ha richiesto uno sforzo gigantesco ferita. Rebel ascoltò e volle conoscere la ragazza,
a un fisico ancora in fase di evoluzione (lo conferma incontrandola proprio in quell’occasione. Le due si
il vistoso bendaggio alla gamba sinistra esibito con- piacquero, divennero amiche, e questa simpatia sta
tro Elina Svitolina nei quarti di finale), e gli infortuni dando risultati insperati. Ce la farà con il suo aiuto
muscolari patiti nel recente passato rendono ancora ad arrivare al top “senza aspettative”?

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IL TORNEO JUNIORES
Si allena a Bradenton, e viene dalla stessa scuola

Sulle tracce
che ha fornito la borsa di studio a Kei Nishikori
per trasferirsi in Florida. A 16 anni Shintaro Mochizuki
servizio speciale

è il primo giapponese ad alzare un trofeo a Wimbledon


ANDREA
FACCHINETTI

di Nishikori
I dodici mila spettatori presenti sul Nu-
mero 1 dell'All England Club e l'inevi-
tabile emozione della prima volta
davanti a un palcoscenico così impor-
tante non hanno fermato le ambizioni
Il singolare femminile ha premiato la costanza
di Daria Snigur, allieva dell'ex professionista La-
risa Savchenko presso l'International Tennis Aca-
demy di Kiev. L'ucraina, semifinalista sul cemento
degli Australian Open e quartofinalista sulla terra
di Shintaro Mochizuki, diventato il primo giappo- del Roland Garros, frequenta sporadicamente il
nese a iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro del circuito under 18 e ha già dimostrato di avere le
torneo juniores di Wimbledon. idee chiare sia dentro al campo vincendo tre titoli
ITF nel 2019, sia fuori dal campo (si iscriverà al-
Dalla scuola Morita a Bradenton l'università a un corso di psicologia dello sport).
Il sedicenne ha annichilito lo spagnolo Carlos Wimbledon è stato il suo ultimo torneo junior, e
Gimeno Valero per 63 62 al termine di una setti- per festeggiare l'evento ha lasciato il minimo in-
mana in cui le minacce più grandi sono arrivate dispensabile alla concorrenza, superando nell'atto
in semifinale da Martin Damm, battente bandiera conclusivo la statunitense Alexa Noel (già battuta
statunitense ma figlio d'arte (il padre Martin, ceco nel torneo di Roehampton) con un doppio 6-4.
di nascita, fu ottimo giocatore negli anni '90), a
cui ha dovuto annullare anche un match point. Av- Italiani a scartamento ridotto
viato al tennis a tre anni dal padre tassista, ha Senza squilli l'avventura della pattuglia ita-
vinto l'Eddie Herr International e l'Orange Bowl liana, presentatasi ai nastri di partenza a scarta-
under 14, Shintaro si allena da tre anni alla IMG mento ridotto e naturalmente senza il trio delle
Academy di Bradenton sotto la supervisione del meraviglia formato da Jannik Sinner, Lorenzo Mu-
tecnico Natsuo Mamanaka, ed è figlio del “Ma- setti e Giulio Zeppieri. In campo maschile il solo
saaki Morita Tennis Fund program”, lo stesso dal Flavio Cobolli è riuscito a superare un turno, bat-
quale provengono Kei Nishikori e Yoshihito Ni- tendo l'uzbeko Sergey Fomin per poi cedere al ro-
shioka. meno Filip Cristian Jianu per 76 62. Subito
Il ragazzino, semifinalista al Roland Garros eliminati Matteo Arnaldi (dal britannico Arthur
poche settimane prima, ha dimostrato di gradire Frey) e Francesco Passaro dallo statunitense Mar-
i terreni verdi sin dal torneo di preparazione gio- tin Damm. Addirittura senza italiane il tabellone
cato e vinto a Nottingham. Alla sua non eccelsa femminile: le uniche a tentare fortuna sono state
altezza (175 centimetri), sopperisce con una nelle qualificazioni Lisa Pigato (out all'esordio),
grande mobilità ed è dotato di un diritto piatto e Martina Delai e Sara Ziodato, entrambe sconfitte
addirittura di un gioco a rete pregevole. al secondo turno.

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THE CHAMPIONSHIPS 2019. I RISULTATI


DJOKOVIC
UOMINI
Novak DJOKOVIC (SRB) [1] b. Philipp KOHLSCHREIBER (GER) 63 75 63
Denis KUDLA (USA) b. Malek JAZIRI (TUN) 64 61 63 63 62 62 DJOKOVIC
Leonardo MAYER (ARG) b. Ernests GULBIS (LAT) 61 76 62 HURKACZ 75 67 61 64
Hubert HURKACZ (POL) b. Dusan LAJOVIC (SRB) [32] 63 46 64 64 67 61 76 63 DJOKOVIC
Felix AUGER-ALIASSIME (CAN) [19] b. V. POSPISIL (CAN) 57 62 64 63 AU-ALIASSIME 63 62 63
Corentin MOUTET (FRA) b. Grigor DIMITROV (BUL) 26 36 76 63 61 63 46 64 62 HUMBERT
Marcel GRANOLLERS (ESP) b. Lorenzo SONEGO (ITA) 76 64 64 HUMBERT 64 75 63]
Ugo HUMBERT (FRA) b. Gael MONFILS (FRA) [16] 67 36 64 75 3-0 rit 64 76 75 DJOKOVIC
Daniil MEDVEDEV (RUS) [11] b. Paolo LORENZI (ITA) 63 76 76 MEDVEDEV 64 60 62
Alexei POPYRIN (AUS) b. Pablo CARRENO BUSTA (ESP) 76 75 62 67 61 64 64 GOFFIN
Jeremy CHARDY (FRA) b. Martin KLIZAN (SVK) 36 60 63 64 GOFFIN 46 62 36 63 75
David GOFFIN (BEL) [21 b. Bradley KLAHN (USA) 64 64 64 62 64 63 GOFFIN
Kyle EDMUND (GBR) [30] b. Jaume MUNAR (ESP) 64 64 64 VERDASCO 76 26 63 64
Fernando VERDASCO (ESP) b. Kamil MAJCHRZAK (POL) 64 64 64 46 46 76 63 64 VERDASCO
Ivo KARLOVIC (CRO) b. Andrea ARNABOLDI (ITA) 64 64 76 FABBIANO 64 76 64
Thomas FABBIANO (ITA) b. St. TSITSIPAS (GRE) [7] 64 36 64 67 63 63 67 63 67 64 DJOKOVIC
Kevin ANDERSON (RSA) [4] b. P-H. HERBERT (FRA) 63 64 62 ANDERSON 62 46 63 62
Janko TIPSAREVIC (SRB) b. Yoshihito NISHIOKA (JPN) 64 67 62 57 62 64 67 61 64 PELLA
Andreas SEPPI (ITA) b. Nicolas JARRY (CHI) 63 67 61 62 PELLA 64 63 76
Guido PELLA (ARG) [26] b. Marius COPIL (ROU) 76 57 63 64 64 46 46 75 61 PELLA
Stan WAWRINKA (SUI) [22] b. Ruben BEMELMANS (BEL) 63 62 62 OPELKA 36 46 63 76 8-6
Reilly OPELKA (USA) b. Cedrik-Marcel STEBE (GER) 63 76 61 75 36 46 64 8-6 RAONIC
Robin HAASE (NED) b. Jozef KOVALIK (SVK) 61 63 61 RAONIC 76 62 61
Milos RAONIC (CAN) [15] b. Prajnesh GUNNESWARAN (IND) 76 64 62 76 75 7-6 BAUTISTA AGUT
Karen KHACHANOV (RUS) [10] b. Soonwoo KWON (KOR) 76 64 46 75 KHACHANOV 75 64 36 63
Feliciano LOPEZ (ESP) b. Marcos GIRON (USA) 64 62 64 46 64 75 64 BAUTISTA AGUT
Steve DARCIS (BEL) b. Mischa ZVEREV (GER) 62 64 64 BAUTISTA AGUT 63 76 61
Roberto BAUTISTA AGUT (ESP) [23] b. P. GOJOWCZYK (GER) 63 62 63 63 62 4-2 rit BAUTISTA AGUT
Benoit PAIRE (FRA) [28] b. Juan Ignacio LONDERO (ARG) 46 64 64 76 PAIRE 63 75 62
M. KECMANOVIC (SRB) b. R. CARBALLES BAENA (ESP) 26 63 63 61 76 64 rit PAIRE
Pablo CUEVAS (URU) b. Damir DZUMHUR (BIH) 46 76 26 64 62 VESELY 57 76 63 76 WIMBLEDON 2019
Jiri VESELY (CZE) b. Alexander ZVEREV (GER) [6] 46 63 62 75 46 76 64 64
Sam QUERREY (USA) b. Dominic THIEM (AUT) [5] 67 76 63 60 QUERREY (1)DJOKOVIC b. (2)FEDERER
Andrey RUBLEV (RUS) b. Cristian GARIN (CHI) 46 64 75 64 63 62 63 QUERREY 76 16 76 46 1312
John MILLMAN (AUS) b. Hugo DELLIEN (BOL) 62 63 64 MILLMAN 76 76 63
Laslo DJERE (SRB) [31] b. Guido ANDREOZZI (ARG) 36 76 76 63 63 62 61 QUERREY
Gilles SIMON (FRA) [20] b. Salvatore CARUSO (ITA) 76 63 62 SANDGREN 64 67 76 76
Tennys SANDGREN (USA) b. Yasutaka UCHIYAMA (JPN) 36 62 64 63 62 63 46 36 8-6 SANDGREN
Marton FUCSOVICS (HUN) b. Dennis NOVAK (AUT) 36 64 76 62 FOGNINI 63 76 63
Fabio FOGNINI (ITA) [12] b. Frances TIAFOE (USA) 57 64 63 46 64 67 64 76 26 63 NADAL
Marin CILIC (CRO) [13] b. Adrian MANNARINO (FRA) 76 76 63 J. SOUSA 75 62 62
Joao SOUSA (POR) b. Paul JUBB (GBR) 60 63 67 61 64 64 64 J. SOUSA
Daniel EVANS (GBR) b. Federico DELBONIS (ARG) 63 76 63 EVANS 46 64 75 46 64
Nikoloz BASILASHVILI (GEO) [18] b. J. WARD (GBR) 26 46 64 64 86 63 62 76 NADAL
Ricardas BERANKIS (LTU) b. Denis SHAPOVALOV (CAN) [29] 76 64 63 TSONGA 62 62 62
Jo-Wilfried TSONGA (FRA) b. Bernard TOMIC (AUS) 62 61 64 76 63 63 NADAL
Nick KYRGIOS (AUS) b. Jordan THOMPSON (AUS) 76 36 76 06 61 NADAL 62 63 62
Rafael NADAL (ESP) [3] b. Yuichi SUGITA (JPN) 63 61 63 63 36 76 76 FEDERER
Kei NISHIKORI (JPN) [8] b. Thiago MONTEIRO (BRA) 64 76 64 NISHIKORI 76 16 63 64
Cameron NORRIE (GBR) b. Denis ISTOMIN (UZB) 62 64 64 64 64 60 NISHIKORI
Steve JOHNSON (USA) b. Albert RAMOS-VINOLAS (ESP) 64 62 63 S. JOHNSON 64 63 62
Alex DE MINAUR (AUS) [25] b. Marco CECCHINATO (ITA) 60 64 76 36 76 63 36 63 NISHIKORI
Jan-Lennard STRUFF (GER) [33] b. Radu ALBOT (MDA) 64 63 62 STRUFF 63 36 63 64
Taylor FRITZ (USA) b. Tomas BERDYCH (CZE) 64 64 63 64 63 57 76 KUKUSHKIN
Mikhail KUKUSHKIN (KAZ) b. Pablo ANDUJAR (ESP) 63 62 64 KUKUSHKIN 63 76 46 75
John ISNER (USA) [9] b. Casper RUUD (NOR) 63 64 76 64 67 46 61 64 FEDERER
Matteo BERRETTINI (ITA) [17] b. Aljaz BEDENE (SLO) 36 63 62 76 BERRETTINI 46 61 64 64
Marcos BAGHDATIS (CYP) b. Brayden SCHNUR (CAN) 62 64 64 61 76 63 BERRETTINI
Dominik KOEPFER (GER) b. Filip KRAJINOVIC (SRB) 63 46 76 61 SCHWARTZMAN 67 76 46 76 63
Diego SCHWARTZMAN (ARG) [24] b. M. EBDEN (AUS) 64 36 63 62 60 63 75 FEDERER
Lucas POUILLE (FRA) [27] b. Richard GASQUET (FRA) 61 64 76 POUILLE 61 62 62
Gregoire BARRERE (FRA) b. Alexander BUBLIK (KAZ) 36 64 63 63 61 76 64 FEDERER
Jay CLARKE (GBR) b. Noah RUBIN (USA) 46 75 64 64 FEDERER 75 62 76
Roger FEDERER (SUI) [2] b. Lloyd HARRIS (RSA) 36 61 62 62 61 76 62

60 Doppio maschile: (2)J-S. Cabal/R. Farah (COL) b. (11)N. Mahut/E. Roger-Vasselin (FRA) 67 76 76 67 63
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Ashleigh BARTY (AUS) [1] b. Saisai ZHENG (CHN) 64 62 BARTY


Alison VAN UYTVANCK (BEL) b. Svetlana KUZNETSOVA (RUS) 64 46 62 61 63 BARTY
Harriet DART (GBR) b. Christina MCHALE (USA) 46 64 64 DART 61 61
Beatriz HADDAD MAIA (BRA) b. Garbine MUGURUZA (ESP) [26] 64 64 76 36 61 RISKE
Alison RISKE (USA) b. Donna VEKIC (CRO) [22] 36 63 75 RISK 36 62 63
Ivana JOROVIC (SRB) b. Lesley KERKHOVE (NED) 76 64 62 67 9-7 RISKE
Kaia KANEPI (EST) b. Stefanie VOEGELE (SUI) 57 75 64 BENCIC 46 64 64
Belinda BENCIC (SUI) [13] b. A. PAVLYUCHENKOVA (RUS) 62 63 63 61 S. WILLIAMS
Serena WILLIAMS (USA) [11] b. G. GATTO-MONTICONE (ITA) 62 75 S.WILLIAMS 64 46 63
Kaja JUVAN (SLO) b. Kristyna PLISKOVA (CZE) 64 26 64 26 62 64 S. WILLIAMS
Varvara FLINK (RUS) b. Paula BADOSA (ESP) 64 62 GOERGES 63 64
Julia GOERGES (GER) [18] b. Elena Gabriela RUSE (ROU) 75 61 61 64 S. WILLIAMS
C. SUAREZ NAVARRO (ESP) [30] b. Samantha STOSUR (AUS) 62 75 SUAREZ NAVARRO 62 62
Pauline PARMENTIER (FRA) b. Maria SHARAPOVA (RUS) 46 76 50 rit 76 76 SUAREZ NAVARRO
Lauren DAVIS (USA) b. Kateryna KOZLOVA (UKR) 63 62 DAVIS 63 63
Angelique KERBER (GER) [5] b. Tatjana MARIA (GER) 64 63 26 62 61 S. WILLIAMS
Kiki BERTENS (NED) [4] b. Mandy MINELLA (LUX) 63 62 BERTEN 61 62
Taylor TOWNSEND (USA) b. Arina RODIONOVA (AUS) 62 63 36 76 62 STRYCOVA
Laura SIEGEMUND (GER) b. Katie SWAN (GBR) 62 64 STRYCOVA 75 61
Barbora STRYCOVA (CZE) b. Lesia TSURENKO (UKR) [32] 63 62 63 75 STRYCOVA
Elise MERTENS (BEL) [21] b. Fiona FERRO (FRA) 62 60 MERTENS 46 75 62
Monica NICULESCU (ROU) b. Andrea PETKOVIC (GER) 26 62 75 75 60 MERTENS
Tamara ZIDANSEK (SLO) b. Eugenie BOUCHARD (CAN) 63 57 86 WANG 62 67 64
Qiang WANG (CHN) [15] b. Vera LAPKO (BLR) 62 62 61 62 STRYCOVA
Sloane STEPHENS (USA) [9] b. Timea BACSINSZKY (SUI) 62 64 STEPHENS 76 61
Yafan WANG (CHN) b. Tereza MARTINCOVA (CZE) 62 75 60 62 KONTA
Katerina SINIAKOVA (CZE) b. Ekaterina ALEXANDROVA (RUS) 26 61 61 KONTA 36 64 61
Johanna KONTA (GBR) [19] b. Ana BOGDAN (ROU) 75 62 63 64 KONTA
Amanda ANISIMOVA (USA) [25] b. Sorana CIRSTEA (ROU) 63 63 LINETTE 46 62 64
Magda LINETTE (POL) b. Anna KALINSKAYA (RUS) 60 76 64 75 KVITOVA
Kristina MLADENOVIC (FRA) b. Vitalia DIATCHENKO (RUS) 75 67 62 KVITOVA 63 62 WIMBLEDON 2019
Petra KVITOVA (CZE) [6] b. Ons JABEUR (TUN) 64 62 75 62
Elina SVITOLINA (UKR) [8] b. Daria GAVRILOVA (AUS) 75 60 SVITOLINA (7)S. HALEP b. (11)S. WILLIAMS
Margarita GASPARYAN (RUS) b. Anna-Lena FRIEDSAM (GER) 64 64 57 6-5 rit 62 62
SVITOLINA
Marie BOUZKOVA (CZE) b. Mona BARTHEL (GER) 63 63 SAKKARI 63 67 62
Maria SAKKARI (GRE) [31] b. Bernarda PERA (USA) 76 63 64 61 SVITOLINA
Petra MARTIC (CRO) [24] b. Jennifer BRADY (USA) 36 63 64 MARTIC 64 62
Anastasia POTAPOVA (RUS) b. Jil TEICHMANN (SUI) 26 64 61 36 63 64 MARTIC
Danielle COLLINS (USA) b. Zarina DIYAS (KAZ) 63 75 COLLINS 64 36 64
Anastasija SEVASTOVA (LAT) [12] b. Kristie AHN (USA) 63 64 46 64 63 SVITOLINA
Madison BRENGLE (USA) b. M. VONDROUSOVA (CZE) [16] 64 64 MUCHOVA 75 64
Karolina MUCHOVA (CZE) b. Aleksandra KRUNIC (SRB) 75 62 63 64 MUCHOVA
Heather WATSON (GBR) b. Caty MCNALLY (USA) 76 62 KONTAVEIT 76 63
Anett KONTAVEIT (EST) [20] b. Shelby ROGERS (USA) 60 36 64 75 61 MUCHOVA
Su-Wei HSIEH (TPE) [28] b. Jelena OSTAPENKO (LAT) 62 62 HSIEH 46 75 1311
Kirsten FLIPKENS (BEL) b. Dalila JAKUPOVIC (SLO) 61 63 76 63 PLISKOVA
Monica PUIG (PUR) b. Anna K. SCHMIEDLOVA (SVK) 57 64 75 PLISKOVA 63 26 64
Karolina PLISKOVA (CZE) [3] b. Lin ZHU (CHN) 62 76 60 64 HALEP
Simona HALEP (ROU) [7] b. Aliaksandra SASNOVICH (BLR) 64 75 HALEP 61 63
Mihaela BUZARNESCU (ROU) b. Jessica PEGULA (USA) 64 64 63 46 62 HALEP
Victoria AZARENKA (BLR) b. Alize CORNET (FRA) 64 64 AZARENKA 63 61
Ajla TOMLJANOVIC (AUS) b. Daria KASATKINA (RUS) [29] 63 61 62 60 HALEP
Madison KEYS (USA) [17] b. Luksika KUMKHUM (THA) 63 62 HERCOG 63 63
Polona HERCOG (SLO) b. Viktoria KUZMOVA (SVK) 36 76 75 62 64 GAUFF
Cori GAUFF (USA) b. Venus WILLIAMS (USA) 64 64 GAUFF 36 76 75
Magdalena RYBARIKOVA (SVK) b. A. SABALENKA (BLR) [10] 62 64 63 63 HALEP
Caroline WOZNIACKI (DEN) [14] b. S. SORRIBES TORMO (ESP) 54 rit WOZNIACKI 76 61
Veronika KUDERMETOVA (RUS) b. Y. BONAVENTURE (BEL) 62 64 76 63 ZHANG
Yanina WICKMAYER (BEL) b. Rebecca PETERSON (SWE) 64 63 ZHANG 64 62
Shuai ZHANG (CHN) b. Caroline GARCIA (FRA) [23] 64 60 63 62 ZHANG
Sofia KENIN (USA) [27] b. Astra SHARMA (AUS) 64 62 YASTREMSKA 64 16 62
Dayana YASTREMSKA (UKR) b. Camila GIORGI (ITA) 63 63 75 46 63
Viktorija GOLUBIC (SUI) b. Iga SWIATEK (POL)
Yulia PUTINTSEVA (KAZ) b. Naomi OSAKA (JPN) [2]
62 76
76 62
GOLUBIC
64 76
YASTREMSKA
75 63 DONNE
Doppio femminile: (3)Hsieh/Strycova (TPE/CZE) b. (4)G. Dabrowski/Y. Xu (CAN/CHN) 62 64 61
Doppio misto: (8)L. Chan/I. Dodig (TPE/CRO) b. J. Ostapenko/R. Lindstedt (LAT/SWE) 62 63
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:46 Pagina 1

IL LUTTO.
Scompare a 91 anni uno dei protagonisti del tennis italiano
degli anni ‘50/’60. Una figura di insospettabile fascino pionieristico

C
che coltivava una sorta di gioco in assenza del suono, grazie

Beppe Merlo,
alla tensione delle corde bassa al punto da ridurre i colpi a un fruscio

il tennis senza rumore


ause di forza maggiore – banalmente non ero
ancora al mondo – mi hanno impedito di
veder giocare a tennis Giuseppe Merlo, detto
“Beppe”. Così, in ordine di alfabeto, ho fatto
scorrere la rubrica del telefono fino ai co-
gnomi Bottazzi e Codignola, che di nome si
chiamano Luca e Matteo, e di tennis cono-
scono praticamente tutto. Bottazzi, ex gioca-
MATTEO tore e studioso della materia, Merlo lo ha
RENZONI addirittura frequentato in campo. Codignola,
scrittore e appassionato del gioco, Merlo lo
ha raccontato nel suo libro “Storie brevi di
tennisti eminenti” (Adelphi). Approfittare della
loro pazienza mi ha permesso di scoprire una figura di insospettabile fascino pionieri-
stico. Uno che coltivava, in campo, una sorta di assenza del suono utilizzando una ten-
sione delle corde bassa a tal punto che il contatto con la palla produceva un rumore
super attutito.

Merlo serviva piano, rispondeva sempre e sbagliava praticamente mai, portando al-
l’esasperazione chi stava oltre la rete. D’altra parte veniva dal ping pong – come un
certo Fred Perry – e in qualche modo aveva continuato a giocarlo in uno spazio molto
più dilatato. In piedi sul tavolo, praticamente, impugnando la racchetta in una maniera
un po’ artigianale, sicuramente molto personale: mano destra a stringere il manico alla
fine del cuoio, più o meno a metà fusto.
Per non parlare di un rovescio eseguito – vent’anni prima di Bjorn Borg – con una
presa bimane che prevedeva la mano destra nei pressi del cuore e la mano sinistra più
in basso. Al contrario, insomma. Una soluzione non elegantissima, detto con rispetto
più assoluto, che non gli ha impedito di catturare nella sua rete campioni di Wimbledon
come Vic Seixas, Jaroslav Drobny e Neale Fraser.
Un pomeriggio in California, questo gracile Signore del tennis, ebbe l’occasione di
scambiare dritti e rovesci addirittura con Bill Tilden – mito in flanella candida – sul
campo privato della villa di Charlie Chaplin. E c’era pure Greta Garbo, giusto per ag-
giungere un tocco di divino all’atmosfera american chic in stile Great Gatsby.

62
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:46 Pagina 2

Giuseppe Merlo è scomparso a Milano


il 16 luglio scorso, era nato a Merano
l’11 ottobre 1927. Ha vinto quattro titoli
assoluti in singolare, ha raggiunto due
volte le semi al Roland Garros (1955-56)
e due le finali a Roma, nel 1955 battuto
da Gardini, quando venne bloccato
da crampi al momento del match point,
e nel 1957 da Pietrangeli. In Davis giocò
35 match con 25 vittorie. Ventidue infine
i tornei vinti nel circuito (35 le finali)

Serviva piano e non sbagliava mai, ma portava


all’esasperazione gli avversari. E aveva nel rovescio
bimane, giocato nello stile che poi fu di Borg, con la mano
destra verso il cuore della racchetta, un colpo di grande
efficacia. Fu due volte in semi a Parigi, due volte in finale
a Roma e batté campioni come Seixas, Drobny e Fraser.

È morto a 91 anni, Merlo, lasciando un segno deciso. È stato anche grazie alla sua
dedizione – molto attento a cosa mangiasse e quanto dormisse - se l’Italia tra anni ’50
e ’60 ha vissuto un suo boom anche tennistico. Due semifinali al Roland Garros, due fi-
nali agli Internazionali d’Italia con 22 titoli internazionali e 35 presenze in Coppa Davis,
tutto spalmato su una carriera di oltre venti stagioni. Figlio del custode del Tennis Me-
rano, cresciuto con un concetto tanto rigido di rispetto da essere ricordato anche per il
quindici regalato a Paul Rémy sul Centrale di Parigi che mandò il campione francese a
servire per raggiungere la semifinale edizione 1956. Una sorta di giustizia divina fece
sì che Merlo vincesse la partita conquistando, tra l’altro, tutto quel pubblico che gli era
stato contro fino a quel momento.

Fair play ma pure intelligenza da fine giocatore di poker: sul verde – non quello di
Wimbledon – Merlo strapazzava chiunque lo sfidasse. Poche pretese, per il resto, tra
cui un paio di vezzi decisamente curiosi: una tazza di Coca Cola piena di cereali al mat-
tino e le camere d’albergo rigorosamente ai piani bassi dopo aver visto L’inferno di cri-
stallo con Paul Newman e Steve McQueen.
Ha sempre preferito Charlie Chaplin, in fondo, capace quanto Merlo di trasformare
in punto di forza ogni piccola debolezza.

63
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:46 Pagina 3

Palermo
TORNEI ITALIA. WTA LADIES OPEN

ricomincia
dalla
A sorpresa s’impone l’elvetica
Jil Teichmann, 22 anni,

N
mancina, rimasta a lungo
all’ombra di Belinda Bencic

svizzera
ma quest’anno protagonista di una stagione
importante, con due vittorie (Praga, la prima)
e una classifica vicina alle prime 50.
Si scioglie in finale la favorita Bertens,
dopo un torneo faticoso.
L’azzurra Paolini nei quarti,
ormai pronta per il salto nella Top100

on aveva praticamente giocato a livello WTA prima del 2019, a fine luglio ha
messo mano su due trofei con un grande ruolino di marcia che ora la vede in
prossimità della top-50. Jil Belen Teichmann, svizzera classe 1997, sta rac-
cogliendo i frutti di una crescita a conti fatti abbastanza lenta ma che ora la
sta portando ad avere un rendimento più che ottimo ai primi livelli del circuito
maggiore.
Si sapeva poco di lei fino allo scorso anno, ma questo è il prezzo da pagare
se si risulta coetanee di una dei più grandi talenti precoci della storia recente
del tennis svizzero (tolta ovviamente Martina Hingis): Belinda Bencic, che ol-
DIEGO tretutto è tornata a fare ottimi risultati proprio quest anno. Teichmann, è man-
BARBIANI
cina, probabilmente ha meno appeal, eppure i passi avanti sono stati
importanti.
A Praga, a inizio maggio, al di là di Barbora Strycova in semifinale, le avversarie non erano state di
grande spessore. A Palermo il tabellone è stato abbastanza simile, ma in finale Jil ha pescato il jolly di
un 7-6(3) 6-2 meritato contro la numero 5 del mondo, Kiki Bertens. L’olandese è andata spesso in affanno
al servizio, senza mai trovare efficacia nella prima
palla (zero ace) e senza riuscire a controllare le tra-
iettorie mancine dell’avversaria. Teichmann, più ef- gione). Il suo torneo, dai quarti in poi, è risultato fa-
ficace alla risposta, ha faticato invece nel primo set ticoso, accidentato. La semifinale contro Paula Ba-
a concretizzare i vari break di vantaggio, ma è stata dosa, per esempio... L’ha chiusa evitando un terzo
comunque brava a non crollare dopo aver mancato set da brividi dopo le numerose chance avute nella
4 set point sul 5-4 e a prendere comando di un tie- seconda metà del secondo parziale. L’ottimo inizio
break conclusosi con un doppio fallo di Bertens sul della seconda frazione della spagnola, bravissima
3-6. Nel secondo parziale Teichmann ha preso il a recuperare da 15-40 e tenersi avanti nel punteg-
largo sull’1-1, duplicando i break in suo favore sul gio, ha dato il là a un set ricco di colpi di scena.
3-1 e finendo in gloria. Bertens infatti non era più impeccabile e malgrado
Logico aspettarsi di più dalla Bertens, fra le più per due volte si sia trovata un break avanti non ha
continue quest’anno al vertice del tennis femminile mai saputo allungare. Badosa, che nelle fasi finali
(a Palermo ha giocato la quarta finale della sta- del secondo set aveva cominciato a crederci, vo-

64
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:46 Pagina 4

sulla diagonale sinistra che l’ha vista


finalmente prevalere. Un altissimo
urlo della numero 1 del seeding ha
segnato la fine del match e una fatica
ben oltre le previsioni.
Più semplice il percorso della Tei-
chmann, giunta alla seconda finale
del 2019 dopo il comodo 6-3 6-1 ai
danni di una Liudmila Samsonova, ri-
pescata dalle “quali” ma sempre più
convincente.
Del resto, a rendere difficile il per-
corso della favorita Bertens ci aveva
già pensato Jasmine Paolini, che ha
provato a farmarne la corsa firmando
due set di alto livello nei quarti del tor-
neo. Break e controbreak nei primi
game, nuovo allungo per l’olandese
sul 3-2 e servizio, e salvataggio del
turno di battuta successivo per il 4-2,
con nuovi rischi nel decimo game
chiuso solo al terzo set point. Dopo,

leva giocarsi tutto al parziale decisivo, ed è


rimasta agganciata alla partita cancellando
match point su match point. Aveva perso il
servizio sul 5-5, era scivolata sotto 40-0 nel
game successivo, ma da quel momento in
avanti ha dato probabilmente il meglio di sé
risalendo la china e aprendo le porte a un
game interminabile. Soprattutto, ogni volta
che si è trovata di fronte un match point, L’azzurra Jasmine però, è stato un monologo di Paolini.
Paolini firma il primo
Badosa si è rivelata mentalmente perfetta, risultato importante Tanta fatica per Bertens per por-
facendosi preferire a un’avversaria che nel della carriera, tarsi avanti 6-4, tanta facilità per Pao-
centrando i primi lini per vincere il secondo set 6-1.
corso della stagione ha perso almeno un quarti in un torneo
paio di partite da situazioni del genere e del Wta Tour con due Jasmine, che il giorno prima aveva
soltanto un mese fa gettava al vento la fi- belle vittorie su battuto in quasi tre ore di gioco Irina
Siegemund e Begu.
nale a s’Hertogenbosch sprecando 5 match In alto, la vincitrice,
Camelia Begu, aveva motivazioni in-
point contro Alison Riske. l’elvetica Teichmann, credibili. Purtroppo per lei, ha spesso
al secondo successo subito batoste importanti nel circuito
Così, la vittoria sulla Badosa è giunta nel Tour. Ora è 54 Wta
all’ottavo match point, dopo uno scambio WTA, riuscendo in rare occasioni a

65
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:46 Pagina 5

TORNEI ITALIA. WTA LADIES OPEN


passare il primo turno.
Qui, in “casa”, ha forse per la prima
volta trovato vittorie che danno fi-
Errani cede subito all’ungherese Stollar
ducia e morale. Oltre a quella sul-
l’esperta rumena, il netto 6-1 6-4 al
Solo due italiane al secondo turno
primo turno contro Laura Siege- SINGOLARE. PRIMO TURNO
mund. Il tutto in Italia, davanti al (1)Kiki Bertens (NED) b. Ekaterine Gorgodze (GEO) 60 61
proprio pubblico che già contro Aleksandra Krunic (SRB) b. (q)Jessica Pieri (ITA) 62 63
Begu era rimasto numeroso sugli Irina-Camelia Begu (ROU) b. (q)Tereza Mrdeza (CRO) 75 62
spalti del Country Club. Un’atmo- Jasmine Paolini (ITA) b. (6)Laura Siegemund (GER) 61 64
sfera molto particolare che si è ri- (3)Viktoria Kuzmova (SVK) b. (q)E. Cocciaretto (ITA) 64 36 63
vissuta contro Bertens, e che ha Arantxa Rus (NED) b. (q)Amandine Hesse (FRA) 61 63
spinto Jasmine ben oltre il suo li- (LL)Fanny Stollar (HUN) b. (wc)Sara Errani (ITA) 61 36 64
vello per larghe parti dell’incontro. Il Paula Badosa Gibert (ESP) b. (5)P. Parmentier (FRA) 64 76
problema, semmai, è che nel mo- Fiona Ferro (FRA) b. (7)Sara Sorribes Tormo (ESP) 64 75
mento chiave il carattere e l’espe- (wc)Giulia Gatto-Monticone (ITA) b. A. Lottner (GER) 62 1-1 rit
rienza dell’olandese hanno fatto la (LL)Liudmila Samsonova (RUS) b. (q)J. Fourlis (AUS) 63 64
differenza. (4)Tamara Zidansek (SLO) b. L. Arruabarrena (ESP) 62 63
L’allungo di Bertens a inizio del (8)Jil Teichmann (SUI) b. Daria Gavrilova (AUS) 76 75
terzo set è stato decisivo. Un piccolo (q)Gabriela Ce (BRA) b. (LL)G. Garcia-Perez (ESP) 64 16 76
calo di intensità per Paolini è stato Anna-Lena Friedsam (GER) b. Stefanie Voegele (SUI) 62 76
letale, e dopo un’ora e mezza di (2)Alize Cornet (FRA) b. (wc)Martina Trevisan (ITA) 67 64 61
grande sostanza, il sogno della se-
SECONDO TURNO
mifinale si è spento in 10 minuti,
(1)Kiki Bertens (NED) b. Aleksandra Krunic (SRB) 63 61
con l’allungo sul 3-0 e la gestione
Jasmine Paolini (ITA) b. Irina-Camelia Begu (ROU) 64 57 76
finale della numero 1 del seeding.
Arantxa Rus (NED) b. (3)Viktoria Kuzmova (SVK) 64 64
Kiki non è nuova a vittorie “spor-
Paula Badosa Gibert (ESP) b. Fanny Stollar (LL) (HUN) 61 63
che”, quelle che in certe situazioni
Fiona Ferro (FRA) b. (wc)Giulia Gatto-Monticone (ITA) 63 62
fanno tanta differenza e rappresen-
(LL)Liudmila Samsonova (RUS) b. (4)T. Zidansek (SLO) 62 75
tano, soprattutto in questo mo-
(8)Jil Teichmann (SUI) b. Gabriela Ce (q) (BRA) 61 76
mento della sua carriera, una
Anna-Lena Friedsam (GER) b. (2)Alize Cornet (FRA) 75 64
grande spaccatura tra lei e tante
altre del tour. QUARTI DI FINALE
Noi italiani dovremmo ricordare (1)Kiki Bertens (NED) b. Jasmine Paolini (ITA) 64 16 61
bene quella sfida di inizio anno a Paula Badosa Gibert (ESP) b. Arantxa Rus (NED) 62 61
Doha, tra lei e Camila Giorgi. L’az- (LL)Liudmila Samsonova (RUS) b. F. Ferro (FRA) 67 63 64
zurra le diede 6-0 in 18 minuti, si (8)Jil Teichmann (SUI) b. A-L. Friedsam (GER) 60 1-0 rit
complicò la vita nel secondo ma
SEMIFINALI
andò comunque avanti 5-1 nel tie-
(1)Kiki Bertens (NED) b. Paula Badosa Gibert (ESP) 61 75
break. Lo perse, rientrò da 0-3 a 4-
(8)Jil Teichmann (SUI) b. (LL)L. Samsonova (RUS) 63 61
3 e servizio nel terzo con Bertens
che fin lì stava giocando a un livello FINALE
molto al di sotto dei suoi standard, (8)Jil Teichmann (SUI) b. (1)Kiki Bertens (NED) 76 62
eppure con 12 punti vinti negli ul-
DOPPIO. FINALE
timi 13 si aggiudicò l’incontro.
(1)C. Lister/R. Voracova (SWE/CZE) b.
Alle volte, la testa fa tutta la diffe-
E. Gorgodze/A. Rus (GEO/NLD) 76 62
renza del mondo.
66
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DUNLOP, LA TERRA ROSSA È CASA SUA

Operazione
MADRID

contratti
Dunlop
fa il
pieno
70
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:46 Pagina 10

M
ROMA
Ancora Palla
Ufficiale!
onte-Carlo, Madrid, Roma e Barcellona. Quattro dei

A Roma
più importanti tornei di tennis al mondo su terra

e Madrid,
rossa. Tornei che sono stati e continueranno a bril-

a Montecarlo
lare sotto il segno della “palla” Dunlop. Il brand

e Barcellona.
anglo/giapponese ha appena annunciato il rinnovo

Almeno fino
a cura di delle partnerships con questi prestigiosi eventi:

al 2022...
JASON sarà ancora “Palla Ufficiale”.

Accordi
D’ALESSANDRO
rinnovati
La palla con cui i migliori tennisti al mondo si

grazie
sfideranno sarà la “Dunlop ATP” che, ricordiamo, è

al connubio
l’ultima arrivata in casa Dunlop: una palla pensata per il tennis di alto livello, richie-

che si è
sta espressamente dall’ATP con alte qualità di prestazione dovute alla perdita quasi

stabilito fra il
inesistente delle pressione.

brand Dunlop
HD Pro Core per il nucleo e HD Pro Cloth per il feltro, sono queste le tecnologie

(con la qualità
che rendono questo prodotto unico.

estrema dei
La prima è caratterizzata da molecole di carbonio che aiutano a diminuire la di-

suoi prodotti)
spersione della pressione, la seconda da lana di altissima qualità.

e i tornei ATP
La palla ATP è ideata per i professionisti, deve quindi ridurre al minimo le im-

più importanti
perfezioni e sfiorare l’eccellenza sotto ogni punto di vista.

L’estensione dei contratti va a rinnovare delle partnerships già decennali con-

71
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:47 Pagina 11

DUNLOP, LA TERRA ROSSA È CASA SUA

BARCELLONA
fermando Dunlop come la palla “più scelta” del- Monte-Carlo Masters, per poi continuare: «le palle
l’ATP Tour e la più presente come “Palla Ufficiale” Dunlop, rinomate per la loro eccellenza e per le
nel circuito. grandi performance su tutte le superfici, hanno
avuto un ruolo significativo nella storia del nostro
Masahiro Asahino: «Una palla sport. Non vediamo l’ora di continuare a costruire
di alta qualità questa partnership nei prossimi tre anni».
per i tornei più importanti»
Xavier Pujol, Direttore Esecutivo del Barcelona
Masahiro Asahino, Head of Tennis Business di Open Banc Sabadell ha affermato: «Siamo molto
Sumitomo Rubber Industries ha commentato: contenti del rinnovo con Dunlop fino al 2022.
«Siamo felicissimi di estendere la partnership con Stiamo già lavorando alla prossima edizione del
alcuni dei più prestigiosi tornei in Europa. Dunlop torneo e per noi significa molto che il primo ac-
si sta impegnando a supportare tornei d’élite in cordo firmato sia con Dunlop, uno dei marchi sto-
tutto il mondo con prodotti di altissima qualità per rici del tennis, con il quale collaboriamo dal
garantire il miglior tennis sia per i giocatori in 1999».
campo sia per gli spettatori».
Oriol Granell: «Palla ufficiale
«Come membri della stagione su terra rossa da venti anni...
dell’ATP Tour, siamo orgogliosi di rinnovare il con- Un grande connubio fra torneo e brand»
tratto con Dunlop per altri tre anni, fino al 2022»,
ha affermato Zeljko Franulovic, Direttore del Rolex Oriol Granell, Vice Presidente & Managing Di-
72
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:47 Pagina 12

MONTECARLO
rector di IMG Spagna, ha aggiunto: «Dunlop è “Palla i giocatori hanno la garanzia di qualità e alta tec-
Ufficiale” da oltre 20 anni, questo significa che il nologia. Quindi l’estensione dell’accordo che vede
torneo e il brand formano un grande connubio. Per Dunlop come “Palla Ufficiale” del Mutua Madrid
noi è fondamentale dare la possibilità ai tennisti di Open per altre tre edizioni è una grande notizia.
giocare il torneo di Barcellona con quella che allo Sono sicuro che insieme vivremo grandi emozioni».
stesso tempo è la migliore palla nel circuito e la
palla ufficiale dell’ATP. Senza dubbio, tutto questo Sergio Palmieri: «È la palla
risulta determinante per rendere Barcellona una migliore al mondo
data fondamentale della stagione su terra rossa, e anche la preferita dai tennisti»
non solo per i fan ma anche per i giocatori stessi».
Sergio Palmieri, Direttore degli Internazionali
Gerard Tsobanian: «Dunlop BNL d’Italia, ha affermato: «Come Direttore degli
è ormai da anni Internazionali BNL d’Italia sono molto soddisfatto e
il nostro miglior compagno di viaggio» felice del rinnovo dell’accordo con Dunlop fino al
2022».
Anche Gerard Tsobanian, Presidente e CEO del «La Dunlop è a mio parere la miglior palla da
Mutua Madrid Open, ha espresso la sua soddisfa- tennis del mondo, oltre a essere la preferita dai ten-
zione per il rinnovo dell’accordo fino al 2022: «Pa- nisti protagonisti del nostro torneo. Questa partner-
recchi anni fa abbiamo trovato in Dunlop un grande ship conferma i grandi risultati raggiunti insieme a
compagno di viaggio. La palla rappresenta un Dunlop negli ultimi anni e non vedo l’ora di vivere
punto chiave nello sviluppo del gioco e con Dunlop un futuro di successi insieme»
73
Merlo tornei e Dunlop.qxp_Layout 1 29/07/19 16:47 Pagina 13

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I RAGAZZI DI SOLO STORIE IN VAGABONDO STUDIO


A PRIMA CLASSE UNO CONTROTEMPO PER MESTIERE TENNIS
Daniele R. Capobianco Dario Massimo Stefano
o Azzolini R. Nuziale Torromeo D’Adamo Meloccaro

EDERER, VENTI L’ESTATE


uigi Ansaloni DI GORAN
aniele Azzolini
ossana Capobianco Dario
Torromeo
QUANDO IL TENNIS
FECE BOOM
N MILIONE
ROVESCI
Lello Cirillo
BAGLIATI
oris Demcenko
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L
PIÙ DI 250 PARTECIPANTI AL VIA PER UNA DELLE PIÙ BELLE EDIZIONI DELLA “24 ORE”

a solita grande festa lunga 24


ore. Il Tennis Club New Coun-
try, Società Sportiva Dilettan-
tistica di Frascati ha “messo
a cura della in scena”, dalle ore 21 di ve-
Direzione
del Tc New nerdì 5 luglio alle ore 21 di sa-
Country bato 6 luglio 2019, la 27esima
edizione della “24 Ore di ten-
nis”, storica manifestazione
che nel corso del tempo è diventato un vero e proprio
“marchio di fabbrica” del circolo tuscolano di via del-
l’Acqua Acetosa.

Pronti? Aperitivo e via!


Molinari e Sellan (in rosso) si ritrovano dopo tanti anni Dopo l’apertura della manifestazione con un aperitivo
per il doppio contro i maestri Marte e Giudizi “inaugurale” attorno alle 20,30 del venerdì, si è dato il
via alle partite con oltre 250 partecipanti di tutte le età
pronti a portare punti alle rispettive squadre ed emozioni

24ored
fra i numerosissimi presenti.
Regole ormai conosciute e condivise da tutti: partite

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Straordinaria partecipazione di pubblico


alla kermesse del Tc New Country, giunta Le T-shirt
della 27ma
alla 27ª edizione. Vittoria degli Azzurri edizione
sui Rossi per 423 a 412 game della 24 Ore

diFesta 75
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Due immagini della


“mega cena” cui
hanno preso parte
300 invitati. Sopra
un gruppo di soci,
divisi fra Rossi e
Azzurri, prima di
scendere in campo

da un’ora l’una, in volte, mentre la squadra Azzurra si


cui ogni game vinta è portata a 11 successi con quello
vale un punto. I gio- ottenuto in quest’ultima occasione
catori, messi in (due invece gli incontri finiti in pa-
campo nell’ora sta- rità).
bilita, avevano cin- Sempre attorno alle mezza-
que minuti di pal- notte del sabato (durante la cena
leggio prima che ve- finale) si è svolta anche la cerimo-
nisse dato il via al gioco, alla fine dell’ora veniva dato nia di premiazione.
lo stop e i game conquistati fino a quel momento,
sia quelli a favore sia quelli a sfavore venivano con- Un doppio indimenticabile
teggiati. Nel corso delle 24 ore di tennis (anche que-
st’anno giocate a tutte le ore, comprese quelle più
Azzurri, 11 game di differenza notturne) la curiosità più grande è stata sicuramente
A fare la voce grossa, stavolta, è stata la squadra legata al doppio che ha visto protagonisti il maestro
degli Azzurri. e direttore sportivo del circolo Marcello Molinari as-
Quando si è proceduto al conteggio e al controllo sieme a Enrico Sellan: un vero e proprio “revival” per
finale dei punti conquistati, subito dopo la mezza- i due che venti anni fa riuscirono a raggiungere la fi-
notte di sabato, a manifestazione terminata da po- nale del challenger Atp di Umago (in Croazia), un tor-
chissimi minuti, la squadra “Azzurra” ha primeggiato neo che si disputa ancora oggi nel circuito
per 423 games contro i 412 games ottenuti dalla for- professionistico. Stavolta la “super coppia” si è mi-
mazione “Rossa”. surata contro un doppio composto da altri due mae-
Squadra Rossa che però resta in vantaggio in stri del Tennis Club New Country S.S.D., vale a dire
termini assoluti, avendo vinto la “24 Ore” per 14 Marco Marte e Matteo Giudizi.
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Modesto Molinari
con due invitati
speciali. Il gruppo
musicale che ha
allietato la giornata
due soci pronti a
scendere in campo
e uno dei doppi
meglio riusciti
di questa edizione
della 24 Ore

Per il secondo anno consecutivo, inoltre, alla “24 di Frascati e della Roma, alla cui memoria saranno
Ore di tennis” è stata affiancata pure quella del padel dedicate tutte le edizioni della 24 ore di tennis del
che ha avuto più uno scopo dimostrativo, anche se il Tennis Club New Country.
numero dei partecipanti è in significativa crescita.
In 300 alla “mega cena”
Una sfilata di grandi personaggi Anche nell’edizione 2019 della kermesse, come
In questi anni si sono esibiti nella 24 ore di tennis da tradizione, al fianco dell’evento sportivo (una vera
personaggi come Gianni Rivera, Riccardo Viola pre- e propria festa delle famiglie e degli amici, uniti dalla
sidente del CONI Regio- passione per il tennis) ha
nale, Zbigniew Boniek, avuto una sua parte rile-
Ubaldo Righetti, Vin- vante anche il lato enoga-
cenzo D’Amico, Stefano stronomico. Al di là
Pantano, Massimo Ca- dell’aperitivo inaugurale,
puti, Alessandro Fab- è stato il solito grande
bretti, Marco Marzocchi, successo la “mega cena”
Daniele Palizzotto, Da- (con prodotti del territorio
niele Santilli, Valentina locale e del vino d.o.c.
Bianco, Daniele Flavi, delle Cantine San Marco
Potito Starace, Vincenzo di Frascati) andata in
Santopadre, Riccardo Sinicropi, Antonio Crocetti, Pan- scena presso il circolo Tennis Club New Country
cho Di Matteo, Peppe Pozzi, Luisa Corna, Fred Bon- S.S.D. attorno alle ore 21 con circa trecento persone
gusto ed altri, oltre ad esponenti istituzionali del presenti, tra cui anche il sindaco della cittadina tu-
territorio di Frascati e non solo. scolana Roberto Mastrosanti. È grazie a tutto questo
Padrino della manifestazione, per moltissimi anni, che il fascino della “24 Ore di tennis” resiste al tempo
è stato il compianto Amedeo Amadei, gloria sportiva che passa…
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