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6. L’Ortodromia.
6.1 Generalità.
La lossodromia non è l’unica traiettoria possibile per andare da un punto ad un altro della
superficie terrestre. È, infatti, possibile seguire un percorso più breve rappresentato dalla
circonferenza massima che unisce un generico punto A ad un punto B.
L’arco di circonferenza massima passante per A e per B è detto arco ortodromico e
rappresenta la linea di minima distanza (o geodetica ) tra i due punti.
L’ortodromia rappresenta dunque il percorso più breve che unisce A e B e, per questa
ragione, esso è unico, ovvero per due punti passa una ed una sola ortodromia.
Questa rappresenta la sua principale proprietà.
Lo studio dell’ortodromia ha oggi un valore rilevante, essendo impiegata dai programmi dei
navigatori integrati di bordo per il calcolo della distanza. In un recente passato la scelta di seguire il
percorso ortodromico comportava l’obbligo di eseguire una gran mole di calcoli, cosa che
scoraggiava tale scelta. La presenza a bordo di calcolatori programmati e la disponibilità di software
fanno ormai ritenere superato tale ostacolo. Va inoltre ricordato che per distanze fino a 200 miglia
la differenza in termini di rotta e cammino tra il percorso lossodromico e quello ortodromico è
praticamente irrilevante.
In questo capitolo verranno trattate le
formule che permettono la risoluzione dei problemi
di ortodromia. Le relazioni ed i teoremi adoperati
per ottenerle risulteranno utili nel prosieguo dello
studio della navigazione.
In particolare verrà considerata la
risoluzione del triangolo sferico formato dall’arco
di ortodromia b congiungente i punti A e C di
figura e dagli archi di meridiano passanti per A
e per C ( rispettivamente c ed a in figura ).
Nella figura sottostante è invece mostrato il
cosiddetto triangolo ortodromico dove l’ arco
d = mo rappresenta il cammino ortodromico mentre
il vertice del triangolo è sempre il Polo del punto di
partenza CA e CB rappresentano la colatitudine dei
punti A e B (CA = 90° A e CB = 90° B).
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A. Vega Appunti di navigazione
“in un triangolo sferico qualsiasi il coseno di un lato è dato dal prodotto del coseno degli altri due
lati più il prodotto del seno degli stessi lati per il coseno dell’angolo tra essi compreso ed opposto
al lato da calcolare”
cos a = cos b cos c + sin b sin c cos
“Il rapporto fra il seno di un angolo ed il seno del lato opposto è costante”
Questo teorema lega quattro elementi consecutivi del triangolo due lati e due angoli. Per
scrivere la sua formulazione si ricorre alla regola mnemonica che consente di scrivere in
successione le sei funzioni trigonometriche che ne fanno parte:
si noti come la successione delle ultime tre è l’inversa delle prime tre.
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A. Vega Appunti di navigazione
Considerando via via tutti gli altri elementi del triangolo sarà possibile ottenere altre otto
relazioni che permettono la risoluzione del triangolo stesso.
Risolvendo rispetto a c si avrà :
“Note le coordinate e del punto di partenza, quelle ’ e ’ del punto di arrivo determinare il
cammino ortodromico mo e la rotta iniziale Ri”
cos mo = cos (90° cos 90° ’) sin (90° sin 90° ’) cos
e ricordando le regole per gli angoli complementari: sin (90° = cos e cos (90° = sin
Volendo ricavare l’angolo di rotta iniziale Ri, applichiamo il teorema delle cotangenti allo
stesso triangolo considerando sempre i due lati noti e l’angolo .
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A. Vega Appunti di navigazione
cotg (90° ’) sin (90° = cos (90° cos sin cotg Ri
ovvero :
tan ’ cos = sin cos sin cotg Ri
si otterrà infine :
cotg Ri = tan ’ cos cosec sin cotg [2]
Ambedue le relazioni sono di tipo semilogaritmico nel senso che risultano composte da due
parti che devono essere sommate algebricamente tra loro. Il primo membro della relazione [1] può
assumere segno negativo se i due punti A e B si trovano in emisferi opposti, uno in nord e l’altro
in sud; mentre il secondo membro assume valore negativo se risulta > 90°.
In queste ipotesi, infatti, il valore del coseno risulta negativo in quanto espressione di archi
maggiori di 90°. Se le due ipotesi si verificano entrambe contemporaneamente la somma tra il
primo ed il secondo membro della [1] avrà segno .
Anche per la relazione [2] valgono le stesse considerazioni ora fatte.
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A. Vega Appunti di navigazione
Calcolo di mo
= 13°20’ N sin = 0,23061587 cos = 0,97304487
’= 31°55’ S sin = 0,528685268 cos = 0,848817935
= 70°05’ E M = 0,121923213 cos = 0,340653054
+ N = 0,281358281 N = 0,281358281
cos mo = 0,159435068
arc cos = 80,82589292 mo = 4849,55 nm
Calcolo di Ri
= 13°20’ N cos = 0,97304487 sin = 0,23061587
’= 31°55’ S tan = 0,622848842
= 70°05’ E cosec = 1,063615848 cotan = 0,362323987
A = 0,644614883 B = 0,083557661
+ B = 0,083557661
cotg Ri = 0,728172544
arc cotg = 53,93892083 Ri = S 53°56’.3 E Ri = 126°03’.7
“Una nave parte da Perth (Australia) = 31°55’ S = 116°15’ E diretta a Santa Cruz
(Argentina) = 49°50’ S = 68°06’ W ; determinare mo e Ri .”
Calcolo di mo
= 31°55’ S sin = 0,528685268 cos = 0,848817935
’= 49°50’ S sin = 0,764171411 cos = 0,64501322
= 175°39’ W M = 0,404007594 cos = 0,997119322
N = 0,545921622 N = 0,545921622
cos mo = 0,141914027
arc cos = 98,15861796 mo = 5889,51 nm
Calcolo di Ri
= 31°55’ S cos = 0,848817935 sin = 0,528685268
’= 49°50’ S tan = 1,184737596
= 175°39’ W cosec = 13,18410572 cotan = 13,14612656
A = 13,25828635 B = 6,950163444
B = 6,950163444
cotg Ri = 20,20844979
arc cotg = 2,832927915 Ri = S 2°49’.9 E Ri = 177°10’
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A. Vega Appunti di navigazione
cos ( 90° x) = cos (90° ) cos mo + sin (90° ) sin mo cos Ri
e ricordando che :
da cui :
x x
Anche per le relazioni [3] e [4] vale quanto detto sui segni delle funzioni trigonometriche il
cui valore è positivo per angoli compresi tra 0° e 90° e negativo per angoli > 90°.
Ma consideriamo un esempio.
“Alle 615 del 2 ottobre una nave parte dal porto yemenita di AS-SHAAB = 13°20’ N
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= 46°10’ E diretta per ortodromia in Australia. Determinare la posizione della nave per le ore
1200 del giorno successivo sapendo che Vp = 18 kn e Ri = 126°.1 “
Calcolo di x
x = 7°59’ N
per cui le coordinate del punto X saranno :
x = 53°42’.6 E
Il vertice è il punto con la latitudine più elevata di un dato arco ortodromico, come già
espresso nel paragrafo 6.1. La conoscenza delle sue coordinate è correlata alla sicurezza della
navigazione poiché il vertice può cadere in zone pericolose per le condizioni meteomarine, pertanto
nella fase di pianificazione della traversata può essere utile determinarle.
Il vertice può essere interno o esterno :
- è interno se è compreso tra il punto di partenza e quello di arrivo, nel qual caso la nave
transiterà per esso;
- è esterno se invece cade al di fuori del tratto di circolo massimo interessato alla navigazione.
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La conoscenza delle coordinate del vertice permette anche di conoscere il valore istantaneo
della rotta ortodromica Ro, parametro molto utile durante la condotta della navigazione
ortodromica.
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A. Vega Appunti di navigazione
e ancora :
ed infine :
[7]
relazione che evidenzia la variabilità della rotta ortodromica (R o = Rx) e permette di calcolarne il
valore in un punto qualsiasi di latitudine x nota la latitudine del vertice v.
A dimostrazione del fatto che il triangolo ortodromico è rettangolo in corrispondenza del
vertice se nella [7] poniamo x = v otterremo :
Ciò significa che la rotta risulterà diversa da 90° sia prima che dopo il passaggio dal vertice.
Per avvalorare questa affermazione calcoliamo il valore della rotta ortodromica R o = Rx in
corrispondenza dei punti di latitudine x = 36°10’ N che si trova prima del vertice ed il punto di
latitudine x = 49°00’ N che si trova invece dopo il vertice.
Rx = 53°01’.9
Rx = S 79°28’.2 E
La conoscenza delle coordinate del vertice può indurre a scegliere un percorso misto formato
da due archi di ortodromia tangenti al parallelo limite l che rappresenta la massima latitudine
navigabile di un dato percorso.
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A. Vega Appunti di navigazione
Per il calcolo della longitudine dei punti L1 ed L2 si fa ricorso alle ovvie relazioni algebriche:
Una volta determinati 1 e 3 per conoscere il valore di 2 è sufficiente applicare :
In un recente passato l’impiego dell’ortodromia era limitato alle traversate oceaniche dove si
cercava di far seguire alla nave un percorso per Circolo Massimo allo scopo di risparmiare
cammino. L’operazione risultava alquanto laboriosa per l’onerosità dei calcoli necessari.
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A. Vega Appunti di navigazione
- equidistanti in cammino m
- equidistanti in
- equidistanti in
- equidistanti dal vertice V ( se interno)
Va da se che tanto maggiore è il numero dei punti considerati, tanto maggiore è il risparmio
di cammino in quanto il percorso risultante meglio si avvicina al percorso ortodromico.
Le tecniche adoperate per ricavare materialmente le coordinate dei waypoint si rifanno
sostanzialmente al calcolo o alla loro determinazione con l’aiuto delle carte gnomoniche, carte
nautiche che hanno la proprietà di rettificare l’ortodromia.
La scelta dei waypoint è utile nella fase di pianificazione della traversata per
l’organizzazione della stessa. Le fonti di informazioni oggi disponibili sono diverse ed in continuo
aggiornamento. La tendenza è di seguire rotte consigliate o assistite con informazioni
meteorologiche che permettono di valutare con sufficiente anticipo cambiamenti di rotta e
dirottamenti.
L’attualità dell’ortodromia risiede soprattutto nella diffusione dei calcolatori di bordo o
navigatori computerizzati. Queste apparecchiature consentono, infatti, di disporre della posizione
aggiornata della nave mediamente da 3 a 6 volte al minuto e, inoltre, calcolano la rotta ortodromica
Ro tra la posizione attuale ed il waypoint di destinazione.
Con ulteriori calcoli automatici i navigatori computerizzati controllano se la nave si
mantiene in rotta e avvisano se deriva e scarroccio conducono la nave fuori rotta, oltre un prefissato
limite di tolleranza detto Cross Track Error ed indicato con XTE o XTC.
L’XTC si misura perpendicolarmente alla rotta seguita dalla nave. La sua grandezza si può
ottenere considerando il triangolo rettangolo WPT Pn Ps mostrato in figura, che può ritenersi piano.
Si ricava facilmente :
XTC = m cos
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A. Vega Appunti di navigazione
Il metodo delle successive rotte iniziali era conosciuto ed utilizzato anche da prima
dell’avvento dei navigatori computerizzati, il limite era però rappresentato dalla laboriosità dei
calcoli necessari e dallo scarso numero di waypoint considerati, mentre oggi il numero di
quest’ultimi è addirittura ridondante.
Per il calcolo spedito della rotta iniziale Ri si può utilizzare la Tavola 18 della raccolta
di Tavole Nautiche dell’Istituto Idrografico della Marina, meglio note come Tavole ABC, le quali
consentono di determinare rapidamente e con la sufficiente precisione ( l’approssimazione è al
decimo di grado) il valore della rotta.
In figura è rappresentato un estratto della Tavola A:
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A. Vega Appunti di navigazione
Attribuiti i segni ad A e B si opera la somma algebrica ottenendo A+B, con questo valore si
entra nella Tavola C individuando la colonna con il valore corrispondente. Utilizzando come
secondo argomento “Lat” si individua la riga corrispondente, dall’intersezione della riga e della
colonna prescelte si determina il valore della rotta iniziale Ri, espressa in forma quadratale, con il
prefisso N o S individuato dal segno di e dal valore algebrico di A+B, il suffisso E o W è invece
individuato dal segno di .
In Figura è mostrato un estratto della Tavola C.
7. – La rotta Brachistotronica
Tuttavia la reale condotta della navigazione non può prescindere dalle condizioni
meteomarine in cui si trova ad operare la nave.
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Può verificarsi infatti che lungo il suo percorso s'incontrino vento forte e mare agitato,
fattori che rallentano e disturbano considerevolmente il moto della nave.
L’esperienza del Comandante, la conoscenza della nave in termini di risposta e di tenuta del
mare, può consigliare di cambiare rotta allo scopo di ridurre danni al carico e disturbi alle persone
imbarcate. Tale eventuale rotta, che comporta le minori sofferenze per la nave, le minori riduzioni
di velocità, consentendo di arrivare a destinazione nei minimo tempo è detta rotta brachistocrona
o di minimo tempo
II tracciamento della brachistocrona non
è semplice perché richiede la conoscenza sia
della situazione attuale che di quella prevista
dello stato del mare per tutta la traversata oltre
che delle curve di prestazione della nave
(figura a lato), cioè grafici che indicano la
riduzione di velocità che subisce la stessa in
funzione della direzione e dell'altezza delle
onde significative e delle cosiddette
indicatrici di velocità.
In aggiunta a queste curve si possono
ottenere le indicatrici di velocità, ovvero
rappresentazioni polari del vettore velocità
della nave rispetto alla direzione di
provenienza del mare.
Ciascuna indicatrice di velocità si
riferisce ad una data altezza d’onda che,
pertanto, rappresentano il parametro della
famiglia di indicatrici di velocità.
Partendo da questi elementi dati –
evidentemente diversi da nave a nave - si può
pensare di tracciare la brachistocrona con la
procedura dei fronti isocroni già ampiamente
descritta da lavori del prof. R. James e
ampiamente divulgata anche dal prof. Silvestro
Sannino.
Il procedimento è il seguente:
1. si traccia l'ortodromia tra il punto di partenza e quello d'arrivo sulla carta gnomonica e si
riporta per punti sulla carta di Mercatore ottenendo così la spezzata lossodromica.
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A. Vega Appunti di navigazione
5. se le notizie meteo alla partenza non consentono di tracciare i fronti fino al punto dì arrivo,
si considera come "arrivo fittizìo" quel punto dell'ultimo fronte tracciato che ha la minima
distanza dalla destinazione finale
8. Principi fisici
Alcuni strumenti nautici utilizzano importanti principi della fisica ad esempio per
misurare la velocità della nave, la profondità del mare e altri parametri.
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A. Vega Appunti di navigazione
In questa sede faremo dei brevi richiami sui principi largamente utilizzati quali la
magnetostrizione, la piezoelettricità e l’effetto Doppler.
I trasduttori piezoelettrici, al contrario, possono operare bene nella gamma dei megahertz.
Questo è dovuto principalmente al fatto che il trasduttore magnetostrittivo richiede una
doppia conversione di energia da elettrica a magnetica e poi da magnetica a meccanica.
Un po' di efficienza viene persa in ogni conversione. Gli effetti di isteresi magnetica
diminuiscono anche l'efficienza del trasduttore magnetostrittivo.
Le onde ultrasonore, che sono inviate in acqua, sono attenuate e/o riflesse, deviate o
assorbite per causa dalle discontinuità di densità e temperatura in essa presenti.
Ognuno conosce cosa sia l'eco: il fenomeno dipende dalla riflessione delle onde sonore
che rimbalzano contro la superficie dell'ostacolo, che è di natura diversa da quella del
mezzo di propagazione (aria), fino al ritorno all'orecchio dell'ascoltatore.
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A. Vega Appunti di navigazione
L'effetto Doppler è un fenomeno fisico che consiste nel cambiamento apparente della
frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in
movimento o in quiete rispetto alla sorgente delle onde, anch'essa in movimento o in
quiete. Per quelle onde che si trasmettono in un mezzo, come le onde sonore, la velocità
dell'osservatore e dell'emettitore vanno considerate in relazione a quella del mezzo in cui
sono trasmesse le onde. L'effetto Doppler totale può quindi derivare dal moto di entrambi,
ed ognuno di essi è analizzato separatamente.
È importante notare che la frequenza del suono emesso dalla sorgente non cambia nel
sistema di riferimento solidale alla sorgente. Per comprendere il fenomeno, consideriamo
la seguente analogia: se siamo fermi sulla spiaggia, vediamo arrivare le onde supponiamo
ogni cinque secondi, quindi ad una determinata frequenza; se ora entriamo in acqua e
navighiamo verso il mare aperto, andiamo incontro alle onde, quindi le incontriamo più
frequentemente (la frequenza aumenta), mentre se navighiamo verso riva, nella stessa
direzione delle onde, la frequenza con cui le incontriamo diminuisce.
Per fare un altro esempio: qualcuno lancia una palla ogni secondo nella nostra direzione.
Assumiamo che le palle viaggino con velocità costante. Se colui che le lancia è fermo,
riceveremo una palla ogni secondo. Ma, se si sta invece muovendo nella nostra direzione,
ne riceveremo un numero maggiore nel medesimo lasso di tempo (ovvero, a una
frequenza maggiore), perché esse saranno meno spaziate. Al contrario, se si sta
allontanando ne riceveremo di meno nell'unità di tempo. Ciò che cambia è quindi la
frequenza nel sistema di riferimento del rilevatore ; come conseguenza, l'altezza del suono
percepito cambia.
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A. Vega Appunti di navigazione
Se una sorgente in movimento sta emettendo onde con una frequenza f0, allora un
osservatore stazionario (rispetto al mezzo di trasmissione) percepirà le onde con una
frequenza f data da:
dove v è la velocità delle onde nel mezzo e vs, r è la velocità della sorgente rispetto al
mezzo (considerando solo la direzione che unisce sorgente ed osservatore), positiva se
verso l'osservatore, e negativa se nella direzione opposta.
dove vos è la velocità dell'osservatore, Vs,r è la velocità della sorgente, Vm è la velocità del
mezzo, e tutte le velocità sono positive se nella stessa direzione lungo cui si propaga
l'onda, o negative se nella direzione opposta.
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