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INDICE

Introduzione…………………………………………………….2
Capitolo I - Movimentazione e ruolo dell’Operatore Socio
Sanitario…………………………………………………..…….3
Capitolo II - Procedure per contenere il rischio legato alla
movimentazione manuale dei pazienti e assunzione di posture
congrue…………………………………………………….……4
Capitolo III - Posizionamento a letto del paziente: i
decubiti……………………………………………………….….5
Capitolo IV - Mobilizzazione paziente non collaborante:
turnover…………………………………………………….…..10
Capitolo V - Manovra manuale di spostamento verso la testata
del letto…………………………..……………………………..12
Capitolo VI - Trasferimento manuale del paziente dal letto alla
carrozzina e viceversa………………………………..………...14
Capitolo VII - Trasferimento del paziente dal letto alla carrozzina
con il sollevatore…………………………..…………………...17
Capitolo VIII - Trasferimento paziente dal letto alla
barella………………………………………………………......19
Capitolo IX - Sollevamento paziente caduto a
terra………………………………………………...………..…22
Conclusioni……………………………………..……………...23
Ringraziamenti……..………………..…………………………24
Sitografia……………………………………………………….25

1
Introduzione

Mi chiamo Debora Maggio, ho 44 anni e ho frequentato il corso


di OSS durante il 2020/2021.
In passato ho lavorato come badante per una signora affetta da
Alzhaimer, ospite di una RSSA di Foggia. Questa esperienza mi
ha insegnato molte cose, tra cui occuparmi delle persone che non
stanno bene e che hanno bisogno di aiuto.
Questo è uno dei motivi per cui ho scelto d’intraprendere questo
corso, un altro motivo molto importante per me è stato il ricovero
di mia madre in seguito ad una ischemia cerebrale con
conseguente caduta e frattura del bacino. Durante i due mesi
trascorsi in ospedale accanto a mia mamma, ho capito
l’importanza che assume il ruolo dell’OSS nelle strutture
ospedaliere. Da quel momento ho capito che quello che volevo
fare nella vita erra proprio aiutare le persone in difficoltà per vari
motivi, che sia una malattia o una incapacità motoria.

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Capitolo I
Movimentazione e ruolo dell’Operatore Socio
Sanitario

L’Operatore Socio Sanitario come indicato nell’accordo Stato


Regioni del Febbraio 2001, ha un ruolo fondamentale nella
mobilizzazione del paziente, tra le sue competenze ci sono infatti
l’assistenza alla persona nell’attività di vita quotidiana, in
particolare se non autosufficiente o allettata e la collaborazione
alla riattivazione, rieducazione e recupero funzionale oltre che al
mantenimento delle sue capacità psico-fisiche residue.
La mobilizzazione del paziente ha lo scopo di prevenire le lesioni
da pressione, l’osteoporosi, danni muscolo-tendinei, favorisce il
mantenimento della capacita di camminare e prevenire la
sindrome da immobilizzazione. Anche dal punto di ista
psicologico, mobilizzare un paziente, specie allettato per lungo
periodo, lo aiuta a recuperare il contatto con l’ambiente
circostante e ad aumentare l’autostima. Un atteggiamento
positivo nei confronti della vita aiuta le difese immunitarie, il
recupero funzionale e aiuta ad uscire dallo stato di malattia, dove
ciò sia possibile.
Tutti i pazienti vanno mobilizzati, compatibilmente con il loro
stato di salute, sempre che non ci siano controindicazioni.
L’Operatore Socio Sanitario deve comunque agire sempre
seguendo le indicazioni del fisiatra e dell’infermiere che
elaborano un piano di mobilizzazione valido per il singolo
paziente. Nel caso il paziente allettato sia impossibilitato alla
mobilizzazione attiva, l’OSS deve provvedere ad eseguire cambi
posturali per prevenire le lesioni da pressione e laddove ci siano
già, favorire e facilitane la guarigione.
La mobilizzazione di un paziente non autosufficiente va eseguita
da almeno due persone e se necessario, va utilizzato il
sollevatore, perché la sicurezza sia del paziente che
dell’operatore é fondamentale.
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Il paziente va stimolato a muoversi in autonomia, sempre
conformemente al suo stato di salute, ogni volta che ce ne sia l
possibilità, ad esempio durante il cambio del presidio assorbente,
durante la vestizione o la svestizione, durante i pasti, cioè in tutte
quelle situazioni dove un minimo di collaborazione é importante
e necessaria.
Infine, l’OSS deve avvicinarsi al paziente sempre con rispetto e
con empatia, comunicando utilizzando sia il linguaggio verbale
che quello non verbale, cercando di comprendere il suo disagio
riguardo le manovre di mobilizzazione.

Capitolo II
Procedure per contenere il rischio legato alla
movimentazione manuale dei pazienti e
l’assunzione di posture congrue

Nella movimentazione di un paziente non autosufficiente, agire


da soli o comunque non riflettendo su quello che si sta per fare
può essere pericoloso per il rachide. Infatti, le azioni che si
devono compiere devono essere intraprese applicando le corrette
manovre di movimentazione, riflettendo quindi su come creare
una buona base di appoggio e un giusto equilibrio, scomponendo
il movimento in più fasi, pensando alle prese giuste, disponendo
correttamente le attrezzature.
Il tipo di manovra più adatta sarà in relazione alle caratteristiche
del paziente. Per la scelta del comportamento più idoneo è
necessario consultare il piano di assistenza personalizzata del
paziente. Le metodiche di movimentazione possono variare in
relazione all’entità / tipologia della disabilità del paziente, a tal
fine è utile suddividere questi ultimi in due categorie:

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- Paziente non collaborante: il paziente non può aiutare il
movimento né con gli arti superiori né con gli arti inferiori
(es.: tetra paretico, anziano allettato, paziente in anestesia
generale, in coma, paziente che oppone resistenza alla
mobilizzazione, ecc.).
- Paziente parzialmente collaborante: il paziente può
sfruttare una residua capacità di movimento (es.:
emiplegico, paraplegico, paziente in fase di recupero
funzionale, ecc.).
Durante la movimentazione del paziente, l’operatore deve:

- evitare di flettere la schiena, utilizzando la flessione delle


ginocchia;
- ampliare la base di appoggio, e quindi le condizioni di
equilibrio, allargando e flettendo le gambe , in senso
trasversale o longitudinale a seconda della direzione dello
spostamento;
- avvicinarsi il più possibile al paziente da spostare;
- garantire una buona presa del paziente (presa crociata,
sottoscapolare, zona cavo popliteo), eventualmente con
uso di ausili tipo cintura ergonomica, prima di iniziare
qualsiasi operazione di movimentazione;
- durante la mobilizzazione impartire le indicazioni con
parole, frasi e gesti semplici.

Capitolo III
Posizionamento a letto del paziente: i decubiti

Il prolungato allettamento del paziente comporta una riduzione


della funzionalità degli apparati principali con conseguenze su:

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- polmoni: si verifica un’alterazione della ventilazione,
perché si produce l’espansione degli alveoli;
- circolazione: viene rallentata in mancanza di movimento
con conseguente insorgenza di flebiti e trombosi;
- scheletro: vengono favoriti i processi di decalcificazione
con comparsa di dolore;
- muscoli: causando ipotrofia (riduzione dello stato di
nutrizione) con riduzione del tono muscolare;
- cute: in quanto, la riduzione della circolazione insieme alla
pressione esercitata dal peso su specifiche zone del corpo,
è causa della comparsa di lesioni da pressione.
Le posture principali utilizzate dall’ Operatore Socio Sanitario
per posizionare il paziente che è in grado di mobilizzarsi
autonomamente sono:

- decubito supino,
- decubito laterale,
- decubito prono.
La parola decubito viene utilizzata in medicina e significa
“posizione che il malato assume a letto”.
Nel decubito supino il paziente viene adagiato con la schiena
sul materasso ed il volto rivolto verso l’alto. Questa posizione
è utilizzata per il mantenimento del riposo e permette una
giusta distribuzione del peso sul materasso, inoltre è una
posizione obbligata per pazienti con traumi alla colonna
vertebrale e al bacino.
Per i pazienti che hanno perso completamente la capacità
motoria anche delle estremità, nel decubito supino ci si avvale
dell’ausilio di cuscini, che devono essere posizionati tra il
corpo della persona e la superfice rigida per evitare che si
formino le lesioni da pressione:

- un cuscino va posizionato sotto la testa: busto e testa


devono sempre essere correttamente allineati e bisogna
evitare che la testa sia eccessivamente flessa o allungata;

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- due cuscini devono essere posizionati sotto entrambe le
spalle fino a scendere lungo il bacino: gli arti superiori
devono essere posizionati leggermente allungati e non
completamente distesi perché potrebbero provocare dolore;
- un cuscino va posizionato sotto le cosce fino alle caviglie,
facendo attenzione che i talloni non poggino sui cuscini:
gli ari inferiori devono essere tenuti flessi per ridurre la
tensione che una completa estensione potrebbe provocare;
- un altro cuscino può essere posizionato tra i piedi e la
pediera del letto o utilizzare un archetto per sostenere le
coperte.

Il decubito laterale viene di solito utilizzato per mettere a riposo


le zone cutanee sottoposte a pressione durante il decubito supino
e serve a decomprimere la zona sacrale e a far espandere meglio
la parte superiore dell’emitorace. E’ indicata anche nel caso di
dolori addominali perché la flessione delle gambe contribuisce a
sul letto a comprimere questa zona. Infine, è indicata anche per
pazienti affetti da malattie respiratorie, cardiache, tracheotomia,
chirurgia addominale recente, gravi contratture dell’anca, traumi
cervicali.
Prima di iniziare la manovra per posizionare il paziente in
posizione di decubito laterale, l’assistito viene spostato verso la
sponda del letto opposta al fiano da raggiungere. Per eseguire ciò
si possono utilizzare due metodi:

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1) Posizionare due mani con i palmi rivolti verso l’alto sotto
le spalle del paziente, tirare verso se stessi questa parte del
corpo; ripetere l’operazione con il fianco e le gambe.
2) Utilizzare un lenzuolo di trazione posto sotto il paziente.
In seguito al paziente si fa
posizionare le mani
sull’addome e si fa flettere
la gamba opposta al fianco
da raggiungere.
L’operatore si posiziona
con un piede avanti e l’altro
dietro, dalla parte del letto
che il paziente deve
raggiungere, flette le ginocchia, afferra il paziente al bacino e
alla spalla ed effettua la rotazione.
Infine, l’operatore deve curare l’allineamento delle spalle, del
bacino e delle gambe del paziente. Deve porre la scapola e la
spalla a contatto con il letto in avanti. Questa procedura riduce
il rischio che il peso del corpo gravi direttamente
sull’articolazione e favorisce un corretto posizionamento del
braccio sottostante. Le braccia devono essere leggermente
flesse per proteggere la funzionalità dell’articolazione del
gomito. Il braccio superiore va sostenuto con un cuscino che
lo mantenga in posizione più elevata della spalla. Il braccio
inferiore giace sul materasso e può anche essere piegato verso
l’alto ad angolo retto.
Per evitare che il paziente ruoti verso la posizione supina,
l’operatore deve posizionare un cuscino piegato lungo l’asse

della lunghezza e porne una parte ben stesa sotto la schiena.


Per migliorare la stabilità e il confort del paziente, la gamba a
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contatto con il letto dovrebbe essere leggermente piegata
all’indietro; flettendo il ginocchio, l’operatore posiziona un
cuscino sotto la gamba superiore semi flessa del paziente. Il
cuscino deve comprendere l’area della coscia e del piede.

Il decubito prono è indicato nella prevenzione delle


contratture delle anche e dell’equinismo del piede ma non
si può utilizzare in pazienti affetti da malattie respiratorie,
cardiache, tracheotomia, chirurgia addominale recente e
gravi contratture dell’anca. Per posizionare il paziente in
posizione prona, se il paziente è sul fianco sinistro,
l’operatore deve porsi alla destra del paziente e spostarlo
verso il bordo destro del letto. Successivamente l’operatore
posizionandosi di fronte al paziente deve farlo rotolare
lentamente sull’addome e deve controllare che il braccio
sinistro del paziente non sia rimasto sotto il corpo e che la
faccia non sia contro il cuscino. Il corpo del paziente
dovrebbe essere al centro del letto. Se il paziente è sul
fianco destro, si eseguono le stesse operazioni ma sul lato
opposto. Infine l’operatore deve curare re l’allineamento
posturale:

- far ruotare di lato il capo e porlo su un cuscino sottile,


- porre delle imbottiture sottili sotto i cavi ascellari e la
superficie delle clavicole,
- un braccio va flesso a livello della spalla e del gomito,
mentre l’altro deve essere steso lungo il corpo.

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Capitolo IV
Mobilizzazione paziente non collaborante:
turnover

I pazienti non autosufficienti hanno bisogno di cambiare la loro


postura durante il giorno e la notte. Una corretta posizione nel
cambio posturale prevede:
decubito supino – fianco destro – decubito prono – fianco
sinistro.
Se il decubito prono non è possibile o non gradito, allora si
posiziona il paziente in decubito supino. Il decubito supino può
essere mantenuto per periodi di tempo più prolungati e durante la
notte consente di dormire anche 8 ore senza interruzione.
La manovra di rotazione in decubito laterale del paziente è
eseguita da un operatore e va scomposta in due fasi:

- Fase 1: il paziente è in posizione supina, con la gamba più


distante, rispetto all’operatore, accavallata sull’altra, il
braccio più vicino all’operatore abdotto e l’altro
sull’addome; l’operatore posto dal lato verso il quale
avviene la rotazione, effettua la presa a livello del bacino e
della scapola (dietro la spalla).
- Fase 2: l’operatore ruota il paziente controbilanciandone il
peso con il peso del proprio corpo.

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Infine, le modalità di esecuzione del passaggio dal decubito
supino a quello prono, sono:
1) gli operatori sono posizionati ai lati del
letto e spostano il paziente verso il
bordo del letto;

2) distendere l’arto superiore lungo il


fianco del paziente (dal lato verso cui
avviene la rotazione);

3) flettere gli arti inferiori del paziente;

4) l’operatore posto sul lato da raggiungere


esegue una presa avvolgente sulla
scapola e sul bacino del paziente;

5) l’altro operatore aiuta il trasferimento e


libera l’arto superiore su cui è avvenuta
la rotazione.

Un terzo operatore si rende necessario se il paziente non è on


grado di ruotare il capo.
Preferibilmente il paziente viene fatto ruotare sul lato meno
colpito o dolorante del corpo.
Il ritorno alla posizione supina avviene con modalità esecutiva
inversa a quella descritta precedentemente.

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Capitolo V
Manovra manuale di spostamento verso la
testata del letto

Per spostare un paziente verso la testata del letto si possono


effettuare diverse tecniche di mobilizzazione:
a) trasferimento con traversa: per
questa manovra sono necessari due
operatori che afferrano il lenzuolo su
cui è adagiato il paziente. Il lenzuolo
permette di ridurre lo sforzo di
sollevamento e il suo scivolamento
sul materasso evita stiramenti e
arrossamenti della cute per sfregamento. Il lenzuolo va
afferrato a livello del bacino e della spalla e con un
movimento coordinato si sposta il paziente verso la testata
del letto sollevandolo leggermente per favorire lo
scivolamento.
Se invece si è in presenza di un solo
operatore, questi si deve posizionare
alla testata del letto, afferra il
lenzuolo in corrispondenza delle
spalle e fa scivolare il paziente verso
la testata del letto attirandolo a se;

b) trasferimento con telino ad alto scorrimento: i teli ad alto


scorrimento sono teli di diverse
misure realizzati con materiale a
basso attrito, che possono
agevolare il passaggio del
paziente da piano a piano in
assenza di dislivello (es.
trasferimento letto-barella) oppure lo spostamento nel
letto di un paziente con abilità motorie limitate.
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Il telino presenta una forma tubolare e delle maniglie
laterali, utilizzabili dagli operatori per spostare il telino e
di conseguenza anche il paziente, senza il minimo sforzo.
Per traferire il paziente vero la testata del letto si usa la
stessa tecnica utilizzata per la traversa, facendo attenzione
a non afferrare il telino dalle
maniglie;
c) trasferimento manuale (senza telino):
per questa manovra sono sempre
necessari due operatori. Lo
spostamento va scomposto in due
fasi:
- Fase 1: far sedere il paziente; gli
operatori sono posti ai lati del
paziente, appoggiano il dorso
della mano caudale (distale alla
teta del paziente) dietro la sua
spalla, facendola passare sotto
l’ascella. Gli operatori
appoggiano la mano craniale
(prossimale rispetto alla testa del paziente) sul letto e
sollevano il paziente, facendo forza sugli arti inferiori e sul
braccio craniale.
- Fase 2: spostare il paziente
verso il cuscino. Gli operatori
posti ai lati del paziente,
appoggiano un ginocchio sul
letto, dietro il suo bacino;
mettono il paziente a braccia
conserte e effettuano la presa
crociata afferrando saldamente
con una mano entrambi gli
arti superiori; con l’altra mano
gli operatori effettuano la
presa sotto la coscia, sollevano e spostano il paziente verso
il cuscino.

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Capitolo VI
Trasferimento manuale del paziente dal letto
alla carrozzina e viceversa

Questo trasferimento va eseguito prioritariamente con


sollevatore, ove non fosse presente sono necessari due operatori e
per pazienti pesanti, 4 operatori.
La carrozzina deve avere i braccioli estraibili e lo schienale
basso.
Il paziente non deve mai essere afferrato sotto le ascelle e
l’oprtatore deve evitare di flettere o ruotare la schiena.
Il trasferimento va scomposto in più fasi:

- Fase 1: sistemare la carrozzina vicino al letto, togliere il


bracciolo estraibile corrispondente al lato del letto. La
carrozzina deve essere frenata.
- Fase 2: i due operatori si posizionano una all’altezza delle
gambe del paziente e l’altro all’altezza della testa.
- Fase 3 : far mettere il paziente a braccia conserte e portarlo
in posizione semi seduta sul letto.

- Fase 4: l’operatore posto all’altezza della


testa poggia il ginocchio sul letto in
modo da poter proteggere da dietro il
paziente ed effettuare la presa crociata

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(infilando le braccia sotto le ascelle e afferrando le braccia
del paziente).

- Fase 5: l’altro operatore afferra le


gambe del paziente all’altezza delle
ginocchia.

- Fase 6: entrambi gli operatori all’unisono


sollevano il paziente e lo portano sulla
carrozzina.

Se il paziente seduto in carrozzina è scivolato in avanti, gli


operatori devono riposizionarlo correttamente.
Il paziente seduto in carrozzina che è scivolato in avanti non
deve mai essere afferrato sotto le ascelle e l’operatore non può
eseguire da solo questa manovra perché è pericoloso sia per il
paziente che per la per la colonna vertebrale dell’operatore.

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Per eseguire correttamente questa procedura occorrono due
operatori. Un operatore afferra gli arti superiori del paziente
con presa crociata: appoggia un ginocchio dietro lo schienale
mantenendolo piegato. L’altro operatore afferra le ginocchia
del paziente in posizione accovacciata e mentre il primo
operatore solleva di poco il paziente l’altro spinge il bacino
del paziente verso lo schienale.

Anche il procedimento inverso, trasferimento del paziente dalla


carrozzina al letto, va suddivisa in fasi e occorrono due operatori
che seguono la manovra:

- Fase 1: posizionamento sul letto ai piedi del paziente.


- Fase 2: stessa presa e movimenti degli operatori indicati
per il trasferimento letto/carrozzina.
Un operatore solleva il paziente facendo leva sul ginocchio
appoggiato sul letto. L’altro operatore piegandosi sulle
ginocchia sostiene gli arti inferiori del paziente.

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Capitolo VII
Trasferimento del paziente dal letto alla
carrozzina con il sollevatore

Il sollevatore è uno strumento indispensabile


per la mobilizzazione in sicurezza del
paziente dal letto alla carrozzina e per la
sicurezza dell’operatore.
Per prima cosa bisogna accertarsi che il
sollevatore sia perfettamente funzionante e in
buone condizioni generali: non devono
esserci parti rotte, sporgenti e pericolose.
Inoltre bisogna assicurarsi che il sollevatore sia igienizzato.
Lo stesso controllo andrà effettuato anche per la sedia a rotelle su
cui verrà posizionato il paziente.
Successivamente l’operatore saluterà il paziente, si presenterà e
gli spiegherà tutto ciò che si sta per fare e, se possibile gli
chiederà di collaborare.
Per utilizzare correttamente il sollevatore:
 avvicinare la sedia a rotelle al letto e bloccarla in una
posizione che non sia di intralcio alle manovre;
 rimuovere le lenzuola e le coperte dal letto;
 prendere il telo del sollevatore;
 con il paziente supino, piegargli
delicatamente un ginocchio e girarlo sul lato
opposto del ginocchio;

 distendere parte del telo dietro il paziente e


infilare una parte ripiegata sotto il suo
corpo;

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 far tornare il paziente in posizione supina, distendere il
ginocchio precedentemente piegato;
 far girare il paziente dall’altro lato con la stessa tecnica;
 recuperare la parte di telo che si era precedentemente
ripiegata sotto il paziente e distenderlo completamente;
 riposizionare l’assistito in posizione supina;
 assicurarsi che addome, schiena e braccia del paziente
siano all’interno del telo;
 far passare le cinture della parte inferiore del
telo fra le gambe del paziente;
 avvinare il sollevatore al letto accertandosi che
le gambe del sollevatore passino sotto di esso
(se necessario sollevare il letto);
 bloccare il sollevatore;

 agganciare il telo al braccio sollevatore


servendosi degli appositi ganci;
 utilizzare il telecomando per sollevare
lentamente il paziente;
 durante il sollevamento sostenere la schiena
del paziente con la mano libera;
 se possibile, si chiede al paziente di aggrapparsi alla parte
terminale del braccio del sollevatore;
 quando i glutei del paziente saranno sollevati di qualche
centimetro dal letto fermare il sollevamento;
 togliere il freno al sollevatore e condurre lentamente il
sollevatore verso la sedia a rotelle, accompagnando le
gambe del paziente al di fuori del letto;
 posizionare il paziente in posizione frontale al sollevatore;
 posizionare il sollevatore di fronte alla sedia a rotelle;
 posizionare il bacino del paziente in corrispondenza della
seduta della sedia a rotelle;
 bloccare le ruote del sollevatore;
 procedere a far scendere il paziente
lentamente fino a farlo sedere sulla
sedia a rotelle in modo da evitare
manovre successive;
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 sganciare il telo dal sollevatore;
 allontanare il sollevatore;
 è consigliato rimuovere il telo scostando leggermente la
schiena del paziente e tirando il telo (che scivolerà
agilmente se realizzato in tessuto acrilico);
 assicurare con l’apposita fascia il
paziente alla sedia a rotelle;
 infilare le calzature al paziente.

Capitolo VIII
Trasferimento paziente dal letto alla barella

Il trasferimento del paziente dal letto alla barella si può effettuare


manualmente, con teli ad alto scorrimento o con l’ausilio del
sollevatore.
Se il trasferimento deve essere effettuato manualmente occorre la
presenza di 3 operatori, si renderà necessaria la presenza di un
quarto se si dovranno spostare anche gli accessori di assistenza
(flebo, drenaggi, ecc.).
Le fasi da eseguire sono:
 preparare il letto e il paziente al trasferimento;
 collocare la testa della barella perpendicolare al letto,
frenare la barella e il letto e portarli allo stesso livello;
 chiedere al paziente di tenere le
braccia conserte (dove possibile),
oppure unire le braccia del
paziente lungo i fianchi per evitare
movimenti inconsulti che
potrebbero sbilanciare l’operatore;

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 disposizione degli operatori: il primo
operatore con braccia ben ferme afferra
il paziente sotto la testa e sotto le
spalle: il secondo operatore afferra il
paziente sotto il dorso e sotto il bacino
e il terzo operatore sostiene gli arti e parte del bacino del
paziente;
 al via dato da un operatore si solleva il paziente e lo si
porta camminando verso la barella. Nel sollevare il
paziente gli operatori devono flettere le gambe.
Questa manovra può essere eseguita anche avvalendosi del
lenzuolo su cui è adagiato il paziente. Sono necessari 4
operatori, si renderà necessaria la presenza di un quinto in
caso di lesioni al cranio o del collo. Le fasi corrette da
eseguire sono:
 scalzare il lenzuolo dal letto;
 gli operatori, 2 per lato, si portano al
bordo del letto del paziente
trascinandolo con il lenzuolo;
 affiancare la barella in pari alla testata
del letto e avvicinare i due bordi;
 frenare la barella e il letto e portarli allo
stesso livello;
 due operatori si pongono al lato del letto vuoto,
appoggiano un ginocchio sul letto e afferrano il lenzuolo
scalzato, il più vicino possibile al paziente;
 anche gli altri due operatori
si pongono al lato della
barella afferrano il lenzuolo
scalzato il più vicino
possibile a paziente;
 il quinto operatore, ove
fosse necessario, si colloca alla testa della barella e
mantiene in asse la colonna cervicale;
 viene effettuato il passaggio (trazione/spinta).

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La stessa tecnica descritta precedentemente, si utilizza se si ha a
disposizione un telino ad alto scorrimento. In questo caso si pone
il telo ad alto scorrimento sotto l’emilato del paziente, dal lato
del trasferimento. Si effettua il trasferimento e si rimuove il telo.
I vantaggi dell’utilizzare il telino sono:

- si impiegano meno operatori (2/3 contro 4/5),


- il rischio infortunistico degli operatori è ridotto.

Il trasferimento del paziente dal letto alla barella con il


sollevatore riguarda unicamente i pazienti non collaboranti.
E’ preferibile utilizzare sempre sollevatori meccanici adeguati,
eventualmente anche ad imbragatura.
Sono necessari due operatori:
 l’operatore A fa ruotare il paziente sul fianco;
 l’operatore B posizione sopra il letto e il piano
sollevatore;
 l’operatore A fa ruotare nuovamente il paziente in
posizione supina sopra il piano del sollevatore;
 si procede al trasferimento del paziente dal letto alla
barella.

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Capitolo IX
Sollevamento del paziente caduto a terra

In tale eccezionale eventualità deve essere utilizzato il


sollevatore adeguato a barella o ad imbragatura.
Le manovre manuali si possono effettuare solo per pazienti
leggeri e in presenza almeno di 2 operatori.
Lo spostamento manuale va scomposto in 3 fasi:
1) Fase 1: l’operatore A assume una
posizione accovacciata e solleva
il tronco del paziente con presa
crociata. L’operatore B assume
anch’egli una
posizioneaccovacciata e afferra
gli arti inferiori del paziente da dietro le ginocchia.

2) Fase 2: l’operatore A e B mantenendo i piedi divaricati


sollevano il paziente utilizzando la
forza delle loro gambe.

3) Fase 3: l’operatore A e B dirigono il paziente direttamente


sul letto, nell’adagiarlo flettono le ginocchia.

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Conclusioni

La figura professionale dell’Operatore Socio Sanitario si


occupa di soddisfare i bisogni primari dell’utente e per
espletare questo compito è necessario che l’operatore sia in
grado di attuare adeguatamente le manovre di
movimentazione al fine di gestire e supportare il paziente
non autosufficiente o con gravi limitazioni nei movimenti.
Questo corso di studi mi ha insegnato che assistere
significa prendersi cura di qualcuno per consentire alla
persona di migliorare, mantenere o recuperare la salute,
affrontare la malattia e realizzare la miglior qualità di vita
possibile quale che sia la sua incapacità. Assistere consiste
perciò nell’aiutare a fare ciò che la persona privata della
sua autonomia, non può più fare.
Mi ha insegnato le fondamentali tecniche di gestione del
paziente. Ho appreso che l’igiene della persona e
dell’ambiente in cui vive l’utente vive è fondamentale per
migliorare la sua qualità di vita.
Mi ha insegnato le migliori tecniche di mobilizzazione di
un paziente allettato, per aiutarlo a svolgere le piccole
attività quotidiane o per farlo riposare nel massimo confort
possibile.
Ho appreso che l’interazione, la comunicazione e il
rispetto per l’ammalato e per i suoi cargiver sono
fondamentali per espletare al meglio il proprio compito.
Grazie a questo corso ho avuto la possibilità di acquisire
tutte le conoscenze e le competenze necessarie per
intraprendere questo lavoro.

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Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare va al Professor Saverio


Celebre che mi ha seguito nella composizione della tesina
con molta accuratezza e dedizione, segue tutto il corpo
docente dell’Assiformat più che meritevole di lode, la
Signora Annalisa Ianieri per la supervisione e infine, tutti i
miei compagni di corso che mi hanno accompagnato in
questo bellissimo percorso formativo.

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Sitografia

www.infermieritalia.com
www.filippocorali.com
www.nurse24.it
www.pianetaoss.it
www.operatoresociosanitario.net
www.appuntioss.it
www.physioss.it

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