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SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE-TRAMA

Il dramma teatrale è del 1921 ed è l'opera che rese celebre quasi all'improvviso Luigi
Pirandello, trascinandolo anche in una iniziale polemica critica. Fu rappresentata per
la prima volta nel 1921 al Teatro Valle di Roma, dalla Compagnia di Dario Niccodemi.
Accentrata sul problema dell'autonomia del personaggio, quest'opera presenta sei
personaggi appena abbozzati che pretendono dal loro autore una vita vera, una vita
in svolgimento al di fuori della fissità raggelata e falsa dell'arte.
La tragedia dei Sei personaggi è la tragedia dell'incomprensione e dell'orrore.
Di quella impossibilità di esprimersi, di comunicare e di toccare un fondo concreto e
vivo delle cose del mondo, che resterà anche nei drammi seguenti una delle
caratteristiche dell'arte di Pirandello.

La scena si apre con un palcoscenico apparentemente in corso di allestimento per


consentire le prove di un'opera teatrale di Pirandello (Il giuoco delle parti).
Mentre gli attori ed i membri della compagnia si organizzano per la realizzazione
della prova, l'usciere del teatro annuncia al capocomico l'arrivo di sei personaggi, i
quali lo seguiranno con aria smarrita e perplessa, guardandosi intorno.
Il direttore-capocomico, inizialmente indispettito dall'interruzione delle prove, si
lascia convincere dai personaggi i quali intendono raccontare il loro dramma,
pensato dall'autore che li creò, ma mai vissuto fino in fondo.
Preso dalla vicenda, il capocomico si decide a rappresentare il dramma dei
personaggi sulla scena, utilizzando gli attori della compagnia con risultati poco
convincenti. Saranno poi gli stessi personaggi a rappresentare, di persona, il loro
dramma. In realtà la loro vicenda è in relazione con quella di un settimo
personaggio, che si materializzerà a sua volta più avanti.

Lo svolgimento dell'intera vicenda si evince soprattutto grazie alle battute del Padre
e della Figliastra. Il Padre, uomo distinto sulla cinquantina, racconta di essersi
ritrovato ad abbandonare la Moglie ed un Figlio, per il bene di lei e per consentirle di
crearsi una nuova vita con un altro uomo, il segretario che viveva in casa loro.
Ciò nonostante, il Padre non perde mai di vista il nuovo nucleo familiare che
crescerà con la nascita di altri tre figli: la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina.
L'equilibrio della nuova famiglia crolla con la morte del segretario.
La Madre e la Figliastra si trovano quindi a lavorare presso un atelier gestito da
Madama Pace la quale, insoddisfatta del lavoro della Madre, punta gli occhi sulla
Figliastra e, approfittando della sua bellezza e della sua giovane età, le propone di
intrattenersi con degli uomini se non vuole che la Madre rimanga senza lavoro.
La ragazza accetta, ma il destino vuole che un giorno ella si ritrovi di fronte, in veste
di cliente, proprio il padre.
Madama Pace, che di fatto è il settimo personaggio, non è in scena fin dall'inizio;
evocata più volte, farà la sua apparizione quando ricreano la scena del retrobottega
dell'atelier. Ella entra dall'uscio in fondo ma fa solo pochi passi verso il centro del
palcoscenico. Si tratta di una donna grassa ed appare, con capelli di lana color carota
adornati da una rosa fiammante. Veste un abito di seta rossa ed ha un ventaglio di
piume in una mano, mentre nell'altra tiene una sigaretta accesa.
Gli attori della compagnia, spaventati dalla presenza improvvisa della megera,
fuggiranno dal palcoscenico, lasciando in scena la stessa e la figliastra.

Inizia in tal modo la scena in cui, con una ridicola parlata mezzo italiana e mezzo
spagnola, la madama annuncia alla Figliastra l'arrivo di un cliente (il Padre).

Il capocomico, convinto dell'effetto della scena, la fa subito provare agli attori ma, a
causa dell'eccessiva artificiosità della rappresentazione, la Figliastra scoppia in
fragorose risate, convincendo il capocomico a permettere che i personaggi stessi
rappresentino se stessi sulla scena, perché gli attori non sono in grado di vivere
appieno le emozioni provate dai personaggi veri.
La rappresentazione continua fino all'arrivo della Madre in scena la quale cerca di
separare il Padre e la Figliastra per impedire che il dramma si consumi; Madama
Pace se ne va. La rappresentazione si interrompe bruscamente con l'abbassamento
improvviso del sipario, provocato per sbaglio dal macchinista.

La rappresentazione riprende ed è ambientata, stavolta, in un giardino dove il Figlio


scopre la Bambina affogata nella vasca e, preso da orrore, scorge dietro un albero la
figura del Giovinetto che, con occhi da pazzo e una rivoltella nascosta nella tasca, ha
assistito alla scena. All'improvviso parte un colpo di rivoltella, seguito dal grido di
disperazione della Madre. Allo sconcerto degli attori, che non sanno se il ragazzo sia
morto o no, il Padre grida la verità di quegli avvenimenti.

Il capocomico, indispettito per la giornata di prove perduta, ordina all'elettricista di


spegnere le luci e licenzia tutti. Ma dietro il fondo, in cui si trovavano i personaggi
andati a soccorrere il Giovinetto e la Bambina, si accende come per errore una luce
verde che proietta quattro grandi ombre - quelle del Padre, della Madre, del Figlio e
della Figliastra - sul capocomico, il quale scappa terrorizzato.
Spento il riflettore escono dal fondo, nell'ordine, il Padre, la Madre e il Figlio, che si
fermano in mezzo al palcoscenico. Ultima ad uscire è la Figliastra che, ripetendo la
sua perdizione, corre verso le scalette e con una stridula risata rivolta agli altri
scompare dalla scena.
In quest’opera viene abbattuta la 4a parete ossia il “muro” tra gli attori e gli
osservatori. È anche presente la rottura della linearità del tempo, il tempo non
procede in modo lineare.

Temi nell'opera
-Tentativo di svelare il meccanismo e magia della creazione artistica e il passaggio
dalla persona al personaggio, dall'avere forma all'essere forma.
-Eliminazione dello spazio artistico, disintegrazione dello spazio teatrale.
-Creazione di scene traumatiche (volontà di vivere una vita autentica da parte dei
Sei personaggi, in cui però si ripete l'angoscia delle colpe).
-Scomposizione delle strutture drammatiche (teatro nel teatro).
-Comunicazione fondata sulla trasmissione di messaggi non autentici, perché
impossibili da racchiudere nella convenzione del parlato, il che porta a rapporti
compromessi sul nascere e quindi ad una solitudine senza rimedio.
-Rottura della quarta parete ad opera dei personaggi.
-Frammentazioni delle linea temporale, perché secondo Pirandello la vita non segue
un corso lineare.

I personaggi del dramma di Pirandello appaiono vivi e reali agli occhi del pubblico
ma l’autore non dà loro una forma definitiva, concedendogli invece la massima
libertà di espressione e di movimento scenico. In questo modo l’autore affronta il
tema della comunicabilità, ovvero il rapporto tra capocomico e compagnia teatrale
che segue senza poter far nulla le vicende dei sei personaggi.
Non c’è immedesimazione e i fatti vengono rappresentati con artificiosità.
La conseguenza di ciò è che ad un certo punto la scena viene rubata dai personaggi.
Nel dramma di Pirandello emerge quella che è la discordanza tra attore e
personaggio e questo fatto rende l’opera uno dei testi teatrali di maggior rilievo
della letteratura italiana. Attore e personaggio non possono divenire una sola unità.

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