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Francesco Petrarca T3 1

Pearson Italia S.p.A.


Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria
1. accidia: uno stato danimo a cui con-
corrono inerzia ed insoddisfazione, origi-
nate dalla delusione delle aspettative.
2. atra volutt: amaro compiacimento.
3. le macchine: da guerra. Segue una
lunga serie di metafore guerresche, a in-
dicare come il suo animo sia assediato
dallaccidia.
Francesco Petrarca dal Secretum, II
Una malattia interiore: laccidia
Il passo tratto dal II libro del dialogo, in cui Agostino passa in rassegna i sette peccati capitali, per cercare
di quali Francesco si sia macchiato. Si sofferma inne sul pi grave di tutti, laccidia, insistendo a svisce-
rarne lessenza e le origini con le sue implacabili domande.
AGOSTINO Ti domina una funesta malattia dellanimo, che i moderni hanno chiamato accidia
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e gli antichi aegritudo.
FRANCESCO Il nome solo di essa mi fa inorridire.
AGOSTINO Non me ne meraviglio, poich ne sei tormentato a lungo e gravemente.
FRANCESCO vero; e a ci saggiunge che mentre in tutte quante le passioni da cui sono
oppresso commisto un che di dolcezza, sia pur falsa, in questa tristezza invece tutto aspro,
doloroso e orrendo; e c aperta sempre la via alla disperazione e a tutto ci che sospinge
le anime infelici alla rovina. Aggiungi che delle altre passioni sofro tanto frequenti quanto
brevi e momentanei gli assalti; questo male invece mi prende talvolta cos tenacemente, da
tormentarmi nelle sue strette giorno e notte; e allora la mia giornata non ha pi per me luce
n vita, ma come notte dinferno e acerbissima morte. E tanto di lagrime e di dolori mi
pasco con non so quale atra volutt
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, che a malincuore (e questo si pu ben dire il supremo
colmo delle miserie!) me ne stacco.
AGOSTINO Conosci benissimo il tuo male; tosto ne conoscerai la cagione. Di dunque: che
che ti contrista tanto? il trascorrere dei beni temporali, o i dolori sici o qualche ofesa della
troppo avversa fortuna?
FRANCESCO Un solo qualsiasi di questi motivi non sarebbe per s abbastanza valido. Se fossi
messo alla prova in un cimento singolo, resisterei certamente; ma ora sono travolto da tutto
un loro esercito.
AGOSTINO Spiega pi particolarmente ci che ti assale.
FRANCESCO Ogni volta che mi inferta qualche ferita dalla fortuna, resisto impavido,
ricordando che spesso, bench da essa gravemente colpito, ne uscii vincitore. Se tosto essa
raddoppia il colpo, comincio un poco a vacillare; che se alle due percosse ne succedono una
terza e una quarta, allora sono costretto a ritirarmi non gi con fuga precipitosa ma passo
passo nella rocca della ragione. Ivi, se avviene che la fortuna mi si accanisca intorno con
tutta la sua schiera, e mi lanci addosso per espugnarmi le miserie della umana condizione e la
memoria dei passati afanni e il timore dei venturi, allora nalmente, battuto da ogni parte e
atterrito dalla congerie di tanti mali, levo lamenti. Di l sorge quel mio grave dolore: come ad
uno che sia circondato da innumerevoli nemici e a cui non si apra alcuno scampo n alcuna
speranza di clemenza n alcun conforto, ma ogni cosa lo minacci. Ecco, le macchine
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sono
drizzate, sotto terra i cunicoli sono scavati, gi oscillano le torri; le scale sono appoggiate
ai bastioni; sagganciano i ponti alle mura; il fuoco percorre le palizzate. Vedendo dogni
parte balenare le spade e minacciosi i volti nemici, e prevedendo prossimo leccidio, non
paventer esso e non pianger, posto che, se anche cessino questi pericoli, gi solo la perdita
della libert dolorosissima agli uomini eri?
AGOSTINO Bench tu abbia trascorso su tutto ci un poco confusamente, pure capisco che la
causa di tutti i tuoi mali unimpressione sbagliata che gi prostr e prostrer inniti altri.
Giudichi tu di star male?
FRANCESCO Anzi, pessimamente.
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AGOSTINO Per qual ragione?
FRANCESCO Non per una, certo, ma per innite.
AGOSTINO Tu fai come quelli che per qualsiasi anche lievissima ofesa tornano al ricordo dei
vecchi contrasti.
FRANCESCO Non in me piaga cos antica che abbia ad essere cancellata dalla dimenticanza;
le cose che mi tormentano sono tutte recenti. E ancor che col tempo qualche cosa si fosse
potuta sanare, la fortuna torna cos spesso a percuotere in quel punto, che nessuna cicatrice
pu mai saldare laperta piaga. Aggiungi laborrimento e il disprezzo dello stato umano
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; da
tutte queste cagioni oppresso, non mi riesce di non essere tristissimo. Non do importanza
che questa si chiami o aegritudo o accidia o come altrimenti vuoi. Siamo daccordo sulla
sostanza.
AGOSTINO Poich, a quanto veggo, il male ti si abbarbicato con profonde radici, non
baster averlo tolto via alla supercie, ch rispunterebbe rapidamente: bisogna strapparlo
radicalmente; ma sto incerto donde incominciare, tante sono le cose che mi trattengono.
Ma per agevolare lefetto dellopera col ben precisare, percorrer ogni singolo particolare.
Dimmi dunque: quale cosa ritieni per te precipuamente molesta?
FRANCESCO Tutto quanto primamente vedo, odo ed intendo.
AGOSTINO Perbacco, non ti piace nulla di nulla.
FRANCESCO O nulla o proprio poche cose.
AGOSTINO Speriamo almeno che ti piaccia ci che salutare! Ma che ti spiace di pi?
Rispondimi per favore.
FRANCESCO Ti ho gi risposto.
AGOSTINO Tutto ci caratteristico di quella che ho chiamata accidia. Tutte le cose tue ti
spiacciono.
Trad. it. di E. Carrara, in F. Petrarca, Prose, a cura di A. Bufano, G. Martelletti, P. G. Ricci,
E. Bianchi, Ricciardi, Milano-Napoli 1955
4. stato umano: lautore si sente limitato
dalla nitezza della vita umana e tale
consapevolezza suscita in lui un senso di
insoddisfazione.
ANALISI DEL TESTO
una delle pagine pi lucide dellopera. Qui Petrarca va a fondo nello scandagliare
essenza e manifestazioni del suo dissidio interiore, che assume le caratteristiche di
una vera e propria malattia. Alla base vi un desiderio che non riesce a individuare
un oggetto preciso e resta sempre inappagato e inquieto. Di qui nasce una forma di
inerzia morale, di languida debolezza del volere, che annulla ogni possibilit di scelta
e di azione, in quanto ogni oggetto rivela la sua vanit. Il desiderio inquieto perch
si accompagna alla coscienza del carattere effimero e vacuo dei beni terreni, della
precariet di tutte le cose, della miseria della condizione umana, che getta lanima
in una tristezza perenne, senza via di scampo. Eppure in questa sofferenza vi una
sorta di compiacimento, una certa qual volutt di soffrire: ed proprio questo che
impedisce a Petrarca di riscattarsi, e genera in lui come unaccettazione rassegnata
della propria natura.
Si visto il significato storico generale di questa malattia interiore, che non solo un
dato individuale e privato: linquieto inappagamento scaturisce dallaspirazione a con-
ferire alle cose terrene la dignit e leternit delle cose celesti, di conciliare umano e
divino. Aspirazione che fa gi presentire il clima rinascimentale, ma che Petrarca sente
ancora irrimediabilmente impossibile.
LINQUIE-
TUDINE
E LA
DEBOLEZZA
DEL VOLERE
IL
SIGNIFICATO
STORICO
DEL DISSIDIO
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Francesco Petrarca T3 3
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Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria
ATTIVIT SUL TESTO
COMPRENSIONE
1. In quali aspetti laccidia si distingue dalle altre passioni (riga 5) da cui Francesco oppresso?
2. In che senso le cose che tormentano Francesco sono tutte recenti (riga 45)?
ANALISI
3. Quali diversi ruoli assumono i personaggi di Agostino e di Petrarca in questo dialogo?
4. Rintraccia e spiega le metafore presenti nel testo.
5. Quale significato pregnante ha laggettivo salutare nel contesto del dialogo (riga 59)?
APPROFONDIMENTI
6. Metti a confronto il fastidio di tutto che caratterizza laccidia (righe 55-63) con latteggiamento di di-
sprezzo del mondo (contemptus mundi) tipico della mentalit ascetica medievale, mettendo in luce le
differenze. Rifletti quindi sui caratteri che rendono laccidia un segno della modernit di Petrarca.
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