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1. Il filo è uscito dal morsetto in seguito allo strappo o perchè la vite che lo fissava si è
allentata. Basta allora allentare ulteriormente la vite e reinserire il filo nel morsetto
rinserrando la vite stessa. Operazione semplice e veloce che richiede pochi minuti di
lavoro.
2. Il filo si è spezzato. In questo caso bisogna dedicare alla riparazione un po' più di
tempo e cura. Occorre infatti tagliare la parte di filo spezzata e sperare, per un piccolo
tratto, il cavetto incidendo in tondo con una forbice o una pinza spelafili la guaina
esterna di plastica; poi si sfila il pezzetto di rivestimento tagliato mettendo a nudo i
sottilissimi fili di rame interni (trefoli). Quindi prendendo tra l'indice e il pollice questi
fili, si attorcigliano così da farli restare perfettamente uniti, e si ripiega l'estremità del
trefolo su se stessa (per aumentarne il diametro e migliorare il contatto con la vite e la
relativa tenuta, una volta che il filo è stato inserito nel morsetto). L'operazione è quasi
finita: basta rimettere il filo a posto nel rispettivo morsetto e infilare la presa nella sua
scatola.
3. Uno dei fili, spezzandosi bruscamente, è rimasto troppo corto e insufficiente per essere
spelato e rimesso nel morsetto. In questo caso è opportuno predisporre un pezzettino di
filo (bastano pochi centimetri) della stessa sezione, saldandolo a stagno con quello
rotto e proteggendo la saldatura con un nastro isolante. In tal modo si ottiene un filo
nuovo e di giusta misura per essere ancorato alla presa senza difficoltà, nella maniera
già spiegata sopra. A questo punto la riparazione è terminata: si rimette la presa nella
sua scatola e la si fissa con le viti.
4. Responsabili del guasto non sono i fili interni, ma tutta la presa che, a causa magari di
un corto circuito, presenta le parti isolanti deteriorate. In questo caso occorre sostituirla
con una nuova; ma, prima di staccarla dai fili, è buona norma annotare su un foglietto
la disposizione di questi ultimi nella presa danneggiata, per poterli poi sistemare nello
stesso modo in quella nuova.
Quando il guasto interessa un interruttore a parete (che non si accende o non si spegne
più) l'operazione di ripristino è abbastanza simile a quella spiegata per la presa. Si tratta
cioè di estrarlo dalla scatola, agendo sulle due viti che lo tengono fissato, e constatare
quello che è successo. Se i cavetti in uscita dai tubi murati sono andati in corto o si sono
spezzati o presentano l'isolamento in cattivo stato, conviene asportare la parte avariata e
fare un collegamento con un pezzetto di cavo nuovo (bastano pochi centimetri) fissandolo
con una saldatura a stagno che va protetta con nastro isolante o con un tubetto isolante in
pvc di diametro adatto. Poi si spela l'estremità del filo nuovo e la si inserisce nel morsetto
dell'interruttore, rimettendo quest'ultimo nella sua scatola. Esiste, però, anche la
possibilità che il danno sia più serio e riguardi direttamente l'interruttore che non chiude o
non apre più il circuito: e questo si riscontra se i fili sono ben ancorati al morsetto e
quindi chiaramente non responsabili del guasto. L'intervento dovrà essere quindi più
radicale, con la sostituzione dell'interruttore: in tal caso sarà opportuno prendere tutte le
precauzioni già indicate per la riparazione della presa a parete.
ATTREZZI
È sufficiente aver a disposizione non molti attrezzi che, tuttavia, debbono essere specifici
per questo tipo di lavoro e avere i manici isolanti.
Cacciavite.
Ne servono almeno tre: uno di dimensioni medie, per fissare al muro prese, interruttori e
apparecchiaturr varie; uno a lama molto sottile e stretta per i collegamenti con i morsetti e
un cercafase, dotato di una piccola lampadina che si accende nel caso in cui la lama tocca
un filo sotto tensione. Attenzione, però: se la lampada si accende significa che nel filo
passa la corrente, ma non assicura di restare incolumi se si tocca il terminale.
Pinza.
Una di dimensioni medie e una a becchi piccoli. Come accessorio può essere molto utile
la pinza spelafili che serve a incidere la guaina isolante per scoprire i fili di rame prima di
collegarli tra loro o inserirli in un morsetto.
Altro.
Martello di tipo comune e di media taglia, nastro da elettricisti di tipo isolante e in pvc,
trapano a mano o elettrico per facilitare il lavoro quando si deve fissare al muro qualche
apparecchio, qualche metro di filo da 1,5 a 3 millimetri, due o tre file di mammut
(morsetti di congiunzione isolati) di varie dimensioni e adatti ai fili che si hanno in
dotazione, portalampade, interruttori, prese da muro, prese e spine volanti, fusibili.
OPERAZIONI
4. Se infine, nell'ipotesi più sfortunata, dopo aver fatto tutte le verifiche necessarie ci si
rende conto che il danno è in uno dei cablaggi interni (l'insieme dei fili di un impianto)
che, per usura o surriscaldamento, ha perso l'isolamento è meglio ricorrere
all'intervento dell'elettricista.
Sostituire un portalampada.
Succede spesso (soprattutto se si utilizzano lampadine di una certa potenza e le parti di un
portalampada sono in plastica) che il grande calore si trasmetta ai cavetti di alimentazione
fondendone la guaina isolante; in tal caso i fili, non più protetti, entrano in contatto tra
loro, provocando un cortocircuito che fa scattare l'automatico. È giocoforza, quindi,
sostituire il portalampada con uno nuovo, scegliendolo preferibilmente con il supporto
esterno e la ghiera in ceramica, assai più resistente al calore. Per smontarlo dal
lampadario, si svitano le parti che lo compongono (generalmente sono quattro) e si
raggiungono i fili interni, collegati per mezzo di morsetti a vite alla parte intermedia
isolante della ghiera. Si allentano tutte le viti (compresa quella che tiene il portalampada
fissato al cordone e che si trova sulla boccola filettata superiore della calotta), in modo da
poter estrarre completamente il portalampada avariato. Quindi si elimina con una forbice
o una pinza il tratto di filo bruciato, si infila il cavo del lampadario o della lampadina
nella calotta del portalampada nuovo e si ripristinano i collegamenti: si spelano cioè i fili,
facendo un anellino nel trefolo di rame e inserendolo nella vite che lo tiene fissato alla
ghiera isolante. Si riavvitano le varie parti del portalampade nuovo e il lavoro è fatto.