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La maggior parte della produzione letteraria di Petrarca è stata composta in lingua Latina, poiché egli era
convinto che questa fosse la vera lingua della cultura. Lo dimostrano, ad esempio, le centinaia di lettere
scritte nell’arco di tutta la vita e ordinate in tre raccolte. Familiari senili. E senza nome. Queste lettere sono
caratterizzate da un’accurata elaborazione formale e le esperienze descritte non sono documenti immediati
di vita vissuta, ma vengono filtrate da una forte tendenza alla Trasfigurazione letteraria attraverso la quale
Petrarca intende proporre sé stesso come il modello ideale di letterato e uomo di cultura. Le pagine più
toccanti contengono una profonda meditazione, l’interiorità dell’autore tormentata da insanabili dubbi e
contraddizioni. L’intento di celebrare la grandezza di Roma e della civiltà classica e la meditazione sulla
fugacità della gloria e sulla vanità delle cose umane si trovano alla base di due opere di genere assai
diverso, la prima, composta tra i 1337 e il 1358, è intitolata Devi. Illustribus gli uomini illustri ed è una
raccolta di biografie di celebri personaggi romani. La seconda è un poema epico intitolato Africa, che viene
composto a partire dal 1339 e tratta come argomento la seconda guerra punica. Nei versi di quest’opera
incompiuta traspare una solida fede nei valori della cultura e della bellezza formale. Nel 1342 Petrarca
comincia poi a scrivere il secretum, un dialogo di argomento morale che si svolge tra l’autore stesso e
Sant’Agostino, il quale rappresenta simbolicamente la coscienza. Il tema centrale consiste nell’analisi del
dissidio insanabile tra il desiderio di una vita ascetica e gli allettamenti della vita mondana, soprattutto il
desiderio di gloria e la passione amorosa. La riflessione dell’autore sulle contraddizioni dell’animo umano
assume un carattere altamente problematico e non approda ad alcuna soluzione definitiva. Appartiene
invece al genere del trattato morale. L’opera, intitolata La vita solitaria, composta intorno al 1346. Petrarca
tenta qui di conciliare la cultura classica e la spiritualità cristiana ed esalta la solitudine come occasione per
praticare l’otium letterario. Lo studio dei classici e la pratica della poesia non rappresentano una distrazione
rispetto alla meditazione religiosa, ma costituiscono un primo passo per elevare l’animo umano verso la
perfezione cristiana. Intorno al 1353 Petrarca compone infine un trattato enciclopedico di argomento
morale, intitolato Rimedi per la buona e la cattiva sorte, nel quale vengono forniti consigli per risolvere i
problemi esistenziali comuni e per dominare le proprie emozioni attraverso l’uso della ragione.