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CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA PER

L’AMBIENTE E IL TERRITORIO
~ Corso di Ecologia applicata aa 2020-2021 ~
~ Prof.ssa Elena Comino ~

Recupero e gestione di aree umide:


Valutazione dello stato attuale e proposte per la
riqualificazione dell’ecosistema e della fruizione del sito
I CONTRATTI DI FIUME

GRUPPO B1

~ Alessandro Inz 261656

~ Niccolò Lanfranco 257230

~ Francesca Cantonati 272296

~ Federico Fabri 270336

~ Anna Ferrante 275263


ABSTRACT
In questo documento si vuole presentare il Contratto di Fiume (CdF) come strumento per la coordinazione
delle azioni volte al miglioramento delle condizioni ambientali, sociali ed economiche di un territorio
caratterizzato dalla presenza di un’area umida, mettendo in contatto tutte le realtà che interagiscono con
l’elemento idrico in questione. Dopo una prima definizione del CdF, sono stati considerati due casi studio
da comparare, il CdF del Bacino dello Stura di Lanzo e il CdF del Torrente Belbo. La scelta è stata
influenzata dal tentativo di considerare due casi più simili possibile, affinché potesse essere effettuato un
confronto sulle diverse modalità di attuazione. All'interno di ciascun contratto è stato individuato un
progetto di riqualificazione ambientale, che puntasse ad agevolare il turismo per migliorare il rapporto
uomo-fiume e per valorizzare il territorio. Nello specifico, per lo Stura di Lanzo è stato scelto il progetto
del percorso ciclo-pedonale “Stouring”, mentre sul torrente Belbo è stato possibile recuperare materiale
relativo ad un progetto non ancora realizzato chiamato “Belbo, un fiume da vivere”. Il confronto tra i
progetti ha permesso di capire che, nonostante gli obiettivi dei Contratti di Fiume possano essere molto
simili, le condizioni iniziali e la diversa contestualizzazione di ciascun progetto portano a una
differenziazione delle strategie di intervento.

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INDICE

INTRODUZIONE............................................................................................4
1.CONTRATTI DI FIUME ................................................................................4
1.1 Descrizione dell’ecosistema ....................................................................................................................................................... 4
1.2 Motivazioni della nascita............................................................................................................................................................. 5
1.3 Storia ................................................................................................................................................................................................... 6
1.4 Descrizione e finalità..................................................................................................................................................................... 7
1.5 Fasi del processo ............................................................................................................................................................................ 8
1.6 Legislazione in Italia e in Piemonte ........................................................................................................................................ 9

2.CONTRATTO DI FIUME DELLO STURA DI LANZO ....................................... 10


2.1 Situazione idraulica-ecologica precontratto del fiume Stura di Lanzo ..................................................................10
2.2 Caratteristiche del CdF dello Stura di Lanzo .....................................................................................................................12
2.3 Stouring ............................................................................................................................................................................................13

3.CONTRATTO DI FIUME DEL BELBO ........................................................... 16


3.1 Situazione idraulica-ecologica precontratto del torrente Belbo ..............................................................................16
3.2 Caratteristiche del CdF del Belbo ..........................................................................................................................................17
3.3 Belbo, un fiume da vivere..........................................................................................................................................................19

4.COMPARAZIONE E CONCLUSIONE ........................................................... 21


4.1 Confronto tra i Contratti ............................................................................................................................................................21
4.2 Confronto tra i progetti ..............................................................................................................................................................22
4.3 Commento .......................................................................................................................................................................................23

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................ 24

3
INTRODUZIONE
La nostra relazione verte sul recupero e la gestione delle aree umide, analizzando nel dettaglio gli
strumenti dei Contratti di Fiume. Partendo dalle esigenze territoriali da cui nascono i Contratti, verranno
presentati gli obiettivi e i processi che ne portano alla sottoscrizione.
Ci concentreremo sull’analisi comparata di due casi studio: quello del fiume Stura di Lanzo e quello del
fiume Belbo. Analizzeremo le situazioni pre-contratto di entrambi i fiumi e confronteremo due progetti
nati dalle esigenze del bacino dello Stura e del bacino del Belbo: lo “StouRing” e il “Belbo, un fiume da
vivere”.
Abbiamo scelto di trattare questo argomento principalmente perché tutti e cinque viviamo in zone
caratterizzate dalla forte presenza di fiumi e laghi. Siamo molto legati ai nostri territori, dei quali
conosciamo i punti di forza e le debolezze, e siamo convinti del fatto che i corsi d’acqua debbano essere
valorizzati anche dal punto di vista del turismo sostenibile.
Studiando meglio le situazioni territoriali, abbiamo constatato che il Contratto di Fiume può essere un
ottimo strumento per giungere ad un cambiamento pratico delle condizioni ambientali dei bacini idrici
presi in considerazione. La nostra idea è stata, quindi, quella di confrontare i Contratti, paragonandone
due progetti, e trarre conclusioni che possano giovare ad entrambi i territori.

1. CONTRATTI DI FIUME
1.1 Descrizione dell’ecosistema
Le zone umide sono ambienti naturali caratterizzati dalla compresenza di terreno e acqua.
Possono essere considerate zone umide i laghi, le torbiere, i fiumi e le foci, gli stagni, le lagune, le valli da
pesca, le paludi salmastre, i litorali con le acque marine costiere e alcune opere artificiali (Convenzione
Internazionale di Ramsar, 1971).
Le zone umide hanno un notevole valore ecologico e paesaggistico; vi sono infatti sufficienti condizioni di
vita che permettono la presenza di molte specie vegetali e animali.

Per questo progetto abbiamo scelto di concentrarci sull'ambiente fluviale.


Gli ecosistemi fluviali sono realtà molto complesse, in quanto non sono riferibili solo alla porzione di
territorio occupata in modo più stabile dall’acqua, ma si estendono anche lateralmente alle aree interessate
dal passaggio delle piene, caratterizzate da un livello di falda elevato.
Nel corso d’acqua naturale vi sono habitat unici per una fauna estremamente ricca e varia; differenti specie
occupano diverse nicchie ecologiche e interagiscono fra loro con complessi rapporti trofici.
È evidente come l’acqua sia solo una delle componenti di un ecosistema fluviale che, assieme alle rive,
all'alveo ed agli apporti esterni influenzano la capacità di mantenimento degli equilibri chimici e biologici.

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Il semplificare o il ridurre tale complessità comporta anche una riduzione dell'efficienza di trasformazione
dell'energia all'interno del sistema stesso.
I sistemi fluviali garantiscono la diffusione, il trasporto e lo scambio di organismi sia lungo il loro corso
che fra le aree di frangia, ricoprendo un ruolo fondamentale anche per le specie non acquatiche.
La vegetazione riparia costituisce un importante ambiente per la sopravvivenza di numerose specie animali.
Inoltre, permette la riduzione dei carichi inquinanti (nitriti e fosfati) provenienti dalle aree agricole
limitrofe, e il rallentamento della velocità della corrente, svolgendo un'efficace azione contro l'erosione
(Regione Emilia-Romagna e Regione Veneto, 1993).
Gli ecosistemi fluviali, oltre a permettere una grande biodiversità, forniscono diversi servizi per l’uomo; in
alcuni casi questi possono però entrare in conflitto fra loro per la mancanza di una pianificazione delle
attività a scala di bacino. Tra i servizi ecosistemici del fiume vi è il turismo sostenibile, ovvero la fruizione
del corso d’acqua in bicicletta, a piedi, in canoa, per pescare o semplicemente per trovare refrigerio dal
caldo estivo.
Garantire e tutelare gli ambienti fluviali e lacustri offre quindi grandi possibilità dal punto di vista turistico,
ricreativo e di identificazione da parte della comunità.
Come ha reso evidente la mostra didattica “Acque chiare: l’Acqua, la Vita, l’Uomo in provincia di Torino”,
organizzata dall’associazione Triciclo in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, queste
“fruizioni sostenibili” costituiscono un’opportunità per le popolazioni locali al fine di recuperare o creare
un legame con il proprio territorio e, allo stesso tempo, possono incentivare forme di turismo rispettoso
dell’ambiente con vantaggi per l’economia locale.

1.2 Motivazioni della nascita


Sebbene gli ecosistemi fluviali siano importanti, su scala globale sono sempre più minacciati dai
cambiamenti climatici e dalle attività umane. Inoltre, le azioni intraprese per proteggerli sono spesso rese
inefficaci a causa del decentramento della progettazione e dell'attuazione: sono spesso scollegate l'una
dall'altra e non sono collocate in un quadro collaborativo e sistematico. Il connubio tra una corretta gestione
dei bacini idrografici ed efficaci azioni di tutela delle acque è diventato uno dei temi prioritari che il nostro
Paese deve risolvere con maggiore determinazione e pragmatismo.
Le alluvioni che hanno colpito l'Italia hanno messo in luce gli errori commessi dalle amministrazioni
precedenti: molti bacini idrografici sono stati parzialmente modificati e sono diventati più vulnerabili a
causa di estrazioni non equilibrate di acqua, eccessiva cementificazione dei territori e manutenzione
insufficiente, con effetti negativi sulla qualità e disponibilità di acqua e sugli habitat.
Una serie di eventi drammatici legati ad esondazioni e alluvioni ha dimostrato che il dissesto idrogeologico
in Italia è un problema molto importante, che ha causato migliaia di vittime negli ultimi decenni (Tabella
01), nonché gravi danni all'uomo, sia negli insediamenti che nelle attività produttive.
Da un punto di vista idrogeologico, il ripetersi
di questi fenomeni mostra l'estrema
vulnerabilità del territorio del Paese e, inoltre,
una inefficienza del sistema nell'attuazione Tabella 01: Statistiche eventi di frana con vittime, periodo 1970-2019. Fonte: CNR IRPI, 2020
delle politiche di prevenzione e previsione
territoriale.
L'abbandono in montagna dei terreni, il disboscamento continuo, l'uso di tecniche agricole non rispettose
dell'ambiente, l'estrazione incontrollata di fluidi (acqua e gas naturale) dal suolo, il prelievo abusivo di inerti
dall'alveo fluviale e la mancanza di manutenzione dei pendii e dei corsi d’acqua hanno indubbiamente

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aggravato la situazione di stabilità ed evidenziato ulteriormente la fragilità del territorio italiano (Bastiani,
2011).
L’aumento dei processi di instabilità è proporzionale alla semplificazione dei fenomeni che interessano
l’ecosistema, che rendono quindi il territorio più fragile.
Attraverso il naturale flusso dell'acqua, ciò che accade nell'area bagnata da un corpo idrico ha un impatto a
valle e influenza gli aspetti naturali, sociali ed economici dell'area.
Di fronte a questi problemi sta crescendo nelle persone la consapevolezza che una gestione e conservazione
efficace dell'ambiente fluviale e della sua biodiversità può migliorare i servizi ecosistemici correlati,
comprese le difese idrogeologiche e la riduzione dell'inquinamento dell'acqua attraverso le funzioni di
filtro.
L'emanazione della "Direttiva quadro sulle acque" (Direttiva 2000/60 / CE), oltre ad aver fornito le
indicazioni per il raggiungimento di buone condizioni ambientali per tutti i corpi idrici, ha portato al
progresso della gestione dei bacini idrografici in Europa, con l’obiettivo generale di prevenire il
deterioramento della zona idrica, favorendo l'uso sostenibile della stessa (Bianchini e Stazi, 2017).
Tale direttiva ha inoltre evidenziato l’importanza di adottare un approccio integrato, superando quello
settoriale mono-specialistico, con una governance delle acque e dei suoli fondata sul coordinamento tra le
diverse politiche e sulla partecipazione, incentivando il dialogo e la collaborazione con le comunità e i
portatori di interesse.
In questo contesto nascono i Contratti di Fiume (CdF), strumenti volontari di programmazione strategica e
negoziata, i quali perseguono, in una visione d’insieme integrata, la tutela, la corretta gestione delle risorse
idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, insieme alla salvaguardia dal rischio idraulico e
contribuendo ad uno sviluppo locale ecosostenibile (Reticula ISPRA, n. 22/2019).
L’importanza di questi strumenti sta nel fatto che, attraverso di essi, si vengono a creare interazioni e
sinergie tra pianificatori, amministratori e comunità locali, aumentando il senso di responsabilità nei
confronti del patrimonio comune e ponendo sullo stesso piano i criteri di utilità pubblica, rendimento
economico, valore sociale e sostenibilità ambientale. Questo costituisce un processo che non interessa solo
tecnici, esperti e amministratori, ma intere comunità locali e singoli cittadini che ne sono promotori e co-
responsabili.
La concretizzazione del Contratto avviene sempre sotto forma di un Accordo di programma, che prevede
una serie di atti operativi fra il gestore della risorsa e del territorio (lo Stato, con le sue strutture di governo
locale) e i rappresentanti dei cittadini e delle categorie che hanno interessi sul fiume (stakeholder), come
agricoltori, industriali, pescatori e associazioni ambientaliste (Bastiani, 2011).

1.3 Storia
I Contratti di Fiume nascono nella Francia di inizio anni ’80, per sostenere le iniziative di cittadini che
volevano combattere il degrado dei fiumi e migliorare la qualità ambientale dei territori fluviali (Reticula
ISPRA, n. 22/2019).
Vista l’efficacia, i CdF sono quasi subito divenuti strumenti a supporto della pianificazione di bacino, che
consentivano agli attori locali di partecipare direttamente all’attuazione dei programmi.
I CdF hanno rivoluzionato il concetto di intervento in un bacino idrografico in quanto permettono di far
fronte a molteplici interessi non facili da conciliare, quali minimizzare il rischio idraulico, numerose
tipologie di fruizione, differenti usi economici e produttivi, conservazione della natura.
In Italia i primi percorsi sono iniziati nel 2001, progressivamente hanno acquistato interess,e e adesso in
Italia sono centinaia i percorsi avviati, anche se sono molti meno quelli arrivati alla sottoscrizione.

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Il concetto di “Contratto di Fiume” come strumento che porta al raggiungimento di obiettivi di qualità
grazie alla partecipazione pubblica e privata, è presente in molte iniziative adottate negli ultimi decenni da
vari Stati europei (Francia, Inghilterra, Belgio, Italia, Germania e Spagna).
I Contratti di Fiume sono stati declinati anche per altri elementi idrografici (es. Contratto di Lago, Contratto
di Falda, Contratto di Costa, ecc.) in seguito alla necessità di salvaguardare aree umide con necessità
diverse, mantenendo una visione globale.

1.4 Descrizione e finalità


I Contratti sono strumenti che favoriscono il perseguimento degli obiettivi delle normative europee in
materia ambientale, in particolare alla Direttiva Quadro 2000/60/CE sulle acque, per il raggiungimento del
“buono stato” di qualità dei corpi idrici (Reticula ISPRA, n. 22/2019). Essi si adattano in maniera
differenziata nei diversi contesti, tenendo conto delle caratteristiche dei bacini, a seconda delle esigenze dei
territori e delle aspettative dei cittadini.
Uno dei principi alla base dei Contratti è di utilizzare adeguatamente l’insieme delle risorse e delle
competenze coinvolte, non limitandosi alla definizione di piccoli interventi locali, bensì puntando
all’individuazione di strategie progettuali coraggiose e di ampia veduta, che necessitano della
collaborazione multiattoriale che solo questi processi sono in grado di gestire.
Gli attori sono gli Enti pubblici, associazioni di categoria, imprese, organizzazioni sindacali, associazioni
di volontariato, circoscrizioni, circoli, scuole e singoli cittadini, che mettono a disposizione di tutti le loro
conoscenze, soluzioni e risorse economiche, contribuendo allo sviluppo locale. I firmatari dei Contratti
condividono il principio che si possa migliorare la gestione ambientale ed idraulica dei bacini fluviali,
quindi pongono obiettivi di sviluppo locale orientati alla sostenibilità, alla tutela e alla valorizzazione dei
beni comuni.
Una delle cause che influenza la qualità ecosistemica dei corpi idrici è l’antropizzazione dei bacini. Di
conseguenza, un coinvolgimento nei percorsi decisionali della popolazione, può essere l’occasione per
favorire comunità più consapevoli e attive riguardo le tematiche ambientali dei loro territori.
I benefici della pianificazione integrata dei Contratti di Fiume si estendono alla mitigazione degli effetti
della frammentazione ambientale, portando grandi vantaggi anche sul piano economico e conoscitivo.
Le finalità primarie dei CdF sono:
- riduzione dell’inquinamento delle acque;
- riqualificazione dei sistemi ambientali e paesistici afferenti ai corridoi fluviali;
- condivisione delle informazioni e diffusione della cultura dell’acqua attraverso percorsi di
sensibilizzazione ed educazione in materia;
- miglioramento della fruizione turistico/ambientale del torrente e delle aree perifluviali;
- riduzione del rischio idraulico;
- coordinamento delle politiche urbanistiche ed insediative dei territori comunali coinvolti (Servizio
Pianificazione Risorse Idriche della Provincia di Torino, 2007, Quaderno di discussione).

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1.5 Fasi del processo
Le fasi del processo che portano alla scrittura di un Contratto di Fiume, spesso meglio definite dalle Linee
Guida per ogni regione, sono quattro:
- la Fase di Preparazione;
- la Fase di Attivazione;
- la Fase di Attuazione;
- la Fase di Consolidamento.
L’inizio dei Contratti di Fiume prevede la sottoscrizione di
un documento d’intenti contenente i motivi e gli obiettivi
generali del processo, le criticità da affrontare e il metodo di
lavoro condiviso tra le diverse parti che prendono parte al
processo.
Il passo successivo è poi l’analisi sugli aspetti ambientali,
Fig. 01: fasi del Contratto di Fiume. Fonte: Reticula ISPRA, n. 22/2019
sociali ed economici del territorio preso in considerazione.
In seguito, viene stilato un documento strategico per definire lo scenario a medio-lungo termine che include
gli obiettivi della pianificazione del bacino idrografico insieme con le politiche territoriali di sviluppo
locale.
Infine, viene definito il programma d’azione (PA) con indicati gli obiettivi specifici, gli attori con i rispettivi
obblighi e impegni, i tempi e le modalità attuative, le risorse necessarie e quindi i finanziamenti. Il Piano
d'Azione deve inoltre contenere una descrizione sintetica del contributo delle singole azioni necessarie
all’ottemperamento delle finalità definite dalla direttiva 2000/60/CE.
Le prime due fasi hanno la funzione di progettare il percorso che condurrà le parti interessate alla firma del
Contratto.
Con la sottoscrizione del Contratto comincia la Fase di Attuazione: grazie ad un Accordo di
programmazione negoziata, stipulato dai sottoscrittori, ognuno si assume impegni concreti per realizzare le
misure e le azioni.
La sottoscrizione, però, non è la chiusura del percorso, ma il punto di partenza per garantire l’operatività
del Piano d’Azione e lo stabilizzarsi di un metodo di lavoro che dovrebbe diventare la prassi per lo sviluppo
locale del territorio (la cosiddetta Fase di Consolidamento).
In quest’ultima Fase si ha l’attivazione di uno o più sistemi di controllo e monitoraggio, al fine di verificare
lo stato di attuazione delle azioni e l’impatto ambientale che esse hanno. Il Programma di monitoraggio
deve essere strutturato in modo da valutare sia l’evoluzione del processo che il grado di compimento del
Piano di Azione. Il monitoraggio non si limita ad una raccolta qualitativa e quantitativa di dati, bensì è una
valutazione in itinere, che coadiuva l’implementazione delle azioni previste dal piano, verificando il
raggiungimento dei risultati sperati e individuando eventuali misure correttive nel momento in cui si
dovessero rendere necessarie.
Il sistema di indicatori deve essere capace di descrivere l’ambiente, individuare e valutare l’impatto
dell’azione strategica nel corso delle fasi di verifica e programmazione. Contemporaneamente, i dati e le
informazioni sui Contratti di Fiume devono essere resi accessibili al pubblico attraverso una pluralità di
strumenti divulgativi, utilizzando al meglio il canale web.
Sulla base dei risultati del monitoraggio, scaduto il PA sarà possibile aggiornare il Contratto di Fiume
oppure approvare un nuovo piano di azione.

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I Contratti di fiume non hanno un termine temporale prefissato, ma restano attivi fino a che rimane viva la
volontà di aderire all’accordo da parte degli attori e con il monitoraggio di ogni progetto.
Ogni regione, partendo da queste direttive, può definire un processo più o meno guidato, al fine di creare
un modello per i Contratti che si andranno a definire.
Per questa relazione abbiamo fatto riferimento alle Linee Guida Regionali, emanate dalla Direzione
Ambientale della Regione Piemonte nel 2011. Per scegliere i due Contratti di Fiume da confrontare abbiamo
cercato tra quelli arrivati alla sottoscrizione, così da avere tutta la documentazione necessaria, soprattutto
il Piano d’Azione. Tutti i documenti prodotti durante i rispettivi processi si possono trovare sui siti della
Provincia di Asti, della città Metropolitana di Torino e sul portale della Regione Piemonte, garantendo così
il requisito di trasparenza.
Le informazioni e i concetti riportati nei capitoli seguenti sono state reperite dal Documento contrattuale,
Piano d’Azione, Dichiarazione di Sintesi e dalla Sintesi non tecnica dei rispettivi Contratti.

1.6 Legislazione in Italia e in Piemonte


In Italia, il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, che detta norme in materia ambientale, prevede la
partecipazione attiva di tutte le parti interessate all’attuazione dei piani di gestione dei bacini idrografici fin
dalla loro prima promulgazione. Nel 2015, con l’inserimento dell’articolo 68 bis nel Decreto Legislativo
citato, troviamo la svolta significativa per i CdF, che vengono così riconosciuti a livello nazionale.
La Regione Piemonte ha concretizzato dal 2006 i principi cardine dei Contratti di Fiume in quattro bacini
campione.
Il modello si è poi diffuso in altri bacini piemontesi evolvendosi in nuove forme (Contratti di lago, di area
umida) ed abbracciando altre declinazioni (sviluppo sostenibile, adattamento ai cambiamenti climatici).
La Regione Piemonte, considera i Contratti di fiume e di lago fondamentali per l'attuazione del Piano di
Tutela delle Acque (art. 8 delle Norme di Piano), citandoli anche nel Piano Territoriale Regionale (PTR).
Introducendo questi strumenti nella propria normativa, ha definito alcuni principi cardine:
- la riqualificazione delle acque e dei territori afferenti ai corpi idrici,
- la partecipazione,
- integrazione delle politiche, sottoponendo la bozza di Piano di Azione alla Valutazione Ambientale
Strategica (VAS) (Reticula ISPRA, n.22/2019).

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2. Contratto di Fiume del Bacino dello
STURA DI LANZO
2.1 Situazione idraulica/ecologica pre-CdF
Il1 bacino idrografico dello Stura di Lanzo si trova a nord-
ovest della Città di Torino: è compreso tra quello della
Dora Riparia a sud e dell’Orco a nord, mentre ad ovest è
diviso dal territorio francese dalla dorsale alpina, nel tratto
compreso tra il Rocciamelone e la Levanna. Ha una
superficie di 882 Km² e il 70% di questi è rappresentato
Fig. 02 Fig. 03 dalla zona alpina a monte di Lanzo Torinese.
Localizzazione del fiume Stura di Lanzo Il territorio interessato dal Contratto di Fiume della Stura
di Lanzo è caratterizzato dalla presenza di sei Siti di
Interesse Comunitario (SIC) e di una Zona di Protezione Speciale (ZPS).
Sulla Carta Ittica della Regione Piemonte, i dati relativi all’anno 1992 registrano che il bacino dello Stura
di Lanzo comprendeva corsi d’acqua nella maggior parte dei casi in buone condizioni ambientali. Nella
parte montana i corsi principali erano in prima classe di qualità, con comunità macrobentoniche ben
differenziate, dominate da plecotteri ed efemerotteri. Solo in corrispondenza di qualche centro abitato (per
esempio Ceres) si riscontravano lievi modificazioni della qualità biologica (con un passaggio in seconda
classe) dovute all’impatto, anche se mai eccessivo, esercitato dal turismo.

Il corso d’acqua ha carattere torrentizio, con notevoli piene autunnali e primaverili, ed è connotato da un
alveo poco inciso rispetto ai territori circostanti. Le piene si verificano generalmente quando le
precipitazioni nevose sono in proporzione scarse, anche se a fine primavera la presenza di un manto nevoso
ancora consistente provoca un importante incremento del contributo di piena per effetto dello scioglimento
della neve. Nel bacino idrografico le precipitazioni medie di lungo periodo variano da 900 mm/anno in
pianura a 1.400 mm/anno (Città Metropolitana di Torino & Regione Piemonte, 2020, Rapporto
Ambientale).
Le attività estrattive svolte in passato, direttamente nell’alveo, hanno determinato un generale dissesto nel
corso d’acqua.
L’analisi iniziale nell’area del bacino è stata svolta dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Provincia di
Torino e dall’ARPA Piemonte. Le GEV hanno svolto un censimento in campo di tutte le pressioni
ambientali di tipo antropico sui corpi idrici, mentre l’ARPA ha svolto un monitoraggio ambientale
dell’ecosistema fiume dello Stura. L’ARPA ha inoltre applicato l’IFF (Indice di Funzionalità Fluviale)
lungo tutto il tratto dello Stura, al fine di consentire una valutazione ecosistemica complessiva. Dai risultati
si può notare un livello di funzionalità tra il buono e il mediocre, anche se lungo l’asta fluviale si notano
alternanze di zone molto diverse. La scarsa funzionalità è legata alla forte urbanizzazione locale e alla
significativa presenza di aree fortemente degradate lungo le sponde, discariche, orti abusivi e baracche, per
quanto riguarda il tratto pianeggiante. Volgendo lo sguardo più a monte, invece, le cause della scarsa
funzionalità sono dovute alla sottrazione di habitat fluviale da parte delle attività circostanti: la forte

Fig. 02 fonte: Voghera & Giudice, 2020


Fig. 03 fonte: ADBPO, Linee generali di assetto idrogeologico e quadro degli interventi: Bacino dello Stura di Lanzo, 2006
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rettificazione dell’alveo dovuta alla costruzione di difese spondali e la carenza idrica in alveo, a volte molto
evidente.
L’Indice Biotico Esteso (IBE) fornisce
indicazioni sulle alterazioni
dell’ecosistema acqua; esso si basa sulla
struttura della comunità di
macroinvertebrati. A monte e a valle di
Lanzo, i valori dell’IBE dei
Tabella 02: valori riscontrati in diversi punti di monitoraggio lungo il fiume Stura di
Lanzo. Fonte: Elio Sesia – ARPA Piemonte, Dipartimento di Asti; Gabriella campionamenti si differenziano
Passarino, Giuseppe Crivellaro - ARPA Piemonte, Dipartimento di Grugliasco, 2001 notevolmente; nel tratto a monte dello
sbocco sulla pianura i dati definiscono
una comunità ben differenziata e ricca con uno stato ambientale acquatico piuttosto integro. Nel tratto a
valle di Lanzo, invece, la situazione è più compromessa e i valori dell’indice sono medio-bassi, dovuti in
parte ai continui rimaneggiamenti del fondo dell’alveo per cause idrauliche e morfologiche.
Nella valutazione del risultato si è fatto principalmente riferimento al Livello di Inquinamento dei
Macrodescrittori (LIM), costituito da parametri chimico-microbiologici che forniscono una stima
dell’inquinamento del corso d’acqua. Il LIM definisce, insieme all’incrocio con i risultati dell’IBE, lo Stato
Ecologico del Corso d’Acqua e di conseguenza la classe di qualità ambientale propria di ogni stazione di
campionamento in ogni anno di misura.
Anche i valori del LIM si differenziano significativamente nelle due zone rispettivamente a monte ed a
valle di Lanzo, con un generale peggioramento della qualità delle acque negli ultimi anni, soprattutto nel
tratto a valle.
I dati analitici dei campionamenti svolti negli ultimi anni sono complessivamente accettabili dal punto di
vista dell’inquinamento chimico-microbiologico, poiché non sono stati rilevati valori particolarmente
preoccupanti.
Si rilevano tratti con evidenti criticità di bacino, specialmente tra Lanzo e Venaria, dove nell’anno medio
si stima che per 6 mesi la portata residua effettiva in alveo al netto dei prelievi sia significativamente
inferiore al Deflusso Minimo Vitale (DMV) (Servizio Pianificazione Risorse Idriche della Provincia di
Torino, 2007, Quaderno di discussione). Nell’attuale situazione, per soli due mesi l’anno in alveo scorre
una portata pari o superiore al DMV, mentre nei restanti mesi scorre una portata molto inferiore. Le
motivazioni possono risiedere nella presenza di impianti idroelettrici a cascata e in condizioni di
depauperamento di risorsa sull’asse di valle, a causa dei numerosi canali a scopo irriguo.
L’azione esercitata dalla “buffer zone”, ovvero l’effetto filtro ad opera della vegetazione, non è molto
elevata. Oltre il 55% dei tratti presenta i valori dell’Indice Effetto Filtro tra la classe bassa e medio-bassa,
mentre poco più del 22% dell’asta è compresa nelle classi alta e medio alta. La copertura arborea entro i
primi 30 metri dalla riva è piuttosto bassa e frammentata: presenta molte interruzioni su oltre il 55% dei
tratti ed è quasi assente sul 33% circa (Vazzola, Ferrarato, Meloni, 2003).

Le criticità emerse per il bacino della Stura possono essere riepilogate in 6 macrotematiche:
1. degrado delle sponde e delle zone perifluviali;
2. qualità delle acque;
3. morfologia dell’alveo;
4. sicurezza idraulica;
5. carenza idrica;
6. approvvigionamento idropotabile.

11
2.2 Storia CdF del Bacino dello Stura di Lanzo
A partire dalle criticità è stata attivata una fase di concertazione sul territorio, che ha coinvolto in modo
diversificato istituzioni, associazioni e scuole, per la definizione delle azioni prioritarie per la
riqualificazione del bacino. Inoltre è emersa la forte volontà di valorizzare il territorio mostrando le sue
valenze ambientali e naturalistiche, anche con il fine di attirare un turismo di tipo sostenibile.
Le principali tematiche sulle quali convergono le azioni individuate dal Contratto di Fiume sono:
- riqualificazione delle sponde e dei territori fluviali e mitigazione del rischio idraulico;
- tutela della qualità e quantità delle acque;
- promozione dello sviluppo sostenibile.

Il Contratto di Fiume del bacino della Stura di Lanzo ha ricevuto un finanziamento da parte della Regione
Piemonte nel 2012, grazie al quale è stata promossa la ripresa in seguito ad una interruzione.
Durante l’anno scolastico 2012-2013 la Città Metropolitana di Torino ha promosso ed organizzato attività
di formazione ed esperienze di progettazione partecipata rivolte agli studenti degli Istituti di Istruzione di
Superiore Tommaso D’Oria, da cui sono nate diverse proposte, confluite nella bozza di Piano d’Azione, ed
è stato ideato il logo del Contratto.
Al fine di coinvolgere direttamente i cittadini, sono state organizzate iniziative territoriali come “Puliamo
la Stura”, con lo scopo di far percepire l’importanza del corso d’acqua, in un unico grande evento di pulizia.
I soggetti istituzionali che hanno dato avvio al processo del Contratto di Fiume della Stura di Lanzo e che
quindi hanno firmato il Protocollo d’intesa, sono:
- Provincia di Torino (oggi Città metropolitana di Torino);
- Regione Piemonte;
- Comunità Montana Valli di Lanzo Ceronda e Casternone;
- Unione Comuni Ciriacese e Basso Canavese;
- Città di Borgaro Torinese, Caselle Torinese, Caselette, Druento, Mathi, San Gillio, Torino, Venaria Reale,
Villanova Canavese;
- Ente di gestione delle Aree protette dell’Area Metropolitana di Torino.

Il PA raccoglie le azioni condivise utili al raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione territoriale, di


integrazione e orientamento delle politiche e delle decisioni.
Le tre principali tematiche sulle quali convergono le azioni
individuate dal Contratto di Fiume sono state a loro volta
suddivise in obiettivi diversi.
Si fornisce a fianco la tabella 03, riassuntiva delle aree
tematiche di intervento.
Per tutte le azioni si sottolinea l’importanza del
coinvolgimento dei soggetti che operano sul territorio (ad
esempio agricoltori) per incentivare buone pratiche di
manutenzione dei canali e dei rii secondari nelle aree Tabella 03: Linee Strategiche e Obiettivi contenuti
perifluviali attraverso la diffusione delle informazioni sul nell’Abaco delle Azioni. Fonte: Piano d’Azione

rischio idraulico e sulla conversione a colture meno


idroesigenti.
Inoltre, è di fondamentale importanza la formazione e la sensibilizzazione delle comunità locali a tutti i
livelli, dal contesto scolastico fino al coinvolgimento del mondo agricolo, dalle stesse Amministrazioni
12
locali ai cittadini, affinché venga concepito il fiume come elemento di identità territoriale e tutte le azioni
siano più sentite.
In seguito al rilancio del Contratto di Fiume della Stura di
Lanzo, si è scelto di dedicare le prime azioni alla
condivisione delle informazioni e alla diffusione della
cultura dell'acqua, al fine di condurre il territorio in modo
consapevole alla firma del Contratto. Sono stati definiti
come prioritari quegli interventi finalizzati al
raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque e degli
ambienti acquatici, perché è necessario tenere presente che
gli interventi volti al raggiungimento degli obiettivi della
Direttiva Quadro costituiscono la finalità principale del
Contratto.
Fig. 04: percorso dello Stouring. Fonte: Alessandro Ferrante

Il Programma di Monitoraggio del Contratto di Fiume del Bacino dello Stura è concepito per la valutazione
delle prestazioni sull’attuazione o non attuazione delle singole azioni e delle ricadute ambientali
complessive del Piano d’Azione. A tal proposito occorre sottolineare la specificità del Contratto di Fiume
del bacino della Stura di Lanzo quale insieme integrato di azioni volte al conseguimento dell’obiettivo
dell’uso sostenibile della risorsa idrica, senza mettere in campo forze che determinano pressioni ambientali,
ma proponendo risposte volte a contenere gli effetti negativi di tali forze. Di conseguenza, l’analisi degli
impatti e delle pressioni si deve concentrare sulla componente acqua e sullo stato ambientale del bacino.
La scelta degli indicatori è ricaduta su quelli utilizzati nel monitoraggio regionale, e quindi facilmente
reperibili (indicatori di cui al D.Lgs. 152/2006 e decreti attuativi), quelli strettamente connessi a
monitoraggi previsti dalle azioni del Piano, da implementare, oppure quelli di processo utili per verificare
lo stato di avanzamento delle singole azioni.

2.3 Stouring
L’obiettivo che si pone lo Stouring è quello di riqualificare l’area del fiume Stura di Lanzo, per restituire ai
cittadini un luogo fruibile per attività all’aria aperta.
Attraverso gli incontri sul territorio è emersa l’esigenza di promozione di un nuovo modello di turismo,
improntato alla sostenibilità.
Il territorio manca di una strategia comune di sviluppo turistico: occorre, infatti, garantire un miglior
coordinamento delle politiche locali e diffondere anche su Internet i valori e le caratteristiche del territorio
per una fruizione sostenibile (piste ciclabili e itinerari culturali).
Al fine di creare un’identità comune di turismo sul territorio, sono state evidenziate potenzialità di sviluppo
e di qualificazione territoriale tramite la formazione di reti di utenza (vie verdi ciclabili) per completare una
serie di interventi parziali attualmente esistenti e per collegare molti beni culturali e ambientali con il Parco
La Mandria e la Reggia di Venaria.
Il progetto, denominato "Stouring: in bici o a piedi tra acque, natura e cultura", nasce dalla proposta dell'IIS
D'Oria di Cirié, coinvolto già a partire dal 2013 in attività didattiche e di progettazione nell'ambito del
Contratto di Fiume.
Per questa occasione alcuni enti del territorio del bacino hanno collaborato per una progettazione di
interesse sovracomunale ispirata in buona parte dal progetto Corona Verde.

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Stouring (da Stura, Tour e Ring - nome ideato da John Acquaviva, studente dell'IIS D'Oria) è un percorso
ciclo-pedonale di 42,5 km attorno ad un tratto del Torrente Stura, precisamente tra Lanzo e Venaria. Il
progetto Stouring mira a valorizzare i beni culturali, ambientali e paesaggistici del bacino, partendo
dall'ambiente fluviale. Storicamente quest’ultimo ha costituito il
punto di partenza per lo sviluppo territoriale, e il progetto intende
renderlo nuovamente protagonista. Pertanto, l'obiettivo da
raggiungere è quello di consentire l'utilizzo di piste ciclabili e
marciapiedi, sia antichi che di nuova formazione, con il ripristino
ambientale di aree ripariali degradate, o in alcuni punti interessati da
attività estrattive e di lavorazione di inerti, al fine di sensibilizzare e
coinvolgere la popolazione.
Con la realizzazione di tratti di collegamento, è stato possibile Fig. 05: vista aerea del fiume Stura di Lanzo grazie
colmare alcune delle attuali discontinuità, riavviando il processo di all’ausilio del drone. Fonte: Anna Ferrante
manutenzione sulla rete già esistente, che a causa del mancato
accesso è in parte abbandonata e quindi degradata.
Da una semplice pista ciclo-pedonale si sviluppa un sistema di promozione del territorio, che rilancia il
turismo sportivo, hobbistico, culturale, naturalistico, scolastico e l'acquisto sostenibile.
Tra i beni ambientali e culturali attraversati dall'anello ciclo-pedonale si trovano ponti storici (il Ponte del
Diavolo, ad esempio), la Foresta Fossile e l'area umida denominata “Fontana dei Ghiaretti”, valido esempio
di recupero naturalistico di una cava dismessa.
Il percorso è condiviso dai 14 Comuni toccati, mentre altri dell'area montana vi "agganceranno" i loro
itinerari.
L’obiettivo che ci si è prefissati nel progettare i percorsi è stato
quello di minimizzare le modifiche all'ambiente per rispettare
la naturalità dei luoghi attraversati.
Il percorso è stato pensato e creato con l'aiuto di Google Earth,
grazie a cui si è potuto tenere conto delle piste ciclabili già
esistenti e degli antichi sentieri dismessi, recuperati dalle carte
topografiche della zona.
La Città di Venaria è strategica per il territorio dello Stouring in
quanto richiama, anche grazie alla Reggia, migliaia di turisti dal
Piemonte, dall'Italia e da diversi paesi europei.
La Città di Lanzo rappresenta il punto d'unione con le Valli di
Fig 06: tratto dello Stouring con cartello informativo
Lanzo, sia per la propria posizione geografica, sia per il ruolo sulla foresta fossile. Fonte: Anna Ferrante
dell'Ente all'interno dell'Unione dei Comuni Montani.
La Città di Cirié si trova in una posizione altrettanto strategica in quanto rappresenta un punto di
collegamento con la Riserva Naturale della Vauda e con il trasporto ferroviario GTT, il quale offre
un'opportunità di sviluppo per la fruizione dello Stouring.
Il Parco La Mandria è un importantissimo polo ambientale, paesaggistico e storico-culturale del territorio,
già molto frequentato da fruitori in bicicletta; anche a loro lo Stouring offrirà l'opportunità di ampliare i
percorsi.
È stata inoltre realizzata un’area attrezzata, definita come “Centro Oasi”, con lo scopo di integrare e
completare un edificio esistente, destinandolo a scopi didattici, fruitivi e come centro di documentazione
dedicato alla “ricostruzione dal vivo della Foresta Fossile”. Purtroppo l’anno passato ha riportato dei danni
in seguito ad un incendio e non è al momento agibile.

14
L'intervento realizzato rispetta anche la necessaria sostenibilità finanziaria, in quanto prevede semplici
interventi di sistemazione, e richiede impegni economici condivisi, principalmente per integrare tratti
stradali esistenti, aventi un volume di traffico veicolare locale molto limitato.
Il progetto si limita alla pulizia selettiva della vegetazione, alla sistemazione dei percorsi e delle
infrastrutture esistenti e al loro collegamento. Di conseguenza le attività di cantiere non hanno avuto un
impatto negativo sull'ambiente. Scegliendo un percorso passante per lo più su tratti esistenti, è stato
possibile contenere i tagli vegetali, senza modificare la flora esistente. In alcune zone è stata necessaria
l’inghiaiatura per normalizzare la superficie; sono stati usati materiali provenienti dalle cave esistenti in
zona, e quindi il cromatismo dei materiali è conforme alle pietre del luogo.
La possibilità di fruizione, a fini naturalistici, della vasta fascia fluviale dello Stura da Germagnano a
Venaria Reale, apre il territorio ad una vocazione turistica che tradizionalmente non era mai stata perseguita.
Si hanno, inoltre, ricadute positive sul piano sociale in termini di consapevolezza ambientale, di didattica e
di tempo libero.
A partire dall’itinerario StouRing, e dall'inserimento nel sistema degli itinerari ciclopedonali e turistici
dell’area, è stato possibile valorizzare le attività agricole nella creazione di una rete di attività commerciali
(cascine aperte, punti vendita di prodotti locali e a km zero, etc) e di promozione a servizio della fruizione.
Il mondo agricolo potrà essere altresì coinvolto nella manutenzione e nel presidio della rete dei percorsi,
per innescare un processo virtuoso di sviluppo sostenibile.
Il presente progetto esecutivo ha previsto la fornitura e posa di segnaletica direzionale studiata e distribuita
lungo l’intero percorso per indirizzare gli utenti sui vari tratti di percorrenza. Nei tratti invece ove è previsto
il passaggio su aree completamente naturali, è stato previsto il posizionamento della segnaletica in legno
secondo il modello utilizzato dalla Rete Escursionistica Regionale.
Le opere, da progetto, comportano una spesa complessiva di € 1.293.333,57 di cui € 999.713,86 per i lavori
di costruzione e sistemazione piste ciclabili, € 293.619,71 per somme a disposizione ed un finanziamento
privato di € 30.000 per l’adeguamento di un edificio servizi. Non sappiamo quale sia stata la spesa effettiva.
Le opere non richiedono consistenti interventi di manutenzione, ma è necessario guardare con attenzione
all’integrità dei parapetti in legno con periodicità annuale e attuare operazioni periodiche di livellatura e
rullatura del percorso.
Gli indicatori previsti per il progetto Stouring sono: la percentuale di piste ciclabili, la percentuale di utilizzo
dei mezzi pubblici, il numero di aree informative e di elementi di informazione, il rapporto tra superficie
riqualificata e la superficie totale. Non sono ancora stati identificati un set di indicatori per il monitoraggio.
In seguito ad un sopralluogo abbiamo valutato che, dal punto di vista naturalistico, la situazione è più che
soddisfacente, in quanto la natura è lasciata al suo normale decorso; per questo motivo riteniamo che non
ci siano migliorie da fare. Per quanto riguarda l’aspetto fruitivo, sarebbe necessaria una segnaletica più
continua, ponendo maggiore attenzione ai tratti in cui il percorso è comune al traffico veicolare, in
particolare in corrispondenza del ponte nel comune di Robassomero.

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3. Contratto di Fiume del TORRENTE
BELBO
3.1 Situazione idraulica/ecologica pre-CdF
L’ambito territoriale del Contratto di Fiume interessa
l’intera asta fluviale del torrente Belbo, affluente del fiume
Tanaro.
Il Belbo è designato come corso d’acqua significativo già
ai sensi dell’ex D.Lgs. 152/99, con una superficie
imbrifera di circa 470 kmq. Ha origine dai colli di
Montezemolo e dopo un percorso di 86 km, attraversando
le province di Cuneo, Asti e Alessandria, sbocca nel
Tanaro a ovest di Alessandria. L’attività prevalente è
quella agricola, soprattutto vitivinicola, con alcuni centri
Fig. 07: localizzazione geografica e idrologica del Bacino del
Torrente Belbo. Fonte: Rapporto ambientale di VAS industriali, di dimensioni piuttosto ridotte ma in fase di
sviluppo, situati in particolare in provincia di Asti.
La portata media del torrente è piuttosto bassa (5 mc/s), con eventi di piena concentrati in autunno e in
primavera, spesso causa di problemi di una certa importanza come in occasione dell’alluvione del 1994
(Rapporto ambientale di VAS).

Prima della firma dell’Accordo sono state


eseguite delle analisi su varie componenti del
torrente, le quali hanno evidenziato uno stato
mediocre del paesaggio e della situazione
idraulica. Pessimo è invece lo stato dell’acqua e
del suolo, a causa dell’antropizzazione di terreni
Tabella 04: valori riscontrati in diversi punti di monitoraggio lungo il torrente
Belbo. Fonte: Elio Sesia – ARPA Piemonte, Dipartimento di Asti; Gabriella di pertinenza dell’ecosistema fluviale, dell’uso
Passarino, Giuseppe Crivellaro - ARPA Piemonte, Dipartimento di Grugliasco, 2001 intensivo del suolo, della rettilineizzazione e
banalizzazione del corridoio fluviale e delle acque reflue del settore enotecnico, le quali a volte non
subiscono nemmeno processi di pre-trattamento (ARPA, 2011).
Lo Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua (SECA) è un indicatore sintetico delle alterazioni in atto sugli
ecosistemi dei corsi d'acqua. La determinazione dello Stato Ecologico viene eseguita incrociando i valori
di LIM con quelli di IBE, scegliendo il risultato peggiore tra i due.
L’indicatore SACA (Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua) sintetizza i dati relativi all’inquinamento
chimico-fisico e alle alterazioni dell’ecosistema dei corsi d’acqua. Il suo valore si determina incrociando
l’indicatore SECA con lo stato chimico, che esprime
invece la presenza di sostanze chimiche pericolose,
persistenti e/o bioaccumuli nelle acque. Dalla tabella 05
si può notare come i valori dell’indice SACA siano
progressivamente peggiorati a partire dal 2001, per la
maggior parte dei punti di monitoraggio. Laddove,
invece, i valori sono rimasti pressoché costanti, ci si
Tabella 05: indicatore SACA lungo il torrente Belbo. Fonte: 16
Rapporto ambientale di VAS
trova comunque in presenza di situazioni di degrado ambientale. Nei punti di monitoraggio con classe
inferiore a “sufficiente” non rispettano i valori previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque. La conseguenza
principale, come si può notare dall’andamento dei valori dei due indici, è che, se lo stato ambientale nel
primo tratto, considerato “buono”, va degradandosi verso
la chiusura del bacino.
In particolare, l’effetto dello scarico nei corsi d’acqua delle
acque reflue di cantina è talmente evidente che, per alcuni
all’anno, i fiumi si colorano di nero, come ben visibile nelle
immagini seguenti.
A ciò vanno aggiunte le prospettive di sviluppo socio-
economico che possono rappresentare ulteriori minacce Fig. 08: scarico di una cantina vinicola di Cossano Belbo nel
torrente Belbo. Fonte: Rapporto Ambientale di VAS, ARPA, 2004
future per le diverse matrici ambientali.
L’importante carenza idrica e l’elevata presenza di attività agricole rendono il bacino del t. Belbo un’area
molto vulnerabile: il territorio è stato quasi totalmente antropizzato, con la zona collinare occupata dalle
vigne e il fondovalle (comprese le fasce in prossimità delle sponde) destinato alle attività produttive e agli
insediamenti residenziali. Morfologicamente, il bacino idrografico del torrente Belbo ha una forma
allungata e stretta, dovuta alla modellazione del corso d’acqua, ed è inoltre interessato da numerose frane
di versante, che portano molto materiale solido nell’alveo, e accumulandosi crea zone localizzate di
deposito. Confrontando la situazione attuale con la cartografia storica IGM, si nota come l’uomo abbia
ridotto la larghezza della sezione di deflusso e diminuito la sinuosità nel tratto terminale, canalizzando tutti
gli attraversamenti cittadini. Questi interventi di artificializzazione del corso d’acqua favoriscono l’erosione
rispetto alla divagazione laterale.
Il torrente Belbo è divenuto tristemente noto per l’evento di piena del 5-6 novembre 1994, che con una
portata di circa 1000 mc/s ha causato l’attivazione di numerosi processi di instabilità di versante ed
allagamenti nelle piane alluvionali (Rapporto ambientale VAS). L’evento ha permesso di notare alcune
gravi carenze nella manutenzione delle opere idrauliche esistenti, che si sono dimostrate inefficienti e
dannose, e in generale di tutto il territorio.
Negli anni successivi sono state realizzate delle opere di difesa idraulica nei punti più colpiti dall’alluvione
lungo l’asta del torrente, tra cui la principale è la cassa di laminazione tra Santo Stefano Belbo e Canelli.
L’effetto filtro che la vegetazione ripariale esercita è piuttosto limitato: circa l’82% dei tratti presenta valori
dell’indice IER medio-bassi, e solo l’8% nella fascia medio-alta. Nella fascia più vicina alla riva la
copertura arborea è frammentata sul 74% dell’asta fluviale, mentre meno del 3% ha una copertura intatta
(Vazzola, Ferrarato, Meloni, 2003).

3.2 Storia CdF del Torrente Belbo


Il Contratto di fiume del torrente Belbo nasce in seguito al riscontro di criticità idrologiche, degrado della
fascia fluviale e inquinamento delle acque a seguito dell'immissione di scarichi urbani e dell'attività
agricola.
Grazie alla partecipazione attiva di tutte le parti interessate e all’utilizzo di un approccio interattivo, il
Contratto permette l’attuabilità delle azioni attraverso il confronto e la negoziazione tra tutti i portatori
d’interesse.
Il Contratto di fiume del torrente Belbo è stato uno dei 4 contratti avviati dalla Regione Piemonte nel 2006
come sperimentazione su area idrografica avente particolari criticità ambientali; tali sperimentazioni hanno

17
rappresentato il punto di partenza per la definizione delle Linee guida relative ai Contratti di Fiume in
Piemonte.
La definizione del Contratto di Fiume è stata affidata alla Provincia di Asti nel 2007, che ha poi sottoscritto
il protocollo d'intesa con la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, la Provincia di Alessandria e alcuni
Comuni lungo il torrente.
La partecipazione del pubblico configura un diritto all’informazione ed alla partecipazione alle decisioni.
Tramite il sito web della Provincia di Asti è stata garantita la massima visibilità e trasparenza fin dalle
prime fasi del Contratto.
Obiettivo principale del Contratto di Fiume del Torrente Belbo è quello di migliorare lo stato ecologico
complessivo del corso d’acqua, in attuazione delle finalità e degli obiettivi previsti dalla Comunità Europea
in materia di tutela delle acque, così come stabiliti nella Direttiva 2000/60/CE. Definendo gli obiettivi di
qualità e sicurezza idraulica si è tenuto presente della grande risorsa
che rappresenta il fiume per il territorio e si sono cercate soluzioni per
risolvere le criticità ad esso collegate, trasformandole in opportunità
di valorizzazione dell’intero bacino. Questa procedura è fondata
sull’analisi delle risorse territoriali, ambientali e sull’integrazione
delle politiche e azioni che i soggetti coinvolti nel Contratto già
attuano o intendono attuare.
Gli obiettivi generali del Contratto di Fiume sono:
-miglioramento ambientale del sistema fluviale; Fig. 09: obiettivi condivisi del Contratto di Fiume del
-mitigazione del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico; Torrente Belbo. Fonte: Documento Contrattuale
-miglioramento turistico-fruitivo della valle del Belbo;
-condivisione delle informazioni e della diffusione della cultura dell'acqua.
Il Piano di Azione è dunque composto da 4 obiettivi divisi in 10 linee di Azione (o strategie) e si declina in
44 azioni e sottoazioni (o misure). Per ogni azione è prevista una tempistica di riferimento per l’attuazione,
in base ad un criterio di priorità condiviso e definito.
1 riduzione dell'inquinamento delle acque, riferendosi al sistema depurativo;
2 riequilibrio del bilancio idrico;
3 governo e gestione del rischio idraulico, finalizzato alla sicurezza del territorio e allo stato di salute del
fiume;
4 valorizzazione del ruolo di presidio del territorio da parte del mondo agricolo;
5 manutenzione ordinaria del territorio, come prevenzione dei rischi e supporto alla riqualificazione;
6 miglioramento dell'assetto geomorfologico;
7 riqualificazione ambientale dei corpi idrici superficiali in ambito urbano e periurbano;
8 riqualificazione ecologico-fluviale e paesaggistica del corridoio fluviale;
9 valorizzazione turistica del territorio fluviale;
10 promozione attività di educazione e informazione ambientale.
Al fine di verificare questi obiettivi, il Contratto ha definito degli indicatori di realizzazione e di
performance. Accanto a questi verrà usato un set di monitoraggio ambientale per verificare che nel tempo
che l'implementazione del Programma non determini, in modo diretto indiretto, effetti negativi
sull'ambiente.

18
3.3 Belbo, un fiume da vivere

Fig. 10: casse di espansione (in basso a sinistra) e porzione del t. Belbo Fig. 11: mappa indicatore BIOMOD Comune di
interessata dal progetto. Fonte: Google Maps Canelli. Fonte: “Belbo, un fiume da vivere” doc n°01

Nella linea d’azione 8 viene posta particolare attenzione agli attributi biologico-ambientali del corso
d’acqua, quali la vegetazione, la flora e la fauna, al fine di rivitalizzare il corso d’acqua in chiave
ecosistemica e favorirne il valore in termini di connettività ecologica. In merito a questo, la situazione
ecologica del torrente Belbo in zona urbana a Canelli è scadente. La canalizzazione e la banalizzazione del
corridoio fluviale non permettono lo sviluppo di habitat salubri e tutto l’alveo è occupato da un numero
estremamente ridotto di specie vegetali, addirittura quasi
unicamente da canneti di canna domestica (Arundo donax). La
valle in cui è situata Canelli presenta un’area pianeggiante
relativamente stretta, permettendo alla città di occupare la
totalità del fondovalle e rendendo il torrente l’unico corridoio
ecologico che attraversi quest’area. L’importanza ecologica è
dovuta anche all’estrema carenza di aree verdi in tutto il
Comune, come evidenziato nella figura 11. Il progetto “Belbo,
un fiume da vivere” vuole essere anche uno strumento per
migliorare la difesa del territorio, la valorizzazione turistica Fig. 12: relazione tirante-portata, confronto tra una situazione
reale e di progetto. Fonte: “Belbo, un fiume da vivere” doc n°02
e la tutela paesaggistica, punti esplicitati all’interno della
Dichiarazione di Sintesi (DS) nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Contratto di
Fiume.
Realizzato da Masera Engineering Group, deliberato dal Comune di Canelli in data 18/05/2021, il progetto
consiste in cinque parti:
• bonifica della situazione attuale con la rimozione meccanica di sedimenti e vegetazione invasiva;
• formazione di prato stabile;
• formazione di nuclei arbustivi;
• realizzazione di sentieri nella sede fluviale percorribili da pedoni;
• manutenzione.
Il progetto tiene conto dei diversi aspetti caratterizzanti il tratto di fiume che attraversa Canelli, i quali sono
sintetizzabili negli aspetti idrologici, ecologici e infine nella componente turistica e paesaggistica.
Per quanto riguarda l’idrologia, in prossimità di Santo Stefano Belbo (a monte di Canelli), il torrente Belbo
abbandona le caratteristiche torrentizie per diventare un corso d’acqua di fondovalle, e la corrente quindi
assume un’altezza superiore all’altezza critica. Questo passaggio rende l’area di particolare interesse a
causa del diverso comportamento tra correnti veloci e correnti lente. La situazione è inoltre complicata
19
dall’immissione del rio Tinella il quale, oltre ad aumentare la portata, trasporta un considerevole
quantitativo di materiale solido limoso che tende ad accumularsi e a peggiorare la capacità di deflusso del
torrente. Altri aspetti di notevole importanza idraulica sono l’immissione di due rii tombati e la presenza di
un ponte; questi tre elementi sono fonte di rigurgito idraulico con conseguente rallentamento della corrente,
il che rende il paese di S. Stefano Belbo a rischio inondazione. Le casse di espansione realizzate
immediatamente più a valle riducono il rischio, ma c’è comunque necessità di manutenzione e pulizia
costanti dell’alveo per un abbattimento ulteriore.
Considerando che il comportamento di una corrente lenta è influenzato da valle, è intuibile che sia
necessario assicurarsi uno stato ottimale dell’alveo nei pressi di Canelli. Al momento attuale, le condizioni
dell’alveo fluviale permettono una capacità di deflusso sufficientemente elevata da mantenere il tirante nei
limiti di sponda in un tempo di ritorno di 200 anni (tr
200), nonostante la riduzione della sezione del canale di
magra e l’eccessivo sviluppo di vegetazione arbustiva.
L’intervento di miglioramento dell’officiosità idraulica
è comunque necessario affinché la portata del tr 200 sia
associata ad un franco minimo in prossimità del ponte
cittadino per evitare ostruzioni di materiale flottante.
L’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo) aveva
perciò progettato la messa in sicurezza della zona
Fig. 13: sezione alveo t. Belbo con tr200, confronto tra situazione basando l’intero intervento sulla sola asportazione dei
reale e di progetto. Fonte: “Belbo, un fiume da vivere” doc n°02
sedimenti, impedendo però la realizzazione del sentiero
previsto in “Belbo fiume da vivere”. Masera Engineering ha quindi provveduto alla determinazione della
componente di scabrosità dovuta dalla vegetazione presente; ne è scaturito che sarebbe stato possibile
rimuovere un quantitativo di sedimenti minore, permettendo di conseguenza di non ampliare
eccessivamente il canale di magra.
Come già evidenziato, il torrente Belbo assume un ruolo primario nello sviluppo degli aspetti ecologici nel
Comune di Canelli, principalmente a causa dell’estrema antropizzazione di tutto il
territorio che non concede molto spazio allo sviluppo di habitat salubri. La
costruzione delle casse di espansione ha influito positivamente, creando un hotspot
che attrae specie animali, aumentando notevolmente la biodiversità della zona.
Grazie al sopralluogo effettuato il 2/6/2021 è stato possibile avvistare numerose
specie avicole e terrestri, tra cui airone cenerino (Ardea cinerea), germano reale
(Anas platyrhynchos) e tartaruga palustre americana (Trachemys scripta, specie
invasiva). Per velocizzare la formazione di un ecosistema palustre e migliorarne la
qualità potrebbe servire un progetto di riqualificazione ambientale anche per le casse
di espansione, con la piantumazione di specie autoctone e il controllo di specie
invasive come quello previsto in “Belbo un fiume da vivere”. Grazie ad una Fig. 14: airone cenerino alle casse di
gestione ecologica di questo genere si potrebbe instaurare una sinergia tra il espansione, sopralluogo 02/06/21.
Fonte: Niccolò Lanfranco
torrente Belbo e le casse di espansione, che migliorerebbe nettamente le condizioni
ambientali dell’intera area.
Analizzando la situazione del torrente nel tratto urbano si nota un substrato limoso che favorisce la
proliferazione vigorosa di vegetazione, il che ha permesso un rapido sviluppo dei canneti di canna
domestica. Data l’impossibilità di contrasto alla canalizzazione e alla rettificazione del percorso del
torrente, le uniche strategie utili per permettere lo sviluppo di un ecosistema sano sono gli interventi sui
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sedimenti e sulla vegetazione presente. Infatti, “Belbo, un fiume da vivere” prevede l'asportazione
meccanica e la eradicazione dei canneti, la rimozione di parte dei sedimenti, la formazione di un prato
stabile sulla quasi totalità della superficie non sommersa e la creazione di nuclei di salici, fichi e numerose
altre specie arbustive che possano essere sede di nidificazione. I salici (Salix purpurea e Salix eleagnos)
sono stati scelti in quanto facenti parte della vegetazione ripariale autoctona; il Ficus carica ha una struttura
particolare e le parti legnose flessibili lo rendono adatto ad eventuali sforzi esercitati dal corso d’acqua in
fase di piena. Seguirà una fase di manutenzione della vegetazione per i due anni successivi per evitare un
ritorno delle canne.
Durante il sopralluogo abbiamo notato un salto artificiale nel torrente all’altezza
della cassa di espansione più vicina al paese, il quale rappresenta un ostacolo
alla risalita di fauna ittica e in generale genera una discontinuità nel corso del
fiume. Potrebbe essere utile la costruzione di un canale di risalita per migliorare
ulteriormente l’efficacia di questo biotopo.
Fig. 15: salto artificiale sul Belbo, zona
Un’aggiunta importante apportata da questo progetto sarà la realizzazione di casse di espansione, sopralluogo
percorsi pedonali all’interno dell’alveo del fiume. È prevista la creazione di 02/06/21. Fonte: Niccolò Lanfranco
una rampa di ingresso all’incirca a metà paese che permetta di accedere ad un sentiero che segue tutta l’asta
del torrente, passando sotto il ponte cittadino e collegandosi ai percorsi ciclo-pedonali che si sviluppano
lungo il perimetro delle casse di espansione. Se ben mantenuto potrebbe diventare un valore aggiunto dal
punto di vista turistico e un’area cardine per la cittadinanza, potrebbe permettere il ritrovamento di un
contatto tra uomo e fiume, con conseguente aumento di sensibilità per la valorizzazione e la tutela del
territorio.
Il progetto, finanziato dall’AIPo, viene a costare complessivamente € 130.000,00.

4. CONCLUSIONI
4.1 Confronto tra i Contratti
Per questa relazione abbiamo scelto i bacini dello Stura di Lanzo e del Belbo perché molto simili. I due
corsi d’acqua, infatti, si trovano entrambi in Piemonte, a quote simili. Le conformazioni dei rispettivi bacini,
però, sono molto diverse tra loro, cosa che ha determinato le fondamenta per avere due Contratti differenti.
Il fiume Stura di Lanzo scorre sul fondo di una valle molto ampia; grazie a ciò i centri abitati non sorgono
esattamente in corrispondenza delle sponde, evitando così un’eccessiva antropizzazione del corso d’acqua
e il pericolo che può sorgere in caso di eventi alluvionali. Al contrario, il torrente Belbo è un corso d’acqua,
con una portata molto minore, che scorre tra le colline del Piemonte meridionale. Oltre ad avere
un’agricoltura caratterizzata da vigneti, i centri abitati sono costretti a sorgere in prossimità del torrente,
cosa che obbliga un’artificializzazione delle sponde e un maggiore rischio idraulico.
Confrontando i due Contratti, esistono tre obiettivi in comune, ma che vengono affrontati con azioni
diverse, dovute a diverse condizioni al contorno, tra cui la conformazione del bacino e la tipologia di
agricoltura. Per quando riguarda la riduzione dell’inquinamento da cause agricole, nel Contratto del Belbo
si è deciso di promuovere delle certificazioni ambientali per le aziende e implementare il riuso dei reflui da

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cantina, in quanto l’agricoltura è prevalentemente agricola e l’inquinamento è dovuto agli scarichi delle
cantine, come accennato nel paragrafo 3.1. Nel Contratto dello Stura di Lanzo si è scelto invece di dedicarsi
al ricreare la fascia di vegetazione ripariale con effetto filtro, dedicando inoltre risorse per la formazione
specifica degli agricoltori. In entrambi i Contratti è evidente come la figura dell’agricoltore sia molto
importante per l’ecosistema fluviale, tanto che vale la pena investire per promuovere buone pratiche
agricole per la tutela dell’ambiente e per la manutenzione ripariale.
Per quanto riguarda le strategie di convivenza con il rischio idraulico, si è deciso di agire contrastando
l’impermeabilizzazione dei suoli e con una miglior gestione dei boschi montani per il Contratto dello Stura
di Lanzo; mentre il secondo sta incentivando la conversione a coltivazioni compatibili con periodiche
esondazioni e facendo manutenzione della vegetazione ripariale.
Infine, la riqualificazione delle sponde e delle aree perifluviali viene affrontata dal Contratto del Belbo
redigendo un piano di gestione dei rifiuti presenti in alveo, finalizzato a ridurne l’apporto e a organizzare il
trattamento e lo smaltimento. Nel Contratto dello Stura di Lanzo si è invece deciso di implementare il
controllo delle aree a rischio di abbandono rifiuti, utilizzando anche delle apparecchiature tecnologiche, e
promuovendo gli ecocentri per sensibilizzare e informare sulla raccolta dei rifiuti.
Per quanto riguarda la promozione di attività di educazione e informazione ambientale, entrambi i Contratti
concordano sul fatto che promuovere il fiume come elemento di identità territoriale sia di fondamentale
importanza affinchè tutti i progetti che verranno attuati per l’educazione ambientale e la sensibilizzazione
nelle scuole e nelle aziende agricole abbia una solida base.
In entrambi i Contratti risalta l’importanza degli agricoltori, come figura determinante nel bacino,
nonostante i tipi di coltura siano notevolmente diversi. Essi, infatti, sono tra i principali fruitori
dell’ecosistema fluviale, perché prelevano l’acqua per irrigare i campi, ubicati principalmente nelle aree
perifluviali.
Come noto le coltivazioni possono influenzare la qualità delle acque e le biocenosi presenti. L’agricoltore,
con il suo lavoro, può quindi essere l’attore principale nella buona gestione dell’ecosistema. In questo
processo è fondamentale che vangano fornite le informazioni e le conoscenze necessarie per creare una
sinergia tra le attività agricole e il fiume.

4.2 Confronto tra i progetti


Tenuto conto dell’elevato numero di progetti realizzabili all’interno dei Piano d’Azione dei due Contratti
oggetto della presente relazione, si è deciso di focalizzare l’attenzione su uno solo per ogni Piano.
La scelta è stata fatta in modo che entrambi i progetti concorressero agli stessi obiettivi. In particolare, gli
obiettivi considerati per il confronto sono la “riqualificazione della zona perifluviale” e la “valorizazione
turistica del territorio, incendivandone la fruizione sostenibile e l’uso ricreativo”.
Una prima importante differenza risiede nel grado di attuazione dei due progetti; mentre lo Stouring è già
stato realizzato, il progetto sul torrente Belbo è stato approvato il mese scorso. Questo ci permette di fare
un confronto limitato a ciò che è stato attuato fino ad oggi, non considerando quindi l’impatto ambientale
e le conseguenze che i progetti comporteranno.

Una ulteriore differenza risiede nelle dimensioni dei progetti; il “Belbo un fiume da vivere” è
completamente contenuto all’interno del comune di Canelli, mentre lo Stouring ha un’estensione tale da
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toccare 14 comuni. Inoltre, nel progetto sul Belbo è previsto il collegamento solo con un percorso pedonale
di dimensioni minime, viceversa l’anello ciclo-pedonale dello Stura, oltre ad essere parte del notevole
progetto “Corona Verde”, funge da collegamento per diversi itinerari montani. I finanziamenti, ovviamente,
rispecchiano questa sproporzione, infatti lo Stouring è costato dieci volte in più rispetto alla previsione di
costo di “Belbo, un fiume da vivere”.

Le condizioni di partenza giocano un ruolo notevole nello sviluppo degli interventi. Lungo il fiume Stura
erano già presenti numerosi tratti ciclabili, che hanno permesso una grande riduzione dei costi di
realizzazione delle infrastrutture primarie. Anche la vegetazione risultava in buone condizioni, il che ha
guidato i progettisti verso una minimizzazione degli interventi sulla sfera ecologica. In completa
opposizione è la situazione in alveo in zona urbana a Canelli, dove i percorsi dovranno essere realizzati da
zero e la vegetazione ripariale verrà totalmente rivoluzionata. Questo evidenzia come, nonostante gli
obiettivi perseguiti dai due progetti siano simili, il progetto sul Belbo parta del presupposto di migliorare la
situazione idraulica e ambientale, e solo successivamente la fruizione turistica. Al contrario lo scopo dello
Stouring è di incentivare l’uso sostenibile dell’area perifluviale riqualificando le zone degradate e
abbandonate.

4.3 Commento
I Contratti di Fiume sono degli ottimi strumenti per la gestione di un ecosistema vasto e complesso come
quello fluviale. Questi, infatti, permettono la comunicazione e la collaborazione tra i diversi Enti,
associazioni e cittadini che vivono il fiume quotidianamente, ma che spesso non hanno l’opportunità di
potersi confrontare sulle misure necessarie per la sua tutela e valorizzazione.
Nella nostra analisi, oggetto della presente relazione, abbiamo potuto conoscere meglio alcune dinamiche
connesse ai Contratti del fiume Stura di Lanzo e del torrente Belbo, così da crearci un nostro pensiero.
La loro applicazione in territori e realtà diverse permette di evidenziarne i punti di forza e di debolezza,
cosa che consente di acquisire esperienza per migliorare i Contratti futuri.
Dalla documentazione risalta come, soprattutto le prime fasi del processo, permettano il coinvolgimento di
tutta la popolazione, arricchendo le proposte e ampliando il punto di vista e il campo d’azione.
Inoltre, abbiamo constatato che il processo richiede molto tempo, sia per la complessità delle azioni da
porre in atto, ma anche, a causa della burocrazia. La tempistica è un fattore fondamentale perché se è troppo
dilatata si rischia di perdere lo slancio iniziale della proposta.
Tuttavia, va sottolineato che questo aspetto “negativo” viene compensato da elementi “positivi” come
l’accurata programmazione, l’efficienza con cui si redige il Piano e dal fatto che i progetti sono orientati
sul lungo periodo. In tutte queste dinamiche non va trascurato il monitoraggio, che permette di tarare gli
interventi in corso e se necessario rimodularli.
Inoltre, essendo il Contratto uno strumento volontario, tutti gli obiettivi e le azioni concordate tra i vari
attori in gioco possono trovare compimento solo se in parallelo si riescono a trovare i necessari
finanziamenti. Talvolta il coinvolgimento dei privati permette un cofinanziamento e quindi una maggiore
probabilità di attuazione. Altre volte invece, i fondi non sono sufficienti e ci si vede costretti a rinunciare a
parti di progetto.
L’ultimo argomento di criticità, su cui crediamo si possa migliorare, è la concretezza delle azioni.
Purtroppo, ci siamo resi conto che, in base ai Piani dei due Contratti su cui abbiamo lavorato, ci aspettavamo
un numero maggiore di progetti con risultati pratici.

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