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12/5/2020 Coloranti, pigmenti e lacche – Samuele Ciappelli

SAMUELE CIAPPELLI
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3 1 M AG G I O 2 0 1 9

Coloranti, pigmenti e lacche


Sono laureato in chimica e a parlare di composti e molecole mi sento nel mio mondo.
Così oggi ho deciso di scrivere due righe su coloranti, pigmenti e lacche. L’argomento
sarebbe vastissimo, quasi scon nato, coprendo tantissime aree tematiche, dalla
verniciatura del legno alla pittura, all’industria alimentare e tessile e così via. Ma non è
certo questa la mia intenzione. Voglio soltanto chiarire la differenza che esiste fra
queste tre categorie di sostanze che trovano largo utilizzo anche in liuteria nella fase di
verniciatura, e parlare un po’ del colore da un punto di vista chimico sico.

Per iniziare mi sento di consigliare un libro in cui si possono trovare tantissime


informazioni sul tema. “Coloritura Verniciatura Laccatura Del Legno” di Antonio Turco
edito da Hoepli, che contiene una quantità enorme di informazioni su tutto ciò che
riguarda le vernici per legno in senso generico.

Esiste molta confusione, soprattutto fra coloranti e pigmenti. Spesso questi due termini
vengono utilizzati come sinonimi, ma in realtà sono due cose completamente diverse.

I pigmenti sono sostanze o miscugli di sostanze in forma di polveri più o meno sottili,
che hanno la caratteristica di essere insolubili nel mezzo disperdente (medium). Questi
pigmenti vengono quindi dispersi nel medium, dando una sospensione, ovvero un
impasto più o meno opaco e denso, che poi verrà applicato sulla super cie da trattare. I
pigmenti possono essere classi cati come inorganici o organici, e ancora come naturali
o sintetici. Di solito però i pigmenti più comuni sono di origine naturale inorganica.
Rientrano ad esempio in questa categoria tutte le terre minerali che si utilizzano per
preparare i colori ad olio da pittura. Gli ossidi di metalli o altri minerali nemente
suddivisi costituiscono dei tipici pigmenti inorganici. I pigmenti hanno una notevole
stabilità nel tempo (resistono alla luce e al calore senza scolorarsi, e sono ideali quindi in
pittura) e sono molto inerti chimicamente (ovvero non reagiscano con le altre sostanze
a cui vengono mescolati né col substrato).
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Fra i pigmenti organici, invece, rientrano molti pigmenti azoici, le ftalocianine, i pigmenti
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chinacridonici e le lacche. Quest’ultimo gruppo è quello che viene preso in
considerazione
Questo nel caso
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di terze pigmenti
in essorossi pertrattano
integrati pittura,dati
e lo vedremo
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particellecliccando
informativa, anche al undi linksotto del micron
o un pulsante di dimensione,
o continuando oppure
a navigare in altrogià dispersi nel medium
modo.
(come nel caso dei classici tubetti di colori ad olio). Solo per citarne alcuni: le terre di
Siena, gli ossidi di ferro per colori dal marrone al rosso e al giallo, il lapislazzulo che in
passato veniva utilizzato per il prezioso blu oltremare, il cinabro per il rosso, e così via.

In liuteria i pigmenti sono utilizzati nella verniciatura ad olio, proprio come nella pittura. I
pigmenti vengono impastati con la vernice ad olio mediante degli appositi macinelli in
porcellana o cristallo su lastre di marmo o di vetro no ad ottenere una dispersione
nissima. Poi vengono applicati strati di vernice con pigmenti, di solito alternata a strati
di vernice senza pigmenti. La natura insolubile dei pigmenti stessi fa sì che questi strati
di colore abbiano un forte effetto coprente e tendono per questo a togliere trasparenza
al substrato. Ma se utilizzati in strati sottilissimi e senza eccedere nel numero delle mani
di colore, le particelle sospese dei pigmenti possono creare anche dei bellissimi effetti
dicroici (colorazioni cangianti in base alla direzione di osservazione).

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I coloranti sono sostanze di natura organica, solubili nel mezzo disperdente, con il quale
danno una soluzione limpida che poi viene utilizzata per veicolare il colorante nel
substrato da colorare. Questa differenza sostanziale rispetto al pigmento, fa sì che i
coloranti non diano una semplice copertura super ciale colorata sull’oggetto, ma
vadano ad impregnare (fenomeno di inclusione) e talvolta proprio reagire
chimicamente, con il substrato da colorare. I coloranti possono essere di origine
naturale o sintetica. Quelli di origine naturale sono spesso estratti da piante o alberi
(coloranti di origine vegetale), oppure da insetti, come il rosso cocciniglia (coloranti di
origine animale).

In liuteria si utilizzano i coloranti di origine naturale per colorare le vernici ad alcool.


Molte delle sostanze coloranti di origine animale (es. rosso cocciniglia) o vegetale (es.
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curcuma, bixia o annatto, zafferano, sandalo, verzino, sangue drago, …) sono molto
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solubili in alcool e quindi possono essere utilizzare per colore le vernici ad alcool dando
soluzioni
Questo perfettamente
sito o gli strumenti di terzelimpide con
parti in esso numerosissime
integrati tonalità
trattano dati personali (es.didaticolore ottenute
di navigazione
mescolando
o indirizzi diversi
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cookie o altri vernice colorata
necessari avrà quindi un altissimo
per il funzionamento e per il grado di
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trasparenza. Fra quelli citati, il sangue di drago in realtà è una resina di colore rosso,
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ricavata da
informativa, diverse
cliccando unspecie
link o undipulsante
piante oecontinuando
che in passato era utilizzato
a navigare non solo per colorare,
in altro modo.
ma proprio per laccare il legno. Oltre a sostanze resinose, fra cui resinoli e vari esteri
benzoici, tra le sostanze coloranti contenute nel sangue di drago sono state identi cate
il dracocarminio e il dracorubino.

I coloranti hanno un utilizzo industriale molto importante. Basta pensare all’industria


tessile, agli inchiostri, all’industria alimentare, farmaceutica, cosmetica, all’industria
della plastica e delle vernici in generale.

In ne, le lacche, come abbiamo già accennato sopra, sono dei pigmenti che vengono
ottenuti da coloranti resi insolubili nel mezzo disperdente mediante reazioni di
precipitazione con sali di svariati cationi metallici o con altre sostanze più complesse.
Tipici composti utilizzati per la precipitazione sono sali quali allume di Rocca (solfato di
alluminio e potassio), barite, sali di Ferro, etc…. Quindi le lacche si possono a tutti gli
effetti considerare come un tipo particolare di pigmenti organici ricavati dai coloranti
naturali. Vista la loro natura organica, la resistenza alla luce non è al livello dei pigmenti
inorganici, ma i toni di colore che si ottengono sono di solito molto vivaci, brillanti e più
trasparenti di quelli ottenuti con le terre inorganiche.

Una delle lacche più importanti, e molto usata in liuteria, è sicuramente la lacca di
garanza. È un pigmento di origine organica e vegetale, che viene estratto dalle radici di
una pianta, la Rubia Tinctorum. È una delle lacche più stabili, con tonalità di colore che
possono variare dal cremisi intenso al marrone rossastro.  Il colore deriva da una
sostanza organica, l’alizarina. Questa, una volta estratto dalla radice essiccata, viene
precipitata con allume di rocca e si ottiene appunto la lacca di colore rosso violetto.
Questa lacca era conosciuta n dall’antichità (e ricordata tra gli altri da Vitruvio, Plinio e
Heraclius). In liuteria la si utilizza prevalentemente come pigmento per la vernice ad olio.
Come dicevo, a seconda delle condizioni di preparazione, si possono ottenere tonalità
più sul rosso o più sul marrone. Non è dif cile estrarre questa lacca dalle radici di robbia
e spesso molti liutai si preparano da sé questo pigmento, così da avere un controllo
totale della procedura ed essere sicuri della sua origine naturale. In commercio si trova
in vendita la lacca di garanza naturale ma è molto costosa. Soprattutto bisogna stare
attenti che non sia alizarina di origine sintetica!

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In realtà il termine lacca è un po’ fuorviante. Spesso parlando di lacca nel linguaggio
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comune si intende una vernice, cioè una sostanza capace per evaporazione del solvente
e indurimento
Questo del residuo
sito o gli strumenti di formare
di terze parti un lm
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7000 a.C. Si tratta di lacche ricavate dalla resina dell’albero Rhus vernici ua. Producono
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niture molto
informativa, rigide,
cliccando durevoli,
un link che sono
o un pulsante sia belle ache
o continuando moltoinresistenti
navigare altro modo.ai danneggiamenti
da acqua, acidi, alcali o abrasione. Tuttavia, non resistono bene alla luce ultravioletta.
L’ingrediente attivo della resina è l’urushiol (o urusciolo), una miscela di vari fenoli
sospesi in acqua, più alcune proteine.

Esistono poi lacche sintetiche come quelle nitrocellulosiche, acriliche, all’acqua, di ben
più recente introduzione, ampiamente studiate ed introdotte su scala industriale
durante il XX secolo.

Parlando di lacche, viene sicuramente in mente il riferimento alla gommalacca. In realtà


la gommalacca è un materiale a sé stante. È una resina ricavata da un tipo di insetto,
chiamato anche cimice della lacca (Kerria lacca). La gommalacca è ottenuta dalle
secrezioni dell’emittero femmina, ed è raccolto dalla corteccia degli alberi su cui lo
deposita per ottenere una salda presa sull’albero, della cui linfa si nutre. Questa
sostanza viene quindi puri cata, e separata sotto forma di scaglie di colore giallo/bruno
o di granelli più o meno grandi. Esistono diverse tipologie di gommalacca che
differiscono per colore e per tipologia di trattamento di puri cazione. Lo sfruttamento
dell’insetto ai ni della produzione della gommalacca è antichissimo e risale ad alcuni
millenni fa, da 2500 a 4000 anni fa. Gran parte della produzione è concentrata nel
sudest asiatico, nel nordest dell’India, nella Cina meridionale e nel Bangladesh. In realtà
la gommalacca è un polimero naturale a base di terpeni, ed è spesso considerata una
plastica naturale. È classi cata come stanza termoplastica.

La gommalacca è molto solubile in etanolo. Per la preparazione della vernice, si fanno


sciogliere le scaglie in alcool etilico in una percentuale variabile da 100 a 200 grammi
per litro. Dona alla super cie un aspetto di particolare lucentezza che al tatto risulta
asciutto e vellutato. La si può applicare a pennello o a tampone, ed è stata ampiamente
utilizzata in passato (soprattutto nel XIX secolo) per la verniciatura a tampone di mobili,
no ad ottenere uno specchio di vernice lucidissimo.

La si utilizza anche in liuteria, come componente di molte vernici ad alcool. Anche se a


detta di alcuni importanti liutai, il suo utilizzo in liuteria dovrebbe essere evitato perché
la gommalacca tende a formare dei lm molto duri e rigidi che possono avere effetti
negativi sul suono dello strumento. Ma in ogni caso è utilizzata da moltissimi liutai, ed
anche nel restauro di strumenti.

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Ecco, dopo questa breve descrizione di pigmenti, coloranti e lacche, visto che si è
Informativa
parlato principalmente di colori, mi piaceva dare due semplici nozioni sul colore e sul
perché
Questo sitoleo cose appaiono
gli strumenti di un
di terze partidato colore.
in esso Pertrattano
integrati approfondire, consiglio
dati personali (es. datiun
di libretto molto
navigazione
interessante,
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il funzionamento perche
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di Andrea Frova, Editore: BUR Biblioteca Universale Rizzoli.
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Il colore intanto è una percezione visiva. Le radiazioni elettromagnetiche che fanno
parte dello spettro visibile sono capaci di eccitare dei fotorecettori nella retina
dell’occhio ed il cervello elabora tutto ciò come colore! Ma non è affascinate tutto ciò?
Solo io lo trovo così bello da togliere il respiro? Una somma di tantissime reazioni
chimiche e biochimiche così precise ed ef caci che ci fanno vedere l’azzurro del cielo o
il verde di un prato! Ma perché gli oggetti, le sostanze, appaiono di un colore piuttosto
che di un altro? Sappiamo che la luce visibile (luce bianca) è la somma di tutte le
frequenze nella regione visibile dello spettro elettromagnetico (dal rosso al blu). I corpi
però non assorbono solitamente tutte le frequenze di questo spettro ma solo una
porzione di esse. La parte non assorbita viene ri essa e riesce a raggiungere l’occhio
umano dando la percezione di quel dato colore. Il colore che quindi vediamo è
determinato da quelle frequenze dello spettro visibile non assorbite ma ri esse dagli
oggetti. Nei casi estremi, se l’oggetto è capace di assorbire tutto lo spettro apparirà
nero, se invece non assorbe alcuna radiazione e le ri ette tutte apparirà bianco.
Entrando più nel dettaglio, da un punto di vista chimico- sico, diremmo che le molecole
possono assorbire soltanto quei fotoni del visibile la cui energia corrisponde ad uno dei
salti quantici degli elettroni negli orbitali più esterni. Quei fotoni dello spettro visibile
che non verranno assorbiti, saranno ri essi, dandoci la percezione del colore. L’energia
assorbita viene poi riemessa dalle molecole sotto forma di rilassamento vibro-
rotazionale a frequenze assai più basse e non percepibili dall’occhio umano.

Come si può de nire, ovvero classi care in modo univoco un colore? Esistono numerosi
modi per farlo, si parla di coordinate colorimetriche. Così come si può de nire la
posizione di un punto nello spazio rispetto a un sistema di riferimento (ad esempio le tre
coordinate spaziali x, y, z), a grandi linee si può dire che la stessa cosa si può fare con un
colore, de nendolo tramite un punto in uno spazio di riferimento del colore. Ma non è
questo il luogo per parlarne in dettaglio.

Vi lascio per oggi con una citazione:

I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.


(Pablo Picasso)

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