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Biologia
SCIENZE
Cristina Cavazzuti
Biologia
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SCIENZE
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Maggiori informazioni sul nostro sito: www.zanichelli.it/fotocopie/
Realizzazione editoriale:
– Coordinamento redazionale: Elena Bacchilega
– Redazione: Cristina Rutigliano
– Segreteria di redazione: Deborah Lorenzini
– Progetto grafico: Studio Emme Grafica+
– Impaginazione: Roberta Marchetti
– Ricerca iconografica: Elena Bacchilega, Chiara Lambertini, Claudia Patella
– Disegni: Dmitrij Leoni, Thomas Trojer, Roberta Marchetti, Roberto Marchetti
Contributi:
– Revisione e indice analitico: Cristina Rutigliano
– Stesura delle schede Per saperne di più e Storia della scienza: Elisa Frisaldi,
Laura Caterina Russo, Lisa Vozza
– Rilettura: Ada Messina
Le fonti iconografiche si trovano sul sito
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Copertina:
– Progetto grafico: Miguel Sal & C., Bologna
– Realizzazione: Roberto Marchetti
– Immagine di copertina: Fred Leonero/Shutterstock
Prima edizione: gennaio 2011
Ristampa:
5 4 3 2 1 2011 2012 2013 2014 2015
L’impegno a mantenere invariato il contenuto di questo volume
per un quinquennio (art. 5 legge n. 169/2008) è comunicato nel catalogo
Zanichelli, disponibile anche online sul sito www.zanichelli.it, ai sensi del DM 41
dell’8 aprile 2009, All. 1/B.
Zanichelli editore S.p.A. opera con sistema qualità
certificato CertiCarGraf n. 477
secondo la norma UNI EN ISO 9001:2008
E-book:
– Progettazione esecutiva e sviluppo software:
bSmart – eLearning consulting and solutions
Bioclip:
– cap.2: ©PR4God/shutterstock;
– cap.4: ©Jubal Harshaw/shutterstock;
– cap.14: ©Jubal Harshaw/shutterstock; ©Dr.Morley Read/shutterstock;
– cap.15: ©Susan Nicholls/shutterstock; ©Vittorio Bruno/shutterstock;
©Dr.Morley Read/shutterstock; ©Lathe Poland/shutterstock;
©Nautilus Media/shutterstock; ©Marcio Cardoso/shutterstock.
Speaker: Massimo Rossi
Animazioni:
– Testi e sceneggiature: Licia Gambarelli
– Revisione di testi e animazioni: Angela Simone
– Realizzazione multimediale: Chia lab, Bologna
– Registrazioni audio: formicablu, Bologna
– Speaker: Massimo Rossi
– Redazione: Enrico Poli
Esercizi interattivi:
– Stesura degli esercizi: Lorenzo Lancellotti, Cristina Rutigliano
– Redazione: Agostino Tripaldi, Cristina Rutigliano
– Interfaccia grafica e sviluppo: Bitness, Genova
Esercizi di comprensione in lingua inglese:
– Registrazioni audio: formicablu, Bologna
– Speaker: Jonathan Clancy
INDICE INDICE
1La biosferacapitolo2L’evoluzione
dei viventicapitolo3capitoloLa chimica della vita
1 La biologia studia 1 Le teorie evolutive: 1 La vita dipende dalle proprietà
le caratteristiche della vita 2 un percorso storico 26 dell’acqua 48
I gameti si
formano grazie alla meiosi 8
LinneoLa vita
27 2 I composti del carbonio
e le biomolecole 53
2
Il metodo
scientifico e l’origine della vita
sulla Terra
Popolazioni, comunità
9 2
e l’evoluzione del pensiero
di Darwin
Le prove e i documenti
a favore dell’evoluzione
33
34
Con l’aggiunta
di vitamine
La plastica
fa ormai parte della nostra vita54
56
ed ecosistemi 11 3 L’evoluzione della specie umana: 3 I carboidrati e i lipidi:
3 Il flusso di energia il nostro albero evolutivo 41 i combustibili delle cellule
58
4
negli ecosistemi
I cicli biogeochimici
15
46 4 Gli acidi nucleici e le proteine:
struttura e funzioni 62
e il ciclo dell’acqua
L’effetto serra19
23
66
24
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– I biomi acquatici
– La piramide alimentare
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– Le prove dell’evoluzione
– La classificazione dei primati
# BIOCLIP
– Un gorilla e il suo piccolo
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– La polarità della molecola d’acqua
– Il pH delle soluzioni
– Polisaccaridi e lipidi
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
III
4capitoloIl mondo
della cellula 5capitoloLa cellula
al lavoro6La divisione
cellularecapitolo4capitoloIl mondo
della cellula 5capitoloLa cellula
al lavoro6La divisione
cellularecapitolo
1 Le caratteristiche generali 1 Il metabolismo cellulare: 1 Il ciclo cellulare: una
visione
delle cellule 68 come le cellule ricavano d’insieme 110
Robert Hooke 68 energia 92 2 La mitosi produce due cellule
2 La cellula animale e la cellula 2 La glicolisi è la prima fase identiche 114
vegetale 73 della demolizione del glucosio 96 3 La meiosi è alla base della
3 La membrana plasmatica 3 La respirazione cellulare riproduzione sessuata 119
e la comunicazione tra cellule 76 e la fermentazione 99
Il cariotipo
4 Il sistema delle membrane 4 La fotosintesi produce glucosio umano e la sindrome
di Down 124
interne 82 104
126
5 Gli organuli che trasformano
l’energia: i mitocondri
e i cloroplasti 86
La fotosintesi
ha cambiato la composizione
dell’atmosfera 107
6 La cellula in movimento:
108
citoscheletro, ciglia e fl agelli 88
90
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– Cellule procariotiche
ed eucariotiche
– Cellule vegetali e animali
– La membrana plasmatica
– La permeabilità selettiva
delle membrane
– L’osmosi
# BIOCLIP
– Vacuoli in un paramecio
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– La glicolisi
– Il ciclo di Krebs
– La catena di trasporto degli
elettroni e la sintesi di ATP
– La fotosintesi
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– La mitosi e la citodieresi
– La meiosi
– La variabilità genetica
# BIOCLIP
– Un paramecio si divide
per scissione binaria
# ESERCIZI INTERATTIVI # ESERCIZI INTERATTIVI # ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE # VERIFICA LA COMPRENSIONE # VERIFICA LA COMPRENSIONE
IV
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
7La trasmissione
dei caratteri
ereditari 8Il linguaggio
della vitacapitolocapitolocapitolo9L’ingegneria
genetica e le sue
applicazionicapitolo7La trasmissione
dei caratteri
ereditari 8Il linguaggio
della vitacapitolocapitolocapitolo9L’ingegneria
genetica e le sue
applicazionicapitolo
1 La genetica studia 1 Qual è la struttura del DNA? 144 1 L’ingegneria genetica
permette
la trasmissione dei caratteri di manipolare il DNA 158
# Esercizi
156
ereditarie 139
# Esercizi
170
# Esercizi
142
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– La legge della segregazione
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
RISORSE ONLINE RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE # ANIMAZIONE
V
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
10Il corpo umano
e il movimento
capitolo11Il corpo umano:
respirazione,
alimentazione
e circolazionecapitolo12L’immunità,
gli organi di senso
e il sistema nervoso
capitolo10Il corpo umano
e il movimento
capitolo11Il corpo umano:
respirazione,
alimentazione
e circolazionecapitolo12L’immunità,
gli organi di senso
e il sistema nervoso
capitolo
1 L’organizzazione del corpo
umano 172
1 Il sistema respiratorio: struttura
e funzione 188
1 Il sistema immunitario e la lotta
contro le malattie 212
2 La pelle: la sua struttura
e le sue funzioni
3 Il movimento: lo scheletro
e i muscoli
L’osteoporosi
rende fragili le ossa
178
180
183
186
2
3
L’asma 192
Il sistema digerente
e l’alimentazione 193
Helicobacter
pylori e l’ulcera 196
La celiachia
richiede una dieta senza glutine 199
Il sistema circolatorio
e il sangue 200
Le analisi
del sangue 200
L’ipertensione
arteriosa 206
Il virus
è un virus! 212
I nuovi vaccini:
una sfida per la mente 219
2 Gli organi di senso
ci permettono di rispondere
agli stimoli 221
3 Il sistema nervoso:
la trasmissione dell’impulso 226
4 Il sistema nervoso centrale
e il sistema nervoso periferico 230
234
209
VI
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– I tessuti del corpo umano
– Lo scheletro assile
– La contrazione muscolare
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– La respirazione e gli scambi
gassosi
– Il sistema digerente
– La circolazione del sangue
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
RISORSE ONLINE
# ANIMAZIONE
– Il sistema immunitario
– I neuroni
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
13capitoloLa regolazione
dell’ambiente
interno
e la riproduzione13capitoloLa regolazione
dell’ambiente
interno
e la riproduzione
14La classificazione
dei viventi:
microrganismi,
piante, funghicapitolo
15Origine
ed evoluzione
degli animalicapitolo
1 Come si classificano gli esseri
2 Molluschi, artropodi
2 L’omeostasi è la regolazione Batteri utili ed echinodermi 302
e batteri patogeni 275
la concentrazione
# Esercizi
319
e archei
educazione alla salute
embrionale 256 e angiosperme 288
259
# Esercizi
294
La contraccezione
serve a evitare gravidanze
indesiderate 260
educazione alla salute Le malattie
a trasmissione sessuale 263
# Esercizi
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
264
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
– Le ghiandole endocrine
e gli ormoni
– Il nefrone
– L’apparato riproduttore maschile
– L’apparato riproduttore femminile
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
# ANIMAZIONE
– Parameci in movimento
– Un’ameba in movimento
– Un colibrì si nutre di nettare
# ESERCIZI INTERATTIVI
# VERIFICA LA COMPRENSIONE
# ANIMAZIONE
VII
www.aulascienze.scuola.zanichelli.it
capitolo 1
1lezione
La biologia studia
le caratteristiche della vita
obiettivi
#
Definire il campo
di studio della biologia.
#
Spiegare le caratteristiche
che differenziano
gli organismi viventi
dalla materia inanimata.
Il termine biologia, che deriva dal greco bios (vita) e logos (discorso, studio),
fu usato per la
prima volta all’inizio dell’Ottocento da due studiosi i quali adoperarono questo
neologismo
indipendentemente l’uno dall’altro: Jean Baptiste de Lamarck, un naturalista
francese, e
Gottfried Reinhold Treviranus, un medico tedesco. La biologia è dunque la scienza
che
studia la vita. Tra i vari argomenti di indagine di cui si occupa questa disciplina
vi sono le
caratteristiche fisiche e comportamentali degli organismi, la classificazione dei
viventi, le
teorie sull’origine e lo sviluppo delle specie e le osservazioni sul modo con cui
gli organismi
interagiscono tra loro e con l’ambiente che li circonda.
Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno dovuto apprendere per forza alcune
nozioni
di biologia: per esempio, essi avevano la necessità di distinguere le piante
velenose da
quelle commestibili, oppure di conoscere le abitudini degli animali per poterli
cacciare o per
addomesticarli. Le conoscenze acquisite furono tramandate oralmente fino a quando,
con
ciò che si sapeva sulle caratteristiche degli organismi viventi. Molto più tardi,
intorno al 343
#a.C., il filosofo greco Aristotele compì studi di biologia notevolmente più
accurati: per esemdella
vita? Perché tale contri
RISPONDI
buto fu così importante? pio, egli descrisse il sistema digerente dei ruminanti e
lo sviluppo dell’uovo di gallina.
Nel corso dei secoli, il lavoro di numerosi scienziati ci ha permesso di accrescere
notevol-
# Figura 2 Un
microscopio ottico
del Settecento.
mente le nostre conoscenze sugli organismi viventi; un grande balzo in avanti nel
progresso
delle scienze biologiche si verificò nel diciassettesimo secolo, prima grazie a
Galileo Galilei
e poi a Antony Van Leeuwenhoek.
2
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA BIOLOGIA STUDIA LE CARATTERISTICHE DELLA VITA
Per distinguere la «vita» dalla «non vita», i biologi hanno identificato un insieme
di
proprietà comuni a tutti gli organismi viventi:
7. Evoluzione: nel loro insieme, i viventi hanno la capacità di cambiare nel tempo,
ossia
di evolvere.
RISPONDI
Quali requisiti deve posse
A
# Figura 4
3
LA BIOSFERA
capitolo 1
La salmonella è un batte-
rio che si sposta grazie ai
flagelli.
Una cellula eucariotica
animale.
nucleo
Il mondo dei viventi è estremamente complesso ed è organizzato
in diversi livelli gerarchici: dal più semplice, la cellula, fino al più
complesso, la biosfera.
appartengono alla più vasta categoria dei composti organici, che includono anche le
ma
(#figura 6). Le cellule procariotiche sono più piccole e meno complesse di quelle
eucariotiche;
parete
cellulare
un batterio
La cellula procariotica:
materialegenetico
membrana
plasmatica
flagello
membrana
plasmatica
La cellula
eucariotica
nucleo
materiale
genetico
organuli
cellulari
4
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA BIOLOGIA STUDIA LE CARATTERISTICHE DELLA VITA
Alcuni organismi, per lo più microscopici, sono formati da un’unica cellula (sono
cioè
unicellulari), mentre quelli più grandi sono costituiti da più cellule e sono detti
pluricellulari.
Organismi della stessa specie (cioè che abbiano le stesse caratteristiche e siano
in gra
do di accoppiarsi e generare una prole feconda) che vivono nella stessa area (per
esempio,
RISPONDI
stema?
L’insieme di tutte le comunità che vivono in una certa zona e delle componenti
fisiche # Figura 7 I livelli gerarchici in
cui è organizzata la biosfera.
5
capitolo 1
# Figura 8 La sudorazione ci
aiuta a mantenere costante la
temperatura del nostro corpo.
LA BIOSFERA
vere.
Un semplice esempio di omeostasi è fornito da
quello che succede al nostro corpo quando fa molto
RISPONDI RISPONDI
Che cosa si intende per
omeostasi?
Alla nascita, tutti gli esseri viventi, dai microrganismi agli esseri umani, hanno
dimensioni
inferiori a quelle tipiche della propria specie; per questo motivo si verifica
sempre un
processo di accrescimento.
assimilazione?
6
LA BIOLOGIA STUDIA LE CARATTERISTICHE DELLA VITA
presenza di ossigeno, questa energia viene liberata e resa disponibile per compiere
un la
RISPONDI RISPONDI
luminosi?
Anche le piante sono sensibili alla luce: se osservi le piante di casa tua, noterai
che esse
hanno le foglie orientate verso la luce. Questo fenomeno, detto fototropismo, si
può verificare
anche guardando un campo di girasoli (#figura 10): per favorire la maturazione del
seme, tutte le piante orientano il fiore verso il Sole e quindi, nell’arco della
giornata, tutti i
fiori si «girano».
Gli organismi viventi sono capaci di produrre altri organismi simili a se stessi:
questo processo
è detto riproduzione. Tramite la riproduzione, le specie perpetuano se stesse nel
tempo;
gli individui, infatti, muoiono, ma le loro caratteristiche si trasmettono ai
discendenti,
che a loro volta sono in grado di riprodursi garantendo la conservazione della
specie.
7
spermatozoifecondazione
cellula
uovozigote
individui
adulti
#Che differenza c’è tra
la riproduzione asessuataRISPONDI
spermatozoifecondazione
cellula
uovozigote
individui
adulti
#Che differenza c’è tra
la riproduzione asessuataRISPONDI
LA BIOSFERA
capitolo 1
# La riproduzione sessuata
comporta la fecondazione
# Figura 11 La riproduzione
asessuata
porta alla formazione
di due individui identici
al genitore.
Ne sono un esempio
la scissione binaria (A)
e la gemmazione (B).
# Figura 12 La riproduzione
sessuata pre-
vede la formazione di
gameti e la fecondazione,
come puoi notare
osservando il ciclo
vitale degli esseri umani.
e quella sessuata?
cellula
madre
cellula in
divisione
cellule figlie
gemma
BA
La scissione binaria di
un organismo unicellu-
lare.
La gemmazione
in un’idra.
Come puoi vedere nella #figura 11A, che mostra un microrganismo
unicellulare che si sta riproducendo, gli organismi figli
si possono formare tramite una semplice divisione del genitore
(scissione binaria) o, nel caso di organismi più complessi come le
idre (#figura 11B) e i coralli, per distacco di alcune parti (gemma
8
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA BIOLOGIA STUDIA LE CARATTERISTICHE DELLA VITA
9
capitolo 1
LA BIOSFERA
Gli organismi che compongono una specie non sono tutti uguali tra loro, ma
presentano
una certa variabilità. Di tanto in tanto, in una popolazione può comparire un
individuo
con un carattere del tutto nuovo che viene trasmesso ai discendenti; in questo
modo, le
specie presenti in natura non restano sempre uguali nel tempo, ma cambiano
lentamente.
RISPONDI
ta caratteristiche diverse può anche dare origine a una nuova specie; questo
processo si
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. In che cosa consiste il metodo scientifico?
B si producono cellule speciali dette
gameti
2. Perché il processo di assimilazione è C si ottengono molti individui in
parole chiave
# biologia # cellula
# organo # sistema
# organismo # popolazione
# comunità # ecosistema
# biosfera # omeostasi
# accrescimento # tessuto
# assimilazione # evoluzione
# respirazione cellulare
# riproduzione asessuata
# riproduzione sessuata
poco tempo
10
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
2POPOLAZIONI, COMUNITÀ ED ECOSISTEMI 2lezionePopolazioni, comunità
ed ecosistemi
2POPOLAZIONI, COMUNITÀ ED ECOSISTEMI 2lezionePopolazioni, comunità
ed ecosistemi
10 L’ecologia è la scienza che studia le interazioni
Uno dei più affascinanti misteri della vita è la presenza, nella biosfera, di una
straordina
obiettivi
#
Definire il campo di studio
dell’ecologia.
ria varietà di organismi che abitano ambienti completamente diversi tra loro: dalle
profondità
marine ai ghiacciai, dai deserti alle sorgenti termali, dalle foreste pluviali ai
campi
coltivati, e ancora stagni, laghi, oceani, tronchi d’albero e giardini di città,
ciascuno con le
proprie particolari forme di vita.
Gli organismi sono influenzati dalle condizioni ambientali, ma, a loro volta,
modificano
l’ambiente in cui vivono; ogni essere vivente, infatti, preleva dal mondo esterno
determi-
#
Identificare i fattori
ambientali che
caratterizzano
un ecosistema.
#
Distinguere l’habitat
dalla nicchia ecologica.
nate sostanze e ne restituisce altre che non gli servono più, modificando in questo
modo
l’ambiente che lo circonda. La scienza che studia questa complessa rete di
interazioni tra
organismi e ambiente è l’ecologia. Per capire meglio come «funziona» un bioma e
come
RISPONDI
l’ecologia?
interagiscono tra loro le sue diverse componenti, prenderemo come esempio uno
stagno.
RISPONDI
Quali caratteristiche
chimico-fisiche presenta
uno stagno?
poco profondo, soggetto a scarso moto ondoso e molto ricco di sali, diossido di
carbonio e
ossigeno (presente, però, solo in superficie). Il terreno delle sponde è intriso di
acqua perché
viene periodicamente sommerso
# Figura 14 Lo stagno
è un esempio di bioma
d’acqua dolce.
11
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
capitolo
1
La zona litorale comprende
le sponde e le acque più
basse e ospita la maggior
parte delle specie.
mollusco
coleottero
plancton
ZONA LITORALE
LA BIOSFERA
Ognuna delle quattro zone in cui può essere suddiviso lo stagno (#figura 15)
rappresenta
un habitat diverso che permette la sopravvivenza di popolazioni caratteristiche;
l’habitat
è il luogo naturale dove una determinata popolazione vive, la sua «casa» o, come
spesso
dicono gli ecologi, il suo «indirizzo».
LUCE SOLARE
rana
tartaruga
d’acqua dolce topo
anatra
muschiato
pesce
persico
luccio
ZONA PROFONDA
Le ninfee crescono un po’ più lontane dalla riva; le loro foglie galleggiano
sull’acqua
proiettando ombra sul fondale, al quale sono fissate le radici. Analogamente, le
lenticchie
d’acqua formano «tappeti» vegetali galleggianti. Qui si incontrano le bisce
d’acqua, i fenicotteri
e gli svassi. Ci sono poi piante come l’elodea che vivono interamente o
parzialmente
nell’acqua; esse danno asilo a vermi come la planaria e a piccoli molluschi. Anche
i
piccoli pesci sono più abbondanti in prossimità delle rive.
Nella zona delle acque aperte, detta anche zona limnetica, conviene distinguere gli
esseri
viventi in base alle dimensioni. Ovunque sono abbondanti le microscopiche diatomee
e larve di vario tipo; nel loro insieme, questi organismi costituiscono il
plancton. Il
plancton (dal greco, vagabondo) è il complesso di organismi acquatici galleggianti
che
sono trasportati passivamente dal movimento delle acque. Per queste
caratteristiche, il
plancton si distingue dal necton, il complesso di organismi acquatici dotati di
nuoto attivo,
e dal benthos, costituito dagli organismi che vivono sui fondali. Tra gli abitanti
di
12
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
POPOLAZIONI, COMUNITÀ ED ECOSISTEMI
2
L’idrometra cammina
sull’acqua sfruttando
la tensione superficiale.
Gli aironi
vivono tra le
piante della
zona litorale.
Gli svassi e altri uccelli
acquatici nidificano
tra la vegetazione.
La planaria è un
minuscolo verme tipico
delle acque stagnanti.
Il gammarus è un
crostaceo che vive
nel fango del fondale.
La notonetta, che nuota capovolta ri-
spetto al pelo dell’acqua, è un predato-
re di larve, insetti, girini e piccoli pesci. Il fiore di uno sparganio
che cresce sulla zona
litorale.
I pesci popolano le zone
delle acque aperte
e delle acque profonde.
Le ninfee formano tap-
peti galleggianti vicino
alla riva.
A
D
G
B
E
H
C
F
I
dimensioni maggiori ci sono le alghe galleggianti e i pesci, che comprendono sia
specie # Figura 16 Gli abitanti dello
stagno occupano habitat diversi.
Nella zona delle acque profonde, dove la luce non arriva, piante e alghe sono
assenti;
qui si aggirano principalmente i pesci predatori. Infine, sul fango del fondale
ricco di de
RISPONDI
In quale zona dello stagno
si concentra il maggior
numero di organismi?
In un dato habitat, ogni popolazione occupa una sua nicchia ecologica. Per nicchia
non
si intende semplicemente il luogo dove una data specie vive, ma anche, per esempio,
le
sue abitudini alimentari e riproduttive; in generale, si può dire che la nicchia
equivale allo
«stile di vita» di una specie e comprende tutte le condizioni fisiche, chimiche e
biologiche
di cui essa ha bisogno per vivere e riprodursi. Tra queste condizioni ci sono la
quantità di
luce, di acqua e di sostanze nutritive, le concentrazioni di diossido di carbonio e
di ossigeno,
la temperatura dell’aria, il tipo di cibo, e la presenza di predatori e di altre
specie che
competono per le stesse risorse.
13
LA BIOSFERA
capitolo 1
RISPONDI
estingue, oppure viene relegata in una porzione della sua nicchia originaria.
Ogni tipo di organismo possiede la propria nicchia, cioè il proprio ruolo (#figura
17). Le
nicchie di differenti specie possono parzialmente sovrapporsi, ma non sono mai
identiche.
Nello stagno, per esempio, la popolazione di notonette e quella di pulci d’acqua
condividono
lo stesso habitat (l’acqua poco profonda), ma non competono per lo stesso cibo;
infatti, le
notonette si nutrono di animaletti vivi, mentre le pulci d’acqua mangiano vegetali
morti.
Talvolta, una specie occupa nicchie diverse nei differenti stadi della sua vita; le
larve di
zanzara e di libellula, per esempio, si sviluppano a stretto contatto con l’acqua
stagnante,
mentre l’insetto adulto si spinge anche molto lontano dallo stagno, fino alle
nostre case.
In alcuni casi può accadere che due popolazioni di specie diverse tentino di
occupare la
medesima nicchia ecologica, oppure che una nuova specie si voglia insediare nella
nicchia
già occupata da un’altra specie; le due specie, quindi, entrano in competizione tra
loro per
il cibo, l’acqua, il territorio di caccia e i luoghi di rifugio. Generalmente una
delle due fini
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# bioma # ecologia
# habitat # plancton
# necton # benthos
# componente abiotica
# componente biotica
# nicchia ecologica
1. In che modo gli esseri viventi modificano
l’ambiente che li circonda?
2. In quali zone può essere suddiviso
un bioma di acqua dolce, per esempio
uno stagno?
3. Perché le nicchie ecologiche di due
specie diverse non possono mai essere
identiche?
4. La definizione unità funzionale formata
dalla componente biotica e da
quella abiotica corrisponde:
A all’habitat
B alla nicchia ecologica
C all’ecosistema
D alla popolazione
14
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
3IL FLUSSO DI ENERGIA NEGLI ECOSISTEMI 3Il flusso di energia
negli ecosistemi
lezione3IL FLUSSO DI ENERGIA NEGLI ECOSISTEMI 3Il flusso di energia
negli ecosistemi
lezione
14 Gli organismi produttori trasformano l’energia
Come abbiamo visto nella prima lezione di questo capitolo, tutti gli esseri viventi
hanno
obiettivi
#
Spiegare il ruolo dei
produttori e definire
le relazioni con
i consumatori.
dove proviene tale energia? La fonte primaria per tutti gli ecosistemi naturali è
il Sole;
questa stella, infatti, rifornisce continuamente il nostro pianeta di energia sotto
forma di
radiazione luminosa.
#
Spiegare come si trasferisce
l’energia tra i livelli trofici.
meno che non sia molto abbondante; in questo caso l’acqua assume un colore
verdastro.
Nonostante sia formato da organismi molto piccoli, nel suo complesso il
fitoplancton
rappresenta una fonte di nutrimento molto più importante rispetto alle piante con
radici
RISPONDI
organismi autotrofi?
15
LA BIOSFERA
capitolo 1
Al contrario delle piante e delle alghe, gli animali, i funghi e anche molti
batteri non sono
in grado di produrre il proprio cibo da soli, ma devono nutrirsi a spese di altri
organismi.
Per questa ragione essi sono detti eterotrofi (dal greco heteros, «altro», e
trophè, «nutrimento
»); all’interno dell’ecosistema, gli eterotrofi svolgono il ruolo dei consumatori.
SOLE
PRODUTTORE
(pianta)
CONSUMATORE
SECONDARIO
(pesce)
PRODUTTORE
(fitoplancton)
CONSUMATORE
PRIMARIO
(zooplancton)
nutrienti
disciolti nell’acqua
CONSUMATORE
DECOMPOSITORI
TERZIARIO
(batteri e funghi)
(tartaruga)
azzannatrice)
gono a loro volta mangiati. Ogni gruppo di organismi con queste caratteristiche
rappresenta
un livello trofico (cioè di nutrimento) dell’ecosistema, mentre il percorso
dell’energia
da un livello all’altro è detto catena alimentare (#figura 20).
In base a quello che mangiano, i componenti dei diversi livelli trofici possono
essere
suddivisi in categorie. Gli organismi che si cibano di vegetali, ovvero gli
erbivori, sono i
cosiddetti consumatori primari; nello stagno, oltre ai piccoli eterotrofi come le
larve o i
minuscoli crostacei che si nutrono di fitoplancton, sono erbivori alcuni molluschi,
come le
chiocciole, e certi pesci, come le carpe. In ecosistemi diversi dallo stagno
possono esserci
altri tipi di erbivori; tra gli insetti troviamo, per esempio, le cavallette,
mentre i mammiferi
possono essere rappresentati da conigli, cervi, zebre, topi, antilopi e molti altri
animali
di tutte le dimensioni.
serpentetopocavallettapianta rapace
consumatori
terziari
consumatori
secondari
consumatori
primari
produttori consumatori
quaternari
16
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL FLUSSO DI ENERGIA NEGLI ECOSISTEMI
3
lupo
artico
gufo
delle nevi
ermellino
lemming
caribù
insetti
pernice
bianca
volpe
artica
arvicola
ragno
CONSUMATORIPRODUTTORI
# Figura 21 In una
rete alimentare più
catene alimentari
interagiscono: ad
esempio, il gufo del-
le nevi e la volpe ar-
tica si cibano della
pernice bianca.
Molti consumatori secondari
predano più specie.
Le larve dello stagno possono essere a loro volta mangiate dalle rane o da altri
insetti
adulti; i pesci invece si cibano di altri pesci più piccoli, oppure di crostacei e
molluschi.
Tutti questi organismi, chiamati carnivori, assumono il ruolo di consumatori
secondari.
Il leone, il ragno, il falco e il lupo sono altri esempi di consumatori secondari
in ecosistemi
terrestri.
RISPONDI
Spesso in un ecosistema le catene alimentari non sono lineari come quella mostra
ta nella #figura 20 ma interagiscono l’una con l’altra formando una rete alimentare
(#figura 21).
16 I detritivori e i decompositori sono un tipo
particolare di consumatori
Oltre agli organismi consumatori di cui abbiamo appena parlato, che si nutrono di
materiale
vivo, ve ne sono altri, detti detritivori, che si cibano invece di prodotti di
rifiuto o di
tessuti morti. Esempi di detritivori sono i piccoli crostacei chiamati pulci
d’acqua, che si
nutrono di vegetali morti, e il lombrico, un invertebrato che vive nel terreno
umido (per
esempio quello circostante gli stagni) e si nutre di residui animali e vegetali.
sostanze di cui le piante hanno bisogno per compiere il loro lavoro di produttori.
La ferti
lità di un terreno agricolo, per esempio, dipende in larga misura dalla presenza di
questi
RISPONDI
i decompositori nella
catena alimentare?
17
LA BIOSFERA
capitolo 1
a un altro
RISPONDI
Gli organismi produttori presenti sulla Terra fabbricano ogni anno, grazie
all’energia solare,
miliardi di kilogrammi di materia organica (o biomassa). Tuttavia, solo una piccola
parte dell’energia immagazzinata nei produttori passa al livello trofico
successivo; infatti,
ANIMAZIONE
# La piramide alimentare
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
in questo caso, solo il 10-15% della biomassa del prato si trasforma in massa
corporea
dei conigli. Parte dell’erba, come quella troppo secca
o troppo dura, viene scartata dai conigli stessi;
una parte non viene digerita ed è restituita al campo
sotto forma di feci; un’altra parte ancora serve
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# produttore # fitoplancton
# consumatore
# catena alimentare
# livello trofico
# rete alimentare
# detritivoro # decompositore
# biomassa
# piramide alimentare
1. Che differenza c’è tra catena e rete
alimentare?
2. Perché il numero delle volpi in un
ecosistema non può essere uguale a
quello dei conigli?
3. Quando una rana mangia una cavalletta,
un insetto che si nutre di vegetali,
assume il ruolo di:
B immagazzinano l’energia solare
nel proprio organismo
trofico
consumatore primario
decompositore
di consumatori
produttore
18
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
4I CICLI BIOGEOCHIMICI E IL CICLO DELL’ACQUA 4I cicli biogeochimici
e il ciclo dell’acqua
lezione4I CICLI BIOGEOCHIMICI E IL CICLO DELL’ACQUA 4I cicli biogeochimici
e il ciclo dell’acqua
lezione
18 L’acqua circola dalla terraferma e dal mare
verso l’atmosfera e viceversa
L’acqua che cade sulla terraferma, invece, può seguire tre strade:
#
Spiegare i passaggi
fondamentali attraverso
cui la materia si ricicla.
#
Descrivere il ciclo dell’acqua.
#
Evidenziare analogie
e differenze tra i cicli
del carbonio e dell’azoto.
o ciclo dell’acqua.
Le precipitazioni
(come pioggia e neve)
riportano l’acqua sulla
superficie terrestre.
Il vapore acqueo sale
nell’atmosfera e
condensa formando le
nuvole.
L’acqua torna
nell’atmosfera grazie
alla traspirazione e
all’evaporazione.
evaporazione
lago
traspirazione
fiume
evaporazione
L’acqua piovana
si infiltra nel suolo
oppure defluisce
nei corsi d’acqua.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
19
CO2
nell’atmosfera
La fotosintesi
delle piante
consuma CO2.I processi
di combustione
liberano CO2.
I consumatori si
nutrono di compo-
sti organici che
contengono car-
bonio.
Le reazioni della re-
spirazione cellulare
demoliscono
i composti organici
e liberano CO2
nell’atmosfera.
La fotosintesi
del fitoplancton
consuma CO2.
Gli organismi decompo-
sitori del suolo produco-
no CO2.
Il diossido di carbonio
sciolto nell’acqua pas-
sa nell’atmosfera.
CO2
nell’atmosfera
La fotosintesi
delle piante
consuma CO2.I processi
di combustione
liberano CO2.
I consumatori si
nutrono di compo-
sti organici che
contengono car-
bonio.
Le reazioni della re-
spirazione cellulare
demoliscono
i composti organici
e liberano CO2
nell’atmosfera.
La fotosintesi
del fitoplancton
consuma CO2.
Gli organismi decompo-
sitori del suolo produco-
no CO2.
Il diossido di carbonio
sciolto nell’acqua pas-
sa nell’atmosfera.
LA BIOSFERA
capitolo 1
Nel suolo, l’acqua viene assorbita dalle radici delle piante e torna all’atmosfera
attraverso il
processo di traspirazione; una sola pianta di acero può liberare fino a 200 litri
di acqua in un
solo giorno. In alternativa, l’acqua penetra in profondità fino a incontrare uno
strato di roccia
impermeabile, dove si arresta formando una falda idrica. La falda idrica può poi
riaffiorare
nio.
RISPONDI
RISPONDI
20
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
I CICLI BIOGEOCHIMICI E IL CICLO DELL’ACQUA
come lo stagno. La tifa, una delle piante acquatiche che vivono lungo le rive degli
stagni,
assorbe CO2 attraverso gli stomi delle sue foglie (#figura 25) e, grazie alla
fotosintesi, lo
trasforma nello zucchero glucosio.
nio sotto forma di CO2; in tal caso, il ciclo del carbonio sarebbe molto più lungo,
ma il
RISPONDI
una foglia?
La fotosintesi incorpora
gli atomi di carbonio
all’interno di composti
organici (zuccheri e cellulosa).
# Figura 25 Il «viaggio» di un
atomo di carbonio attraverso
una pianta di tifa.
energia
solare
fotosintesi
La pianta assorbe
diossido di carbonio
(CO2) dall’atmosfera e
acqua (H2O) dal suolo.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
21
LA BIOSFERA
capitolo 1
RISPONDI
).
è necessario l’intervento ritornano nel suolo. Qui un terzo tipo di batteri, i
batteri denitrificanti, trasforma parte dei
dei batteri azotofissatori?
nitrati in azoto gassoso, che viene liberato nell’aria. Il ciclo così può
ricominciare.
N2 atmosferico
I decompositori demoliscono
le molecole organiche
(proteine) restituendo NH4
+ al
suolo.
NH4
+ viene trasformato
in NO3
#dai batteri
nitrificanti.
Nel suolo NH3
si trasforma in
NH4
+ .
I consumatori pri-
mari si nutrono
di vegetali.
I batteri azo-
tofissatori
trasformano
N2 in NH3.
Le piante usano NO3
–
e NH4
+ per formare
proteine e DNA.
I batteri
denitrificanti
trasformano
NO3
– in N2.
22
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I CICLI BIOGEOCHIMICI E IL CICLO DELL’ACQUA
educazione ambientale
» L’effetto serra
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# ciclo biogeochimico
# simbiosi
# fissazione dell’azoto
# denitrificazione
# condensazione
# traspirazione
# nitrificazione
# fotosintesi
# respirazione
1. Descrivi il ciclo dell’acqua.
2. Quale percorso potrebbe seguire un
atomo di carbonio presente nell’atmosfera
per arrivare nel tuo organismo?
3. Quali particolarità presenta il ciclo
dell’azoto rispetto a quello del carbonio?
4. Il processo che produce composti organici
a partire da diossido di carbonio
è:
A il ciclo dell’acqua
B la denitrificazione
C la fotosintesi
D la respirazione cellulare
5. I batteri azotofissatori:
A trasformano l’azoto atmosferico
in sali minerali
B sono decompositori e restituiscono
nitrati all’ambiente
C trasformano i nitrati in sostanze
D
organiche
restituiscono all’atmosfera l’azoto
gassoso
23
esercizi
LA BIOSFERA
capitolo 1
24
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
25
2L’evoluzione
dei viventicapitolo
Le teorie evolutive: un percorso
storico
Intorno alla metà del Settecento, i numerosi
ritrovamenti fossili e le scoperte di nuove specie
portarono naturalisti e geologi a mettere in
discussione il principio di fissità delle specie e
suggerirono l’idea che gli esseri viventi subissero
dei cambiamenti nel tempo. Nel 1859 Charles
Darwin propose la teoria dell’evoluzione per
selezione naturale.
1
Le prove e i documenti a favore
dell’evoluzione
Darwin espose numerose prove a sostegno
della teoria evolutiva: dall’analisi dei fossili agli
studi sulla distribuzione geografica di piante e
animali, al confronto tra le caratteristiche degli
embrioni di organismi di specie diverse. Oggi
la teoria dell’evoluzione trae ulteriore conferma
dalle ricerche di biologia molecolare.
2
L’evoluzione della specie umana:
il nostro albero evolutivo
Gli esseri umani appartengono alla specie Homo
sapiens; i fossili più antichi con caratteristiche
tipiche della specie umana hanno circa 6
milioni di anni; le prime tracce del genere
Homo risalgono a 2,5 milioni di anni fa, quando
in Africa comparve Homo habilis. I fossili più
recenti di ominidi appartengono alle specie
Homo neanderthalensis e Homo sapiens.
3
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
25
2L’evoluzione
dei viventicapitolo
Le teorie evolutive: un percorso
storico
Intorno alla metà del Settecento, i numerosi
ritrovamenti fossili e le scoperte di nuove specie
portarono naturalisti e geologi a mettere in
discussione il principio di fissità delle specie e
suggerirono l’idea che gli esseri viventi subissero
dei cambiamenti nel tempo. Nel 1859 Charles
Darwin propose la teoria dell’evoluzione per
selezione naturale.
1
Le prove e i documenti a favore
dell’evoluzione
Darwin espose numerose prove a sostegno
della teoria evolutiva: dall’analisi dei fossili agli
studi sulla distribuzione geografica di piante e
animali, al confronto tra le caratteristiche degli
embrioni di organismi di specie diverse. Oggi
la teoria dell’evoluzione trae ulteriore conferma
dalle ricerche di biologia molecolare.
2
L’evoluzione della specie umana:
il nostro albero evolutivo
Gli esseri umani appartengono alla specie Homo
sapiens; i fossili più antichi con caratteristiche
tipiche della specie umana hanno circa 6
milioni di anni; le prime tracce del genere
Homo risalgono a 2,5 milioni di anni fa, quando
in Africa comparve Homo habilis. I fossili più
recenti di ominidi appartengono alle specie
Homo neanderthalensis e Homo sapiens.
3
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
dalla lingua e fatta passare attra-
verso le lamelle a pettine che si
trovano sui lati del becco, e che
svolgono un’azione filtrante.
dalla lingua e fatta passare attra-
verso le lamelle a pettine che si
trovano sui lati del becco, e che
svolgono un’azione filtrante.
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI 2capitolo 1 Le teorie evolutive:
un percorso storicolezione
1 Gli organismi viventi sono adattati all’ambiente
RISPONDI
Che cosa s’intende quando si ambiente si modificasse? Gli organismi sono in grado
di sopportare un cambiamento
#
#
Individuare le ragioni alla
base del pensiero evolutivo.
Descrivere la teoria
delle catastrofi.
#
Spiegare l’importanza
e i limiti della teoria di
Lamarck.
#
Comprendere il meccanismo
della selezione naturale.
in cui vivono
26
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LE TEORIE EVOLUTIVE: UN PERCORSO STORICO
Queste domande hanno affascinato l’umanità fin dai tempi antichi. Il filosofo greco
Aristotele,
per esempio, aveva cercato di classificare tutte le creature viventi di cui era a
conoscenza collocandole in uno schema gerarchico ordinato che aveva chiamato Scala
Naturae (scala della natura). La scala si estendeva dalla materia inanimata fi no
all’essere
umano, elevandosi, gradino dopo gradino, dalle forme più semplici (come i funghi e
i
muschi) a quelle più complesse, come gli animali e le piante. Aristotele era però
convinto
che gli organismi non si evolvessero e fossero quindi immutabili nel tempo.
Nella prima metà del Settecento lo svedese Carl von Linné sviluppò un sistema in
grado di mettere ordine nei precedenti tentativi di classifi cazione dei viventi.
Linneo basò il suo lavoro sull’osservazione delle strutture presenti negli animali
e nei
vegetali: egli analizzò le varie parti di ogni organismo e le confrontò con quelle
di organismi
simili, concentrandosi su alcune caratteristiche chiave come il numero di zampe,
il tipo di respirazione, la forma del fiore. Tale sistema, che è chiamato
nomenclatura
binomiale, è tuttora in uso.
Linneo tuttavia rimaneva un sostenitore della fissità dei viventi; egli infatti
riteneva
che tutti gli organismi appartenenti a una specie tendessero a una «forma tipica»
ideale,
una specie di modello astratto predisposto da Dio. Le specie pertanto erano da
considerarsi
«continue, perpetue, invariabili», ordinate in una scala che va dall’ameba
all’uomo.
Tale approccio, chiamato creazionismo e basato sull’interpretazione letterale dei
testi sacri
come la Bibbia, sosteneva che l’universo, la Terra e l’uomo fossero stati creati
per
RISPONDI
volontà divina e che dal momento della loro creazione si fossero conservati
inalterati nel
tempo.
n Perché classificare?
27
capitolo 2
Nella seconda metà del diciottesimo secolo, grazie alle scoperte di nuove terre in
Paesi
lontani (l’Estremo Oriente, l’Oceania, l’Africa e l’America del Sud, #figura 2), e
al ritrovamento
di un gran numero di nuove specie di organismi, i naturalisti cominciarono a
mettere in dubbio le idee fissiste. Essi infatti si resero conto che la varietà
delle forme
viventi era nettamente superiore a qualsiasi ipotesi fatta fi no ad allora.
Nella seconda metà del Settecento, dunque, iniziava a farsi strada un’idea di
evoluzione
che metteva in discussione le certezze secolari sull’immutabilità dei viventi. Tra
il 1749 e il
1804 venne pubblicata in Francia la Storia naturale del naturalista Georges-Louis
Buffon
(1707-1788); l’opera enciclopedica in 44 volumi percorre la storia della Terra dal
punto di
vista mineralogico, botanico e zoologico. In tale trattato, che avrebbe avuto una
grandissima
influenza sugli scienziati delle epoche successive, Buffon affermava, tra l’altro,
che l’età del-
la Terra fosse ben superiore ai 6000 anni indicati dalla Bibbia. Sempre in quegli
anni l’inglese
Erasmus Darwin, nonno di Charles, scrisse il trattato Zoonomìa in cui formulava
alcune
ipotesi sulla trasformazione dei viventi.
RISPONDI
28
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
A
B C
LE TEORIE EVOLUTIVE: UN PERCORSO STORICO
meno modificati di organismi vissuti nel passato. Tali resti sono giunti fino a noi
grazie
a un insieme di processi chimici e fisici che hanno permesso la loro conservazione
dopo
la morte dell’organismo (#fi gura 3A).
Tipi differenti di organismi dunque erano vissuti in varie epoche del passato e si
erano
poi estinti per lasciare il posto a forme diverse. Ma come si poteva spiegare
l’esistenza di
tutte queste forme di vita? Un tentativo di risposta a questa domanda venne dal
paleontologo
e naturalista francese Georges Cuvier #figura 4, considerato il padre dell’anatomia
comparata. Nel 1812, Cuvier pose fine alla vecchia questione se i fossili
rappresentassero
oppure no organismi estinti: i suoi studi infatti gli consentirono di classificare
una serie
di animali fossili (come il Megaloceros, un gigantesco cervo erroneamente
denominato
«alce irlandese», #fi gura 3C) che non presentavano corrispettivi con organismi
viventi.
Per spiegare l’estinzione degli organismi e conciliarla con il creazionismo,
partendo
dall’osservazione degli imponenti fenomeni di avanzamento del mare negli strati
geologici
della Francia, Cuvier si convinse che la terra fosse stata periodicamente
sottoposta
a delle gravi catastrofi, come inondazioni, terremoti ed eruzioni vulcaniche, e
propose la
teoria delle catastrofi naturali o catastrofismo. Secondo lo scienziato francese,
il numero
di specie creato da Dio sarebbe stato superiore a quello delle specie attualmente
viventi;
in seguito a eventi catastrofici molte delle specie presenti in una data area si
sarebbero
# Figura 3
29
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI
capitolo 2
RISPONDI
Nel trattato Filosofi a zoologica, pubblicato nel 1809, Lamarck giungeva alla
conclusione
che gli organismi attuali fossero il risultato di un processo graduale di modifi
cazione
generato dalla pressione delle condizioni ambientali. Egli sosteneva che in tutti
gli esseri
viventi era presente una «spinta» che tendeva a rendere gli organismi più adatti
alle
nuove necessità: tale «spinta» era determinata dall’ambiente.
Lamarck utilizzò come esempio della sua tesi la giraffa: per brucare meglio le
foglie
degli alberi, un erbivoro primitivo avrebbe allungato il collo verso l’alto con
tutte le sue
forze. Anche le zampe e la lingua si sarebbero allungate e questa modificazione si
sarebbe
trasmessa ai discendenti, dando così origine all’attuale giraffa (#fi gure 6 e 7).
Cuvier riteneva che l’ultima delle catastrofi fosse stata il Diluvio universale, il
cui ricordo
si è tramandato grazie alla Bibbia. Se l’ipotesi di Cuvier fosse stata corretta, si
sarebbero
comunque dovuti trovare negli strati rocciosi più antichi almeno alcuni fossili
appartenenti
a specie moderne; tali fossili, però, non furono mai rinvenuti.
Cuvier rimase per tutta la vita un creazionista convinto. Egli osservò la presenza
di
strutture anatomiche simili nei vari gruppi di organismi, ma non fu in grado di
collegarle
all’esistenza di antenati comuni; secondo Cuvier, infatti, gli organismi di ciascun
RISPONDI
del cambiamento
30
degli organismi nel tempo? evoluzione.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LE TEORIE EVOLUTIVE: UN PERCORSO STORICO
Darwin e Wallace erano giunti alle stesse conclusioni lavorando in maniera del
tutto
indipendente; come potrai ap
31
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI
capitolo 2
1. L’evoluzione in quanto tale. Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, Darwin
contrappone
alla concezione di un mondo immutabile quello di una realtà naturale in
continuo divenire, dove tutti gli organismi si trasformano.
2. La discendenza comune. Secondo Darwin, la vita sulla Terra ha un’origine comune:
tutti gli esseri viventi (microrganismi, piante e animali) discenderebbero infatti
da un
antenato comune attraverso un continuo processo di differenziazione.
3. La moltiplicazione delle specie. Questa sottoteoria spiega la straordinaria
diversità del-
la vita sul nostro pianeta e afferma che le specie aumentano di numero sia dando
origine a specie «fi glie» sia formando nuove specie a partire da popolazioni
isolate.
4. La gradualità dell’evoluzione. Il cambiamento evolutivo avviene attraverso
mutamenti
graduali delle popolazioni e non per «salti», cioè non attraverso la comparsa
improvvisa
di nuove caratteristiche.
5. L’evoluzione per selezione naturale. All’interno di una popolazione esiste un
gran numero di
variazioni individuali (nell’aspetto, nella fisiologia e nel comportamento). Poiché
la variabilità
è ereditaria, le differenze individuali vengono trasmesse alla prole, che
assomiglierà di
più ai propri genitori che agli altri membri della popolazione. Alcune varianti
favoriscono
# Figura 10 Charles Darwin
(1809-1882).
Un aspetto innovativo di questa concezione evolutiva stava nel fatto che veniva
tolto
all’individuo qualsiasi ruolo di protagonista della sua evoluzione; secondo la
teoria di
Darwin, per esempio, le giraffe non avrebbero mai potuto allungare il collo di
propria iniziativa
per raggiungere un migliore adattamento all’ambiente, come affermava Lamarck,
né tanto meno trasmettere questo cambiamento fi sico ai propri discendenti.
RISPONDI
«selezione naturale»?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# creazionismo # evoluzione
# fossili # catastrofismo
# stratigrafia # uniformismo
# selezione naturale
# paleontologia
1. In che modo il rinvenimento dei fos5.
Lamarck propose una teoria evolutiva
sili ha influito sul pensiero evoluzio
basata:
nistico?
ta corretta?
A
B
C
D
quisiti
lata da:
A
B
C
D
Georges Cuvier
Linneo
Charles Darwin
A
B
C
D
Georges Cuvier
Linneo
Charles Darwin
32
LE TEORIE EVOLUTIVE: UN PERCORSO STORICO
OCEANO
ATLANTICO
OCEANO
PACIFICO
OCEANO
PACIFICO
Equatore
AMERICA
DEL NORD
AMERICA
DEL SUD
AFRICA
ASIAEUROPA
Inghilterra
Isole
Galápagos
AUSTRALIA
La rotta percorsa da Darwin a bordo del Beagle.
33
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI 2capitolo 2 Le prove e i documenti a favore
dell’evoluzionelezione
capitolo 2 Le prove e i documenti a favore
dell’evoluzionelezione
obiettivi
#
Evidenziare l’importanza
dello studio dei fossili per
ricostruire la storia della
Terra.
#
Illustrare le prove a favore
dell’evoluzione dei viventi
(nel campo dell’anatomia
ed embriologia comparata
e della biogeografia).
Come abbiamo visto nella lezione precedente, una delle principali testimonianze del
fatto
che gli esseri viventi si sono modificati nel corso del tempo è costituita dai
fossili. I più
antichi reperti fossili di tracce di vita sulla Terra sono stati rinvenuti in
Groenlandia e
risalgono a circa 3,8 miliardi di anni fa; i primi ritrovamenti di calchi di
cellule, simili a
quelle degli attuali batteri, sono datati intorno ai 3,5 miliardi di anni; le prime
tracce di
cellule più complesse, affini a quelle che costituiscono anche il corpo degli
esseri umani,
sono di circa 2 miliardi di anni fa; infine, i fossili di organismi pluricellulari
hanno non
più di 800 milioni di anni. Nella #figura 11 è rappresentata la scala delle età dei
più antichi
fossili di alcuni tipi di organismi. Come puoi notare, anche i fossili di
vertebrati compaiono
negli strati rocciosi seguendo una successione temporale: i pesci sono i vertebrati
più antichi, seguiti dagli anfi bi, dai rettili e, infi ne, da uccelli e mammiferi.
0,4 m
vallo.
rifugiandosi nel folto della foresta, nella prateria aperta questa specie sarebbe
stata in
difficoltà, dato che la velocità nella corsa era diventata decisiva per
sopravvivere. La
selezione naturale favorì perciò l’aumento delle dimensioni del corpo e le modifi
che nella
RISPONDI
l’adattamento dell’Hyracothe
ra specializzata per masticarle; per mangiare la dura erba della prateria, invece,
occorro
35
capitolo 2
Geospiza
magnirostris
Geospiza
fortis
grandi.
Darwin e Wallace erano rimasti molto colpiti dalla distribuzione geografica delle
diverse
specie di organismi: durante i rispettivi viaggi, entrambi gli esploratori avevano
osservato
maggiore affi nità tra le specie che vivevano nello stesso territorio, magari
occupando
habitat diversi, piuttosto che tra le specie che abitavano ambienti simili situati
in
continenti lontani.
Darwin, in particolare, aveva notato una notevole somiglianza tra le specie animali
e
vegetali che vivevano sulle isole Galapagos e quelle che si trovavano sulle vicine
coste
del Sudamerica. Le Galapagos (#figura 14) costituiscono un arcipelago di origine
vulcanica,
formato da 13 isole maggiori e 47 isolotti, nell’oceano Pacifi co all’altezza
dell’Equatore.
Darwin fu affascinato dalla contemporanea presenza sulle isole di pinguini, foche,
leoni marini, uccelli tropicali, iguane, tartarughe e cactus. Egli notò inoltre che
la maggior
parte degli organismi che vivevano nelle Galapagos era simile, ma non uguale, a
quelli
che popolavano le coste più vicine (quelle dell’attuale Ecuador).
Anche tra gli animali che vivevano nelle varie isole dell’arcipelago esistevano
diverse
differenze. In particolare, Darwin fu colpito dalla variabilità nelle popolazioni
dei fringuelli
(#figura 15). Durante il suo viaggio egli raccolse numerosi esemplari, che inviò in
Inghilterra perché venissero classificati. Grazie al lavoro dell’ornitologo John
Gould fu
possibile stabilire che sulle isole erano presenti quattordici specie di
fringuelli, simili tra
loro tranne che per le dimensioni e la forma del becco. Darwin notò che questa
caratteristica
era correlata al tipo di cibo disponibile su ogni isola; per esempio, il fringuello
terrestre
dal becco grande (Geospiza magnirostris) si alimenta di semi grandi e duri, il
fringuello
arboreo grande (Camarhynchus psittacula) si nutre di grossi insetti, il fringuello
gorgheggiatore (Certhidea olivacea) si alimenta di insetti più piccoli e il
fringuello terrestre
di minori dimensioni (Geospiza fuliginosa) mangia semi piccoli e duri.
Geospiza
diffi cilis
Geospiza
scadens
Geospiza
conirostris
Geospiza
fuliginosa
Pinaroloxias
inornata
(isola di Cocos)
Certhidea
olivacea
Cactospiza
heliobates
Cactospiza
pallida
Camarhynchus
parvulus
Camarhynchus
pauper
Camarhynchus
psittacula
Platyspiza
crassirostris
I fringuelli di piccole di-
mensioni raccolgono
insetti sulla superficie
delle foglie.
I fringuelli con il
becco più robu-
sto possono
rompere i semi
più duri e più
36
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI
capitolo 2
Eppure, analizzando l’architettura di questi arti, risulta chiaro che essi sono
costituiti
dagli stessi pezzi scheletrici (evidenziati nella figura 17 dagli stessi colori). A
seconda della
funzione, certe ossa sono più sviluppate mentre altre sono ridotte al minimo, ma il
piano di
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Le prove dell’evoluzione
lene, i pipistrelli, i gatti e gli esseri umani si sono evoluti a partire da un
antenato comune i
cui arti anteriori erano costituiti dalle medesime ossa. Ogni tipo di arto, da
quello della balena
a quello umano, corrisponde a una linea evolutiva diversa. Ogni caratteristica
condivisa
da due o più specie che sia stata ereditata da un antenato comune, come l’arto
anteriore
dei mammiferi, è chiamata carattere omologo. Tutti i caratteri ereditari possono
essere
omologhi, siano essi morfologici, fisiologici, molecolari o anatomici.
Non tutti i caratteri simili, però, sono prove di una relazione evolutiva; infatti,
l’evoluzione
può produrre somiglianze tra organismi non imparentati. Queste caratteristiche,
dette caratteri analoghi, si evolvono in modo indipendente in gruppi diversi a
causa di
pressioni evolutive simili: ne sono un esempio le ali degli insetti e quelle dei
pipistrelli,
strutture che condividono la stessa funzione (il volo) ma non la stessa struttura.
Un «ricordo» dell’evoluzione sono gli organi rudimentali, ossia strutture molto
ridotte
che non hanno alcuna funzione in certe specie, mentre sono ben sviluppate e hanno
una
RISPONDI
si dicono analoghi
e quando omologhi?
funzione specifica in altre. Le nostre ultime vertebre, che saldate insieme formano
il coc
confronto. cige, sono ciò che resta della coda presente in altre specie di
mammiferi.
38
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LE PROVE E I DOCUMENTI A FAVORE DELL’EVOLUZIONE
Pure una simile conclusione, anche fondata, non sarebbe soddisfacente fin tanto che
non ci fosse dato dimostrare come le specie innumerevoli, che abitano il globo, si
siano
modificate al punto di acquistare quella perfezione di struttura, quell’adattamento
che eccita
a buon diritto la nostra ammirazione. (…) Quindi è di una importanza capitale il
cercare
di formarsi un concetto chiaro dei mezzi di modificazione e di adattamento
impiegati
dalla natura. Fino dai primordi delle mie ricerche fui d’avviso che un accurato
studio degli
animali domestici e delle piante coltivate mi avrebbe offerto probabilmente i dati
migliori
per risolvere questo oscuro problema.»
Tra i membri di una stessa specie, infatti, esistono lievi differenze anatomiche
(per
esempio nella forma e nella robustezza del becco, nella lunghezza della coda e nel
colore
del piumaggio), fisiologiche (come una diversa resistenza al volo) e
comportamentali
prole, che assomiglia di più ai propri genitori che non agli altri colombi
appartenenti alla
stessa specie.
RISPONDI
ne artificiale?
# Figura 18
quelli che presentano lo stesso carattere «becco corto» e così via per le
generazioni suc-Gli allevatori operano sulla variabilità
dei caratteri per ottene
39
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI capitolo capitolo 2
cie durante lo sviluppo embrionale. Dato che i pesci hanno la più bassa
organizzazione e
RISPONDI
a conferma dell’evoluzione
cie diverse? salire all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso. Come vedremo
nei prossimi capitoli,
nelle cellule di tutti gli organismi viventi è presente il DNA, una speciale
molecola
che viene trasmessa da una generazione all’altra e contiene tutte le informazioni
necessarie
per determinare la struttura delle proteine che costituiscono gli organismi; la
biologia
molecolare, che studia appunto la struttura chimica e le funzioni del DNA e delle
proteine,
ha fornito ulteriori conferme alla teoria evolutiva.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# embriologia
# selezione artificiale
A
B
C
D
Australia
rale?
Noi esseri umani siamo mammiferi placentati appartenenti all’ordine dei primati
come,
per esempio, i tarsi, i lemuri, le scimmie platirrine e catarrine (#figura 20), e
le scimmie
antropomorfe. La maggior parte dei primati possiede uno scheletro adatto a vivere
sugli
alberi, che consente loro di assumere una postura piuttosto eretta. Tale postura
prevede
un particolare allineamento del capo rispetto al resto del corpo (diverso da quello
degli
animali che camminano su quattro zampe) e implica che gli occhi siano collocati
frontal-
mente e vicini tra loro (diversamente, per esempio, dagli erbivori, che hanno gli
occhi
posti lateralmente); i primati sono pertanto in grado di guardare diritto davanti a
sé e
hanno una buona percezione della profondità, requisiti fondamentali per quegli
animali
che si muovono saltando da un ramo all’altro.
#
Evidenziare le caratteristiche
che distinguono gli ominidi
dalle scimmie antropomorfe.
#
Comprendere che la storia
evolutiva della specie
umana ha avuto diverse
ramificazioni.
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La classificazione dei primati
# Figura 20
Immaginando di comprimere
tutta la storia della Terra in un
solo anno, la divergenza tra
l’essere umano e lo scimpanzè
sarebbe avvenuta solo 18 ore
prima della mezzanotte del 31
dicembre.
LO SAPEVI?
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
41
Gli scimpanzé sono scimmie antropo-A Gli scimpanzé sono scimmie antropo-A
BIOCLIP
# Un gorilla e il suo piccolo
L’EVOLUZIONE DEI VIVENTI
capitolo 2
# Figura 21
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
colori e il cervello è molto grande rispetto alle dimensioni corporee. La dieta dei
primati,
scarsamente specializzata, ha permesso loro di sfruttare un’ampia varietà di fonti
di sostentamento
e questi diversi tipi di alimentazione hanno favorito l’evoluzione di un gran
numero di specie. Nella maggior parte dei casi i primati sono animali sociali,
danno alla
luce un piccolo alla volta e investono molto tempo nelle cure parentali.
I primati più strettamente imparentati con gli esseri umani sono le scimmie
antropomorfe,
ossia il gibbone, l’orango, il gorilla, lo scimpanzè e il bonobo (#figura 21). Tale
parentela,
stabilita anche confrontando il DNA umano e quello dello scimpanzè, che
differiscono per
42
alle specie di australopitechi sia a quelle
del genere Homo, sono detti invece
ominidi; attualmente l’unico rappre-
Australopithecus afarensis.
RISPONDI
comune i primati?
# Figura 22 Il cranio di un
meno dell’1% del totale, permette di ipotizzare che queste specie abbiano condiviso
con noi
un antenato comune in un periodo compreso tra i 5 e i 7 milioni di anni fa.
umani si sarebbero poi diffusi in tutto il mondo a partire da circa 1,8 milioni di
anni fa.
La linea evolutiva umana, che mostra chiare differenze con quella delle scimmie
antropo
morfe, comprende non solo il genere Homo, ma anche gli australopitechi, i nostri
antena
RISPONDI
pomorfe?
ti più antichi, con molti caratteri ancora scimmieschi, ma altri decisamente umani
(#fi gura
22).
Quali sono gli elementi distintivi che permettono di attribuire un reperto fossile
alla
linea evolutiva umana piuttosto che a quella delle scimmie antropomorfe? Una delle
differenze
più sostanziali è la capacità della specie umana di muoversi utilizzando solo gli
arti posteriori (bipedismo); l’acquisizione di tale capacità ha comportato numerosi
vantaggi,
primo fra tutti la possibilità di utilizzare le mani per afferrare e per fabbricare
oggetti.
L’evoluzione umana, dunque, non ha seguito un percorso lineare che ha avuto inizio
con il
primo ominide e che è terminato con Homo sapiens: sembra piuttosto che negli ultimi
5 o
I fossili di ominidi del genere Homo, con un cranio decisamente più grande di
quello
degli australopitechi, fanno la loro comparsa in Africa attorno ai 2,5 milioni di
anni fa
(#figura 23); questi ominidi vennero denominati Homo habilis («uomo dotato di
manualità
»), poiché nelle vicinanze delle loro ossa sono stati rinvenuti strumenti di
pietra.
RISPONDI
habilis?
# Figura 23
Homo abilis visse in Africa intor-
no a due milioni di anni fa. I re-
perti fossili mostrano che era in
grado di costruire e maneggiare
utensili di pietra, che utilizzava
per uccidere e squartare gli ani-
mali.
Questo cranio fossile mostra che Homo habilis
aveva una capacità cranica di circa di 650 mm3 ,
pari al 50% di quella di un uomo moderno.
Homo habilis era in grado di
maneggiare strumenti e, for-
se, di usare il fuoco.
A B
Un’altra specie di ominide, Homo ergaster, visse tra 2 milioni e 1 milione di anni
fa in
molte zone del continente africano, coabitando talora con Homo habilis. Homo
ergaster
era più alto di Homo habilis, aveva un cervello più grande e sicuramente uno stile
di vita
più progredito. I reperti fossili ritrovati accanto a Homo ergaster (che in greco
signifi ca
«lavoratore») indicano che questo ominide disponeva di un utensile in pietra
lavorato su
due lati chiamato amigdala che serviva per cacciare e per preparare gli alimenti
per la
cottura. Queste nuove abitudini avrebbero aumentato la varietà della dieta e reso
più
semplice la sopravvivenza.
Homo ergaster è la prima specie di ominide i cui fossili sono stati trovati al di
fuori
del continente africano. Secondo alcuni paleoantropologi, Homo ergaster intraprese
la
migrazione verso l’Europa e l’Asia spinto dal cambiamento nella dieta, divenuta
sempre
più a base di carne, e alla conseguente ricerca di nuovi territori di caccia. Da
questo
ominide, estintosi circa 1 milione di anni fa, si ritiene che discendano due linee
evolutive:
quella di Homo erectus in Asia e quella di Homo heidelbergensis in Europa.
43
capitolo 2
RISPONDI
con grandi molari priva di mento. Il volume medio del cervello di Homo erectus
variava
mo moderno?
da 950 a 1200 cm3 (per confronto, quello dell’uomo moderno è di circa 1360 cm3).
Circa 400000 anni fa, gruppi di individui appartenenti a Homo erectus diedero
probabilmente
origine a una nuova specie denominata Homo neanderthalensis i cui reperti fossili
sono stati ritrovati in Africa, Asia ed Europa. Gli «uomini di Neanderthal» si
diffusero
rapidamente in tutta l’Europa e in parte dell’Asia.
Alcune ricerche condotte dal 1999 al 2005 mostrano che durante la diffusione dei
neanderthaliani
era già comparso Homo sapiens. I fossili di Homo sapiens furono scoperti per
la prima volta in una località della Francia sud-occidentale denominata Cro-Magnon;
per
questo motivo l’Homo sapiens viene anche chiamato «uomo di Cro-Magnon». I reperti
più
antichi di uomo moderno (i crani fossilizzati di due adulti e un bambino) sono
stati scoperti
in Etiopia e hanno un’età stimata fra 154000 e 160000 anni. Altri reperti risalgono
a
circa 100000 anni fa e sono stati rinvenuti sempre in Africa. Pare che la nostra
specie, infatti,
sia comparsa in Kenya o Tanzania a partire da una popolazione di Homo ergaster.
44
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE UMANA: IL NOSTRO ALBERO EVOLUTIVO
da considerarsi due specie distinte. Circa 30000 anni fa gli uomini di Neanderthal
si estin
sero per motivi ancora incerti, forse perché non riuscirono a competere con Homo
sapiens,
RISPONDI
thalensis?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# primate # bipedismo
# ominoide # ominide
1. Quali vantaggi evolutivi ha portato il
bipedismo?
2. Di che cosa si occupa la paleoantropologia?
3. Quali caratteristiche hanno in comune
i primati?
4. Quale caratteristica distingue Homo
neanderthalensis da Homo sapiens?
6. Quale tra le seguenti affermazioni riguardanti
gli ominidi è vera?
A Si sono evoluti attraverso un processo
graduale che ha avuto origine dalla
scimmia e ha portato all’uomo moderno.
A
B
C
D
la posizione eretta
antropomorfe.
il bipedismo
il viso prognato
opponibili.
tica?
Homo sapiens
Homo erectus
Homo neanderthalensis
Homo habilis
A
B
C
D
45
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
esercizi
capitolo 2
nuove specie.
46
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
47
3capitolo
1
2
3
4
La chimica della vita
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
47
3capitolo
1
2
3
4
La chimica della vita
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
La vita dipende dalle proprietà
dell’acqua
capitolo 3
lezione1
La vita dipende
dalle proprietà dell’acqua
obiettivi
#
Descrivere la struttura
dell’acqua e la sua polarità.
#
Comprendere l’importanza
e le sue conseguenze.
#
Distinguere una soluzione
acida da una basica.
Apparentemente sembra che questa molecola non abbia nulla di speciale; in realtà,
essa possiede proprietà fuori del comune. Il «segreto dell’acqua» sta nel fatto che
gli elettroni
del legame covalente non sono condivisi alla pari tra i due elementi: l’ossigeno li
tiene legati a sé molto più saldamente rispetto all’idrogeno. Il nucleo
dell’ossigeno, infatti,
ha una maggiore affi nità per gli elettroni rispetto all’idrogeno; di conseguenza,
la coppia
condivisa di elettroni trascorre molto più tempo attorno all’atomo di ossigeno che
intorno
al nucleo dell’idrogeno.
La molecola dell’acqua presenta una forma a «V», con al vertice l’atomo di ossigeno
e
i due atomi di idrogeno dalle parti opposte. La distribuzione non omogenea degli
elettroni
fa sì che l’estremità della molecola corrispondente all’ossigeno presenti una
parziale
carica negativa, mentre l’estremità con i due atomi di idrogeno risulta leggermente
posi-
#
RISPONDI
tiva. Una molecola di questo tipo, che presenta ai due poli cariche elettriche
opposte, è
si definisce polare?
Grazie alla loro polarità, le molecole di acqua interagiscono tra loro in modo
preciso:
l’atomo di ossigeno di una molecola attrae gli atomi di idrogeno delle molecole di
acqua
(–)
legame legame ionico, perché non comporta condivisione o cessione di elettroni tra
gli
a idrogeno
(+)
(+)
(+)
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La polarità della molecola
d’acqua
48
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA VITA DIPENDE DALLE PROPRIETÀ DELL’ACQUA
Ciascun singolo legame a idrogeno fra le molecole d’acqua allo stato liquido esiste
solo
per una frazione di secondo; in ogni istante, però, la maggior parte delle molecole
è impegnata
in legami a idrogeno con altre molecole perché nuovi legami si formano alla stessa
velocità con cui si rompono i vecchi. Questa tendenza delle molecole a stare unite
fra loro
è chiamata forza di coesione e, nell’acqua, è molto più elevata che negli altri
liquidi.
Oltre che tra di loro, le molecole di acqua sono attratte anche da varie molecole
di altro
tipo; questo tipo di attrazione è detta forza di adesione. Le forze di coesione e
di adesione
sono molto importanti in biologia, perché contribuiscono a mantenere la
disposizione
delle molecole all’interno della cellula.
La coesione e l’adesione sono anche alla base del fenomeno della capillarità, che
permette
il trasporto dell’acqua dalle radici alle foglie delle piante (#figura 2A). In
seguito
all’evaporazione dalle foglie, le molecole di acqua vengono risucchiate dalle
radici attra
verso sottili condotti presenti nel tronco dell’albero. L’adesione esistente fra
l’acqua e la
parete dei condotti si oppone alla forza di gravità, che trascinerebbe l’acqua
verso il bas
RISPONDI
49
capitolo 3
Nella maggior parte delle sostanze, lo stato solido è più denso dello stato
liquido. Per
l’acqua è il contrario: il ghiaccio (la forma solida) è meno denso dell’acqua
liquida a una
temperatura di 4 °C. La causa va ricercata ancora nei legami a idrogeno. Nel
ghiaccio, le
molecole d’acqua sono quasi ferme e ciascuna molecola forma con le molecole vicine
quattro legami a idrogeno molto stabili che la «fissano» in un reticolo cristallino
(#fi gura
3A, a sinistra). Nell’acqua liquida, dove il movimento delle molecole è più
intenso, i lega-
mi a idrogeno sono meno numerosi e hanno, come abbiamo detto, breve durata. Per
questo
motivo, allo stato liquido le molecole possono addossarsi l’una all’altra più che
allo
stato solido (#figura 3A, a destra). Dal momento che le sostanze a densità minore
galleggiano
su quelle a densità maggiore, il ghiaccio galleggia sull’acqua.
Ma perché il fatto che il ghiaccio galleggi è importante per gli esseri viventi? Se
il
ghiaccio affondasse, esso si formerebbe a partire dal fondo della massa d’acqua:
stagni,
laghi e mari gelerebbero dal basso verso l’alto, intrappolando i pesci e gli altri
organismi
in uno strato di acqua sempre più sottile lontano dal fondo. Invece, quando una
grande
massa di acqua gela, il ghiaccio galleggiante isola l’acqua sottostante,
consentendo agli
RISPONDI
legame a idrogeno
A
I legami a idrogeno
sono stabili. I legami a idrogeno si
spezzano e si formano
continuamente.
GHIACCIO
# Figura 3
Mettendo sul fuoco dell’acqua in una pentola puoi notare che l’acqua si scalda
molto più lentamente
del metallo. La presenza dei legami a idrogeno, infatti, fa sì che l’acqua abbia un
calore
specifico, cioè una capacità di resistere alle variazioni di temperatura, molto
elevato.
Quando riscaldi una sostanza, la sua temperatura aumenta perché le sue molecole si
muovono più rapidamente; nell’acqua, parte dell’energia fornita sotto forma di
calore ser-
ve a rompere i legami a idrogeno, che non sono presenti nel metallo della pentola.
L’acqua
quindi assorbe la stessa quantità di calore del metallo, ma subisce un cambiamento
di temperatura inferiore. Analogamente, quando raffreddi una sostanza, le sue
molecole
rallentano; nel caso dell’acqua, la formazione di legami a idrogeno rilascia
energia sotto
forma di calore, riducendo anche in questo caso la variazione di temperatura.
Una conseguenza dell’elevato calore specifico dell’acqua è che i grandi laghi e gli
oceani
mitigano la temperatura delle terre circostanti: un lago può immagazzinare
un’enorme
quantità del calore fornito dal Sole durante il giorno; di notte, il calore
rilasciato gradual
sbalzi termici e rendendo il clima più mite. L’acqua modera anche la temperatura
corpo
RISPONDI RISPONDI
la temperatura dell’aria
Una soluzione è un miscuglio omogeneo di due o più sostanze, cioè una miscela in
cui
non è possibile distinguere i singoli componenti. Quando metti il sale nell’acqua
per la
pasta ottieni una soluzione liquida; l’aria che respiri è invece una soluzione
gassosa, cioè
un miscuglio omogeneo di azoto, ossigeno e altri gas in percentuale minore; infi
ne, l’acciaio,
il bronzo e le altre leghe metalliche sono esempi di soluzioni solide.
sangue degli animali e nella linfa delle piante: in essa, infatti, si scioglie una
vastissima
gamma di sostanze.
La #figura 4 mostra che cosa succede quando si mette in acqua un composto ionico
come il cloruro di sodio (Na+Cl–). Le molecole d’acqua, che sono polari, sono
attratte dagli
ioni presenti sulla superficie del sale; gli atomi di idrogeno, che hanno una
parziale carica
positiva, sono attratti dagli ioni cloruro (Cl–), mentre gli atomi di ossigeno (la
parte negativa
della molecola d’acqua) vengono attratti dagli ioni
–
–
–
–
–
–
–
–
+ +
+
+
+
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
+ + –
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
+ +–
++–
++–
++–
++–
++–
++–
++ –
++–
+
+
+
+
–
++–
+
Na+
Cl –
sodio separandoli dagli
ioni cloro.
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51
LA CHIMICA DELLA VITA
capitolo 3
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Il pH delle soluzioni
stessa. Dalla scissione di una molecola d’acqua si ottengono uno ione idrogeno
carico
positivamente (H+) e uno ione ossidrile carico negativamente (OH–).
acida?
di ioni H+ e OH–.
Un composto che in acqua libera ioni H+ è detto acido; per esempio, in acqua
l’acido
cloridrico (HCl) è quasi completamente dissociato in ioni H+ e Cl–; perciò, una
soluzione
di HCl contiene più ioni H+ che ioni OH– ed è acida. Invece, una sostanza che in
acqua
luzioni.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. Che cos’è una soluzione?
5. La proprietà dell’acqua che permette
agli insetti di «pattinare» su di essa è
2. Come si forma il legame a idrogeno?
la:
tensione superficiale
densità
capillarità
adesione
6. Una soluzione a pH 7:
si tratta di un composto ionico
# soluzione # solvente
# soluto # idrofilo
52
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lezione
2I COMPOSTI DEL CARBONIO E LE BIOMOLECOLE
I composti del carbonio
e le biomolecole 2
lezione
2I COMPOSTI DEL CARBONIO E LE BIOMOLECOLE
I composti del carbonio
e le biomolecole 2
7 Il carbonio è l’elemento più abbondante
Gli organismi viventi sono formati per la maggior parte da acqua (pensa che persino
le
obiettivi
#
Descrivere le caratteristiche
delle molecole organiche.
nostre ossa sono costituite per circa il 60% da acqua!) e per la restante parte da
sali minerali
e da molecole contenenti atomi di carbonio chiamate biomolecole.
l grazie alla presenza di quattro elettroni nel livello energetico più esterno, il
carbonio
può formare quattro legami covalenti sia con altri atomi di carbonio sia con atomi
di
elementi diversi;
l il carbonio ha la possibilità di formare legami covalenti singoli, doppi, oppure
tripli;
l infine, gli atomi di carbonio possono legarsi tra loro a formare lunghe catene
stabili
(catene carboniose), che possono contenere anche migliaia di atomi.
#
Identificare i diversi gruppi
funzionali.
#
Distinguere i monomeri
dai polimeri.
#
Descrivere la reazione
di condensazione e quella
di idrolisi.
RISPONDI
il carbonio un elemento
singolare?
HCH
HCH
C
C
CC
C C
H
HHHHHH
H
HH
HCCCCCCH HCCCCH
HHHH H
HHH
La famiglia dei composti organici diventa più numerosa quando sulle catene
carboniose
si inseriscono atomi o gruppi di atomi diversi dal carbonio e dall’idrogeno: questi
atomi
53
LA CHIMICA DELLA VITA
capitolo 3
ristiche molto simili fra loro, tanto da costituire una classe di sostanze. La
#figura 7 mostra
i principali gruppi funzionali che si ritrovano nei composti del carbonio.
Alcune classi di molecole organiche possono contenere due o più gruppi funzionali:
gli
amminoacidi che formano le proteine, per esempio, contengono sia il gruppo amminico
54
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2
RISPONDI
gruppo funzionale?
molecola sia il gruppo carbonilico sia due o più gruppi ossidrilici (#fi gura 8).
gruppo
carbonilico
C
R
O
C
O
H COH
HO CH
OH
H COH
gruppo gruppo
amminico carbossilico (acido)
un generico amminoacido
H C OH
H C OH gruppo
ossidrilico
H
lo zucchero glucosio
# Figura 8 La struttura di un
amminoacido e di uno zucchero
(glucosio).
Esistono poi le macromolecole, cioè molecole molto più grandi formate da centinaia,
migliaia o perfino milioni di atomi. Le macromolecole sono polimeri formati
dall’unione
di molte molecole più piccole (indicate con il nome di monomeri) unite mediante
legami
covalenti.
SINTESI DI UN POLIMERO
SCISSIONE DI UN POLIMERO
nuovo legame
monomero
acqua
HO
HO
HO
H
H
H
A
acqua
HO
HO HO
H
H H
B
rottura di
un legame
55
LA CHIMICA DELLA VITA
capitolo 3
educazione ambientale
» La plastica fa ormai parte della nostra vita
l coloranti;
l agenti antifi amma, antiossidanti,
antistatici, plastifi canti;
l additivi che aumentano la rigidità
e migliorano le proprietà meccaniche;
l espandenti che rendono la plastica
più leggera, come nel caso del polistirolo
espanso.
Nella tabella qui sopra sono rappresen-ca consuma solo una piccola percentate
le principali materie plastiche fi no-tuale (4%) del petrolio a disposizione
ra conosciute e i loro usi principali. nel mondo e una quantità minima di
energia.
# Quale impatto ambientale? Impegnarsi per uno sviluppo sosteL’uso
delle materie plastiche costituisce nibile significa agire in modo da non
un vantaggio per l’ambiente poiché la limitare la gamma delle opzioni
econoproduzione
e lavorazione della plasti-miche, sociali e ambientali che mirano
degli insetti (#figura 10) e di altri artropodi e della parete cellulare dei
funghi; la cheratina è
RISPONDI
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# biomolecola # idrocarburo
# composto oganico
# gruppo funzionale
# macromolecola
1. Che cosa sono gli idrocarburi?
2. Che cosa rende differenti i diversi
composti organici?
3. Quale affermazione riguardo alla reazione
di condensazione è errata?
A dissocia un polimero nei suoi monomeri
B avviene con liberazione di una
molecola di acqua
57
LA CHIMICA DELLA VITA capitolo 3 3lezioneI carboidrati e i lipidi:
i combustibili delle cellule
capitolo 3 3lezioneI carboidrati e i lipidi:
i combustibili delle cellule
10 I carboidrati più semplici sono i monosaccaridi,
obiettivi
#
Comprendere la struttura
e le funzioni di carboidrati
e lipidi.
#
Evidenziare l’importanza
biologica dei carboidrati.
#
Distinguere le diverse
famiglie di lipidi.
te da carbonio, idrogeno e ossigeno; per ogni atomo di carbonio ci sono due atomi
di
idrogeno e uno di ossigeno. I carboidrati più semplici sono i monosaccaridi,
formati da
una sola molecola di zucchero. I monosaccaridi sono costituiti da una catena di 3-7
atomi
di carbonio sulla quale si inseriscono due o più gruppi ossidrilici (che danno agli
zuccheri
caratteristiche alcoliche) e un gruppo carbonilico. A seconda del numero di atomi
di
carbonio presenti nella molecola, gli zuccheri sono detti rispettivamente triosi
(3C), tetrosi
(4C), pentosi (5C) ed esosi (6C), che sono i monosaccaridi più comuni.
#
la della #figura 11A e 11C oppure nella forma ad anello rappresentata nella #fi
gura 11B.
I monosaccaridi, in particolare il glucosio, sono il combustibile principale che le
cellule
RISPONDI
carboniosa fornisce alla cellula materiale per costruire altre molecole organiche.
ni monosaccaridi.
H COH
HC OH
C O
C. Forma lineare del fruttosio.
HO CH
OH
H
H
OHHO
O
HC OH
H COH
HO CH
H COH
HC OH
H OH
HCOH HCOH
HH
glucosio
AB C
RISPONDI
58
I CARBOIDRATI E I LIPIDI: I COMBUSTIBILI DELLE CELLULE
3
lucosio
glucosio glucosio
m l osio
I disaccaridi, dopo essere stati ingeriti, vengono scissi nei monosaccaridi che li
costitui
# Figura 12 La condensazione
e di riserva
quello dell’amido: solo alcuni batteri e i funghi sono in grado di romperlo per
utilizzare
come cibo le molecole di glucosio, mentre gli animali non possono farlo. Nel
sistema di-
RISPONDI
l’amido?
monomero
di glucosio
# Figura 13 I polisaccaridi: ami-
do, glicogeno e cellulosa.
L’amido immagazzina ener-
gia nelle cellule delle patate.
La cellulosa rende ri-
gide le fibre del gam-
bo degli asparagi.
Il glicogeno immagazzina
energia nei muscoli del pollo.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
59
LA CHIMICA DELLA VITA
capitolo 3
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Polisaccaridi e lipidi
roidi e le cere. Questi composti sono diversi sia dal punto di vista strutturale
sia per le
Se ti è capitato di condire l’insalata, ti sarai accorto che l’olio (un lipide) non
si mescola
bene con l’aceto, costituito per la maggior parte di acqua. Agitandoli con forza,
olio e
aceto formano temporaneamente un miscuglio omogeneo, ma in breve tempo tendono a
separarsi di nuovo. Per questo motivo i lipidi sono detti composti idrofobici, cioè
«che
non amano l’acqua», a differenza dei composti idrofi li («amanti dell’acqua») come
gli zuccheri.
L’idrofobicità dei lipidi costituisce, come vedremo, una proprietà importante per
le
loro caratteristiche biologiche.
# Figura 14 La struttura di un (#figura 14). Come avrai letto sulle etichette dei
prodotti alimentari, i grassi possono estrigliceride.
sere di due tipi: saturi e insaturi.
glicerolo tre molecole di acidi grassi
HO
HC O C CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH3
acido grasso saturo
O
HC O C CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH3
acido grasso saturo
O
HC O C CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2
H
RISPONDI
60
I fosfolipidi sono molecole molto importanti per le cel-
# Figura 16 La struttura di un
fosfolipide.
te piante sono rivestiti di cera; altrettanto avviene per alcuni frutti come prugne
e uva.
Anche gli insetti e molti altri animali sono protetti contro la disidratazione da
un sottilis
RISPONDI
viventi?
CH3
HO
CH3
CH3H3C
CH3
# Figura 17
A. Il colesterolo è uno steroide.
B. Le cere sono lipidi con fun-
zione di rivestimento.
A B
Le foglie sono ricoperte
da cere che le rendono
impermeabili all’acqua.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# monosaccaride # isomero
# disaccaride # polisaccaride
# lipide # trigliceride # saturo
# fosfolipide # steroide
1. Quali sono le funzioni dei polisaccaridi?
2. Quali differenze distinguono i grassi
saturi da quelli insaturi?
3. Quali caratteristiche hanno in comune
le diverse famiglie di lipidi?
4. Il colesterolo è:
5. I lipidi sono tutti:
A solidi a temperatura ambiente
B componenti delle membrane
cellulari
C messaggeri chimici
D insolubili in acqua
tutti:
un monosaccaride
A
B
C
D
di origine animale
riserve energetiche
zuccheri semplici
un grasso di riserva
uno steroide
simile all’amido
61
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA CHIMICA DELLA VITA capitolo 3
lezioneGli acidi nucleici e le proteine:
struttura e funzioni4 capitolo 3
lezioneGli acidi nucleici e le proteine:
struttura e funzioni4
obiettivi
#
Illustrare la struttura
dei nucleotidi e dei loro
polimeri.
#
Descrivere le strutture
che determinano
la conformazione
e le caratteristiche
delle proteine.
#
Elencare le diverse funzioni
svolte dalle proteine.
# Figura 18 La struttura di
un singolo nucleotide (A)
e di una catena di nucleotidi
(polinucleotide) (B).
H3C
HH
N
NN NOHHN
H
O#
P O
OH
O
H
CH2
base azotata (A)
H
fosfato
gruppo H
A
OH H
zucchero
(desossiribosio)
HH HH
ON NO
HH3CCCN
NNCCCCCNN
CNCCCCNNH
CCCNN CN N
H
H
CC H
OH O
HH
HH H
pirimidine
purine
NCNC
C
HH
C
HO
H
uracile
(U)
deossiribosio. Questi due monosaccaridi sono molto simili e differiscono solo per
un
atomo di ossigeno che manca nel deossiribosio. In base al tipo di zucchero
presente, è pos-
sibile distinguere i ribonucleotidi (che formano l’RNA o acido ribonucleico) e i
deossiribonu-
ossatura
zucchero-fosfato
C
A
G
T
C
T
T
C
G
#Quali sono le differenze
tra i nucleotidi del DNA
e quelli dell’RNA?
RISPONDI
B
62
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
GLI ACIDI NUCLEICI E LE PROTEINE: STRUTTURA E FUNZIONI
TA
TA
TA
TA
T A
G C
G C
GC
GC
GC
GC
GC
N
H
H
O
CC
OH
Come vedremo nel capitolo 8, nel DNA è contenuta l’informazione genetica che con-
trolla la vita e viene trasmessa da una generazione all’altra, mentre l’RNA può
essere
considerato come un «traduttore» che converte le informazioni contenute nel DNA in
sequenze di amminoacidi.
Le proteine sono composte da una o più catene peptidiche, ciascuna delle quali è un
gruppo gruppo
amminico carbossilico
H
# Figura 21 La struttura
di un generico amminoacido.
catena
laterale
Gli amminoacidi sono legati l’uno all’altro da un legame chiamato legame peptidico,
che si forma tramite una reazione di condensazione tra il gruppo amminico di un
amminoacido
e il gruppo carbossilico dell’amminoacido seguente (#figura 22). Le catene
peptidiche
più piccole contengono almeno una cinquantina di amminoacidi, ma normalmente
una proteina è costituita da centinaia di amminoacidi. L’ordine secondo il quale si
susseguono
gli amminoacidi, che rende unica ogni proteina, viene defi nito struttura primaria
(#fi gura 23A).
legame peptidico
reazione H O H
gruppo gruppo
carbossilico amminico
H H
O
C
OH
R
amminoacido amminoacido
H
H
di condensazione
C
C
N
NC CNC C
OH H
OH
H2O
R HR
dipeptide
RISPONDI
peptidico?
63
64
capitolo 3 LA CHIMICA DELLA VITA
17 Le catene peptidiche si ripiegano assumendo
una precisa configurazione spaziale
Tra i vari amminoacidi che formano la catena peptidica si instaurano interazioni di
tipo
attrattivo o repulsivo che costringono la molecola ad assumere una forma
elicoidale, chiamata
# elica, oppure a foglietto ripiegato (foglietto #); la forma assunta dalla catena
è
denominata struttura secondaria della proteina (#fi gura 23B)
In alcune proteine la struttura ad # elica o a foglietto # si estende per tutta la
lunghezza
della molecola; più spesso però questo avvolgimento è interrotto o distorto nei
punti in
cui si formano altri legami: di conseguenza la molecola tende ad aggomitolarsi. La
forma
così acquisita viene defi nita struttura terziaria (#fi gura 23C).
Infi ne una proteina può essere costituita da più catene peptidiche, ciascuna
caratterizzata
da una propria struttura primaria, secondaria e terziaria, che interagiscono tra
loro
dando luogo alla struttura quaternaria della proteina. L’emoglobina, che trasporta
l’ossigeno
nel nostro sangue, è formata da quattro catene peptidiche (#fi gura 23D).
legame peptidico
# elica
foglietto # pieghettato
legame disolfuro
N
C N
C
R
H
H
N O
Secondary structure
Primary structure
legame a idrogeno
R
H
C
C C
H
H
# Figura 23 La struttura delle
proteine.
A. La struttura primaria dipende
dalla sequenza degli amminoacidi.
B. La struttura secondaria comprende
la forma ad # elica
e a foglietto #.
C. La struttura terziaria definisce
l’avvolgimento della catena.
D. La struttura quaternaria si instaura
tra più catene polipeptidiche.
Struttura primaria
I monomeri degli amminoacidi
sono uniti a formare catene polipeptidiche.
Struttura secondaria
Le catene polipeptidiche possono
formare # eliche oppure foglietti
#.
Struttura terziaria
Le catene polipeptidiche si ripiegano
assumendo forme peculiari.
I tipi di ripiegamento sono stabilizzati
da legami diversi, tra cui
legami a idrogeno e legami disolfuro.
Struttura quaternaria
Due o più catene polipeptidiche
si associano a formare un complesso
proteico di maggiori dimensioni.
L’ipotetica molecola
qui rappresentata è un tetramero
di quattro catene polipeptidiche.
A
C
B
D
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GLI ACIDI NUCLEICI E LE PROTEINE: STRUTTURA E FUNZIONI
RISPONDI RISPONDI
viventi?
ma volta dal chimico olandese G.J. Mulder nel 1838, deriva dal greco proteios, che
signi
fica «di primaria importanza»; ciò sta a indicare il ruolo fondamentale che le
proteine
svolgono negli organismi viventi. Passiamo in rassegna alcune funzioni:
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. Descrivi le quattro strutture che deter5.
Quale tra le seguenti funzioni non è
minano le proprietà delle proteine.
A
B
C
D
difesa dell’organismo
riserva di nutrienti
ormonale
# acido nucleico
# amminoacido
# legame peptidico
# proteina
# struttura primaria
# struttura secondaria
# struttura terziaria
# struttura quaternaria
# denaturazione
proteine:
A contengono fosforo
B sono polimeri complessi
C si trovano in tutti gli organismi viventi
D contengono azoto
65
esercizi
capitolo 3
......................................................................
con ...................................................................... di
una molecola di acqua.
Un esempio di questo tipo di reazione è dato dalla di-
gestione del saccarosio nei
due ......................................................................
che lo costituiscono: una molecola di glucosio e una
molecola di fruttosio.
66
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
67
4capitolo
Le caratteristiche generali delle
cellule
Secondo la teoria cellulare, tutti gli organismi
sono costituiti da cellule. Esistono due tipi di
cellule: quelle procariotiche, tipiche dei
batteri e degli archei, e quelle eucariotiche,
che costituiscono tutti gli altri esseri viventi.
La cellula animale e la cellula
vegetale
La cellula eucariotica è più grande e complessa
di quella procariotica, ed ha al suo interno vari
compartimenti (gli organuli, tra cui un nucleo
che contiene il DNA). Esistono due tipi di
cellule eucariotiche, la cellula animale e quella
vegetale.
La membrana plasmatica
e la comunicazione tra cellule
La membrana plasmatica è costituita da
un doppio strato di fosfolipidi e avvolge la
cellula; il ruolo della membrana comprende
la regolazione del passaggio dei materiali e il
riconoscimento di segnali extracellulari.
Il sistema delle membrane interne
Il nucleo, l’organulo più voluminoso, contiene
i cromosomi, in cui risiedono le informazioni
ereditarie. In continuità con la membrana
nucleare si trova il reticolo endoplasmatico, in
cui sono sintetizzate proteine e altre molecole.
Gli organuli che trasformano
l’energia: i mitocondri e i cloroplasti
Le reazioni che trasformano l’energia nella
cellula avvengono principalmente in due
speciali organuli: i cloroplasti, presenti solo negli
organismi autotrofi, e i mitocondri.
La cellula in movimento:
citoscheletro, ciglia e fl agelli
Per muoversi scivolando, mantenere una forma
propria e coordinare i movimenti degli organuli,
la cellula eucariotica utilizza una rete di fi lamenti
proteici detta citoscheletro. Per muoversi
rapidamente in ambiente acquoso alcuni tipi di
cellule usano ciglia e fl agelli.
Il mondo della cellula
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
67
4capitolo
Le caratteristiche generali delle
cellule
Secondo la teoria cellulare, tutti gli organismi
sono costituiti da cellule. Esistono due tipi di
cellule: quelle procariotiche, tipiche dei
batteri e degli archei, e quelle eucariotiche,
che costituiscono tutti gli altri esseri viventi.
La cellula animale e la cellula
vegetale
La cellula eucariotica è più grande e complessa
di quella procariotica, ed ha al suo interno vari
compartimenti (gli organuli, tra cui un nucleo
che contiene il DNA). Esistono due tipi di
cellule eucariotiche, la cellula animale e quella
vegetale.
La membrana plasmatica
e la comunicazione tra cellule
La membrana plasmatica è costituita da
un doppio strato di fosfolipidi e avvolge la
cellula; il ruolo della membrana comprende
la regolazione del passaggio dei materiali e il
riconoscimento di segnali extracellulari.
Il sistema delle membrane interne
Il nucleo, l’organulo più voluminoso, contiene
i cromosomi, in cui risiedono le informazioni
ereditarie. In continuità con la membrana
nucleare si trova il reticolo endoplasmatico, in
cui sono sintetizzate proteine e altre molecole.
Gli organuli che trasformano
l’energia: i mitocondri e i cloroplasti
Le reazioni che trasformano l’energia nella
cellula avvengono principalmente in due
speciali organuli: i cloroplasti, presenti solo negli
organismi autotrofi, e i mitocondri.
La cellula in movimento:
citoscheletro, ciglia e fl agelli
Per muoversi scivolando, mantenere una forma
propria e coordinare i movimenti degli organuli,
la cellula eucariotica utilizza una rete di fi lamenti
proteici detta citoscheletro. Per muoversi
rapidamente in ambiente acquoso alcuni tipi di
cellule usano ciglia e fl agelli.
Il mondo della cellula
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL MONDO DELLA CELLULA4 1lezione
capitolo
Le caratteristiche generali
delle cellule1 1lezione
capitolo
Le caratteristiche generali
delle cellule1
obiettivi
#
llustrare la teoria cellulare
della vita.
#
Comprendere l’importanza
del microscopio nello studio
delle cellule.
#
Descrivere la cellula
procariotica.
# Figura 1
Nella seconda metà del Seicento visse in Inghilterra una figura singolare di
scienziato e
inventore: studioso di fisica, paleontologia, chimica e architettura, Hooke
affiancò al lavo-
ro di ricerca una frenetica attività di progettazione e perfezionamento di
strumenti scientifici.
Uno dei risultati più famosi di Hooke riguarda i perfezionamenti apportati al
microscopio.
Grazie a nuovi sistemi ottici e a un nuovo sistema di illuminazione, Hooke poté
effettuare una serie di osservazioni, come per esempio quelle sull’anatomia degli
insetti
(#figura 1A).
In una delle sue osservazioni al microscopio, Hooke esaminò alcune sottili fettine
di
sughero e notò che esse erano costituite da tante piccole cellette separate tra
loro (#figura
1B). Egli chiamò queste singole unità cellule (in latino cellula significa proprio
«piccola
stanza»).
A
B
storia della scienza
» Robert Hooke (1635-1703) fu un
grande sperimentatore inglese e il primo
scienziato a percepire uno stipendio:
con questa mansione fu assunto
dalla Royal Society di Londra. I suoi interessi
eclettici lo portarono a occupar
68
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LE CARATTERISTICHE GENERALI DELLE CELLULE
oculare
lampada
RISPONDI
Che cosa afferma la teoria
# Figura 2
superfi cie.
lente dell’oculare
lente dell’obiettivo
campione
viti per la messa
a fuoco
di un microscopio ottico.
tavolino
portaoggetti
Queste cellule costituiscono l’epi-
dermide di una cipolla (la pellici-
na che riveste il bulbo).
Il tessuto è stato appoggiato su
un vetrino e colorato in modo da
mettere in evidenza le pareti cel-
lulari e i nuclei.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
69
IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
generatore
di elettroni
fascio di
elettroni
elettromagneti
sistema
di generazione
dell’immagine
rivelatore
campione
Dalla metà del ventesimo secolo i biologi hanno a disposizione un altro tipo di
microscopio,
il microscopio elettronico. Anziché utilizzare la luce visibile, questo microscopio
usa
un fascio di elettroni e, al posto delle lenti, utilizza magneti (#figura 3). Il
microscopio
elettronico ha un potere di risoluzione e un potere d’ingrandimento molto maggiori
rispetto
al microscopio ottico.
RISPONDI
d’ingrandimento e potere di
risoluzione di un microsco
pio?
# Figura 4
Le cellule hanno dimensioni molto varie (#figura 5). Le cellule procariotiche, come
i
batteri, hanno una grandezza pari a 1 #m (un milionesimo di metro). Le cellule
eucariotiche
invece sono più grandi, con dimensioni comprese tra i 10 e i 100 #m. La cellula
uovo
10 cm
1 cm
cellula
animale
batterio
1 mm
100 μm
50 #m
25 #m
10 #m
1 μm
100 nm
10 nm
71
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
quando una cellula si divide, una copia dell’informazione possa essere trasmessa a
ciascuna
delle due cellule figlie. La zona del citoplasma in cui si trova concentrato il DNA
è chiamata
nucleoide. Oltre al nucleoide, nel citoplasma della cellula procariotica si trovano
i ribosomi,
piccole strutture tondeggianti che hanno il compito di costruire le proteine sotto
il diretto
controllo del DNA.
All’esterno della membrana sono presenti alcune strutture tipiche:
l la parete cellulare, un rivestimento rigido con funzione protettiva;
l i flagelli, lunghe appendici filamentose che hanno la funzione di consentire alla
cellula di muoversi in ambiente acquoso;
l altri tipi di appendici chiamate pili, più corte e molto più numerose, utili per
aderire
alle superfi ci oppure ad altre cellule.
1. Che cosa significa la parola cellula? Da
chi venne usata per la prima volta?
2. Dove si svolgono le funzioni fisiolo-
giche nelle cellule procariotiche?
3. Che cosa sono e che ruolo hanno i
pili e i flagelli?
4. Le dimensioni dell’uovo di gallina di-
pendono dal fatto che:
D tutte le cellule eucariotiche hanno
più o meno le sue stesse dimen-
sioni
5. Le cellule procariotiche possono ave-
re dimensioni:
maggiori di quelle eucariotiche
anche di alcuni centimetri
inferiori ai 10 μm
parole chiave
# cellula # microscopio ottico
# microscopio elettronico
# membrana plasmatica
# citoplasma # nucleoide
DNA
ribosomi
nel citoplasma
membrana plasmatica
parete cellulare
flagelli
pili
B
IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
RISPONDI
rose presenti sul nostro pianeta; essi hanno dimensioni piccolissime, comprese tra
0,2 e
10 μm (1 μm equivale a un millesimo di millimetro) e, come gli archei, sono
costituiti da
cellula procariotica.
A
A
B
C
D
# cellula procariotica
femminile
# Figura 6
A
B
C
D
le cellule in movimento
i batteri
le cellule vegetali
gameti
72
lezione
2 2La cellula animale
e la cellula vegetale
LA CELLULA ANIMALE E LA CELLULA VEGETALE
lezione
2 2La cellula animale
e la cellula vegetale
LA CELLULA ANIMALE E LA CELLULA VEGETALE
5 Le cellule eucariotiche hanno numerosi organuli,
obiettivi
Se escludiamo i batteri e gli archei, tutti gli altri organismi viventi, dai
semplici unicellulari
fino ai mammiferi, sono costituiti da cellule eucariotiche. Le cellule eucariotiche
sono chiamate così perché possiedono un vero e proprio nucleo più o meno sferico;
l’aggettivo
eucariotico significa infatti «con nucleo ben definito», dal greco eu, bene, e
karion,
nucleo. Il nucleo è circondato da un involucro chiamato membrana nucleare e
contiene il
materiale genetico della cellula.
Le cellule eucariotiche, comparse sulla Terra circa 1,5 miliardi di anni fa,
costituiscono
le piante e gli animali, ma anche i funghi e i protisti. Esseri viventi molto
diversi come un
#
Spiegare analogie
e differenze tra cellula
procariotica ed eucariotica.
#
Individuare le analogie
e le differenze tra la cellula
eucariotica animale e quella
vegetale.
ippopotamo, una quercia e un fungo prataiolo possiedono infatti la stessa
organizzazione
cellulare, anche se, come vedremo nel prossimo paragrafo, le cellule delle piante
presen
RISPONDI
te di quella procariotica?
73
IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
liscio
flagello
lisosoma
vescicola
apparato di Golgi
membrana plasmatica
ribosoma
reticolo
endoplasmatico
ruvido
membrana
nucleare
citoscheletro
centrioloA
# Figura 8
ANIMAZIONE
# Cellule vegetali e animali
mitocondrio
Nella #figura 8 puoi vedere una rappresentazione schematica delle strutture interne
presenti
in una cellula eucariotica animale e in una vegetale. Come abbiamo visto nella
lezione
precedente, le cellule eucariotiche hanno dimensioni maggiori di quelle
procariotiche;
inoltre, esse presentano al loro interno numerosi organuli circondati da membrana,
ciascuno
dei quali svolge un compito specifico. Le strutture e le funzioni dei diversi
organuli
presenti nelle cellule eucariotiche saranno oggetto di studio delle prossime
lezioni; per
ora ci limitiamo a osservare le figure nelle quali si nota che il nucleo, i
mitocondri, il reti
colo endoplasmatico e l’apparato di Golgi sono comuni sia alle cellule vegetali sia
a quelle
animali, mentre i lisosomi, il centriolo e il fl agello si trovano solo in quelle
animali.
L’organizzazione della cellula vegetale, pur essendo molto simile a quella della
cellula
animale, presenta alcune peculiarità:
RISPONDI
74
LA CELLULA ANIMALE E LA CELLULA VEGETALE
nucleolonucleo
reticolo endoplasmatico ruvido
reticolo endoplasmatico liscio
membrana
nucleareporo nucleare
CELLULA VEGETALE
vacuolo centrale
apparato di Golgi
mitocondrio
citoscheletro
B
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# cellula eucariotica # nucleo
# organulo # parete cellulare
# cloroplasto
# vacuolo centrale
1. Che cos’è un organulo?
2. Che funzione ha la parete della cellula
vegetale?
3. Quali caratteristiche hanno in comune
le cellule procariotiche ed eucariotiche?
4. Quali caratteristiche distinguono la
cellula animale da quella vegetale?
5. La cellula eucariotica, a differenza di
quella procariotica:
A possiede una membrana plasma-
tica
B può avere la parete cellulare
cloroplasto
ribosomi
75
IL MONDO DELLA CELLULA
lezione
capitolo 4
3 La membrana plasmatica
e la comunicazione tra cellule
obiettivi
#
Descrivere la struttura della
membrana plasmatica.
Come abbiamo visto nella prima lezione, la membrana plasmatica è una delle
strutture
#
Distinguere tra diffusione
semplice, diffusione
facilitata e trasporto attivo.
#
#
Mettere in relazione osmosi
e concentrazioni di soluti.
Descrivere le funzioni delle
proteine di membrana.
RISPONDI
ambiente extracellulare
# Figura 9 La membrana pla-proteine
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La membrana plasmatica
doppio strato
di fosfolipidi
interno della cellula
(citoplasma)
che, «code».
76
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
77
LA MEMBRANA PLASMATICA E LA COMUNICAZIONE TRA CELLULE 3
Si versano in un contenitore cilindrico
gocce di inchiostro di 3 colori.
Dopo 5 minuti. Dopo 10 minuti.
8 La membrana plasmatica si lascia attraversare
liberamente da alcune sostanze e non da altre
La diffusione semplice è il processo mediante il quale delle particelle che si
muovono
all’interno di un ambiente liquido o gassoso tendono, con il passare del tempo, a
distribuirsi
uniformemente. Per capire meglio il fenomeno della diffusione, pensa a che cosa
accade
mettendo una zolletta di zucchero in un bicchiere pieno d’acqua; dopo un po’ di
tempo, tutta
l’acqua del bicchiere risulta dolce. Analogamente, come vedi nella #fi gura 11, se
aggiungi
all’acqua alcune gocce d’inchiostro, si formerà poco dopo una soluzione di colore
uniforme,
dovuta al mescolamento delle particelle di inchiostro con le particelle di acqua.
Questi sono due esempi di diffusione: a causa del loro moto casuale, le particelle
tendono
a distribuirsi in modo omogeneo in tutto lo spazio che hanno a disposizione. Il
processo avviene perché le particelle tendono a diffondere dalla zona dove esse
sono più
concentrate a quella dove sono meno concentrate, ossia a distribuirsi secondo il
proprio
gradiente di concentrazione; con il passare del tempo, tuttavia, proprio grazie al
movimento
continuo delle particelle, la concentrazione diventerà uniforme, il gradiente si
annullerà
e il sistema raggiungerà l’equilibrio.
Le sostanze possono muoversi per diffusione all’interno di una cellula. Solo alcune
di
esse, tuttavia, possono attraversare liberamente la membrana plasmatica; le
membrane
biologiche, infatti, sono selettivamente permeabili, cioè si lasciano attraversare
da alcune
piccole molecole, come l’ossigeno, il diossido di carbonio, l’acqua e da alcune
sostanze
capaci di sciogliersi nei lipidi, ma sono impermeabili ad altre sostanze.
La diffusione attraverso la membrana è un esempio di trasporto passivo, perché
avviene
senza consumo di energia da parte della cellula: è il
movimento casuale delle molecole che le fa spostare tra i
diversi compartimenti.
Altre molecole indispensabili per la vita, come gli zuccheri,
gli amminoacidi e i sali minerali, non riescono ad
attraversare la membrana plasmatica per diffusione semplice,
perché sono troppo grandi oppure perché sono fortemente
polari; tali molecole possono però entrare ugualmente
nella cellula grazie all’intervento di alcune proteine
di membrana che hanno funzione di trasporto e che formano
nel doppio strato lipidico dei veri e propri «canali»
per consentire il passaggio delle molecole.
Ogni sostanza è riconosciuta da una specifi ca proteina
trasportatrice che è in grado di farle attraversare la membrana;
questo processo è chiamato diffusione facilitata.
Anche la diffusione facilitata è un tipo di trasporto passivo
ed è il modo con cui il glucosio (una delle più importanti
sostanze nutritive) entra nelle cellule (#fi gura 12).
proteina
di trasporto
concentrazione
alta
concentrazione
bassa
membrana
plasmatica
soluto
# Figura 11 Il fenomeno della
diffusione.
L’inchiostro si diffonde
creando una
soluzione con un
colore uniforme. Ciascun colore diffonde
verso la zona in cui ha
concentrazione minore.
L’inchiostro rosso, il verde
e il blu avranno la stessa
concentrazione in ogni
punto del contenitore.
Nella diffusione facilitata una
proteina funge da canale d’accesso
per alcune molecole.
#Che cosa si intende per diffusione?
RISPONDI
# Figura 12 Diffusione facilitata
attraverso una membrana
plasmatica.
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La permeabilità selettiva delle
membrane
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IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# L’osmosi
merso in un recipiente con una soluzione meno concentrata di zucchero (#fi gura
13A). La
parete del sacchetto (la membrana) è semipermeabile, cioè può essere attraversata
dalle
molecole d’acqua ma non da quelle di zucchero.
RISPONDI
# Figura 13 Il fenomeno
flusso
netto di
acqua
Un sacchetto semi-
permeabile è immer-
so in una soluzione
ipotonica: l’acqua
entra per osmosi.
molecola
di zucchero
soluzione
ipertonica
soluzione
ipotonica
membrana
soluzioni
isotoniche
Il volume del
sacchetto au-
menta finché
non si rag-
giunge l’equi-
librio.
A
semipermeabile
OSMOSI B EQUILIBRIO
Nella #fi gura 13 puoi notare che, via via che l’acqua entra nel sacchetto, le
soluzioni ai
RISPONDI
membrana
plasmatica
parete
cellulare
MO 84#
MO 82#
A B
La cellula vegetale in
un ambiente ipotonico
diventa turgida.
La cellula vegetale in un
ambiente ipertonico av-
vizzisce e la sua mem-
brana cellulare si stacca
dalla parete.
In un ambiente ipertonico, infi ne, una cellula vegetale si trova in diffi coltà
come una cel-# Figura 15 Cellula vegetale
immersa in soluzioni a diversa
concentrazione.
parete (#fi gura 15B). In queste condizioni, le cellule vegetali non possono
sopravvivere.
RISPONDI
12 Il trasporto attivo comporta dispendio di energia
biente ipertonico?
Talvolta, la cellula deve trasportare sostanze da una zona in cui sono meno
concentrate a
una zona dove sono più concentrate; questo trasporto avviene contro il gradiente di
concentrazione,
ossia in direzione contraria a quella della diffusione. Come nella diffusione
RISPONDI
concentrazione
maggiore
concentrazione
inferiore particelle
di soluto
energia
proteine
di trasporto
ell
Durante il trasporto attivo, la proteina consuma energia
per trasportare le particelle di soluto dall’ambiente dove
sono meno concentrate a quello dove lo sono di più.
concentrazione
inferiore
concentrazione
maggiore
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
79
IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
RISPONDI
tosi e fagocitosi?
La membrana si chiude
intorno alla molecola.
La membrana si intro-
Si forma una vescicola
che si stacca ed entra
# Figura 18 Il processo dell’esocitosi.
flette.
nel citoplasma.
La cellula eucariotica produce anche molecole complesse che in alcuni casi devono
essere
riversate all’esterno e inviate ad altre cellule. È questo il caso, per esempio,
degli ormoni,
messaggeri chimici che servono alla comunicazione cellulare. Le biomolecole
sintetizzate
dentro la cellula possono essere trasportate all’esterno tramite l’esocitosi, un
processo che prevede la fusione con la membrana plasmatica delle vescicole
contenenti i
materiali da riversare all’esterno (#fi gura 18).
La vescicola contenente
macromolecole si sposta
verso la membrana cel-
lulare.
Avvengono la fusione
con la membrana cellu-
lare…
80
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA MEMBRANA PLASMATICA E LA COMUNICAZIONE TRA CELLULE
pronte molecolari che conferiscono alla cellula una speciale identità. Come per le
impronte
digitali, anche le impronte molecolari sono caratteristiche di ogni singolo
individuo;
grazie a queste proteine, le cellule appartenenti a un dato organismo si
differenziano
da quelle estranee. Le impronte molecolari sono tanto più simili quanto più gli
individui
sono legati da parentela stretta (i gemelli identici hanno le stesse proteine di
membrana)
(#fi gura 19).
RISPONDI
na?
Vi sono poi altre proteine di membrana che si comportano da recettori; esse sono
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. In che cosa consiste il fenomeno del5.
Le grosse molecole proteiche o i
la diffusione? Fai alcuni esempi.
frammenti cellulari possono entrare
nella cellula tramite il processo di:
endocitosi
diffusione semplice
trasporto attivo
diffusione facilitata
molecolare?
# gradiente di concentrazione
vera?
# isotonico # osmosi
sono:
# endocitosi # recettore B
A
B
C
D
i fosfolipidi
le proteine
l’acqua
gli zuccheri
# esocitosi # impronta
molecolare
81
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL MONDO DELLA CELLULA
lezione4capitolo 4
Il sistema
delle membrane interne
Come abbiamo visto nella prima lezione di questo capitolo, la caratteristica che
maggiormente
distingue la cellula procariotica da quella eucariotica è la «suddivisione dei
compiti»:
nella cellula eucariotica infatti ogni funzione avviene in un compartimento
cellulare separa-
to dal citoplasma da una membrana. L’organulo più voluminoso è il nucleo,
circondato da
una doppia membrana attraversata da pori che permettono l’ingresso e l’uscita delle
sostanze.
Il nucleo contiene il materiale genetico della cellula, costituito da DNA avvolto
intorno a
particolari proteine. Osservato al microscopio elettronico, il materiale genetico
assume
l’aspetto di un gomitolo aggrovigliato (#figura 20) che risulta facilmente
colorabile con sostanze
chimiche e viene pertanto chiamato cromatina (dalla parola greca croma, colore).
obiettivi
#
Spiegare il ruolo del nucleo
nella cellula eucariotica.
#
Descrivere la funzione
dei ribosomi, dei reticoli
endoplasmatici e
dell’apparato di Golgi.
#
Confrontare le funzioni
dei lisosomi e dei vacuoli.
BA
poro
nucleare
membrana
nucleare
nucleolo
cromatina
# Figura 20
Quando, per esempio, una cellula ha bisogno di energia, manda dei messaggi al
nucleo il
quale si attiva determinando la
sintesi degli enzimi che regolano le
reazioni chimiche in grado di rica-
vare energia dai nutrienti.
Nel nucleo è anche presente il
nucleolo, dove vengono fabbricati
i ribosomi: queste piccole strutture
tondeggianti, costituite da RNA
e proteine, sono il sito dove ha luogo
la sintesi delle proteine sulla
base delle istruzioni contenute nel
DNA. I ribosomi sono presenti sia
nelle cellule procariotiche sia nelle
82
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA DELLE MEMBRANE INTERNE
cellule eucariotiche, dove possono essere liberi nel citoplasma oppure, come
vedremo, addossati
alle membrane del reticolo endoplasmatico. Il loro numero varia da qualche mi
gliaio nei procarioti fino a qualche milione negli eucarioti. I ribosomi dei
procarioti presentano
alcune differenze nella struttura e nella composizione rispetto a quelli delle
na e cromosomi?
cellule eucariotiche; questo fatto rende possibili trattamenti con farmaci che
aggrediscano
RISPONDI
# Figura 22
nell’apparato di Golgi
B. Fotografia al microscopio
raggiungere l’apparato di Golgi, dove terminerà la loro elaborazione: è in questo
organu
83
IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
A. L’apparato di Golgi.
B. Fotografia al microscopio
elettronico dell’apparato
di Golgi.
L’apparato di Golgi (#figura 23) prende il nome dal biologo e medico italiano
Camillo
Golgi (1843-1926) che nel 1898 lo individuò osservando le cellule al microscopio
ottico; si
tratta di un organulo formato da sacchetti appiattiti e impilati che ha il compito
di modificare
le molecole prodotte dal reticolo endoplasmatico per poi smistarle ai vari
compartimenti
cellulari, o di farle uscire da essa, racchiuse in vescicole.
RISPONDI
Nelle cellule animali possono essere presenti alcune decine di apparati di Golgi;
nelle
cellule vegetali, dove questi organuli partecipano alla costruzione della parete
cellulare,
Golgi?
Alcuni protisti, come il paramecio, possiedono diversi tipi di vacuoli che svolgono
varie funzioni: i vacuoli alimentari, al cui interno vengono racchiuse e demolite
le particelle
di cibo, e i vacuoli contrattili, capaci di regolare l’equilibrio idrico e salino
all’interno
della cellula in base alle variazioni dell’ambiente esterno. Quando il paramecio si
trova in
4
RISPONDI
BIOCLIP
# Vacuoli in un paramecio
cellula si trova in un ambiente con elevata concentrazione di soluti, il vacuolo
assorbe
acqua opponendosi al raggrinzimento della cellula (#fi gura 25).
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
RISPONDI
nel citoplasma?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# nucleo # cromatina
# cromosoma # ribosoma
# reticolo endoplasmatico
# apparato di Golgi # RER
# vacuolo centrale # REL
# lisosoma # perossisoma
1. Quali funzioni svolgono il RER e il
5. Quale tra i seguenti organuli è in di-
REL?
l’apparato di Golgi
il lisosoma
il reticolo endoplasmatico
il perossisoma
dal lisosoma?
6. I ribosomi si trovano:
A scompone molecole complesse
A
B
C
D
ne del nucleo
85
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL MONDO DELLA CELLULA4capitolo
lezioneobiettivi 5 Gli organuli che trasformano
l’energia: i mitocondri
e i cloroplastilezione
capitolo
lezioneobiettivi 5 Gli organuli che trasformano
l’energia: i mitocondri
e i cloroplastilezione
19 Nei mitocondri ha luogo la respirazione cellulare,
#
Descrivere la struttura
del mitocondrio e del
cloroplasto evidenziandone
le analogie.
#
Identificare nel mitocondrio
cellule del nostro fegato ci possono essere tra 1000 e 1600 mitocondri, mentre
nella cellu
la uovo sono anche 30000. Questi organuli sono circondati da una doppia membrana
che
cellula.
#
Evidenziare il ruolo di
produttore di materia
organica svolto dal
cloroplasto.
Come vedremo nel prossimo capitolo, nei mitocondri si svolgono le reazioni della
respirazione
cellulare che ricavano energia dagli alimenti: tale energia viene immagazzinata
in una molecola speciale chiamata ATP. I prodotti secondari della respirazione
cellulare
sono anidride carbonica e acqua (#figura 28). L’ATP è poi utilizzato dalla cellula
per
tutte le reazioni che hanno bisogno di energia.
RISPONDI
Qual è la loro funzione? cuni ribosomi che servono per la sintesi di proteine
specifiche del metabolismo degli
zuccheri.
# Figura 27
A. Schema di un mitocondrio.
B. Un mitocondrio osservato al
cresta
microscopio elettronico a tra-
smissione. Le cellule che neces-
sitano di molta energia sono in
genere ricche di mitocondri.
A
B
matrice
ATP
# Figura 28 La molecola di glucosio
viene demolita per ricava
re energia.
O
+6 6 +6 + circa 38
C6H12O6 O2 CO2 H2O
glucosio ossigeno diossido acqua energia (immagazzinatadi carbonio nell’ATP)
86
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
GLI ORGANULI CHE TRASFORMANO L’ENERGIA: I MITOCONDRI E I CLOROPLASTI
RISPONDI
doppia membrana (#fi gura 29); essi sono contenuti nelle cellule delle piante e dei
protisti
e dove si trova?
A. Schema di un cloroplasto in
cui si osservano le pile di tilacoidi
e il sistema delle doppie
membrane.
B. Due cloroplasti di una foglia
di pianta di pisello al microscopio
elettronico a trasmissione.
B
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# mitocondrio # cloroplasto
# fotosintesi # ATP
1. Quali reazioni si svolgono nei mito4.
I cloroplasti si trovano:
condri?
A
B
C
D
quosa
C producono molecole organiche
D trasformano l’energia chimica in
energia luminosa
mitocondri?
87
IL MONDO DELLA CELLULA
capitolo 4
lezione6
La cellula in movimento:
citoscheletro, ciglia e flagelli
obiettivi
#
Mettere in relazione i diversi
tipi di filamenti che
della cellula
Che cosa permette a una cellula priva di una parete rigida di mantenere una forma
stabile?
compongono il citoscheletro
#
Descrivere struttura
i suoi movimenti e quelli dei suoi organuli dipendono da una complessa rete di fi
lamenti
I microtubuli, costituiti
dalla proteina tubulina,
appaiono gialli.
citoscheletro (#fi gura 30).
Il nucleo appare
di color porpora.
I microfilamenti, formati
dalla proteina actina,
sono colorati di blu.
amebe e certi globuli bianchi si muovono
nel loro ambiente proprio gra
medio fra i precedenti, che per questo motivo vengono detti fi lamenti intermedi. I
filamen
posto. Oltre a questi tre tipi principali di filamenti proteici, nel citoscheletro
sono presen
ti anche molte altre specie di proteine accessorie che legano i fi lamenti fra loro
o ad altri
blasti).
RISPONDI
gono i microtubuli e i microfilamenti?
Molte cellule presentano appendici filiformi più o meno numerose e più o meno
lunghe
che ne consentono il movimento.
Nei procarioti, le appendici sono semplici molecole proteiche lisce, attaccate alla
superfi
cie della cellula tramite un sistema di anelli rotanti inserito nella membrana e
nella parete
88
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA CELLULA IN MOVIMENTO: CITOSCHELETRO, CIGLIA E FLAGELLI
flagello
movimento rotatorio
del flagello
membrana
plasmatica
parete
B
cellulare
Colorizzato TEM 14 000#
A
Le ciglia del paramecio fun-
zionano come i remi di una
barca che battono l’acqua con
andamento sincrono, impri-
mendo alla cellula un movi-
mento rapido.
C
# Figura 31 Le ciglia e i flagelli
strutte.
eucariotiche.
A
B
C
D
microtubuli
fosfolipidi
89
esercizi
capitolo 4
90
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
5capitolo
Il metabolismo cellulare: come
le cellule ricavano energia
Per svolgere le proprie attività gli organismi
hanno bisogno di energia, che traggono
dagli alimenti. La cellula libera l’energia delle
molecole nutritive attraverso processi metabolici,
tra cui la glicolisi e la respirazione cellulare, che
immagazzina nelle molecole di ATP.
1
La glicolisi è la prima fase
della demolizione del glucosio
Il glucosio viene demolito fino a diossido di car-
bonio e acqua attraverso una serie di reazioni
che costituiscono il metabolismo del glucosio;
esso comprende tre processi: la prima fase, ana-
erobica, è la glicolisi e avviene nel citoplasma.
2
La respirazione cellulare
e la fermentazione
Dopo la glicolisi, il metabolismo del glucosio
può proseguire in due modi diversi. In presenza
di ossigeno, il glucosio viene completamente
ossidato a CO2 e H2O, producendo energia sotto
forma di ATP attraverso la respirazione cellulare.
Se l’ossigeno manca, al termine della glicolisi
si verifica la fermentazione alcolica oppure la
fermentazione lattica.
3
La fotosintesi produce glucosio
a partire da acqua e CO2
Tramite la fotosintesi, gli organismi autotrofi
sono in grado di trasformare l’energia solare
in energia chimica, che viene accumulata in
molecole di glucosio. La fotosintesi si svolge nei
cloroplasti ed è suddivisa in una fase luminosa
e una fase indipendente dalla luce (ciclo di
Calvin).
4
La cellula al lavoro
91
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
5capitolo
Il metabolismo cellulare: come
le cellule ricavano energia
Per svolgere le proprie attività gli organismi
hanno bisogno di energia, che traggono
dagli alimenti. La cellula libera l’energia delle
molecole nutritive attraverso processi metabolici,
tra cui la glicolisi e la respirazione cellulare, che
immagazzina nelle molecole di ATP.
1
La glicolisi è la prima fase
della demolizione del glucosio
Il glucosio viene demolito fino a diossido di car-
bonio e acqua attraverso una serie di reazioni
che costituiscono il metabolismo del glucosio;
esso comprende tre processi: la prima fase, ana-
erobica, è la glicolisi e avviene nel citoplasma.
2
La respirazione cellulare
e la fermentazione
Dopo la glicolisi, il metabolismo del glucosio
può proseguire in due modi diversi. In presenza
di ossigeno, il glucosio viene completamente
ossidato a CO2 e H2O, producendo energia sotto
forma di ATP attraverso la respirazione cellulare.
Se l’ossigeno manca, al termine della glicolisi
si verifica la fermentazione alcolica oppure la
fermentazione lattica.
3
La fotosintesi produce glucosio
a partire da acqua e CO2
Tramite la fotosintesi, gli organismi autotrofi
sono in grado di trasformare l’energia solare
in energia chimica, che viene accumulata in
molecole di glucosio. La fotosintesi si svolge nei
cloroplasti ed è suddivisa in una fase luminosa
e una fase indipendente dalla luce (ciclo di
Calvin).
4
La cellula al lavoro
91
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA CELLULA AL LAVORO
5capitolo 1lezione
1 Le cellule hanno bisogno di energia per vivere
Durante una reazione chimica si verifica quasi sempre assorbimento oppure rilascio
di
energia. La reazione di combustione tra il metano e l’ossigeno, per esempio, libera
energia
che viene in parte utilizzata per far muovere i veicoli e in parte trasformata in
calore. In
generale, possiamo dire che un corpo possiede energia quando può produrre calore o
quando
può compiere un lavoro: lavoro e calore, quindi, sono due modi diversi per
trasferire
energia.
#
Spiegare perché la cellula
ha bisogno di energia.
#
Descrivere le analogie
e le differenze tra
la combustione del metano
e la demolizione
del glucosio.
#
#
Illustrare il ruolo dell’ATP
nella cellula.
Descrivere l’azione
degli enzimi.
92
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL METABOLISMO CELLULARE: COME LE CELLULE RICAVANO ENERGIA
# Figura 2 La demolizione di
benzina
+
ossigeno
emissione di calore
acqua
combustione
prodotti
di scarto
produzione
di energia cinetica
diossido
di carbonio
+
A
molecole organiche produce
energia.
A. L’automobile combinando la
benzina con l’ossigeno produce
energia e prodotti di scarto
(diossido di carbonio
e acqua).
B. La cellula utilizza zuccheri e
ossigeno per produrre energia;
questo processo ha come prodotti
di scarto diossido di carbonio
e acqua.
emissione di calore
acqua
diossido
di carbonio
+
zucchero
+
ossigeno
cellula
respirazione
cellulare
ATP
produzione di energia
per le attività della cellula
B
prodotti
di scarto
liscono il glucosio in molecole più piccole come diossido di carbonio e acqua (#fi
gura
2B). Tali trasformazioni sono l’argomento di questo capitolo.
RISPONDI
bisogno di energia?
O
O
OP
– O
O
OP
–
NH 2
CH 2
C
C
CN
N
NH
H
nucleotide
gruppi fosfato
adenina ##
O
O
O OO P
H H
HH
C C
C
–
# Figura 3 I componenti princi
OH OH
ribosio
93
LA CELLULA AL LAVORO
capitolo 5
energia immagazzinata
P
P P
+
adenina
ribosio
P PP
ATP
ADP
+ gruppo fosfato
libero
energia liberata
nella #figura 4, quando una delle reazioni di demolizione del glucosio libera
energia, questa
viene utilizzata per aggiungere un gruppo fosfato a una molecola di
adenosindifosfato
(ADP), formando una molecola di ATP.
RISPONDI
nelle cellule?
energia
energia
ciclo
dell’ATP
+
per le attività
della cellula
ATP
ADP
contenuta
nel cibo
P
3 Gli enzimi permettono alla cellula di svolgere
con la vita
Abbiamo detto che la combustione della benzina è avviata da una scintilla e avviene
rapidamente;
se la demolizione metabolica del glucosio dovesse essere innescata da una
scintilla e avvenisse con la stessa rapidità della combustione, la cellula
brucerebbe. La
cellula «aggira» questo problema suddividendo il processo di combustione in
moltissimi
passaggi e utilizzando speciali molecole chiamate enzimi, affinché ogni passaggio
avvenga
a temperature e velocità compatibili con la vita.
Un enzima è una proteina che ha una forma globulare; all’interno della sua
struttura
molecolare è presente una regione molto particolare detta sito attivo dove sono
ospitate
le molecole che devono reagire, dette substrato (#figura 6). Nel sito attivo si
raggiungono
le condizioni ideali affinché la reazione avvenga a temperature compatibili con la
vita.
Una volta che la reazione ha avuto luogo, i prodotti si staccano dal sito attivo,
il quale
riacquista la sua forma originaria ed è pronto per attivare una nuova reazione
chimica
uguale alla precedente. Ogni molecola di enzima quindi può essere utilizzata molte
volte
e non si consuma durante la reazione.
94
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL METABOLISMO CELLULARE: COME LE CELLULE RICAVANO ENERGIA
suo sito attivo; il modo con cui l’enzima si adatta al suo substrato è paragonabile
a quel
RISPONDI
un enzima?
enzima
sito attivo
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# energia # combustione
# metabolismo # ADP
# reazione anabolica
# reazione catabolica # ATP
# enzima # sito attivo
1. Quali analogie e quali diferenze ci
sono tra la combustione del metano
e la demolizione metabolica del glucosio?
2. Qual è la struttura dell’ATP? Quale
ruolo svolge nella cellula?
3. Che cosa sono gli enzimi?
4. Quale tra le seguenti caratteristiche
non è propria dell’ATP?
A acquista facilmente un altro
gruppo fosfato
B contiene tre gruppi fosfato legati
tra loro
C cede facilmente energia alle reazioni
che ne hanno bisogno
D contiene l’adenina e lo zucchero
ribosio
95
LA CELLULA AL LAVORO
lezione
capitolo 5
obiettivi
#
Spiegare i diversi processi
metabolici a cui va incontro
Come abbiamo visto nella lezione precedente, tutte le cellule per vivere hanno
bisogno
il glucosio.
#
Riassumere la glicolisi
specificando la regione
della cellula in cui si svolge
la resa energetica
della glicolisi.
#
Illustrare il ruolo del NAD+.
O
+6 6 +6 +circa 32
ATP
# Figura 7 La reazione di demolizione
del glucosio libera energia.
RISPONDI
I processi metabolici più importanti per sfruttare l’energia contenuta nel glucosio
sono tre:
la glicolisi, la respirazione cellulare e la fermentazione:
La glicolisi non avviene mai da sola: essa è seguita sempre dalla fermentazione
oppure
dalla respirazione cellulare. In presenza di O2 ha luogo la respirazione cellulare,
mentre in
assenza di O2 può svolgersi solo la fermentazione.
96
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA GLICOLISI È LA PRIMA FASE DELLA DEMOLIZIONE DEL GLUCOSIO
Pertanto, diciamo che una sostanza si riduce quando acquista elettroni, mentre
diciamo
che si ossida quando perde elettroni.
H # H## e#
Di conseguenza, una molecola che perde atomi di idrogeno si ossida; una molecola
che li
acquista si riduce. Un trasferimento di elettroni richiede sia un donatore sia un
accettore;
l’ossidazione e la riduzione, quindi, avvengono sempre insieme: quando una sostanza
si
ossida, gli elettroni si spostano su un’altra sostanza, che così si riduce. Per
esempio, nella
respirazione cellulare il glucosio funziona da donatore di elettroni, mentre
l’accettore di
elettroni è l’ossigeno.
Ogni reazione redox comporta un trasferimento di energia: alcune ossidoriduzioni
libe-
rano energia, altre invece la richiedono. Come vedremo, le reazioni chiave della
glicolisi e
RISPONDI RISPONDI
zione?
l’ossidazione e la riduzione di
una sostanza?
della respirazione cellulare sono reazioni redox che liberano energia, che viene
utilizzata
NAD## 2H # NADH # H#
97
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA CELLULA AL LAVORO
capitolo 5
ossidazione
H O H
deidrogenasi
O # 2H
riduzione
NAD# # 2H
2H# # 2 e#
NADH #
(trasporta
2 elettroni)
H#
RISPONDI
di FADH2 sono ricche di energia, sebbene ciascuna ne contenga molta meno del
glucosio;
come vedremo, il loro compito è trasportare atomi di idrogeno dal glucosio ad altre
molecole.
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La glicolisi
La glicolisi avviene nel citoplasma della cellula sia negli organismi procarioti
sia in quelli
Il guadagno energetico netto pertanto è pari a 2 molecole di ATP per ogni molecola
di
glucosio (4 molecole prodotte – 2 molecole utilizzate per attivare il processo). Si
tratta di un
rendimento molto limitato, che corrisponde al 5% dell’energia che una cellula può
ricavare
da una molecola di glucosio. Il prodotto finale della glicolisi, l’acido piruvico,
è infatti un
composto ancora ricco di energia.
Osservando la #figura 9 non bisogna dimenticare il ruolo del NAD#. Poiché nella
cellula
il NAD# è presente in quantità limitata, perché la glicolisi possa avvenire è
necessario che
esso venga continuamente riciclato; se il NADH non venisse riossidato a NAD#, la
glicolisi
si arresterebbe. Come vedremo, questa operazione è compiuta dalle vie metaboliche
RISPONDI
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# ossidazione # riduzione
# NAD# # FAD # glicolisi
1. Quali processi comprende il metabolismo
del glucosio?
B spezzare la molecola di glucosio
in due molecole di acido piruvico
2. Dove avviene la glicolisi? Qual è la C innescare il ciclo di Krebs fornensua
resa energetica e quali i suoi do l’energia iniziale
prodotti finali? D favorire l’eliminazione di CO2 dal3.
Il compito svolto dal NAD+ è: la cellula per diffusione
A trasportare atomi di idrogeno
fino alla catena di trasporto degli
elettroni
98
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
3 obiettivi
lezioneLa respirazione cellulare
e la fermentazione
LA RESPIRAZIONE CELLULARE E LA FERMENTAZIONE 3 3 obiettivi
lezioneLa respirazione cellulare
e la fermentazione
LA RESPIRAZIONE CELLULARE E LA FERMENTAZIONE 3
9 La respirazione cellulare avviene nei mitocondri
Come abbiamo visto nella lezione precedente, la glicolisi libera solo una piccola
quantità
dell’energia contenuta nella molecola del glucosio. In presenza di ossigeno, la
maggior
parte delle cellule (comprese quelle che costituiscono il tuo corpo) completa
l’ossidazione
del glucosio attraverso il processo della respirazione cellulare.
#
Riassumere le fasi della
respirazione cellulare.
#
Spiegare le differenze tra
il ciclo di Krebs e la catena
di trasporto degli elettroni.
#
Comprendere lo scopo
e l’importanza della
fermentazione.
di Krebs?
RISPONDI
NAD# NADH
acido
piruvico
acetil-CoA
Coenzima A
CoA
CO2
# H#
due elettroni al NAD# . ne convertito in acetilcoenzima
A all’interno del mitocondrio.
ANIMAZIONE
# Il ciclo di Krebs
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
99
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
Le reazioni redox danno luogo alla for-
mazione di FADH2 e NADH.
Gli enzimi riassemblano i legami chimici,
completando così il ciclo con la rigenera-
zione dell’acido ossalacetico. Contempora-
neamente, i trasportatori di idrogeno FAD
e NAD# vengono ridotti a FADH2 e NADH.
LA CELLULA AL LAVORO
capitolo 5
RISPONDI
di Krebs?
Per ogni molecola di glucosio che imbocca la glicolisi, il ciclo di Krebs si compie
due
volte (una per ogni molecola di acido piruvico), producendo 4 molecole di CO2; la
resa
energetica complessiva del processo è pari a 2 ATP, 6 NADH # H# e 2 FADH2.
100
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA RESPIRAZIONE CELLULARE E LA FERMENTAZIONE
Nel paragrafo precedente abbiamo visto che l’energia contenuta nell’acido piruvico
viene
utilizzata dal ciclo di Krebs per generare grandi quantità di trasportatori di
elettroni
(NADH e FADH2) in forma ridotta. Nell’ultima fase della respirazione cellulare, il
NADH
e il FADH2 si ossidano cedendo atomi di idrogeno (elettroni # ioni H#)
all’ossigeno, che
si riduce formando una molecola d’acqua. Il trasferimento di elettroni all’ossigeno
non
avviene direttamente, ma attraverso una serie di passaggi che coinvolgono i grandi
complessi enzimatici della catena di trasporto degli elettroni, detta anche catena
respiratoria (#fi gura 12).
sintesi di ATP
# Figura 12 La catena di
NAD#
NADH
elettroni passano da un trasportatore
all’altro liberando ener
2e#
H#
gia.
energia
ATP
catenadi trasportodegli elettroni
2e#
1
H2OH#
2
O2
Puoi immaginare la catena respiratoria come un processo a cascata in cui gli
elettroni
«scendono» lungo un «pendio» energetico passando da un trasportatore all’altro
grazie a
una serie di reazioni redox. L’ultimo «anello» della catena è rappresentato
dall’ossigeno,
che grazie alla sua forte affinità per gli elettroni li cattura, riducendosi e
trasformandosi
in uno ione O2#. Ogni atomo di ossigeno che ha accettato due elettroni si combina
poi con
due ioni H# per formare H2O. online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
La quantità di ATP che un essere umano utilizza nel corso della propria vita è
davvero
impressionante: un uomo del peso di 70 kg consuma circa 2000 kcal al giorno,
corrispondenti
a 83 kg di ATP. Dato che però il corpo umano ne possiede solo 250 g, il metabolismo
energetico deve continuamente riciclare l’ADP in ATP. Ogni singola molecola di ATP,
quindi, viene riciclata circa 300 volte al giorno, soprattutto attraverso la
fosforilazione
ossidativa.
Come abbiamo detto nel paragrafo 9, le proteine che permettono il trasporto degli
elettroni e la fosforilazione ossidativa si trovano sulla membrana mitocondriale
interna.
L’aumento della superficie dovuto alla presenza delle creste crea un numero di siti
per
la fosforilazione ossidativa maggiore di quello che si avrebbe in una membrana
senza
pieghe; in un essere umano, infatti, l’estensione della membrana interna dei
mitocondri è
pari a quella di tre campi da calcio. Tale estensione è fondamentale per assicurare
al nostro
ANIMAZIONE
# La catena di trasporto degli
elettroni e la sintesi di ATP
organismo tutta l’energia di cui ha bisogno.
#
RISPONDI
una cascata?
101
#
RISPONDI
capitolo 5
LA CELLULA AL LAVORO
di ATP.
glicolisi
glucosio : 2 acido piruvico
ciclo
di Krebs catena di trasporto
degli
elettroni
2 acetil-CoA
citoplasma mitocondrio
2 ATP 2 ATP circa 34 ATP
La fermentazione alcolica è
utilizzata dall’uomo da migliaia
di anni; lo zucchero dell’uva si
trasforma prima in acido piru-
vico e poi in alcol etilico, com-
ponente essenziale del vino. I
fornai, invece, sfruttano la fer-
mentazione alcolica per far lie-
vitare il pane; in questo caso,
le bollicine di diossido di car-
bonio (che è un gas) prodotte
dal lievito fanno aumentare il
volume dell’impasto: l’alcol eti-
lico poi evapora durante la cot-
tura.
LO SAPEVI?
circa 38 ATP
102
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA RESPIRAZIONE CELLULARE E LA FERMENTAZIONE
NADH
# Figura 14
NAD#
2
NAD#
2
NADH
A. La fermentazione alcolica.
2
B. La fermentazione lattica.
P ATP
GLICOLISI
2 molecole di
glucosio
acido piruvico
2 molecole
di etanolo
La fermentazione lattica viene
utilizzata per produrre formaggi
e yogurt a partire dal latte. Gli
yogurt, per esempio, sono otte-
nuti inoculando nel latte i batteri
Lactobacillus bulgaricus e
Streptococcus thermophilus, i
cosiddetti «fermenti lattici»: in
seguito all’attività dei batteri,
una parte dello zucchero latto-
sio presente nel latte viene tra-
sformato in acido lattico, ren-
dendo lo yogurt più digeribile
del latte.
LO SAPEVI?
fermentazione alcolica
2 liberato
CO2
2 ADP # 2
A
2
NAD#
2
NADH
NADH
2
NAD
P ATP
GLICOLISI
2 molecole di
acido piruvico
2 molecole di
acido lattico
fermentazione lattica
2 ADP # 2
glucosio
A B
B
# Figura 15
RISPONDI
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# respirazione cellulare
# ciclo di Krebs
# trasporto degli elettroni
# fosforilazione ossidativa
# fermentazione
# catena di trasporto degli
elettroni
1. In quali tappe può essere suddivisa
la respirazione cellulare?
2. In che cosa consistono la catena respiratoria
e la fosforilazione ossidativa?
3. Quale fase della respirazione cellulare
non utilizza direttamente l’ossigeno?
Dove si svolge?
4. La funzione dell’ossigeno nella respirazione
cellulare è:
A immagazzinare energia trasformando
l’ADP in ATP
B catturare gli elettroni alla fine
della catena di trasporto
C unirsi al carbonio per formare
CO2 come prodotto di scarto
D partecipare alle reazioni della glicolisi
nel citoplasma della cellula
103
LA CELLULA AL LAVORO
capitolo 5
4lezione
La fotosintesi produce glucosio
a partire da acqua e CO2
per nutrirsi
Nelle lezioni precedenti abbiamo visto che il glucosio è la sostanza più usata
dagli organismi
obiettivi
#
Spiegare la funzione della
fotosintesi negli organismi
autotrofi.
#
Identificare i reagenti e i
prodotti della fotosintesi.
#
Descrivere la fase luminosa
e il ciclo di Calvin.
La fotosintesi è un fenomeno complesso per mezzo del quale gli organismi come i
cianobatteri, le piante e le alghe sintetizzano il proprio nutrimento; come
sappiamo, questi
organismi «autosufficienti» dal punto di vista alimentare sono detti autotrofi,
ossia capaci
di «nutrirsi da soli».
#
RISPONDI
tesi?
Come ricorderai dalla lezione 5 del capitolo 4, la cellula vegetale possiede degli
organuli
speciali, chiamati cloroplasti; all’interno di questi organuli si trovano speciali
strutture
membranose, i tilacoidi, nei quali si svolge la fotosintesi (#figura 16). Nei
cianobatteri, che
sono procarioti, i processi fotosintetici avvengono su ripiegamenti interni della
membrana
plasmatica.
cloroplasto membrana
esterna
membrana
interna
tilacoide
spazio interno
al tilacoide
grano
stroma
I cloroplasti all’interno
delle singole cellule.
A B
104
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA FOTOSINTESI PRODUCE GLUCOSIO A PARTIRE DA ACQUA E CO2
Come nel caso della respirazione cellulare, anche nella fotosintesi avviene una
riorganizzazione della disposizione degli atomi: gli atomi di idrogeno presenti
nelle molecole
e formare glucosio, mentre gli atomi di ossigeno vengono liberati nell’aria sotto
forma di
per costruire il glucosio a partire dal diossido di carbonio è fornita dalla luce
del Sole.
RISPONDI
necessario a trasformare
il diossido di carbonio
in glucosio?
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
RISPONDI
dalla luce, infatti, non possono avvenire senza l’energia fornita dalla fase
luminosa.
H2O CO2
luce
cloroplasto
ATP
ADP P
NADPH
NADP+reazioni
della fase
luminosa
ciclo
di Calvin
O2 glucosio
ANIMAZIONE
# La fotosintesi
17 La clorofilla cattura l’energia luminosa
e la trasforma in energia chimica
Il NADP# è un coenzima molto simile alla molecola di NAD# che abbiamo studiato
nella lezione precedente, rispetto al quale ha solo un gruppo fosforico in più; il
NADP#
è dunque un trasportatore di elettroni. Parte dell’energia solare, inoltre, viene
utilizzata
direttamente per produrre ATP a partire da ADP e fosfato.
(NADPH e ATP) che serviranno per far avvenire la serie di reazioni del ciclo di
Calvin.
RISPONDI
105
capitolo 5
LA CELLULA AL LAVORO
RISPONDI
Calvin?
come i tuberi (#figura 18) e la cellulosa, che costituisce la parete della cellula
vegetale.
B
106
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA FOTOSINTESI PRODUCE GLUCOSIO A PARTIRE DA ACQUA E CO2
educazione ambientale
» La fotosintesi ha cambiato la composizione dell’atmosfera
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# fotosintesi # clorofilla
# cloroplasto # fase luminosa
# ciclo di Calvin
1. Perché gli organismi vegetali sono
detti autotrofi?
2. In quali fasi può essere suddivisa la
fotosintesi? In quali parti della cellula
si svolgono?
3. Il compito svolto dal NADP# è:
A trasportare elettroni dalle mole-
cole d’acqua a quelle di diossido
di carbonio
B fornire l’ossigeno necessario allo
svolgimento del ciclo di Calvin
C sostituire la clorofilla nel catturare
l’energia del Sole durante la
fase luminosa
D favorire la produzione di amido
e cellulosa a partire dal glucosio
un trasportatore di idrogeno
la principale fonte di energia
107
esercizi
LA CELLULA AL LAVORO
capitolo 5
6. La glicolisi:
A fornisce molecole di NADH alla catena di trasporto
degli elettroni
B si svolge sulle creste mitocondriali contemporaneamente
al ciclo di Krebs
C avviene solo in presenza di ossigeno
D è un processo che richiede più energia di quanta
ne produce
8. Gli enzimi:
A sono sintetizzati in continuazione nelle cellule
perché vengono «consumati» rapidamente
B sono proteine di forma globulare che catalizzano
le reazione cellulare
9. Nel processo
di ...................................................................... l’acqua e
il
diossido di carbonio sono i reagenti, mentre nella
respirazione cellulare gli stessi composti rappresentano
i ...................................................................... .
10. Il NAD è
un ...................................................................... che
agisce da
trasportatore
di ...................................................................... .
11. Nei nostri muscoli, al termine della glicolisi, in assenza
di ossigeno
l’...................................................................... viene
trasformato
in ...................................................................... .
108
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
109
Il ciclo cellulare: una visione
d’insieme
La capacità di generare nuove cellule a partire
da una cellula madre è alla base della crescita
degli organismi, della sostituzione di cellule
danneggiate e della riproduzione. La divisione
cellulare può originare cellule identiche a
quella di partenza oppure i gameti utilizzati
nella riproduzione sessuata. Nei procarioti la
divisione cellulare è l’unico modo per riprodursi
ed è detta scissione binaria. L’arco di vita di una
cellula eucariotica, chiamato ciclo cellulare, si
divide in cinque fasi, dalla nascita della cellula
alla riproduzione.
1
La mitosi produce due cellule
identiche
Lo stadio del ciclo cellulare in cui le cellule si
dividono è chiamato fase mitotica e comprende
la mitosi (cioè la spartizione del materiale gene-
tico alle due cellule figlie) e la divisione del ci-
toplasma, la citodieresi. La mitosi è un processo
continuo e senza alcuna interruzione, ma può
essere suddivisa in quattro stadi: profase, meta-
fase, anafase e telofase.
2
La meiosi è alla base
della riproduzione sessuata
La maggior parte degli eucarioti pluricellulari si
riproduce per via sessuata. Due genitori di sesso
diverso producono cellule specializzate, i game-
ti: quando il gamete maschile si fonde con quel-
lo femminile, si origina un nuovo individuo con
caratteristiche simili, ma non identiche, a quelle
dei genitori. I gameti contengono un numero
di cromosomi pari alla metà del numero tipico
della specie. Per dimezzare il numero dei cro-
mosomi, l’organismo mette in atto una speciale
divisione cellulare chiamata meiosi.
3
6capitoloLa divisione
cellulare
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
109
Il ciclo cellulare: una visione
d’insieme
La capacità di generare nuove cellule a partire
da una cellula madre è alla base della crescita
degli organismi, della sostituzione di cellule
danneggiate e della riproduzione. La divisione
cellulare può originare cellule identiche a
quella di partenza oppure i gameti utilizzati
nella riproduzione sessuata. Nei procarioti la
divisione cellulare è l’unico modo per riprodursi
ed è detta scissione binaria. L’arco di vita di una
cellula eucariotica, chiamato ciclo cellulare, si
divide in cinque fasi, dalla nascita della cellula
alla riproduzione.
1
La mitosi produce due cellule
identiche
Lo stadio del ciclo cellulare in cui le cellule si
dividono è chiamato fase mitotica e comprende
la mitosi (cioè la spartizione del materiale gene-
tico alle due cellule figlie) e la divisione del ci-
toplasma, la citodieresi. La mitosi è un processo
continuo e senza alcuna interruzione, ma può
essere suddivisa in quattro stadi: profase, meta-
fase, anafase e telofase.
2
La meiosi è alla base
della riproduzione sessuata
La maggior parte degli eucarioti pluricellulari si
riproduce per via sessuata. Due genitori di sesso
diverso producono cellule specializzate, i game-
ti: quando il gamete maschile si fonde con quel-
lo femminile, si origina un nuovo individuo con
caratteristiche simili, ma non identiche, a quelle
dei genitori. I gameti contengono un numero
di cromosomi pari alla metà del numero tipico
della specie. Per dimezzare il numero dei cro-
mosomi, l’organismo mette in atto una speciale
divisione cellulare chiamata meiosi.
3
6capitoloLa divisione
cellulare
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA DIVISIONE CELLULARE 6capitolo 1lezioneIl ciclo cellulare: una visione
d’insieme
capitolo 1lezioneIl ciclo cellulare: una visione
d’insieme
obiettivi
#
Comprendere l’importanza
della divisione cellulare
per la riproduzione degli
individui, la crescita e
la riparazione dei tessuti.
#
#
Descrivere il processo
di scissione binaria.
Identificare le diverse fasi
del ciclo cellulare.
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
BIOCLIP
# Un paramecio si divide per
scissione binaria
# Figura 1 Tre esempi di riproduzione
asessuata.
l tutti gli organismi sono fatti di cellule: alcuni, come le amebe, sono
unicellulari, mentre
altri, come noi umani, possono essere costituiti da decine di miliardi di cellule;
l tutti gli esseri viventi convertono l’energia contenuta negli alimenti in energia
chimica
utilizzabile per compiere le proprie funzioni vitali; questo insieme di processi è
noto
come metabolismo.
A B C
Questi eucarioti unicel-
lulari appartenenti al
gruppo dei ciliati si stan-
no dividendo per scis-
sione.
L’idra è un piccolo animale d’acqua dolce che
appartiene al gruppo delle meduse; quando il
cibo è abbondante, l’idra si riproduce ases-
sualmente gemmando un organismo «figlio».
Saxifraga platysepala si
riproduce asessualmente
attraverso gli stoloni, rami
laterali in grado di forma-
re germogli e radici.
110
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
capitolo 6
LA DIVISIONE CELLULARE
Soltanto alcuni tipi di cellule, come quelle nervose e quelle del cristallino
dell’occhio,
RISPONDI
non sono in grado di riprodursi nell’adulto e quando muoiono non vengono più sosti
tuite.
4 Le cellule eucariotiche vanno incontro a una
sequenza ripetitiva di eventi detta ciclo cellulare
L’arco di vita di una cellula eucariotica viene chiamato ciclo cellulare: un ciclo
cellulare
Il materiale
S
G1
G2
Minterfase
fasemitotica
può essere suddiviso in due
lule fi glie; infi ne, deve di-
vidersi in due.#il ciclo cellulare?
RISPONDI
La cellula si
prepara alla
divisione.
genetico si
duplica.
La cellula si
accresce.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
fasi principali, l’interfase e
la fase mitotica, durante
le quali si verifi cano
specifici eventi. Inizialmente
la cellula
deve crescere; poi,
dopo un periodo più
112
In che cosa consiste
IL CICLO CELLULARE: UNA VISIONE D’INSIEME
errori.
suddivisa l’interfase?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# riproduzione # clone
# scissione binaria
# ciclo cellulare # interfase
# sottofase S # sottofase G1
# sottofase G2 # cromatina
1. Che differenza c’è tra la riproduzione
sessuata e quella asessuata?
2. Che cosa si intende per ciclo cellulare?
3. Che cos’è l’interfase?
4. L’evento chiave della sottofase S è:
A la duplicazione degli organuli
cellulari
B la duplicazione del materiale genetico
C la scissione del nucleo
D la scissione del citoplasma
113
LA DIVISIONE CELLULARE6capitolo
lezioneLa mitosi produce
due cellule identiche2lezione
capitolo
lezioneLa mitosi produce
due cellule identiche2lezione
obiettivi
#
Descrivere le fasi della
mitosi.
#
Distinguere la citodieresi
delle cellule animali da
quella delle cellule vegetali.
#
Comprendere l’importanza
di una buona regolazione
del ciclo cellulare.
Ogni cromosoma è costituito da un’unica molecola di DNA enormemente più lunga del
nucleo che la contiene: pensa che tutto il DNA presente nel genoma umano disteso e
allineato
misurerebbe circa 2 metri! Poiché il nucleo della cellula ha un diametro medio di
soli 5-10 #m, il DNA deve accorciarsi e compattarsi di almeno 10000 volte,
attraverso
diversi livelli di avvolgimento per poter entrare in uno spazio tanto ridotto. Nel
primo
livello di «impacchettamento» la doppia elica del DNA si avvolge attorno a un
nucleo di
8 proteine basiche, gli istoni, e forma il nucleosoma. I nucleosomi si susseguono
con regolarità,
intercalati da brevi tratti di DNA (chiamati anche DNA linker) a formare una
struttura simile a una collana di perle. Questa struttura viene resa ancora più
compatta
da un’ulteriore spiralizzazione dei nucleosomi e dalla formazione di anse, fino a
dare origine
alle fibre di cromatina condensate e superavvolte che vedi nella #figura 5.
centromero
cromatidi
fratelli
cromosoma in fase
di duplicazione
centromero
cromatidi
frat
# Figura 6 Tre cromosomi uma-
ni visti al microscopio elettroni-
co a scansione.
Dopo la fase S, ogni cro-
mosoma è costituito da
due cromatidi fratelli uniti
a livello del centromero.
elli
Quando possiamo osservare i cromosomi essi si sono già duplicati, ossia sono
costituiti
da due cromatidi fratelli uniti a livello di una zona chiamata centromero (#figura
6). Nel
corpo umano, quindi, ogni cellula in divisione possiede 46 cromosomi doppi e ogni
cellu
RISPONDI
telli?
fasemitotica
interfase
SG1
G2
Mmitosi
citodieresi
Il citoplasma si divide
formando due nuove
cellule.
I cromosomi diventano
visibili; si dissolve la
membrana nucleare.
I cromatidi fratelli si se-
parano e si formano
due nuovi nuclei.
# Figura 7 La divisione cellulare
avviene durante la fase mitotica
del ciclo cellulare.
115
LA DIVISIONE CELLULARE
capitolo 6
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La mitosi e la citodieresi
# Figura 8
fuso mitotico
in formazione
centrioli
cellula animale in telofase
cellula vegetale in telofase
# PROFASE
Si rendono visibili
i cromosomi.
I cromatidi si despiraliz-
zano.
Si forma una nuova
membrana nucleare.
# TELOFASE
Si formano i nuclei figli;
la cellula completa la
fase mitotica con la
citodieresi.
La membrana
nucleare scompare.
116
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA MITOSI PRODUCE DUE CELLULE IDENTICHE
RISPONDI
mitotico?
fuso mitotico
cellula vegetale in anafase
# METAFASE
I cromosomi si allineano
al piano equatoriale.
# ANAFASE
I cromatidi fratelli si
separano trascinati dalle
fibre del fuso; ogni cellula
riceve la stessa quantità
di DNA.
cellula animale in anafase
117
LA DIVISIONE CELLULARE
capitolo 6
RISPONDI
# Figura 9 La citodieresi
di una cellula animale. strozzatura che finisce per separare del tutto le due
cellule fi glie (#fi gura 9).
cellula animale in citodieresi
A B C
Le cellule animali si separano gra-
zie alla formazione di una strozza-
tura che crea un solco profondo
all’interno del citoplasma.
# Figura 10 La citodieresi
di una cellula vegetale.
piastra cellulare
setto di separazione in via
A B
Le cellule vegetali si separano grazie cellula vegetale in citodieresi
di formazione
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# cromosoma # mitosi
# cromatidi fratelli
# centromero # fase M
# profase # metafase
# anafase # telofase
# citodieresi
118
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
3lezione
3LA MEIOSI È ALLA BASE DELLA RIPRODUZIONE SESSUATA
La meiosi è alla base
della riproduzione sessuata 3lezione
3LA MEIOSI È ALLA BASE DELLA RIPRODUZIONE SESSUATA
La meiosi è alla base
della riproduzione sessuata
9 La riproduzione sessuata implica la presenza
Nella prima lezione di questo capitolo abbiamo visto che, tramite la riproduzione
ases
obiettivi
#
Comprendere l’importanza
della formazione di cellule
mi dal padre e metà dalla madre, il patrimonio genetico del figlio sarà una
combinazione
specializzate per la
riproduzione sessuata.
#
Evidenziare le caratteristiche
dei gameti.
#
Descrivere le fasi della
meiosi.
RISPONDI
starsi per poter raggiungere la cellula uovo. La cellula uovo è molto più grande
dello
nucleo contenente
il DNA
testa
B
rivestimento
gelatinoso
citoplasma
nucleo
C
A D
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
119
120
capitolo 6 LA DIVISIONE CELLULARE
10 Ogni individuo presenta un cariotipo formato
da coppie di cromosomi omologhi
Esaminando un certo numero di cellule di un organismo, si scopre che quasi tutte
contengono
lo stesso numero e lo stesso tipo di cromosomi. Analogamente, tutti gli individui
di
una certa specie presentano lo stesso numero e tipo di cromosomi, salvo un piccola
differenza
tra maschi e femmine. Per esempio, tutte le cellule del tuo corpo possiedono 46
cromosomi e sono dette cellule somatiche (dal greco soma che signifi ca «corpo»);
le cellule
dei polmoni, del cuore o del cervello sono tutte esempi di cellule somatiche.
L’insieme dei tuoi 46 cromosomi costituisce il tuo cariotipo o corredo cromosomico
(#fi gura 12A e B). Osservando
la fi gura, puoi notare che
ogni cromosoma possiede un
gemello simile per forma e dimensioni;
i componenti di ciascuna
coppia sono chiamati
cromosomi omologhi. Ognuno
di noi ha ereditato un cromosoma
omologo dalla madre
e l’altro dal padre.
I due cromosomi omologhi di una coppia contengono la stessa sequenza di
informazioni
e controllano le stesse caratteristiche ereditarie: per esempio, se un ipotetico
gene che
controlla il colore degli occhi si trova in una certa posizione (detta locus) di un
cromosoma,
il cromosoma omologo conterrà, esattamente nello stesso punto, un gene per il
colore
degli occhi. I due geni tuttavia potrebbero essere leggermente differenti: su un
cromosoma
ci potrebbe essere il gene che determina il carattere «occhi marroni» e sull’altro
il
gene per gli «occhi azzurri».
Ricorda che la relazione tra i cromosomi omologhi è del tutto diversa da quella tra
i
cromatidi fratelli di cui abbiamo parlato nella lezione precedente: i cromatidi
fratelli infatti
sono copie identiche ottenute per duplicazione dello stesso cromosoma (per tornare
al
nostro esempio, tutti e due contengono la stessa informazione «occhi azzurri») e
sono
uniti a livello del centromero.
Complessivamente, quindi, ogni cellula umana contiene 23 coppie di cromosomi. Nel
cariotipo di una donna, i 46 cromosomi corrispondono perfettamente a 23 coppie di
omologhi;
nel maschio invece una delle coppie, la ventitreesima, è formata da due cromosomi
diversi, detti eterocromosomi (#fi gura 12).
La ventitreesima coppia di cromosomi, chiamati cromosomi sessuali per
differenziarli
dagli altri, chiamati autosomi, determina il sesso di un individuo. I cromosomi
sessuali si
presentano in due forme, indicate con X e Y. Negli esseri umani le femmine hanno
due
cromosomi X, mentre i maschi hanno un cromosoma X e un cromosoma Y. La maggior
parte dei geni presenti sul cromosoma X pertanto non ha un corrispettivo sul
cromosoma
Y, il quale a sua volta contiene geni diversi da quelli che si trovano su X.
# Figura 12
A. Il cariotipo dell’uomo è formato
da 23 coppie di cromosomi
omologhi.
B. Due cromosomi omologhi.
#Quando due cromosomi si
dicono omologhi?
RISPONDI
coppia di cromosomi omologhi
cromatidi fratelli di uno
stesso cromosoma duplicato
A B
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LA DIVISIONE CELLULARE
capitolo 6
centrioli
fuso
membrana
tetrade
nucleare
PROFASE I
La cromatina si condensa e i
cromosomi diventano visibili.
Le coppie di cromosomi si appaiano
formando delle strutture, dette
tetradi, in cui possono avvenire
scambi di parti più o meno lunghe di
cromatidi fratelli (crossing-over).
La membrana che avvolge il nucleo si
disgrega. Si forma un fascio di
microtubuli che si estende da un
polo all’altro della cellula e le cui due
estremità fanno capo ai centrioli.
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La meiosi
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La variabilità genetica
METAFASE I
Le tetradi si allineano sul
piano equatoriale della
cellula.
fuso
polo
piano equatoriale
ANAFASE I
TELOFASE I
Ai due poli della cellula madre si
formano due agglomerati di
cromosomi, in cui è presente un
solo cromosoma per ciascun tipo.
I cromosomi sono ancora doppi
(ossia costituiti da due cromatidi).
Il citoplasma delle due cellule si
ripartisce e avviene la citodieresi,
ossia la vera e propria divisione
della cellula originaria in due
cellule figlie distinte aploidi.
Le fibre del fuso si disgregano; i
cromosomi si despiralizzano.
I gameti derivano da cellule chiamate cellule germinali che subiscono uno speciale
processo
chiamato meiosi. Tale processo si realizza attraverso due divisioni cellulari
successive,
la meiosi I e la meiosi II, precedute da un’unica duplicazione del DNA; la
conseguenza
è che le coppie di cromosomi omologhi delle cellule germinali si separano e le
cellule fi glie
ricevono ciascuna un cromosoma omologo. A partire da una singola cellula germinale
diploide, quindi, si ottengono quattro gameti aploidi.
Nel seguire gli stadi della meiosi riportati nella #figura 14 devi continuare a
tenere
presente la differenza tra cromosomi omologhi e cromatidi fratelli. I due cromosomi
di
una coppia di omologhi sono cromosomi distinti, ereditati da genitori diversi, e
sono colorati
in colori differenti (rosso e blu); i cromatidi fratelli sono uno la copia esatta
dell’altro
e sono rappresentati con lo stesso colore.
122
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA MEIOSI È ALLA BASE DELLA RIPRODUZIONE SESSUATA
Nella seconda divisione meiotica, che non è preceduta da alcuna duplicazione del
DNA, si separano
i cromatidi.
TELOFASE II
I cromosomi si dispongono su
fuso
I microtubuli si attacca-
no al centromero.
I cromatidi fratelli
Ai poli della cellula, si formano
due aggregati di cromosomi; le
fibre del fuso si disgregano, i
cromosomi cominciano a
si separono.
METAFASE II
origine paterna e materna per cui, alla fine, vi sarà un diverso assortimento dei
cromoso
Alla fine delle due divisioni meiotiche, come puoi vedere nella figura, da una
singola
cellula germinale diploide si originano quattro gameti aplodi. Durante entrambe le
divisioni,
la cellula passa attraverso stadi che presentano caratteristiche simili alla
profase,
metafase, anafase e telofase della mitosi. A differenza della mitosi però, il
processo di
divisione meiotica può essere sospeso per un tempo anche molto lungo.
RISPONDI
# Figura 15 Il crossing-over
tetrade
fusopunti di crossing-over
profase I metafase I
metafase II
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123
LA DIVISIONE CELLULARE
capitolo 6
fotografia
A B
Il procedimento per ricavare il cariotipo. Questo cariotipo umano presenta una
trisomia del cromosoma 21.
cellule non
esplose
La colchicina fa
esplodere le cellule
in metafase.
Ciascun cromosoma
viene ritagliato.
Nella maggior parte dei casi, la causa di
questa anomalia genetica è la non disgiunzione,
cioè la mancata separazione,
dei cromosomi 21 che si verifica
durante una delle divisioni meiotiche
che portano alla formazione dei gameti
di un genitore (nel 90% dei casi durante
la meiosi della cellula uovo materna
e solo nel 10% dei casi durante
la meiosi degli spermatozoi paterni).
C
Lo sviluppo del bambino Down segue le stesse tappe di quello degli altri bambini.
124
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LA MEIOSI È ALLA BASE DELLA RIPRODUZIONE SESSUATA
Interfase
cellula diploide
in preparazione
(2n # 4)
della meiosi)
Profase I
punto di
crossing-over
tetradi
(cromosomi
omologhi
appaiati)
Metafase I
tetradi
Completamento
della meiosi II
Solo ora
si separano
i cromatidi
fratelli.
(n = 2) (n = 2) (n = 2) (n = 2)
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# gamete # fecondazione
# cariotipo # zigote
# cromosoma omologo
# cromosoma sessuale
# diploide # aploide
# meiosi # crossing-over
# variabilità genetica
1. Quali processi sono indispensabili af5.
Nella meiosi la citodieresi avviene:
finché si formi uno zigote?
A solo alla fine della telofase I
2. Che differenza c’è tra una cellula B solo alla fine della seconda diviaploide
e una diploide?
sione meiotica
C dopo il crossing-over della prima
B la mitosi
C 20
C il crossing-over
D un numero variabile
D la fecondazione
125
esercizi
LA DIVISIONE CELLULARE
capitolo 6
suata
C forma cellule dette gameti diverse da quelle di
partenza
D genera nuove cellule per sostituire le cellule
morte
126
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127
La genetica studia la trasmissione
dei caratteri ereditari
I caratteri ereditari sono determinati dai geni che
si trovano sui cromosomi. In ciascun individuo,
ogni carattere è rappresentato da due alleli, forme
diverse dello stesso gene. L’insieme degli alleli di
un organismo costituisce il suo genotipo, mentre
la manifestazione visibile delle caratteristiche
determinate da tali alleli è detta fenotipo.
1
Le leggi di Mendel: dominanza,
segregazione e assortimento
indipendente
Nella seconda metà dell’Ottocento Mendel
formulò tre importanti leggi: la legge della
dominanza, la legge della segregazione e la
legge dell’indipendenza dei caratteri.
2
Oltre le leggi di Mendel
Durante la meiosi, gli alleli si separano e si
distribuiscono nei gameti in modo indipendente,
per cui nella discendenza si possono trovare tutte
le combinazioni dei vari caratteri. Anche il sesso
dello zigote è geneticamente determinato. Gli
spermatozoi possono contenere il cromosoma
X oppure Y, mentre la cellula uovo contiene solo
X: se al momento della fecondazione si forma
la combinazione XX si ha una femmina, se la
combinazione è XY si ha un maschio.
3
Alcune malattie umane sono
ereditarie
Le malattie ereditarie umane sono dovute ad
alleli recessivi o dominanti. Alcune malattie
ereditarie si presentano con maggior frequenza
nei maschi che nelle femmine, perché dipendono
da un allele che si trova sul cromosoma X.
4
7capitoloLa trasmissione
dei caratteri
ereditari
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA TRASMISSIONE DEI CARATTERI EREDITARI
capitolo 7
1lezione
La genetica studia
la trasmissione
dei caratteri ereditari
obiettivi
#
Comprendere che i caratteri
ereditari dipendono dai
geni.
#
Distinguere il genotipo
dal fenotipo.
bilità?
128
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LA GENETICA STUDIA LA TRASMISSIONE DEI CARATTERI EREDITARI
1
Tutte le cellule del tuo corpo
derivano dallo stesso zigote e
quindi hanno tutte gli stessi
geni; non tutti i geni, però,
sono attivi in ogni cellula.
LO SAPEVI?
2 I caratteri ereditari sono determinati dai geni
Come abbiamo detto, ciascuno di noi possiede 23 coppie di cromosomi omologhi che
costituiscono
il nostro patrimonio ereditario; una serie di cromosomi proviene dal padre e
l’altra dalla madre. I due cromosomi che costituiscono una coppia di omologhi
presenta-
no la stessa forma e le stesse dimensioni e contengono la stessa sequenza di geni.
Un
gene è un tratto di DNA che fornisce le istruzioni per fabbricare una determinata
proteina;
le proteine, come abbiamo visto nel capitolo 3, sono biomolecole di fondamentale
importanza
per la vita.
RISPONDI RISPONDI
no i caratteri ereditari?
del sangue di coagulare), egli sarà affetto da una malattia chiamata emofi lia.
un cromosoma è detta:
A
B
C
D
locus genico
allelle
di origine materna
omologa
centromero
129
LA TRASMISSIONE DEI CARATTERI EREDITARI
capitolo 7
2lezionelezione
obiettivi
#
Evidenziare la differenza
tra omozigote ed eterozigote.
Le leggi di Mendel:
dominanza, segregazione
e assortimento indipendente
#
Spiegare le tre leggi di Mendel. individuo e che alleli diversi sono responsabili
delle varianti di uno stesso carattere presente
in una popolazione? L’ereditarietà biologica dei caratteri è stata oggetto di
interesse
per naturalisti e filosofi fin dall’antichità; tuttavia, solo nella seconda metà
dell’Ottocento,
grazie agli studi del naturalista boemo Gregor Mendel (#figura 3), si è iniziato a
capire
in che modo le caratteristiche ereditarie si trasmettono dai genitori ai figli. Al
tempo di
Mendel non erano ancora state sviluppate tecniche di microscopia ottica, non si
conoscevano
i cromosomi e non si sapeva nulla della struttura e della fisiologia della cellula;
ciononostante, egli compì studi che costituiscono la base della genetica moderna.
Nel diciannovesimo secolo, gli studi sull’ereditarietà avevano portato alla
cosiddetta
teoria della mescolanza; tale teoria era basata su due presupposti fondamentali,
uno dei
quali si è rivelato corretto e l’altro sbagliato:
l i due genitori danno un uguale contributo alle caratteristiche della prole
(presupposto
corretto);
l nella prole i fattori ereditari si mescolano (presupposto sbagliato).
Secondo la teoria della mescolanza, gli elementi ereditari contenuti nelle cellule
uovo e
negli spermatozoi, una volta fusi, non si sarebbero più potuti separare, come due
inchiostri
di colore diverso. Con il suo lavoro, Mendel confermò il primo presupposto, mentre
smentì il secondo: dimostrò infatti che la trasmissione dei caratteri si basa
sull’esistenza
di «elementi unitari» distinti tra loro e che si trovano in coppia in ciascun
individuo.
RISPONDI
ria della mescolanza? Ciascun elemento, inoltre, si distribuisce nei gameti in modo
indipendente dagli altri.
Oggi sappiamo che gli «elementi» di Mendel sono i geni e che durante la formazione
dei
gameti essi si separano l’uno dall’altro in modo che ogni gamete ne erediti
soltanto uno.
A
B
sello odoroso, una pianta che offriva numerosi
vantaggi. Il pisello, infatti, è facile
da coltivare e presenta diverse varietà con
forme molto differenti nell’aspetto (#figura
4). Inoltre, esso può riprodursi sia per fecondazione
incrociata sia per autofecondazione;
nel primo caso il fiore di una pianta
viene fecondato trasportando manualmente
il polline da una pianta all’altra, mentre
nell’autofecondazione la parte femminile
riceve il polline dalla parte maschile dello
stesso fiore.
130
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
133
LE LEGGI DI MENDEL: DOMINANZA, SEGREGAZIONE E ASSORTIMENTO INDIPENDENTE 2
7 La terza legge di Mendel: l’indipendenza
dei caratteri
Mendel si occupò anche della trasmissione contemporanea di due caratteri diversi,
prendendo
in considerazione, per esempio, il colore del seme (giallo o verde) e l’aspetto
della
buccia dei piselli (liscia o rugosa).
Egli incrociò una pianta con semi gialli e lisci con una pianta con semi verdi e
grinzosi
(generazione parentale). Nella F1 tutte le piante presentavano i due tratti
dominanti
(giallo e liscio), erano infatti eterozigoti per entrambi i caratteri. La domanda a
cui Mendel
voleva rispondere era questa: gli alleli liscio e giallo (L e G) presenti
nell’ibrido dovevano
per forza fi nire insieme in uno stesso gamete, mentre quelli rugoso e verde (l e
g) sarebbero
fi niti in un altro? Oppure un gamete poteva anche ricevere una combinazione
tra un allele recessivo e uno dominante (L e g oppure l e G)?
Se i geni fossero stati associati, cioè se avessero conservato la relazione
che avevano nella generazione parentale, le piante F1 avrebbero prodotto
due soli tipi di gameti (LG e lg) e la generazione F2 avrebbe dovuto essere
composta da piante con semi lisci e gialli e da piante
con semi rugosi e verdi, con un rapporto 3:1.
Se invece i geni fossero stati indipendenti, sarebbero
state possibili tutte le combinazioni tra gli alleli
(LG, Lg, lG e lg) e dall’unione casuale dei gameti si
sarebbe generata una F2 con nove genotipi differenti
(#fi gura 7) che avrebbero prodotto quattro fenotipi
diversi. Effettivamente nella F2 Mendel ottenne
quattro varietà di piante che presentavano tutti e
quattro i fenotipi possibili: quelli dei nonni (gialloliscio
e verde-rugoso) più due nuovi fenotipi, detti
ricombinanti, prodotti dalle nuove combinazioni di alleli: giallo-rugoso e verde-
liscio.
Questi risultati suggerirono a Mendel la legge dell’indipendenza dei caratteri,
detta
anche terza legge di Mendel: durante la formazione dei gameti, geni diversi si
distribuiscono
l’uno indipendentemente dall’altro.
LG lg 14
lg 14
14
Lg 14
14
LG 14
lG
14
liscio lG
giallo
9
16
liscio
verde
3
16
rugoso
giallo
3
16
rugoso
verde
1
16
gamete femminile
gamete maschile
Lg 14
LLGG
LlGG
LLGg
LlGg
llGG
LlGg
LlGg
LLgg
Llgg
llGg
Llgg
llgg
LlGG LLGg LlGg
llGg
#Quali risultati avrebbe ottenuto
Mendel se l’allele L fosse
stato associato con G?
RISPONDI
# Figura 7 La combinazione
casuale degli alleli nei gameti
determina una F2 con nove possibili
combinazioni genotipiche,
corrispondenti a quattro diversi
fenotipi.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. In quale caso un tratto recessivo si manifesta
nel fenotipo?
2. Quali sono le caratteristiche genotipiche
e fenotipiche di un individuo eterozigote
per un carattere?
3. Due geni si dicono associati se:
A influiscono sullo stesso carattere
B si trovano nello stesso cromosoma
C le loro caratteristiche si mescolano
nel fenotipo
D presentano entrambi genotipo
omozigote
4. Barra l’affermazione che ritieni errata:
A un individuo eterozigote presenta
due alleli diversi per uno stesso
carattere
B due cromosomi omologhi contengono
gli stessi geni, ma in posizioni
diverse
C l’allele che si manifesta in un individuo
eterozigote è detto dominante
D un individuo con fenotipo recessivo
può essere solo omozigote
5. Secondo la prima legge di Mendel:
A gli individui omozigoti recessivi o
dominanti presentano sempre lo
stesso fenotipo
B gli individui ibridi presentano lo
stesso fenotipo di uno dei genitori
C gli individui ibridi presentano un
carattere intermedio tra quello dei
genitori
D i due alleli di uno stesso carattere
si separano al momento della formazione
dei gameti
parole chiave
# carattere # tratto
# generazione parentale
# generazione F1
# generazione F2 # recessivo
# omozigote # eterozigote
# ricombinante # dominante
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LA TRASMISSIONE DEI CARATTERI EREDITARI capitolo 7
obiettivi
Oltre le leggi di Mendel 3lezione
# Comprendere come si
8 Un allele si trasmette alla discendenza
attraverso i gameti
capitolo 7
obiettivi
Oltre le leggi di Mendel 3lezione
# Comprendere come si
8 Un allele si trasmette alla discendenza
attraverso i gameti
distribuiscono gli alleli
#
Spiegare la distribuzione
indipendente di due
caratteri.
#
Spiegare come si determina
il sesso dello zigote.
queste leggi alla luce di ciò che si sa oggi sul corredo cromosomico e su come si
formano
i gameti.
Sappiamo che i gameti sono cellule aploidi, che possiedono un numero di cromosomi
pari alla metà di quelli tipici della specie; in particolare, i gameti umani
(spermatozoi e cellule
uovo) contengono 23 cromosomi, ossia un solo cromosoma per ogni coppia di omologhi.
Prendiamo ora in considerazione il caso di un uomo eterozigote per un carattere
(Aa).
RISPONDI
dando a finire in gameti differenti: il cromosoma che porta l’allele A andrà quindi
in uno
le probabilità ha di trasmette
Supponiamo che un uomo eterozigote per un carattere abbia un figlio con una donna
omozigote
recessiva (aa); in questo caso, tutte le cellule uovo conterranno l’allele a (#fi
gura 8).
Aa
A a
maschio eterozigote
aa
a a
femmina omozigote recessiva
# Figura 9 Quadrato di Punnett
ottenuto dall’incrocio di un
individuo eterozigote e uno
omozigote recessivo.
gameti maschili
Aa
Aa
Aa
aa
aa
Come nelle tabelline, si
moltiplicano i dati in en-
trata.
gameti femminili
gameti femminili
La prole sarà
50% eterozigote
e 50% omozigote recessivo.
134
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
OLTRE LE LEGGI DI MENDEL
Che cosa accadrebbe, invece, se sia la madre sia il padre fossero eterozigoti (Aa)?
Come
puoi vedere nella #figura 10, il genotipo della prole sarebbe per il 50%
eterozigote, per il
25% omozigote recessivo e per il restante 25% omozigote dominante; se l’allele
recessivo
a fosse responsabile di un fenotipo anomalo, per esempio di una malattia rara, 3
dei fi gli
gameti maschili
Aa
gameti femminili
AA
Aa
Aa
aa
Solo il 25% della prole ha la
probabilità di essere malata
(omozigote recessiva).
A questo punto è necessaria una precisazione: quando diciamo che il 25% dei fi gli
della
coppia Aa × Aa potrebbe essere malato, non significa che se questa coppia avesse
quattro
fi gli necessariamente uno di loro sarebbe malato; stiamo parlando, infatti, di
probabilità,
cioè di eventi che risultano attendibili solo per numeri molto grandi. Lanciando in
aria una moneta, la probabilità di ottenere «testa» è uguale al 50%, così come
quella di
ottenere «croce». Se tu lanciassi in aria la moneta cento o meglio ancora mille
volte, il tuo
risultato si avvicinerebbe molto a queste percentuali; invece, lanciando la moneta
solo
quattro volte, diffi cilmente otteresti per due volte testa e per due volte croce.
Nella nostra specie il numero di figli per coppia è basso: per questo, di solito i
numeri
previsti dalla genetica non coincidono con quelli reali. Al contrario, nelle specie
in cui il
numero di discendenti per ogni generazione è molto elevato, si ottengono
effettivamente
dei rapporti percentuali molto simili a quelli attesi; per esempio, poiché le
femmine del
moscerino della frutta possono deporre fino a 400 uova, tra i discendenti di un
incrocio si
osservano effettivamente le percentuali attese dalle leggi della genetica.
Finora abbiamo visto in che modo viene trasmesso alla generazione successiva un
solo
carattere; proviamo ora a seguire l’eredità contemporanea di due caratteri: il
carattere
relativo alla capacità di produrre melanina e il carattere «attaccatura dei
capelli».
135
LA TRASMISSIONE DEI CARATTERI EREDITARI
capitolo 7
RISPONDI
padre omozigote recessivo (mmpp, albino e con attaccatura dei capelli diritta) e la
madre
incrociando un individuo
dominante?
Ogni gamete conterrà un allele per ciascun carattere: gli spermatozoi conterranno
l’allele
m oppure l’allele p, mentre le cellule uovo conterranno l’allele M oppure l’allele
P; il genotipo
di tutti i possibili figli sarà, pertanto, eterozigote per entrambi i caratteri
(MmPp)
(#figura 12). Per quanto riguarda il fenotipo, i figli di questa coppia saranno
capaci di
produrre melanina e avranno l’attaccatura dei capelli a punta.
gameti femminili
MP
MP
MP
MP
mp mp
mp # MP # MmPp
mp mp
MmPpMmPp MmPpMmPp
MmPpMmPp MmPpMmPp
MmPpMmPp MmPpMmPp
MmPpMmPp MmPpMmPp
Supponiamo ora che una delle figlie si sposi con un individuo anch’egli eterozigote
per
entrambi i geni presi in esame. Quali caratteri avranno i fi gli? Ricomparirà in
questa generazione
il fenotipo albino del nonno?
quattro tipi diversi di gameti: MP, Mp, mP, mp. Compilando un quadrato di Punnett
RISPONDI
gameti maschili
9
producono melanina e
16
producono melanina e
16
gameti femminili
Mp
sono albini
16
mP
16
mp
136
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
OLTRE LE LEGGI DI MENDEL
Come abbiamo visto nella lezione sulla meiosi, la ventitreesima coppia di cromosomi
umani è quella che determina il sesso dell’individuo. Nella donna i due cromosomi
sessuali
sono uguali, di grosse dimensioni e denominati XX; nell’uomo, invece, la coppia di
cromosomi sessuali è formata da due cromosomi diversi tra di loro, X (come quello
della
donna) e Y. Il cromosoma Y ha dimensioni minori e porta geni diversi rispetto al
cromosoma
X. Il genotipo dell’uomo è dunque XY. Poiché questi due cromosomi sono differenti,
essi sono chiamati eterocromosomi.
Quando le cellule che danno origine ai gameti femminili si dividono per meiosi,
ognuno
di essi non può che ricevere un cromosoma X: pertanto, tutti i gameti femminili
hanno
genotipo X. Quando, invece, gli spermatociti dell’uomo si dividono per dare origine
agli
spermatozoi, metà degli spermatozoi riceve il cromosoma X e l’altra metà il
cromosoma
soma X oppure uno spermatozoo con il cromosoma Y: nel primo caso, il genotipo dello
zigote sarà XX e quindi il discendente sarà una femmina, mentre nel secondo caso lo
zi
RISPONDI
XX XY
X YX X
# Figura 14 Il sesso del nascituro
dipende dal genotipo dello
spermatozoo.
cellula uovo
spermatozoi
fecondazione
XX XY
YX XX
50% femmine
50% maschi
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# quadrato di Punnett
1. Per quale ragione tra i discendenti
possono comparire combinazioni di
caratteri diverse da quelle presenti nei
genitori?
2. Perché, se una coppia ha la probabilità
genetica del 25% di avere un figlio albino
e ha quattro figli, non è detto che
uno di loro presenti tale anomalia genetica?
3. Nei conigli l’allele per il pelo marrone è
dominante sull’allele per il pelo bianco.
Indica con B il pelo marrone e con
b il pelo bianco.
Di che colore sarà la prole derivante
dall’accoppiamento di due conigli
bianchi?
Di che colore sarà la prole derivante
dall’accoppiamento di un coniglio
omozigote marrone e uno bianco?
Due conigli di colore marrone si sono
accoppiati e hanno avuto 12 piccoli, 3
con pelo bianco e 9 con pelo marrone.
Spiega questo risultato utilizzando un
quadrato di Punnett.
137
per saperne di più
capitolo 7
A
genitori
B
IA IA
IB IB
figli
AB AB AB AB
IA IB IA IB IA IB IA IB
Fenotipo Genotipo
Gruppo A IAIA o IAi
Gruppo B IBIB o IBi
Gruppo AB IAIB
Gruppo 0 ii
A
genitori
fenotipo
B
IA
I B i
genotipo i
figli
fenotipo
A AB O B
IA IA IB i
genotipo i IB i i
Puoi verificare questo fatto misurando
la statura di tutti i tuoi compagni di
classe e riportandola su un grafico;
noterai che il carattere «statura» presenta
una variazione continua. Qual è
la causa di una gamma così ampia di
fenotipi? La statura di un individuo
non è il risultato dell’interazione di
due alleli di un solo gene, ma dipende
dagli effetti combinati di molti geni,
ognuno dei quali contribuisce a determinare
un unico carattere fenotipico.
Questo fenomeno è detto eredità poligenica.
138
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
ALCUNE MALATTIE UMANE SONO EREDITARIE
lezione
4 4
12 Le malattie ereditarie recessive si manifestano
solo negli individui omozigoti
Come vedremo nel prossimo capitolo, i diversi alleli di uno stesso gene esistono
perché
i geni sono soggetti a mutazioni. Nei casi più semplici, una mutazione è dovuta a
un
cambiamento chimico di singolo nucleotide del DNA.
Una mutazione, nonostante sia un evento piuttosto raro e del tutto casuale, può
dare
origine a un nuovo allele. I genetisti defi niscono selvatico quel particolare
allele di un
gene che in natura è presente nella maggior parte degli individui. Esso dà origine
a un
carattere, o fenotipo, atteso, mentre gli altri alleli del gene, detti alleli
mutanti, producono
un fenotipo diverso.
obiettivi
#
Distinguere le malattie
ereditarie recessive
da quelle dominanti.
#
Illustrare le modalità di
trasmissione delle malattie
recessive e di quelle
dominanti.
#
Comprendere perché alcune
malattie genetiche si
manifestano più facilmente
nei maschi.
generazione I
generazione II
generazione III
generazione IV
femmina
maschio
unione
unione
tra parenti
sano
eterozigote
(portatore sano)
malato
Uno dei genitori è
eterozigote.
L’allele recessivo vie-
ne trasmesso a metà
della progenie.
Questi cugini sono
eterozigoti.
L’unione di due eterozigoti può
dare origine a figli omozigoti re-
cessivi, affetti dalla malattia.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
139
LA TRASMISSIONE DEI CARATTERI EREDITARI
capitolo 7
Nel caso in cui l’allele mutante sia dominante, la malattia si manifesta in tutti
gli indivi-
Quando una malattia eredita-dui che presentano tale allele nel loro genotipo
(malattia dominante); non esistono porta-
RISPONDI
tori sani e non è possibile che la malattia «salti una generazione»: i figli di una
persona
affetta, per esempio, da còrea di Huntington hanno il 50% di probabilità di
ereditare
l’allele responsabile e quindi di essere malate a loro volta e di trasmettere la
malattia ai
propri figli. Se però l’allele dominante che provoca la malattia non viene
ereditato, scomparirà
completamente e nessuna nuova generazione verrà colpita dalla patologia da esso
generazione I
generazione II
generazione III
g
femmina
maschio
unione
unione
tra parenti
sano
eterozigote
(portatore sano)
malato
Ciascun individuo mala-
to possiede un genitore
affetto dalla malattia.
Circa la metà dei figli di
un genitore affetto dalla
malattia è malato.
educazione alla salute
» Le malattie genetiche
140
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
ALCUNE MALATTIE UMANE SONO EREDITARIE
l la malattia compare molto più spesso nei maschi che nelle femmine; affi nché si
mani
festi nei maschi è suffi ciente una sola copia dell’allele difettoso, mentre nelle
femmine
ne servono due;
RISPONDI
tori?
generazione I
generazione II
generazione III
generazione IV
Donna sana, portatrice
per l’allele mutato.
Questo figlio ha eredita-
to un X mutante dalla
madre e l’Y dal padre, e
manifesta la malattia.
Questa figlia ha eredita-
to un X mutante dalla
madre e un X normale
dal padre.
femmina
maschio
unione
sano malato
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# malattia recessiva
# portatore sano
# malattia dominante
# malattia legata al sesso
1. Che cosa significa essere portatore
avere un figlio affetto da tale malat
tia?
A
B
C
D
nessuna
il 25%
il 50%
il 100%
141
esercizi
capitolo 7
3. Il genotipo di un individuo è:
A l’insieme di tutti gli alleli, recessivi e dominanti,
presenti nel patrimonio genetico
B l’insieme delle sue caratteristiche fi siche
C la combinazione di tutti gli alleli dominanti pre
......................................................................
......................................................................
...................................................................... è di un
quarto.
142
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
Il linguaggio
della vita
Il linguaggio
della vita
143
Qual è la struttura del DNA?
Secondo il modello proposto nel 1953 da
Watson e Crick, il DNA è costituito da due catene
complementari di polinucleotidi tenute insieme
da legami a idrogeno e avvolte a doppia elica.
1
Il codice genetico e la sintesi delle
proteine
Nel messaggio genetico scritto nel DNA, ogni tri-
pletta di nucleotidi codifica per un amminoacido.
Per tradurre il messaggio in proteine è necessario
l’intervento di un altro acido nucleico, l’RNA.
2
Dal gene alla proteina: la
trascrizione e la traduzione
I geni eucariotici sono formati da tratti codifi canti,
gli esoni, e tratti privi di significato, gli introni.
Dopo la trascrizione, gli introni vengono tagliati e
gli esoni saldati insieme. L’mRNA maturo migra
poi verso i ribosomi per essere tradotto.
3
Le mutazioni possono modifi care
il significato dei geni
Le mutazioni possono riguardare un intero
cromosoma o un singolo gene; possono essere
spontanee o provocate da agenti mutageni sia
di natura chimica sia fi sica.
4
8capitoloCristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL LINGUAGGIO DELLA VITA
capitolo 8
1lezionelezione
Qual è la struttura
del DNA?
obiettivi
#
#
#
Identificare nei nucleotidi
le unità funzionali del DNA. tuito da una sequenza di monomeri chiamati nucleotidi.
Ogni nucleotide (#figura 1) è co-
Descrivere la struttura stituito da tre componenti: un gruppo fosfato, uno zucchero
chiamato deossiribosio e una
a doppia elica del DNA. base azotata, ossia una molecola contenente azoto. Nel DNA
vi sono quattro differenti tipi
Spiegare la duplicazione di basi azotate: adenina (A), timina (T), citosina (C) e
guanina (G). A seconda della base
del DNA. azotata, quindi, esistono quattro tipi diversi di nucleotidi.
filamento di DNA
# Figura 1 I nu-
C
A
T
G
T
C
A
G
T
nucleotide
gruppo fosfato
base azotatazucchero
T
cleotidi, sono i
mattoni del
DNA.
H
N
N
H3C
O –
P OO
O
CH2
O
C
C
C
C
CC
C C
gruppo
fosfato HH
HH
H
OH
zucchero
(deossiribosio)
RISPONDI
Inoltre, come puoi vedere nella #figura 2, le molecole delle basi azotate sono
simili a due
molecole organiche dette pirimidine, mentre adenina e guanina, che presentano due
anelli,
sono chiamate purine.
I monomeri che costituiscono il DNA si legano tra loro a formare catene che possono
e quali pirimidine?
HH HH
N ON
O
N
N
C
C
C C
O
H
N
N
C
C
C C
O
H3C
N
N
N N
C
C
C
C
C
H
N N
N N
C
C
C
C
C
H
H H H H H
adenina guanina timina citosina
purine pirimidine
144
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
QUAL È LA STRUTTURA DEL DNA?
RISPONDI
Crick?
struttura a spirale.
Nel 1953 Watson e Crick pubblicarono sulla rivista «Nature» i risultati del loro
lavo
# Figura 4 La doppia elica del
Franklin, purtroppo, era morta di cancro quattro anni prima, probabilmente a causa
delle
O
O
O
O
O
–O
P
H2C
O
OH
OH
OH
O
–O
P
H2C
O
O
O
O
O
–O
P
H2C
O
O
O
O
O–
P
CH2
O
O
O
O
–O
P
H2C
O
O
O
O
O–
P
CH2
O
O
O
O
O–
P
CH2
O
HO
O
O–
P
CH2
T A
G C
C G
A T
legame a idrogeno
coppia di basi
A T
C G
A
C
A
T
G
T
C G
T A
A T
A T
T
G C
A
T
G
C
A
I «montanti» della scala sono
costituiti da molecole di zuc-
chero e gruppi fosfato.
I «pioli» della scala sono for-
mati da coppie di basi azo-
tate.
La molecola del DNA
assomiglia a una scala.
modello a nastro struttura chimica modello elaborato al computer
145
IL LINGUAGGIO DELLA VITA
capitolo 8
L’intuizione più importante di Watson fu che le basi azotate poste su uno dei due
fi lamenti
di DNA si possono appaiare in modo specifico con quelle dell’altro filamento: A con
T e
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Gli acidi nucleici: DNA e RNA
fatto che l’adenina forma due legami idrogeno con la timina, mentre la citosina
forma tre
legami idrogeno con la guanina (#figura 4): l’appaiamento di una purina (più
grande) con
una pirimidina (più piccola) mantiene costante la distanza tra i due montanti della
«scala».
Per questo motivo, si dice che A è complementare di T, mentre G è complementare di
C.
Sebbene la sequenza di nucleotidi lungo uno dei due filamenti di DNA possa variare
in
innumerevoli modi, la successione delle basi sull’altro filamento è vincolata dalla
regola
RISPONDI
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La duplicazione del DNA
Perché l’adenina si accoppia della complementarietà: ogni base può appaiarsi
soltanto con la base a essa complemen
tare. Come vedremo più avanti, questa regola ci permette di capire il modo in cui
l’informazione
contenuta nel DNA si trasmette di generazione in generazione.
Il modello di Watson e Crick suggeriva che la molecola del DNA contenesse l’infor-
AA
G
C
A
G
filamenti
di DNA di partenza
nuovo
filamento
di DNA
T
T
T
T
T
T
TT
TT
T
T
T
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
G
GG
G
C
G C
G
C
GC
G C
CC
CC
G
C
G
C
G
C
G C
GC
G C
GC
G C
mazione necessaria per produrre una copia identica di se
stessa secondo un meccanismo di stampo. L’ipotesi fu
confermata da una serie di esperimenti condotti
DNA, la doppia elica si despiralizza e la mole-
cola si apre come una cerniera lampo a mano a
mano che le due catene complementari si sepa-
rano.
A questo punto, ciascuno dei due fi lamenti fun-
ziona come uno «stampo» per la produzione di
un nuovo filamento complementare (#fi gura
# Figura 5 La duplicazione
semiconservativa del DNA.
Con la duplica-
zione del DNA si
forma una nuova
catena sul fila-
mento stampo.
alla fine degli anni Cinquanta del Novecento.
Quando la cellula inizia a duplicare il proprio
filamento
stampo
nuovo
filamento
di DNA
DNA è semiconservativa?
zione semiconservativa.
146
QUAL È LA STRUTTURA DEL DNA?
La duplicazione del DNA è un processo che richiede energia e che coinvolge una
dozzina
di duplicazione?
RISPONDI
zima elicasi srotola la doppia elica di DNA e rompe i legami idrogeno tra le basi
dei due
filamenti complementari generando i filamenti stampo; l’enzima topoisomerasi
mantiene
staccati i filamenti, impedendo loro di riunirsi. L’enzima DNA polimerasi catalizza
la formazione
di una nuova catena di DNA creando i legami covalenti che uniscono i nucleotidi
del fi lamento nascente.
La duplicazione del DNA è un processo complicato e nello stesso tempo molto rapido:
nei
5. L’enzima elicasi:
A rompe i legami idrogeno tra le
basi azotate
B mantiene aperta la doppia elica
del DNA
C produce una nuova catena di
DNA
D digerisce il DNA rompendolo in
piccoli pezzi
gono da stampo
A
B
C
D
CAATA
ATAAC
GTTAT
TATTG
147
IL LINGUAGGIO DELLA VITA
lezione
capitolo 8
Nel capitolo 7 abbiamo parlato di genotipo (l’insieme degli alleli che controllano
un carat
obiettivi
#
Comprendere il ruolo svolto
dall’RNA messaggero.
#
Identificare nel codice
genetico il mezzo per
tradurre il messaggio scritto
sul DNA in una sequenza
di amminoacidi.
Le scoperte più importanti riguardo alla relazione esistente fra geni e proteine
risalgono
agli anni Quaranta del Novecento, quando i genetisti americani George Beadle e
Edward Tatum stavano lavorando con la muffa che si forma sul pane, Neurospora
crassa
(#figura 7). Beadle e Tatum studiavano alcuni ceppi della muffa che erano diventati
incapaci di crescere nel solito terreno di coltura. Ciascuno di questi ceppi,
chiamati «mutanti
», risultò privo di uno specifico enzima necessario alla sintesi di una certa
sostanza
indispensabile alla muffa. Beadle e Tatum scoprirono inoltre che ogni mutante era
privo
di un solo gene. Questo fatto li portò ad avanzare l’ipotesi «un gene – un enzima»,
secondo
la quale la funzione di ogni gene consiste nel dirigere la produzione di uno
specifi co
enzima.
l’espressione «un gene – una proteina». Grazie alla scoperta del ruolo dei geni
nella rego
lazione dei processi biochimici cellulari, nel 1958 ai due ricercatori fu assegnato
il premio
148
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL CODICE GENETICO E LA SINTESI DELLE PROTEINE
7 Il flusso dell’informazione:
DNA # RNA # proteine
Il linguaggio dei geni è scritto nella sequenza delle basi azotate lungo una catena
di DNA,
proprio come un alfabeto. Una proteina è invece una lunga catena di amminoacidi;
negli
esseri viventi esistono 20 diversi tipi di amminoacidi e una proteina può
contenerne centinaia
o migliaia. La sequenza degli amminoacidi, cioè la struttura primaria della
proteina,
è alla base della conformazione e della funzione della proteina stessa. Ma qual è
il
legame tra i geni e le proteine in una cellula? Come vedremo, l’ordine in cui i
diversi amminoacidi
sono legati tra loro è determinato dalla sequenza dei nucleotidi del DNA; si
tratta però di due «linguaggi» diversi, che devono essere convertiti l’uno
nell’altro.
Per scoprire in che modo le cellule passano dal linguaggio del DNA a quello delle
proteine fu necessario aspettare gli anni Sessanta del Novecento. In quel periodo,
il biochimico
statunitense Marshall Nirenberg e i suoi collaboratori si misero al lavoro per
scoprire il ruolo di un altro acido nucleico, l’RNA (#figura 8). Come abbiamo visto
nel
capitolo 3, l’RNA o acido ribonucleico si presenta normalmente sotto forma di una
singo-
la catena di nucleotidi ed è caratterizzato dalla presenza dello zucchero ribosio e
della
base azotata uracile (U) al posto della timina.
L’RNA messaggero è una molecola chiave nei passaggi intermedi dai geni alle
proteine.
Il primo di questi passaggi è un processo chiamato trascrizione, nel quale la
sequenza nucleotidica
del DNA fa da stampo per produrre una catena a filamento singolo di mRNA
2
A
G
gruppo
fosfato
ribosio
C
U
L’uracile
sostituisce
la timina.
# Figura 8 L’RNA è costituito
da un singolo filamento di nu
(#figura 9). Negli eucarioti, il messaggio così «trascritto» esce dal nucleo e si
sposta nel cito
cleotidi.
plasma per dirigere la produzione di proteine, mentre il DNA resta nel nucleo.
dal gene alla proteina è affidato ai codoni. Un codone o tripletta è una «parola»
di tre
lettere (le basi azotate) che corrisponde a un amminoacido. Più codoni insieme
formano
una «frase» che si traduce in una proteina.
RISPONDI
DNA e RNA?
149
IL LINGUAGGIO DELLA VITA
capitolo 8
UGA
RISPONDI
sente di passare dal linguaggio del DNA a quello delle proteine; 61 delle 64
possibili triplette
corrispondono a un amminoacido. Poiché gli amminoacidi sono solo 20, alcuni codoni
indicano lo stesso amminoacido, cioè sono «sinonimi», ma nessuno ne indica più di
uno.
I tre codoni UAA, UAG e UGA, che non corrispondono a nessun amminoacido, sono
è universale ed è formato da 64
triplette. invece «codoni di arresto», una sorta di punteggiatura che segna la fine
di una determinata
sequenza genica.
Quasi tutti gli orga
seconda base
prima base
U
C
A
G
U
C
A
G
U
C
A
G
U
C
A
G
U
C
A
G
terza base
nismi condividono lo stes-
UCAG
UUU
UAU
UGU
fenilala-UCU
tirosina
cisteina
nina
UUC
UCC
UAC
UGC
serina
UAA
STOP
UUA
UCA
STOP
UUG
UCG
UAG
UGG
triptofano
CUU
CCU
CAU
CGU
istidina
CUC
CCC
CAC
CGC
leucina
prolina
arginina
CUA
CGA
CCA
CAA
glutammina
insulina, indispensabile ai
diabetici, viene prodotto
CUG
CCG
CAG
CGG
AUU
ACU
AAU
AGU
aspargina
serina
isoleucina
AUC
ACC
AAC
AGC
treonina
AUA
ACA
AAA
AGA
lisina
arginina
la proteina insulina.
AUG metionina,
inizio
ACG
AAG
AGG
L’universalità del co
acido GGU
GUU
GCU
GAU
aspartico
GUC
GCC
GAC
GGC
glicina
valina
alanina
acido GGA
glutammico
GUG
GCG
GAG
GGG
6. L’RNA messaggero:
A tra le basi azotate contiene anche
l’uracile
B a differenza del DNA è un polimero
di nucleotidi
C è formato sia da nucleotidi sia da
amminoacidi
D è composto da un solo nucleotide
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# gene # RNA messaggero
# trascrizione # traduzione
# codice genetico
1. Che relazione c’è tra i geni e le proteine?
2. Spiega l’esperimento di Niremberg.
3. Che cosa sono i codoni d’arresto?
4. Dei 64 codoni possibili:
A solo 20 sono importanti perché
codificano per i 20 amminoacidi
B alcuni indicano lo stesso amminoacido
C una metà codifica per gli amminoacidi
e l’altra per i segnali d’arresto
D tutti codificano per un amminoacido
150
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
3lezioneDal gene alla proteina:
la trascrizione e la traduzione
DAL GENE ALLA PROTEINA: LA TRASCRIZIONE E LA TRADUZIONE 3 3lezioneDal gene alla
proteina:
la trascrizione e la traduzione
DAL GENE ALLA PROTEINA: LA TRASCRIZIONE E LA TRADUZIONE 3
9 La trascrizione: dal DNA all’RNA messaggero
Nella sintesi di una proteina a partire dalle istruzioni contenute nei geni sono
coinvolti tre
tipi di acidi ribonucleici (RNA). Il primo tipo, di cui abbiamo già parlato, si
forma quando
lo stampo di DNA viene trascritto in una molecola di RNA messaggero.
Il processo della trascrizione è simile a quello della duplicazione del DNA, con la
differenza
che nella trascrizione uno solo dei due filamenti di DNA serve da stampo per la
sintesi della molecola di mRNA. Dapprima la doppia elica si srotola e si divide in
due
filamenti nel punto in cui avrà inizio la trascrizione; poi i nucleotidi dell’RNA
sono assemblati
utilizzando come stampo le basi complementari del filamento di DNA (#fi gura
11). Si origina così la catena di RNA messaggero.
obiettivi
#
Descrivere il processo
di trascrizione del DNA
in mRNA.
#
Evidenziare l’importanza
del processo di maturazione
dell’RNA negli eucarioti.
#
Illustrare il processo
di traduzione.
G
T
T
G
C
filamento
di mRNA
neoformato
direzione
della trascrizione
enzima
RNA polimerasi
filamento
stampo
del DNA
T T T
T
T
G
C C
A A
A
CC AA
C
A
AAA U
U
# Figura 11 La trascrizione del
DNA.
RISPONDI
merasi?
citoplasma
esone introne esone introneesone
DNA
trascritto
di RNA
mRNA
trascrizione
rimozione
degli introni
montaggio
degli esoni
nucleo
Nelle cellule procariotiche, l’RNA trascritto da
un gene viene utilizzato così com’è nelle cellule
degli eucarioti, invece, prima di uscire dal nucleo
il trascritto di RNA subisce una rielaborazione
che lo trasforma in mRNA maturo.
I geni degli eucarioti, infatti, presentano
una struttura «discontinua»: essi sono costituiti
da regioni codifi canti, chiamate esoni,
intervallate da tratti non codifi canti, denominati
introni (#figura 12). Per capire meglio la
differenza tra introni ed esoni puoi immaginare
un gene come una frase di senso compiuto
che presenta tra una parola e l’altra (gli esoni)
delle sequenze di lettere senza senso (gli intro
151
IL LINGUAGGIO DELLA VITA
capitolo 8
ni). L’RNA polimerasi non distingue gli introni dagli esoni, ma copia tutto il gene
producendo
un trascritto immaturo contenente sia esoni sia introni.
Quando l’RNA si trova ancora all’interno del nucleo, alcuni enzimi rimuovono gli
introni
e saldano gli esoni tra loro, producendo una molecola di mRNA con una sequenza
codificante continua corrispondente a quelle parti del gene che saranno tradotte o,
come
si usa dire, «espresse». Questa operazione di «taglia e cuci» è detta splicing
dell’RNA,
che significa appunto «montaggio». Completato il montaggio, la «bozza fi nale»
dell’mRNA
eucariotico esce dal nucleo ed è pronta per essere tradotta nel citoplasma.
Per circa la metà dei geni presenti nel genoma umano è possibile operare uno
splicing
alternativo che permette di rielaborare in modi differenti gli introni e gli esoni
che costi-
RISPONDI
gli introni? tuiscono un gene; a partire dallo stesso trascritto primario, è così
possibile ottenere più
anticodone
RNA
di trasporto
(tRNA)
amminoacido
# Figura 13 La struttura
del tRNA.
U A C
# Figura 14 Ciascun ribosoma
presenta un
sito di attacco per mRNA
delle proteine richiede enzimi e fonti di energia chimica come l’ATP; i veri
protagonisti
sono però delle particelle chiamate ribosomi e un tipo di RNA chiamato RNA di
trasporto
Entrambe le funzioni sono rese possibili dalla struttura della molecola del tRNA,
che ha
forma ripiegata e porta a una estremità una tripletta di basi chiamata anticodone;
ciascun
anticodone è complementare a uno specifico codone. L’anticodone del tRNA ha la
funzione di
riconoscere il codone sull’mRNA secondo le regole dell’appaiamento delle basi.
All’altra estremità
della molecola del tRNA si trova invece un sito di legame per l’amminoacido codifi
cato
dal codone. Per ciascun amminoacido esiste un enzima specifico che riconosce sia il
tRNA sia
l’amminoacido corrispondente e li lega l’uno all’altro utilizzando l’energia
dell’ATP.
A
U
U
A
G
C
sito
«P»
sito
«A»
Met
tRNA
da una grande quantità di un altro tipo di RNA chiamato
RISPONDI
Qual è la funzione
del ribosoma
152
DAL GENE ALLA PROTEINA: LA TRASCRIZIONE E LA TRADUZIONE
RISPONDI
ne?
l La fase di inizio mette insieme i pezzi necessari: l’mRNA, il primo tRNA con il
suo
amminoacido e le due subunità del ribosoma. Il codone di inizio AUG (che codifi ca
per
codone secondo
di inizio codone
A U G C
G
U
A
A
U
LeuMet
UU A C
# La metionina si lega
all’amminoacido successivo
che giunge sul sito A del ri-
bosoma.
A U G C
G
U
A U
A G C C
MetLeu
Ala
C G G
UA C
A G C
G
U
A U
MetLeu
# Il sito A libero è rico-
nosciuto dal successivo
tRNA che porta il terzo
amminoacido.
# Il tRNA per la metionina lascia il sito P.
Il ribosoma scorre e sposta il tRNA dal sito A
al sito P (codone e anticodone restano legati
perché mRNA e tRNA si spostano insieme).
terzo
codone
catena
polipeptidica
in formazione
ANIMAZIONE
# La sintesi proteica
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
codone, l’anticodone di una molecola di tRNA, che reca con sé il suo amminoacido,
si
appaia col codone dell’mRNA posto nel sito A del ribosoma. Subito dopo avviene la
formazione del legame peptidico: la proteina in formazione si stacca dal tRNA a cui
era legato (quello del sito P) e si attacca mediante un legame peptidico
all’amminoacido
trasportato dal tRNA posizionato nel sito
U G A
via
stops
Il polipeptide comple-
tato viene rilasciato
dal ribosoma.
La traduzione termi-
na in corrisponden-
za del codone UGA.
# Figura 16 Visione
d’insieme della sintesi
proteica.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# esone # RNA polimerasi
# introne # splicing
# RNA di trasporto (tRNA)
# anticodone # ribosoma
1. Descrivi il processo di traduzione.
2. In che modo il tRNA si lega all’mR-
NA?
3. Al termine della trascrizione si ottiene
una molecola di:
A tRNA B DNA
C mRNA D proteina
4. Lo splicing dell’mRNA:
A elimina gli introni e cuce insieme
gli esoni
B avviene in tre fasi: inizio, allungamento,
terminazione
C nei procarioti avviene più rapidamente
che negli eucarioti
D elimina gli esoni e cuce insieme
gli introni
153
capitolo 8
obiettivi
lezione
IL LINGUAGGIO DELLA VITA 4 Le mutazioni possono
modificare il significato
dei geni
capitolo 8
obiettivi
lezione
IL LINGUAGGIO DELLA VITA 4 Le mutazioni possono
modificare il significato
dei geni
13 Una mutazione è un cambiamento
#
Spiegare in che modo
possono mutare i geni.
#
Evidenziare la differenza
tra le mutazioni di senso
e quelle non senso.
#
Indicare le possibili cause
delle mutazioni.
Come abbiamo visto nel capitolo 7, molte malattie genetiche sono causate da
mutazioni:
l’anemia falciforme, per esempio, è dovuta a una variazione di un solo nucleotide
sui
438 che costituiscono il gene che codifica per una delle catene polipeptidiche
dell’emoglobina.
In che modo una variazione così piccola può determinare un cambiamento tanto
rilevante nel fenotipo?
Le mutazioni che riguardano uno singolo nucleotide, come quella che provoca
l’anemia
falciforme, si defi niscono mutazioni puntiformi e si dividono in due gruppi
principali: il
RISPONDI
primo gruppo comprende le sostituzioni di basi; del secondo gruppo fanno parte le
inser
zioni e le delezioni.
Una mutazione per sostituzione si verifica quando, durante la duplicazione del DNA,
l’en
AA AUU U GAU G G G A CG
Met Lys Phe Glu Ala
mRNA
polipeptide
TT TAA A CTA C C C T GCsequenza del DNA
di un gene normale
mutazione silente mutazione di senso mutazione non senso
In altri casi una sostituzione può portare a un cambiamento della sequenza primaria
della
proteina che ne altera gravemente la funzione. Nel caso dell’anemia falciforme, la
mutazione
trasforma il codone GAG (che codifica per l’acido glutammico, polare e idrofilico)
nel codone
GUG che codifica per la valina, apolare e idrofobica.
Una mutazione non senso è invece una sostituzione che origina un codone di stop.
Per
esempio, se il codone AAG (che codifica per la lisina) muta in UAG (codone di
RISPONDI RISPONDI
senso?
delezione o di un’inserzione?
Durante la duplicazione del DNA può capitare che venga inserito un nucleotide in
più (inserzione)
oppure uno in meno (delezione). Questo tipo di errore provoca sempre notevoli
cambiamenti nella proteina codificata, perché determina uno scivolamento del
sistema di
lettura del codice genetico con perdita di senso di tutto il messaggio a valle
della mutazione;
vediamo un esempio:
l pensiamo ai codoni come a parole di tre lettere ognuna delle quali corrisponde a
un
amminoacido;
l scriviamo una frase di senso compiuto costituita da parole di tre lettere e
leggiamola
in modo continuo, senza segni di punteggiatura:
AHI AHI NON SEI PIÙ QUI CON NOI PER FAR TRE BEI GOL
l se si inserisce una lettera a metà della frase e si continua a leggere la frase a
gruppi di
tre lettere alla volta, si ottiene:
AHI AHI NON SEI PIÙ QUA ICO NNO IPE RFA RTR EBE IGO L
AHI AHI NON SIP IÙQ UIC ONN OIP ERF ART REB EIG OL
Sia un’inserzione sia una delezione, quindi, portano alla sintesi di una proteina
in cui tutti
gli amminoacidi dal punto della mutazione in avanti sono errati (#figura 18). Quasi
sem
pre questo tipo di mutazione causa la perdita di funzione della proteina. a valle
della mutazione.
sequenza del DNA
di un gene normale
TACTTCAAACCGCGT
TACTTCAACCGCGT A
AA AUU U CAU G G G G CG
Met Lys Phe Gly Ala
AA AUU UCAU G G GG CG
Met Lys Leu Ala His
Tutti gli amminoacidi a valle del pun-
to della delezione risultano cambiati.
mRNA
polipeptide
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# mutazione # agente
mutageno # sostituzione
# inserzione # delezione
1. Che cosa succede alla proteina se il
gene che la codifica subisce una mutazione
per inserzione?
2. In quali momenti avvengono più frequentemente
le mutazioni?
3. Che cosa sono gli agenti mutageni?
4. Quanti tipi di mutazioni puntiformi
conosci?
5. Che differenza c’è tra una mutazione
di senso e una mutazione non senso?
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
155
IL LINGUAGGIO DELLA VITA
capitolo 8
esercizi
6. L’RNA maturo:
A non contiene esoni
B contiene sia esoni sia introni
C non contiene introni
D subisce un processo di splicing
v f
v f
v f
v f
v f
polipeptide
...................................................................... , l’RNA. La
sintesi di una proteina
avviene in due tappe: la trascrizione e la traduzione.
156
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
L’INGEGNERIA GENETICA E LE SUE APPLICAZIONI 1lezione
capitolo 9
Il mais che mangiamo oggi non assomiglia affatto a quello che 8000 anni fa faceva
parte
della dieta quotidiana dei primi contadini. Il nome dell’antico mais era teosinte:
le sue
pannocchie erano molto più piccole (#figura 1A) e i chicchi, una volta maturi, si
staccavano
dalla pannocchia e venivano dispersi dal vento. Attraverso i secoli, a partire da
questa
specie, gli agricoltori hanno selezionato e incrociato gli esemplari che
presentavano le caratteristiche
più vantaggiose, come per esempio, i semi più grossi e pannocchie più ricche
di chicchi, che non si staccano dall’asse della pannocchia. Sono state così
ottenute varietà
di mais sempre più produttive (#fi gura 1B).
Allo stesso modo sono state modificate nel tempo molte altre specie vegetali di
interesse
alimentare (il riso, il grano, il fagiolo e il pomodoro) e ornamentale, come la
rosa.
A
C
B
D
Zea mais è il mais
attuale, con chicchi
più grossi e pannoc-
chie più grandi.
Il San Bernardo e il
Chihuahua sono
due razze di cane
molto diverse, otte-
nute per selezione
artificiale.
Il teosinte è una pianta
selvatica che cresce in
Messico, da cui ha avuto
origine il mais.
obiettivi
#
Distinguere le biotecnologie
moderne da quelle antiche.
#
Evidenziare l’importanza
degli enzimi di restrizione,
della PCR e dell’elettroforesi
su gel.
#
Spiegare perché l’aver
sequenziato il genoma
umano ha aperto la strada
a nuove ricerche.
158
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
L’INGEGNERIA GENETICA PERMETTE DI MANIPOLARE IL DNA
di vivere in assenza
di ossigeno. Fu
Pasteur a scoprire
questi microrganismi
e li chiamò,
appunto, anaerobici,
perché sono
in grado di vivere
senza aria.
importanti come le bevande alcoliche e il pane lievitato. Nonostante che gli Egizi
si cibas-
RISPONDI
sero di pane lievitato fin dal 4000 a.C., in realtà gli antichi non conoscevano i
microrganismi
né il loro ruolo nei processi di fermentazione. Solo nel 1854, infatti, lo
scienziato francese
Louis Pasteur riuscì a dimostrare l’importanza dei microrganismi nei processi
fermentativi.
nate caratteristiche?
molecolare.
RISPONDI
Per isolare un gene da una molecola di DNA e inserirlo in un’altra, la prima cosa
da fare
è «ritagliare» il tratto di DNA che interessa; le «forbici» che i biologi usano per
tagliare
restrizione?
il DNA sono speciali enzimi chiamati enzimi di restrizione, scoperti nel 1978 dal
159
capitolo 9
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Gli enzimi di restrizione
Gli enzimi di restrizione sono
specifici per diversi gruppi di
batteri; ogni gruppo protegge il
suo DNA dall’azione del pro-
prio enzima «coprendo» i siti di
restrizione tramite l’aggiunta di
gruppi chimici.
LO SAPEVI?
L’INGEGNERIA GENETICA E LE SUE APPLICAZIONI
AATT C
G
G
AATT C
# L'enzima di restrizione rico-
nosce una sequenza specifica.
Facciamo ora un esempio per
capire come utilizzando gli enzimi
di restrizione si può costruire
DNA ricombinante. L’enzima Eco-
RI (si legge eco erre uno) estratto
dal batterio E. coli riconosce la sequenza
GAATTC e la taglia tra la
G e la A.
AATTC
G
AATT C
G
G
AATT C
G
AATTC
AATTC GAATTC G
AATT CG
A AT T C G
estremità
coesiva
1
2
T
# L’enzima di restrizione
taglia il DNA in fram-
menti.
# Viene aggiunto un
frammento di DNA di al-
tra provenienza, trattato
con lo stesso enzima.
# I diversi frammenti si
legano appaiando le
basi complementari.
# La DNA ligasi «incol-
la» tutti i frammenti in-
sieme.
Come vedi nella #figura 2 il ta-molecola di DNA ricombinante
glio è sfalsato e i due frammenti
risultanti presentano un tratto a filamento singolo alle estremità. Queste porzioni
di
DNA a filamento singolo vengono chiamate estremità coesive (sticky ends) perché si
possono combinare con qualunque sequenza ad esse complementare. Le terminazioni
coesive sono sfruttate dai ricercatori per ottenere DNA ricombinante unendo insieme
tratti di DNA di provenienza diversa (#figura 2): prima si tagliano i campioni di
DNA
con il medesimo enzima di restrizione, poi li si mescola insieme in modo che le
estremità
coesive possano appaiarsi e infine si aggiunge un altro enzima, chiamato DNA
ligasi,
che «incolla» le estremità coesive ripristinando l’integrità della doppia elica.
160
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
162
L’INGEGNERIA capitolo 9 GENETICA E LE SUE APPLICAZIONI
4 La PCR permette di amplificare il DNA
La PCR (Polymerase Chain Reaction) o reazione a catena della polimerasi è una
tecnica
che si usa comunemente per «amplifi care», cioè copiare più volte, un tratto di DNA
senza
usare cellule viventi. A partire da un’unica molecola di DNA, in poche ore si
possono
ottenere 100 miliardi di molecole perfettamente identiche.
Le linee generali della PCR sono semplici; puoi vederle nella #fi gura 5. Il
campione di
DNA da amplifi care viene sottoposto a riscaldamento per separare la doppia elica e
mescolato
con la DNA polimerasi, con una miscela di nucleotidi e con una breve sequenza
di innesco chiamata primer. Il tutto viene raffreddato in modo che la DNA
polimerasi
possa aggiungere i nucleotidi ai fi lamenti fi gli duplicando il DNA. Quindi si
riscalda di
nuovo il tutto e il ciclo si ripete più volte fi no a che i reagenti non sono
consumati.
La PCR presenta alcuni straordinari vantaggi: il primo è che, scegliendo
opportunamente
il primer, è possibile copiare una specifi ca sequenza all’interno di una molecola
lunghissima di DNA; il secondo è che la tecnica è così precisa e potente che non è
necessario
purifi care preventivamente il campione di DNA; infi ne, per iniziare il processo
basta
una quantità piccolissima di DNA, meno di un milionesimo di grammo.
Grazie alla PCR i ricercatori hanno avuto la possibilità di amplifi care DNA molto
rari,
come i campioni ricavati da resti umani o da fossili; inoltre, la PCR permette di
avere a
disposizione più copie multiple dello stesso campione di DNA, facilitando
l’esecuzione di
ulteriori analisi.
5 L’elettroforesi su gel serve a separare molecole
di lunghezze diverse
Molto spesso gli scienziati hanno bisogno di confrontare campioni di DNA di
lunghezze
diverse. Una tecnica che permette di separare le macromolecole (siano esse proteine
o
acidi nucleici) in base alla loro lunghezza è l’elettroforesi su gel (#fi gura 6).
#Perché il campione di DNA da
amplificare viene sottoposto a
riscaldamento?
RISPONDI
1 2 3 4
DNA
polimerasi
nucleotidi
segmenti del DNA
da amplificare
primo ciclo:
2 copie
secondo ciclo:
4 copie
terzo ciclo:
8 copie
continua...
# Il DNA viene riscaldato
per separare
i filamenti.
Primer (brevi sequenze di DNA che si appaiano a
una sequenza nota nel DNA bersaglio, innescando
la reazione di polimerizzazione a catena).
# La miscela viene
raffreddata; i primer
si legano ai filamenti.
# La DNA polimerasi aggiunge
nucleotidi ai nuovi
filamenti producendo due
molecole figlie.
# La procedura
viene ripetuta, ripartendo
dallo stadio
# .
# Figura 5 La PCR permette di
amplificare il DNA.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
L’INGEGNERIA GENETICA E LE SUE APPLICAZIONI
capitolo 9
spesso accade in ambito scientifico, la conoscenza della sequenza del nostro genoma
ha
fornito alcune risposte ma ha anche aperto il campo a una serie di nuove domande,
inaugurando
la cosiddetta era post-genomica.
Una domanda, per esempio, riguarda il DNA non codificante: in una cellula umana è
contenuta una quantità di DNA 1000 volte maggiore di quella di un batterio. Questo
però
non significa che gli esseri umani possiedono 1000 volte più geni dei 200 posseduti
da
Escherichia coli: infatti, il nostro genoma contiene meno di 30000 geni, pari a
circa il 3%
del DNA. Il restante 97%, pertanto, non codifica per alcuna proteina e comprende
sequenze
di controllo (come i siti di legame per l’attacco di enzimi come, l’RNA
polimerasi)),
gli introni e altri tratti di DNA che in passato vennero defi niti DNA spazzatura.
Ma a che
cosa serve tutto questo DNA? Oggi non sappiamo ancora quale sia la sua funzione, ma
sembra sempre più chiaro che esso è indispensabile alle funzioni del DNA codifi
cante.
I risultati del Progetto Genoma hanno anche dimostrato che lo splicing alternativo
–
che permette di ottenere una grandissima varietà di proteine a partire da un numero
re-
RISPONDI
lativamente piccolo di geni – è un processo molto comune nella nostra specie; ciò
spiega
centuale corrispondono?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# selezione artificiale
# biotecnologie # plasmide
# DNA ricombinante
# enzima di restrizione
# sito di restrizione
# estremità coesiva # PCR
# elettroforesi
1. A che cosa servono gli enzimi di restrizione
negli organismi che li producono?
2. Quali prospettive di ricerca ha aperto
la conclusione del Progetto Genoma
Umano?
3. In che modo vengono uniti i frammenti
di DNA ottenuti con gli enzimi di restrizione?
4. La PCR è una tecnica che:
A separa frammenti di DNA di lunghezza
diversa
B utilizza l’enzima DNA polimerasi
C grazie agli enzimi di restrizione taglia
il DNA
D utilizza il metabolismo dei batteri
6. Il genoma umano:
A contiene una quantità di DNA
1000 volte maggiore di quello di E.
coli
164
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LE APPLICAZIONI DELL’INGEGNERIA GENETICA
lezione22
Le applicazioni
dell’ingegneria genetica
obiettivi
#
Spiegare l’importanza degli
OGM per la ricerca scientifica
e per la lotta alle malattie.
#
Descrivere come si possono
inserire geni estranei in una
cellula vegetale.
#
Illustrare le tecniche di clonazione.
Grazie ai bioreattori si
possono produrre grandi
quantità di proteine ot-
tenute con la biotecno-
logia.
portanza, perché il 5% dei
diabetici è allergico all’insulina
di origine animale che veniva
usata in passato.
cata.
Per aggirare questo ostacolo gli scienziati hanno utilizzato un metodo «naturale»:
si
sono cioè serviti di un batterio, chiamato l’Agrobacterium tumefaciens, che ha la
capacità
di infettare alcune piante trasferendo alle loro cellule parte del proprio DNA.
ria genetica?
165
# Figura 9 Questo topo gigan-
te è stato ottenuto trasferendo
nell’embrione il gene umano
# Figura 9 Questo topo gigan-
te è stato ottenuto trasferendo
nell’embrione il gene umano
L’INGEGNERIA GENETICA E LE SUE APPLICAZIONI
capitolo 9
RISPONDI RISPONDI
una parziale soluzione a questi problemi, soprattutto per quelle zone dell’Asia in
cui la
lula vegetale?
I primi mammiferi transgenici sono stati i topi. Nel 1982 la rivista Nature
annunciò la nascita di un «supertopo» (#figura 9): nel suo patrimonio genetico
era stato inserito un gene per la produzione dell’ormone umano della crescita,
grazie al quale l’animale si era sviluppato molto più del normale. Da allora si
sono ottenuti topi privi di difese immunitarie, resistenti ai virus, oppure affetti
dal morbo di Alzheimer; questi animali sono stati usati in laboratorio come mo-
DNA
terium tumefaciens può essere
usato come vettore per ottenere
piante geneticamente modifica
plasmide
Il batterio trasferisce il
DNA nella cellula vege-
tale.
cellula vegetale
modificata
La cellula si divide.
pianta GM
adulta
piante geneticamente modificate (GM)
proteina, il fattore IX, la cui carenza provoca una forma di emofi lia.
166
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LE APPLICAZIONI DELL’INGEGNERIA GENETICA
» Le cellule staminali
# Le potenzialità terapeutiche
delle cellule staminali
167
capitolo 9
# Figura 11 Il procedimento
di clonazione grazie al quale è
nata la pecora Dolly.
# Si estrae il nucleo
dalle cellule mammarie
messe in coltura.
citoplasma
della cellula uovo
l’embryo splitting.
RISPONDI
tori?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# organismo geneticamente
modificato o OGM
# transgenico # insulina
# clonazione
1. Quando un organismo si dice transgenico?
2. Per quali scopi si possono utilizzare i
batteri geneticamente modificati?
3. In che modo è stata ottenuta la pecora
Dolly?
4. Il golden rice è una varietà di riso:
A che può contribuire a risolvere le
carenze di vitamina D
B ottenuta da incroci mirati tra di-
verse varietà di riso
C contenente betacarotene
D geneticamente modificata
5. Un animale transgenico:
A è nato grazie alla tecnica di clonazione
chiamata embryo splitting
B possiede nel suo patrimonio genetico
uno o più geni estranei
C ha un numero di cromosomi diverso
da quello della sua specie
D si può ottenere tramite incroci selettivi
di individui con caratteristiche
utili
169
esercizi
capitolo 9
170
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
171
L’organizzazione del corpo umano
Il corpo umano è composto da dodici sistemi di
organi che svolgono una o più funzioni integrate
tra loro. Gli organi sono costituiti da diversi
tessuti, ognuno formato da cellule che svolgono
la stessa funzione. I principali tipi di tessuti
sono quattro: il tessuto epiteliale, il tessuto
connettivo, il tessuto muscolare, il tessuto
nervoso.
1
La pelle: la sua struttura e le sue
funzioni
La pelle, formata dall’epidermide e dal derma,
costituisce una barriera tra gli agenti esterni e
l’interno del nostro corpo.
2
Il movimento: lo scheletro
e i muscoli
Lo scheletro sostiene e protegge gli organi
e, insieme ai muscoli, costituisce il sistema
locomotore. Il sistema scheletrico si divide
in due parti: lo scheletro assile e lo scheletro
appendicolare. La muscolatura scheletrica è
collegata alle ossa attraverso i tendini ed è
costituita da fibre muscolari striate controllate
dai nervi motori.
3
10Il corpo umano
e il movimento
capitolo
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
171
L’organizzazione del corpo umano
Il corpo umano è composto da dodici sistemi di
organi che svolgono una o più funzioni integrate
tra loro. Gli organi sono costituiti da diversi
tessuti, ognuno formato da cellule che svolgono
la stessa funzione. I principali tipi di tessuti
sono quattro: il tessuto epiteliale, il tessuto
connettivo, il tessuto muscolare, il tessuto
nervoso.
1
La pelle: la sua struttura e le sue
funzioni
La pelle, formata dall’epidermide e dal derma,
costituisce una barriera tra gli agenti esterni e
l’interno del nostro corpo.
2
Il movimento: lo scheletro
e i muscoli
Lo scheletro sostiene e protegge gli organi
e, insieme ai muscoli, costituisce il sistema
locomotore. Il sistema scheletrico si divide
in due parti: lo scheletro assile e lo scheletro
appendicolare. La muscolatura scheletrica è
collegata alle ossa attraverso i tendini ed è
costituita da fibre muscolari striate controllate
dai nervi motori.
3
10Il corpo umano
e il movimento
capitolo
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IL CORPO UMANO E IL MOVIMENTO 1lezionelezione
capitolo 10
L’organizzazione
del corpo umano
obiettivi
#
Descrivere l’organizzazione
strutturale del corpo umano.
#
Elencare i diversi tipi di
sistemi che compongono
l’organismo umano
e le rispettive funzioni.
#
Descrivere i quattro
principali tipi di tessuti
che costituiscono il corpo
umano.
Diversi tipi di tessuti sono organizzati insieme a costituire gli organi; ogni
organo svolge
un compito specifi co: il cuore, per esempio, si contrae e spinge il sangue nei
vasi sanguigni
affi nché raggiunga tutte le parti del corpo. Infi ne, organi differenti sono
raggruppati
in sistemi o apparati: cuore e vasi sanguigni, per esempio, costituiscono il
sistema circolatorio.
L’insieme degli apparati costituisce l’organismo.
Studiando le varie funzioni del corpo umano ti renderai conto che tutti i sistemi
lavo-
RISPONDI
uomo donna
Lo scheletro sostiene
il nostro corpo e insieme
alla pelle protegge gli or-
gani interni.
I muscoli, collegati al-
lo scheletro, permetto-
no il movimento.
Il sistema nervoso
e gli organi di senso
coordinano il nostro
corpo e lo mettono in
comunicazione con
l’esterno.
Il sistema escreto-
re elimina i rifiuti e
mantiene l’equili-
brio chimico e idri-
co del sangue.
Il sistema endocrino rego-
la i processi fisiologici me-
diante la sintesi e il rilascio
di ormoni.
Il sistema dige-
rente elabora il ci-
bo, assorbe le so-
stanze nutritive ed
elimina quelle
non digerite.
Il sistema circolatorio
trasporta l’ossigeno e i
nutrienti alle cellule e
i rifiuti metabolici agli
organi che li elimina-
no.
Il sistema respiratorio
immette ossigeno
nell’organismo ed eli-
mina diossido di car-
bonio.
Il sistema immunita-
rio difende l’organi-
smo dagli agenti pato-
geni.
donna
uomo
173
IL CORPO UMANO E IL MOVIMENTO
capitolo 10
organi o tessuti
RISPONDI
tuite le ghiandole?
posto o pluristratifi cato) (#fi gura 3).
# Figura 3
epitelio pseudostratificato
L’epitelio pavimentoso
semplice, essendo molto
sottile, permette la diffusione
delle sostanze.
B
3 Il tessuto connettivo tiene uniti, sostiene e protegge
gli altri tipi di tessuti
Il tessuto connettivo è uno dei tessuti più abbondanti nell’organismo; esso forma
le ossa,
la cartilagine, i tendini, che collegano i muscoli alle ossa, e i legamenti, che
mantengono
nella giusta posizione i vari segmenti ossei o cartilaginei (come le strutture del
ginocchio).
Inoltre, questo tessuto costituisce le valvole cardiache e parte della parete dei
grossi vasi
sanguigni, riveste le articolazioni, forma uno strato continuo sotto l’epidermide e
sostiene,
come un cuscinetto, alcuni organi come l’occhio o il cuore.
Le cellule del tessuto connettivo non si trovano a stretto contatto le une con le
altre, ma
sono immerse in una sostanza detta matrice extracellulare. La matrice può essere
più o
meno fluida e ricca di proteine fibrose o elastiche, a volte indurite dalla
presenza di sali
minerali. A seconda della consistenza della matrice si distinguono vari tipi di
tessuto connettivo:
il tessuto osseo il tessuto cartilagineo, il connettivo denso, il connettivo lasso,
il
sangue e la linfa (questi ultimi sono due tessuti connettivi particolari di cui ci
occuperemo
nel prossimo capitolo.
174
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL CORPO UMANO E IL MOVIMENTO
capitolo 10
RISPONDI
Il tessuto muscolare
scheletrico osservato al
microscopio presenta le
caratteristiche striature.
nucleo
A
nucleo
B
nucleo
centrale
centrale
cellula
allungata
176
fibra muscolare cardiaca fibra muscolare liscia
# Il tessuto muscolare liscio si trova, per esempio, nelle pareti del tubo
digerente, della
vescica e dei vasi sanguigni; è involontario ed è formato da cellule allungate con
un nucleo
RISPONDI
co?
Come vedrai nel capitolo 12, i neuroni sensoriali sono in grado di trasportare
sotto
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# I tessuti del corpo umano
mediante gli organi di senso), dall’ambiente interno (per esempio, dai sistemi
respiratorio
e digerente) o anche da altri neuroni. Compito dei neuroni di associazione è quello
di elaborare
le informazioni che giungono al cervello per poi trasmettere, tramite i neuroni
motori,
una risposta ai muscoli o ad altre parti del corpo.
RISPONDI
tuito un neurone?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# tessuto epiteliale
# tessuto osseo # ghiandola
# tessuto cartilagineo
# tessuto connettivo
# tessuto muscolare
# tessuto nervoso
1. Quali funzioni svolge il tessuto connettivo
denso?
2. Che cosa differenzia il tessuto muscolare
striato da quello liscio?
3. Come si definisce un organo?
4. Quale tra i seguenti non è un organo?
5. Quale tra le seguenti caratteristiche distingue
il tessuto epiteliale dagli altri
tipi di tessuti?
A le cellule che lo formano sono
strettamente unite tra loro
B osservato al microscopio presenta
tipiche bande chiare e scure alter-
A
B
C
D
il cuore nate
un vaso sanguigno
la fibra muscolare
il polmone
C
D
trasmette i segnali provenienti
dall’esterno sotto forma di impulsi
elettrici
non è formato da cellule, ma solo
da fibre proteiche
177
LA PELLE: LA SUA STRUTTURA E LE SUE FUNZIONI
derma e l’epidermide.
Su tutta la superficie corporea, ad eccezione della pianta del piede e del palmo
della mano,
gli strati più interni dell’epidermide formano delle sottili invaginazioni che
sprofondano nel
derma e terminano con una struttura concava, detta bulbo, ciascuna contenente un
pelo.
10 L’epidermide poggia sul derma,
costituito da tessuto connettivo
RISPONDI
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# pelle # epidermide
# cheratina # melanina
# derma # fibre elastiche
# fibre collagene
1. Quali funzioni svolge la pelle?
4. Quale tra le seguenti funzioni non è
caratteristica dell’ipoderma?
2. Perché la pelle invecchia?
A connettere la cute con la muscola3.
Le cellule superficiali dell’epidermide
tura
A
B
C
D
melanina
cheratina
collagene
D isolare termicamente
sudore
179
IL CORPO UMANO E IL MOVIMENTO
capitolo 10
lezione3
Il movimento: lo scheletro
e i muscoli
obiettivi
#
Descrivere la struttura delle
ossa e dei muscoli.
#
Distinguere tra articolazioni,
legamenti e tendini.
#
Elencare le diverse parti
dello scheletro e le
rispettive funzioni.
#
Spiegare la meccanica
dei muscoli che consente
flessione e distensione
del braccio.
il sistema locomotore
Quando tocchi una pentola che scotta o un oggetto appuntito, i recettori presenti
sulla tua
pelle inviano al cervello un’informazione che viene elaborata come sensazione
dolorosa;
in risposta a tale sensazione, il tuo corpo attua un movimento grazie al quale la
mano
viene ritratta dalla fonte del dolore. In che modo il nostro corpo si muove?
RISPONDI
Quale funzione svolgono
i muscoli volontari?
mandibola
sterno clavicola
scapola
costole
omero
colonna
vertebrale
radio
carpo
ileo
metacarpo
coccige
ulna
ischio
falangi pube
femore
tibia
rotula
perone
Lo scheletro umano
è formato da 206 ossa
di varie misure e dimensioni
(#fi gura 11);
le ossa costituiscono
complessivamente il
6% della massa corporea,
mentre i muscoli
volontari, che sono oltre
600, rappresentano
ben il 40% della nostra
massa. Delle 206
ossa che costituiscono
il nostro scheletro, 29
si trovano nel cranio
(di cui 14 nella faccia e
6 nell’orecchio), 27 nella
mano e 26 nel piede.
tarso
metatarso
una visione d’insieme.
falangi
180
vertebra:
osso corto
irregolare
scapola:
osso piatto
epifisi
midollo
osseo
diafisi
tessuto osseo
spugnoso
omero:
osso lungo
A B
vertebra:
osso corto
irregolare
scapola:
osso piatto
epifisi
midollo
osseo
diafisi
tessuto osseo
spugnoso
omero:
osso lungo
A B
IL MOVIMENTO: LO SCHELETRO E I MUSCOLI
Nel tessuto osseo, che abbiamo descritto nella lezione precedente, la matrice è
disposta in
strati o lamelle; a seconda della disposizione delle lamelle l’osso può essere
spugnoso o
compatto:
trabecole
A
In base alla loro forma, invece, le ossa possono essere classificate in lunghe,
corte e piatte
(#fi gura 13).
1. Le ossa lunghe come il femore, la tibia e l’omero sono formate da una parte
mediana,
detta diafi si, e da due estremità arrotondate, le epifi si. La diafisi è formata
da tessuto
compatto che delimita un’ampia cavità centrale, mentre le epifisi sono costituite
da
tessuto osseo spugnoso. Le minuscole cavità presenti nel tessuto spugnoso sono
riempite
dal midollo osseo rosso, che produce le cellule del sangue (per esempio, i globuli
rossi). Nella diafisi, invece, si trova il midollo osseo giallo, costituito
prevalentemente
da grassi, che rappresenta una riserva energetica per l’organismo.
2. Le ossa corte comprendono le ossa del polso e della caviglia, che hanno una
forma
abbastanza regolare, e le vertebre, che sono considerate invece ossa irregolari.
3. Le ossa piatte come, per esempio, la scapola, l’anca e le ossa del cranio hanno
uno
spessore molto ridotto e presentano una forma appiattita.
Il trapianto di midollo osseo
salva ogni anno migliaia di vite.
Il midollo osseo, infatti, è un
concentrato di cellule capaci di
produrre tutti i componenti cel-
lulari del sangue: i globuli rossi,
i globuli bianchi e le piastrine. Il
trapianto di midollo osseo fu
eseguito per la prima volta nel
1956 da Donnall Thomas e Jo-
seph Murray su un malato di
leucemia. Il paziente guarì e i
due medici ricevettero nel 1990
il premio Nobel per la medici-
na.
LO SAPEVI?
Lacuna che ospita
l’osteocita.
Canale centrale conte-
nente vasi sanguigni,
nodi linfatici e nervi.
B
# Figura 12
181
essere di vari tipi in base al loro diverso grado di mobilità: le suture che si
trovano tra le
ossa del cranio, per esempio, sono articolazioni che non
conda le estremità come un manicotto e forma dei pic-
coli cordoni chiamati legamenti (#fi gura 14).
muscolo
capsula
articolare
legamento
crociato
posteriore
complessa.
Il tendine collega il
muscolo all’osso.
Il legamento rotuleo col-
lega la rotula alla tibia.
muscolo
capsula
articolare
legamento
crociato
posteriore
complessa.
Il tendine collega il
muscolo all’osso.
Il legamento rotuleo col-
lega la rotula alla tibia.
IL CORPO UMANO E IL MOVIMENTO
capitolo 10
RISPONDI
periostio, che in alcuni punti, come per esempio nelle epifisi delle ossa lunghe, è
sostituita
Le superfici di contatto fra due o più ossa vicine sono dette articolazioni e
possono
permettono il movimento, mentre le articolazioni tra le
costole e le vertebre consentono movimenti molto limitati.
Nelle ossa lunghe, per il confluire di cavità dovute alla degenerazione della
cartilagine,
si forma la cavità midollare. La parte centrale dell’osso embrionale viene invasa
da vasi
sanguigni e da cordoni di tessuto connettivo, ricco di cellule da cui avranno
origine gli
osteoblasti. Queste cellule sono capaci di sintetizzare le componenti organiche
della matrice
ossea (una miscela di fibre collagene e di glicoproteine) e sono i precursori degli
osteociti. La matrice ossea successivamente si mineralizza e sostituisce il tessuto
cartilagineo.
Grazie a ciò le ossa crescono anche in spessore, in quanto le cellule della regione
più
esterna possono secernere nuova matrice aggiungendo lamelle ossee sulla superfi cie
dell’osso.
Gli osteoclasti situati nella regione più interna svolgono invece un’azione
distruttiva
legamento crociato
anteriore
cuscinetto adiposo
182
#
sull’osso tale da formare una cavità interna sempre più larga che verrà occupata da
midol
sti?
lo osseo.
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
toracica:
l Il cranio è formato dalle ossa della faccia e dalla scatola cranica, che ha
la funzione di proteggere l’encefalo ed è costituita da otto ossa piatte:
quattro pari (di cui due parietali e due temporali) e quattro impari (frontale,
occipitale, etmoide e sfenoide).
l La colonna vertebrale, composta da 33-34 vertebre impilate, è responsabile
della postura eretta e regge il peso del corpo insieme agli arti
inferiori. Nelle prime 20 vertebre è presente un canale centrale che contiene
il midollo spinale, mentre le ultime 7-8 sono saldate insieme a
formare un unico osso chiamato coccige. Interposti tra una vertebra e
l’altra ci sono i dischi intervertebrali, cioè dei cuscinetti cartilaginei che
funzionano da ammortizzatori.
l La gabbia toracica protegge il cuore e i polmoni, ed è coinvolta nei movimenti
di inspirazione ed espirazione; questa struttura ossea è formata
dalle costole, che dorsalmente sono collegate alle vertebre, mentre nella
parte anteriore si attaccano allo sterno.
cio, tibia e perone nella gamba) e numerose ossa corte che formano il
piede e la mano.
colonna
vertebrale
cranio
gabbia
toracica
cinto
scapolare
cinto
pelvico
scheletro
assile
scheletro
appendicolare
RISPONDI
e lo scheletro appendicolare.
#
183
IL CORPO UMANO E IL MOVIMENTO
capitolo 10
l’intero organismo (per esempio quando camminiamo) oppure alcune sue parti (quando
scriviamo o respiriamo). Nella #figura 16 puoi vedere l’insieme della muscolatura
del corpo
umano. Solo pochi tra i muscoli volontari non interagiscono con lo scheletro; si
tratta dei
cosiddetti muscoli pellicciai o mimici del volto, che sono ancorati alla pelle e
non alle ossa
e che, contraendosi, fanno assumere al viso espressioni diverse. Alcuni di essi
sono anche
fondamentali per la produzione dei suoni.
grande
pettorale deltoide
deltoide
tricipite
gran dorsale
bicipite
grande gluteo
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# La contrazione muscolare
quadricipite bicipite
femorale
tibiale
gastrocnemio
# Figura 17 L’organizzazione
del muscolo scheletrico.
muscolo
fascio di fibre
muscolari
sarcomero banda scura
banda chiara
fibra muscolare
miofibrilla
Come puoi osservare nella #figura 17, il muscolo scheletrico
è una struttura gerarchica di filamenti paralleli sempre più
piccoli. Ogni muscolo infatti è formato da fasci di fi bre muscolari;
ogni fibra muscolare è una singola cellula cilindrica
con più nuclei costituita da centinaia di lunghi fascetti
contrattili detti miofi brille. Ogni miofibrilla, a sua volta,
è composta da unità ripetute chiamate sarcomeri. Ogni
sarcomero è costituito dal regolare alternarsi di fi lamenti
proteici spessi costituiti dalla proteina miosina, che presenta
delle protuberanze laterali dette teste miosiniche, e da
filamenti sottili costituiti dalla proteina actina, che ha l’aspetto
di una corda attorcigliata (vedi paragrafo 6). Le miofi brille
hanno la capacità di accorciarsi in risposta allo stimolo di un
nervo motorio e di tornare alla lunghezza originaria quando
184
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL MOVIMENTO: LO SCHELETRO E I MUSCOLI
contratto
tendini
bicipite
rilassato
legamenti
tricipite
rilassato
bicipite
contratto
#
RISPONDI
si dicono antagonisti?
pure durante il sonno, ma si trovano sempre in uno stato di lieve tensione chiamato
tono
muscolare; ciò è dovuto al fatto che in ogni momento in un muscolo vi sono sempre
alcune
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. Come è strutturato un muscolo sche4.
I legamenti:
letrico?
tessuto osseo
B connettono i muscoli alle ossa
stessa articolazione
# scheletro # arto
no le articolazioni
# articolazione # legamento
# ossificazione # tendine
nervoso
A
B
C
D
lo sterno
l’omero
la scapola
il perone
gnoso
D è costituito prevalentemente da
185
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
esercizi
capitolo 10
secernono ormoni
D le sue cellule, poco numerose, sono immerse in
una matrice
186
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
11Il corpo umano:
respirazione,
alimentazione
e circolazionecapitolo
187
1
2
3
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11Il corpo umano:
respirazione,
alimentazione
e circolazionecapitolo
187
1
2
3
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Il sistema respiratorio: struttura
e funzione
Il sistema digerente
e l’alimentazione
capitolo 11
1lezionelezione
Il sistema respiratorio:
struttura e funzione
Come abbiamo visto nel capitolo 5, per crescere, riprodursi e svolgere le proprie
funzioni
obiettivi
#
Descrivere gli organi che
costituiscono il sistema
respiratorio.
vitali le cellule hanno bisogno di energia, che esse ricavano demolendo le molecole
di nutrienti
come il glucosio. La fase finale della demolizione del glucosio è costituita dalla
respirazione
#
Illustrare le funzioni svolte
cellulare. Nel corso di questo processo, ogni cellula del nostro corpo «consuma»
ossigeno
#
Spiegare come avvengono gli
RISPONDI
gassosi?
polmone sinistro
polmone destro
bronchiolo
bronco
cuore
diaframma
L’aria entra nel nostro corpo tramite le narici e attraversa le cavità nasali dove
viene
riscaldata, inumidita e filtrata dai piccoli peli presenti sulle loro pareti.
Quando abbiamo il
naso ostruito a causa di un raffreddore, ma anche quando facciamo un intenso sforzo
fisico,
l’aria entra anche dalla bocca. La faringe, o retrobocca, è il canale dal quale
passa sia l’aria
diretta ai polmoni sia il cibo diretto allo stomaco. Nella faringe si trovano le
tonsille, piccoli
organi disposti ad anello che svolgono una fondamentale funzione di difesa del
sistema
respiratorio, proteggendolo dai microrganismi presenti nell’aria; le tonsille
raggiungono
la massima dimensione durante la pubertà, riducendo in seguito le loro dimensioni.
Nella
faringe
laringe
trachea
naso
188
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA RESPIRATORIO: STRUTTURA E FUNZIONE
RISPONDI
venula polmonare
alveoli
Il polmone è costituito da
lobuli, strutture formate da
bronchioli che terminano
ramificandosi negli alveoli
polmonari.
bronchiolo arteriola polmonare
3 Lo scambio dei gas respiratori avviene
negli alveoli polmonari
lobulo
La funzione dei polmoni è quella di effettuare gli scambi gassosi con l’esterno. I
polmoni
hanno una struttura spugnosa perché sono costituiti da grappoli di minuscoli
sacchi,
chiamati alveoli polmonari, il cui diametro è 0,1-0,2 mm. La superficie degli
alveoli è
formata da un sottile strato di cellule epiteliali mantenute costantemente umide da
una
pellicola di liquido in cui si scioglie l’ossigeno presente nell’aria inspirata.
Ogni alveolo
è avvolto in una fitta rete di capillari, la cui parete, sottilissima, è formata
anch’essa da
tessuto epiteliale pavimentoso monostratifi cato.
Le due pareti, quella degli alveoli e quella dei capillari, costituiscono la
superfi cie attraverso
cui avvengono gli scambi gassosi grazie al processo di diffusione. L’ossigeno
diffonde dall’aria alveolare, dove è più concentrato, al sangue dei capillari, dove
è meno
concentrato; al contrario, il diossido di carbonio diffonde dal sangue dei
capillari all’aria
degli alveoli (#fi gura 3).
Poiché l’ossigeno è poco solubile nel plasma, che è la parte liquida del sangue,
esso
viene trasportato da una molecola speciale, l’emoglobina, una proteina presente nei
globuli
rossi che contiene atomi di ferro capaci di legare le molecole di ossigeno. Grazie
all’emoglobina è possibile trasportare una quantità di ossigeno molto più elevata
rispetto
ANIMAZIONE
# La respirazione e gli scambi
gassosi
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
189
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
L’aria che respiriamo contiene polveri di ogni genere, fuliggine e sostanze nocive,
oltre
RISPONDI
lule cigliate che tappezzano le a batteri e virus. Gli alveoli polmonari sono molto
delicati e si danneggiano facilmente;
pareti delle vie respiratorie?
superficie
dei bronchi
ciglia
cellula a
calice che
A
produce
muco ni composti irritanti che ostacolano il movimento delle ciglia che
tappezzano le vie respiratorie; se poi una persona fuma molto, le
ciglia scompaiono del tutto. La produzione di muco, al contrario,
aumenta: senza le ciglia, però, il muco contenente polveri e batteri
ristagna nei bronchi e nei polmoni. Interviene allora la tosse,
con la quale l’organismo cerca di espellere meccanicamente il
muco. La tosse può diventare insistente e cronica, e danneggiare
gli alveoli polmonari, provocando la rottura delle sottili pareti che
li costituiscono. I polmoni di un fumatore, a lungo andare, diventano
molto meno efficienti nell’effettuare gli scambi respiratori
fino a manifestare una patologia, denominata enfi sema, in cui la
respirazione risulta estremamente diffi coltosa.
B
# Figura 4 Le vie respiratorie
fi cie degli alveoli polmonari rendendoli meno effi cienti. Nella #fi gura 5 puoi
osservare la
differenza tra i polmoni di un neonato (A) e quelli di un fumatore (B). Nei polmoni
di una
persona che fuma un pacchetto di sigarette al giorno, in 20 anni passano ben 3 kg
di ca-
trame! Questa sostanza ha anche un effetto cancerogeno: non tutti i fumatori si
ammalano
di cancro, ma le statistiche dimostrano che il 90% delle persone affette da cancro
ai
polmoni sono fumatori.
A B
Gli alveoli sono anneriti
dal catrame.
190
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA RESPIRATORIO: STRUTTURA E FUNZIONE
1
La pleura è una membrana for-
mata da due foglietti separati
da un sottilissimo spazio conte-
nente un liquido con proprietà
lubrificanti, per permetterne lo
scivolamento reciproco. Un’in-
fiammazione di questa mem-
brana dà luogo a una malattia,
la pleurite, che si manifesta con
tosse, dolori ai polmoni e feb-
bre alta.
LO SAPEVI?
Inspirazione: l’aria entra
nei polmoni.
Espirazione: l’aria esce
dai polmoni. monare è lo scambio di aria tra
i polmoni e l’ambiente esterno
ed è resa possibile da variazioni
di pressione.
A B
La cassa toracica
aumenta di volume.
Il diaframma
si abbassa.
La cassa toracica torna
al volume iniziale.
Il diaframma
si alza.
# Figura 6 La ventilazione pol-
RISPONDI
Qual è il principale segnale
(in giallo nella #fi gura 7) partono i nervi che inviano al diaframma
e ai muscoli intercostali i segnali che ne inducono
la contrazione, provocando l’inspirazione. Tra un’inspirazione
e l’altra i muscoli si rilassano e avviene l’espirazione. In
condizioni di riposo si verificano circa 10-14 inspirazioni al
minuto. Ma come può cambiare il ritmo respiratorio in base
alle diverse esigenze dell’organismo? Quando il tuo corpo
compie uno sforzo, per esempio una corsa, il fabbisogno di
ossigeno da parte delle cellule aumenta; contemporaneamente,
aumenta anche la produzione di diossido di carbonio,
che deve essere eliminato. Di conseguenza, gli atti respiratori
devono diventare più frequenti e più profondi.
centri di controllo
della respirazione
ponte
midollo
allungato
diaframma
muscoli
intercostali
liquido
cerebrospinale
cervello
sensore
per CO2 e O2
nell’aorta
L’aumento di CO2 o la
diminuzione del pH nel
sangue attivano i centri
della respirazione.
Segnali nervosi
che inducono
la contrazione
dei muscoli.
Segnale nervoso che ri-
leva i livelli di CO2 e O2.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
191
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# scambio gassoso # narice
# cavità nasale # faringe
# laringe # bronco
# bronchiolo # diffusione
# alveolo polmonare
# inspirazione # espirazione
1. Dove avvengono gli scambi gassosi?
2. Perché il fumo rappresenta un peri-
colo per il sistema respiratorio?
3. Descrivi il processo di inspirazione e
quello di espirazione.
4. L’inspirazione avviene grazie:
A alla dilatazione degli alveoli e dei
bronchi
B all’abbassamento del diaframma
C al rilassamento dei muscoli intercostali
D alla contrazione del tessuto muscolare
presente nei polmoni
nella laringe
nei bronchioli
192
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
lezione
2IL SISTEMA DIGERENTE E L’ALIMENTAZIONE 2Il sistema digerente
e l’alimentazione
lezione
2IL SISTEMA DIGERENTE E L’ALIMENTAZIONE 2Il sistema digerente
e l’alimentazione
6 Il sistema digerente trasforma il cibo in molecole obiettivi
abbastanza piccole da poter essere utilizzate
#
Descrivere gli organi che dalle cellule costituiscono il sistema
digerente.
#
Spiegare come avviene
umano.
stema digerente.
digerente permettono
di frammentare e
assorbire gli alimenti.
Il sistema digerente è costituito
da bocca, faringe, esofago, stomaco
e intestino; a questi organi sono
annesse due grosse ghiandole, il
fegato e il pancreas (#figura 8). A
parte la bocca e la faringe, il siste
intestino tenue
intestino crasso
alimentare.
193
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
di basilico freschi.
ma digerente?
incisivi
canino
premolari
molari
lingua
Nella #tabella 1 sono riportate le diverse categorie di sostanze nutritive presenti
negli
alimenti, alcuni esempi di cibo che le contengono, la loro composizione chimica e
le prin-
cipali funzioni che tali sostanze svolgono nel nostro organismo.
8 La digestione ha inizio in bocca mediante
processi meccanici e chimici
Gli alimenti entrano nel nostro corpo (ingestione) attraverso la bocca (#fi gura
10) ed è proprio in bocca che il cibo subisce le prime modifi cazioni
meccaniche e chimiche trasformandosi per azione di denti, saliva e
lingua in bolo alimentare. I denti riducono il boccone in piccoli pezzi,
rendendone più facile la deglutizione, e la lingua lo rimescola.
La saliva prodotta dalle sei ghiandole salivari, tre per ogni lato del
viso (#figura 11A), è una soluzione acquosa con funzioni sia digesti-
ve sia di protezione del cavo orale. Essa, infatti, contiene un impor-
tante enzima, l’amilasi salivare o ptialina, che demolisce le grosse
molecole di amido riducendole in molecole più piccole costituite da
poche unità di glucosio (oligosaccaridi) e nel disaccaride maltosio
(formato da due unità di glucosio). Il maltosio è dolce, per cui masti-
cando a lungo un pezzo di pane o un cucchiaio di riso si percepisce un
gusto dolce. La funzione difensiva è invece svolta dal muco e diverse
sostanze che agiscono contro i batteri proteggendo i denti dalla carie.
La carie dentaria è una malattia degenerativa dei tessuti duri del dente,
che inizia dalla superficie e procede in profondità. Questa patologia è provoca-
# TABELLA 1 Le sostanze nutritive presenti negli alimenti e loro principali
funzioni nell’organismo.
Carboidrati (amido, zucchero) farina, patate, riso fonte primaria di energia,
sintesi di altre molecole orga-
niche
Grassi (trigliceridi, colesterolo) olio d’oliva o di semi e grassi
animali come il lardo e il burro
sintesi delle membrane, riser-
va di energia, isolamento dal
freddo
Proteine (amminoacidi,
enzimi)
carne, pesce, latte sintesi di enzimi e di strutture
cellulari come l’actina e la
miosina dei muscoli
Vitamine frutta e verdure fresche funzionamento degli enzimi
Acqua tutti gli alimenti indispensabile per lo svol-
gimento di tutte le reazioni
chimiche
Sali minerali frutta e verdura funzioni varie
RISPONDI
Ciascun dente ha
la forma adatta
alla funzione che
svolge.
ugola
# Figura 10 La bocca provvede
alla digestione meccanica (tra-
mite la lingua e i denti) e chimi-
ca (tramite la ptialina) del cibo.
Sostanza nutritiva Fonte Principali funzioni
ta da un’eccessiva presenza di batteri (per esempio Streptococco mutans) nel cavo
orale,
de?
Il bolo alimentare è spinto dalla lingua nella faringe, dove viene deglutito. Come
la
bocca, la faringe è un tratto comune al sistema digerente e a quello respiratorio;
qui si
aprono due vie: la laringe, che è percorsa dall’aria, e l’esofago, nel quale entra
il bolo.
Per evitare che il cibo «vada di traverso» e imbocchi la laringe invece
dell’esofago,
all’entrata della laringe è presente una membrana, l’epiglottide, che si chiude al
momento
della deglutizione interrompendo momentaneamente la respirazione e incanalando in
tal modo il bolo verso l’esofago.
RISPONDI
Le contrazioni peristaltiche
sono talmente potenti che sa-
rebbe possibile bere un bicchie-
re d’acqua anche a «testa in
giù».
LO SAPEVI?
194
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
parotide parotide
IL SISTEMA DIGERENTE E L’ALIMENTAZIONE
Le ghiandole sali-
vari rilasciano sali-
va nella cavità
orale e il cibo si
sposta attraverso
l’esofago grazie a
onde peristaltiche.
sezione
dell’esofago
bolo alimentare
muscoli
sottolinguale
longitudinali
contratti
muscolatura liscia
Una contra-
zione della
muscolatura
liscia a mon-
te del bolo lo
spinge in
avanti.
Onde di con-
trazione del-
la muscola-
tura spingo-
no il bolo
verso lo sto-
maco.
sottomascellare
A B
L’esofago è un tubo lungo circa 25 cm che attraversa il diaframma e arriva nello
stoma-# Figura 11
A. Le ghiandole salivari.
co. La parete dell’esofago, come quella di tutto il resto del canale alimentare, è
costituita
Le proteine, contenute soprattutto nella carne, nel pesce, nelle uova, nei
latticini e nei
legumi come i fagioli, i ceci e la soia, sono grossi polimeri formati da lunghe
catene di
amminoacidi legati tra loro. Durante la digestione, che ha inizio nello stomaco e
termina
nell’intestino, le catene vengono demolite in pezzi sempre più piccoli fino a
separare i
singoli amminoacidi.
cardias
piloro
muscolare liscio
tessuto epiteliale
195
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Il sistema digerente
enzima, che digerisce le proteine, viene prodotto in forma inattiva per evitare che
dan-
RISPONDI
A che cosa serve l’acido clori-Al termine della digestione, nello stomaco si è
formata una poltiglia semi-liquida, aci
196
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
villo
microvilli
cellula
epiteliale
villo
microvilli
cellula
epiteliale
IL SISTEMA DIGERENTE E L’ALIMENTAZIONE
RISPONDI
in molecole più piccole. Poiché questi enzimi non funzionano bene in ambiente
acido, il
pancreatico?
tratto di intestino
vasi
sanguigni
strati di
muscoli
epitelioA
succo pancreatico contiene anche del bicarbonato, che ha la funzione di
neutralizzare
l’acidità del chimo. La bile ha invece la funzione di emulsionare i grassi presenti
nel chimo,
cioè di suddividere le grosse gocce di grasso in tante minuscole goccioline su cui
gli
enzimi possono agire più facilmente. Prima di essere riversata nel duodeno, la bile
prodotta
dal fegato si accumula in una specie di «sacchetto», la cistifellea.
I villi sono estroflessioni a forma di dito lunghe circa 1 mm; ognuno di essi è
percorso all’interno da una rete di capillari sanguigni in cui passano il glucosio,
gli amminoacidi, i sali minerali e le vitamine prodotti dalla digestione.
Dall’unione
di più capillari si originano i vasi sanguigni che, a loro volta, si uniscono confl
uendo
nella vena porta, la quale trasporta al fegato il sangue ricco di nutrienti. Oltre
ai capillari, ogni villo contiene anche un piccolo vaso linfatico, che assorbe il
glicerolo
e gli acidi grassi trasportandoli nei vasi linfatici più grandi; questi riversano
poi il loro contenuto in una grossa vena vicino al cuore.
B
La superficie assorbente tota-
le (villi e microvilli) di un indi-
viduo medio è di circa 300
metri quadrati (all’incirca
uguale a quella di un campo
da tennis).
In ogni centimetro quadrato di intestino tenue sono pre-
senti circa 3000 villi. La superficie di ogni villo è ulterior-
mente aumentata perché la membrana delle sue cellule
si ripiega in minuscole creste, i microvilli.
parete intestinale
rivestita di villi
# Figura 13
vaso linfatico
197
capitolo 11
Il pancreas è una grossa ghiandola di forma triangolare che si trova nella parte
sinistra
della cavità addominale. Questa ghiandola svolge una doppia funzione:
l la maggior parte delle cellule del pancreas produce gli enzimi digestivi che,
come ab
dell’intestino tenue)
stomaco
pancreas
bile
Il fegato produce la bile, ri-
elabora molte sostanze nu-
tritive, immagazzina glico-
geno, sostanze minerali e
vitamine, e trasforma so-
stanze potenzialmente tos-
siche in composti innocui.
Produce
ormoni
ed enzimi.
1,4 kg; è di colore rosso brunastro e di consistenza molle,
e si trova nella parte superiore destra della cavità addo
fegato
duodeno (parte
# Figura 14 Gli organi e le e poi inglicogeno, che viene trattenuto dalle cellule
del fegato come sostanza di riserva; nel
RISPONDI
niaca, oppure possono provenire dall’esterno, come i farmaci e l’alcol. Una volta
resi
innocui, i prodotti vengono eliminati con le feci oppure con le urine.
Nell’intestino crasso non sono presenti villi; tuttavia, in questo tratto viene
riassorbita
gran parte dell’acqua e degli ioni inorganici presenti nel canale intestinale,
mentre il restante
materiale viene trasformato in feci, eliminate attraverso l’ano. Quando il
riassorbimento
di acqua è eccessivo, per esempio perché la peristalsi è troppo lenta, le feci
diventano molto
198
#
intestinale?
Come abbiamo detto, noi assumiamo attraverso il cibo sia le sostanze che ci servono
per
produrre energia sia le materie prime indispensabili per la costruzione dei nostri
tessuti. A
partire da composti come gli zuccheri e le proteine, il nostro organismo è capace
di assemblare
una grande varietà di molecole organiche; tuttavia, vi sono alcune molecole che noi
non
siamo in grado di sintetizzare e che, perciò, dobbiamo procurarci attraverso gli
alimenti.
Queste sostanze sono dette essenziali e comprendono ioni inorganici, molte vitamine
e alcuni amminoacidi. La carenza di iodio, per esempio, può determinare scompensi
alla
tiroide che si accresce a dismisura formando il gozzo (#fi gura 16).
giorno di vitamina C, che può essere assunta tramite il regolare consumo di frutta
e ver
dura fresche.
RISPONDI
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. Quali processi trasformano un bocco5.
Se si assume un farmaco che distrugne
in bolo alimentare?
ge la flora intestinale, per esempio un
antibiotico, potrebbe risultare carente
delle feci
di alcune vitamine
4. La peristalsi è:
# digestione # assorbimento
# laringe # esofago
del cibo
A
B
C
D
della bile
degli enzimi
dell’acido cloridrico
C la demolizione degli alimenti in
199
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
lezione3capitolo 11
Il sistema circolatorio
e il sangue
Come abbiamo visto nelle due lezioni precedenti, le sostanze nutritive entrano nel
nostro
corpo attraverso il sistema digerente che le riduce in molecole sufficientemente
piccole da
poter essere introdotte nelle cellule, mentre l’ossigeno entra nell’organismo
tramite le vie
respiratorie; ma chi si occupa di distribuire alle cellule nutrimento e ossigeno?
In che
modo i rifiuti del metabolismo cellulare raggiungono gli organi che hanno il
compito di
espellerli? Il sangue è il tessuto connettivo che assolve tutti questi compiti,
che, tra l’altro,
rappresentano solo alcune delle sue numerose funzioni.
Il sangue è costituito da cellule e da una parte liquida detta plasma; nel loro
complesso,
le cellule del sangue (come i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine) sono
chiamati
elementi figurati. In un uomo adulto il sangue costituisce circa 1/12 del peso
corporeo;
dei 5-6 litri circa di sangue che abbiamo nel nostro corpo, il 55% è costituito da
plasma e
il 45% dagli elementi fi gurati.
obiettivi
#
Conoscere le componenti
del sangue e descriverne
le funzioni.
#
Descrivere la struttura
e la funzione del cuore
e dei vasi sanguigni.
#
Spiegare quale percorso
compie il sangue nel corpo
umano partendo dal lato
destro del cuore.
#
Descrivere le funzioni
del sistema linfatico.
bianchi) o leucocito-
si (aumento dei globuli
bianchi):
l l’aumento dei
neutrofili (neutrofilia)
è tipico delle
infezioni batteriche;
l l’aumento dei linfociti
(linfocitosi)
è spesso associato
a malattie virali;
l l’aumento degli
eosinofili (eosinofilia)
e dei basofili (basofilia) è un
segnale di allergie in corso;
l l’aumento dei monociti (monocitosi)
segnala infine infezioni, intolleranze
farmacologiche o malattie del
sangue.
200
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA CIRCOLATORIO E IL SANGUE
rose proteine plasmatiche; tali proteine sono coinvolte in vari processi come la
coagulazione
del sangue, la difesa dell’organismo dagli agenti estranei e il trasporto di
molecole non
solubili in acqua, come i lipidi e alcune vitamine.
A
corpo cellulare
nucleo
B
In una goccia di sangue
ci sono circa 50 milioni
di globuli rossi.
# Figura 17
201
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
l’emoglobina
si arricchisce
di O2
l’emoglobina
libera O2
O2 O2
O2 O2
L’emoglobina è costituita da
quattro catene proteiche e da
quattro gruppi «eme» conte-
nenti ferro che legano l’ossi-
geno e lo trasportano nel san-
gue.
L’eritrocita maturo contiene quasi esclusivamente emoglobina,
la molecola responsabile del trasporto dell’ossigeno, che conferisce
a queste cellule il tipico colore rosso. L’emoglobina è una
proteina complessa, di forma globulare, costituita da quattro
catene di amminoacidi; ognuna di queste catene si ripiega su se
stessa in modo da creare una nicchia al centro della quale si trova
un atomo di ferro (#figura 18). È proprio l’atomo di ferro che
lega a sé l’ossigeno nel momento in cui il sangue passa per i polmoni
e lo rilascia alle cellule quando, invece, arriva nei tessuti.
RISPONDI
# Figura 19
A B
15 Il cuore è la pompa che consente al sangue
di circolare all’interno dei vasi
202
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
cuore
arteria
vena
A
B
C
Le arterie coronarie forni-
scono sangue ossigenato
al muscolo cardiaco.
vena cava
aorta
arteria polmonare
vene polmonari
atrio
destro
valvola
tricuspide
ventricolo
cuore
arteria
vena
A
B
C
Le arterie coronarie forni-
scono sangue ossigenato
al muscolo cardiaco.
vena cava
aorta
arteria polmonare
vene polmonari
atrio
destro
valvola
tricuspide
ventricolo
atrio sinistro
valvola bicuspide
ventricolo sinistro
destro
L’interno del cuore è diviso in quattro cavità, due superiori e due inferiori. Le
cavità superiori
sono dette atri, destro e sinistro, e le cavità inferiori sono chiamate ventricoli,
destro e sinistro (#figura 20C). Queste quattro cavità sono costituite dallo stesso
tipo di
tessuto, ma le pareti dei ventricoli, soprattutto quella del ventricolo sinistro,
sono molto
più spesse e robuste di quelle degli atri.
La parte sinistra e la parte destra del cuore sono completamente separate; ogni
atrio
invece comunica con il ventricolo sottostante attraverso una valvola che, aprendosi
e
chiudendosi ritmicamente, permette al sangue di passare dall’atrio al ventricolo,
ma non
viceversa. A sinistra si trova la valvola bicuspide o mitrale, a destra la
tricuspide. Se una
delle due valvole cardiache è difettosa o viene danneggiata da una malattia, il
sangue
refluisce in parte attraverso di essa producendo un rumore caratteristico, noto
come «soffi
o al cuore», udibile con lo stetoscopio del medico.
La parte destra del cuore pompa il sangue povero di ossigeno e carico di diossido
di
# Figura 20
so tutte le altre parti del corpo, per distribuire l’ossigeno a ogni cellula
dell’organismo.
RISPONDI
203
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
rete
capillare
del polmone
destro
rete
capillare
del polmone
sinistro
atrio
destro
ventricolo
destro
vena vena
polmonareaorta
atrio
sinistro
ventricolo
sinistro
B
A
E
G C
D
F
16 Il sangue percorre un doppio circuito
passando due volte dal cuore
Seguiamo ora una goccia di sangue nel suo percorso attraverso il sistema
circolatorio,
partendo dalla parte destra del cuore (#figura 21). Ricorda che il tipo di vaso
sanguigno
dipende dalla direzione del flusso di sangue: le vene sono i vasi in cui corre il
sangue
diretto verso il cuore, mentre le arterie sono i vasi attraverso cui il sangue si
allontana
dal cuore.
# Figura 21 Il flusso di sangue rete capillare della parte superiore del corpo
comprende la piccola circolazione
(dal cuore ai polmoni) e la
grande circolazione (dal cuore
vena
cava
arteria
superiore
cava
polmonareinferiore
ANIMAZIONE
# La circolazione del sangue
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
Poiché il sangue attraversa due volte il cuore, la circolazione umana, come quella
di tutti i
mammiferi e degli uccelli, è detta doppia. Il circuito cuore-polmoni-cuore è la
piccola cir
204
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA CIRCOLATORIO E IL SANGUE
RISPONDI
cia di sangue percorrere l’intero tragitto in circa 45 secondi; se, invece, stiamo
correndo o
siamo emozionati, il nostro cuore «batte forte» e la goccia di sangue percorre la
sua strada
in un tempo molto minore.
In che modo il cuore riesce a tenere il sangue sempre in movimento all’interno dei
vasi
sanguigni? Il meccanismo che mantiene attiva la circolazione è una successione
ritmica
di contrazioni e distensioni del muscolo cardiaco (miocardio) alla quale si dà il
nome di
ciclo cardiaco. Il ciclo cardiaco è costituito da una sequenza di eventi che hanno
una
durata complessiva di 0,8 secondi e si ripete mediamente nell’adulto 75 volte al
minuto
(frequenza cardiaca), pari a circa 100000 volte al giorno. Vediamo ora i principali
eventi
del ciclo cardiaco (#fi gura 22):
geno?
# Diastole
bicuspide chiusa
tricuspide chiusa
0,1 s
0,3 s
0,4 s
Il cuore è rilassato e le
valvole atrioventricolari
sono aperte: il sangue
fluisce nel cuore.
# Sistole atriale
Gli atri si contraggono;
il sangue fluisce nei
ventricoli.
valvole
aperte
# Sistole ventricolare
I ventricoli si contraggono,
chiudendo le valvole atrioven-
tricolari e aprendo quelle se-
milunari; il sangue fluisce nel-
le arterie.
l Durante la fase chiamata diastole # il cuore è rilassato: il sangue proveniente
dalle
vene fluisce all’interno delle quattro cavità cardiache, riempiendo completamente
gli
atri e in parte i ventricoli. Le valvole atrioventricolari, infatti, sono aperte;
le valvole
semilunari che separano i ventricoli dalle arterie aortica e polmonare, invece,
sono
chiuse. La diastole dura circa 0,4 secondi.
l La fase in cui il cuore si contrae è chiamata sistole #. Essa inizia con una
brevissima
contrazione degli atri (sistole atriale) che dura circa 0,1 secondi e che riempie
completamente
i ventricoli di sangue. Al termine della sistole atriale inizia la sistole
ventricolare
#, che ha una durata di circa 0,3 secondi. La contrazione dei ventricoli chiude le
valvole atrioventricolari e apre le valvole semilunari, pompando il sangue
nell’arteria
polmonare e nell’aorta. Alla fine della sistole ventricolare, gli atri iniziano a
rilassarsi
e il sangue proveniente dalle vene comincia a fluire al loro interno, dando il via
a un
nuovo ciclo.
Il ciclo cardiaco viene percepito come un battito che si può ascoltare appoggiando
al torace
l’orecchio, o ancora meglio uno stetoscopio: all’inizio della sistole ventricolare,
quando
le valvole atrioventricolari si chiudono simultaneamente, si sente un rumore secco;
205
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
subito dopo, si ha un secondo suono dovuto alle valvole semilunari, che si chiudono
quando il sangue entra nelle arterie.
La frequenza cardiaca varia da una persona all’altra e dipende anche dall’età: nei
bambini
è pari a circa 110 battiti al minuto, negli adulti a 70-80, mentre gli atleti
hanno, in genere, una
frequenza decisamente minore, di circa 50-60 battiti al minuto. Se il numero dei
battiti aumenta
improvvisamente, si ha tachicardia; il fenomeno opposto è detto bradicardia.
La forza che il sangue esercita sulle pareti delle arterie quando viene pompato al
loro
interno è chiamata pressione sanguigna (#figura 23B). La pressione è massima
durante la
contrazione ventricolare, che determina una momentanea dilatazione dell’arteria, e
minima
RISPONDI
originaria.
# Figura 23
A. L’elettrocardiogramma regi-
stra il passaggio di «impulsi
elettrici» nel cuore.
B. Lo sfigmomanometro misura
la pressione durante la diastole
(minima) e la sistole (massi-
ma).
A B
educazione alla salute
» L’ipertensione arteriosa
La pressione sanguigna dipende dalla
forza con cui il cuore spinge il sangue
nelle arterie durante la sistole ventricolare
e dalla resistenza che il sangue può
incontrare scorrendo nei vasi. Il valore
normale di pressione sistolica (o mas-
sima) in una persona adulta è di 120
mmHg (millimetri di mercurio, unità di
misura della pressione), mentre quello
della pressione diastolica (o minima) è
di 70 mmHg.
3
Il sangue povero di ossigeno,
di colore rosso scuro, viene
detto sangue venoso, mentre il
sangue ricco di ossigeno, di co-
lore più brillante, è chiamato
anche sangue arterioso. Nella
circolazione sistemica, il san-
gue venoso scorre nelle vene e
il sangue arterioso scorre nelle
arterie. Nella circolazione pol-
monare, invece, si verifica il
contrario: le arterie che lascia-
no il ventricolo destro dirette ai
polmoni trasportano sangue
venoso, mentre le vene che ri-
tornano al cuore trasportano
sangue arterioso.
LO SAPEVI?
18 Arterie, vene e capillari hanno strutture
perfettamente adattate alla loro funzione
Come abbiamo detto seguendo il percorso della nostra goccia di sangue attraverso il
sistema
circolatorio, i vasi sanguigni che partono dal cuore si chiamano arterie, mentre
quelli che riportano il sangue dalla periferia verso il cuore sono le vene.
Le pareti delle arterie e delle vene sono costituite dagli stessi tre strati di
tessuto: epiteliale,
muscolare liscio e connettivo elastico. Tuttavia, poiché le arterie devono
sopportare
la pressione impressa al sangue dai ventricoli, la loro componente elastica e
muscolare
è più spessa di quella delle vene: le arterie sono dunque più robuste delle vene.
Il lume del
vaso sanguigno, al contrario, è maggiore nelle vene che nelle arterie per rendere
minima
la resistenza al fl usso sanguigno nel suo ritorno verso il cuore (#fi gura 24).
muscolare
connettivo
vena arteria
rete capillare
tessuti
epiteliale
Allontanandosi dal cuore, il sangue incontra vasi arteriosi sempre più piccoli e
ramifi cati,
RISPONDI
cellula epiteliale
della parete capilare
liquido interstiziale
cellula del tessuto
estremità
venosa del
capillare
estremità
arteriosa del
capillare
direzione
del flusso
sanguigno
movimento netto
di liquidi in uscita
movimento netto
di liquidi in entrata trattoconpressione
sanguignamaggiore
tratto conpressionesanguignaminore
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
207
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
capitolo 11
Il liquido che fuoriesce dai capillari e bagna tutte le cellule del nostro corpo è
chiamato li-
RISPONDI
quido interstiziale. Ogni giorno circa 4 litri di liquidi passano dal sangue ai
tessuti; una
co umano?
linfonodi
I dotti linfatici
si immettono
nelle vene
del collo.
linfonodi
dotto toracico
linfonodi
vasi linfatici
valvola:
semilunare
bicuspide
a nido di rondine
tricuspide
parole chiave
cardiache?
208
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL CORPO UMANO: RESPIRAZIONE, ALIMENTAZIONE E CIRCOLAZIONE
11 capitolo
7. Le valvole semilunari:
A sono direttamente collegate al pace-maker
B sono poste tra gli atri e i ventricoli
C possono bloccare il sangue che passa dalle arterie
agli atri
D impediscono il riflusso del sangue nei ventricoli
8. Durante l’inspirazione:
A i muscoli intercostali si rilassano e il diaframma
si alza
B si crea nei polmoni una pressione maggiore di
quella dell’aria esterna
C la gabbia toracica si allarga grazie all’azione dei
muscoli intercostali
D il volume del torace diminuisce perché il diaframma
si abbassa
209
esercizi
capitolo 11
in generale, crea
una ...................................................................... all’at
210
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
211
12L’immunità,
gli organi di senso
e il sistema nervoso
capitolo
Il sistema immunitario e la lotta
contro le malattie
Nell’ambiente sono presenti moltissimi
microrganismi, alcuni dei quali potenzialmente
patogeni. La prima difesa contro le malattie è
data da barriere fisiche come la pelle, il sudore, le
lacrime o gli acidi dello stomaco. Dopo interviene
l’infiammazione, un processo che attiva i fagociti,
capaci di distruggere i batteri. Un’ulteriore difesa è
rappresentata dal sistema immunitario, che agisce
soprattutto grazie ai linfociti B e ai linfociti T.
1
Gli organi di senso ci permettono
di rispondere agli stimoli
Gli esseri umani, come tutti gli altri animali, utiliz-
zano il sistema nervoso per relazionarsi col mondo
esterno e per mettere in comunicazione tra loro gli
organi del proprio corpo. Gli stimoli vengono rac-
colti mediante i recettori sensoriali, che possono
essere sparsi nell’organismo, come quelli tattili o
dolorifici, oppure riuniti a formare organi di senso
come l’occhio o l’orecchio.
2
Il sistema nervoso: la trasmissione
dell’impulso
Il sistema nervoso, costituito dai neuroni e dalle
cellule gliali, coordina tutte le azioni del nostro
organismo. In un neurone a riposo l’interno
della cellula ha carica elettrica negativa, mentre
l’esterno ha carica positiva. Quando un neurone
viene stimolato, la situazione si inverte e si
instaura il potenziale d’azione, che si propaga fi no
alla terminazione sinaptica; qui il segnale nervoso
viene trasportato al neurone postsinaptico o
all’organo effettore da un neurotrasmettitore.
3
Il sistema nervoso centrale
e il sistema nervoso periferico
Il sistema nervoso centrale comprende
l’encefalo e il midollo spinale; il sistema nervoso
periferico è formato dai nervi sensoriali e motori
che raggiungono le varie regioni del corpo. La
parte motoria del sistema nervoso periferico
può essere suddivisa in sistema nervoso
volontario e sistema nervoso autonomo. A sua
volta, il sistema nervoso autonomo si distingue
in simpatico e parasimpatico.
4
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
211
12L’immunità,
gli organi di senso
e il sistema nervoso
capitolo
Il sistema immunitario e la lotta
contro le malattie
Nell’ambiente sono presenti moltissimi
microrganismi, alcuni dei quali potenzialmente
patogeni. La prima difesa contro le malattie è
data da barriere fisiche come la pelle, il sudore, le
lacrime o gli acidi dello stomaco. Dopo interviene
l’infiammazione, un processo che attiva i fagociti,
capaci di distruggere i batteri. Un’ulteriore difesa è
rappresentata dal sistema immunitario, che agisce
soprattutto grazie ai linfociti B e ai linfociti T.
1
Gli organi di senso ci permettono
di rispondere agli stimoli
Gli esseri umani, come tutti gli altri animali, utiliz-
zano il sistema nervoso per relazionarsi col mondo
esterno e per mettere in comunicazione tra loro gli
organi del proprio corpo. Gli stimoli vengono rac-
colti mediante i recettori sensoriali, che possono
essere sparsi nell’organismo, come quelli tattili o
dolorifici, oppure riuniti a formare organi di senso
come l’occhio o l’orecchio.
2
Il sistema nervoso: la trasmissione
dell’impulso
Il sistema nervoso, costituito dai neuroni e dalle
cellule gliali, coordina tutte le azioni del nostro
organismo. In un neurone a riposo l’interno
della cellula ha carica elettrica negativa, mentre
l’esterno ha carica positiva. Quando un neurone
viene stimolato, la situazione si inverte e si
instaura il potenziale d’azione, che si propaga fi no
alla terminazione sinaptica; qui il segnale nervoso
viene trasportato al neurone postsinaptico o
all’organo effettore da un neurotrasmettitore.
3
Il sistema nervoso centrale
e il sistema nervoso periferico
Il sistema nervoso centrale comprende
l’encefalo e il midollo spinale; il sistema nervoso
periferico è formato dai nervi sensoriali e motori
che raggiungono le varie regioni del corpo. La
parte motoria del sistema nervoso periferico
può essere suddivisa in sistema nervoso
volontario e sistema nervoso autonomo. A sua
volta, il sistema nervoso autonomo si distingue
in simpatico e parasimpatico.
4
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
12capitolo L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO 1lezioneIl sistema
immunitario
e la lotta contro le malattie
12capitolo L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO 1lezioneIl sistema
immunitario
e la lotta contro le malattie
obiettivi
#
Spiegare quale ruolo
svolgono le barriere fisiche
e i processi infiammatori
nella difesa dell’organismo.
#
Illustrare le differenze
funzionali tra linfociti B
e linfociti T.
#
Descrivere le risposte
immunitarie primaria
e secondaria.
#
Evidenziare l’importanza
dei vaccini nella lotta contro
le malattie infettive.
Tutti gli ambienti della Terra sono popolati da microrganismi, ossia da esseri
viventi
così piccoli da essere visibili solo al microscopio; persino gli oggetti più comuni
come la
tastiera del computer o la cornetta del telefono sono un ricettacolo di batteri.
Buona parte
dei microrganismi con cui veniamo continuamente a contatto sono patogeni, ossia in
grado di causare malattie; tra essi, oltre ai batteri, ci sono i virus, i protisti
e i funghi
unicellulari. Nella #tabella 1 sono riportati alcuni agenti patogeni, le malattie
da essi
provocate e le modalità con cui si trasmettono.
Nel quattordicesimo secolo la peste bubbonica, conosciuta come «morte nera» (dal
colore dei linfonodi infettati), distrusse un quarto della popolazione europea.
Oggi le migliori
condizioni igieniche, la disponibilità di antibiotici e il controllo delle
popolazioni di
ratti hanno reso questa malattia molto rara in Europa; tuttavia la peste bubbonica
è ancora
presente in altre parti del mondo.
Gli organismi patogeni agiscono in vari modi. Spesso, una volta entrati all’interno
del
corpo, essi possono penetrare nelle cellule e distruggerle, come nel caso del
plasmodio
della malaria; questo protista viene trasmesso dalle zanzare del genere Anopheles
(#fi gura
1A); quando la zanzara punge una persona, il parassita entra nel sangue e si
moltiplica
all’interno dei globuli rossi fino a farli scoppiare (#figura 1B). I nuovi plasmodi
vanno
poi a infettare altri globuli rossi.
A B
1
213
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
# Figura 2 La superficie di un
linfocita T (un tipo di globulo
bianco) infettato dal virus HIV.
La foto è stata ottenuta con il
microscopio elettronico a scansione
e poi colorata artificialmente.
terreno ma che può essere presente nei cibi in scatola, produce vari tipi di
tossine che
provocano una grave malattia chiamata botulismo.
RISPONDI
infezione virale?
Abbiamo detto che, per provocare una malattia, un virus o un batterio devono
innanzitutto
penetrare nel nostro corpo. Allo scopo di proteggersi, l’organismo mette in campo
una prima linea di difesa chiamata non specifica perché non distingue un agente
patogeno
da un altro. La prima barriera è rappresentata dalla pelle che, se non presenta
ferite
214
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA IMMUNITARIO E LA LOTTA CONTRO LE MALATTIE
1
lesione
della pelle
Un fagocita emette di-
versi pseudopodi per in-
globare cellule di E. coli.
Fagocita
che attacca
il microrganismo.
Fagocita
che esce
dal capillare.
La risposta infiammatoria può essere locale, come nel caso di una piccola ferita,
oppure, # Figura 4 Reazione infiammatoria
innescata dall’ingresso
di microorganismi.
RISPONDI
toria locale?
adenoidi
tonsille
linfonodi
milza
placche
di Peyer
midollo
osseo
appendice
timo
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215
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
RISPONDI
tutti gli antigeni che potremmo incontrare nel corso della nostra vita.
antigeni
Le plasmacellule sono cellule a vita breve capaci di produrre e secernere una gran
quantità
di anticorpi (circa 2000 molecole al secondo). Un anticorpo (#figura 7), o
immunoglobulina,
è una proteina specifica che riesce a identificare in maniera precisa e pressoché
univoca
un certo antigene. Le plasmacellule riversano gli anticorpi nel sangue e nella
linfa;
attraverso i fluidi del corpo, essi raggiungono il luogo dell’infezione e si legano
all’antigene
da neutralizzare formando il complesso antigene-anticorpo. La presenza del
complesso
antigene-anticorpo mette in moto a sua volta una serie di meccanismi di difesa:
l attiva le proteine del sistema del complemento, che si legano alle membrane delle
cellule
estranee provocandone la rottura;
l richiama speciali cellule immunitarie chiamate mastociti che svolgono attività
fagocitaria,
cioè sono in grado di inglobare nel proprio citoplasma particelle estranee e
microrganismi
e distruggerli.
216
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA IMMUNITARIO E LA LOTTA CONTRO LE MALATTIE
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Il sistema immunitario
Le plasmacellule sono destinate a morire nel giro di circa 7 giorni e comunque non
appe-
RISPONDI
ria?
linfociti B o T
primo legame con un antigene
plasmacellule
prima esposizione
risposta
immunitaria
primaria
seconda
esposizione
risposta
immunitaria
secondariaconcentrazione di anticorpi
le», oppure delle cellule infettate da virus o batteri, sulla cui
0 714212835424956 63
ria è più lenta e meno intensaciti T citotossici, che hanno il compito di attaccare
e ucci-di quella secondaria.
217
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IL SISTEMA IMMUNITARIO E LA LOTTA CONTRO LE MALATTIE
10000
65 67 69 71 73 75 77
e cellule della memoria. La successiva esposizione allo stesso virus o allo stesso
batterio
determinerà la rapida comparsa di una risposta immunitaria secondaria prima che il
patogeno sia in grado di provocare la malattia. Alcune vaccinazioni conferiscono
un’immunità
che dura per tutta la vita, mentre altre devono essere «richiamate» periodicamente
perché le cellule della memoria un po’ alla volta muoiono: la vaccinazione contro
il
tetano, per esempio, deve essere ripetuta ogni 10 anni.
60000
50000
40000
30000
20000
casi
79 81 83 85 87 89 91 93 95
anno
l’unica difesa efficace contro i virus, che come sappiamo non sono sensibili agli
antibiotici:
vaccinando la maggior parte della popolazione, infatti, non si proteggono solo gli
RISPONDI
i vaccini?
219
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
Alcune sostanze innocue, come per esempio le proteine presenti sui granuli di
polline,
possono essere responsabili delle reazioni allergiche; queste sostanze sono
chiamate allergeni.
Il sistema immunitario di una persona allergica è ipersensibile, cioè «scambia»
una sostanza innocua per un antigene e produce anticorpi contro di essa innescando
una
risposta infi ammatoria locale o sistemica.
Le allergie sono di diverso tipo: si può essere allergici agli acari della polvere,
alle
particelle di saliva che si trovano sul pelo del gatto, al veleno delle vespe, a
diversi tipi di
polline, ai farmaci, al lattice, al nichel oppure a numerose sostanze alimentari. I
sintomi
di un’allergia riguardano spesso gli occhi, le vie respiratorie o la pelle.
Starnuti a raffi ca,
naso «che cola», attacchi d’asma, occhi che lacrimano, prurito e arrossamento sono
i sintomi
più frequenti che accompagnano l’esposizione agli allergeni.
La maggior parte delle allergie è solo fastidiosa; tuttavia, in alcuni casi, questa
ipersensibilità
può essere una minaccia per la vita stessa. Infatti, una risposta allergica
sistemica,
detta anche anafi lassi, può causare reazioni cutanee, broncocostrizione e diffi
coltà
respiratorie, edema e calo della pressione arteriosa; questa condizione molto
pericolosa,
denominata shock anafi lattico, ha come estreme conseguenze il coma e la morte.
RISPONDI
e allergene?
nipoti allergici al pelo animale, e così via. Nei soggetti predisposti, molti
fattori favoriscono
il manifestarsi dell’allergia: l’inquinamento atmosferico (in particolare le
polveri sottili), le
infezioni virali o l’uso ripetuto di antibiotici nella pri
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
1. Quali sintomi può provocare una rea5.
Quali tra le seguenti cellule sono rezione
allergica?
A
B
C
D
i fagociti
i linfociti B
i linfociti T helper
i linfociti T citotossici
parole chiave
corpo?
ti B dai linfociti T?
effetto dell’infiammazione?
immunitaria # anticorpo
A
B
C
D
rilascio di istamina
# allergene # reazioni
# immunità umorale
# immunità mediata da
cellule # linfocita
C
zione
agiscono anche contro gli antigeni
solubili
D si trasformano in plasmacellule
220
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
lezione
2GLI ORGANI DI SENSO CI PERMETTONO DI RISPONDERE AGLI STIMOLI
Gli organi di senso
ci permettono di rispondere
agli stimoli 2
lezione
2GLI ORGANI DI SENSO CI PERMETTONO DI RISPONDERE AGLI STIMOLI
Gli organi di senso
ci permettono di rispondere
agli stimoli 2
8 Le attività del nostro corpo e la risposta agli stimoli
Gli organi e i sistemi che costituiscono il nostro corpo agiscono come un insieme
coordina
obiettivi
#
Elencare i diversi tipi
di recettori sensoriali.
mento e coordinamento.
centrale?
# Figura 13 La diffe
221
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
RISPONDI RISPONDI
stro sistema nervoso come macchie nere su sfondo azzurro: questa è la sensazione.
Se
però qualcuno ti suggerisce che le macchie siano disposte a rappresentare una
persona a
cavallo, l’immagine acquista un significato diverso: improvvisamente «vedi» un
cavaliere
in sella a un cavallo. Ma come si arriva a questo risultato? L’indizio fornito
rappresenta
un aiuto solo a condizione che l’osservatore conosca i cavalli, sappia che cosa
signifi ca
si trasforma in percezione?
i recettori sensoriali?
cavalcare e possa recuperare dalla memoria immagini corrispondenti alla figura che
sta
osservando. Solo se si verifi cano queste condizioni la sensazione diventa
percezione.
Come abbiamo detto, le informazioni sul mondo esterno e sui cambiamenti che
avvengono
dentro di noi sono trasmesse al sistema nervoso centrale dai recettori sensoriali.
Nel nostro
organismo esistono cinque tipi di recettori, ciascuno dei quali è sensibile a un
particolare
mento e il movimento.
l I chemiocettori si trovano nel naso, sulla lingua e in
alcune arterie; essi sono in grado di rilevare le sostanze
chimiche volatili che ci consentono di percepire gli odori,
quelle disciolte nella saliva (responsabili dei sapori) e quelle
disciolte nel sangue. Un aumento di CO2 determina un
aumento di acido carbonico nel sangue con variazione di
pH; questa variazione di acidità viene rilevata dai chemiocettori
che inviano segnali all’encefalo, il quale a sua volta
provvede a far aumentare il ritmo respiratorio in modo da
riportare il livello di CO2 (e di conseguenza la concentrazione
di acido carbonico e il pH) alla normalità.
l I fotocettori sono cellule specializzate chiamate coni e
bastoncelli (#figura 14) che si trovano nella retina dell’occhio
e sono sensibili alla luce. I coni sono stimolati dai
colori e sono di tre tipi diversi, ciascuno dei quali è sensibile
a uno dei colori fondamentali della luce (blu, verde e
rosso); un’anomalia nella loro struttura dà luogo al daltonismo,
una malattia di origine genetica che non permette
(bianchi).
222
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
GLI ORGANI DI SENSO CI PERMETTONO DI RISPONDERE AGLI STIMOLI
sclera
coroide
retina
cristallino
cornea
umor acqueo
pupilla
muscolo
ciliare
iride
umor
vitreo
nervo
ottico
# Figura 15 La struttura
dell’occhio comprende diversi
strati.
15):
RISPONDI RISPONDI
Quando esiste un difetto della vista, i raggi luminosi provenienti dall’esterno non
sono
focalizzati sulla retina bensì prima della retina (nel caso di miopia) o dopo la
retina (nel
caso di ipermetropia e presbiopia). Con l’astigmatismo, invece, si hanno due punti
di fuoco
e quindi si possono presentare più casistiche a seconda della tipologia
dell’astigmatismo
stesso. I primi tre difetti della visione sono in gran parte da imputare alle
dimensioni
dell’occhio e alla curvatura della sua parte anteriore e sono chiamati ametropie;
la pre-
di lenti dell’occhio?
dopo i quarant’anni.
223
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
Insieme alla vista, l’udito è il senso su cui facciamo maggiore affidamento per
relazionarci
con l’ambiente in cui viviamo. L’orecchio ha il compito di trasformare le onde
sonore
in impulsi elettrici. In generale, qualsiasi suono è prodotto da un corpo che
vibra, come
per esempio le corde di una chitarra quando vengono pizzicate; vibrando, le corde
trasmettono
la propria energia meccanica alle particelle dell’aria, generando così le onde
sonore che si propagano nell’ambiente. La #figura 16 ti permette di seguire il
percorso
delle onde sonore che raggiungono l’orecchio.
RISPONDI
# Figura 16 La struttura
dell’orecchio comprende orec-
chio esterno, medio e interno.
canali
semicircolari
finestra ovale
chiocciola
staffa
incudine
martello
osso temporale
condotto
uditivo
# Il padiglione auricola-
re convoglia il suono
verso il condotto uditi-
vo, che fa parte
dell’orecchio esterno e
termina con il timpa-
no.
# Il compito dei tre ossicini
è amplificare le vibrazio-
ni e trasmetterle all’orec-
chio interno attraverso la
membrana che ricopre la
fi nestra ovale.
# Nell’orecchio interno le
vibrazioni imboccano la
chiocciola, un piccolo
canale avvolto a spirale
e pieno di liquido; le vi-
brazioni generano onde
di pressione, che stimo-
lano i recettori dell’orga-
no del Corti, posto alla
base della chiocciola.
L’organo del Corti è
# Il timpano è una membrana situata all’in-
gresso dell’orecchio medio; quando il suo-
no la raggiunge, la membrana si mette a vi-
brare e trasmette le proprie vibrazioni a tre
ossicini collegati tra loro: il martello, l’incu-
dine e la staffa.
#
composto da oltre
20 000 meccanocettori
dotati di ciglia; muovendosi,
le ciglia trasforma-
no le vibrazioni in impulsi
elettrici e li manda-
no al cervello tramite il
nervo acustico.
224
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
guaina mielinica
assone
nucleo
L’assone trasmette
il segnale in uscita.
Le cellule di Schwann
ricoprono l’assone for-
mando la guaina mieli-
nica.
guaina mielinica
assone
nucleo
L’assone trasmette
il segnale in uscita.
Le cellule di Schwann
ricoprono l’assone for-
mando la guaina mieli-
nica.
12capitolo L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
lezioneIl sistema nervoso:
la trasmissione dell’impulso3
16 Le principali cellule che formano
RISPONDI
1. i neuroni sensoriali ricevono gli stimoli dagli organi di senso, dai recettori
periferici e
stinguono i neuroni motori da
neuroni?
dendriti
obiettivi
#
Descrivere la struttura
del neurone.
#
Descrivere come il neurone
trasmette un segnale
nervoso.
#
Spiegare perché nelle
sinapsi chimiche il segnale
nervoso non si trasmette
elettricamente.
Come abbiamo visto nella prima lezione del capitolo 10, il sistema nervoso è
formato da
due tipi di cellule: le cellule gliali e i neuroni. I neuroni (o cellule nervose)
sono le unità
strutturali su cui si basa tutta la rete di trasmissione degli impulsi nervosi: i
loro prolungamenti
sono i «cavi» lungo cui corrono tutte le informazioni dirette a ogni altra regione
del nostro organismo; le cellule gliali hanno il compito di proteggere, sostenere e
nutrire
i neuroni.
# Figura 18 La struttura di un
neurone permette di rilevare e
trasmettere i segnali.
Gli assoni sono rivestiti da una guaina isolante ricca di lipidi e proteine
chiamata guaina
mielinica; essa viene prodotta da particolari cellule gliali chiamate cellule di
Schwann e
conferisce al tessuto nervoso una colorazione chiara (sostanza bianca). Gli assoni
rivestiti
di mielina formano fasci che costituiscono i nervi.
La sinapsi è il punto di
contatto tra l’assone di
una cellula nervosa e il
corpo cellulare o i dendriti
di un altro neurone
(neurone postsinaptico)
227
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
Oltre alle sinapsi chimiche esistono anche le sinapsi elettriche; nel corpo umano
si trovano
solo nel cuore e nel tubo digerente, mentre sono molto diffuse negli invertebrati.
In
una sinapsi elettrica la giunzione tra il neurone e l’organo effettore è molto
stretta: lo
spazio sinaptico è infatti di soli 2 o 3 nanometri, tanto piccolo che le proteine
di membra-
RISPONDI
sinapsi? na dei due versanti formano dei canali molecolari che fanno da «ponte» tra
le due cellule,
Per comprendere in che modo gli stimoli si trasmettono da un punto all’altro del
sistema
nervoso dobbiamo innanzitutto studiare un neurone a riposo, cioè un neurone che non
sta
trasmettendo impulsi. Tra l’esterno della membrana plasmatica del neurone e il suo
interno
c’è uno squilibrio di cariche elettriche generato dalla diversa concentrazione di
particolari
ioni (ricorda che gli ioni sono atomi o molecole dotati di una carica elettrica
positiva
o negativa): l’esterno della cellula è positivo, mentre l’interno è negativo.
A causa di questa separazione di cariche ai due lati della membrana, si genera una
forma di energia potenziale paragonabile all’energia posseduta dall’acqua
trattenuta dalle
pareti di una diga in un bacino montano. Questa energia potenziale, chiamata
potenziale
di riposo, può essere misurata tramite microelettrodi collegati a uno strumento
chiamato voltmetro ed è pari a circa –70 millivolt (mV), il 5% circa del potenziale
presente
in una comune pila stilo (il segno meno indica che l’interno della cellula è
negativo rispetto
all’esterno).
228
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA NERVOSO: LA TRASMISSIONE DELL’IMPULSO
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
Ogni volta che un neurone viene stimolato, la polarità della membrana si inverte
per un
ANIMAZIONE
# I neuroni
breve istante: l’interno del neurone diventa positivo, mentre l’esterno diventa
negativo (è
come se venissero aperte le paratie della diga e l’acqua scorresse verso valle
trasformando
la propria energia potenziale in energia cinetica). Si instaura così il potenziale
d’azione,
che costituisce l’inizio del segnale nervoso.
RISPONDI
membrana
plasmatica
– –++ + +++
+ +––– –––
+ +––– –––
––++ + +++
potenziale d’azione
K+
++– –++++
– –+ +– –––
Na+
– –+ +– –––
++– –++++
K+
# Il potenziale d’azione provoca l’apertura dei canali Na+ nell’area attigua
della membrana. Allo stesso tempo, nell’area di partenza, i canali K+
si aprono permettendo agli ioni K+ di defluire all’esterno.
K+
+ +++––++
– –– –+ +––
Na+
– –– –+ +––
+ +++––++
K+
# Il segnale nervoso si sposta lungo il neurone; a monte del potenziale
d’azione si ristabilisce il potenziale di riposo.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# sinapsi #
neurotrasmettitore # neurone
sensoriale # neurone motore
# interneurone # dendrite
# assone # nervo # potenziale
di riposo # potenziale
d’azione
1. Che ruolo svolge un neurotrasmettitore?
2. Che cosa distingue una sinapsi elettrica
da una chimica?
3. Quale funzione svolgono le cellule di
Schwann?
4. Quando un neurone viene stimolato:
A si instaura il potenziale d’azione
B la parte interna della membrana
diventa negativa
C si instaura una differenza di potenziale
di –70 mV
D gli ioni positivi sono tutti all’interno
della cellula
229
12capitolo L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
lezioneIl sistema nervoso centrale
e il sistema nervoso periferico4 12capitolo L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL
SISTEMA NERVOSO
lezioneIl sistema nervoso centrale
e il sistema nervoso periferico4
obiettivi
#
Distinguere le diverse parti
del sistema nervoso centrale
e le rispettive funzioni.
#
Spiegare la funzione del
sistema nervoso periferico
e le sue suddivisioni.
La componente motoria del sistema nervoso periferico può essere suddivisa in due
parti: il sistema nervoso volontario e il sistema nervoso autonomo. I neuroni
motori del
sistema nervoso volontario (o somatico) sono collegati con i muscoli scheletrici e
ne
controllano il movimento; i loro corpi cellulari si trovano nel midollo spinale e i
loro assoni
raggiungono direttamente i muscoli. I neuroni motori del sistema nervoso autonomo,
invece, controllano le risposte involontarie e formano sinapsi con la muscolatura
liscia,
con le ghiandole e con gli organi interni come il cuore e lo stomaco.
Il sistema nervoso autonomo viene ulteriormente suddiviso in sistema nervoso
simpatico
e sistema nervoso parasimpatico (#fi gura 22):
l Il sistema nervoso simpatico agisce sugli organi interni in modo da preparare
l’orga
parasimpatico simpatico
Nel midollo spinale viaggiano gli stimoli sensoriali provenienti da tutto il corpo
e diretti
al cervello, e quelli motori provenienti dal cervello e diretti agli organi
effettori. A
livello del midollo spinale si trovano i circuiti nervosi (archi riflessi)
coinvolti nei riflessi
spinali. Questi circuiti ricevono stimoli e generano una risposta diretta ai
muscoli senza
coinvolgere l’attività del cervello; un riflesso, infatti, è un meccanismo che fa
agire il corpo
senza bisogno che si formi un pensiero cosciente.
RISPONDI RISPONDI
ma nervoso autonomo e il si
spinale?
rone motorio che controlla i muscoli del braccio (#fi gura 23).
midollo
spinale
# Il messaggio viene trasmesso
lungo un neurone di connessione
che si trova nel midollo spinale.
# Il messaggio è
trasmesso lungo il
neurone sensoriale.
# La mano tocca
un oggetto bollente;
viene stimolato un
recettore del dolore.
# Il messaggio viaggia lungo
un neurone motorio fino
al muscolo, inducendone la
contrazione.
# Figura 23 Gli archi riflessi per-
mettono una risposta rapida
agli stimoli.
# La mano si sposta.
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
231
L’IMMUNITÀ, GLI ORGANI DI SENSO E IL SISTEMA NERVOSO
capitolo 12
ipotalamo
talamo
cervelletto
midollo
spinale
midollo
allungato
emisfero
sinistro emisfero
destro
solco tra i due emisferi
A B
cervello
Il corpo calloso, che si
trova in profondità,
collega i due emisferi.
# Figura 24 L’encefalo comprende
cervello, talamo, ipotalamo,
midollo allungato e cervelletto.
L’encefalo controlla tutte le attività del nostro corpo: quelle involontarie, come
la respirazione,
la secrezione delle ghiandole o il battito cardiaco, e quelle volontarie, come
muoversi, parlare e mangiare. L’encefalo è costituito da diverse strutture, le più
importanti
delle quali sono il cervello, il talamo e l’ipotalamo, il midollo allungato o bulbo
e il
cervelletto (#fi gura 24).
RISPONDI
dell’encefalo?
22 La memoria
un secondo tempo.
RISPONDI
a lungo termine?
favorisce la memorizzazione a
lungo le informazioni in esso contenute solo se viene ripetuta più volte, magari
eviden-lungo termine.
ziando o sottolineando le parti più importanti (#fi gura 26).
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
l’ipotalamo?
di allerta
to cardiaco
nervoso centrale?
parasimpatico
riale e non quello motorio
# ipotalamo # cervello
233
esercizi
capitolo 12
4. La sinapsi:
A è il collegamento tra un neurone e un altro per
la comunicazione nervosa
B è il foro circolare dell’occhio che permette l’entrata
della luce
C è l’ormone che produce una reazione di eccitazione
o paura
D è la conservazione di un ambiente corporeo interno
costante
6. Un arco riflesso:
A prevede l’azione coordinata di tre neuroni tra
loro collegati da sinapsi
B trasforma le onde sonore in energia elettrica
che corre lungo il nervo acustico
C collega il cristallino alla retina per la proiezione
dell’immagine visiva
D mette in comunicazione ogni ghiandola endocrina
con il rispettivo organo bersaglio
234
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
13capitoloLa regolazione
dell’ambiente
interno
e la riproduzione
Il sistema endocrino è composto
da cellule e ghiandole
Gli ormoni sono molecole responsabili del
controllo di processi come la crescita, lo sviluppo
e la riproduzione. Prodotti dalle ghiandole
endocrine e secreti nel sangue, gli ormoni
(steroidei e non steroidei) hanno un’azione più
lenta rispetto a quella del sistema nervoso.
L’omeostasi è la regolazione
dell’ambiente interno
Per svolgere le loro funzioni, le cellule del nostro
corpo hanno bisogno di vivere in un ambiente
stabile. L’omeostasi comprende tutti quei
processi che concorrono a mantenere costanti
le condizioni chimico-fisiche del sangue e dei
liquidi interstiziali.
I reni mantengono costante la
concentrazione dei fl uidi corporei
I reni regolano la quantità di acqua all’interno
dell’organismo e si occupano dell’escrezione
delle sostanze di rifiuto. L’urina si forma in
seguito a tre processi: la filtrazione del sangue,
il riassorbimento e la secrezione, che avvengono
nel nefrone, l’unità funzionale del rene.
L’apparato riproduttore maschile
e femminile
Le cellule germinali conservate nelle gonadi
(i testicoli e le ovaie) restano inattive fi no alla
pubertà, quando si trasformano in gameti; in
questa fase l’ipotalamo, l’ipofisi e le gonadi
iniziano a produrre specifici ormoni responsabili
sia della produzione di cellule uovo e di
spermatozoi, sia della comparsa dei caratteri
sessuali secondari.
La fecondazione e lo sviluppo
embrionale
La fecondazione avviene quando il nucleo
del gamete femminile si unisce a quello dello
spermatozoo, formando lo zigote. La gestazione
dura circa 39 settimane: nei primi tre mesi,
si formano gli organi embrionali; nel periodo
successivo il feto si accresce fino al momento
del parto.
235
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
13capitoloLa regolazione
dell’ambiente
interno
e la riproduzione
Il sistema endocrino è composto
da cellule e ghiandole
Gli ormoni sono molecole responsabili del
controllo di processi come la crescita, lo sviluppo
e la riproduzione. Prodotti dalle ghiandole
endocrine e secreti nel sangue, gli ormoni
(steroidei e non steroidei) hanno un’azione più
lenta rispetto a quella del sistema nervoso.
L’omeostasi è la regolazione
dell’ambiente interno
Per svolgere le loro funzioni, le cellule del nostro
corpo hanno bisogno di vivere in un ambiente
stabile. L’omeostasi comprende tutti quei
processi che concorrono a mantenere costanti
le condizioni chimico-fisiche del sangue e dei
liquidi interstiziali.
I reni mantengono costante la
concentrazione dei fl uidi corporei
I reni regolano la quantità di acqua all’interno
dell’organismo e si occupano dell’escrezione
delle sostanze di rifiuto. L’urina si forma in
seguito a tre processi: la filtrazione del sangue,
il riassorbimento e la secrezione, che avvengono
nel nefrone, l’unità funzionale del rene.
L’apparato riproduttore maschile
e femminile
Le cellule germinali conservate nelle gonadi
(i testicoli e le ovaie) restano inattive fi no alla
pubertà, quando si trasformano in gameti; in
questa fase l’ipotalamo, l’ipofisi e le gonadi
iniziano a produrre specifici ormoni responsabili
sia della produzione di cellule uovo e di
spermatozoi, sia della comparsa dei caratteri
sessuali secondari.
La fecondazione e lo sviluppo
embrionale
La fecondazione avviene quando il nucleo
del gamete femminile si unisce a quello dello
spermatozoo, formando lo zigote. La gestazione
dura circa 39 settimane: nei primi tre mesi,
si formano gli organi embrionali; nel periodo
successivo il feto si accresce fino al momento
del parto.
235
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO E LA RIPRODUZIONE
capitolo 13
1lezione
Il sistema endocrino
è composto da cellule
e ghiandole
obiettivi
#
Spiegare il ruolo svolto dal
sistema endocrino.
#
Distinguere gli ormoni
steroidei da quelli non
steroidei e il loro diverso
meccanismo di azione.
#
Elencare le principali
ghiandole endocrine, gli
ormoni da esse prodotti
e le loro funzioni.
Gli ormoni vengono riversati nel sangue e trasportati attraverso tutto il corpo fi
no alle
loro cellule bersaglio dove provocano un effetto specifico come, per esempio, la
produzione
di un enzima.
Alcuni ormoni hanno effetto su un solo tipo di cellula: la prolattina, per esempio,
è prodotta
dall’ipofisi (una ghiandola che si trova alla base dell’encefalo) e agisce
esclusivamente sulle
cellule della ghiandola mammaria stimolando la produzione di latte. Altri ormoni,
invece,
provocano più di un effetto; per esempio, il testosterone prodotto dai testicoli
induce la formazione
degli spermatozoi nei testicoli stessi (vedi la lezione 4), ma agisce anche sulle
cellule
di altre parti del corpo sviluppando e mantenendo i caratteri sessuali secondari
maschili.
In tutti i casi, ogni ormone agisce solo ed esclusivamente sulle proprie cellule
bersaglio,
legandosi chimicamente a specifi ci recettori proteici. Soltanto le cellule
bersaglio di
un ormone, infatti, possiedono il recettore che riconosce e lega quell’ormone.
RISPONDI
236
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
IL SISTEMA ENDOCRINO È COMPOSTO DA CELLULE E GHIANDOLE
Gli ormoni possono essere distinti in due classi di composti chimici, gli ormoni
steroidei
e gli ormoni non steroidei.
CH3
CH3
CH3H3C
CH3
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
237
IL SISTEMA ENDOCRINO È COMPOSTO DA CELLULE E GHIANDOLE
RISPONDI
l’ipofisi?
# Figura 5
l l’ormone adrenocorticotropo o corticotropina (ACTH), che stimola la secrezione di
or-A. La neuroipofisi rilascia ormoni
ipotalamici.
vaso
sanguigno
ormone
ipofisario
cellula
neurosecretrice
neuroipofisiadenoipofisi
fattore di rilascio
ipotalamico
ipotalamoipotalamo
cellula
neurosecretrice
ormone
ipotalamico
neuroipofisi
vaso sanguigno
adenoipofisi
ADHossitocina
TSH ACTH FSH e LH GH PRL endorfine
A
239
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
241
IL SISTEMA ENDOCRINO È COMPOSTO DA CELLULE E GHIANDOLE 1
6 La parte endocrina del pancreas regola il livello
di glucosio nel sangue
Il pancreas è una ghiandola che abbiamo già incontrato studiando il sistema
digerente;
produce infatti numerosi enzimi che riversa nell’intestino tenue. Oltre alla
funzione esocrina,
il pancreas ha anche una funzione endocrina: secerne infatti due ormoni molto
importanti,
il glucagone e l’insulina. Questi ormoni svolgono un ruolo fondamentale nella
regolazione del metabolismo del glucosio, il principale combustibile utilizzato dal
nostro
corpo per produrre energia all’interno delle cellule.
La funzione endocrina del pancreas è svolta da gruppi di cellule chiamati isole di
Langerhans
(#fi gura 7): il glucagone è prodotto dalle cellule alfa mentre l’insulina è
secreta
dalle cellule beta. Quando la glicemia – cioè la concentrazione di glucosio nel
sangue – si
abbassa, le cellule alfa immettono glucagone nel circolo sanguigno; l’ormone agisce
sulle
cellule del fegato stimolando la demolizione del glicogeno in glucosio e la
trasformazione
dell’acido lattico e di alcuni aminoacidi in glucosio. Di conseguenza, il fegato
rilascia
glucosio nel sangue e la glicemia aumenta.
L’insulina, al contrario, aiuta il glucosio a entrare nelle cellule (specialmente
nelle fi bre
muscolari), abbassando così la glicemia. Poiché le azioni del glucagone e
dell’insulina sono
opposte, i due ormoni sono detti antagonisti.
7 Le ghiandole surrenali si attivano
in situazioni di stress
Le ghiandole surrenali sono situate sopra i reni; ciascuna di esse è formata da una
zona
corticale, esterna, e da una midollare, più interna (#fi gura 8). La parte
midollare secerne
ormoni che aiutano l’organismo a reagire prontamente alle situazioni di stress.
Quando
dagli organi di senso giungono all’encefalo informazioni che indicano una
situazione di
pericolo, il nostro cervello invia impulsi alle ghiandole surrenali inducendole a
produrre
adrenalina e noradrenalina.
Questi due ormoni preparano l’organismo all’azione (per esempio la fuga): stimolano
le
cellule del fegato a liberare glucosio, aumentano la frequenza cardiaca e
respiratoria e la
pressione sanguigna, favoriscono l’affl usso di sangue all’encefalo e ai muscoli
scheletrici,
mentre provocano vasocostrizione (ossia minor affl usso di sangue) al sistema
digerente.
Anche gli ormoni secreti dalla
corteccia surrenale forniscono
una risposta allo stress, ma più
lenta e prolungata. Quando l’organismo
è sotto pressione, l’ipotalamo
può reagire aumentando la
produzione del fattore di rilascio
che induce l’adenoipofi si a secernere
ACTH. Questo, a sua volta,
segnala alle cellule della corteccia
surrenale di secernere un altro
tipo di ormoni, i corticosteroidi:
alcuni provocano un aumento della
pressione sanguigna inducendo
i reni a riassorbire una maggior
quantità di acqua e di sali minerali,
mentre altri favoriscono un
aumento della glicemia stimolando
la trasformazione di grassi e
proteine in glucosio.
# Figura 7 Il pancreas endocrino
controlla il livello ematico di
glucosio tramite gli ormoni insulina
e glucagone.
#Qual è la funzione endocrina
svolta dal pancreas?
RISPONDI
isola di Langerhans
# L’ipotalamo libera
un fattore di
rilascio per l’adenoipofisi.
# L’ipotalamo invia
segnali nervosi alle
surrenali attraverso il
midollo spinale.
# La midollare viene
stimolata a produrre
adrenalina e noradrenalina.
# L’adenoipofisi
rilascia ACTH nel
sangue.
# L’ACTH stimola
la corticale a produrre
corticosteroidi.
RISPOSTE A BREVE TERMINE RISPOSTE A LUNGO TERMINE
midollare
ACTH
corticale
corticosteroidi
nel sangue
ghiandola
surrenale
ghiandola
surrenale
rene adrenalina
e noradrenalina nel sangue
# Figura 8 Le ghiandole surrenali
producono vari ormoni.
#In che modo adrenalina e noradrenalina
preparano l’organismo
all’azione?
RISPONDI
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO E LA RIPRODUZIONE
capitolo 13
Le gonadi maschili sono i testicoli, che si trovano nello scroto. Essi producono
testosterone,
il principale ormone sessuale maschile che, oltre a regolare la produzione degli
RISPONDI
il testosterone?
stema endocrino?
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
A
B
C
D
intolleranza al freddo
irritabilità
ipertensione
ne di bicarbonato
242
lezione
2L’OMEOSTASI È LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO 2L’omeostasi è la regolazione
dell’ambiente interno
lezione
2L’OMEOSTASI È LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO 2L’omeostasi è la regolazione
dell’ambiente interno
9 Un ambiente interno costante permette alle cellule
obiettivi
#
Descrivere la regolazione
a feedback negativo della
acqua e altre sostanze. Affinché le cellule possano operare in maniera effi ciente,
questo
ambiente deve essere mantenuto il più possibile costante e non subire variazioni di
rilievo.
La parte cosciente del nostro cervello non è consapevole di tutti questi processi:
non hai
bisogno di decidere di aumentare la tua temperatura corporea o di reagire a una
variazione
temperatura corporea.
#
Spiegare come gli ormoni
contribuiscono al
mantenimento
dell’omeostasi.
RISPONDI
stasi?
243
LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO E LA RIPRODUZIONE
capitolo 13
Tutte le reazioni chimiche che avvengono nel nostro organismo sono regolate dagli
enzimi.
Queste proteine agiscono nel modo migliore tra i 36 e i 37 °C; per questo motivo,
affi nché
l’attività cellulare si svolga con regolarità ed efficienza, la temperatura
corporea deve
essere mantenuta vicina a questi valori.
# La temperatura
corporea aumenta.
Omeostasi: temperatura
corporea interna
di circa 36,5° C.
# I capillari cuta-
nei si dilatano
(vasodilatazione)
per disperdere ca-
lore.
# L’ipotalamo rileva lo sti-
molo e invia impulsi alle
varie parti del corpo tra-
mite il sistema nervoso.
# Le ghiandole sudoripa-
re producono sudore che,
evaporando, raffredda il
corpo.
# La temperatura
corporea diminuisce.
# I capillari cutanei si
costringono (vasoco-
strizione), riducendo la
perdita di calore.
# I muscoli scheletrici si
contraggono, producendo
calore (brivido).
# L’ipotalamo reagi-
sce allo stimolo.
244
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
L’OMEOSTASI È LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO
RISPONDI
Vediamo ora, mediante due esempi, in che modo gli ormoni contribuiscono a mantenere
costante l’ambiente interno. Il primo esempio riguarda la concentrazione del
glucosio nel
sangue che come abbiamo visto è controllato da due ormoni, l’insulina e il
glucagone, prodotti
dalle isole di Langerhans del pancreas (#figura 11). È molto importante che la
glicemia
si mantenga costante: il glucosio infatti è l’unico metabolita utilizzato dalle
cellule nervose
per produrre energia e il suo eccesso nel sangue comporta diversi problemi a
livello circolatorio.
Il controllo della glicemia è affidato al pancreas tramite la produzione degli
ormoni
insulina e glucagone.
# Il glucagone
stimola il
fegato a demolire
il glicogeno, liberando
glucosio nel sangue.
# Nel fegato,
il glucosio in eccesso
viene immagazzinato
sotto forma di glicogeno.
Omeostasi: livello normale
di glucosio (circa 90 mg/100 ml).
# Dopo uno sforzo fisico,
la glicemia si abbassa.
# Dopo i pasti,
la glicemia aumenta.
# La glicemia
aumenta.
# Le cellule # del
pancreas reagiscono
producendo insulina.
# L’insulina facilita
l’assorbimento del
glucosio nelle
cellule delle
varie parti del
corpo.
# Le cellule #
del pancreas
producono glucagone.
# La glicemia si abbassa.
# Figura 11 Il controllo della
concentrazione di glucosio nel
sangue.
versa, la glicemia scende al di sotto dei valori medi (per esempio, durante uno
sforzo fi si-
RISPONDI
dell’ormone glucagone
nel sangue?
245
LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO E LA RIPRODUZIONE
capitolo 13
# La calcemia supera
il valore normale.
Omeostasi:
10 mg di Ca2#/100 ml
di sangue.
# La glicemia scende.
# Figura 12 La tiroide e le pa-
ratiroidi producono ormoni che
provvedono alla omeostasi del
calcio.
# Il riassorbimen-
to renale di calcio
viene ridotto.
# La tiroide rila-
scia calcitonina.
# Aumenta il ri-
assorbimento re-
nale di Ca2# .
# Aumenta l’as-
sorbimento di Ca2#
nell’intestino.
# Viene stimolato
il rilascio di Ca2#
dalle ossa.
# Le ghiandole
paratiroidi rilascia-
no l’ormone para-
tiroideo.
# Viene stimolato il de-
posito di Ca2# nelle ossa.
hai raggiunto
i tuoi obiettivi?
parole chiave
# omeostasi
# feedback negativo
1. Come reagisce il nostro organismo a
un aumento della temperatura interna?
2. In che modo viene regolata la glicemia
dopo un pasto abbondante?
3. Perché è importante regolare la calcemia?
4. Una diminuzione della glicemia induce:
A la produzione di insulina
B l’attivazione delle cellule # del
pancreas
246
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rene
vescica
uretere
uretra
pelvi
renale
uretere
zona
midollare
dotto
collettore
nefrone
A
B
rene
vescica
uretere
uretra
pelvi
renale
uretere
zona
midollare
dotto
collettore
nefrone
A
B
3 obiettivi
lezione
3I RENI MANTENGONO COSTANTE LA CONCENTRAZIONE DEI FLUIDI CORPOREI
I reni mantengono costante
la concentrazione dei fluidi
corporei
12 L’equilibrio idrico e l’escrezione
#
Descrivere i reni e il sistema
escretore.
zona
corticale
volume dei liquidi corporei; essi, infatti, filtrando il sangue e producendo urina,
controllano
la quantità d’acqua e la concentrazione di sali minerali presenti nell’organismo ed
eliminano
le sostanze di rifiuto che si accumulano nel sangue, soprattutto quelle contenenti
azoto derivante dalla demolizione delle proteine.
I reni sono due organi a forma di fagiolo, larghi circa 7 cm e lunghi circa 12 cm,
che si
trovano nella parte posteriore della cavità addominale, appena sotto il diaframma
(#fi gura
13A). In ognuno di essi, in corrispondenza della concavità, entra un ramo
dell’arteria
renale ed esce la vena renale. Da ogni rene fuoriesce anche un condotto, l’uretere,
che
convoglia l’urina nella vescica, un serbatoio nel quale l’urina può stazionare per
un certo
tempo prima di essere espulsa attraverso l’uretra.
#
Mettere in relazione
la struttura del nefrone con
la formazione dell’urina.
#
Chiarire il ruolo dell’ormone
ADH nel mantenimento
dell’equilibrio idrico.
# Figura 13 La struttura
del rene.
Osservando una sezione longitudinale del rene (#figura 13B), si distinguono una
zona
esterna più chiara, la corticale, e una zona interna più scura, chiamata midollare,
che è
formata da strutture piramidali. Ciascun rene è costituito da circa un milione di
microsco
piche unità funzionali, i nefroni; ogni nefrone inizia e termina nella regione
corticale del
rene, ma parte di esso si estende nella regione midollare.
RISPONDI
247
LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO E LA RIPRODUZIONE
capitolo 13
Il nostro sistema escretore produce urina mediante tre processi (fi ltrazione,
riassorbi
mento e secrezione) che si realizzano in zone diverse del nefrone. Dal punto di
vista funzionale
ciascun nefrone si compone di due parti distinte (#fi gura 14):
l il corpuscolo renale, che si occupa della fi ltrazione;
l il tubulo renale, in cui avvengono i processi di riassorbimento e di secrezione.
Il riassorbimento Ogni ora passano attraverso il filtro renale circa 7,5 litri di
liquido.
Per evitare che l’organismo si disidrati, è necessario un meccanismo che recuperi
la maggior
parte del fi ltrato: questo avviene tramite il processo di riassorbimento.
corpuscolo renale
capsula di Bowmann
arteriola
efferente
tubulo
contorto
distale
tubulo contorto
prossimale
arteriola
afferente
glomerulo
FILTRAZIONE
SECREZIONE
dotto
collettore
capillari
peritubolari
RIASSORBIMENTO
di Henle
ansa
248
Cristina Cavazzuti BIOLOGIA © Zanichelli 2011
I RENI MANTENGONO COSTANTE LA CONCENTRAZIONE DEI FLUIDI CORPOREI
online.zanichelli.it/cavazzuti_scienzenatura
ANIMAZIONE
# Il nefrone
trasporto poste nell’epitelio del tubulo (per ripassare in che modo si verificano i
pas-
Al termine di queste tre fasi, il filtrato presente nei tubuli distali di un certo
numero di
nefroni si raccoglie nel dotto collettore. Passando attraverso questo dotto, il fi
ltrato diventa
urina e subisce le ultime modifiche sotto il controllo dell’ormone antidiuretico
(ADH) rilasciato
dall’ipofisi. L’ADH favorisce un ulteriore riassorbimento di acqua in caso di
necessità.
Per esempio, se durante una giornata calda abbiamo sudato molto e abbiamo perso
molta acqua, il sangue risulta più concentrato; quindi, per mantenere il giusto
equilibrio
idrico, occorre risparmiare acqua a livello renale. L’ipofisi viene stimolata a
secernere
ADH, che rende la parete del dotto collettore permeabile all’acqua favorendone il
riassorbimento;
l’urina viene perciò prodotta in minore quantità ed è più concentrata. Se
al contrario abbiamo bevuto molto e il nostro sangue è troppo diluito, l’ipofisi
cessa di
rilasciare ADH; in assenza di tale ormone, il dotto collettore resta impermeabile
all’acqua
e il volume di urina prodotta è maggiore rispetto alla norma. Anche l’ingestione
di bevande alcoliche influisce sulla quantità di urina prodotta; l’alcol infatti
inibisce il
rilascio di ADH, provocando una maggior perdita di acqua, con conseguente possibile
disidratazione.
I neonati non sono capaci di risparmiare acqua a livello renale perché la loro
ipofi si
non è ancora in grado di produrre ADH; il volume giornaliero di urina che
producono,
quindi, è sempre uguale. In caso di grande caldo o di perdita di liquidi attraverso
le
feci (diarrea), è necessario che i bambini piccoli bevano molto per reintegrare i
liquidi
perduti.
Numerose sostanze prodotte dalle reazioni metaboliche sono in grado di far variare
il pH del sangue: l’acido lattico o gli acidi grassi, per esempio, possono ridurre
il pH,
mentre l’ammoniaca può alzare il pH del sangue rendendolo basico. Nel sangue
esistono
dei sistemi tampone, costituiti principalmente da ioni bicarbonato (HCO#
3 ), che limitano
in piccola misura le variazioni di pH; un tampone infatti è una sostanza o una
miscela
di sostanze che possono neutralizzare almeno in parte l’effetto di acidi e basi. I
reni
collaborano a mantenere stabile il pH del sangue controllando sia l’escrezione
degli ioni
bicarbonato e idrogeno sia il riassorbimento e la produzione di questi stessi ioni.
Se il
pH del sangue sale, le cellule dei tubuli secernono ioni bicarbonato e trattengono
ioni
idrogeno; se invece il pH scende, le cellule riassorbono ioni bicarbonato e
secernono ioni
idrogeno.
RISPONDI
ma l’urina?
249
LA REGOLAZIONE DELL’AMBIENTE INTERNO E LA RIPRODUZIONE
capitolo 13
# uretere # riassorbimento
# vescica # uretra
# sistema escretore # urea
# capsula di Bowman # rene
# glomerulo # nefrone
# filtrazione # secrezione
# riassorbimento
grassi
proteine
vitamine
zuccheri
re
D i