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Elenchiamo in seguito i materiali che costituiscono una tavola da snowboard di tipo classico.

Ogni parte della tavola ha


una sua funzione specifica, descritta nella riga sottostante:

1. Inserts (Boccole)
Le boccole permettono di agganciare saldamente gli attacchi alla tavola da snowboard.
2. Top Sheet Material (Primo Strato)
E’ il primo strato della tavola. Solitamente realizzato in materiale plastico, viene utilizzato come base sulla quale viene
poi disposta una lamina adesiva con la grafica realizzata dalla casa produttrice.
3. Glass Fiber (Fibra di vetro)
E’ uno strato in fibra di vetro che aumenta la robustezza della tavola. Nelle tavole di alta qualità, la fibra di vetro può
essere sostituita dalla fibra di carbonio o dal kevlar.
4. Core (Nucleo)
E’ il cuore vero e proprio della tavola da snowboard. La maggior parte dei nuclei sono realizzati in strisce di legno
(faggio, pioppo, betulla, bamboo o un misto di essi) alternate fra loro. Vengono inoltre realizzati dei nuclei con con innesti
in carbonio, kevlar e materiali plastici.
5. Sidewall (Parete laterale)
La parete laterale è la zona della tavola che poggia al di sopra della lamina. Essa permette un maggior controllo quando
vengono effettuate curve in lamina. Esistono diverse tipologie di parete lateriale: ABS Sidewall, Cap e Half-Cap.
6. Rubber Foil (Foglio di gomma)
E’ un foglio di gomma o caucciù che viene inserito per isolare le lamine dal sidewall.
7. Steel Edge (Lamine)
Le lamine permettono una maggior tenuta dello snowboard, soprattutto nei tratti ghiacciati che spesso si incontrano
durante una discesa.
8. Base Material (Ultimo strato)
E’ lo strato finale della tavola che va a contatto con la neve. Solitamente è composto da materiale polietilenico e al suo
interno vengono inserite delle grafiche prettamente estetiche.
Le tavole con anima in altri materiali sono prodotte da qualche casa che invece ha sostituito, per tutti o per
alcuni modelli, all'anima in legno un'anima in materiali compositi di asserita alta qualità, preshapata ed
inserita nella tavola con le stesse modalità dell'anima in legno. Recentissimi sono i casi di sostituzione del
legno con l’honeycomb o nido d’ape di fibra o ancora con honeycomb in alluminio.

Va rilevato che vi è un'ulteriore nuova tendenza ad unire al legno listelli di materiale sintetico inerte, anche
in tavole alte di gamma, per anime diremmo "miste"; ed inoltre che vengono spesso associate, nelle tavole
più pregiate, delle stuoie o delle strisce in carbonio, per conferire una maggior reattività alla tavola. In
questo caso pero’ si passa gia’ a perlare delle qualita’ dei laminati, che hanno assunto nel tempo una
importanza sempre maggiore e non sono poche ormai le opinioni di chi mette decisamente in secondo
piano le caratteristiche delle anime, dando invece rilievo principale ai laminati e alla loro disposizione.
Come guardacaso nel moderno windsurf...

COSTRUZIONE

Connessa al materiale di costruzione dell'anima della tavola vi è anche la diversa metodologia di


costruzione. Infatti, nelle tavole iniettate, come detto sopra, vengono predisposti nella pressa il guscio
preformato e il fondo della tavola, ed in esso viene iniettato ad alta pressione il composto di resina
poliuretanica che andrà a riempire lo spazio vuoto. Nelle tavole in sandwich, invece, vengono sovrapposti
ed incollati i vari strati che saranno: soletta e lamine, fondo con serigrafie, strato di vetroresina con
eventuali inserti antivibrazione nelle zone delle lamine, anima in legno, strato di vetroresina con rinforzi o
eventuale stuoia integrale in carbonio, topsheet con serigrafie e poi passando il tutto nella pressa. In
particolare, le stuoie in fibra di vetro vengono impregnate di pregiata resina epossidica letteralmente
pennellandola dopo aver posto la stuoia sopra l'anima in legno oppure talvolta la stuoia ha gia la resina
spalmata a parte nella giusta dose e viene applicata sopra in seguito ("prepreg").

Questa potremmo dire è la costruzione base di tutte le tavole, che poi presenta alcune varianti, come per
esempio il c.d. torsion box, in cui vi sono due o più longheroni longitudinali fatti con uno scatolato di
vetroresina riempito di materiale inerte.

Ma la principale, più evidente, ed anche più discussa differenza fra le tavole è quella che le divide fra le
tavole in sandwich e in cap. Nelle tavole in sandwich il topsheet si arresta al bordo dello spigolo superiore
della tavola, e fra questo e la lamina c'è in genere un fianchetto in abs o polifenolo, una specie di plastica
insomma. Nel cap il topsheet e talvolta la fibra di vetro sottostante, si prolungano invece fino a saldarsi
sulla lamina sottostante; vi sono varianti nelle quali il topsheet non arriva proprio alla lamina, ma è
separato da uno strato di vtr o da un ammortizzante e vengono chiamate cap-sandwich o simili. Correlata a
questa distinzione c'è quella sul metodo di fabbricazione, che comporterebbe l'uso nelle tavole cap di una
resina più fluida, con la possibilità, se accuratamente dosata di evitare accumuli e di ridurre il peso
complessivo della tavola; mentre nelle tavole in sandwich verrebbe usata una resina più densa.

In ogni caso va rilevato che adesso non è talvolta neppure così facile capire esattamente la costruzione
della tavola che si va ad acquistare. Infatti, si parla di anima "supracore" con fianchetti "powercurve" o di
"slantwall" o di "suspension cap", "tcs", "monocore"… D'altronde si può rilevare visivamente che ogni
marca produce il suo tipo di sandwich e/o la sua versione o le sue versioni di cap. F2, per esempio, produce
per diversi modelli un cap a spigolo la cui angolazione (45°, 60°, ecc.) varia a seconda dei modelli e
dell'utilizzo a cui sono destinati.

Va rilevato che vi è stato in un recente passato un contrasto fra chi sosteneva che la miglior modalità
costruttiva è il sandwich e chi il cap. I primi sostengono che il cap sarebbe troppo esposto a rischi di
delaminazione a seguito di violenti urti sulla lamina, a causa della diretta connessione, almeno nei modelli
di cap "puro", fra topsheet e lamina, mentre nel sandwich il fianchetto funziona da "ammortizzatore". I
secondi rimarcano la maggior reattività della costruzione in cap e la presenza di alcuni casi di delaminazione
anche fra le tavole in sandwich.

In realtà la disputa è stata risolta in gran parte dall’evoluzione tecnologica, non senza la connessione con
elementi di mercato e anche d’immagine...

In primis, infatti, la preponderanza sempre maggiore dell’inserimento di laminati pregiati nella costruzione
delle tavole ha comportato che i benefici del cap passassero in secondo piano, in quanto con l’impiego in
particolare del carbonio si sono ottenute tavole in sandwich leggerissime e molto reattive, laddove il cap a
quel punto non aggiungeva altro. In secondo luogo la percentuale di delaminazioni e di rientri in garanzia
delle tavole in cap lo rendeva progressivamente più antieconomico. In terza battuta la moda del ritorno del
sandwich, lanciata dalla casa americana leader nel mondo ha imposto il progressivo adeguamento di tutte
le altre, anche la moda vuole la sua parte...

Un'ultima notazione: per chi scrive la soluzione migliore e più originale sarebbe quella adottata da alcune
case americane minori, per esempio Never Summer, ma anche da alcuni modelli pregiati di case europee,
vedi la Volkl Apocalipse del 2003, cioe’ quella di fare un fianchetto liscio tipo slantwall (a 45°) della Burton,
ma in p-tex come la soletta. Questo lo renderebbe facilmente e perfettamente riparabile e molto scorrevole
in tutte le situazioni in cui la tavola affonda di spigolo nella neve; a mio giudizio, poi sarebbero facilmente
utilizzabili le profilature di ritaglio delle solette, con un risparmio e riutilizzo "ecologico"! E, in ogni caso,
anche se si dovesse utilizzare del materiale ad hoc, francamente, dato il prezzo che si paga per le tavole,
almeno per quelle top, non credo che una "sofisticazione" del genere sarebbe impossibile o
antieconomica…

LAMINATI

Assoluta preponderanza ha assunto negli ultimi tempi la qualità e la disposizione dei laminati disposti sopra
e sotto l’anima della tavola. Qui però lascio la descrizione e l'approfondimento dell'argomento ad un
tecnico specializzato, il nostro Zoidberg...V

"Vediamo i principali tipi di tessuti utilizzati nella costruzione delle tavole da Snowboard e le loro
peculiarità.

FIBRE DI VETRO

E' il materiale che costituisce il 90 per cento del laminato di una tavola, vediamo quali sono i principali
tessuti impiegati. Vetro "E" é il vetro + comunemente usato, si divide in biassiale e triassiale.

FIBRE DI VETRO BIASSIALI

Le fibre sono tessute secondo direzioni specificate ne data sheet del tessuto, i 2 + comuni sono 90 0 e +-45.
Se immagini di sendere il laminato longitudinalmnte sulla tua tavola, le 90 0 sono disposte per l lungo e per
il largo, le +- 45 diagonalmente. Questo tipo di tessuto, sopratutto il 0-90, è il + comune, infatti si trova in
tutti i negozi che vendono materiali nautici, èd è disponibile in un ampia varietà di grammature (da 25 a
1200 gammi al metro quadro) e di tessiture (Twill o Plain)

FIBRE DI VETRO TRIASSIALI

Le fibre sono disoste lungo le direzioni 0 +-45 gradi; le fibre a 0 gradi rinforzano il flex longitudinale, quelle
diagonali il flex trasversale. I laminati in fibra sono fortemente la deformazine delle fibre dipende dalla
direzione della sollecitazione. Le fibre diagonali sono disposte in maniera ottimale rispetto alle sollecitazioni
torsionali, per questo usando un laminato triassiale si riesce a ridurre la flessibilità torsionale, che è
fondamentale per la tenuta della lamina in curva , sopratutto sulle nevi + dure La soluzione universalmente
adottata da tutti i costruttori di tavole (ma proprio tutti) e uno strato di fibra da 660 grammi fra la soletta e
l'anima e uno uguale fra l'anima e il topsheet, spesso integrato da Nastrature in vetro o carbonio Sulle
tavole di bassa gamma si usano e fibre biassiali (+ economiche e reperibili) sulle tavole di gamma medio-
alta si usano fibre triassiali; alcune marche come O.sin usano adirittura fibre quadriassiali, cioè 90 0 +-45. La
soluzione ottimale sarebbe usare mix di fibre biassiali e monoassiali, 2 stuoie diverse, in questo modo si
otterrebbe un lminato triassiale fato non necessariamente di fibra uniforme (es carbonio per la torsione e
vetro per la fibra a o gradi) e non necessariamente della stesa grammatura,così facendo si potrebbe
regolare in maniera + fine il flex dela tavola,a discapito di un aumento dei costi di produzione.Vetro "S" nè
identico al vetro "E", ma circa il 30 percento + rigido, è circa 5 volte + costoso.
CARBONIO

E' un tessuto ottenuto dalla pirolisi del Rayon, ripetto al vetro è circa il doppio + rigido, ma molto fragile,
poco resiliente, e sopratutto molto + costoso (10 volte rispetto al vetro). Il vetro nelle tavole da snow è
presente pricipalmente come nastri (sebbene sia molto facile da lavorare), per rinforzare le zone
maggiormente sollecitate (ad esempio per indurire il flex longitudinale o torsionale), una tavola 100% in
carbonio sarebbe infatti leggerissima e rigidissima, ma troppo fragile per usarla!

KEVLAR

E' un tessuto completamente sintetico, molto difficile da lavorare , è + leggero del carbonio, molto +
flessibile ma impossibile da rompere, e difficilissimo da tagliare; il suo impiego è quindi principalmente
limitato a nastrature, a causa del costo e della estrema difficoltà di lavorazione. Questi tessuti sono
disponibili in 2 versioni, secchi, per una laminazione manuale, o preimpregnati, vediamo in cosa consiste
quest'ultima PREGPEG = tessuti preimpregnati, le fibre sono cioè già bagnate della resina + catalizzatore
nella giusta quantità: di solito ci sono diverse opzioni a catalogo tecnico per il rapporto tessuti/resina , ad
esmpio 50 o 40 o 30 percento,in questo modo si può predeterminare le caratteristiche meccaniche del
laminato (flessibilità, peso, fragilità) La resina usata è generalmente + densa, ed è distribuita in modo
uniforme, le fibre sono bagnate cioè in maniera ottimale senza bolle d'aria I Pregpeg utlizzano resine
termocatalizzanti, ( catalizzano con il calore, in un range di temperature che varia tra 70 gradi e 120 gradi) ,
e per questo vengono conservati a -18 gradi centigradi. Il laminato ottenuto è di qualità superiore. (Matteo
Mazzarese)

PUNTA E CODA

Vi è poi l'aspetto della costruzione, sia interna che esterna, della punta e della coda. Per molti anni è stato
assolutamente normale che la punta e la coda fossero costituite, anche nelle tavole più pregiate, da delle
spatole di plastica; questo ovviamente nelle tavole soft, in quanto in quelle hard la coda è tronca e ha
sempre avuto una semplice placca in acciaio, mentre la punta è spesso poco pronunciata. La cosa veniva
giustificata in varie maniere, la maggior parte delle volte con argomenti connessi allo smorzamento delle
vibrazioni e alla maggior resistenza agli impatti del materiale plastico; quando invece, in realtà era spesso
dovuta alla mancanza delle adeguate tecniche costruttive o, in ogni caso, da esigenze di risparmio.
Comunque, le argomentazioni portate per giustificare ciò erano per alcuni condivisibili, per altri discutibili:
peccato che il discorso della maggior protezione dagli impatti lo facesse anche qualche casa che poi lasciava
i bordi di tali zone senza protezione alcuna, lamina o placca d'acciaio che fosse…

Va detto che, se può essere vero che una lamina di plastica unica può incorrere in minori rischi di
frantumazione rispetto al legno, è pur vero che delle forti flessioni che interessassero anche la giunzione fra
la punta e l'anima di legno trovano sicuramente in quel punto un luogo di disomogeneità di flessione,
insomma la tavola rischia di spaccarsi proprio lì. Non per niente si sono viste case pubblicizzarsi con degli
spaccati in cui si vedeva una congiunzione alquanto sofisticata fra questi due elementi, a tasselli ed innesti
incrociati.

Negli ultimi anni, invece, si è diffusa in modo pressoche` totale la costruzione "woodcore tip-to-tail",
reclamizzata da molte case come uno dei pregi salienti delle proprie tavole; ovviamente con pregi e difetti
inversi rispetto alla precedente soluzione. In particolare, appunto, se si avrà sicuramente un'uniformità di
flessione della tavola, per contro la maggior fragilità nei riguardi di impatti "frontali" di una certa entità
dell'anima in legno nella punta va compensata con un'adeguata protezione della parte terminale della
stessa, leggasi lamina o meglio placca in acciaio, che in queste tavole è veramente obbligatorio che ci siano.
Siamo così arrivati proprio al discorso della protezione diremmo "esterna" della punta e della coda, che
nella maggior parte delle tavole è costituita appunto da una placca o dalla lamina stessa. Discorso dolente,
perché per lungo tempo alcune case blasonatissime hanno lasciato queste zone esposte e senza alcuna
protezione, con la lamina che si arrestava all'inizio della spatola della punta e della coda, e anche su tavole
destinate ad essere maltrattate nel fuoripista. Il peggio è che il tutto è stato spesso giustificato nelle
pubblicità anche con argomentazioni "scientifiche" tipo risparmio di peso, riduzione delle vibrazioni, flex più
armonioso, eliminazione del punto di congiunzione fra lamina e placca quale possibile zona di
delaminazione. Va da sé che esse sono intrinsecamente risibili; solo per riferirsi ad una di esse, 40 cm di
lamina in meno potranno portare al risparmio di qualche decina di grammi, e sfido chiunque a sentire la
differenza…

In realtà, lasciare in particolare la punta della tavola senza protezione porta a conseguenze nefaste per
chiunque utilizzi il suo sno' in tutte le situazioni che il riding offre, ghiaccio, salti, fuoripista, ecc.
Sicuramente qualsiasi impatto con un grosso pezzo di ghiaccio, un ramo, un sasso, lascerà il segno, e, con
l'andare del tempo e il ripetersi di detti eventi, porterà nel peggiore dei casi alla delaminazione di alcuni
tratti di spigolo; per non parlare delle "coltellate" abituali degli sciatori in coda agli impianti… Peggio ancora
per qualche modello di tavola alpina, oramai raro, senza protezione in punta, che data la punta bassa e il
possibile utilizzo con i pali da slalom o gigante, ha ancor maggiori possibilità di aprirsi.

Purtroppo va detto che, nonostante questa scriteriata tendenza sia stata abbandonata da molte case, per
contro ne esistono talune che persistono per tutti i modelli o perlomeno per quelli destinati al pipe. L'unico
consiglio, francamente, per chi voglia una tavola che gli duri nel tempo e da poter utilizzare ovunque senza
remore, è quello … di evitarli come la peste!

Per chi già possedesse una tavola senza protezione, e avesse già sperimentato sul campo detti problemi, vi
è la possibilità di applicare un parapunta ed un paracoda resinati e borchiati. Anche qui c'è chi inorridisce
all'idea di forare con delle borchie la tavola, ma se si è in presenza di una già iniziata delaminazione, forse è
meglio scegliere il minore dei due mali…

Vi e’ anche chi mette una protezione plastica in abs, cosa sicuramente migliore che lasciare la terminazione
della soletta a vista, ma che presenta una resistenza agli impatti pur se buona sicuramente inferiore al
metallo; sul punto vi sono pero’ contrasti di opinione.

Resta la differenza fra le tavole con placca in acciaio o simili e tavole con la lamina continua. Certo, la
lamina continua non presenta nessuna zona neppur minima dove la sfortuna possa portare il sasso di turno
a sbattere, mentre la giunzione fra lamina e placca, a detta di alcuni, col tempo potrebbe presentare
qualche problema (cosa assai dubbia per chi scrive…). Si ritiene però che, per un uso piuttosto rude in
fuoripista, una seria e ben dimensionata placca possa in ipotesi dare più garanzie della lamina in caso di urti
di una certa violenza. Questione peraltro, in questo caso, di opinioni e gusti personali; va detto che oramia
la lamina continua e’ adottata dalla stragrande meggioranza delle tavole.

Sulle lamine non c'è da dire un gran che. Sono fatte di acciai differenti, alcuni più duri che tengono più il filo,
ma possono essere più fragili negli impatti, altri più morbidi che necessitano di maggiori cure per tenere sul
ghiaccio; talvolta sono denominati con Rockwell e una cifra crescente in ordine di durezza. Non è così facile
peraltro distinguere il tutto in negozio al momento dell'acquisto.

Se non altro vi è la differenza fra le lamine sottili "da gara", che talvolta si vedono su alcuni modelli top
snowboard, e quelle normali o quelle a larghezza accentuata. Le lamine sottili vengono giustificate da fatto
che creano meno attrito, lasciando più spazio al p-tex della soletta. Questo può avere anche un fondamento
di verità, ma per converso non occorre sottolineare la differenza di resistenza di una lamina più sottile
rispetto ad una normale in caso di impatti con oggetti contundenti, che nessun supposto "minor attrito"
può giustificare. Salvo che per talune tavole hard race, noi tutti - ripeto - utilizzeremo la tavola in tutte le
situazioni che ci si presenteranno, ed avere un "tallone d'Achille" nei confronti degli… imprevisti che stanno
sotto la neve è, secondo me, sconsigliabile. D'altronde vi è una casa che propugna le sue lamine maggiorate
a "t", ed è una casa che ha sempre fatto leva sulla velocità dei suoi attrezzi….

La boccolatura delle tavole, ovverosia il sistema di innesti su cui avvitare gli attacchi, come è noto, ha
assunto oramai lo standard uniforme 4x4, ovverosia con le boccole disposte agli angoli di un quadrato di 4
cm.; salvo la rilevantissima eccezione del 3d di Burton. Per quanto riguarda il sistema della singola boccola,
è diventato unico il passo metrico e la filettatura cosiddetta "M6". Permangono talvolta leggere differenze
di profondità delle boccole stesse, per cui, in connessione anche con i diversi spessori degli attacchi,
attenzione alla lunghezza delle viti…

Nel 4x4 vi è inoltre la sottospecie del 4x2, con boccolatura "intensificata", utile in particolare se si
posseggono attacchi con limitata possibilità di microregolazione del passo, mentre è relativamente
superflua con gli attacchi classici dotati di dischi a fessure. A meno che non siano ad archetto fisso: sul
punto si rimanda all'articolo sugli attacchi soft.

Oltretutto si stanno oramai diffondendo diversi tipi di pregevoli dischi multistandard, per cui la scelta di una
boccolatura 3d non comporta più necessariamente la scelta obbligata degli attacchi della stessa casa.

Per quanto attiene alla soletta, se ne trovano di estruse, sinterizzate, ed in grafite. Le solette estruse sono
composte da polietilene in lastre, hanno una bassa densità molecolare, sono relativamente morbide e
lente, e più facili da segnare o solcare. Per converso sono "user friendly" ovvero più facili da sciolinare e
asseritamente più facili da riparare. Le solette sinterizzate sono composte da polietilene polverizzato e
ricompresso in lastre, sono ad alta densità molecolare, alta scorrevolezza, ecc., sono quindi più care. Le
solette in grafite sono solette sinterizzate con l'aggiunta di polvere di grafite. Tutto qui? Magari! Se provate
a vedere un catalogo troverete solette all'iridium, "sintruded",

Ptex 1000, Ptex 2000, Iso 740, Electra Gallium, Teflon Titanium…. E' ovvio che ad un numero più alto
dovrebbe corrispondere una maggior densità molecolare, ma vai a fare i paragoni "a secco" fra due modelli
di case differenti… Resta il classico sistema, da fare di nascosto, ovviamente non amato dai negozianti,
dell'unghia passata sulla soletta: se incide appena o per niente=sinterizzata, se lascia il segno=estrusa.

TOPSHEET

La superficie superiore della nostra tavola, con le serigrafie impresse sopra, è sicuramente l'elemento che
spesso ci attira di più e magari ci fa decidere per l'acquisto, anche se non dovrebbe essere così… Comunque
adesso si è oramai arrivati mediamente ad un alto livello qualitativo in relazione alla fattura delle superfici,
ed è raro vedere sbucciamenti o delaminazioni, cosa non rarissima quattro-cinque anni fa. Vi sono topsheet
a grafica stampata e sublimata, ruvidi o lisci; una primaria attenzione forse andrebbe posta sulla capacità
delle superfici superiori di rilasciare la neve che si accumula sopra, con trattamenti appositi; non è la stessa
cosa trovarsi in fresca con una tavola libera e leggera, rispetto ad una con chili di incrostazioni ghiacciate…

SHAPE (by Tony Fish)


Tradotto letteralmente vuol dire forma. Per quanto riguarda la tavola, si riferisce proprio a come è
disegnato il profilo dello snowboard, con riferimento al tipo di sciancratura (radiale, quindi a singolo raggio,
oppure a doppio o triplo raggio, progressiva o degressiva) e alla forma appunto, anche di punta e coda.

Le tavole, per shape sono divise diversi gruppi, direzionale, in cui la tavola è disegnata per favorire
l'andamento in una direzione rispetto all'altra, twin tip, che sono tavole di profilo simmetrico, quindi in
sostanza dovrebbero avere lo stesso comportamento sia in forward che in fackie.

Poi ci sono delle varianti come i twin tip direzionali in cui particolari forme di sciancratura o la differente
lunghezza di punta e coda (punta=dall'inizio della tavola all'inizio della sciancratura) rendono la tavola in
qualche modo direzionale (onestamente mai capito perchè continuino a chiamarle twin... pensate ad una
nitro misfit.. che cos'ha del twin?)

Nelle direzionali, invece esiste il tapered shape, che consiste nell'avere la larghezza massima della coda
leggermente più stretta rispetto alla punta, le swallow tail, quelle a coda di rondine, (ed esiste anche una
double swallow tail che è la capita unorthodox! mitica!)

Poi ancora esiste lo shape asimmetrico (ma è quasi estinto) in cui le sciancrature sono poste diversamente
in front e in back, in modo da assecondare lo stance del rider, quindi esistono tavole diverse per regular e
per goofy.

SCIANCRATURE (by Tony Fish - 2005)

Premetto che ogni genere di sciancratura, avrà poi un comportamento adeguato allo stile di ogni diverso
rider, e che ognuno acquisita una buona tecnica, potrà utilizzarle nei più svariati modi; le terminologie
proposte dalle case poi non sempre si equivalgono.

Vediamo i diversi tipi:

-radiale: un singolo raggio di sciancratura che ha un comportamento neutro all'interno della curva, cioè la
tavola mantiene un comportamento costante in entrata, mantenimento ed uscita; la variazione dei raggi di
curva effettuata sarà in genere determinata, oltre che dalla misura propria del raggio della sciancratura, dal
flex della tavola, dal posizionamento degli attacchi, e soprattutto dalla pressione e sensibilità esercitata dal
singolo rider; questo (n.d.r.) in relazione alla diversa inclinazione impressa al mezzo che, flettendo la tavola
in curva sempre più di fatto accorcerà il raggio di sciancratura;

-progressiva: costituita da due (o più) raggi, ne ha uno più ampio nella parte anteriore che prosegue in uno
più stretto nella parte posteriore. il risultato è un'entrata in curva più docile e lunga, mentre la tavola tende
a chiudere più velocemente la curva, il che dovrebbe anche favorire a mio avviso un cambio di lamina più
veloce; la casa italiana phiokka propone una progressiva con 4 raggi differenti dal più grande in punta al più
piccolo in coda.

-degressiva: semplicemente contraria alla progressiva in cui il raggio più corto sta davanti e il lungo dietro.

-tripla sciancratura: ne esistono di varie versioni e viene chiamata in vari modi

nitro ne propone una versione con raggio centrale largo e due differenti raggi in punta (media larghezza) e
coda (il più stretto dei tre) per altro utilizzata anche da atomic su vari modelli. Questo tipo di sciancratura
ha entrate veloci in curva tenuta in mezzo e uscite fulminee, ottima nel caso la si usi per le curve strette in
pista e conduzione nella transizione in pipe, meno per chi cerca curve ampie (per cui serve l'abilità aggiunta
del rider) e l'utilizzo in fresca.

ride invece ne propone un'altra versione che chiama "quadratica" (hammer usa lo stesso tipo di
sciancratura, ma la chiama semplicemente tripla)

che in sostanza propone una tripla, ma con raggio centrale minore e i due raggi in punta e coda uguali tra
loro, ma più larghi del centrale. ciò dovrebbe contribuire ad un comportamento più fluido della tavola, ad
una parte di curva centrale più veloce e accentuata ed anche favorire il comportamento più fluido in fresca
ed in stacco e atterraggio dai jump, in cui una sciancratura più larga e docile aiuta ad evitare i controlamina;
tanto che sempre nitro ha proposto sulla team, una sciancratura dedicata proprio a questi due utilizzi, che
chiama bidegressiva che non è altro che una tripla, ma con i due raggi di punta e coda larghissimi.

Poi rimanendo ferme queste grandi distinzioni dette sopra molte case propongono le loro versioni di
sciancrature con raggi e idee diverse.

Head propone una tripla, ma che ha un raggio leggermente più corto in punta, come una degressiva. Capita
oltre a varie triple (con tre raggi differenti ma quello centrale più stretto - col il raggio anteriore stretto,
centrale largo e dietro medio) propone anche una tavola da donna con quattro sciancrature messe in
questo modo: 6.9>7.5>8.1>7.5.

Da nominare per particolarità, anche l'omega sidecut della elan (finalmente ho quasi capito come è fatto ),
da citare se non altro, perchè utilizza in una tavola freestyle in punta e coda (mentre in una freeride solo in
coda) una sciancratura dritta e quindi senza raggio di sciancratura.

In ogni caso per tutte le versioni particolari di sequenze di raggi consultate i siti delle varie case che li
riportano quasi sempre.

E allora entriamo nel merito e, scopriamo insieme, tutti i lati, anche i più
nascosti, della nostra tavola

Soletta
Per soletta si intende il lato inferiore dello snowboard, la parte che tocca la
superficie della neve. Lo scopo è ottenere solette che scivolino sempre più
velocemente. La maggior parte delle basi snowboard sono fatte di un materiale
del polietilene denominato P-Tex e vengono definite sintered o extruded.

Le basi extruded sono fuse e tagliate per essere modellate, sono durature e


facili da riparare, anche se è il tipo di soletta più lento e che tiene meno sciolina
rispetto ad altri tipi di soletta. Le basi sintered, invece, sono riscaldate e poi
inserite, dopodiché modellate. Una base sinterizzata è superiore alla
base extruded, è più durevole, più veloce, ha più tenuta. È ovviamente più
costosa e difficile da riparare, ma è la scelta migliore se sei alla ricerca di un
rendimento elevato.

Altro tipo di soletta, migliore della base sintered di P-Tex è la soletta di "grafite",


la più veloce e con capacità elevata di tenere cera, usata soprattutto per le gare.
Qui la grafite è aggiunta alle palline di polietilene, usate per la realizzazione
della soletta base.
Camber
Per Camber si intende l’arco che fa la tavola quando poggia su di una superficie
piana. Il camber è collegato strettamente alla flessione - più alto è l'arco, più
pressione la tavola esercita su naso e coda. Un arco piano o camber zero
o flat indica che una tavola può "filare facilmente" come uno skate e questo è
particolarmente indicato per i beginners e per determinati movimenti del
freestyle. In una tavola usata, tuttavia, può anche essere un segno che la tavola
è "finita". Quando si acquista una tavola nuova si può optare per un camber
accentuato, che aiuti la tavola ad essere più stabile ad alte velocità oppure un
camber inverso come il Flying V “ad ali di gabbiano” Burton che permette di
girare più facilmente con divertimento assicurato, essendo punta e coda della
tavola rialzate rispetto al centro. Al giorno d’oggi esistono moltissimi tipi di
Camber che combinano diverse caratteristiche e rendono ogni tavola differente
e degna di essere provata.

I punti di contatto
Per punti di contatto si intendono i punti della tavola che sono a contatto diretto
con la neve, senza la pressione che il rider esercita sulla tavola. Denominati
anche "ruote della tavola", essi si trovano in corrispondenza della punta e della
coda dello snowboard.

Lunghezza Totale e lamina effettiva


La lunghezza totale si misura dalla punta alla coda e determina il nome dello
snowboard. Custom 156, ad esempio, sarà una tavola lunga 1560 mm.

La lamina effettiva è la porzione di snowboard che sta a contatto con la neve, la


parte utile usata per fare una curva, di conseguenza, non include punta e coda.

Una lunghezza totale molto superiore alla lamina effettiva determina una punta
ed una coda più lunghe. Una lunghezza totale vicina alla lunghezza della lamina
effettiva determina una punta ed una coda più corte, una maggior facilità
nell'esecuzione delle rotazioni aeree e minori vibrazioni.

La lunghezza della lamina effettiva invece si misura inclinando la tavola a 45° su


una superficie piatta e misurando i punti di contatto. La lamina effettiva
corrisponde alla lunghezza del contatto fra tavola e neve durante l'utilizzo. Una
lamina effettiva più lunga determina una maggiore stabilità in curva condotta.
Una lamina effettiva più corta determina una maggiore manovrabilità.

Flex
Per Flex si intende l’elasticità della tavola da snowboard e rappresenta il punto
di flessione situato fra i due attacchi dello snowboard. Termine usato per definire
la resistenza alla flessione della nostra tavola, ci sono tavole morbide o dure,
nervose o giocose, ogni tavola ha il suo flex in base al suo utilizzo, alla
lunghezza eccetera. Si può avere un flex diverso in punta, centro e coda. Un flex
più duro sulla punta determina una maggior tenuta ad inizio curva, un flex più
duro in coda determina una maggior tenuta a fine curva, un flex più morbido al
centro determina una maggior possibilità di deformare la tavola per ridurre il
raggio di curva.

Un flex totale più morbido determina una più facile entrata in curva, un flex totale
più rigido determina una maggior stabilità ad alte velocità. La rigidità di torsione
è la resistenza dello snowboard alla forza di torsione. Una maggior rigidità di
torsione determina una maggior tenuta sul ghiaccio.

Punta
Per punta o nose si intende la parte anteriore dello snowboard. La lunghezza
della punta si misura dal punto in cui termina la lamina effettiva in direzione della
punta, fino al margine estremo di dello snowboard. L'altezza si misura
poggiando lo snowboard su una superficie piatta e corrisponde alla distanza fra
la superficie piatta e la massima altezza della punta. La larghezza della punta,
anche detta nose width, si misura nel punto più largo della punta dello
snowboard.

Coda
La coda o tail corrisponde alla sezione posteriore dello snowboard. La sua
lunghezza si misura dal punto in cui termina la lamina effettiva verso la coda,
fino al margine estremo di questa, l'altezza, invece, poggiando lo snowboard su
una superficie piatta. Quest’ultima corrisponde alla distanza fra la superficie
piatta e la massima altezza della coda.

Alcune tavole da Freeride hanno la cosiddetta "coda di rondine" per avere


maggiore stabilità nelle curve ad alta velocità in neve fresca. Per il freestyle si
usano tavole con tail identico al nose.

Punta e coda
Punta e coda larghe e lunghe determinano un miglior galleggiamento in neve
fresca e prestazioni migliori nella varietà di terreni. Punta e coda basse e corte
sono migliori per neve dura, e determinano meno vibrazioni.

Sciancratura o raggio di Sidecut


Per sciancratura si intende il raggio di cui fa parte la lamina come arco. Questo aiuta, per dirla
in modo semplice, la tavola a girare. Quindi, un raggio più corto determina una curva più
ampia, un raggio minore determina una curva più stretta.

Per intendersi: qui stiamo parlando soprattutto di tavole soft la cui differenza
rispetto alle tavole da hard è enorme, ovviamente per l’uso degli attacchi e
scarponi rigidi ma anche nella forma delle tavole stesse essendo quelle da hard
molto più filanti e “dritte”. Queste tavole consentono rapide impostazioni di curve
molto ampie e filanti con mano a terra ovvero hanno una stabilità e lamina
impressionante ma sono meno maneggevoli ed evidentemente meno adatte al
freestyle.

Pad
Il pad è un componente di gomma adesivo di diverse forme e tipologie che si è
soliti porre prima dell'attacco posteriore, per evitare di scivolare quando non si
ha lo scarpone posteriore legato.

Waist Width
Misura la larghezza dello snowboard nel suo punto centrale, ovviamente la
larghezza varia spostandosi lungo la tavola proprio a seconda della
sciancratura.

Foot Placement Width


Si misura all’altezza degli attacchi anteriore e posteriore. Se le misure della
punta e della coda sono identiche la tavola si definisce twin tip. Perché una
tavola sia completamente twin deve esserlo anche di flex. Molte tavole hanno un
flex twin ma hanno una misura della punta leggermente maggiore della coda e si
definiscono mountain twin. Le tavole larghe hanno un miglior galleggiamento in
neve fresca, maggior stabilità negli atterraggi, minor possibilità di sporgere dalla
tavola con punte e talloni dei piedi.

Differenti sistemi di fissaggio


I fori presenti sulla tavola possono trovare disposizioni variabili. Di seguito gli agganci più comuni.
 2x4 e 4x4
Si tratta di boccolature classiche, entrambe compatibili fra loro ed il cui disco verrà fissato
da quattro viti in modo differente. Nel sistema 2x4 le boccole per il fissaggio sono distanziate di 2
cm orizzontalmente e di 4 cm verticalmente, con il doppio di posizioni rispetto al sistema 4x4.
Questo sistema di solito compare in tavole all mountain o freeride.
Nel sistema 4x4 le boccole hanno distanza verticale ed orizzontale di 4 cm e consentono la
regolazione meno fine del passo, per cui si rinvengono spesso in tavole per jibbing e
snowpark. Entrambi i sistemi sono compatibili con tutte le marche eccetto che con EST Burton.

 Sistemi Burton 3D
In questo caso i fori della tavola si presentano come se tracciassero un triangolo e gli attacchi
vengono fissati con tre viti. Il sistema, in questo caso, prende il nome di 3D. Gli attacchi a tre fori si
prestano ad accogliere prodotti Burton e anche di altri brand (Burton non Est, Drake, Flow,
Forum, K2, Ride, Salamon e Union).

 Burton Channel (sistema ICS / Infinite channel system)


Nel sistema The channel la questione potrebbe complicarsi, dato che gli attacchi saranno fissati
su due apposite guide, mentre le due viti possono comparire non più sotto ma anche lateralmente.
In buona sostanza la boccolatura classica cede il posto ai due binari, con i vantaggi di una
maggiore sensibilità, alta regolazione e grande ammortizzazione. Tale sistema assicura maggiore
flessibilità e minor pesantezza. Chi prediligesse questo sistema o nel caso in cui la tavola si
presentasse compatibile sarà necessario puntare su attacchi Burton (EST o Re:Flex). Andranno
bene anche attacchi di altri brand, purché il disco sia munito di idoneo adattatore.

 EST
Qunidi, da quando emerso, gli attacchi EST (extra sensory tecnology) sono compatibili solo con
tavole Channel, sebbene le tavole Channel si prestino ad accogliere anche altri attacchi e kit
compatibili.
Gli altri brand compatibili o comunque forniti di apposito kit adattatore dischi per attacchi EST sono
M6 Transition (attacchi Burton a partire dal 2008), Flow, Drake e Union 2011, forum con disco
idoneo e micro-disc montato sul ride Optimo Contaband.

 Re:Flex
Questi attacchi prevedono dischi per entrambi i canali e la boccolatura può essere da 3 a 4, perchè
solitamente vengono venduti con set di dischi. Montantano foot bed flessibili ed offrono ampia
regolazione di stance. Gli attacchi Re:Flex possono andare bene anche per tavole The Channel, al
fine di ottenere comunque una buona reattività ed un buon flex.

 Nuovo sistema Channel: M6 e BMW


Come noto, a partire dal 2011 il sistema Channel ha subito un radicale cambiamento, attraverso
l'introduzione dell'M6 e BMW. La svolta consiste nel fornire le viti di fissaggio in abbinamento con gli
attacchi e non più con la tavola.
Come scegliere la misura degli attacchi giusta
Gli attacchi vanno necessariamente abbinati con lo scarpone che verrà utilizzato durante la surfata.
Questo abbinamento, in fase di acquisto, è fondamentale, onde evitare problemi di compatibilità. A tal fine si
sconsiglia di acquistare attacchi con scarponi snowboard che non andranno indossati effettivamente, anche
perché, fra una marca e l'altra ed anche a parità di numero, non è infrequente che le misure non coincidano.
Lo scarpone deve rimanere sempre ben centrato. A prescindere dalla opportuna regolazione, punta e
tallone non dovranno fuoriuscire dalla tavola. Insomma, l'attacco deve accogliere in maniera ottimale lo
scarpone senza che quest'ultimo balli dentro o fuoriesca troppo. Stringere le fasce non risolverà il problema,
per tale ragione è sempre preferibile accoppiare gli attacchi alla stessa marca dello scarpone. Non sarà
difficoltoso trovare il numero giusto, visto che per ogni modello esistono più di tre dimensioni che andranno
bene per ogni numero, oltre che con un sistema compatibile.
Al di là delle personalizzazioni proposte dalle singole marche produttrici, generalmente le misure di
riferimento sono quelle indicate nella seguente tabella:
Misura Utilizzatore

xsmall bambino

small donna

medium donna / uomo

large uomo

xlarge uomo

TECNICHE DI COSTRUZIONE     

perche' una tavola fatta a mano?  


Chi desidera un prodotto artigianale vuole qualcosa di diverso dal punto di vista del rendimento e
della personalizzazione. La possibilità di calibrare in maniera selettiva rigidità della tavola, tipo di
sciancratura (raggio di curvatura dello snowboard) e grafica, è la prerogativa primaria di chi
desidera  delle tavole da swboard custom. In questo modo, oltretutto, ogni persona in base alla
propria altezza, peso , lunghezza del piede e stile di surfata, potrà scegliere , le misure ad esso più
congeniali e calibrare in base al proprio stile la collocazione delle fibre e la loro disposizione. Infatti
molte persone preferiscono tavole con rigidità maggiormente distribuita in zone differenti dello
snowboard. C’è chi preferisce la tavola con curvatura costante, chi preferisce la tavola più rigida in
coda o in punta. Anche la forma fisica, chiaramente, influenza tale scelta, in quanto snowboard
rigidi richiedono masse muscolari più potenti ed allenate, nonché livelli tecnici elevati. Con il
custom si può partire da snowboard estremamente teneri fino ad arrivare a rigidità molo elevate.  
Materiali usati nella costruzione  
I materiali utilizzati nelle tavole da snowboard custom, non sono  molto differenti da quelli
utilizzati nelle tavole di serie,  il legno, le lamine e le fibre impregnate di resina, sono  componenti
essenziali della produzione di uno snowboard. Quello che cambia, effettivamente, sono i tempi di
costruzione  e la qualità dei materiali utilizzati. In effetti, mentre una tavola di serie, per problemi
di costi, deve essere prodotta in tempi decisamente brevi, lo snowboard artigianale può contare su
tempi piu' dilatati, che ne permetteno una qualità migliore. Lo snowboard di serie deve  esse
prodotto in tempi ristretti e Tutto ciò comporta il portare le resine e i materiali ad alta
temperatura, portando gli stampi  a temperature elevate che arrivano adirittura fino a 180°C,
questo permette di far tirare le resine in poco piu di 7 minuti stressando pero' i materiali. Nel
custom, invece, si segue un iter, per cui la temperatura di catalisi della resina viene eseguita in
modo progressivo; si parte da 25°C , ad inizio lavorazione, per arrivare a 70°C per la cottura finale.
Ciò aumenta le caratteristiche meccaniche dei laminati, soprattutto nel lungo periodo, garantendo
così prestazioni ottimali, anche dopo un uso prolungato.   Altro aspetto fondamentale è la qualità
dei materiali (legno, fibre e solette). Io faccio uso consistente di fibre di carbonio, sia uni-
direzionali che bi-direzionali e di fibre di vetro triassiali. Nelle tavole di serie l’utilizzo del carbonio
è molto marginale, per non dire quasi nullo. In effetti, con il carbonio, si possono ottenere pesi e
resistenze decisamente notevoli rispetto al vetro, nonché risposte dinamiche eccezionali.
Chiaramente per apprezzare tutto ciò bisogna essere in possesso di un livello tecnico medio-alto. 
 La  scelta dei legni , utilizzati per le anime interne delle tavole, è altrettanto curata, in quanto
l’accoppiamento di uno o più legni ( non mi addentrerò nelle varie qualità scelte perché sarebbe
molto complesso), risulta determinante per le caratteristiche di rigidità e resistenza torsionale
delle stesse. Due sono i sistemi attualmente utilizzati per l’assemblaggio dell’anima interna , in cui
si utilizzano due diversi tipi di legno, uno più morbido e uno più duro, con le fibre del legno tagliati
a listelli  e sistemati verticalmente in modo alternato; questo primo sistema è ancora molto
utilizzato anche nel campo dello sci, Legno lamellare a strati ortogonali, si dispongono fogli di
legno lamellare, sistemando alternativamente un foglio in modo longitudinale e un foglio in modo
trasversale.  Il mix di scelta di legni, qualità e disposizione delle fibre composite (carbonio e vetro),
nonché l’accurata scelta delle resine utilizzate , determinano l’essenziale differenza tra i due tipi di
tavole da snowboard.  
Procedimento di costruzione 
In merito al procedimento, ho inizioto con la scelta dei legni che, come citato nel punto
precedente, è di fondamentale importanza.  la varietà di legni disponibili è veramente ampia:
Acero, Frassino, Betulla, Pioppo, ecc.  Per quanto riguarda le resine utilizzate, anche qui le
possibilità di materiali è alquanto varia. Come accennato nel primo punto, l’utilizzo delle
medesime è in diretta relazione al tipo di incollaggio che si vuole ottenere.  
 La scelta delle fibre (vetro-carbonio) e del loro quantitativo, è in diretta relazione al tipo di legno
utilizzato e allo spessore finale che si vuole ottenere; infatti, più l’anima in legno sarà rigida,
minore sarà il quantitativo di fibre che andremo a sovrapporre, sia nel lato inferiore della soletta
che in quello superiore. Personalmente, preferisco utilizzare legni piuttosto teneri, per poi potere
abbondare con i quantitativi di fibre di carbonio, in modo da ottenere tavole molto robuste e
reattive; infatti, il controllo del flex è una cosa che nella tavola da snowboard custom deve essere
molto attenta e, lavorando con legni rigidi, si rischia, già con pochi quantitativi di fibra di carbonio,
di rendere la tavola troppo rigida. La combinazione tra vetri triassiali e fibre di carbonio
longitudinali, si rivela particolarmente performante; si unisce, in questo modo, la resistenza
torsionale data dalle fibre triassiali alla capacità di irrigidire longitudinalmente della fibra di
carbonio.  
 
Assemblaggio  
Per quello che riguarda l’assemblaggio, vengono utilizzate delle presse che possono agire,  su uno
stampo standard per ogni singolo modello. Il tutto ,una volta catalizzato, viene portato in forno a
temperature progressivamente elevate per completare la polimerizzazione delle resine. La grafica,
che nelle tavole da snowboard di serie, viene scelta e standardizzata annualmente ed eseguita
principalmente con tecnica di sublimazione su pellicole di PVC, viene invece nelle custom
personalizzata ,a seconda del gusto di chi dovra' poi usare l'atrezzo ,dando libero spazio alla
fantasia del medesimo. 

Come è fatto un attacco da snowboard


Conoscere le parti fondamentali di un attacco da snowboard è molto importante per districarsi al meglio
nella scelta. Ecco, qui di seguito, gli elementi fondamentali.

 Baseplate (piastra base): costituisce la base vera e propria dell'attacco, cioè la parte che va a
contatto con la tavola e può essere costituita da un unico blocco o da due parti separate nel caso di
attacchi allungabili;
 Heel Cup (talloniera): la parte posteriore dell'attacco a forma di "U", sulla quale poggia la parte
posteriore dello scarpone;
 Highback (supporto posteriore): il supporto, generalmente realizzato in plastica, che parte dal
tallone e sale fino a circa metà del polpaccio;
 Ankle Strap (strap della caviglia): è la variante strap più grande e serve per bloccare la caviglia e
fissare saldamente il piede sull'attacco;
 Toe Strap: è lo strap che avvolge la punta del piede. Ha la funzione di avvolgere la punta per
consentire l'ottimale e comodo posizionamento e ciò si traduce in una risposta ottimale e veloce
durante la fase dei cambi. Un tempo lo strap non permetteva di coinvolgere la punta dello scarpone
e per questo venne sostituito dal Cap Strap e dal Toe Strap;
 Cricchetti: sono le chiusure vera e proprie dell'attacco che consentono anche la regolazione sullo
scarpone; 
 Spoilers: danno sostegno allo scarpone, specie in curva e in backside. La loro regolazione, sovente
ruotabile e frontale, dipende anche dal tipo di riding che è stato prescelto.
 Pads (detti anche accelerator): sono i supporti sui quali poggia la pianta dello scarpone e come
deducibile dal loro nome servono per dare maggiore accelerazione. Morbidezza e reattività vanno
commisurati al livello di esperienza ed al tipo di riding.
 Power Link: ovvero accessori da aggiungere per graduare l'altezza dell'attacco. Scelti da chi
generalmente indossa misure grandi, le power link concorrono a personalizzare la calzata.
 Binding Adapter Plate (disco): un cerchio di plastica che consente il fissaggio dell'attacco alla
tavola e la regolazione. È un supporto molto importante, in quanto l'opportuna posizione consente di
muovere gli attacchi verso le lamine frontside o backside, secondo la misura degli scarponi e della
tavola.

Il flex
Alla stessa maniera di tavole e scarponi, anche gli attacchi hanno un loro flex: morbido, medio e
rigido. La scelta dipende sempre dall'uso specifico e dal livello di esperienza. In genere un flex rigido
assicura più controllo e viene scelto da chi pratica freeride. Il flex medio è quello più versatile, perfetto all
mountain, va bene anche per utenti intermedi o con poca esperienza. Il freestyle richiede un flex morbido,
per una maggiore ammortizzazione. Un attacco troppo rigido e complesso non è un vantaggio per un rider
intermedio e in questo caso meglio scegliere un modello non troppo rigido ma con un buon comfort.
Materiali
I materiali che vengono impiegati nella costruzione degli attacchi sono vari. Si spazia
dalla plastica al metallo, fino ad arrivare alle leghe più innovative. La scelta di un materiale piuttosto che un
altro deriva dal grado di flessibilità e rigidità cercato, anche rapportato al peso. Generalmente la plastica
assorbe meglio le vibrazioni. Invece, il metallo sopporta bene gli sbalzi termici. Sebbene molte marche
prestigiose, come Burton, continuino a puntare sulla plastica occorre considerare che cricchetti in plastica, a
contatto con basse temperature, possono presentare l'inconveniente di bloccarsi. Metallo e leghe sono
sempre preferibili in quanto, pur presentando costi decisamente più alti, offrono il grande vantaggio della
resistenza e non è un caso che il top gamma difficilmente impieghi plastica.
 Consigli per la scelta
Nella scelta degli attacchi giusti, le probabilità di andare incontro a problematiche e a disagi si riducono
drasticamente mirando a modelli costosi. Strizzare l'occhio al risparmio, duole ammetterlo, purtroppo non
porterà a nulla di buono e vanificherà il risparmio iniziale. Il costo alto degli attacchi da snowboard non
solo è indice di eccellenza costruttiva ma permette un'ampia possibilità di personalizzazione e spesso
maggiore performance. Attacchi qualitativi sono soprattutto pensati nell'ottica della loro funzione, ovvero
quella di rendere ottimale il collegamento con la tavola. Di conseguenza, acquistare un attacco affidabile e
qualitativo vuol dire assicurarsi una calzata quanto più aderente alle proprie necessità, evitando l'annosa
ricerca verso l'attacco perfetto.
Caratteristiche:
 Base: Costruzione monocomponente Piastra base, 50:50 Fibra di carbonio / Nylon composito miscelato, Re:
Flex ™
 Spoiler: composito di carbonio Ultra Hi-Back
 Strap caviglia: Asym Hammockstrap ™
 PuntaleA Supergrip Capstrap ™ 2.0
 Fibbie Doppia presa fibbie
 Aammortizzazione Re: Flex ™ Sistema di ammortizzazione FullBED
 GARANZIA BURTON GARANZIA Burton vincolante
 Costruito con materiali riciclati per ridurre gli sprechi

Materiale della base attacchi: alluminio o resina, quale?

Le resine termoplastiche hanno ovviamente dalla loro parte la leggerezza e, per i fabbricanti, la
facilita' e il basso costo (nelle grandi tirature) di realizzazione.
Uno stampo per la base (base, archetto) di un attacco costera' attorno ai 50.000 euro, puoi
realizzarci parti comuni a piu' modelli diversi o, con banali modifiche, anche i modelli degli anni
seguenti (sempre un po' diversi dai precedenti).
Alcune case poi, consentono ad altre marche "inferiori" di utilizzare i loro stampi (e' quello che
succedeva con Drake dai cui stampi uscivano anche gli attacchi Deduct e qualche pezzo dei
RadAir).

Parlando di materiali, e' molto usato il polipropilene perche' costa poco ma, ad es., da qualche
anno Burton usa molto materiali piu' performanti come il policarbonato e, per i modelli top e
quelli dei pro, anche poliammidi e materiali con cariche minerali (fibre e sfere di vetro),
carbonio etc.
Si tratta di materiali unpo' piu' soisticati, resistenti e leggeri e, agli alti livelli, di derivazione
quasi "motoristica".
L'uso di parti in metallo, poi, richiede spesso tutta una viteria di contorno al fine di collegare il
metallo alle parti in plastica eventualmente comunque presenti.

A mio parere si tratta forse di una preferenza personale dovuta alla sensazione alla quale si e'
abituati: impressione di solidita', robustezza e supporto per il metallo, impressione di
leggerezza, morbidezza e feeling piu' "easy" per la plastica, specie quella meno tecnica.

Per la garanzia a vita, poi, le plastiche ormai (anche quelle piu' economiche) hanno raggiunto
prestazioni eccellenti.. ed e' molto molto raro che un attacco si possa rompere con il normale
uso: garantirle a vita non e' quindi un grosso sforzo per un fabbricante... forse la cosa viene
sottlineata proprio per comunicare ai piu' dubbiosi il messaggio che la plastica, al pari del
metallo, non comporta inconvenienti di sorta.

Fin qui sembra tutto facile, ma le aziende ci hanno messo lo zampino creando difficoltà e grandi differenze
nel sistema di fissaggio alla tavola. Esiste quindi concretamente la possibilità di comprare attacchi che non
vanno bene per la propria tavola! Vediamo nel dettaglio: Tranne per il sistema EST di Burton (che vedremo
di seguito), tutti gli attacchi vengono fissati alla tavola tramite dei dischi in metallo o plastica e delle viti.

I fori sulla tavola possono però essere disposti in modi diversi. Queste sono tutte le tipologie di fissaggio sul
mercato (boccolature):

4 x 4 :Il più comune fino a quache anno fa, il nome deriva dalla distanza in cm tra i fori. Il disco dei vostri
attacchi verrà fissato a mezzo di 4 viti per attacco.Questo sistema è compatibile con tutte le marche tranne
gli attacchi EST burton.
2 x 4: Sistema identico al precedente e con esso perfettamente compatibile. Il nome indica la distanza in cm
tra i fori che in questo caso è stata dimezzata sull'asse longitudinale, ciò nasce dall'esigenza di poter
regolare più finemente il passo, che con questo sistema permette il doppio di posizioni rispetto al 4x4.

Questo tipo di boccolatura è compatibile con tutte le marche tranne, anche in questo caso, per gli attacchi
EST Burton.

3D Burton: Il sistema 3D che si trova su tavole Burton prevede che il disco degli attacchi si fissi con 3 viti
formando un triangolo.In questo caso non tutte le aziende di attacchi sono (Burton) compatibili.Le marche
compatibili sono: Burton (non Est!), Drake, Flow, Forum, K2, Ride, Salomon, Union.

Burton channel ICS: Il sistema Burton channel nasce per offrire la possibilità di regolare il passo a
piacimento. Esso è compatibile con gli attacchi tradizionali tramite l'utilizzo di dischi e viti "speciali" spesso
forniti solo su richiesta. Burton ha inoltre sviluppato un attacco specifico a questa tecnologia definito EST
con fissaggio laterale che ovviamente è compatibile solo con questo tipo di fissaggio.

Questo video ve lo descrive nel dettaglio:

Elenco marche che offrono disco adattatore al sistema ICS:

- M6 Transition Kit per attacchi tradizionali Burton dal 2008 in poi

- Flow

- Drake (su richiesta)

- Union

- K2

- Forum (su richiesta)

- Ride

Nella costruzione a sandwich si dispongono più strati di diverso materiale, come illustrato


nella figura. Normalmente ci sono due fogli, uno superiore e uno inferiore, che avvolgono il
core (parte centrale dello sci o anima) e conferiscono l’elasticità flessionale dello sci o
snowboard, e in misura minore quella torsionale.
Nella figura questi due fogli sono indicati come “Torsion Layer” (superiore) e “Base Layer”
(inferiore). Per avere uno sci rigido si aumenta la distanza tra i due fogli (ottenendo un
maggiore momento d’inerzia flessionale) con l’ovvio  limite dato dallo spessore totale dello
sci o snowboard.

 
Sezione trasversale di uno sci con schema di costruzione a sandwich. Fonte: Kunspiste

Questi fogli sono generalmente realizzati in tessuti di carbonio, decisamente da preferire


nell’impiego scialpinistico per la leggerezza, o basalto, o kevlar, oppure in  leghe metalliche
come il Titanal (una speciale lega di alluminio rinforzato) o leghe di titanio.
Le fibre di basalto offrono una rigidezza intermedia tra kevlar e carbonio, un carico a rottura
quasi come il kevlar, ma densità (peso) maggiore.
Le fibre di kevlar assorbono le vibrazioni molto meglio del carbonio,  ma sono deboli in
compressione (quindi nella flessione dello sci il foglio superiore potrebbe formare delle
cricche o cedere sotto carico per instabilità).
I tessuti compositi vengono poi realizzati dal produttore annegando le fibre nella resina
epossidica (matrice) o altre resine, come mostrato schematicamente nella figura.

La struttura più semplice di un composito: fibre longitudinali inserite in una matrice.


Fonte: B.Tuberosa, Univ. Bologna

I compositi in  carbonio sono forniti  sotto forma di  fogli, o nastri,  dove le fibre (del tipo
lungo) sono intrecciate tra loro a 0°-90° (per conferire resistenza  bi-assiale) oppure a 0°-
45°-90° (resistenza  tri-assiale), o secondo trame più complesse,  poi inglobate in una
matrice di resina epossidica e infine sottoposte a cicli di  polimerizzazione in forno o
autoclave.
Le caratteristiche meccaniche del composito possono essere definite a piacere dal
progettista, variando la tipologia di fibre e della matrice, la percentuale di fibre e di matrice,
la trama, e il processo di polimerizzazione del composito (temperatura e durata del processo,
eventualmente sotto vuoto in autoclave).

Un tessuto in
fibra di carbonio, prima dell’impregnazione con la resina. Fonte: Vac Aero

Per il core (anima dello sci o snowboard) , nei modelli di gamma media e alta,  si
utilizzano strisce  longitudinali di due (o più) legni diversi, incollate tra loro. La funzione
del core è di rendere lo sci meno nervoso in flessione e di assorbire le vibrazioni;  il legno è
un materiale eccezionale allo scopo.

Sci
(con struttura sanwich) con core in legno, sono visibili ben 26 strisce. Fonte: FreeSkier.

Il costruttore sceglierà  il tipo di legno giusto per le caratteristiche desiderate. Tra le essenze
più utilizzate: frassino, abete, pioppo, acero, oppure più recentemente paulownia (karuba) e
bambù  per la leggerezza. I costruttori non cessano di cercare nuovi essenze, anche pregiate,
come per esempio il peccio di Sitka, al top in quanto a  rapporto rigidezza/peso.
Ci sono comunque altre soluzioni per il core, per esempio il  nido d’ape (honeycomb), una
complessa struttura in lega di alluminio o aramide che offre elevata rigidità pur essendo
molto leggera.
Per sci e sbowboard di fascia economica è molto comune l’utilizzo di schiuma
poliuretanica.

                             

                                 
A sinistra: core honeycomb in Nomex (aramdide). Fonte: Ski Trab. A destra: schema della
struttura honeycomb a nido d’ape. Fonte: Gearx.

La costruzione a sandwich è chiusa dai fianchi dello sci (sidewall) che devono avere


almeno tre funzioni: conferire la necessaria rigidezza torsionale, offrire un solido supporto
alle lamine, e proteggere gli sci durante l’uso. Il materiale più comune per i fianchi è l’
ABS, un polimero termoplastico ad alta densità che offre le caratteristich richieste, al prezzo
però di un peso piuttosto elevato.

Nella costruzione cap il foglio superiore va a costituire anche i fianchi dello sci


contribuendo perciò alla rigidezza sia flessionale che torsionale.
Nella  costruzione ibrida o semi-cap, il foglio superiore copre i fianchi soltanto nelle zone
di punta e coda dello sci, mentre la zona centrale è realizzata con la struttura a sandwich e
fianchi separati.

Costruzione di uno sci di tipo “Cap” (il guscio “Full Pure Carbon Torsion Box” si estende
sui fianchi fino alle lamine). Fonte: Goode.

Per completare la costruzione, oltre all’inserimento delle lamine, si inseriscono uno o più
fogli  (o fili o tubi) di materiale ad hoc per l’assorbimento delle vibrazioni, un’ eventuale
lamina metallica a supporto della zona delle viti degli attacchi, la soletta,  e il top sheet
(finitura superiore dello sci o snowboard con relativa serigrafia).

Le fibre di carbonio, se utilizzate come sopra menzionato, sono un’ottima scelta per
conferire la voluta rigidezza flessionale e contenere la massa dello sci o snowboard,
considerando anche che si possono inserire esattamente dove lo richiede il progettista, in
misura variabile sulla lunghezza dello sci.
In alternativa, le fibre di vetro sono state ampiamente utilizzate prima della diffusione della
tecnologia del carbonio, e sono ancora oggi presenti negli sci e snowboard di gamma media
e bassa. Naturalmente, le fibre di vetro hanno caratteristiche meccaniche nettamente
inferiori e aumentano di parecchio la massa dello sci.

Le fibre di carbonio sono perciò un materiale straordinario nella costruzione di sci e


snowboard, a condizione di utilizzarlo solo dove serve e nella misura opportuna, senza
esagerare, e ciò per almeno tre ragioni:
a)  al fine della migliore risposta dinamica in flessione è utile avere anche una parziale
collaborazione dell’anima in legno, soprattutto per ottenere uno sci meno nervoso;
b)  la massa totale dello sci o snowboard non dovrebbe scendere sotto una soglia minima 
che dipende dalla massa dello sciatore e dal tipo di neve e terreno: uno sci o snowboard
troppo leggero  non ha l’inerzia sufficiente per contenere l’ampiezza del movimento di
riposta dinamica, e si perde molta stabilità, specialmente ad alta velocità (questa
considerazione non si applica agli attrezzi per le gare di scialpinismo, dove conta sopratutto
la leggerezza);
c) le fibre di carbonio assorbono poco le vibrazioni ad alta frequenza (tipiche della sciata su
neve dura), quindi le trasmettono in parte allo sciatore, per cui la sciata diventa poco precisa
e anche stancante.

Sul punto c) occorre una precisazione. Ci sono molte pubblicazioni (specialmente su web)
che affermano il contrario, ossia che il carbonio smorza le vibrazioni. In realtà  si
confondono le normali deformazioni dello sci sotto carico (che sono effettivamente ridotte
con un largo utilizzo di fibre di carbonio)  con le vibrazioni, che sono oscillazioni ad alta
frequenza,  generate dal comportamento dinamico del sistema sci-sciatore sulla neve.
In pratica, provando uno sci ad alto tenore in fibre di carbonio, si può avvertire
immediatamente che “si muove di meno” (le deformazioni sono di ampiezza ridotta), ma in
effetti vibra di più (le micro vibrazioni ad alta frequenza sono assorbite meno efficacemente 
o non lo sono affatto).

Per quanto riguarda la durata dei nostri sci o snowboard, generalmente le sollecitazioni
subite dagli attrezzi restano ben al di sotto del carico di rottura dei materiali impiegati nella
struttura. Tuttavia, nel caso delle fibre in carbonio,  un carico eccezionale (per esempio, a
fronte di atterraggio su neve dura dopo un salto) potrebbe provocare una rottura di tipo
fragile (perciò improvvisa) del foglio in carbonio.
Con i fogli in Titanal invece, si avrebbe una deformazione plastica (con assorbimento di
energia) prima della eventuale rottura.

Applicazione del top sheet presso la fabbrica artigianale Wagner Skis. Foto B.Rasmussen

In alcune pubblicazioni si cita la possibile rottura a fatica. Ciò è da escludere poiché le


sollecitazioni negli sci sono quasi sempre inferiori al limite di fatica dei materiali impiegati
ed è improbabile che si verifichi una situazione di carico ciclico continuo sui valori del
limite di fatica.
In pratica, la maggiore probabilità di danni irreparabili nel tempo è relativa allo scollamento
del sandwich o alla deformazione delle lamine.

Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche e meccaniche dei compositi fibre di carbonio –
resina epossidica, al variare della temperatura, non ci sono effetti significativi  nel range di
normale utilizzo (-30°C + 20 °C).
L’umidità dell’ambiente e il contatto con l’acqua contenuta nella neve, possono alterare le
proprietà fisiche di alcuni polimeri e del legno, a lungo termine; tuttavia, si tratta di effetti
poco influenti nell’ambito della durata media di utilizzo degli sci. L’assorbimento di acqua
dei compositi potrebbe invece avere un impatto durante la produzione in fabbrica,  se i
materiali venissero conservati per lungo tempo in ambiente umido, cosa che però non
avviene nei siti di produzione ben controllati.

Più importanti potrebbero essere gli effetti dei raggi UV sui compositi; a tal fine essi sono
sempre inseriti all’interno dello sci, totalmente protetti.

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