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Lezione 5 del 13-10-2020

Colore dei cavi

La norma CEI UNEL 00722 (Identificazione delle anime dei cavi- ed.2002) fissa i colori
distintivi delle anime dei cavi multipolari aventi Uo/U ≤ 0,6/1 kV; essa prescrive i colori marrone
e nero per le fasi, blu chiaro per il neutro e giallo-verde per i conduttori di protezione.
Il conduttore, non in tensione, che collega le parti metalliche non in tensione degli
elettrodomestici e dell’impianto a terra, si deve utilizzare un conduttore con isolamento
giallo-verde.
Il conduttore unipolare, una sola anima + l’isolamento principale, con la colorazione
giallo-verde rappresenta un conduttore di protezione. E’ vietato usare questo tipo di cavi con
questa colorazione per tutti gli altri tipi di conduttori ( conduttori per la fase e conduttori per il
neutro). Quest’ultimo aspetto è fondamentale rispettarlo, in quanto il conduttore di protezione
ha un potenziale fissato a 0 V. Infatti nelle normali condizioni di esercizio, in assenza di gusto, il
conduttore di protezione è un conduttore scarico, ha potenziale nullo e può essere toccato senza
incorrere ad alcun pericolo. Usare questo tipo di colorazione ( giallo-verde) per qualsiasi altro
conduttore che non sia il conduttore P.E implica mettere in pericolo la vita delle persone.
L’immagine sotto raffigura una tipologia di colorazione per cavi di protezione usati solo per cavi
unipolari.

Nel caso in cui abbiamo cavi provvisti di guaina isolante, la colorazione di questi ultimi cambia.
E’ un cavo unipolare che presenta sempre un’anima conduttrice con il suo isolamento
principale, ma in più, a differenza del caso precedente, presenta una guaina isolante. In questo
caso la guiana protettiva esterna è sempre di un colore che è nero (Polietilene PE) o di colore
grigio (PVC). Come faccio a capire se questo cavo, è un cavo di protezione ? Attorno allo strato
di rivestimento protettivo ( nero/grigio), viene avvolto un nastro di colore (giallo-verde).

Esiste una tipologia di sistema di alimentazione, chiamata “ Sistema TN”, in cui il conduttore di
neutro e il conduttore di protezione possono essere un unico conduttore. Quindi il neutro può
fungere da conduttore di protezione, significa che il neutro viene collegato a terra localmente e
assume in assenza di guasto il potenziale del terreno. In questo caso il conduttore viene detto
“PEN” ( Conduttore di protezione/neutro). Anche in questo caso, questo cavo si distingue dagli
altri a seconda del tipo di colorazione. Visto che si tratta di un conduttore di neutro, si utilizza
un cavo con isolamento blu chiaro; ma essendo anche un conduttore di protezione è necessario
utilizzare la fascetta giallo-verde. Viceversa si potrebbe utilizzare, al fine di individuare un
conduttore “PEN”, un conduttore con isolamento giallo-verde ma con una fascetta azzurra.

Per quanto riguarda il conduttore di neutro la norma CEI UNEL 00722, prescrive che il colore
da utilizzare nel caso di un semplice cavo unipolare con solo isolamento principale è il blu
chiaro. Se invece questo è provvisto anche di guaina protettiva esterna, viene individuato come
un cavo ( nero/grigio) con una fascetta blu chiara.

Cavi per la media tensione

Mentre i cavi per la bassa tensione (vedi lezione 4) sono principalmente realizzati in rame
oppure in alluminio con isolamento in PVC o EPR e con guaina principalmente isolante
realizzata in PE o PVC. In media tensione i cavi hanno sempre un’ anima metallica in rame o in
alluminio e possono essere isolati:
● in gomma o in materiale termoplastico;
● carta impregnata di miscela (oli isolanti).

Gli isolanti più utilizzati in media tensione sono la gomma entilenpropilenica (EPR) e il
polietilene reticolato (XLPE). Questi cavi hanno sostituito quella che in passato era utilizzata in
bassa tensione, la gomma butilica.
Sopra i 3,6 KV di “Un” tra il conduttore e l’isolante si interpone un sottile nastro
semiconduttore, schermo, che ha la funzione di rendere il campo elettrico all’interno del
conduttore uniforme, evitando delle scariche elettriche parziali nei vuoti d’aria presenti per
difetti costruttivi del materiale isolante.
Per lo stesso motivo viene messo un ulteriore strato di schermo tra l’isolamento principale e la
guaina protettiva.
La guaina protettiva per i cavi in MT è solitamente in PVC.

Un cavo classico utilizzato utilizzato in MT è l’ “RG7H1R”, viene sostanzialmente utilizzato


nella maggior parte degli impianti in MT. Sono cavi che hanno un’anima in corda rigida
indicato dalla lettera “R”, sono isolati in gomma G7 ad alto modulo, con schermatura “H1”a
fili e guaina in PVC indicati dalla lettera “R” (vedi la tabella della norma CEI UNEL 35001,V2).
Oggi se esistessero i cavi per la MT conformi al regolamento CPR, diventerebbe “RG16H1R16”.
Il cavo “RG7H1R” viene sempre designato con la sua tensione d’isolamento Uo/U. Ad esempio
per un sistema in MT a 20 KV, dovrò utilizzare un cavo “RG7H1R” a 12/20 kV.

Un altro cavo usato per la media tensione è l’”ARE4H1R”. Questo cavo presenta un’anima in
alluminio “A” in corda rigida ”R”, con isolamento polietilene reticolato “E4”, con schermo in
fili o nastri “H1”e una guaina in PVC “R”. Anche questo cavo è legato alla sua tensione
nominale d’isolamento. Inoltre è adatto per il trasporto di energia tra le cabine di
trasformazione ed ammessa anche la posa interrata.

Sotto è riportata la struttura di un cavo che viene usato oggi da ENEL per le linee aeree in cavo.
E’ un cavo tripolare ad elica visibile, che viene realizzato con isolamento in polietilene reticolato
(XLPE) o con gomma etilenpropilenica (HEPR) che presenta una corda d’acciaio portante (1)
che sostiene il cavo.

Perché il cavo tripolare viene avvolto ad elica ? Da un lato viene utilizzata questa soluzione per
evitare che il conduttore cada, quindi è un modo per renderlo solidale alla corda d’acciaio.
L’altro motivo è che, avvolgendo il cavo ad elica, si dimostra che il cavo è meno sollecitato ai
campi elettromagnetici esterni (in particolare quelli dovuti alle fulminazioni).

Quando si usa un cavo multipolare avvolto ad elica, si capisce perché nella sigla del cavo, oltre al
codice alfanumerico identificativo del cavo, è presente una “X”finale. Quindi ad esempio se
abbiamo un “RG7H1RX”, questo è un cavo RG7H1R ma realizzato con struttura tripolare ad
elica.

Cavi in carta impregnata di miscela per MT


Tutti i cavi che abbiamo visto fino ad ora avevano uno strato di isolante in gomma
etilenpropilenica (HEPR) o polietilene reticolato (XLPE), in realtà in MT ma anche in AT si
utilizzano dei cavi che presentano un isolamento con carta impregnata di una particolare
miscela isolante. Si avvolge attorno all’anima del cavo, un nastro di una carta, resistente alla
trazione, che viene imbevuta in una miscela isolante. Lo spessore della carta sarà proporzionale
al livello di isolamento.
Il problema dei cavi in carta impregnata è che ogni qualvolta si ha una miscela isolante al suo
interno, essendo soggetta all’azione della gravità, tende ad andare verso il basso. Andando verso
il basso, si ha un accumulo di questa sostanza alla base del tratto di cavo mentre man mano che
ci si sposta verso l’alto si ha un impoverimento di miscela di isolante. Questo fenomeno, fa sì che
la parte meno impregnata di sostanza isolante risulti più debole da un punto di vista di
isolamento; può non essere più in grado di tenere la tensione nominale del sistema. Quindi il
problema dei cavi in carta impregnata è la posa, che deve essere il più possibile orizzontale
proprio per garantire una uniformità della miscela isolante all’interno del cavo.

Analisi termica dei cavi

Andiamo ad analizzare il comportamento termico dei cavi, in particolare andiamo a vedere


come si comporta un cavo per quanto riguarda gli scambi termici con l’ambiente circostante
quando lavora a regime. Perché è importante capire il comportamento termico di un cavo ? Per
la portata di una cavo. Per “portata” si intende il massimo valore di corrente che può essere
trasportata da un cavo per un tempo indefinito senza che si superi una temperatura detta
“temperatura di servizio”. Questa temperatura di servizio rappresenta la massima temperatura
a cui il cavo può lavorare, senza che la sua vita utile si riduca eccessivamente ( al di sotto di un
intervallo di 20/30 anni). Perché la vita utile è legata alla sua temperatura di servizio?
Ricordiamo che un cavo è costituito nella sua configurazione più semplice da un’anima e da un
isolamento principale. Quando si parla di temperatura, ci viene in mente, per quanto riguarda il
conduttore, che se si superano i 100°C può avvenire il “processo di ricottura”. Finché siamo in
una linea aerea la ricottura è un fenomeno assolutamente da evitare, perché sappiamo che
determina una forte riduzione del carico di rottura del conduttore; ma quando siamo in una
linea in cavo, il carico di rottura passa in secondo piano perché il cavo è sorretto da altri
elementi (basta ad esempio pensare al cavo multipolare ad elica visibile per le linee elettriche in
cavo aeree, sorretto da una fune in corda d’acciaio di supporto). La temperatura non ha a che
fare con il comportamento dell’anima del cavo, ma deve essere guardata in relazione alla vita
dell’isolante. L’isolante, sia che viene realizzato con materiali termoplastici o in gomma, ha una
vita espressa con un tempo t che varia secondo una legge, detta “Legge di Arrhenius”:

dove:
c1 e c2 → sono due costanti tipiche del materiale isolante
Ө → Temperatura di lavoro in gradi centigradi
273 → Riporta il valore di temperatura in gradi Kelvin

La vita del materiale isolante è funzione di alcune caratteristiche del materiale stesso (c1 e c2) e
della temperatura di lavoro (°C). Questo vuol dire che secondo questa legge, all’aumentare della
temperatura di lavoro allora il materiale ha un tempo di vita che varia secondo una legge
lineare con pendenza negativa.
Maggiore è la temperatura a cui il materiale si trova a lavorare, minore sarà il suo tempo di
vita; più velocemente il materiale si ossiderà perdendo le sue caratteristiche isolanti.
Qual'è un tempo di vita accettabile per un cavo elettrico? Un tempo di vita accettabile per un
cavo elettrico è normalmente il tempo che tendiamo ad accettare per l’intero impianto elettrico
(ovvero tra i 20 e i 30 anni). Questo vuol dire che noto il materiale ( e quindi c1 e c2) e la curva
termica della vita di un isolante, fissato un tempo di vita pari a 30 anni è possibile per ogni
isolante trovare una temperatura massima di servizio indicata “Өs” in corrispondenza del
tempo di vita di progetto “tp”.
Questo ci fa capire perché è importante studiare il comportamento termico dei cavi. Per fare ciò,
partiamo innanzitutto con il definire il nostro sistema di studio ovvero il cavo. Questo cavo lo
possiamo rappresentare come un elemento cilindrico di lunghezza l e sezione s, supponendo che
la sezione totale del cavo sia pari a quella dell'anima (ipotesi semplificativa). Per analizzare il
comportamento termico di questo cavo, possiamo metterci in due diverse condizioni:

● Condizione di funzionamento a regime;


● Condizione di funzionamento transitorio.

Inizialmente supponiamo di considerare solamente la condizione di funzionamento a regime. A


regime significa che il cavo ha raggiunto una certa temperatura chiamata “Өc” e che questa
temperatura si mantiene costante, all’esterno del cavo avremo un ambiente che si troverà ad
una temperatura “Өa”. Se il cavo ha raggiunto una temperatura costante, vuol dire che né si
riscalda né si raffredda. Immaginiamo che il cavo sia percorso da una corrente I all'interno di
un circuito elettrico, da un punto di vista termico questo cavo sviluppa una potenza per effetto
2
Joule (𝑃𝑗 = 𝑅 × 𝐼 ). Ora se in presenza di questa potenza termica, il cavo né si riscalda né si
raffredda, ma sta ad una temperatura costante “Өc”, vuol dire che tutta questa potenza viene
dissipata nell’ambiente ( 𝑃𝑗 = 𝑃𝑠 = ℎ · 𝑆𝑐 · (θ𝑐 − θ𝑎))

dove:
Pj → Potenza per effetto Joule;
Ps →Potenza scambiata nell’ambiente;
Sc → Superficie di scambio termico;
h → Coefficiente di scambio termico.

Tutta la potenza termica prodotta per effetto Joule viene scambiata con l’ambiente circostante a
temperatura“Өa”e non contribuisce a modificare la temperatura del cavo. Siamo in una
condizione di funzionamento a regime termico.
Andiamo ad esplicitare maggiormente le due espressione sopra menzionate:

2 2
𝑃𝑗 = 𝑅 · 𝐼 = ρ · (𝐿/𝑠) · 𝐼 = ℎ · 𝑆𝑐 · (θ𝑐 − θ𝑎) = ℎ · (𝐿 · 2π𝑟) · (θ𝑐 − θ𝑎)

con 𝑆𝑐 che rappresenta la superficie laterale del cavo

Semplificando ambo i membri per L e sapendo che la sezione s è pari al quadrato del raggio r
per π , l’espressione ottenuta può essere così riscritta:

2 2 3
ρ · 𝐼 = 2π 𝑟 · (θ𝑐 − θ𝑎)

Perché è importante questa relazione? Perché a regime termico, quando il cavo ha raggiunto
una temperatura di equilibrio, mette in relazione la corrente che percorre il cavo con la
temperatura che assume. In particolare, possiamo scrivere che la corrente I è legata alla
temperatura “Өc” secondo questa espressione:

2 3
2π 𝑟
𝐼 = ρ
· ℎ · (θ𝑐 − θ𝑎)
Si comprende che maggiore è la corrente I maggiore è la temperatura del cavo. Se fisso come
temperatura limite di funzionamento del cavo “Өc”, quindi pari alla massima temperatura di
servizio “Өs”; ovvero quella temperatura oltre la quale la vita utile dell’isolante scende al di
sotto della vita desiderata (20-30 anni). Allora quando Өc=Өs, la corrente I che attraverso il
cavo, è la massima corrente che possiamo ammettere per quel cavo in regime termico per un
tempo indefinito.

2 3
2π 𝑟
𝐼𝑍 = ρ
· ℎ · (θ𝑠 − θ𝑎)

Questo valore massimo di corrente rappresenta la “portata del cavo”.


La portata del cavo Iz è funzione di alcuni parametri, quali:

● Өa Temperatura dell’ambiente;
● Өs Temperatura massima di servizio;
● s Sezione del cavo;
● ρ Resistività del materiale;
● h che dipende dalle condizioni di posa.
Quindi, ricapitolando, la portata rappresenta la massima corrente che può fluire in regime
permanente (con servizio continuativo) attraverso il cavo in determinate condizioni di posa e
senza che la temperatura superi la massima temperatura di servizio “Өs”.

Ragionando sull’espressione della portata, vediamo come questa varia in funzione degli altri
parametri sotto la radice quadrata.

ρ in funzione di 𝐼𝑍
Innanzitutto supponiamo di avere due cavi identici, per quanto riguarda il materiale isolante
(ad esempio isolato in PVC o in gomma EPR) con la stessa la sezione s, inoltre sono posati nelle
stesse identiche condizioni di posa (quindi il coefficiente di scambio termico h è identico) e la
temperatura ambiente è la stessa. Però i due cavi presentano una resistività ρ diversa: il primo è
un cavo in rame, il secondo in alluminio ( ρ𝑐𝑢 < ρ𝐴𝑙 ).
La portata del cavo in rame, rispetto alla portata del cavo in alluminio, è maggiore o minore ?
Se la resistività del rame è minore della resistività dell’alluminio, a parità di sezione s, la portata
del rame sarà maggiore della portata dell’alluminio.
D’altra parte se ci riflettiamo, il rame presenta una resistività più bassa rispetto a quella
dell'alluminio e dissipa meno potenza per effetto Joule; quindi può trasportare più corrente a
parità di potenza dissipabile.

Өa in funzione di 𝐼𝑍
Altra considerazione, supponiamo di avere stavolta un solo cavo in rame di sezione s con ρ ed r
noti posato in un ambiente con temperatura “Өa”molto variabile (nell'ipotesi che la
temperatura estiva sia di molto superiore a quella invernale) . Cosa succede alla portata di
questo cavo ? La portata estiva dello stesso cavo sarà di molto inferiore della portata dello stesso
cavo in inverno. In una situazione di questo genere, quale portata devo considerare ? Devo
considerare le condizioni di funzionamento peggiori per il mio cavo, in estate il cavo porta meno
corrente, quindi devo considerare la portata del cavo in estate. Infatti mi interessa che il cavo
funzioni bene nelle condizioni più estreme, nel dimensionamento dei cavi andiamo a considerare
le condizioni di funzionamento estreme (forti escursioni di temperatura). Quindi se abbiamo
una forte escursione termica, dobbiamo andare a considerare il cavo alla massima temperatura
ambiente “Өa”.

h in funzione di 𝐼𝑍
Ora immaginiamo sempre lo stesso cavo di rame, che transita prima sotto terra (trovandosi
sotto un metro di strato di roccia) e dopodichè fuoriesce da questa roccia e viene posato in aria.
Il cavo presenta sempre le stesse caratteristiche viste in precedenza ( stessa ρ, s, Өs ), ma
cambia la temperatura ambiente (𝑇𝐴(𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎) < 𝑇𝐴(𝑎𝑟𝑖𝑎) ) e il coefficiente di scambio termico h.
Supponiamo, in questo caso, che la temperatura ambiente rimanga inalterata e consideriamo
l’unico parametro variabile h. Quindi h varia nelle due differenti condizioni di prova; in
particolare per il cavo interrato ℎ𝑖𝑛𝑡 risulta minore rispetto a quello in posa aerea ℎ𝑎𝑒𝑟 ( perchè
dipende dalla capacità di calore scambiabile con l’ambiente circostante), in posa interrata il
cavo ha una capacità inferiore di scambiare calore con l’ambiente che lo circonda di
conseguenza presenta un coefficiente h più basso rispetto a quello in posa aerea.
Ogni qualvolta si faranno delle valutazioni di progetto o di verifica dovremmo valutare tutti
questi parametri. Ovvero:
1. Che tipo di materiale isolante è stato utilizzato, perché da questo dipende la
temperatura di servizio;
2. Qual’é la sezione del cavo ? La portata dipende dal raggio della sezione al cubo;
3. Di che materiale è composta l’anima del cavo ? In relazione a questo posso capire la
resistività del materiale;
4. La temperatura ambiente;
5. Le condizioni di posa.

IMPORTANTE:
Il cavo con isolamento principale in termoplastica (PVC) presenta una temperatura massima di
servizio pari a 70°C, mentre il cavo in gomma (EPR) una temperatura di 90°C. Di conseguenza
la portata del cavo in PVC è minore rispetto alla portata del cavo in EPR, questo perché la
portata è direttamente proporzionale alla massima temperatura di servizio.

Tipi di posa

I tipi di posa che possiamo avere per le linee elettriche in cavo sono standardizzate, queste pose
sono ben definite sia nella norma CEI 64-8 per la BT sia nella norma CEI 11-17 per la MT. Il
cavo deve essere posato in uno dei modi indicati dalle norme

Per esempio in figura possiamo notare i cavi multipolari o unipolari con guaina sospesi a funi.
In questo caso avremo una fune in corda d’acciaio che tramite delle fascette sostiene i cavi in
questione, sia che si tratti di cavi unipolari che di cavi multipolari. Attenzione però alle
specifiche suggerite dalla norma, sono cavi con guaina, non si può usare la stessa posa per cavi
senza guaina. Il tipo di posa deve rispettare quanto prescritto dalla norma.

Per determinare il coefficiente h dobbiamo determinare il tipo di posa, non posso adottare una
posa qualsiasi ma queste sono standardizzate secondo le due norme. Sulla base del tipo di posa e
del tipo di isolamento, vengono poi definite delle tabelle dalla norma CEI UNEL 35024 e 35026
che ci forniscono i valori di portata per i cavi. Questi valori di portata dipendono, come
abbiamo visto, da tanti fattori. Le norme ci forniscono il dato di portata del cavo, solo per
alcune specifiche condizioni di posa dette “condizioni standard” e poi dei valori correttivi che
serviranno a passare dalle tabelle di condizione di posa standard ai valori di portata presenti
nelle tabelle delle condizioni reali di esercizio.

Prendiamo ad esempio la formula per calcolare la portata di cavo posato in aria. Per un cavo
posato in aria, devo fare riferimento alla norma CEI UNEL 35024. Analizziamo la seguente
formula.
Supponiamo di conoscere la sezione s, la tipologia di materiale ρ e la temperatura di servizio Өs
( il tipo di isolante). In queste condizioni la portata 𝐼𝑍 , visto che questi parametri sono noti e
non cambiano, è funzione della temperatura ambiente “Өa” e del coefficiente h. La CEI UNEL
35024 ci dovrebbe dare tante tabelle quante sono le possibili temperature di lavoro del cavo e
delle possibili condizioni di posa, ma si capisce che si otterrebbero un numero cospicuo di
tabelle. La norma risolve il problema, definendo una portata 𝐼𝑂 per condizioni di
funzionamento standard. Questa portata 𝐼𝑂 per cavi in posa aerea si riferisce a una temperatura
ambiente di 30°C, a questo punto la norma per le diverse condizioni di prova ci fornisce il valore
della portata normalizzata ad una temperatura “Өa” di 30°C.
Ma se la temperatura ambiente in cui andrò ad installare il cavo è diversa da 30 °C, ad
esempio 40°C, come faccio a calcolare la portata del cavo per ciascuna condizione di posa ?

1°fattore di correzione:
La norma dice che la portata ,a una temperatura “Өa” diversa da 30°C, è pari alla portata 𝐼𝑂
per un coefficiente 𝐾1 . Questo coefficiente correttivo, viene tabellato e consente di passare dalla
portata in condizioni standard di 30°C alla portata in condizioni reali di lavoro.

2°fattore di correzione:
La suddetta formula presenta inoltre un secondo fattore di correzione, chiamato 𝐾2. Questo
fattore di correzione viene usato, quando si deve tener conto di più circuiti installati in fascio o
strato. Perché ? Fino ad ora abbiamo considerato il caso di un solo conduttore che per effetto
del passaggio della corrente genera una potenza dissipabile per effetto Joule che viene
scambiata con l’ambiente circostante in sistema completamente isolato. Ma questo conduttore
potrebbe trovarsi in presenza di altri conduttori che costituiscono a loro volta altri circuiti
elettrici. Visto che la tabella della norma CEI UNEL 35024 ci fornisce la portata del cavo in
condizioni standard ma di un solo circuito, abbiamo visto che tramite il 1° fattore correttivo
siamo riusciti a correggere la portata del cavo alla temperatura di posa, ci serve un 2° fattore di
correzione che tiene conto della presenza di n°circuiti raggruppati.

Quando detto, viene trascritto in formula per il calcolo della portata in posa aerea:
Quando ci troviamo in presenza di cavi con posa interrata, la portata va corretta tenendo conto
di 4 fattori di correzione. Nel caso di posa interrata la portata del cavo viene dimensionata
tenendo conto della tabella per condizioni di posa standard relativa alla norma CEI UNEL
35026. Attenzione però, nel caso di posa interrata si assume come temperatura ambiente
standard non più 30 °C ma 20 °C. Di seguito si riporta la formula per il calcolo della portata
per cavi per posa interrata:

Esercizio
Supponiamo di avere un cavo interrato multipolare, isolato in EPR che presenta una sezione di
50 mm^2. Questo cavo è interrato con una profondità di interramento pari a ℎ𝑝= 1 m a una
temperatura ambiente di 25°C ( temperatura del terreno),si conosce la resistività termica del
terreno pari a 2 W*m/K. Inoltre si considera che il numero di circuiti raggruppati è pari ad 1.

SVOLGIMENTO
Con riferimento alla tabella della norma CEI UNEL 35026, si calcola la portata 𝐼𝑂 del cavo per
posa interrata relativa alla modalità di installazione in condizione standard. Dalla tabella,
guardando la sezione per il tipo di posa del cavo “ Cavi multipolari in tubo interrato”, si evince
che per un sistema trifase con sezione di 50 mm^2 la portata 𝐼𝑂 per ciascun cavo è di 141 A.
Ora teniamo conto dei fattori correttivi, sapendo che il cavo è interrato ad una altezza di posa
da terra pari a 1 m e la resistività termica del terreno pari a 2 K*m/W con temperatura
ambiente di 25°C.
Fattore di correzione 𝐾1 :

Essendo che il cavo è isolato in EPR, il coefficiente vale 0,96.


Il fattore 𝐾2 è pari ad uno, perché dal testo ci viene indicato che non ci sono altri circuiti
raggruppati; altrimenti nel caso ci fossero stati gruppi di più circuiti installati nello stesso piano
di posa, questo coefficiente avrebbe assunto un valore diverso da 1.

Fattore di correzione 𝐾3 :

Il coefficiente di correzione 𝐾3 è pari a 0,98

Fattore di correzione 𝐾4 :

Il coefficiente di correzione 𝐾4 è pari a 0,91


Fatto ciò applichiamo la formula per il calcolo della portata per posa interrata, che tiene conto
dei fattori correttivi:

𝐼𝑍 = 𝐼0 × 𝐾1 × 𝐾2 × 𝐾3 × 𝐾4 = 120, 71 𝐴

FINE ESERCIZIO.

Ipotesi di calcolo

Tutto quello che abbiamo detto vale nel caso di ipotesi ben precise, le ipotesi sono:
● La presenza di un sistema trifase perfettamente equilibrato, quindi circola all’interno
dei cavi una terna di correnti che hanno stesso modulo e sfasate di 120° ( in caso di lievi
squilibri il sistema si considera ancora equilibrato ma si fa riferimento alla corrente
della fase più carica ; in caso di forti squilibri, tutte le ipotesi abbiamo fatto fino ad ora
non sono sufficienti a calcolare la portata del cavo in modo corretto e si deve fare
riferimento a un calcolo termico ad hoc che è oggetto di norme diverse);
● Siamo in assenza di armoniche, quindi le correnti presentano un andamento
perfettamente sinusoidale nel tempo (quindi in assenza di armoniche, non circolano
correnti sul neutro nei sistemi trifase);
● Tutte le portate si riferiscono alle temperatura massima di esercizio;
● Le formule delle portate che abbiamo visto valgono solo per conduttori in rame ( nel
caso di conduttori di alluminio moltiplicare per 0,78 le portate ottenute per il rame).

Cavi posti nello stesso cavidotto

Abbiamo solamente accennato alla possibilità di avere più circuiti all’interno di uno stesso
cavidotto. Che vuol dire che abbiamo più circuiti all’interno dello stesso cavidotto? Ogni
circuito produce calore e influenza allo scambio termico dell’altro, ma questo avviene sempre
oppure ci sono delle condizioni in cui considerare i circuiti termicamente indipendenti. In
generale, dobbiamo innanzitutto distinguere le due modalità in cui i cavi sono disposti
all’interno di un cavidotto: in strato o in fascio.
Gli strati sono gruppi di cavi che vengono affiancati, disposti orizzontalmente o verticalmente e
distanziati oppure no.
Tutte le altre modalità di posa in cui i cavi non sono affiancati e non sono neanche distanziati, si
dicono a fascio

Cavi posti in strati Cavi posti in fascio

Nella prima immagine i cavi sono disposti affiancati in orizzontale e non distanziati, mentre
nella seconda immagine i cavi sono disposti in modo irregolare (non affiancati) e non distanziati.
Nelle disposizioni a fascio i circuiti non sono mai termicamente indipendenti, proprio perchè
non è presente una distanza fisica che separa un conduttore all’altro.
Nelle disposizioni a strato possiamo avere l’indipendenza termica dei due circuiti, quando i due
circuiti si trovano a una distanza che è maggiore di due volte il diametro del conduttore più
grande ( 𝑑 > 2 𝑑2 )

In questo caso possiamo dire che lo scambio termico del 1° conduttore non influenza lo scambio
termico del 2° conduttore.
Se invece gli strati i cavi sono disposti in doppio strato con due passerelle una sopra l’altra, le
due passerelle sono indipendenti se la distanza è maggiore di 30 cm
Quindi quando la distanza è valutata in orizzontale, perché i due circuiti siano termicamente
indipendenti è necessario che la distanza fra di essi sia maggiore del doppio del diametro del
cavo più grande.
Se la distanza è valutata in verticale, perché i due strati di cavi siano indipendenti è necessario
che ci sia tra loro una distanza maggiore di 30 cm.

Fascio o strato in cui sono presenti cavi con diversa temperatura ammissibile
Ma cosa succede quando all’interno di uno stesso fascio o di uno strato ho conduttori isolati in
PVC e in EPR. In generale è preferibile usare condutture diverse per i cavi in PVC e per i cavi
in EPR, quindi si cerca di far transitare nello stesso canale cavi isolati con materiali diversi (
perché si ricorda che nel caso del PVC la temperatura di servizio è di 70 °C, mentre per l’EPR è
di 90 °C). Però quando questo non è possibile, devo trattare il cavo con temperatura di servizio
più elevata come se fosse un cavo con prestazioni minori. Nel caso specifico devo trattare il cavo
in EPR come se fosse un cavo in PVC, viene declassato. Quindi per un cavo in EPR, nel caso
specifico, devo considerare la portata del cavo con isolamento in PVC per una data sezione. Ad
esempio per un sistema trifase con una sezione di 16 mm^2 per cavo, ottengo una portata di 74
A con materiale in PVC e 85 A con materiale in EPR. Ci sono sono 11 A di differenza, in un
sistema trifase di 400V, perdo la possibilità di trasportare 7.6 KW di potenza.

Fascio o strato in cui sono presenti cavi della medesima tipologia ma di sezioni diverse

Bisogna anche tener conto del limite del fattore 𝐾2 ,che ricordiamo viene utilizzato per tener
conto del raggruppamento di più circuiti elettrici. Questo fattore può essere utilizzato solo in
un'ipotesi ben specifica. In particolare si adotta questo fattore correttivo se le sezioni
raggruppate in strato o in fascio si trovano all’interno di tre sezioni adiacenti unificate. Le
sezioni unificate, sono sezioni stabilite dalle norme CEI con l’obiettivo di venire in contro ai
costruttori di cavi. Il fattore 𝐾2 vale solamente se i conduttori in fascio o in strato si trovano
all’interno di sezioni adiacenti unificate. Ad esempio le sezioni 35,50,70 mm^2 o le sezioni
120,150,185 mm^2 sono sezioni unificate adiacenti.

Quindi se ho un piano di posa, ad esempio una passerella in cui è posato un gruppo di più
circuiti elettrici ciascuno con una propria sezione unificata; un primo circuito con conduttori di
sezione 35mm^2, un secondo con sezione da 50 mm^2 ed infine un terzo con sezione di 70
mm^2, allora posso usare questo coefficiente correttivo. In caso contrario, se le sezioni non sono
comprese entro tre sezioni adiacenti unificate, ad esempio con circuiti di sezione 1, 2.5 e 6
mm^2, il coefficiente 𝐾2 tabellato come prescritto dalla norma CEI UNEL 35026 non può essere
utilizzato; ma si deve calcolare secondo la seguente espressione:

1
𝐾2 =
𝑛

con n = numero di circuiti contenuti nel fascio o nello strato.

CEI UNEL 35027


La norma CEI UNEL 35027 fornisce le portate dei cavi per la MT (da 1 KV a 30KV) in
relazione alla tipologia dei cavi e alle modalità di posa.
Un’altra tabella che useremo durante il coro è la tabella UNEL 35023-70, che ci fornisce per
ciascuna tipologia di cavo (unipolare o multipolare) il valore di resistenza ,alla temperatura
ambiente di 20°C, e di reattanza longitudinale.

Valori approssimativi di reattanza longitudinale


Per le linee in cavo:

𝑋 = 0. 1 𝑂ℎ𝑚/𝐾𝑚 (Reattanza induttiva longitudinale)

Per le linee aeree:

𝑋 = 0. 3 − 0. 4 𝑂ℎ𝑚/𝐾𝑚 (Reattanza induttiva longitudinale)

Sistemi trifase
Immaginiamo di rappresentare un sistema trifase come un generatore trifase sinusoidale,
costituito da tre generatori monofase di tensione stellata 𝐸1 , 𝐸2 e 𝐸3 collegati ,tramite una linea
di impedenza trascurabile, ad un carico trifase caratterizzato a sua volta da tre impedenze. Il
centro stella dei generatori si indica con “O” , mentre il centro stella delle impedenze lo
chiamiamo “O’” (vedi figura 5.1). Immaginiamo che le tre impedenze siano uguali pari a 𝑍. Per
quanto riguarda i generatori, scriveremo che:

𝑗0°
𝐸1 = 𝐸 · 𝑒
−𝑗120°
𝐸2 = 𝐸 · 𝑒
−𝑗240°
𝐸3 = 𝐸 · 𝑒
Siamo in presenza di una terna di tensioni simmetrica e diretta (vedi figura 5.2). Che vuol dire ?
Questo generatore trifase può essere rappresentato da una terna di fasori 𝐸1 , 𝐸2 e 𝐸3. Con
riferimento ad un piano cartesiano:
● il fasore 𝐸1 presenta modulo 𝐸 e forma con l’asse reale un angolo di 0°;
● il fasore 𝐸2 presenta modulo 𝐸 e forma con l’asse reale un angolo di -120°;
● il fasore 𝐸3 presenta modulo 𝐸 e forma con l’asse reale un angolo di -240°.

Allora la terna si dice simmetrica, perché i fasori hanno lo stesso modulo e sono sfasati di 120°
l’uno rispetto all’altro. La terna, invece, si dice diretta perchè se faccio ruotare intorno al punto
O (origine della terna di fasori) la terna in senso antiorario, vedo succedersi nell’ordine orario i
fasori 𝐸1 , 𝐸2 e 𝐸3 .

Se invece la terna è sempre simmetrica ma anziché essere diretta è inversa (vedi figura 5.3);
perchè vedo la successione dei fasori 𝐸1 , 𝐸2 e 𝐸3 facendo ruotare la terna in senso antiorario.

Nello studio degli impianti, si suppone sempre una terna di tensioni simmetriche e dirette.
Siamo quindi nel caso di un sistema trifase, in cui i generatori sono costituiti da una terna di
tensioni simmetrica e diretta mentre il carico è costituito da 3 impedenze uguali ( carico
equilibrato). Vediamo che succede nel caso di un carico equilibrato in presenza di una terna
simmetrica e diretta (vedi figura 5.4). Applichiamo la legge di Kirchhoff alle maglie. Partendo
dal nodo “O” ,muovendosi in senso orario, consideriamo la 1° maglia e si suppone che sia
attraversata dalla corrente 𝐼1, non ci sono cadute di tensione lungo la linea ed inoltre si
considera la tensione 𝑉𝑂'𝑂 tra il centro stella “O’” del carico trifase e quello del generatore
trifase “O”.
Stesse considerazioni valgono per la 2° e la 3° maglia.

Legge di Kirchhoff per la 1°maglia:


𝐸1 − 𝑍· 𝐼1 − 𝑉𝑂'𝑂 = 0
Legge di Kirchhoff per la 2°maglia:
𝐸2 − 𝑍· 𝐼2 − 𝑉𝑂'𝑂 = 0
Legge di Kirchhoff per la 3°maglia:
𝐸3 − 𝑍· 𝐼3 − 𝑉𝑂'𝑂 = 0
Ho un sistema con quattro incognite (tensioni stellate + 𝑉𝑂'𝑂), per risolverlo devo applicare la 1°
legge di kirchhoff al nodo “O’”:

𝐼1 + 𝐼2 + 𝐼3 = 0

Calcolo la corrente 𝐼1 , 𝐼2 e 𝐼3 dal sistema di equazioni delle maglie.

𝐸1−𝑉𝑂'𝑂 𝐸2−𝑉𝑂'𝑂 𝐸3−𝑉𝑂'𝑂


𝐼1 = 𝑍
(1) 𝐼2 = 𝑍
(2) 𝐼3 = 𝑍
(3)

Sostituisco i valori di corrente nella relazione di equilibrio delle correnti al nodo “O’”:

𝐸1−𝑉𝑂'𝑂 𝐸2−𝑉𝑂'𝑂 𝐸3−𝑉𝑂'𝑂 𝐸1+𝐸2+𝐸3


𝑍
+ 𝑍
+ 𝑍
=0 → 𝑉𝑂'𝑂 = 3
=0
Se facciamo la somma delle tre tensioni stellate, visto che la terna delle tensioni di alimentazione
è diretta e simmetrica. Posso scrivere, con riferimento al piano di Gauss, le proiezioni dei fasori
di tensione sull’asse reale (Re) ed immaginario (Im):

𝐸1 = 𝐸
−𝑗120°
𝐸2 = 𝐸 · 𝑒 = − 0. 5𝐸 − 𝐽0. 866𝐸
−𝑗240°
𝐸3 = 𝐸 · 𝑒 = − 0. 5𝐸 + 𝐽0. 866𝐸
La somma delle tre tensioni stellate è pari a 0. Quindi in questo caso ottengo che la differenza di
potenziale tra il centro stella “O’” e il centro stella “O” è nulla. Questa conclusione è
fondamentale, in quanto apre la strada a diverse semplificazioni. Perché?
Supponiamo di avere un sistema di alimentazione costituito da una terna simmetrica di tensioni
o diretta o inversa che sia, è uso questa terna di tensioni per alimentare un carico trifase
equilibrato; allora 𝑉𝑂'𝑂 è nulla.
Se collegassi i due centri stella “O - O’” con un conduttore di neutro, il conduttore di neutro non
sarebbe percorso da corrente in quanto ha una differenza di potenziale ai suoi capi nulla.
In un sistema elettrico trifase alimentato da una terna di tensioni simmetrica e con un carico
equilibrato, non è necessario il conduttore di neutro.

Questo ha anche un'importante conseguenza sulle correnti, infatti nelle relazioni (1), (2) e (3)
con l’ipotesi di 𝑉𝑂'𝑂= 0, diventano:

𝐸1 𝐸2 𝐸3
𝐼1 = 𝑍
(4) 𝐼2 = 𝑍
(5) 𝐼3 = 𝑍
(6)

La terna delle correnti di linea che eguale a quelle sul carico, è una terna di correnti diretta ma
anche simmetrica. In quanto:

−𝑗φ
𝐼1 = 𝐼 · 𝑒
−𝑗120°+φ
𝐼2 = 𝐼 · 𝑒
−𝑗240°+φ
𝐼3 = 𝐼 · 𝑒

Dove φ rappresenta l’argomento dell’impedenza Z, quindi l’argomento della corrente di linea è


pari alla differenza dell’argomento della tensione stellata meno quello dell’impedenza. Ad
esempio per la corrente di linea 𝐼 , l’argomento (fase) deve essere pari a quella della tensione
1

𝐸1 pari a 0° meno quello di 𝑍. Il modulo della corrente di linea è pari al rapporto tra i moduli
della tensione stellata diviso l’impedenza.
−𝑗φ
𝐼1 = 𝐼 · 𝑒

Questo semplifica di molto il sistema, perché partendo dalle ipotesi che è presente:
● una terna simmetrica e diretta di tensioni di alimentazioni e correnti di linea;
● un carico equilibrato;
● infine sappiamo che 𝑉𝑂'𝑂= 0.
Il sistema delle correnti di linea me le posso calcolare, guardando solamente alla tensione della
fase in cui circola quella corrente; posso considerare le tre fasi ( fase 1, fase 2 e fase 3)
completamente indipendenti.
Potremmo ricondurre un sistema trifase a un sistema monofase, secondo lo schema equivalente
mostrato in figura 5.5.
Quindi,ricapitolando, nel caso di un sistema con una terna di tensione di alimentazione
simmetrica che alimenta un carico equilibrato, il sistema trifase può essere studiato come un
semplice sistema monofase per ciascuna fase.

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