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coperta settembre.

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Anno 2
Numero 9_19
Mensile
• 4,50 €
29_09_2019
30_10_2019

US OPEN - 63 pagine
Infinito Nadal
A meno 1 da Federer
Andreescu.
È Bianca l’erede?
Medvedev.
Tra fischi e applausi

Speciale
Berrettini

secondo Matteo
La semifinale degli Us Open, 42 anni dopo Barazzutti, spinge Berrettini
verso i piani nobili del tennis e cambia le prospettive immediate
della sua ancora fresca carriera. È il numero 13 del mondo e ha una chance
di agganciare le ATP Finals. Ma dovrà imparare a giocare bene le sue carte

ITAS METTE IN CIRCOLO LA SICUREZZA. Alle pagine 18/19/20/21


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Sommario Una proposta ITAS ai Circoli italiani


leggere alle pagine 18 / 19 / 20 / 21

22/32 44/48

okTennis L’Analisi.BERRETTINI.
SPECIALE Ma nessuno è imbattibile
IL FATTORE B DEL TENNISPosteraro
ITALIANO 28-34
3-17
MAGAZINE Primo piano. Cosa deve imparare da Rafa Azzolini 4-7
Periodico mensile a 11 uscite/anno Le sfide vinte. In 2 anni 3 vittorie e 1 finale 4-7
Una copia 4,50 euro Story Teller Tutti sul camper di Matteo Torromeo 8-11
Direttore responsabile Alta Definizione O vince... O impara! Meloccaro 12-13
Daniele Azzolini Retali
POF! PanattaOfLimits Un anno da Top Ten Panatta 14-15
Pubblicità
e settore commerciale: Fine stagione In viaggio verso Londra Nanni 14-15
Roberto Bartolozzi Quiet, Please I numeri di Matteo Renzoni 16
Servizi fotografici: Berrettini e Uliveto. Doppio vincente 17
Chryslene Caillaud Gianni Ciaccia
Adelchi Fioriti SPECIALE US OPEN. 22-63
Stampa: Digital Team, Fano Il torneo. Infinito Nadal Azzolini 22-28
Editore: A-COM BordoCampo. Fermate il tennis, voglio scendere D’Adamo 25
Absolutely Communication coop a r.l. Attualità. Ora Rafa è atteso da un sì 27
via G.B. Belzoni, 8 - Roma
L’intervista. Rafa: «Vecchio? No, grazie» Portillo 30-32
I nostri sponsor Personaggio. DanHeel Medvedev Fidecaro 34-37
Lavazza manchette Personaggio. Lo slalom di Jannick Di Caprio 40-42
Brotini 2ª di copertina Personaggio. Andreescu, l’erede c’è Azzolini 44-48
Dunlop 1 / 2 2 / 73
ITAS per i Circoli 18/21 Personaggio. Il ritorno di Kim Renzoni 50-52
Lavazza 29 Personaggio. I calcoli di Serena Nanni 54-56
K-Swiss 33 Pensieri Eppure si muove D’Adamo 56
Bardahl 38 / 39
Banca Generali 43 Alta Definizione Townsend, l’anticorpo Meloccaro 58-59
Mantoflex 47 / 49 Juniores. Jonas e Maria contro gli Usa Facchinetti 60
Federcon 53 Risultati I tabelloni degli Us Open 62-63
Mp Broker 57
Neri Alimentari 61
Edizioni Slam 64 / 65
Laver Cup La Coppa dei Campioni Cicchitti 66-69
Soluzioni Arredamenti 75 Dunlop Quattro rimbalzi per Londra D’Alessandro 70-72
Pubblicità New Country Cordenons La meglio gioventù 74
78 / 80 / 82 3ª e 4ª cover
Le pagine del New Country Circuito dei Castelli 76-82

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Speciale Berrettini
Matteo Berrettini irrompe
ai piani alti del tennis mondiale
con una semifinale
agli Us Open che
mancava da 42 anni

IL FATTORE
B
DEL
TENNIS Testi di
Daniele Azzolini
Dario Torromeo
Adriano Panatta

ITALIANO
La speranza di un aggancio in corsa
Stefano Meloccaro
Matteo Renzoni
Matteo Nanni

della Top Ten e di un posto alle


ATP Finals di Londra è concreta.
In vista di Torino 2021, Matteo è il miglior
investimento sul futuro del nostro sport

A lezione Sul camper Il futuro


da mastro di mamma in quattro
Rafael e papà mosse

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US OPEN Speciale Berrettini

S
Grande torneo, grande semifinale, 42 anni dopo Barazzutti
Ma contro Nadal a Matteo non è mancato il tennis, la lezione è
giunta dalla straripante forza di volontà che Rafa mette in campo

Quelle due o tre cose


che può imparare da Rafa e Matteo cercava una Lo avete visto Rafa quando è entrato in
lezione da studiare, in campo, quando palleggiava con Matteo prima del
questa sconfitta per fischio d’inizio, quando giocava il punto che gli
nulla dolente, o amara, serviva, quando si è visto costretto a tirarsi fuori
o infelice, anzi foriera dai guai? AVete fatto caso agli sguardi che lancia
di speranze molto con- da quel volto ossuto e incavato, che sfodera una
crete, il professor Rafa mascella già addestrata a inviare messaggi duri
Nadal gliel’ha mostrata ed espliciti a chi gli sta di fronte?
DANIELE senza troppi riguardi, Vale una lezione, quel teatro kabuki di tennis
AZZOLINI sicuro com’è (e lo ha applicato, ed è l’Università alla quale Matteo Ber-
detto) che l’allievo sia rettini si è iscritto nei giorni indimenticabili di que-
di quelli che basta im- sti Us Open. Facoltà di Scienze Tennistiche.
beccarli, ché tanto ci arrivano da soli. Materia “Gestione delle imprese sportive”.
La lezione è lì, sotto gli occhi di Matteo, ne- Ha voti alti, Matteo, una pagella strepitosa che
anche difficile da cogliere, certo molto meno di incoraggia chiunque abbia a cuore le sue sorti,
quanto non serva per farla propria. È in quella ma Rafa è il professore. La sua “gestione del
straordinaria, straripante forza di volontà che Rafa match” parte da un assunto che il giovane ro-
mette in campo, la vera differenza che si è vista mano deve ancora fare suo. Nei primi dieci minuti
nella semifinale che ha rimandato a casa l’ita- di presenza in campo, a partita ancora da comin-
liano, onusto di bei ricordi e di prospettive tutte ciare, Rafa è in grado di comunicare all’avversario
da studiare, al termine di uno Slam che ha riportato
il tricolore nei piani nobili del nostro sport. l’articolo continua... a PAGINA 6

Luglio 2017
Prima vittoria
Challenger di Matteo
nell’estate 2017
a San Benedetto
del Tronto.
Importante perché
spinge Berrettini
a crederci sempre
di più, in un
momento di grande
Settembre 2014 Si chiude nel settembre 2014 il periodo da junior di crescita. Batte Djere
Berrettini (nella foto, agli Australian Open 2014 dove supera le qualifiche e in finale, e sale al
perde al 2° turno). Agli Us Open raggiunge gli ottavi, poi decide di passare numero 170 della
pro. Tra le vittorie (poche) da junior anche il trofeo di Salsomaggiore. classifica ATP.
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Gennaio 2018 Luglio 2018


Ai primi tornei del Berrettini è ormai sulla
2018 Berrettini si rampa di lancio, il dato
presenta da n. 135 più interessante è che
Supera le qualifiche supera quasi sempre le
a Melbourne, batte qualificazioni. A Parigi è
Broady e Hurkacz, in tabellone è sale fino
ma perde con Kudla al terzo turno battendo
e viene ripescato Otte, Gulbis e trascinando
da lucky loser. Thiem a un faticoso quarto
Mannarino lo ferma set. Il salto di qualità
in primo turno. viene dal torneo di Gstaad
Intanto decide di che Matteo vince senza
farsi ricrescere perdere un set e battendo
la barba... Bautista Agut in finale.
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Speciale Berrettini
che per la prima volta esplora una delle alte vette del tennis, Romano, 23 anni
che non ci sarà modo di batterlo, che qualsiasi cosa faccia compiuti il 12 aprile.
Tifa Fiorentina,
gliela restituirà più grande, e più dolorosa. la squadra preferita
È carisma? Anche. Attitudine? Sì, certo… Indole? Ovvio. dal nonno. Risiede
da quest’anno
Abitudine? Pure quella, ci mancherebbe. È un po’ di tutto a Montecarlo
questo e forse di altro. Semplicemente, è uno stato men-
tale da campione.

Una strada obbligata


Quella la strada per crescere, dato che il tennis pro-
dotto dai due non è stato così distante, tutt’altro. Anche qui,
le differenze ci sono, si sono viste, e le ha sottolineate
bene Matteo indicando nel servizio dello spa-
gnolo, più ancora che nei colpi di base, «così
potenti e veloci da non farti mai stare tran-
quillo», la vera sorpresa che non si
aspettava: «Un colpo mancino che è
sempre poderoso, ma assume traiet-
torie particolari, che ti ricacciano in-
dietro e rendono difficile prendere il
sopravvento, anche per uno come
me che ha colpi robusti da calare
sul campo». Ma sono differenze
misurabili con il metro, forse con
il righello, non certo con il conta-
chilometri o con l’odometro pro-
fessionale, che serve a misurare
le strade. Matteo ha molto ri-
schiato nel primo set, ma è
sempre rimasto attaccato a
Rafa, e in due occasioni si è gio-
cato una chance sul 30 pari che po-

Aprile 2019
Sfortunato in Australia,
subito opposto a Tsitsipas
(poi semifinalista), Berrettini
vince il Challenger a Phoenix
su Kukushkin e trova la
forma a Budapest, dove
vince il secondo torneo
in carriera battendo
Ktajinovic in finale.
Il buon momento prosegue
nel successivo torneo di
Monaco, dove raggiunge
ancora la finale, battuto
però dal cileno Garin.

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teva dargli ulteriore slancio. Sono state sei le palle ancora grandi margini di progresso». Dalla parte
break annullate da Berrettini nel set d’avvio, ma è del rovescio, sebbene sia già migliorata in modo
stato lui a denucleariz- impensabile, rispetto all’inizio della stagione. E più
zarle, non Rafa a gettarle al vento. E nel tie break è ancora sulla risposta di rovescio. Ma questo Ber-
stato Matteo a condurre, addirittura 4-0 e 5-2 rettini lo sa, come lo sanno Vincenzo Santopadre e
(dopo aver fallito un dritto comodo sul 4-1), prima Umberto Rianna, coach e bi-coach… «Ho visto due
che Rafa riprendesse il controllo della situazione, marziani in campo», diceva Vincenzo a fine match,
rilanciato da due buoni servizi che l’hanno riportato annacquando il dispiacere della sconfitta. «Posso
5-4 alzando a mille la pressione su Berrettini. Ri- stare in alto», è stata invece la valutazione di Mat-
preso, Matteo ha vacillato, ha tentato una smorzata teo, «giocarmela alla pari con i più forti. E posso
che Rafa ha intuito con facilità, e fallito un dritto crescere ancora, lo so, lo sento. Disabitudine? Un
che chiedeva solo di essere tradotto in un facile po’, è ovvio. Avevano ragione Vincenzo e Umberto
punto. nel dirmi che certe esperienze non ci sono parole
per descriverle, ma possono giungere solo dal
Un tie break di differenza campo».
Sì, il tie break ha fatto la differenza. Partire un Insieme con altre considerazioni, sempre legate
set avanti, contro Nadal è una condizione quasi im- alla facilità con cui Matteo ha messo in fila giocatori
prescindibile per costruire una partita diversa, e tutt’altro che banali. Gasquet, Thompson, Popyrin,
forse (forse…) una vittoria. Nel secondo set Mat- poi il match perfetto con Rublev e la maratona en-
teo ha resistito fino al 3 pari, poi ha ceduto il tusiasmante con Monfils. Un “cabaret” di giocatori
primo servizio, sulla decima palle break di importanti, che non si “battono per caso”...
Rafa. E da lì in poi, la semifinale è sva- E ora, tredicesimo in classifica (al 16 settembre
nita. 2019). A 330 punti dal numero 10 Bautista Agut (e
«È un ragazzo che vale, diventerà a 230 da Fognini, undicesimo). Ma nono nella Race
presto un grandissimo avversa- per Londra (dove Fabio è numero 13), a soli 20
rio», ha fatto sapere Rafa, che i punti da Nishikori. C’è un finale di stagione tutto da
complimenti non li regala giocare per Matteo, e tante speranze anche per il
mai. «Ha colpi che fanno futuro. La Top 10 ospita cinque trentenni e un
male, non lo conoscevo, Thiem ventiseienne. I 23enni sono tre, l’unico più
ma ne sono rimasto giovane di Berrettini è Tsitsipas, ventunenne.
impressionato. E È il miglior investimento per le Atp Finals tori-
credo che abbia nesi del 2021, Matteo. Il futuro è suo.

Giugno 2019
L’impatto con l’erba è il migliore
possibile, l’Italia scopre di avere un
vero erbivoro fra i suoi giocatori. La
vittoria a Stoccarda è esemplare,
Matteo comincia liquidando Kyrgios in
due semplici set, prosegue con il Top Ten
Khachanov, batte finalmente Kudla e sempre
senza perdere un set liquida Struff e Felix
Auger-Aliassime. Prosegue ad Halle, dove si
ferma solo in semifinale, contro Goffin. Anche
a Wimbledon Matteo lascia il segno, issandosi
fino agli ottavi, dove incontra Federer in un
match di grandi (troppe) emozioni. Dopo Wimbledon
Berrettini è numero 20, pronto per l’exploit degli Us Open.
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US OPEN Speciale Berrettini

Tutti sul camper


di Matteo
STORY TELLER
di dario torromeo
Come si costruisce
un campione
Una famiglia unita (papà Luca
e mamma Claudia) che ha posto
al centro di tutto l’educazione
dei figli. Un Team allargato, ma
composto da persone esperte
che seguono Matteo momento
per momento. Un fratello più
giovane (Jacopo) che ha sempre
spinto il maggiore a crederci.
Un coach (Santopadre) con le idee
chiare, coadiuvato da un secondo
coach (Rianna), da un preparatore
atletico (Squadrone) da uno
osteopata (Evangelista), da un analista
e da un mental coach molto amico
del giocatore. E poi c’è Ajla Tomljanovic,
ma questa è un’altra storia...
Una storia d’amore

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I
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«
l problema di molte donne è che si emozionano per un nonnulla. E poi lo
sposano». La frase è attribuita a Cher: cantautrice, attrice e produttrice.
Non so se la vincitrice di Oscar, Grammy, Emmy e Golden Globe l’abbia
detta davvero, so però che è divertente.
Meno divertente quando la situazione si ripete nel tennis.
Vedi un ragazzo giocare alla grande qualche partita, ti emozioni e pensi
che sarà così per sempre. Quando realizzi che hai posto troppe aspettative
in uno mediamente bravo, senza testa o senza tutti quei colpi che pensavi
rubrica a cura di avesse, è troppo tardi. Sei deluso, ancora una volta.
DARIO Con lui non accadrà, lui non tradirà.
TORROMEO Basta vedere quel dritto bastardo per capirlo. È un colpo che fa schizzare
via la pallina come un proiettile sparato da un’arma ad alta precisione. Un
dritto da sballo, un tracciante che incute rispetto, accompagnato da un servizio pesante e un rovescio
in continuo miglioramento. Il tutto amministrato dalla giusta
mente. Grossi passi in avanti anche qui. Regge la pressione,
sa fare la scelta migliore anche nelle situazioni più diffi-
cili e non ha paura di osare. Merce rara per il nostro
tennis.

Una felicità contagiosa


E poi, Matteo regala emozioni.
Ti incanta con un sorriso, la sua è una felicità conta-
giosa. È un piacere vedere il faccione illuminarsi, è pur sempre un ragazzone di 1.96 per novanta chili
diamine! Le sopracciglia si piegano verso il basso, gli occhi diventano poco più che due fessure, la
bocca si apre fino a scoprire una dentatura perfetta su un volto da attore.
Matteo Berrettini lo riconosceresti tra mille.
Ha la testa d’artista, scalfita solo da quella smania di perfezionismo che a volte esalta, a volte pu-
nisce. Viene dal Nuovo Salario. Una zona a mezza via, un misto di proletariato e media borghesia.
Alberi, verde, piccole case in mattoncini rossi. Ma anche bulletti che scorazzano in motorino, palazzi
che soffocano.
Berrettini appartiene alla prima metà della mela.
Viene da una famiglia tranquilla. Un papà, una mamma, lui e un fratello più piccolo. Luca, Claudia,
Matteo e Jacopo. Tutti su un camper, con l’aggiunta di Yannick, il labrador di casa, se ne andavano in
ferie a cercare risate e serenità. Poi i bambini sono cresciuti. Jacopo, più giovane di due anni, ha co-
minciato a giocare sul serio a tennis. Matteo l’ha seguito su quella strada.
Si prendevano a pallate nei circoli, ma anche davanti alle mura di casa. E a lanciare la sfida era
sempre il più piccolo. «Con quel rovescio non entrerai mai nei Top 50. E io ti starò sempre davanti».
Non è andata esattamente così.
Matteo a nove anni si allenava quattro volte a settimana, ma ancora non sapeva se fosse quello
lo sport che preferiva. Nella testa mille pensieri come tutti i ragazzini, altre discipline. Gli piacevano il
judo, il calcio. Gli piaceva soprattutto il basket. Una passione che gli è rimasta dentro.
«Adoro la NBA. Tifo per la squadra in cui gioca LeBron James, quindi adesso tengo per i Los
Angeles Lakers. Poi, si vedrà».
A dieci anni voleva mollare quel tennis che gli rubava cinque pomeriggi a settimana. Rinunciare
al basket sembrava una cosa impossibile.

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Speciale Berrettini
«Se smetti tu, lo faccio anch’io». Jacopo
aveva le idee chiare.
Il fratello più grande seguiva il consiglio.
Continuava a giocare a tennis.
Prima al Circolo della Corte dei Conti,
dove Raoul Pietrangeli diventava il suo mae-
stro per sette anni. Poi al Canottieri Aniene,
di cui è ancora socio anche se ha la resi-
denza a Montecarlo.

I meriti di Santopadre
All’Aniene incrociava Vincenzo Santopa-
dre, figlio di ristoratori famosi, proprietari di
una trattoria proprio nella zona. Un coach
preparato, con le idee chiare, un uomo che
potresti giudicare in modo sbagliato se ti fi-
dassi della prima impressione. Sembra mite,
timido. Errore. Vincenzo sa esattamente cosa
fare e sa come farlo. Ha un rapporto diretto
molto efficace con chi si affida a lui. Spinge
per completare ogni punto del mosaico, fino
a quando non si ritiene soddisfatto.
Il servizio ripetuto sino all’esasperazione,
ma a metà allenamento non alla fine come
fanno in tanti. A metà, quando hai ancora vo-
glia ed energie per migliorare uno degli ele-
menti più importanti del gioco.
Un rovescio in back da imparare a me- Matteo se l’ispirazione non arrivava».
Berrettini
moria. La ricerca di perfezione e aggressività con l’amico
Massari ha raccontato a Stefano Seme-
con il dritto inseguita in modo maniacale, fino Felix Auger raro che l’ha scritto sul Corriere dello Sport-
a trasformarlo in un’arma che l’intero circuito Aliassime e Stadio: «Gli ho spiegato che Hemingway si
la fidanzata
oggi conosce e teme. Ajla svegliava ogni mattina alle 4 e scriveva quat-
Dall’Aniene si trasferiva infine alla Roma Tomljanovic tro ore prima di cominciare la giornata. Non
prima di
Tennis Accademy a Bel Poggio. cenare
sempre era ispirato, ma scriveva comun-
Cresce Matteo, si rafforza il gruppo che al ristorante que».
l’accompagna. Cinque i personaggi in squa- Via della Pace È stato così che Per chi suona la cam-
di Giovanni
dra. Oltre a Santopadre, Berrettini si avvale Bartocci pana è entrato nella libreria di casa Berret-
della consulenza di Umberto Rianna ottimo (il quarto tini. In fondo, a lui leggere è sempre piaciuto.
nella foto). Assieme al vecchio Ernest ha messo Bukow-
maestro della scuola di Tirrenia, cresciuto In piccolo,
negli Stati Uniti con Nick Bollettieri. Roberto Ajla segue ski, Eduard Bunker e, da poco, John Edward
Squadrone è il preparatore atletico, Marco il match fra Williams.
Matteo e
Evangelista è l’osteopata. E poi c’è Stefano Rublev Ama anche il cinema, Quentin Tarantino
Massari, il mental coach. Quello che dice: dal box e Stanley Kubrick su tutti. Django unchained
del tennista e Arancia meccanica i suoi film indimentica-
«Lui è un artista, deve sentirsi ispirato per italiano
rendere. Ne abbiamo parlato molto, dovevo bili. A Federica Cocchi, della Gazzetta dello
convincerlo che poteva lavorare bene anche Sport, che gli chiedeva quale personaggio ci-
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americano che lo stava intervistando sul campo. Le


telecamere sono andate a cercare sulle tribune, im-
possibile non vederlo. Bartocci ha una faccia da hip-
ster, barbone, capelli lunghi, percing sul labbro,
polpacci pieni di tatuaggi. Indossava una maglietta
con su scritto CARBONARA. Era lui, non a caso la
carbonara è il piatto preferito di Matteo.

Il colpo da k.o.
A questo punto chiedo scusa in anticipo. Ma ca-
pitemi, sono arrivato sin qui senza sfiorare lo sport
che assieme al tennis divide le mie passioni, il pu-
gilato. Non ce la faccio a non accumunarli.
Matteo Berrettini è una rarità nel nostro pano-
rama tennistico. Un attaccante con un’accoppiata
servizio/dritto che intimorisce, tramortisce gli avver-
sari, li sfianca, ne annulla le resistenze.
È come un pugile con il pugno da ko.
Ne siamo quasi totalmente privi nel panorama
nazionale. Non oggi, ma da sempre. Il colpo da
knock out ti aiuta nelle situazioni disperate, risolve
momenti intricati. Nel pugilato, come nel tennis.
Se devi annullare un set point, spara pure il dritto
dei sogni o l’ennesimo ace e riporta le cose sulla
giusta strada. Lui lo ha fatto e, ne sono certo, conti-
nuerà a farlo.
John McEnroe: «Entrerà nella Top 10 già alla fine
dell’anno».
nematografico gli sarebbe piaciuto interpretare, ha Roger Federer: «Con lui che l’Italia tornerà a vin-
risposto: «Django. Un gran bagno di sangue, una lotta cere un torneo dello Slam».
in cui alla fine rimane in vita una sola persona. Un Rafa Nadal: «Diventerà un grandissimo gioca-
po’ come la mia partita con Monfils». tore, anzi lo è già».
Panatta: «Servirà a 220 chilometri orari». E que-
Un “gigliato” di Roma Nord sto, Adriano l’ha detto molto tempo fa.
Cittadino di Roma Nord, tifoso della Fiorentina. In quel box affollato di parenti, amici, coach e ri-
Una passione ereditata da nonno Piero. storatori c’era una brunetta dai capelli lunghi e dal
«Quando me l’ha detto, ho pensato: Meno male. volto sensuale. Ajla Tomljanovic, ventiseienne
Avevo paura fosse juventino o, peggio, romanista». croato-australiana, tennista anche lei. Una ragaz-
La frase è di un altro omone, uno che è diventato zona alta 1.80, con due occhi incantevoli. Sorrideva,
una presenza fissa nel box di Matteo a Flushing Mea- applaudiva, incitava. È con lei che Matteo Berrettini
dow. Giovanni Bartocci è un romano di quarant’anni, sta vivendo una storia d’amore.
da dodici negli States. Ha un ristorante nell’East Vil- La vittoria su Rublev, poi quella su Monfils, la se-
lage, lì vanno gli sportivi italiani in visita di lavoro a mifinale con Rafa Nadal agli US Open, la scalata
New York. Il tennista romano l’ha omaggiato subito verso i primi dieci della classifica sono risultati già
dopo avere conquistato l’accesso in semifinale. raggiunti. Le finali Atp sono il prossimo obiettivo.
«E adesso non vedo l’ora di andare a festeggiare E con Ajla l’intesa è perfetta. Cosa chiedere di
al Via della Pace» ha detto al microfono del giornalista più alla vita? Niente, per ora.
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US OPEN Speciale Berrettini

N
C’è di più, sotto quei colpi così potenti... C’è un ragazzo che ama capire
il tennis che vive e porta in campo. Consapevolezza è la parola chiave.
Coach Santopadre lo asseconda, convinto che si tratti di una grande risorsa

elson Mandela ci con- rola chiave. Nello scorso mese di aprile Matteo at-
sentirà di prendere in traversava una mini crisi di adattamento ad alto li-
prestito il suo celeber- vello. Era salito in classifica, più veloce di quanto
rimo: «Io non perdo mai, egli stesso si aspettasse. Gli stava crescendo l’ansia
o vinco o imparo». Afo- da prestazione, il futuro era a forma di un grande
risma che Matteo Ber- punto interrogativo. A MonteCarlo Santopadre mi
rettini pare avere confidò che era preoccupato perché il suo allievo
assimilato come meglio «pensava troppo». Qualche mese dopo, a Wimble-
rubrica a cura di non si potrebbe. Parola don, ci trovammo a sorridere di quei momenti, e ce-
STEFANO del suo allenatore Vin- lebrare i suoi primi ottavi di finale Slam. I pensieri
MELOCCARO cenzo Santopadre, monegaschi, eccessivi in quel momento, si erano
quello che ne conosce rivelati giusti. Poi certo, sul centrale, da Federer,
meglio i meccanismi mentali applicati al tennis, per prese una ripassata memorabile. Ma anche quella
averli plasmati in parte lui stesso. Berretta non com- fruttuosa, necessaria per lo sviluppo, propedeutica.
mette mai lo stesso errore: riflette, elabora, assimila. Come il calcio per i bambini durante lo svezza-
La volta successiva lo vedrai giocare in modo di- mento.
verso, contro l’avversario che lo aveva battuto. Altro momento da cui imparare. Eccoci infatti
Del resto, bastano due chiacchiere col giova- alla tarda estate, lo Slam successivo. Dopo uno stop
notto, per afferrarne la sicura intelligenza. Ti dà su- di quasi due mesi per infortunio alla caviglia (suo
bito la sensazione di essere uno che qualche libro storico punto debole) il nostro inanella di seguito
in vita sua lo ha aperto, il che non guasta. Anche se Gasquet, Thompson, Popyrin, Rublev e Monfils. Il
di professione fai il tennista e non l’immunologo. La resto della storia si intitola semifinale, Rafa Nadal e
crescita esponenziale e così rapida dei suoi risultati best ranking di numero 13. A 23 anni, con un po-
discende delle esperienze fatte, oltre che dai mi- tenziale venturo difficile da delimitare. Uno così può
glioramenti tecnico-tattici. Consapevolezza, è la pa- arrivare ovunque, oltre la catapulta c’è di più. Un ra-

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O vince... ALTA DEFINIZIONE


di stefano meloccaro

O impara!
gazzo molto sensibile. Uno cui piace entrare nelle blev. A forza di genuflettersi per tirar su quello slice,
cose, capire prima di fare. pareva un devoto di San Gennaro al cospetto della
Santopadre è con lui da quando aveva 14 anni statua.
e ormai si è abituato alle continue richieste di spie- Una statua, Matteo la dedicherà prima o poi alla
gazioni. Berrettini vuole sapere tutto, comprendere sua famiglia, che non gli ha mai rotto le palle né
e poi eseguire. Certe volte verrebbe da consigliargli messo la minima pressione. Per poi riservare un
di essere un po’ più superficiale, perché a scavare busto di bronzo al già citato Vincenzo, che ne sop-
troppo rischia di incastrarsi. Poi ci parli e ti spiega porta le elucubrazioni mentali da quando aveva 14
che riesce, solo interrogandosi, a trovare le energie anni: un padre putativo. Citazione obbligatoria
per superare i momenti difficili. Vallo a contraddire. anche per il fratello Jacopo, altro eccellente tennista
Anche perché è alto 1,96 e pesa 90 chili o giù di lì: e splendido ragazzo, suo motivatore (quasi migliore
io non lo contraddico di sicuro. amico) ed elemento fondamentale negli equilibri
Conseguenza diretta delle sue imponenti di- berrettiniani.
mensioni è il tennis definitivo cui assistiamo. Cesel- Le ATP Finals non sono troppo lontane. Né come
lato negli anni dal coach Santo Padre (almeno beato classifica per giocarle, tantomeno per il tempo che
lo faranno, prima o poi) di cui sopra. DNA votato al- manca all’appuntamento. Sarebbe un sogno, certo.
l’aggressione fisica dell’avversario. Perché va bene L’ultima parte della stagione si gioca sul veloce in-
tutta la psicologia e l’introspezione di questo door, territorio eletto del nostro ragazzo. I superbig
mondo, ma se poi fai 100 ace (e lui li fa) metti a ta- di solito ci arrivano spompati e già col pensiero alle
cere pure Freud. Servizio ormai fisso sopra i 200 Maldive. Matteo, al contrario, carico a pallettoni e
km/h e dritto di pari virulenza. Rovescio un tempo pieno di nuove consapevolezze. Vincerà un sacco
problematico, ora assai meglio. Con l’aggiunta pro- di partite e vedrà Londra molto da vicino. Se non
gressiva di un back niente male, preziosa variante dovesse succedere già quest’anno, accadrà co-
strategica per rallentare lo scambio e dargli tempo munque a breve. Dato che Matteo Berrettini non
di girare intorno alla palla. Per info citofonare Ru- perde mai, o vince o impara.

13
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M
US OPEN Speciale Berrettini
i chiedono se Berrettini possa entrare
nei primi dieci... Risposta facile: certo

Un anno
che sì. Matteo è lì, a un passo, nu-
mero 13 dopo questi Us Open, ma
quel che conta di più, numero 8 nella

da Top Ten
Race, che è la classifica limitata alla stagione in
corso. Però significativa, perché somma i punteggi
dal primo gennaio al 31 dicembre, e chiarisce piut-
tosto bene come Berrettini, già quest’anno, abbia
giocato da Top Ten.
POF! PANATTAOFFLIMITS di adriano panatta Vi chiederete a questo punto, perché non do-

Quattro mosse per agganciare Top Ten e Atp Finals di Londra.


Ottavo nella Race, Matteo cerca punti a Pechino e Shanghai,
poi giocherà Vienna e Parigi. Ecco gli avversari più pericolosi...

In viaggio
N
verso Londra on sarà una qualificazione facile. Ma i presupposti sono buoni. Matteo Berrettini
è in lizza per le ATP Finals a Londra, anzi, è già seduto su uno degli scranni che
daranno accesso al Master dei Maestri, il torneo dei campioni. L’ultima kermesse
della stagione. Ottavo, per il momento... E con il nono, Kei Nishikori, parzialmente
fuori gioco per via di un problema al braccio e al gomito destri. «Sono in via di
guarigione», ha dichiarato nei giorni scorsi il giapponese, «i medici hanno escluso
complicazioni e, soprattutto, un intervento chirurgico. Ma il braccio è ancora
gonfio, il gomito indolenzito. E per venirne a capo mi hanno prescritto solo il ri-
MATTEO poso. Tre settimane, forse quattro. Purtroppo dovrò saltare due dei tornei che
NANNI più preferisco, quello di Tokyo, casa mia, e il Masters 1000 a Shanghai».
Un ottavo posto che vale, dunque, quello di Matteo. «Non era certo previsto
che potessi partecipare alla corsa per un posto alle Atp Finals, ma visto che ci sono, partecipo volentieri.
La voglia di provarci davvero non mi manca». Meglio così, perché il percorso è ancora lungo. Nella tabella
pubblicata a pagina 15, facciamo il punto della situazione prendendo in considerazione i classificati dal
numero 7 al numero 15 della Race di lunedì 23 settembre.
Dando per scontato che Djokovic, Nadal, Federer e Medvedev (già qualificati), Thiem e Tsitsipas (già
oltre i 3000 punti) il posto alla O2 Arena l’abbiano già prenotato, Matteo è preceduto da Roberto Bautista
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vrebbe continuare a farlo… Non c’è motivo, infatti, Se Matteo proseguirà tranquillo nella sua cre-
e sono convinto personalmente che il giovane Mat- scita, non solo raggiungerà presto la Top Ten, ma
teo proseguirà proprio su questa strada, perché è ci starà a lungo, e farà grandi cose nei tornei che
un ragazzo che ha ottimi valori umani, perché si contano di più, perché ha grandi colpi, e sa giocare
batte e si sbatte anche per il piacere di farlo, per- bene sulla terra, sull’erba e sul cemento. A Wim-
ché si mette in discussione e chiunque lo faccia, bledon, McEnroe dopo averlo visto perdere da Fe-
lo sapete, è umile dentro. Basta non dimenticare derer, disse più o meno… «Non giudicatelo per
che il tennis è complicato, pieno di diavoli che ten- questa sconfitta, era emozionato, si vedeva. Ve-
dono a rendere la strada disagevole, uno sport drete che questo ragazzo già a fine anno sarà fra i
dove tutto ciò che sembra già acquisito può essere primi». E se lo dice Mac, chi sono io per dargli
messo in discussione in una frazione di secondo. torto?

RK GIOCATORE NAZ RACE I TORNEI CUI PARTECIPERANNO I PUNTI


Già qualificati: Djokovic, Nadal ZHUHAI PECHINO SHANGHAI MOSCA VIENNA PARIGI BERCY 2018*
Federer e Medvedev. CHENG DU TOKYO ANVERSA BASILEA DA
Quasi sicuri: Thiem e Tsitsipas
STOCCOLMA SCARTARE
7 Rob. Bautista Agut ESP 2350 ZHU PEC SHA BAS PAR 180
8 Matteo Berrettini ITA 2185 PEC SHA VIE PAR 101
9 Kei Nishikori JPN 2180 ASSENTE ASSENTE ASSENTE IN FORSE VIE PAR 960
10 Alexander Zverev GER 2120 SHA BAS PAR 765
11 David Goffin BEL 2080 TOK SHA ANV BAS PAR 0
12 Gaël Monfils FRA 2080 ZHU PEC SHA ANV VIE PAR 375
13 Fabio Fognini ITA 1965 PEC SHA STO BAS PAR 405
14 Diego Schwartzman ARG 1850 PEC SHA ANV VIE PAR 190
15 Stan Wawrinka SUI 1670 TOK SHA BAS PAR 45
(*) I PUNTI DA SCARTARE SONO CALCOLATI CON L’ESCLUSIONE DELLE ATP FINALS DEL 2018

Agut (lontano appena 165 punti) e seguito non più da Nishikori (difficile possa avere il tempo per accumulare
i punti sufficienti per il Master) bensì da Sascha Zverev, attardato da una stagione tribolata ma distante
solo 60 punti. Presenza inquietante quella di Zverev, e non solo per la forza del ventiduenne di Amburgo,
quanto per essere il campione uscente delle Atp Finals (sconfisse Djokovic in finale, ricordate?) , cosa che
lo spingerà a fare il possibile per poter difendere il titolo. A meno di ripensamenti (e di richieste di wild
card all’ultimo momento), Sascha concentrerà le sue attenzioni su Shanghai, Basilea e Parigi Bercy, ma
deve stare attento, perché rispetto all’anno scorso ha ancora in ballo 765 punti raggranellati a ottobre
2018 e altri 1300 vinti a Londra. Dovesse andargli storta, rischierebbe di ritrovarsi fuori dalla Top Ten, e
nemmeno di poco.
Gli altri due avversari pericolosi si chiamano David Goffin e Gael Monfils. Il belga in particolare non ha
punti da difendere, dunque giocherà “leggero” nella consapevolezza che qualsiasi risultato gli porterà co-
munque vantaggi in classifica. Monfils, invece, è l’unico che abbia deciso di giocare tutte le settimane. Le
sue intenzioni sono chiare, vedremo se il fisico reggerà lo sforzo.
Poi Fognini, indietro di 220 punti rispetto a Matteo. Ha deciso di giocare un torneo in più di Berrettini
(Stoccolma), e anche lui ha parecchi punti da scartare rispetto al 2018. Cercherà di non vanificare nelle
ultime settimane la bella stagione vissuta quest’anno, ma il problema alla caviglia è reale, e su di esso
pende la possibilità di un intervento chirurgico di pulizia a fine anno.

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Speciale Berrettini
I numeri di Matteo
S
QUIET PLEASE di matteo renzoni

i dice che i numeri abbiano a volte il Adesso nelle orecchie risuona tutt’altro riff: Fi-
potere di parlare. Anche di tennis. Le nals first. Dall’american dream al sogno british di
cifre contengono molte cose e ne co- entrare nel club di fenomeni che alla O2 Arena di
municano altrettante: 15…30…40. Londra giocano per diventare maestro dei maestri.
Ma in questa storia di corsi e ricorsi, Come cambia la musica dopo una semifinale slam.
a contare è soprattutto il 42: nella smorfia napole- E pensare che al tempo di Barazzutti – lontano ma
tana significa caffè, in quella di racchetta e palla non preistorico – il walkman era stato brevettato
gialla traccia la distanza temporale, ma non solo, ma non era ancora in commercio. Berrettini, invece,
tra Barazzutti 1977 e Berrettini 2019. Con un secolo nato nel 1997 insieme al Cd riscrivibile, vive nel-
cambiato, più o meno in mezzo al percorso. l’epoca dello streaming selvaggio: perfetto per uno
Penultimo semifinalista a New York Corrado, ul- come lui che ascoltando un po’ di tutto ha dimo-
timo Matteo. È la storia di un risultato eguagliato, strato di saper captare le cose migliori.
42 anni dopo. “Barazza” battuto da Connors a Fo- Berrettini è l’evoluzione della specie: è alto, è
rest Hills – quartiere newyorkese di Simon And Gar- forte, gioca d’attacco e di testa è particolarmente
funkel – “Berretta” da Nadal a Flushing Meadows, robusto. Un tipo così batte 6-0 6-0 la nostalgia dei
sede dello UsOpen dal 1978. Da “Ba” a “Be”, il dito tennisti forti di una volta, quelli che “i giovani d’oggi
dell’appassionato di record ci mette un istante a non sono come quelli di ieri”. Non sarà cresciuto
scorrere sull’almanacco alla voce tennisti italiani guardando Carosello, terminato proprio l’anno di
forti. Ma dentro quell’attimo c’è quasi mezzo secolo Barazzutti-Connors, ma è entrato lo stesso nelle
di storia, non solo del tennis. Tra la lotta di Barazzutti case degli italiani mandando a nanna un sacco di
su terra verde e quella di Berrettini su cemento blu, avversari. Tutte vittorie in alta definizione, che resti-
ci sono addirittura otto Guerre Stellari cinematogra- tuiscono la dimensione reale dell’impresa. E pen-
fiche. Una saga intera inaugurata proprio nell’anno sare che 42 anni fa l’Atari 2600 – la prima console
dell’impresa americana del tennista con la fascia in di videogiochi – era l’oggetto del desiderio anche
testa. Matteo preferisce Tarantino, che nel ’77 a 14 dei ragazzini che si accostavano al tennis. Il mitico
anni aveva appena scritto la prima sceneggiatura. Space war, videogame dentro una cartuccia, a pen-
Di strada ne ha fatta parecchia: oggi guardando al sarci oggi, è un mix tra Barazzutti-Connors visto
cinema “C’era una volta a Hollywood” – ultimo film dalla luna e una partita di squash bidimensionale. I
di Quentin – viene in mente che quello che c’era videogiochi moderni, per intenderci, consentono
una volta in America, è tornato in tutto e per tutto. pure di eseguire colpi in mezzo alle gambe spalle
Un ragazzo italiano a un passo, solo uno, dalla alla rete. E il joystick vibra tra le mani, se dal divano
finale. Una novità totale, come la tivù a colori arri- metti la racchetta sul servizio di un Federer somi-
vata dalle nostre parti proprio mentre Barazzutti ri- gliante al vero.
spondeva colpo su colpo alle botte cattive di Jimmy Sì, qualche anno è passato. E Berrettini ha con-
Connors, il super lottatore con il nome di battesimo quistato la popolarità giusta per diventare uomo co-
da presidente Usa: il ’77 è anche l’anno di Jimmy pertina anche di un videogame, magari con l’Ashe
Carter alla Casa Bianca. Per fortuna Nadal – giusti- Stadium a fare da sfondo. La presenza fisica, di
ziere di Berrettini – si chiama Rafa e non Donald. certo, non gli manca. E nemmeno la curiosità di al-
Ma America first in fondo è stato pure il motto del largare i suoi confini. Con uno come lui, sarebbe un
tennista romano durante la permanenza nella città delitto lasciar passare altri 42 anni prima di rivedere
incapace di prendere sonno. un azzurro tra i migliori quattro di New York.

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Il cappello di Matteo
Berrettini è diventato
uno dei brand più visi-
bili del tennis contem-
poraneo, il segno di-
stintivo del tennista
italiano ormai a un
passo dalla Top Ten.
Non è un caso che da
quando è cominciata
la scalata di Matteo al
vertice, su quel cap-
pellino figuri il logo di
Acqua Uliveto. Una
delle eccellenze ita-
liane al fianco del-
l’atleta più rappre-
sentativo del no-
stro tennis gio-
vane. Uliveto, ac-
qua della salute, è
da sempre vicina
allo sport nazio-
nale, agli atleti e
agli eventi più impor-
tanti. Uliveto è oggi
al fianco delle fe-
derazioni di pal-

lacanestro
basket, ginnasti-
ca, rugby, palla-
volo, nuoto, pugi-
lato, ciclismo e a-
tletica leggera
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US OPEN IL DICIANNOVESIMO SLAM DI NADAL


Invecchia e migliora... Le stesse parole che usammo
per Federer. Del resto, sulla vetta c’è posto per due

I
nfinito, anche lui. Un concetto che con-
fonde, e irretisce, anche usato per
convenzione come nel caso di Rafa,
o di Roger. Uomini che guardano
oltre la linea dell’orizzonte. Filo-
sofia applicata allo sport…
Infinito non solo perché
vince, Rafael Nadal, da Mana-
DANIELE cor, promesso sposo della bella
AZZOLINI Xisca (Maiorca, 19 ottobre) che
da quando lo ha saputo ha
smesso di somigliare a una dama
di compagnia e ha ritrovato la vivacità dei suoi trent’anni, e
salta e incita, e urla come non l’avevo mai vista fare.
Infinito Rafa, non solo perché non molla
mai, o perché anche lui di anni ne ha
tanti, e va verso i trentaquattro, ma
perché fa cose insospettabili. Vin-

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US OPEN. IL DICIANNOVESIMO SLAM DI NADAL

“Dite, chi
avrebbe mai
cere gli Us Open è una di queste. Su un cemento reso sdrucciolevole dall’umidità,
contro avversari che hanno dieci anni meno di lui, e stanno diventando sempre
supposto che
più arrembanti e smaniosi di conoscere, anche loro, l’altra parte della luna, quella
la seconda
in cui i trofei si alzano, si baciano, si vincono, e non soltanto si anelano e si inse-

riserva
guono.

di caccia
Un cemento che non è per anziani, che costringe lo stesso Federer a sudare,
a perdere nuovamente senza un perché tecnico (contro Millman un anno fa, contro
del vincitore
Dimitrov quest’anno) ma abbandonato da un fisico che a trentotto anni ha tutti i
di 12 Slam a
suoi bravi diritti di non collaborare sempre con lo stesso entusiasmo, dalla schiena

Parigi potesse
che non regge l’umidità di un impianto che quando chiudono il tetto diventa una

diventare
Jacuzzi. Un cemento che costringe Roger a pensare in cuor suo che gli Us Open
siano diventati troppo difficili per il suo corpo. Lui che ne ha vinti cinque di seguito
il cemento
da giovane.
di Flushing
Meadows?
Il cemento amico di Rafa...
Un cemento che certo non dovrebbe lenire i dolori alle ginocchia di Rafa, ope-
rate più di una volta, nelle quali si nascondono cartilagini oramai sfibrate. Dite, chi
avrebbe mai supposto che la riserva di caccia del vincitore di dodici Roland Garros,

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A
Fermate il tennis!
BORDOCAMPO di massimo d’adamo

Voglio scendere... una certa età la nostalgia è sempre dietro


l’angolo! Anche la mia ha quel sapore agro-
dolce che ammanta i ricordi di un’opacità im-
palpabile e concede al passato un ruolo
migliore di quanto in realtà abbia avuto. Una
bolla di sapone nella quale il tennis conserva
il suo angolo surreale, alimentato dall’idea che
il gioco multicolore di Nastase e McEnroe
rubrica a cura di fosse migliore di quello monocromatico dei
MASSIMO giorni nostri. Una piccola ossessione circa una
D’ADAMO bellezza ormai eclissata oltre la quale non ci
sarebbe che il nulla. La retrospettiva sorvola,
naturalmente, sui Dibbs, i Solomon e altri pedalatori doc, tanto per non
abbassare la media delle mie illusioni estetiche sul tennis che fu.
Poi accade che una notte di settembre io sia investito in pieno da im-
magini rocambolesche provenienti da New York. Cinque ore per una mon-
tagna di punti sballottati tra Rafael Nadal e Daniil Medvedev in un
crescendo impetuoso degno del miglior Wagner. C’è posto per tutto: re-
cuperi straordinari e ribaltamenti improbabili; discese a rete e smorzate
spaccagambe; match point prima annullati poi tradotti in trionfo.
Roba da sgranare gli occhi davanti a uno schermo tv dentro il quale
i due se le danno di santa ragione senza lesinare
qualità fisiche, tecniche e nervose. Sarebbe un pa-
reggio se a suon di vamos uno dei due non odiasse la sfida come un pesce nell’acqua, ha rivolto da
perdere anche a flipper e che una volta nella lotta tempo mire neanche troppo velate.
si illumini di special e stelline luccicanti senza an- A dispetto di quanto affermano vecchi cam-
dare in tilt! pioni, i moderni fab sono il meglio del meglio
Un confronto giunto con l’effetto di uno spillo espresso dall’Era Open di questo sport. Fossero
su quella bolla che gelosamente custodisce il mio nati in epoche diverse ognuno di loro avrebbe do-
tennis dai gesti bianchi, frantumandola e liberando minato la scena più di quanto non abbia fatto.
schietto apprezzamento per un gioco che final- Siamo fortunati che iI fato li abbia riuniti in questo
mente sta uscendo dal suo randellamento com- periodo storico lanciandoli in un gioco al sorpasso
pulsivo per ritrovarsi in piacevoli sprazzi di spet- che ha lievitato la prestazione ai livelli di quella ap-
tacolarità che fanno bene all’occhio. In completa pena andata in onda sull’Arthur Ashe. E mi piace
astrazione, di lì a poco il telecronista mi ha svelato pensare che in un futuro prossimo, tale livello non
che Nadal è uscito vincitore e che lo Slam appena sia facilmente oscurabile dal nuovo che avanza,
carpito è il suo diciannovesimo, a un passo dai così tra qualche anno potrò tornare nella mia
venti custoditi nel prezioso carniere di Roger Fe- amata bolla e ripensare con rimpianto al tennis del
derer. Un numerino al quale lo spagnolo, che vive 2000 come al migliore di ogni tempo.

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US OPEN. IL DICIANNOVESIMO SLAM DI NADAL


Impressionante
la stagione
di Rafa Nadal...
Finale agli Open
d’Australia,
vittoria a Parigi,
semifinale a
Wimbledon, poi
il quarto titolo
agli Us Open.
Da Roma, 27
successi e una
sola sconfitta,
contro Federer
sull’erba

potesse diventare sul finire della carriera quella sterminata isola di


food&tennis in cui hanno trasformato l’impianto dei Laghi Scintillanti?
Diciannove Slam vinti, uno in meno di Federer. Lo raggiungerà? Alzi
la mano, fra i milioni di federeriani sparsi per il mondo, chi pensa davvero
che l’aggancio non avverrà il prossimo anno. Eppure, cosa cambia? L’ab-
biamo scritto tempo fa… Cercate il Goat? E perché mai? Ne avete già
due, non sono sufficienti? Goat e Bi-Goat, la ditta del tennis, i Fedal…

Una stagione impressionante


Impressionante la stagione di Rafa. Finale a Melbourne, vittoria a Pa-
rigi, semifinale a Wimbledon, vittoria agli Us Open…
L’ha trascinata fino a Roma senza vincere, poi si è preso tutto tranne
Wimbledon. Roma, Parigi, Montreal, Us Open, ventisette successi e una
sola sconfitta, proprio contro Federer, sull’erba, in semifinale.
Impressionante e fortunata, perché le partite erano ventinove, e lui
ne ha passate due per forfait degli avversari, una a Montreal l’altra a
New York. E più ancora perché la regola di un infortunio a stagione,
quest’anno, ha preso forma in un momento più propizio del solito, a
marzo (quando Rafa si è ritirato prima della semifinale di Indian Wells
contro Federer), costringendolo a un avvio della stagione sul rosso meno

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Ora Rafa è atteso da un “sì”


Il matrimonio con Mery “Xisca” Perello è fissato per il 19 ottobre nella tenuta di Sa Fortaleza

È .tutto pronto. Stavolta Rafa non scappa... Il matrimonio con Mery Perelló, Xisca per tutti, si celebrerà
.il 19 ottobre nella tenuta Sa Fortalesa, nel comune di Pollença di Maiorca, dopo una relazione lunga
ormai 14 anni. Aggiungere che si tratta di uno degli eventi più attesi dell'anno, è quantomeno scontato.
Al matrimonio dovrebbero partecipare re Don Juan Carlos, Feliciano López e Fernando Verdasco, Pau
Gasol e Carlos Moyá. Forse Roger Federer... Non si sa ancora nulla
dell'abito che Rafa indosserà, mentre Xisca si è rivolta alla sarta
Rosa Esteva della ditta Cortana. Per quanto riguarda il pranzo di
nozze, se ne occuperà lo chef “tri-stellato” Quique Dacosta, che do-
vrebbe preparare due menu, uno a base di carne, pesce, zuppa di
patè e prodotti di Maiorca, più un menu speciale per Nadal, basato
su verdure che soddisfino la dieta rigorosa del tennista.
Mery Perelló, anch’essa nata a Manacor, lavora da qualche
tempo nella Fondazione che porta il nome del tennista. Ha una lau-
rea in Economia e gestione delle imprese. Lo scorso luglio, Don Juan
Carlos e Doña Sofía hanno fatto una visita privata all'Accademia intitolata a Nadal, e ad accoglierli, in-
trattenerli e condurli a visitare le strutture del centro è stata proprio Xisca.

Immagini di Rafa Nadal “dietro le quinte” tratte da Instagram. In alto a destra lo vediamo
sul terrazzo della sua casa di Manacor (e la vista aòòe sue spalle appare davvero bella). Qui sopra,
a New York con Tiger Woods, suo amico (Rafa è buon giocatore di golf) e sul campo di allenamento

27
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US OPEN. IL DICIANNOVESIMO SLAM DI NADAL


brillante del solito (comunque conclusa con i titoli di Roma su Djokovic e di Parigi su Thiem) per essere in-
vece al massimo della forma negli ultimi mesi dell’anno (anche se un problemino al polso si è fatto vivo
proprio nei giorni della Laver Cup a Ginevra, costringendolo al forfait nella terza giornata di incontri). Stia
attento Djokovic, bloccato da un problema alla spalla agli Us Open e pronto (sembra...) a rientrare per i
tornei della tournée asiatica, ora che la sua dote si è assottigliata a 640 punti appena, un Nadal così può
risucchiarlo come in un vortice.

Finale bella come a Wimbledon? Non scherziano!


Ho tralasciato la finale, direte… Forse perché mi ha colpito di meno, malgrado le 4 ore e 49 minuti di
gioco, il ribaltone dei due set recuperati da Medvedev, l’improvviso e forse un tantino estemporaneo can-
noneggiamento che ha permesso al russo di risalire. Avrebbe potuto perderla Rafa, forse sì, ma solo per
quella sopraggiunta certezza di avere il titolo ormai in mano. Il momento peggiore è stato all’inizio del
quinto, quando il russo ha avuto tre chance per andare sul 2-0. Lì le cose si sarebbero complicate anche
per un tipo come Rafa. Ma non è successo, nemmeno più tardi quando Daniil ha avuto una concreta pos-
sibilità di riaggancio sul 5 pari. Rafa lo ha tenuto a distanza, soffrendo, ma c’è riuscito.
Mi ha sorpreso il giudizio di alcuni colleghi, che hanno paragonato per bellezza la finale di Flushing a
quella di Wimbledon. Giudizio che rispetto, ma con il quale sono del tutto in disaccordo. I Championships
hanno offerto una prova d’autore, arte tennistica al massimo livello, e quando la finale ha smesso di con-
vivere con l’estetica, si è trasformata in un noir sussultante e zeppo di batticuori. Quella di New York è
stata più una coinvolgente maratona, ma di artistico non mi sembra abbia avuto molto.
Anche perché il russo, del quale ho apprezzato i miglioramenti apportati a tutto il suo tennis, mi è sem-
brato ancora lontano dal livello di Rafa, nonostante la buonissima prova firmata, la quarta finale consecutiva
dell’estate americana (serie proseguita in Europa con la vittoria a San Pietroburgo).
Daniil non ha schemi che possano trovare impreparato Rafa, piuttosto sa organizzare all’interno dello
schema alcuni colpi meno decifrabili, autentici spari che hanno sorpreso anche lo spagnolo, oppure
degli improvvisi rallentamenti. Ma nel fraseggio interno ai game, quasi sempre Nadal ha avuto la
meglio, alzando la traiettoria, colpendo ai lati oppure, come solo lui sa fare, capovolgendo a pro-
prio favore lo sviluppo del gioco. Vinti non facilmente i primi due set, forse
Rafa ha pensato di avere in mano la partita. Il russo è stato bravo a
colpire quando nessuno se lo aspettava, mentre Rafa ha sba-
gliato, sopra pensiero, due o tre punti non da lui. Sul 6-5 del
terzo Medvedev ha sparato “alzo zero”, e ha fatto breccia.
Lo stesso è accaduto sul 5-4 del quarto, Rafa è andato 40-

Alzi
15 ma si è lanciato in alcune soluzioni senza capo né coda.
Il match si è risolto nei primi cinque game del quinto, Med-
la mano
vedev non ha sfruttato tre palle break per il 2-0 e sul 2
chi non
pari si è fatto rimontare da 40-0. Ma dall’altra parte,

ritiene che
c’era di nuovo Nadal.

Rafa agguanterà
Coraggioso. Ineluttabile. Infinito.

Federer a 20 Slam
già dal prossimo
anno... Ma in fondo
che cambia? I GOAT
sono già 2 (Goat e bi-Goat)
e tali
28 continueranno a essere
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US OPEN L’INTERVISTA: RAFAEL NADAL

I
nvecchiare, sì, ma come? Rafa ci pensa, ma non avverte ancora la necessità
di dare una risposta, di precisare i termini, i tempi. Butta lì la frase, durante la
conferenza stampa degli Us Open. «Invecchiamo», è la parola. Lui come gli
altri che hanno offerto venti anni di grande tennis. Lui come Federer, che è già
un bel pezzo avanti, rispetto agli “appena” 33 di Rafa. «Certo non invecchierò
giocando a tennis», aveva detto Nadal, qualche tempo fa, sostenendo che la
sua carriera sarebbe stata breve. Ma i fatti lo contraddicono, felicemente, ma
lo contraddicono. Gioca ancora, gioca maledettamente bene, vince... Anzi, ri-
a cura di scrive un record di quelli che solo l’età avanzata possono concedergli: è il
JAIME primo, oltre i trent’anni ad aver vinto cinque tornei del Grand Slam, tre Roland
PORTILLO Garros e due Us Open.
Ci torna sopra a Maiorca, di ritorno da New York, in una intervista telefonica
riservata ai giornalisti spagnoli. «Non mi sento più vecchio. Mi sento quello che sono, e sono un atleta

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«Non mi sento vecchio, mi sento esattamente ciò che sono, un atleta


di 33 anni che deve essere più selettivo nella programmazione e prendersi
più cura di se stesso». «Il cambio della guardia è ormai alle porte,
e prima o poi al nostro posto ci saranno le nuove leve, è inevitabile»

che ormai ha raggiunto i 33 anni. Sono consapevole che gli anni passano, che devo prendermi più cura di
me, mangiare meglio. Quando sei giovane puoi giocare e giocare, ora devo essere più selettivo. Contano
le motivazioni, come sempre. Ma le mie non sono mai state collegate a quello che gli altri possono dire di
me, né ho intenzione di dimostrare che posso fare cose che altri pensavano che non avrei potuto più fare.
Le mie motivazioni nascono dentro di me, spirito di vendetta o risentimento non sono mai entrati in ballo,
non mi appartengono».

Dici spesso che continuerai a giocare finché ti sentirai competitivo.


Ma che cosa vuol dire esserlo, per te?
«Significa lottare per le cose che mi motivano. E questo è anche ciò che per me significa aspirare al
massimo. Credo che una dura vittoria come quella ottenuta a New York, possa essere fonte d'ispirazione
per molti. Non soltanto atleti e tennisti. Anche per le persone che devono combattere ogni giorno al lavoro
o superare una malattia. Ho sempre cercato di essere me stesso e di fare le cose che mi sembrano giuste,

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US OPEN. L’INTERVISTA: RAFAEL NADAL


come mi ha insegnato la mia famiglia. Uno può essere uno specchio per gli altri. Se è un'ispirazione positiva,
mi dà una grande soddisfazione personale aiutare gli altri con il mio esempio. È una soddisfazione personale
creare emozioni positive nelle altre persone».

Medvedev ha 23 anni, ha giocato bene, ti ha messo in difficoltà.


Ma ancora una volta la nuova generazione non è riuscita a imporsi.
«Il cambio della guardia è ormai alle porte. Sta succedendo, ma in un modo un po’ più lento del previsto.
Alcuni se ne sono andati, come David Ferrer o Tomas Berdych. Ora ci sono Medvedev, Zverev, Tsitsipas,
Khachanov, Rublev, Berrettini, Shapovalov... Ce ne sono già diversi tra i primi dieci e di anno in anno altri
ce ne saranno».

Arriveranno, d’accordo. Ma per ora il trio formato da Federer


(20 Slam), Nadal (19) e Djokovic (16) è ancora inespugnabile...
«Abbiamo dato vita a una delle rivalità più emozionanti nella storia
dello sport, e lo stiamo ancora facendo. Ma la realtà è che prima o poi
ce ne saranno altri al nostro posto. È inevitabile».

Con il russo ne è sortita una finale di cinque ore, che ha


sollevato di nuovo il problema dei match troppo lunghi,
e se non sia il caso di passare in via definitiva ai due set
su tre. Come vedi il dibattito?
«Possiamo dibattere su questo e altro, su tutto se volete. Ma il dibat-
tito, per essere importante, deve ruotare intorno ai temi essenziali, che
sono come rendere il tennis più interessante e attraente per lo spettatore.
La finale è stata lunga, ma era quella di uno Slam. Per altri tornei, sono
il primo a dire che provare a modificare i format può essere utili, non
deve esserci paura a cercare nuove strade. Alla fine, però, quando si
parla dei migliori match dell'anno questi sono sempre i più lunghi e com-
battuti, i più drammatici, quelli dove il tennis si mostra nei suoi valori
tecnici e fisici». Rafa stanco e felice dopo
aver tagliato il traguardo

Mats Wilander ha detto che Federer continuerà a giocare per altri due anni
in modo da impedire a Nadal di battere il suo record di 20 Slam.
«Mah, sinceramente credo che Roger continui a giocare perché gli piace. Guardando la sua carriera, è
il migliore di sempre ed è ovvio che voglia chiuderla con più titoli Major. Da parte mia proverò a crearmi
più opportunità possibili».

Come vedi il tennis spagnolo? Ciò che è stato realizzato nel tennis negli ultimi
25 o 30 anni è difficilmente ripetibile. Ma i quattro Paesi che possiedono
i tornei del Grand Slam hanno una capacità economica di gran lunga superiore
alla nostra, la Spagna non ha nemmeno un torneo di sua proprietà...
«È il segno di un fallimento. Durante il grande boom del tennis spagnolo non siamo stati in grado come
federazione di organizzare un nostro torneo che generi entrate e possa servire a promuovere il tennis e
aiutare i giovani. Abbiamo esperienza, infrastrutture, accademie, formatori e tradizione, ma senza un nostro
evento, competiamo sempre svantaggiati. Dopo la mia generazione non abbiamo creato molto, c’è stata
una pausa. Ora ci sono nuovi giocatori come Alcaraz, Munar o Pedro Martínez, aspettiamoli...».
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US OPEN DANIIL MEDVEDEV TRA FISCHI E APPLAUSI

1
1 Litiga con un raccattapalle. 2 Alza il dito medio.
3 Prende in giro il pubblico 4 Poi strappa applausi.

Il finalista russo ha dato vita a più


di un siparietto spregiudicato nel corso
del torneo, vestendo i panni degli odiati
“Heel” del wrestling e attirando i “boo”
del pubblico. Ma alla fine ha chiesto
4
scusa e ha convinto tutti col suo tennis

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S
ubito dopo aver vinto il match contro il “buono” di turno, il “cattivo” raggiunge
il microfono tra i fischi. «Prima di tutto voglio ringraziare ognuno di voi, ragazzi»,
esordisce con tono sarcastico rivolto agli spettatori, «perché la vostra energia
stasera mi ha dato la vittoria».
I boati di disapprovazione si fanno più forti. «Se non foste stati qui, proba-
bilmente avrei perso», insiste il “malvagio”, rincarando la dose. «Ero così stanco,
ieri avevo i crampi, è stata molto dura... Per cui voglio che sappiate, quando
andrete a dormire stanotte, che ho vinto grazie a voi».
FABRIZIO I «buu» si fanno sempre più assordanti.
FIDECARO «L’energia che mi state dando, penso che basti per i prossimi cinque in-
contri! Voglio dire, più fate così più vinco per voi, ragazzi. Grazie!», conclude il
“ribaldo”, allargando provocatoriamente le braccia al cielo in segno di trionfo.
E l’intera platea esplode di rabbia, subissandolo di improperi.

Sembra un siparietto tratto da un ring della WWE, è accaduto agli US Open.


Protagonista Daniil Medvedev, che nella sfida di terzo round con Feliciano Lopez si è attirato gli strali
del pubblico con una serie di comportamenti sopra le righe. A un certo punto, nel corso del primo set, ha
strappato con rabbia l’asciugamano dalle mani di un raccattapalle e, all’annuncio del warning comminatogli
dall’arbitro francese Damien Dumusois, ha lanciato via la racchetta. Più tardi, dopo un altro battibecco
con Dumusois, le telecamere lo hanno inquadrato mentre alzava il dito medio della mano destra, tenendolo
appoggiato sul lato della testa nascosto alla visuale del giudice. Inevitabile, a quel punto, che il tifo si sia
spostato in blocco dalla parte dello spagnolo, il quale però ha ceduto in quattro set equilibrati. Al termine,
nella classica intervista sul campo, Medvedev si è atteggiato da perfetto “heel”, quella figura creata ad
hoc nel mondo del wrestling per farsi odiare e, di conseguenza, far lievitare il sostegno per il “face” che
gli si contrappone. DanHeel, insomma…

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US OPEN. DANIIL MEDVEDEV TRA FISCHI E APPLAUSI


Scene simili si sono ripetute nell’incontro successivo contro Dominik Koepfer, L’ESTATE CALDA DI
DANIIL, ALIAS DANHEEL
con l’intero stadio schierato al fianco del tedesco e il russo che, dopo essersi imposto Quattro finali consecutive
di nuovo al quarto, ha dichiarato alla fine, nel frastuono generale: «Oggi stavo per- rappresentano il bel
dendo, pensavo che non avrei giocato, ho preso tanti antidolorifici… Ma devo dirvi, bottino racimolato dal
russo Daniil (DanHeel)
ragazzi che siete contro di me, che mi date così tanta energia per vincere. Grazie, Medvedev in questa
siete i migliori!». Anche l’ingresso in campo per il quarto con Wawrinka è stato ac- estate sul cemento. Solo
una vittoria però, a Cincy
compagnato dai «boo», ma poi pian piano le
cose sono cambiate. Il moscovita ha
smesso di recitare la parte del villain e si è
scusato, lasciando trasparire un’indole ben
più mite: la gente, quindi, ha avuto modo di
concentrarsi sulle gesta tennistiche, quelle
sì da applausi a scena aperta.

Medvedev ha sconfitto il campione di


Losanna e, a seguire, anche il redivivo Gri-
gor Dimitrov, approdando al match clou. Qui
ha dato strenua battaglia a Rafa Nadal, re-
cuperandogli due set e cedendo solo di mi-
sura al quinto. Nel momento in cui, stavolta
con sincerità, ha ringraziato di cuore il pub-
blico durante la premiazione, la selva di fi-
schi dei giorni precedenti si è tramutata in un mare di applausi. C’è chi ha paragonato la vicenda a una
sorta di “Rocky IV” al contrario: lì era l’atleta americano a essere accolto oltrecortina con sospetto e fastidio.
Man mano che il confronto con il mastodontico Ivan Drago andava avanti, però, i russi ne apprezzavano
sempre più le qualità sportive e la combattività, fino a tributargli una vera ovazione alla fine degli entusia-
smanti quindici round. In questo caso è stato il russo, in principio detestato, a conquistare gli States. Con
una differenza basilare rispetto alla finzione cinematografica: la pellicola si chiudeva con la vittoria del
pugile interpretato da Stallone, qui è mancato il lieto fine. Ed è proprio l’aver soltanto sfiorato un’afferma-
zione di enorme prestigio a costituire un evidente cruccio per il 23enne allenato da Gilles Cervara.
«Mia moglie mi dice sempre che a volte devo essere felice di me stesso, perché sono molto critico nei
miei confronti», ha spiegato dopo la sconfitta con Nadal, senza nascondere la delusione. «Per esempio,
stasera non sono felice di aver perso, ma devo darmi credito per queste due settimane. È stato fantastico.
Prima del torneo il mio miglior risultato in uno Slam era il quarto turno. Ho avuto qualche problema fisico,
a volte non ho giocato bene come avrei voluto, ma sono riuscito a raggiungere la finale. Ho lottato a lungo
contro uno dei migliori giocatori nella storia del nostro sport. Sì, devo darmi credito. Spero di essere cre-
sciuto molto facendo queste cose. Ma ho bisogno di continuare a migliorare».

Terminato il 2018 al sedicesimo posto del ranking mondiale, Medvedev ha compiuto quest’anno un
deciso salto di qualità. La stagione è cominciata bene, con il titolo a Sofia, le finali a Brisbane a Barcellona,
le semifinali a Rotterdam e Monte-Carlo. Alla netta battuta d’arresto dinanzi a Dominic Thiem nell’ultimo
atto in Catalogna, però, ha fatto seguito un periodo no, segnato dalle uscite al debutto a Madrid, Roma,
Parigi e Stoccarda. «Nel tennis può capitare di avere paura quando sei in un momento negativo, a me
quest’anno è accaduto», ha ricordato Daniil a New York. «Ho perso, credo, quattro o cinque match di fila.
Questo succede quando sei teso andando in campo. Cominci a chiederti: “Perderò di nuovo? Vincerò o
no?”, e le cose vanno male. Dopo l’estate non ho più avuto paura».
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Non è un caso, visto che da fine lu-


glio in avanti il cemento gli ha regalato
fiducia in dosi colossali grazie a quattro
finali consecutive: nel “500” di Washin-
gton, nei “1000” di Montreal e Cincinnati
e infine a Flushing Meadows. Il titolo,
primo in carriera nella categoria ATP
più nobile, è arrivato solo in
Ohio, dove Daniil,
prima di supe-
rare Goffin,

ha eliminato in semi il n1 Djokovic.


Per il resto tre stop a un passo dal
sigillo, il primo con il bad boy
Kyrgios, gli altri due con Nadal.
Appena un trofeo, ma l’esta-
te americana ha issato Da-
niil al 4° posto ATP, portan-
dogli in dote i punti per le
Finals di Londra. «È una
storia incredibile, tutta
questa estate è stata in-
credibile per me. Ne ri-
corderò ogni istante,
se parliamo di ten-
nis ho un’ottima
memoria. Di si-
curo me ne ri-
corderò anche
quando avrò set-
tant’anni».
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Lo slalom
US OPEN SINNER, PICCOLI CAMPIONI CRESCONO
Primo 2001 in un tabellone dello Slam, Sinner supera
le qualificazioni a New York poi regge l’urto di Wawrinka
nel 1° turno. In premio ha una wild card per le Next Gen

di Jannik
fra le difficoltà
del tennis

40
S
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embrava destinato allo sci alpino, Jannik Sinner,


tanto che papà Hans Peter e mamma Siglinde, ge-
stori di un rifugio a San Candido, in Alto Adige, sem-
bravano propensi a investire sullo slalom gigante
piuttosto che sul tennis. Eppure, quella disciplina
nata come un passatempo e diventata un’opportu-
nità reale solo a partire dai 14 anni, sta consacrando
l’azzurro, diventato – con la qualificazione al tabel-
LORENZO lone principale degli US Open – il primo 2001 a rag-
DI CAPRIO giungere il main draw di un torneo del Grande Slam.
Tutto nasce nell’estate del 2015, a Ortisei, dove
un giovanissimo Sinner si presenta per fare da
sparring ai giocatori giunti in Trentino per il consueto torneo Challenger. È
in quell’occasione che viene notato da Max Sartori, storico coach di An-
dreas Seppi e collaboratore di Riccardo Piatti, cui basta ben poco per
capire le potenzialità del ragazzo: tempo qualche settimana e per
Jannik si spalancano le porte del Piatti Tennis Center di Bordi-
ghera. Da lì in poi la crescita è esponenziale: grazie al quoti-
diano lavoro di Andrea Volpini e alla supervisione degli stessi
Piatti e Sartori, Sinner ha semplicemente bruciato le tappe,
arrivando a compiere 18 anni da giocatore pronto, ma-
turo in campo e fuori.

Bergamo, appena l’altro ieri...


L’occasione per presentarsi ufficial-
mente al tennis italiano è arrivata, co-
munque, solo all’inizio di
quest’anno, in quel di Bergamo,
complice la coraggiosa scelta di gettarsi fin
dai 16 anni nel circuito maggiore bypassando
la carriera da junior. In Lombardia, comunque,
l’azzurro stupisce tutti e conquista il titolo Challen-
ger da numero 546 del ranking ATP: un magic mo-
ment che sigilla con le vittorie – a distanza di due
settimane – negli ITF di Trento e Santa Margherita di Pula,
oltre che con un balzo di circa 200 posizioni nel ranking. Poi
qualche altra apparizione nei Challenger (rilevante la vittoria di
Lexington a inizio agosto) e le prime soddisfazioni a livello ATP (le
vittorie su Valkusz a Budapest e Johnson a Roma), fino ad arrivare
alla qualificazione nel tabellone principale di Flushing Meadows.

Con Stanimal, prova di maturità


Contro Stanislas Wawrinka, vincitore a New York nel 2016, è stata di certo
una partita ben giocata e decisamente intensa, nella quale Sinner ha impressionato
per la facilità con cui ha retto – e talvolta avuto la meglio – sulla diagonale di rovescio,

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US OPEN. SINNER, PICCOLI CAMPIONI CRESCONO

NEXT GEN. Chi andrà a Milano e chi no


GIOCATORI ETÀ PUNTI PERC. %
1 S. Tsitsipas 21 3,205 0
2 F. Auger-Aliassime 19 1,636 50
3 A. de Minaur 20 1,170 40
4 D. Shapovalov 20 1,075 20
5 F. Tiafoe 21 960 20
6 C. Ruud 20 886 100
7 M. Kecmanovic 20 873 100
8 U. Humbert 21 762 100
9 C. Moutet 20 544 100
10 M. Ymer 21 526 100
11 A. Popyrin 20 513 50
12 A. Davidovich Fokina 20 484 100
13 J. Sinner 18 421 100

nonché per la lucidità con cui ha gestito le mille alle qualificazioni degli Australian Open 2020; tut-
difficoltà che un incontro del genere può offrire. È tavia, Sinner ha anticipato tutti giocando – e vin-
evidente come sia ben chiara, per l’azzurro, la cendo – già tre turni a New York.
strada da percorrere: sta nascendo un giocatore La sensazione è che gli ATP di fine stagione,
in grado di fare bene su ogni superficie, eccezio- con l’eventuale ingresso nella top 100, possano
nale nel togliere il tempo all’avversario grazie a un dare al ragazzo nuovi importanti stimoli, specie
timing fuori dal comune, che sa difendere e attac- sommando tali progressi alla certezza, giunta a
care, trovare accelerazioni e angoli. metà settembre, di rappresentare l’Italia alle Next
In qualche caso, Sinner ha dimostrato di dover Gen ATP Finals di Milano grazie alla wild card ot-
prendere ancora totale consapevolezza dei propri tenuta. Un’altra tappa determinante dove l’altoa-
mezzi nei pressi della rete, ma – data la chiara tesino avrà modo di confrontarsi con i migliori
predisposizione all’apprendimento – non è impos- giocatori del mondo under 21.
sibile che già da questo finale di stagione possa L’Italia del tennis, che oggi vive probabilmente
intravedersi un significativo miglioramento. il suo momento migliore da almeno quarant’anni
Pronosticare quali saranno, da qui a qualche a questa parte, attende impaziente l’esplosione di
mese, il ranking e i risultati di Jannik è, oggi, Jannik Sinner.
quanto mai difficile: basti pensare che il suo staff, Lui, serafico, lavora giorno e notte per farsi tro-
solo qualche mese fa, aveva dichiarato di aspirare vare pronto quanto prima.
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US OPEN FENOMENO ANDREESCU, L’EREDE È ARRIVATA


Hanno fretta, sono voraci,
non guardano in faccia nessuno,
nemmeno le avversarie
cui dicono di essersi ispirate.
Bianca Andreescu oggi, come
Serena Williams venti anni fa...

Le ragazze

P
Non è un caso che la Sister
ritenga che la canadese le somigli
così tanto. È la sua figlia tennista

di oggi fanno così ... rima finale, prima vittoria, le ragazze nate per domi-
nare fanno così.
Hanno fretta, sono voraci, non guardano in fac-
cia nessuno, nemmeno le avversarie cui dicono
di essersi ispirate.
Bianca Andreescu oggi, come Serena Williams
venti anni fa.
Una storia che comincia entrando in scena
DANIELE dall’ingresso principale, sbattendo la porta
AZZOLINI come fosse quella di un saloon.
Sguardi da bad girl sotto la tesa ampia
del cappellino sponsorizzato, gesti sicuri,
modi tranchant, qualche lacrima di rappresentanza… La serenità di
chi è nata per stare lassù.

Il DNA di Serena
La figlia tennista di Serena
Williams.
Chissà se lo pensa anche
lei.
Forse sì.
«Negli spogliatoi Serena è
venuta da me», ha raccontato
Bianca, «ma non solo per farmi i complimenti.
Mi ha dato consigli e mi ha detto delle cose dolcissime,
che tengo per me e me le porterò dietro per un bel pezzo del mio cam-
mino, magari per sempre».
Chissà se per Serena è stato un sollievo perdere da una così, questa quarta finale da
mamma della sua inesausta rincorsa allo Slam numero 24.

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US OPEN. FENOMENO ANDREESCU, L’EREDE È ARRIVATA


Da quando è tornata nel circuito e non ha vinto più niente, raggiungendo Anelli, orecchini, piercing
e un’espressione
però quattro finali del Grand Slam, Serena si è consegnata ad Angelique Kerber di grande incredulità
e a Naomi Osaka, poi a Si-
mona Halep negli ultimi
Championships, ma fra tutte è
proprio Bianca Andreescu che
le ricorda se stessa, il suo ten-
nis, le traiettorie che ha sem-
pre disegnato sul campo,
quegli spari improvvisi che
vengono da entrambi i colpi di
base.
Dicono, altre grandi come
Martina Navratilova, che
Bianca molto ricordi la Hingis.
Serena è convinta invece che
vi siano gocce del Dna Wil-
liams, nella canadese dician-
novenne, nata nove mesi dopo
la sua prima vittoria agli Us
Open (1999).

La sister tifosa
«Adoro Bianca», ha detto la
Sister, «va con grande inten-
sità su ogni palla, gioca con
cattiveria. Una vera scoperta,
e una grande campionessa

Serena crede
per i prossimi anni, ne sono si-

molto nella
cura. Ha meritato la vittoria, purtroppo, io ho giocato in finale la peggior partita

Andreescu...
di questi Us Open. È davvero frustrante, giungo sempre così vicina alla meta,

«La adoro, è una


per poi sentirmi invece così lontana».

vera scoperta,
Una pazza finale che Serena ha consegnato in due pezzi nelle mani del-

va su ogni palla
l’avversaria.

e gioca con
Ha regalato il primo set con due doppi falli, uno per consegnare il primo

cattiveria, sarà
break e spingere la canadese al 2-0, l’ultimo a chiusura del set, per confezio-

una grande
nare il comodo 6-3 finale.

campionessa
E nel secondo si è spenta quando la rimonta era stata completata, grazie

nei prossimi anni


al più insospettabile fra i ribaltoni. Ancora 2-0 con un doppio fallo di Serena,

ne sono sicura.
poi 5-1 della canadese, giunta di corsa al match point, che però Serena ha di-

Ha meritato
sinnescato recuperando almeno un game.

di vincere»
Qui, l’orgoglio della campionessa ferita si trasforma in un progetto di risalita
che non sembrava possibile. D’improvviso Serena è tornata a giocare come
sa, ogni colpo un punto, e Bianca ha vacillato sotto la raffica.
Il 5 pari ha preso forma in un attimo, e ha scatenato il pubblico che voleva
le due al terzo set.
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US OPEN. FENOMENO ANDREESCU, L’EREDE È ARRIVATA


Ecco Bianca in allungo...
Muscoli e riflessi pronti,
un fisico robusto ma agile

Una stagione
impressionante
quella di Bianca
sul “duro”
americano: 32
vittorie e appena
2 sconfitte con
la conquista
di due Premier
e di uno Slam.
Ora la canadese
è n.5 nonostante
lo stop di 4 mesi

Ma è bastato un niente e Serena è tornato a classifica con solo nove tornei disputati, dietro a
un centimetro dal precipizio: nel dodicesimo game Barty, Pliskova, Svitolina e Osaka (dalla quale la
la Sister ha cercato ace e trovato errori, Bianca è dividono 11 punti appena), e davanti ad Halep,
volata via fino al 15-40, e al terzo match point ha Kvitova, Bertens e Serena, nona. Sul cemento
chiuso la disputa con un dritto vincente. amico, quest’anno, la Andreescu ha segnato 32
vittorie e appena due sconfitte. È un dominio cui
La Regina del cemento non si assisteva dai tempi della miglior Williams.
Stagione impressionante quella della dician- Sylvain Bruneau, suo attuale coach e figura
novenne di Mississauga, oggi trasferitasi poco più storica del tennis canadese, insiste molto sull’uso
in là, a Thornhill, ma sempre nella regione del lago della testa: «Bianca ne ha una molto bella dal
Ontario. Cominciata fra qualificazioni e tornei Itf punto di vista tennistico, e non deve mai rinun-
ed esplosa malgrado uno stop di quattro mesi per ciare a usarla». «Il mio sogno era di misurarmi in
un problema alla spalla destra, che l’ha vista sal- una finale contro Serena», ha raccontato Bianca,
tare Wimbledon e concedersi appena una sortita «è una giocatrice talmente grande e importante
al Roland Garros. Numero 107 a inizio anno, ha per tutte noi che speravo di conoscere da vicino.
trovato colpi, ispirazione e vittorie a contatto con Ci sono riuscita, ho addirittura vinto, ma la sua ri-
il cemento americano. La svolta a Indian Wells, monta è stata incredibile, lo stadio si è trasfor-
con i successi su Muguruza, Svitolina e in finale mato in una bolgia e non riuscivo più nemmeno a
sulla Kerber: primo Premier conquistato in carriera sentire i miei pensieri». Sul 5 pari del secondo set,
e promozione al numero 23 del ranking. A Toronto però, ha capito che cosa fare per non finire a ro-
l’ingresso fra le prime 20, al numero 14, grazie al toli. Ha tenuto, ha messo in campo palle sagge,
successo (il secondo Premier) su Serena costretta ha rinunciato alla spregiudicatezza.
al ritiro in finale, ma dopo i successi su Bertens, Sì, ha testa la ragazza.
Pliskova e Kenin. Adesso Bianca è numero 5 in E la userà per stare lassù.
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US OPEN E TRE! KIM CLIJSTERS CI RIPROVA


È stata la prima figlia, ormai adolescente, a spingerla
al terzo ritorno nel circuito. Ma ora i figli sono tre e

Il ritorno di Kim,
Kim (36 anni) ha predisposto un piano con la Wta per
portarli con sé senza esporli troppo alla curiosità dei media.
«Voglio guadagnarmi il duello con le nuove generazioni»

K
su consiglio di Jada
im Clijsters torna a fare la tennista. La notizia arriva forte e scuote il mondo della
racchetta, come si sarebbe detto nelle redazioni romanticamente polverose di
una volta.
L’annuncio via tweet della belga più forte di ogni epoca manda in tilt i social
come fossero un flipper. Suoni metallici e luci intermittenti per celebrare la pros-
sima rinascita sportiva della biondona a cui vogliono
bene pure in Australia.
Un video messaggio in forma cinguettata
MATTEO che arriva dritto al cuore di tutti i nostalgici
RENZONI della palla gialla: «Posso essere una
mamma amorevole per i miei tre figli e
dare il meglio sul campo dal tennis.
Voglio provarci, tornerò a giocare ancora una volta. Ci vediamo
nel 2020».

Cercasi wild card per Melbourne


Insomma, c’è pure un riferimento temporale preciso: la pros-
sima stagione. Il calendario dei suoi impegni è ancora da definire
ma è probabile che la terza serie del suo viaggio nel tennis (primo
ritiro nel 2007, secondo nel 2012) riparta con i tornei downunder, giu-
sto per farsi coccolare da quel pubblico che l’ha ribattezzata “Aussie
Kim” ai tempi della love story con Lleyton Hewitt. Lui l’ha lasciata a un
passo dalla nozze, l’Australia no.
Storia ormai vecchia, come quella del suo ultimo ritiro a Flushing Meadows,
otto anni fa precisi precisi. Da lì moltissimo tempo passato a fare la mamma e un altro
po’ in giro per tornei tra doppi “legend” e commenti televisivi. Sempre con la stessa sensazione
addosso: «Se qualcuno ha voglia di scambiare due palle, io ci sono». Amore totale per il tennis, altro che
Agassi. Open, in questo caso, è la modalità del suo cuore verso quel gioco che l’ha fatta diventare e ridi-
ventare numero uno del mondo pure dopo la nascita di Jada, che oggi è quasi adolescente e per lo sport

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US OPEN. E TRE! KIM CLIJSTERS CI RIPROVA


ha la stessa passione di sua madre. Il lancio di palla è arrivato proprio dalla figlia, UNA FOTO FAMOSA
Immagini che tutti
che un giorno le ha detto: «Vai e divertiti». E tutto sommato Kim, che da qualche ricordano... Risalgono
tempo in gran segreto aveva ricominciato a lavorare per ritrovare una buona condi- alla seconda conquista
zione fisica, non aspettava altro. degli Us Open da parte di
Kim, nel 2009. La belga
sconfisse Wozniacki in
La domanda vera è... Perché no? finale (75 63) e festeggiò
Rispetto alla sua scelta molti credono che la domanda sia “perché”, in realtà il in campo con la figlia,
punto è un altro: “perché no”. In fondo Serena, che di anni ne ha un paio in più, an- Jada Elle, nata nel 2008.
Kim è stata la seconda
cora gioca un tennis da finale Slam supportato da un fisico che comincia a denun- giocatrice, in Era Open,
ciare con una certa frequenza i segni delle battaglie. Tutto sta, adesso, nel ritrovare a vincere uno Slam da
mamma dopo la Goolagong
quel gioco aggressivo mai monotono che l’ha
fatta diventare campionessa di quattro Slam:
fortissima in singolare e praticamente inarre-
stabile in doppio. La missione è cominciata,
senza stress da calendario: tornerà in campo
solo quando braccio, gambe e testa saranno
messi a punto. Non ha ranking al momento,
ma può chiedere e ottenere wild card con-
tando sul curriculum da plurivincitrice slam.
Con la Wta la signora Clijsters ha già avviato
un dialogo per stabilire una serie di regole le-
gate alla privacy dei suoi bambini: Kim vuole
essere libera di portarli sul circuito senza
esporli a curiosità eccessiva. Non vuole noie
che facciano male ai piccoli, a maggior ra-
gione adesso che dalla noia di una vita un po’
troppo casalinga ha deciso di venir fuori te-
nendo di nuovo la racchetta in pugno. Quando
anche il terzo figlio ha cominciato l’asilo, il
tempo a disposizione è tornato a essere pa-
recchio.
Uno squillo a coach Maes
E così, in maniera progressiva ma forte, ha preso corpo l’idea forse un po’ pazza di rimettersi totalmente
in gioco. Una chiamata al preparatore atletico, un’altra al coach storico Carl Maes. Allenamenti la mattina
presto e niente più cereali al cioccolato spizzicati dalle tazze dei bimbi. Orgoglio e determinazione non
sono mai mancati, così per dichiarare il prossimo obiettivo le è bastato il tempo di togliere due ragnatele
dal dritto: «Voglio guadagnarmi il duello con le nuove generazioni». E se possibile, incontrare le tenniste
cresciute nel suo mito. Vedi Maria Andreescu, fresca vincitrice dello Us Open.
Ma la sfida, prima di tutto, è inevitabilmente con l’età. Il ritorno al futuro di Kim non prevede fantasie
alla Zemeckis: nessun faccia a faccia con una Clijsters prima maniera, per intenderci, ma parecchi conti
da fare con la sua data di nascita e soprattutto – tolta Serena – con quella delle sue competitor. Sul diario
della bionda che sorride sempre alla pagina uno c’è scritto: pesantezza di palla e velocità di gambe. Il
resto viene giocando, con la certezza che a una come lei difficilmente possa mancare lucidità tattica. La
mamma che ha smesso di mettere i bambini sempre davanti a sé, si troverà di fronte delle bambine
appena cresciute che non vedono l’ora di battere un’icona. Un gioco di prospettive da luna park del tennis,
praticamente, che non esclude qualche scompenso da montagne russe.
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US OPEN MA SERENA WILLIAMS NON ABDICA...

I calcoli
Il 2020 la vedrà ancora in corsa per la vittoria del sospirato
ventiquattresimo Slam. Ma non affronterà una stagione
diversa dalle ultime due, nelle quali ha giocato otto tornei
in tutto, compresi i quattro Major. L’unico vero obiettivo
è ritrovare la forma migliore, e sembra che vi stia riuscendo

di Serena
T
rentotto anni appena compiuti. L’età di Federer... E come Roger, Serena Wil-
liams non ha alcuna intenzione di smet-
tere, non prima di aver dimostrato a se
stessa di poter vincere ancora un titolo
importante.
Lo cercherà senza poter cambiare granché della
sua programmazione. Ha giocato appena otto tornei
quest’anno, tutti gli Slam, tre Premier sul cemento
MATTEO americano (Indian Wells, Miami e Toronto) e Roma, un
NANNI torneo cui è legata ormai a doppio filo.
Fu in un ristorantino romano che Alexis Ohanian, il marito, si
dichiarò nel 2015 e fu seduta allo stesso tavolo, l’anno dopo, che
Serena ricevette la proposta del matrimonio, poi celebrato nel 2017 a
New Orleans, con 250 invitati (tutti ovviamente del “genere” vip).
Tempo da spendere per il tennis, per girare il mondo da un torneo al-
l’altro, Serena non ne ha più moltissimo. La piccola Olympia merita tutta la
sua attenzione… Così, preferisce spendersi nei duri allenamenti che Patrick
Mouratoglou le prescrive, e tentare il tutto per tutto. Finora, da quel punto
di vista, male non è andata… Ha fatto finale a Wimbledon, a Toronto, agli
Us Open (mentre gli Australian Open sono finiti ai quarti e il Roland Garros
al terzo turno), ma resta il problema di fondo, tornare a vincere.
Serena punta sul pieno recupero fisico, che nel suo caso, sebbene sia
tornata in campo pochi mesi dopo il parto (troppo presto a detta di tutte le
altre madri che hanno frequentato o frequentano il circuito), dovrebbe rive-
derla in piena forma dal 2020. Passi avanti ne ha già compiuti, questi ultimi
Us Open li ha giocati senza commettere passi falsi, e sotto il profilo fisico è
sembrata molto vicina alla miglior Serena degli ultimi tempi. «In realtà ho
giocato male solo la finale, non so neanche dire che cosa mi sia successo.
Negli altri incontri del torneo tutto ha funzionato al meglio, e sono giunta al

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D
US OPEN. MA SERENA WILLIAMS NON ABDICA...
opo il match point annullato sul 63 51, i 20 mila dell’Arthur Ashe avevano iniziato a crederci
sul serio coronando ogni punto della Williams con grandi boati. I colpi erano tornati a fischiare
e tutto poteva far pensare a un cambio di passo. Poi sul 5 pari, l’icona di Margareth Court con
quel maledetto 24° Slam tra le braccia deve aver fatto breccia e i patemi d’animo sono lievitati.
Quattro finali perse la dicono lunga sull’ansia da prestazione che at-

Eppur tanaglia anche i più grandi e Serena insegue con forte emotività quello
che per lei sarebbe il suggello alla carriera. Un’ansia, tenuta a bada, in-
vece, da Bianca Andreescu che, nonostante un pubblico avverso, ha
si muove! mantenuto disinvoltura sufficiente per condurre tutto felicemente in porto.
E sorge il quesito: la fresca vincitrice degli Us Open è un’evoluzione di
Serena? Presto per dirlo ma l’escalation dei risultati e un ottimo bagaglio
di massimo d’adamo tecnico ne fanno una possibile erede. La canadese ha sfoderato un invi-
diabile gioco di spinta con il quale difficilmente replica due volte la stessa traiettoria. Le continue angolazioni
fuse alla velocità di palla costringono le malcapitate alla continua spola da un lato all’altro del campo.
A dispetto della sconfitta, Serena Williams manda a dire che i grandi campioni non smettono mai di
migliorare: per questo sono grandi! Studiare da fenomeno implica brigare tra pregi e difetti esaltando i
primi e alleviando i secondi: coloro che, per pigrizia o vanagloria, si adagiano volentieri sulle sole qualità
innate, farebbero bene a cambiare mestiere! Senza parole, ma nei fatti, Serena ha trovato a 38 anni una
mobilità nuova di zecca. L’avevamo lasciata sull’erba di Wimbledon, costretta ancora a un potente primo
colpo pur di dominare il resto e scongiurare una difesa che non è nelle sue corde, la ritroviamo sul cemento
americano a cavallo di due splendidi piedi che finalmente la scorazzano in giro per il campo. Fosse avvenuto
prima, il miracolo le avrebbe fruttato qualche Slam in più e diversi dispiaceri in meno! Amen, la stoffa della
fuoriclasse sembra dire che tardi non è. Deve averne fatta di fatica! Ma da grande talento qual è, Serena
non si è tirata indietro, e se nel 2020 le ruote gireranno a pieno regime sarà dura fermarla.

Serena Williams ha ancora voglia di guardare lontano


L’obiettivo è ora quello di essere in forma per il 2020

match per il titolo con tutta la fiducia possibile. Non è bastato, e ho


provato grande frustrazione, spero di trovare una strada per uscire
presto fuori da questo incubo».
La realtà (dolente per Serena) è che l’obiettivo finale continua a
spostarsi sempre più in là, e l’arrivo di una come Bianca Andreescu
– che Serena stima moltissimo – che sa alternare giocate di fino a
sbracciate monumentali, e il prossimo anno potrebbe mostrarsi an-
cora più forte, se non addirittura inarrivabile, rischia di diventare il
suo ultimo incubo prima del ritiro.
Poi, certo, c’è anche l’età. Ma non è quella che preoccupa di più
la Sister Minore. Dovrebbe? Be’, in parte sì… Fino ai 32 anni Serena
ha conquistato 17 titoli Slam su 20 finali giocate, dal 2014 in poi,
6 titoli su 12 finali. Numeri impressionanti, ma evidente-
mente in calo. Vedremo se Serena chiuderà qui la sua sta-
gione, come ha fatto l’anno scorso. Le Wta Finals non la
interessano, ma dovrebbe tenere di più alla classifica, perché
potrebbe servirle nei primi appuntamenti del 2020. Ma lei è
imprevedibile. La rivedremo a Melbourne. Poi, il seguito della sto-
ria, sarà lei a farcelo conoscere.
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L’anticorpo
US OPEN ALTA DEFINIZIONE di stefano meloccaro

L
A sedici anni Taylor Townsend era già un fenomeno,
ma svogliata e poco disposta a dimagrire. Pesava100 chili, ora è scesa a 80.
Ma non ha mai rinunciato a creare tennis. Lo ha fatto anche agli Us Open.
Ora tutti sono convinti che di tenniste come lei ce ne vorrebbero di più

o US Open è stato il giusto compenso del destino per Taylor Townsend, obbligata
da sempre a combattere contro se stessa e il mondo, prima che contro le av-
versarie. Per via di un corpo diverso da tutte le altre. L’antefatto è noto agli in-
trodotti, meno al grande pubblico. Taylor è alta 1,69 e pesa 80 chili. Qualche
anno fa, da numero 1 junior, era sopra i 100. La costante lotta contro di sé, la
partita che non finisce mai, l’avversario più ostico. Gli sguardi della gente, i ri-
solini delle colleghe, il bisbiglio che l’accompagna da quando era bambina. In-
sieme alla nomea di quella che, oltre a essere cicciona, non si allena come
rubrica a cura di dovrebbe. La situazione oggi è molto migliorata, anche se Townsend dovrebbe
STEFANO calare almeno altri 15 chili per potersi dire in piena forma. Ma svolazza sul ret-
MELOCCARO tangolo come se niente fosse, noncurante della prorompente fisicità che si porta
appresso. Ricorda l’aforisma del calabrone, coniato nel 1934 dall’entomologo
francese Antoine Magnan nel libro Le Vol des lnsectes. “La struttura alare del calabrone, in relazione al
suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Tant’è che Taylor plana sul primo ottavo
Slam della carriera. Nulla accade per caso, se questa storia succede ancora a New York, un motivo c’è. Il
destino spesso disegna traiettorie precise.

Un futuro oltre i muscoli


La ragazza ha giocato partite che riconciliano col tennis, che fanno sperare in un futuro oltre i muscoli,
oltre la corsa, oltre la resistenza. Partite che tengono in vita un cardine di questo sport: il fatto che nasce
come gioco, prima di diventare sport. Lei, 23 anni, numero 116 prima dello US Open e 86 subito dopo.
In particolare quella contro la regina di Wimbledon e numero 4 Simona Halep. Quasi vinta sul 5-4 al
terzo (2 matchpoint sciupati), quasi persa un attimo
dopo (spreca un mp l’altra), infine acchiappata con un
sussultorio 2-6 6-3 7-6. Computerino Halep, pro-
grammata per annientare le fan-
tasie altrui, sbaglia

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passanti, schiuma rabbia, spacca racchette. Cerca disperata un appiglio verso il suo angolo. Inventiva Tow-
nsend, settata per creare, continua a buttarsi tarantolata in avanti, come attratta da una calamita invisibile.
Alla fine ha ragione lei, coraggio, vincenti e tante, tante voleé a spolverare ogni recondito angolo di
campo. TT si è catapultata a rete 106 volte. Dicansi centosei, in 3 set. Roba che certe sue colleghe, manco
in una intera carriera.
Lo stesso farà con Cirstea nel turno successivo, per poi strappare un set alla futura campionessa An-
dreescu. Partite che riconciliano col tennis e volleate nitide, genere Navratilova. Paragone ardito quanto
plausibile.

A sedici anni, un fenomeno


Rovistando nei suoi cassetti, rinveniamo importanti documenti che risalgono al 2012. Vittoria a 16 anni
all’Australian Open junior e poi il doppio a Wimbledon. Un fenomeno. Ma le sue dimensioni sono troppo
oltre il consentito, e la federazione americana le nega una wild card per New York, US Open. Appunto, New
York. La bilancia è impietosa. «Ci preoccupiamo per lei a lungo termine», dichiara l’allora direttore generale
del programma di sviluppo Patrick McEnroe.
Più verosimile, il consueto refrain molto americano del “non dare il cattivo esempio”, in un paese dove
l’obesità rappresenta una reale piaga nazionale. La verità è che Taylor è la più forte di tutte, oltre che in evi-
dente sovrappeso. Parlano di una generica “anemia”, in seguito riconoscono che il motivo è la sua condizione
fisica, oltre che la scarsa professionalità negli allenamenti. Le rifiutano anche il rimborso delle spese di
viaggio. Taylor si paga da sola i biglietti e gioca comunque. Poi chiude con la US Tennis Association e chiede
aiuto a Zina Garrison, finalista di Wimbledon nel 1990.
Non è un caso manco questo. La Garrison ha sofferto di bulimia, è stata grassa ed è afroamericana
come lei. Sa cosa significa essere diversi. Zina le fa capire che “sta bene, che non tutti hanno lo stesso
aspetto e che la metà delle ragazze del tour non è in grado di fare ciò che fa Taylor sul campo”. Valle a dare
torto, a ragion veduta.
Pian piano arriviamo ai giorni nostri. La Townsend tocca un best ranking di 61 nel 2018, poi peggiora
un po’. Per praticare un gioco di quel tipo devi essere in totale fiducia, credere in te stessa più che in ogni
altra cosa. Hai bisogno di vincere partite come agli Us Open 2019, sei di fila tra qualificazioni e tabellone.

La diversità essenziale
Il significato di questa storia è diverso ed eccedente dal semplice risultato in un torneo. Siamo sul
confine tra intima sofferenza, rivincita sociale e tennis d’altri tempi. Propiziato da un corpo inadatto alle
maratone.
Taylor ricalca la teoria evolutiva darwinista, può sopravvivere nel tour solo praticando uno stile diverso
dalle altre. Perché lei non è come tutte le altre. Non è migliore né peggiore, è diversa. In quanto tale le tocca
inventarsi cose astruse per vincere.
Il punto è che si tratta di una diversità essenziale, al tennis e al mondo. Il punto è che quella diversità è
ancora in grado di interessare e divertire. Il punto è che il tennis femminile ha un disperato bisogno di quella
diversità, e anche quello maschile non scherza.
Abbiamo bisogno di match attraenti, di quelli che tengono gli spettatori appiccicati alla TV o alle tribune,
che dispensano bellezza oltre la battaglia, che lasciano addosso qualcosa. Borg-McEnroe, Nadal-Federer,
Evert-Navratilova ce lo hanno insegnato. Federer-Djokovic a Wimbledon e la stessa Nadal-Medvedev a New
York lo confermano.
La contrapposizione di stili, i caratteri opposti, le visioni divergenti. Consapevoli di chiedere tanto, osiamo
auspicare qualche “guerra dei mondi” in più. È visto che di tenaci ribattitori siamo pieni fino al collo, dob-
biamo procurarci più attaccanti. Più gente che se ne freghi di essere inadatta al volo.

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US OPEN IL TORNEO JUNIORES

Forejtek e Osorio Serrano,


il riscatto contro i favoriti.
Il ceco e la colombiana conquistano
titolo e primato in classifica.
Entrambi del 2001 sono già avviati
a una promettente carriera tra i pro.
Sconfitti Nava e la Yepifanova

Jonas&Maria
B
che da soli sconfissero l’America
servizio speciale di ANDREA FACCHINETTI
ene ma non benissimo, verrebbe da dire a Emilio Nava dopo la finale maschile degli Us Open
juniores. Il diciottenne californiano di Woodland Hills, che aveva cominciato il 2019 perdendo
a un passo dal bersaglio pieno gli Australian Open contro Lorenzo Musetti, ha chiuso la stagione
con un'altra... quasi vittoria sul cemento di Flushing Meadows, dove si è arreso al nuovo dominatore della
categoria, quel Jonas Forejtek che in Italia molti ricordano per il titolo conquistato nel Trofeo Bonfiglio. Il
18enne di Pilsen ha mostrato carattere e doti agonistiche in un torneo in cui è stato costretto più volte a
inseguire, vincendo tre partite (su sei) al terzo set, compresa la sfida contro Nava per 67 60 62.
La Repubblica ceca è tornata così sul gradino più alto della storia a 13 anni di distanza dall'ultimo
trionfo di Dusan Lojda, ma ciò che più conta sono le importanti doti mostrate da Forejtek, giustamente
fiero del risultato ottenuto da una nazione che vanta una passato internazionale di primo livello, ma che
attualmente non annovera neppure un proprio rappresentante nella top-100 maschile. «Sinora avevo
vinto uno Slam solamente in doppio (Australian Open e Wimbledon, ndr), per cui ricorderò a lungo la mia
prima volta in singolare. È una grande motivazione in vista del futuro, l'albo d'oro di questo torneo è ricco
di nomi che hanno scritto pagine importanti del tennis. Mi allenerò per diventare come loro». La rapida
ascesa gli è valsa la prima convocazione in Davis nella settimana successiva al trionfo statunitense contro
la Bosnia, dove ha portato i due punti decisivi contro Basic e Brkic che sono valsi alla Repubblica Ceca il
passaggio del turno. «È stata una grande emozione ma so di essere solo all'inizio del mio cammino».
Il singolare femminile ha applaudito invece l'impresa di Maria Camila Osorio Serrano, capace di re-
galare alla Colombia il primo titolo della storia contro la statunitense Alexandra Yepifanova (di due anni
più giovane), dominata 61 60. L'allieva dell'ex pro Alejandro Falla si è giovata del tifo dei numerosi con-
nazionali accorsi sulle tribune di Flushing Meadows. «Pazzesco vedere tutta quella gente che urlava il
mio nome, mi ha regalato grande energia». Il suo è stato il migliore addio che poteva dare alla categoria
under 18, da ora in poi si dedicherà completamente al mondo pro. In regalo ha espresso un unico desi-
derio: scattare un selfie con il suo idolo Roger Federer, ed è stata prontamente accontentata. «Me lo sono
trovato davanti e mi sono bloccata, ma è stato molto gentile e si è concesso per una fotografia».
Dei cinque italiani presenti nel tabellone maschile, soltanto Filippo Nardi e Mattia Arnaldi sono arrivati
al secondo turno; niente da fare per Samuel Vincent Ruggeri, Flavio Cobolli e Francesco Passaro. Addirittura
nulla la presenza femminile.

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US OPEN 2019. I TABELLONI


Djokovic
UOMINI
(1)Novak DJOKOVIC (SRB) b. R. CARBALLES BAENA (ESP) 64 61 64
Juan Ignacio LONDERO (ARG) b. Sam QUERREY (USA) 36 61 76 75 64 76 61 Djokovic
Denis KUDLA (USA) b. Janko TIPSAREVIC (SRB) 36 61 76 61 Kudla 63 64 62
(27)Dusan LAJOVIC (SRB) b. Steve DARCIS (BEL) 75 63 63 75 75 06 63 Wawrinka
(23)Stan WAWRINKA (SUI) b. Jannik SINNER (ITA) 63 76 46 63 Wawrinka 64 75 2-1 rit
Jeremy CHARDY (FRA) b. Hubert HURKACZ (POL) 36 63 67 61 64 64 63 67 63 Wawrinka
Miomir KECMANOVIC (SRB) b. Laslo DJERE (SRB) 62 61 75 Lorenzi 64 76 76
Paolo LORENZI (ITA) b. Zachary SVAJDA (USA) 36 67 64 76 62 76 67 76 36 63 Medvedev
Reilly OPELKA (USA) b. (11)Fabio FOGNINI (ITA) 63 64 67 63 Koepfer 76 63 36 61
Dominik KOEPFER (GER) b. Jaume MUNAR (ESP) 64 76 57 75 64 64 76 Koepfer
Jenson BROOKSBY (USA) b. Tomas BERDYCH (CZE) 61 26 64 64 Basilashvili 63 76 46 61
(17)Nik. BASILASHVILI (GEO) b. M. FUCSOVICS (HUN) 36 64 62 36 63 36 76 75 62 Medvedev
Feliciano LOPEZ (ESP) b. (26)Taylor FRITZ (USA) 36 64 63 64 F. Lopez 36 63 62 76
Yoshihito NISHIOKA (JPN) b. Marcos GIRON (USA) 36 64 64 64 67 60 64 64 Medvedev
Hugo DELLIEN (BOL) b. Soonwoo KWON (KOR) 63 64 26 2-3 rit Medvedev 76 46 76 64
(5)Daniil MEDVEDEV (RUS) b. P. GUNNESWARAN (IND) 64 61 62 63 75 57 63 Medvedev
(3)Roger FEDERER (SUI) b. Sumit NAGAL (IND) 46 61 62 64 Federer 76 64 63
Damir DZUMHUR (BIH) b. Elliot BENCHETRIT (FRA) 46 62 63 60 36 62 63 64 Federer
Daniel EVANS (GBR) b. Adrian MANNARINO (FRA) 64 63 26 63 Evans 62 62 61
(25)Lucas POUILLE (FRA) b. P. KOHLSCHREIBER (GER) 63 46 64 64 64 63 67 64 Federer
Pablo CARRENO BUSTA (ESP) b. (19)Guido PELLA (ARG) 63 46 76 63 Carreno Busta 62 62 60
Ricardas BERANKIS (LTU) b. Jiri VESELY (CZE) 46 76 36 76 64 64 67 62 60 Goffin
Gregoire BARRERE (FRA) b. Cameron NORRIE (GBR) 76 64 46 67 76 Goffin 76 76 75
(15)David GOFFIN (BEL) b. Corentin MOUTET (FRA) 63 36 64 60 62 62 62 Dimitrov
(12)Borna CORIC (CRO) b. Evgeny DONSKOY (RUS) 76 63 60 Dimitrov 36 64 36 64 62
Grigor DIMITROV (BUL) b. Andreas SEPPI (ITA) 61 67 64 63 W.O. Dimitrov
Pablo CUEVAS (URU) b. Jack SOCK (USA) 64 75 76 Majchrzak 75 76 62
Kamil MAJCHRZAK (POL) b. Nicolas JARRY (CHI) 67 76 76 16 64 67 64 26 64 61 Dimitrov
(31)Cristian GARIN (CHI) b. Chr. EUBANKS (USA) 36 76 64 67 63 De Minaur 75 63 64
Alex DE MINAUR (AUS) b. Pierre-Hugues HERBERT (FRA) 64 62 67 75 63 75 63 De Minaur
Bradley KLAHN (USA) b. Thiago MONTEIRO (BRA) 63 62 63 Nishikori 62 64 26 63 US OPEN 2019
(7)Kei NISHIKORI (JPN) b. Marco TRUNGELLITI (ARG) 61 4-1 rit 62 46 63 75
Andrey RUBLEV (RUS) b. (8)Stefanos TSITSIPAS (GRE) 64 67 76 75 Rublev (2)NADAL b. (5)MEDVEDEV
Gilles SIMON (FRA) b. Bjorn FRATANGELO (USA) 57 75 75 75 62 rit Rublev 75 63 57 46 64
Antoine HOANG (FRA) b. Leonardo MAYER (ARG) 36 62 67 61 63 Kyrgios 76 76 63
(28)Nick KYRGIOS (AUS) b. Steve JOHNSON (USA) 63 76 64 64 62 64 Berrettini
(24)Matteo BERRETTINI (ITA) b. Richard GASQUET (FRA) 64 63 26 62 Berrettini 61 64 76
Jordan THOMPSON (AUS) b. Joao SOUSA (POR) 63 62 64 75 76 46 61 Berrettini
Alexei POPYRIN (AUS) b. Federico DELBONIS (ARG) 61 75 76 Popyrin 64 64 67 76
M. KUKUSHKIN (KAZ) b. (10)R. BAUTISTA AGUT (ESP) 36 61 64 36 63 26 75 63 62 Berrettini
(13)Gael MONFILS (FRA) b. Albert RAMOS-VINOLAS (ESP) 76 64 63 Monfils 36 63 62 36 76
Marius COPIL (ROU) b. Ugo HUMBERT (FRA) 63 57 76 46 61 63 62 62 Monfils
Henri LAAKSONEN (SUI) b. Marco CECCHINATO (ITA) 76 76 26 36 76 Shapovalov 67 76 64 67 63
Denis SHAPOVALOV (CAN) b. (18)F. AUGER-ALIASSIME (CAN) 61 61 64 64 76 62 Monfils
Pablo ANDUJAR (ESP) b. (30)Kyle EDMUND (GBR) 36 76 75 57 62 Andujar 61 62 62
Lorenzo SONEGO (ITA) b. Marcel GRANOLLERS (ESP) 63 64 64 62 64 62 Andujar
Alexander BUBLIK (KAZ) b. Santiago GIRALDO (COL) 26 60 75 36 64 Bublik 64 63 62
Thomas FABBIANO (ITA) b. (4)Dominic THIEM (AUT) 64 36 63 62 67 57 64 63 63 Nadal
(6)Alexander ZVEREV (GER) b. Radu ALBOT (MDA) 61 63 36 46 62 Zverev 76 64 61
Frances TIAFOE (USA) b. Ivo KARLOVIC (CRO) 62 63 1-2 rit 63 36 62 26 63 Zverev
Aljaz BEDENE (SLO) b. Jozef KOVALIK (SVK) 63 64 75 Bedene 67 76 63 76
(29)Benoit PAIRE (FRA) b. Brayden SCHNUR (CAN) 62 64 64 46 67 62 75 76 Schwartzman
(20)Diego SCHWARTZMAN (ARG) b. Robin HAASE (NED) 63 76 60 Schwartzman 36 62 64 63
Egor GERASIMOV (BLR) b. Lloyd HARRIS (RSA) 75 76 76 64 62 60 Schwartzman
Tennys SANDGREN (USA) b. J-W. TSONGA (FRA) 16 67 64 76 75 Sandgren 64 61 63
Vasek POSPISIL (CAN) b. K. KHACHANOV (RUS) [9] 46 75 75 46 63 63 67 63 64 Nadal
(14)John ISNER (USA) b. Guillermo GARCIA-LOPEZ (ESP) 63 64 64 Isner 64 75 62
Jan-Lennard STRUFF (GER) b. Casper RUUD (NOR) 64 64 62 63 76 76 Cilic
Cedrik-Marcel STEBE (GER) b. Filip KRAJINOVIC (SRB) 63 46 64 76 Cilic 75 36 76 64
(22)Marin CILIC (CRO) b. Martin KLIZAN (SVK) 63 62 76 46 63 75 63 Nadal
(32)Fernando VERDASCO (ESP) b. Tobias KAMKE (GER) 63 36 61 62 Chung 63 36 61 62
Hyeon CHUNG (KOR) b. Ernesto ESCOBEDO (USA) 36 64 67 64 62 16 26 75 63 76 Nadal
Thanasi KOKKINAKIS (AUS) b. Ilya IVASHKA (BLR) 63 76 67 62 Nadal 63 64 62
(2)Rafael NADAL (ESP) b. John MILLMAN (AUS) 63 62 62 W.O.

62 Doppio maschile: (1)J-S. CABAL / R. FARAH (COL) b. (8)M. GRANOLLERS / H. ZEBALLOS (ESP/ARG) 64 75
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(1)Naomi OSAKA (JPN) b. Anna BLINKOVA (RUS) 64 67 62 Osaka


Magda LINETTE (POL) b. Astra SHARMA (AUS) 63 64 62 64 Osaka
Cori GAUFF (USA) b. Anastasia POTAPOVA (RUS) 36 62 64 Gauff 63 60
Timea BABOS (HUN) b. (28)Carla SUAREZ NAVARRO (ESP) 62 rit 62 46 64 Bencic
(21)Anett KONTAVEIT (EST) b. Sara SORRIBES TORMO (ESP) 61 61 Kontaveit 75 64
Ajla TOMLJANOVIC (AUS) b. Marie BOUZKOVA (CZE) 16 75 61 46 75 62 Bencic
Alize CORNET (FRA) b. Jessica PEGULA (USA) 62 63 Bencic W.O.
(13)Belinda BENCIC (SUI) b. Mandy MINELLA (LUX) 63 62 64 16 62 Bencic
(9)Aryna SABALENKA (BLR) b. Victoria AZARENKA (BLR) 36 63 64 Putintseva 76 63
Yulia PUTINTSEVA (KAZ) b. Madison BRENGLE (USA) 63 63 63 76 Vekic
Kaia KANEPI (EST) b. Tatjana MARIA (GER) 57 76 63 Vekic 64 61
(23)Donna VEKIC (CRO) b. Richel HOGENKAMP (NED) 76 63 75 63 Vekic
(26)Julia GOERGES (GER) b. Natalia VIKHLYANTSEVA (RUS) 16 61 76 Goerges 67 75 63
Francesca DI LORENZO (USA) b. Ve. KUDERMETOVA (RUS) 76 62 75 60 Goerges
Anastasia PAVLYUCHENKOVA (RUS) b. Pa. PARMENTIER (FRA) 61 76 Bertens 62 63
(7)Kiki BERTENS (NED) b. Paula BADOSA (ESP) 64 62 75 64 Andreescu
(4)Simona HALEP (ROU) b. Nicole GIBBS (USA) 63 36 62 Townsend 76 75
Taylor TOWNSEND (USA) b. Kateryna KOZLOVA (UKR) 36 63 62 26 63 76 Townsend
Sorana CIRSTEA (ROU) b. Katerina SINIAKOVA (CZE) 75 62 Cirstea 75 62
Aliona BOLSOVA ZADOINOV (ESP) b. (31)B. STRYCOVA (CZE) 63 06 61 36 64 62 Andreescu
(19)Caroline WOZNIACKI (DEN) b. Yafan WANG (CHN) 16 75 63 Wozniacki 61 46 62
Danielle COLLINS (USA) b. Polona HERCOG (SLO) 63 46 64 46 63 64 Andreescu
Kirsten FLIPKENS (BEL) b. Xiyu WANG (CHN) 36 62 62 Andreescu 64 64
(15)Bianca ANDREESCU (CAN) b. Katie VOLYNETS (USA) 62 64 63 75 Andreescu
Anna KALINSKAYA (RUS) b. (11)Sloane STEPHENS (USA) 63 64 Ahn 36 62 63
Kristie AHN (USA) b. Svetlana KUZNETSOVA (RUS) 75 62 62 63 Ahn
Jelena OSTAPENKO (LAT) b. Aleksandra KRUNIC (SRB) 63 76 Ostapenko 63 75
Alison RISKE (USA) b. (24)Garbine MUGURUZA (ESP) 26 61 63 64 63 Mertens
(25)Elise MERTENS (BEL) b. Jil TEICHMANN (SUI) 62 62 Mertens 61 61
Kristyna PLISKOVA (CZE) b. Diane PARRY (FRA) 64 63 62 62 Mertens
Andrea PETKOVIC (GER) b. Mihaela BUZARNESCU (ROU) 63 64 Petkovic 63 63 US OPEN 2019
(6)Petra KVITOVA (CZE) b. Denisa ALLERTOVA (CZE) 62 64 64 64
(5)Elina SVITOLINA (UKR) b. Whitney OSUIGWE (USA) 61 75 Svitolina (15)ANDREESCU b. (8)S. WILLIAMS
Venus WILLIAMS (USA) b. Saisai ZHENG (CHN) 61 60 64 64 Svitolina 63 75
Rebecca PETERSON (SWE) b. Monica PUIG (PUR) 63 63 Yastremska 62 60
(32)Dayana YASTREMSKA (UKR) b. Monica NICULESCU (ROU) 64 16 62 64 61 Svitolina
(20)Sofia KENIN (USA) b. Coco VANDEWEGHE (USA) 76 63 Kenin 75 64
Laura SIEGEMUND (GER) b. Magdalena FRECH (POL) 57 63 64 76 60 Keys
Lin ZHU (CHN) b. Xinyu WANG (CHN) 63 64 Keys 63 75
(10)Madison KEYS (USA) b. Misaki DOI (JPN) 75 60 64 61 Svitolina
(16)Johanna KONTA (GBR) b. Daria KASATKINA (RUS) 61 46 62 Konta 64 64
Margarita GASPARYAN (RUS) b. Priscilla HON (AUS) 76 64 61 60 Konta
Ekaterina ALEXANDROVA (RUS) b. Samantha STOSUR (AUS) 61 63 Zhang 62 63
(33)Shuai ZHANG (CHN) b. Viktorija GOLUBIC (SUI) 62 61 76 46 63 Konta
Ons JABEUR (TUN) b. (27)Caroline GARCIA (FRA) 76 62 Jabeur 67 63 75
Aliaksandra SASNOVICH (BLR) b. Jennifer BRADY (USA) 61 46 60 36 64 62 Pliskova
Mariam BOLKVADZE (GEO) b. Bernarda PERA (USA) 63 57 64 Pliskova 61 46 64
(3)Karolina PLISKOVA (CZE) b. Tereza MARTINCOVA (CZE) 76 76 61 64 S. Williams
(8)Serena WILLIAMS (USA) b. Maria SHARAPOVA (RUS) 61 61 S. Williams 63 61
Caty MCNALLY (USA) b. Timea BACSINSZKY (SUI) 64 61 57 63 61 S. Williams
Karolina MUCHOVA (CZE) b. Elena RYBAKINA (KAZ) 64 64 Muchova 63 62
(29)Su-Wei HSIEH (TPE) b. Jana CEPELOVA (SVK) 64 57 63 61 46 76 S. Williams
(22)Petra MARTIC (CRO) b. Tamara ZIDANSEK (SLO) 64 46 61 Martic 63 64
Ana BOGDAN (ROU) b. Harriet DART (GBR) 63 61 62 64 Martic
Iga SWIATEK (POL) b. Ivana JOROVIC (SRB) 60 61 Sevastova 64 63
(12)Anastasija SEVASTOVA (LAT) b. Eugenie BOUCHARD (CAN) 63 63 36 61 63 S. Williams
Kristina MLADENOVIC (FRA) b. (14)Angelique KERBER (GER) 75 06 64 Ferro 61 60
Fiona FERRO (FRA) b. Daria GAVRILOVA (AUS) 63 64 64 67 63 Wang
Alison VAN UYTVANCK (BEL) b. Viktoria KUZMOVA (SVK) 64 64 Wang 76 63
(18)Qiang WANG (CHN) b. Caroline DOLEHIDE (USA) 64 64 75 64 Wang
(30)Maria SAKKARI (GRE) b. Camila GIORGI (ITA) 61 60 Sakkari 62 64
Shuai PENG (CHN) b. Varvara LEPCHENKO (USA) 62 76 67 64 62 Barty
Lauren DAVIS (USA) b. Johanna LARSSON (SWE)
(2)Ashleigh BARTY (AUS) b. Zarina DIYAS (KAZ)
75 62
16 63 62
Barty
62 76
75 63
DONNE
Doppio femminile: (4)E. MERTENS / A. SABALENKA (BEL/BLR) b. (8)V. AZARENKA / A. BARTY (BLR/AUS) 75 75 63
Doppio misto: J. MURRAY / B. MATTEK-SANDS (GBR/USA) b. (1)M. VENUS / H-C. CHAN (NZL/TPE) 62 63
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LAVER CUP. VINCE L’EUROPA, MA SEMPRE IN VOLATA

F
orse è vero, con i soldi si può avere tutto. Forse...
Anche la partecipazione entusiasta dei tennisti a un evento che la gran parte degli
appassionati si ostina a considerare un'esibizione, seppure con il marchio doc della
Team8 di Roger Federer? Sì, è possibile.
da Ginevra Anche lo spirito di squadra fra tennisti talmente abituati a fare da soli da coltivare
FRANCESCA un'indole da lupi solitari? Più complicato, ma se la paga è buona, la fiction tennistica
CICCHITTI potrà godere anche del dovuto spirito di squadra.
Anche la passione sotto zero di un vecchio iceberg come Borg? Be', non esage-
riamo... Borg non esultava nemmeno quando vinceva i cinque titoli consecutivi a Wimbledon. Tutt'al più
si inginocchiava, si portava le mani al volto, lasciava che la racchetta cadesse sull'erba. Ma esultanza
vera, siamo sinceri, mai vista. Almeno fino a quando non lo abbiamo osservato alle prese con i tennisti

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L’Europa vince
in rimonta grazie
a Federer che
batte Isner
e a Zverev che
come a Chicago
un anno fa ottiene
i tre punti decisivi
superando Raonic.
Tre giornate
di ottimo tennis
in un clima che
ai giocatori
sembra piacere
moltissimo

del Team Europe, che hanno tutti (a parte Federer) quarant'anni meno di lui. A loro l'Orso ha dispensato
abbracci e carezze, addirittura sorrideva. E se ci crede uno come lui, figurarsi gli altri...
In tre giorni di show nella grande hall di Ginevra abbiamo visto Fognini in preda alla più forte delle
emozioni, dovuta al fatto di essere stato chiamato a dare spettacolo di fianco ai tennisti più forti, poi in-
coraggiato e sostenuto dai consigli di Federer e Nadal («Quando due del genere ti dicono che cosa fare,
capisci subito che è meglio starli a sentire»); abbiamo visto Rafa sinceramente dispiaciuto per essere
stato costretto al forfait nell'ultima giornata, dovuto a un problema al polso che aveva avvertito al debutto
continuando però a giocarci sopra; e Federer farsi in quattro per portare punti alla sua squadra, più mo-
tivato di come lo avevamo visto in Coppa Davis. Per non dire del poker di statunitensi, McEnroe, Sock,
Isner e Fritz, talmente dentro la gara da trasformarla in una sfida fra Europa e Stati Uniti, più ancora che
Europa-Resto del mondo.

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LAVER CUP. VINCE L’EUROPA, MA SEMPRE IN VOLATA

La Laver Cup è il tennis di Coppa come lo vorrebbero i tennisti (a cominciare dagli ingaggi, ovvia-
mente). Stefanos Tsitsipas, alla prima convocazione, lo ha detto apertamente: «Mai imparato tanto in tre
giorni. Un sogno avere al proprio fianco dei campioni così celebrati che ti consigliano che cosa fare.
Un'esperienza davvero importante. Tutto è perfetto, tutto fila liscio, tutto è ai massimi livelli. Insomma,
tutto è organizzato in modo che i tennisti debbano solo pensare al campo e a dare il meglio di se stessi».
Un vero cantore dell'evento della Team8, il greco, ma al di là delle lodi indiscriminate, è evidente che la
Laver Cup rivesta ormai – per chi abbia la fortuna di giocarla – un valore e un significato particolari.
Fognini l'ha vissuta come il giorno della laurea. Vi è giunto per merito suo, e il fatto che a convocarlo
siano stati altri giocatori, come i due capitani (e lo stesso Federer) l'ha riempito di orgoglio, e anche di
tensioni, come si è visto nel match contro Sock, perso malamente.
Sono queste le considerazioni che hanno spinto l'Atp a inserire la Coppa dedicata all'uomo dei due
Grand Slam tra quelle che si svolgono sotto la propria egida. Quali saranno gli sviluppi futuri di questa
scelta li scopriremo vivendo. Al momento i più probabili riguardano l'inserimento dei match della Laver
Cup nelle statistiche della stagione e dunque nei testa a testa ufficiali. C'è chi spinge anche a che la
Coppa venga contata fra le vittorie stagionali, con lo stesso valore di un torneo. Passaggio più impervio,
ma non improponibile. Ne ricaverebbe una bella spinta proprio Federer, che non ha ancora abbandonato
la speranza di raggiungere e magari superare Jimmy Connors nel conto delle vittorie complessive. L'ame-
ricano è a quota 109, raggiunta grazie a molti piccoli tornei americani organizzati quasi esclusivamente
per lui. Federer è a 102, e sono tutti tornei del Tour. Le vittorie in Laver Cup sommano a tre e lo spingerebbe
fino a 105. Se fosse, è probabile che lo stesso Connors avrebbe assai poco da ridire...
Tre vittorie, appunto. La terza e ultima giunta sul filo di lana grazie a Sascha Zverev, forse il tennista
che ne aveva più bisogno, dopo una stagione piena di problemi personali che lo ha spinto talmente in
basso da mettere in discussione la stessa partecipazione alle Atp Finals, vinte su Djokovic un anno fa.
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PENSIERI

Grazie, Rod!
MASSIMO D’ADAMO

V i ricordate quando il sole il-


luminava solo yankee e can-
guri? Altri tempi perché gli astri,
si sa, sono volubili e già da
tempo sembrano beatificare la
terra che del tennis fu la culla.
Insomma l’effetto fab four si fa
sentire e il vecchio mondo sem-
bra in preda a un profondo fer-
mento racchettaro. Su questi
presupposti la Laver Cup ha ce-
lebrato al Palaexpo di Ginevra
una leadership tennistica ormai
indiscutibile. Anche se il conte-
nuto agonistico non va oltre
quello della grande esibizione,
Fabio Fognini durante il suo non brillantissimo l’evento riafferma una tradi-
match contro Sock. Nadal dà qualche dritta
a Federer... Del resto Rafa è l’unico che possa zione innegabile.  
permetterselo. Il rovescio di Zverev. Kyrgios A testimoniare l’abbondanza, la
e Sock “gemelli diversi” durante il doppio compagine europea avrebbe
Saltato Nadal per il polso, Federer nella terza giornata si è incaricato di potuto schierare almeno altri
contrastare quasi da solo il Team World, senza riuscire però a evitare la due squadroni alternativi a Fe-
sconfitta in doppio in coppia con Zverev, contro Sock e Isner, che ha por- derer & C. pescando tra i primi
tato gli avversari avanti nel punteggio. Solo una doppia vittoria negli ul- 20 mentre il Resto del Mondo
timi due singolari (che assegnavano tre punti ciascuno) avrebbe evitato ha dovuto grattare il barile per
il primo successo di Team World. Roger è tornato subito in campo contro metterne in piedi una. Risultato:
Isner, e ha giocato la sua miglior partita di questi tre giorni, chiusa con terza edizione e terza vittoria.
un tie break sofferto. Poi è toccato a Zverev contro Raonic. Match deli- Una celebrazione di Laver che
cato per Sascha, già battuto da Isner nella seconda giornata. A risolvere fa di me un privilegiato. I casi
la contesa è stato il super tie break finale, giocato con grande caparbietà della vita... Il mio capitò a metà
dal tedesco, alla fine schiacciato dall'abbraccio della squadra. «Non avrei anni ‘60 quando Della Vida mi
vinto se non ci fossero stati loro a sostenermi» la chiosa di Sascha. Pros- volle raccattapalle per la troupe
simo appuntamento a Boston. La formula funziona... di Kramer in arrivo a Roma. Tra
RISULTATI. Team Europe b. Team World 13-11 tutti quei fenomeni ce n’era uno
Day 1 (un punto a vittoria) / D. Thiem b. D. Shapovalov 64 57 13-11; mancino dai capelli rossicci che
J. Sock b. F. Fognini 61 76; S. Tsitsipas b. T. Fritz 62 16 10-7; al suo turno di battuta mi diceva
Federer/Zverev b. Shapovalov/Sock 63 75. “ball please”. Non so se sorri-
Day 2 (due punti a vittoria) / J. Isner b. A. Zverev 67 64 10-1; R. Federer desse o se fossero i tratti del
b. N. Kyrgios 67 75 10-7; R. Nadal b. M. Raonic 63 76; Kyrgios/Sock b. viso a riflettere il garbo della sua
Nadal/Tsitsipas 64 36 10-6. indole. Emozionato porgevo
Day 3 (tre punti a vittoria) / Isner/Sock b. Federer/Tsitsipas 57 64 10- quanto richiesto e di rimando
8; T. Fritz b. D. Thiem 75 67 10-5; R. Federer b. J. Isner 64 76; A. Zverev una voce serafica mi premiava
b. M. Raonic 64 36 10-4. con un amabile “thank you”!

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UN GRAN FINALE DI STAGIONE SOTTO LE INSEGNE DUNLOP

D
Dunlop, quattro rimbalzi
sulla strada per Londra unlop ha aggiunto al suo già ricchissimo portfolio la partnership con altri
tre eventi chiave dell’ATP Tour in vista delle Nitto ATP Tour Finals. Dunlop
fornirà infatti l'ATP 500 Swiss Indoors di Basilea, l’ATP 500 Erste Bank Open
di Vienna e l’ATP 250 European Open di Anversa con la palla Dunlop ATP,
rafforzando la sua posizione di palla più scelta dall’ATP Tour e fornendo palle
per più tornei ATP rispetto a qualsiasi altro brand.
Dunlop fornisce ora ben 21 tornei dell’ATP Tour, compresi gli eventi di
fine stagione Nitto ATP Tour Finals e Next-Gen ATP Tour Finals. Inoltre è “Of-
JASON ficial Ball” dell’Australian Open in una partnership che durerà almeno per
D’ALESSANDRO altri cinque anni.

Ottobre, si gioca con Dunlop


Salgono a 21 i tornei Tutti gli eventi avranno luogo nel mese di ottobre 2019 (ATP 250 Euro-
che hanno scelto pean Open - 14-20 ottobre / ATP 500 Swiss Indoors Basel - 19-27 ottobre
la palla Dunlop. / ATP 500 Erste Bank Open - 21-27 ottobre), e offriranno l’uno via l’altro ai
New entry Basilea giocatori la grande opportunità di conquistare punti preziosi per la “Race to
Vienna e Anversa London” e per un posto alle ATP Finals, il torneo dei migliori otto.

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L’ATP250
di Anversa,
e i due ATP500
di Vienna
e Basilea,
tre nuovi
ingressi nel
mondo Dunlop,
che sarà palla
ufficiale anche
delle Next Gen
di Milano e
delle ATP Finals
di Londra.

Una leggenda del tennis


Dunlop Sport fa parte del gruppo “Sumitomo Rub-
ber Company”, un’azienda nata nel 1909 a Kobe,
in Giappone che oggi impiega oltre 37000 per-
sone in tutto il mondo, con un fatturato di circa
otto miliardi di dollari. SRI ha acquisito i diritti del
marchio Dunlop ad aprile 2017 e possiede anche
i marchi Srixon, Cleveland e XXIO. SRI è specia-
lizzata nell’industria dei pneumatici ma fornisce
molti altri prodotti a base di gomma a industrie
mediche, di costruzione, navali e altre ancora.
Acquisendo Dunlop, Sumitomo Rubber Com-
pany ha fatto il suo ingresso dalla porta principale
nella storia leggendaria del nostro sport. Gli attuali
testimonial di Dunlop nel circuito sono Kevin
Anderson, Qiang Wang, la bravissima
Taylor Townsend che tanto ha stu-
pito agli ultimi US Open, Zarina
Diyas, Misaki Doi, Kurumi
Nara, Jamie Murray, Ro-
berto Marcora, oltre ad
ambasciatori leggendari
come James Blake e Mi-
chael Chang.
Per saperne di più
www.dunlopsports.com.

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UN GRAN FINALE DI STAGIONE SOTTO LE INSEGNE DUNLOP

Taylor Townsend
ha stupito il pubblico
degli US Open
con il suo tennis ricco
di fantasie e di volée

Masahiro Asahino, Head of Tennis Business di del torneo. «Il torneo rappresenta uno degli eventi
Sumitomo Rubber Industries, ha commentato: sportivi più prestigiosi d’Austria e siamo molto or-
«Siamo lieti di diventare “Palla Ufficiale” di altri tre gogliosi di continuare la partnership con Dunlop».
tornei ATP. Si tratta di tornei estremamente signi- Patrick Ammann, Amministratore Delegato del-
ficativi del finale di stagione ed è un’ulteriore l'ATP 500 Swiss Indoors Basel, ha aggiunto:
prova del lavoro instancabile che il team ha svolto «Siamo molto lieti di collaborare con Dunlop per
nello sviluppo della palla Dunlop ATP. Siamo orgo- il torneo di quest'anno. Dunlop incarna tradizione,
gliosi di fornire prodotti di eccezionale qualità ai innovazione e qualità, tutti i valori fondamentali da
migliori giocatori del mondo perché noi, come i noi condivisi appieno».
fan, vogliamo vedere il miglior tennis possibile. È
fantastico che i tornei più importanti al mondo ci Le palle preferite dai giocatori
affidino il compito di fornire le palle per raggiun- «Gli European Open continuano a essere un
gere questo obiettivo». evento di alto livello e a portare grandi tennisti i
quali, ovviamente, vogliono giocare con le migliori
Anche Basilea si lega a Dunlop palle, motivo per cui siamo lieti di rinnovare la par-
Dopo l’accordo del 2018, i tornei ATP 500 tnership con Dunlop per il 2019», ha dichiarato
Erste Bank Open e ATP 250 European Open hanno Dick Norman, Direttore del torneo ATP 250 Euro-
scelto di estendere le loro partnership con Dunlop pean Open.
anche nel 2019. Dunlop poi diventerà “Palla Uffi-
ciale” dell'ATP 500 Swiss Indoors Basel con un Per saperne di più sul Dunlop ATP Tour Official
contratto pluriennale. Ball e l'elenco completo delle partnership
«Siamo felici che Dunlop sarà “Palla Ufficiale” ufficiali siglate da Dunlop, visitare https://
dell’Erste Bank Open di Vienna anche que- dunlopsports.com/tennis/atp/ e cercare
st’anno», ha dichiarato Herwig Straka, Direttore #TheBallOnTour sui social media.

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JUNIOR NEXT GEN A CORDENONS

U
La meglio gioventù
na pacifica “invasione” di giovani Nell’Under 14 femminile si aggiudica il titolo
promesse del tennis nazionale al- la rappresentante del Tc Scaligero Sveva Zerpel-
l'Eurosporting di Cordenons, con loni (class. 2.8) contro la portacolori del TC Ca-
l’unico obbiettivo di giungere sul neva Nicole Iosio (class. 3.1). Incontro in
più alto gradino del podio della quarta tappa del sostanziale equilibrio nel primo set vinto dalla
Circuito nazionale giovanile Fit “Junior Next Gen veneta per 6-4. Nella seconda frazione la friulana
Italia” riservata alle categorie Under 10, 12, 14 è riuscita a rimanere in partita fino all’ultimo per-
e 16 maschile e femminile. Circa 200 gli atleti ai dendo solo al tie-break per 7-6.
nastri di partenza provenienti dalle 4 regioni di Nel pari età maschile autorevole vittoria di
Macroarea Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alessandro Battiston (Tc Motta di Livenza
Alto Adige ed Emilia Romagna. Più di 190 incon- class.2.8) che non ha lasciato scampo a Pietro
tri disputati nell’arco dei 10 giorni della manife- Cappellaro (Tennis Palladio 98 class. 3.1) vin-
stazione. cendo per 62 61.
Nella categoria delle più “piccole” Under 10 Nella categoria Under 16 femminile vince a
l’ha spuntata Micol Salvadori del CT Bologna sorpresa Sofia Pasquetto (Ct Bardolino class. 3.2)
sulla corregionale Alice Vezzadini (Ct Correggio) contro la t.d.s. n.2 Chiara Di Vina (Ct Vicenza
con il punteggio di 36 62 7-2 (tie-break nel terzo class. 2.8), 46 76 10-4 il punteggio.
set). Nel tabellone maschile Mattia Cona della Per il circolo di casa la soddisfazione arriva
Società sportiva Gam s’impone per 63 63 sul nell’ultima finale in programma, l’under 16 ma-
bellunese Marco Sommacal (Tc Polpet Bl). schile. Il portacolori dell’Eurotennis Club Man-
Nell’Under 12 femminile Vittoria Segattini (Tc fredi Vergine (class. 3.1), ha confermato il buon
Arco tds n.1 class.3.2) non ha lasciato scampo periodo di gioco contro Francesco Cartocci del
alla testa di serie n.2 del tabellone Sveva Azzurra Ct Giotto di Arezzo imponendosi per 62 61.
Pansica (Cast San Marino ) aggiudicandosi il Nulla da eccepire sulla prestazione di Car-
match per 64 61. In campo maschile la testa di tocci che ha tentato veramente di tutto per cer-
serie n.2 Daniele Faustini (Tc Ledro class.3.4) ha care di rimanere in partita contro un ispirato
sovvertito il pronostico superando in 2 set per Vergine che a suon di servizi e accelerazioni bru-
64 62 la n.1 Pietro Augusto Bonivento (Tc Zava- cianti di dritto non ha lasciato scampo al to-
glia). scano.

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C
LA QUINTA TAPPA DEL CIRCUITO DEI CASTELLI ROMANI SUI CAMPI DEL CLUB FRASCATANO

ome ormai da tradizione, gli


ultimi giorni di agosto e i
primi di settembre, del Tennis
Club New Country Società
a cura della Sportiva Dilettantistica di
Direzione
del Tc New Frascati, sono stati dedicati
Country alla disputa della tappa del
“Circuito dei Castelli Ro-
mani”, giunto quest’anno alla
sua decima edizione e dedicato agli atleti di Terza e
Quarta categoria.
Nella quinta tappa della manifestazione ospitata dal
circolo tuscolano, gli atleti “di casa” si sono messi in
luce con buone prestazioni: su tutti Chiara Maccari
(classificata 3.4) che è riuscita a trionfare nel tabellone
femminile di Terza.

Stop a Petitta e Salituro

Chiaravav
Davvero ottimo il percorso della tennista del Tennis
Club New Country S.S.D. che in semifinale si è trovata
di fronte l’atleta dello Sport Village Alessandra Petitta
(numero 2 del tabellone) e l’ha battuta con un autori-
tario 62 75, mentre in finale è stata battaglia contro

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Il diritto di Chiara Maccari,


classificata 3.4, vincitrice
del tabellone riservato alla
Terza categoria. Accanto,
Chiara premiata dalla
signora Bernardini. A sinistra,
Marcello Molinari premia
Francesco Liguori vincitore
della prova di Terza maschile

Chiara Maccari, atleta del New Country,


si impone nella prova di Terza categoria sulla
testa di serie numero 2 Alessandra Petitta

aveloce 77
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Con la signora Bernardini,


Marcello Molinari e Antonio
Russo, vi sono Maccari,
Stortini, Buccolini e Salituro.
Stortini e Buccolini, vincitrice
e finalista della prova di 4ª
Categoria, le vediamo anche
nelle foto accanto.
A destra Iannini e De Santis

Martina Solange
Salituro (numero 1
del tabellone in
forza al Tennis Club
Helios) che alla fine
si è arresa col pun-
teggio di 36 75 61.
La stessa Salituro, tra l’altro, era stata la “giu-
stiziera” di un’altra atleta del Tennis Club New
Country di Frascati, vale a dire Lavinia Aluisantonio
(classificata 3.5) che è stata sconfitta col punteggio
di 46 64 64.

Una finale “fatta in casa” 57 61) Matteo Bardi del Circolo Magistrati Corte dei
Ottime notizie anche dal tabellone femminile di Conti al termine di una partita combattuta e giocata
Quarta dove c’è stata una finale “fatta in casa” tra davanti a un discreto numero di appassionati.
due atlete del circolo frascatano: Livia Stortini (clas-
sificata 4.1) ha avuto la meglio di Daniela Buccolini Bellifemine si fa valere
(4.1) col punteggio di 75 63. In questo tabellone, il miglior “piazzato” tra gli
Nel tabellone maschile di Terza categoria la vit- atleti del Tennis Club New Country Società Sportiva
toria è andata a Francesco Liguori dell’Associa- Dilettantistica è stato Federico Bellifemine, scon-
zione Sportiva Dilettantistica Sole che nella finale fitto ai quarti di finale proprio dallo stesso Liguori
giocata il mercoledì sera ha battuto in tre set (63 al termine di tre set molto tirati come dimostrano i
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Molinari premia de Stephanis vincitore


del tabellone di 4ª Categoria. Nelle altre foto,
Matteo Bardi, Francesco Liguori (sotto)
e la premiazione di Bardi e Liguori
fatta da Marcello Molinari e Antonio Russo

parziali (36 64 63) e dopo essere stato in van-


taggio di un set.

De Stephanis spietato
Nel tabellone di Quarta categoria ma-
schile, infine, da registrare il successo di Livio
De Stephanis (Tennis Club Lanciani) che ha
battuto nell’atto conclusivo l’atleta di casa An-
drea De Santis (classificato 4.1) col punteggio
di 46 60 60.
In precedenza De Stephanis aveva pie-
gato in semifinale un altro tennista di casa,
vale a dire Riccardo Mastrogiacomo (4.2) con
un duplice 6-3, mentre De Santis aveva bat-
tuto il suo compagno di società Francesco
D’Agnese (classificato 4.1 e numero uno del
tabellone) per 62 76(6).
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