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5.

SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Nei capitoli precedenti considerando un modello di una struttura che soddisfi le ipotesi di
solido traviforme abbiamo studiato l’equilibrio, la determinazione delle reazioni vincolari ed
il tracciamento delle caratteristiche di sollecitazioni sia nel caso 2d che 3d. Le caratteristiche
di sollecitazioni ( 3 nel piano e 6 nello spazio ) sono una rappresentazione delle azioni interne
nella trave riferite alla linea d’asse luogo dei baricentri delle sezioni rette.
In questo capitolo si studia come da ognuna delle diverse caratteristiche di sollecitazione
agenti su una trave le azioni interne si distribuiscano ed agiscano nei diversi punti della se-
zione.
Nei paragrafi seguenti verranno analizzate le azioni interne dovute alla trazione e com-
pressione N, alla torsione Mt, alla flessione Mf ed al taglio T.

5.1 Trazione e compressione

5.1.1 Generalità
Si intende per trazione un carico tale che, nelle sezioni rette della trave determina uno
sforzo normale non nullo mentre tutte le altre caratteristiche di sollecitazione sono nulle.
Il caso di una barra sottoposte a forze di trazione é piuttosto frequente; gli sforzi possono
essere trasmessi alla trave in diversi modi (Fig. 5-1) comunque la risultante P delle forze
esterne è in ogni caso diretta secondo l'asse della trave.

P P

P P

P P

Figura 5-1

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Quindi lo schema di calcolo, quale che sia il modo di vincolo della trave, risulta sempre lo
stesso (Fig. 5-2).

P P

P N N P

Figura 5-2

5.1.2 Tensione unitaria - Tensioni interne


Sia S una sezione generica lungo la trave sottoposta a trazione da un carico P (Fig. 5-2); lo
sforzo normale in tale sezione assume il valore
N = P (5-1)
Formalmente la compressione differisce dalla trazione solo per il segno della forza N. In caso
di trazione lo sforzo normale N applicato alla sezione è diretto verso l’esterno; nel caso di
compressione è diretto verso l'interno.
Consideriamo ora le tensioni che si hanno nella sezione retta di una trave sottoposta a
trazione. In conseguenza all'applicazione del carico P, le fibre di cui si suppone sia costituita
la trave, subiranno un certo allungamento; a causa di tale deformazione nasceranno delle
tensioni interne, la cui risultante N equilibrerà il carico P applicato (Fig. 5-3).

σxx
P
N=P A x

Figura 5-3
Nel caso in cui la trave è omogenea, le fibre subiranno un identico allungamento, cioè le se-
zioni rette della trave si sposteranno parallelamente a se stesse (ipotesi delle sezioni piane)
per cui le tensioni interne risulteranno uniformemente ripartite in tutta la sezione. Quindi la
tensione unitaria σxx, sarà la stessa per tutti i punti della sezione e, indicando con A l'area
della sezione retta, si avrà:

 =

(5-2)
Definiamo la tensione σxx definita con doppio pedice che sta ad indicare la direzione della
tensione e la direzione della normale della sezione rispetto alla quale la tensione è calcolata.
Se il carico è misurato in Newton [N] e l'area in [mm2], le dimensioni della tensione unitaria σ
sono:
[N]
[ σ ] = ----------------
2
[ mm ]

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E' da notare che la validità dell'ipotesi della distribuzione uniforme delle tensioni interne non
è confermata sia in corrispondenza di variazioni brusche della geometria della trave, sia in
corrispondenza dei punti di applicazione del carico.

5.1.3 Allungamento, deformazione e legge di Hooke


Le dimensioni di una trave sottoposta a trazione variano in funzione dell'intensità del carico P
applicato. Se la lunghezza della trave scarica era l, in seguito all'applicazione del carico P
diverrà l + ∆l (Fig. 5-4) ; la quantità ∆l è chiamata allungamento assoluto della trave.

P P

l
l+∆l

Figura 5-4
Il rapporto tra l'allungamento assoluto della trave, ∆l e la sua lunghezza iniziale l è chiamato
allungamento relativo o deformazione ε:
εx x = ∆------l
l (5-3)

Esso rappresenta dunque l'allungamento subito, sotto un carico P, da una trave di lunghezza
unitaria; ad es. per ε = 0,003 (3%) una trave lunga 1 m si allunga di 0,003 m.
Per allungamenti piccoli si ha, per la maggior parte dei materiali una diretta proporziona-
lità tra la tensione unitaria σxx e la deformazione unitaria εxx. Questa diretta proporzionalità è
espressa dalla legge di Hooke :
σx x = E εx x
(5-4)

La quantità E è un coefficiente di proporzionalità chiamato modulo di elasticità normale. Il


modulo di elasticità è una costante fisica del materiale e viene determinato sperimentalmente;
le sue dimensioni sono le stesse di quelle relativa alla tensione unitaria, essendo εxx una
quantità adimensionale, per cui
[N]
[ E ] = ----------------
2
[ mm ]

I moduli di elasticità di alcuni dei materiali metallici da costruzione più comuni sono riportati
nella tabella 5.1.
Sostituendo nella (eq. 5-4) il valore della tensione σxx, dato dalla (eq. 5-2) e quello della
deformazione εxx dato dalla (eq. 5-3), sì ha

--- = E ∆
P ------l
A l
e quindi :
P l-
∆ l = -------
EA (5-5)

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da cui è possibile determinare l'allungamento di un corpo noti che siano il carico P applicato,
le dimensioni geometriche e le caratteristiche del materiale.
L'esperienza mostra inoltre che, contemporaneamente all'allungamento longitudinale εxx, si
ha anche una contrazione trasversale e proporzionale (Fig. 5-5).

σxx σxx

a-∆a
a
l
l+∆l

Figura 5-5


 = ∆
(5-6)
La relazione che esprime la dipendenza tra εx e εy è:
 =
 (5-7)

ove ν, coefficiente di proporzionalità adimensionale, é chiamato coefficiente di Poisson: esso


viene determinato sperimentalmente e per i materiali metallici è compreso tra 0,25 e 0,35.

5.1.4 Lavoro di deformazione


Supponiamo che la forza esterna che sollecita la trave a trazione cresca dal valore zero al
valore finale N in modo abbastanza lento da non produrre azioni dinamiche, cioè con un
processo di carico statico.

P P
x

P
P C

B
d(∆l) ∆l
∆l

Figura 5-6

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Calcoliamo il lavoro che la forza compie per effetto dello spostamento assiale del suo punto
di applicazione, spostamento che varia da zero a ∆l (Fig. 5-6). Un tale lavoro è chiamato
lavoro di deformazione, perché e viene impiegato per deformare la trave.

Il lavoro della forza P corrispondente allo spostamento elementare d(∆l)


∆ L = P d (∆ l) (5-8)
è quindi evidente che il lavoro corrispondente allo spostamento ∆l uguale all'area OBC, cioè
1- P ∆ l
L = --
2 (5-9)
Sostituendo l'espressione di ∆l si ha
P 2 l-
L = ------------
2EA (5-10)

Dall’equazione precedente si definisce rigidezza assiale di una trave il termine /


Inoltre, indicando con V = Al il volume della trave e, ricordando la (eq. 5-2) e (eq. 5-3)
il lavoro di deformazione può essere espresso in funzione di σx e εx

 
  
 =     =  
 =  

 (5-11)

Il corrispondente lavoro per unità di volume sarà:

 
  
 =    =  =  

(5-12)


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5.1.5 Determinazione dei carichi ammissibili. Prove di trazione.

La risoluzione dei problemi elementari di trazione e compressione, come anche la risolu-


zione dei problemi inerenti le altre sollecitazioni semplici ed i casi di sollecitazione compo-
sta, richiede la conoscenza delle caratteristiche dei materiali, come il modulo elastico E, il
coefficiente di Poisson ν, i valori numerici delle proprietà di resistenza. Tali caratteristiche
vengono determinate sperimentalmente.

Tra le varie prove sperimentali le più importanti e le più frequenti sono le prove di trazione
e compressione, generalmente esse sono eseguite su macchine di prova di tipo idraulico o
elettromeccanico. In generale le prove sui materiali permettono di classificare i lotti di ma-
teriali seguendo le indicazioni oggetto di normativa nazionale (ad es. normativa UNI EN
10002 del 1992 per ciò che riguarda le prove meccaniche dei materiali metallici a temperatura
ambiente). E’ possibile comunque eseguire prove variando le condizioni di prova rispetto alle
indicazioni delle normative anche al variare della temperatura ed anche in condizioni diverse
di carico per scopi di ricerca e sviluppo e per test di nuovi materiali.

8 b)
6
7
4

1
3 2

Figura 5-7

In (Fig. 5-7) è rappresentato lo schema di una macchina con la quale è possibile eseguire sia
prove di trazione che di compressione. E' essenzialmente formata da due strutture, una fissa
(8) ed una mobile (4) le quali portano le ganasce a cui sono fissati i provini; in (Fig. 5-7b)
sono riportati due esempi di afferraggio del provino. Una pompa (2) invia olio in pressione
in un cilindro (1) provocando il sollevamento del pistone (3). Il pistone è solidale alla
struttura mobile nella cui parte superiore vi è una ganascia alla quale è fissato il provino (5)
nel caso di prova a trazione. Per le prove di compressione il provino (6) viene sistemato tra
due piatti solidali uno alla struttura mobile e l'altro alla struttura fissa. La forza esercitata nel
provino è misurata tramite una cella di carico tarata direttamente in unità di forze.

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Per le prove di trazione si utilizzano generalmente dei provini a sezione circolare e tali che il
rapporto tra la lunghezza utile ltrav e il diametro sia circa 15; alcuni tipi di provini sono
rappresentati in (Fig. 5-8).
Per le prove di compressione si utilizzano dei provini cilindrici corti.

S0

d
L0
teste di serraggio
a S
0

b
Lc
Lt

Su

Lu
Figura 5-8

Lo scopo principale delle prove a trazione e a compressione è la costruzione del diagramma


forza-deformazioni (σ-ε) in modo da poter stabilire la dipendenza tra le forze agenti sul
provino ed il suo allungamento. Le macchine di prova moderne sono generalmente dotate di
una apparecchiatura elettronica per la registrazione automatica dei dati forza applicata al
provino al variare della corsa.
Innanzi tutto è possibile registrare un diagramma Forza - Spostamento e quindi inserendo i
dati geometrici del provino area iniziale e lunghezza di prova è possibile tramite la (eq. 5-2)
determinare la tensione σ e la (eq. 5-3) determinare la deformazione ε.
La velocità di prova viene impostata per caricare lentamente e progressivamente il provino.
La prova di trazione è preferibilmente condotta in controllo di deformazione. La velocità di
prova è prescritta nelle normative e comunque dipende dalla elasticità del provino. Per i
materiali metallici viene impostata una velocità di prova compresa tra 0,00025/s e 0,0025/s.

Un esempio schematico di diagramma (σ-ε) è fornito nella (Fig. 5-9).

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C
D

Α
Rm Β

Ο Ag ε
Agt
A
At

Figura 5-9
La curva ottenuta può essere convenzionalmente divisa in quattro zone.

• La zona OA è detta zona di elasticità; qui il materiale segue la legge di Hooke e si ha


diretta proporzionalità tra tensione e deformazione.
• La zona AB è la zona di snervamento; si ha una sensibile variazione di lunghezza del
provino senza che vi sia una crescita apprezzabile del carico, L'esistenza di una tale
zona non è caratteristica per tutti i metalli.
• La zona BC è la zona di incrudimento. Qui l'allungamento del provino e accompa-
gnato da un aumento del carico sino ad un valor massimo (C) ma tale aumento è in-
finitamente più lento che nella zona elastica.
• In questa fase, in una certa zona del provino, la sezione comincia a restringersi (fe-
nomeno della strizione), individuando così il punto ove si verificherà la rottura. Dopo
che il carico P ha raggiunto il suo punto massimo l'allungamento del provino ha luogo
con una diminuzione del carico, anche se la tensione media nella sezione ristretta
cresce; l’allungamento del provino ha allora un carattere locale e per questo la curva
CD è chiamata zona di snervamento locale. Il punto D corrisponde alla rottura del
provino.

Se ad esempio si scarica il provino durante la prova, prima della rottura, punto K (Fig. 5-10),
il legame tra la forza P e l'allungamento ∆l è rappresentato dalla retta KL, parallela alla retta
OA.

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C
K D

Α
Β

L M
Ο ∆lres ∆lel ε

Figura 5-10
Il segmento OL, allungamento presente nel provino anche a carico nullo, rappresenta l'al-
lungamento residuo ∆lres; il tratto LM, accorciamento che si ha nel provino quando lo si
scarica; è uguale all'allungamento elastico ∆lel. Se il provino è caricato nei limiti del tratto OA
(zona elastica) e poi scaricata, si ha ∆lres = 0 e l'allungamento è puramente elastico.
Negli esempi rappresentati nelle figure precedenti il tratto AB rappresentava la zona di
snervamento evidente del materiale. In molti materiali non è possibile nella curva (σ-ε) in-
dividuare la zona di snervamento in modo netto e quindi si ricorre ad una indicazione della
normativa descritta in (Fig. 5-11).

σs

εres=0,2% ε
Figura 5-11
La tensione massima al di la della quale il materiale non segue più la legge di Hooke è
chiamata limite di proporzionalità (σp). Il limite di elasticità è la tensione massima sino alla
quale il materiale non rivela deformazioni residue.
Il limite di snervamento o tensione di snervamento (σs) è la tensione a partire dalla quale
la deformazione cresce senza aumento sensibile del carico. Se un diagramma non presenta la
zona di snervamento, si assume convenzionalmente per limite di snervamento il valore della
tensione per la quale la deformazione residua è εres = 0,002 (εr = 0,2%) come in (Fig. 5-11)

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Il limite di rottura o tensione di rottura (σR o Rm) è ricavato dividendo la forza massima
(punto C) del diagramma di (Fig. 5-9) per l'area iniziale della sezione retta del provino. Il
modulo elastico E definito come la tangente dell'angolo α
E = tan α (5-13)
Un'ultima caratteristica che si può ottenere dal diagramma è l'allungamento relativo a
rottura . Solitamente si indica in percentuale δ% rappresenta la deformazione plastica re-
sidua a rottura, cioè al termine della prova (corrispondente al punto D della (Fig. 5-10).

L’allungamento percentuale a rottura permette di indicare l’ampiezza della zona plastica del
materiale e convenzionalmente permette di distinguere tra materiali a comportamento fragile
e materiali a comportamento duttile.
La soglia indicativa è pari al 5% al di sotto del quale il comportamento di definisce
“fragile”. Il comportamento dei matalli è in genere duttile ma alcune leghe quali le ghise
possono avere comportamento fragile.

5.1.7 Tensione e deformazione “ingegneristica” e “reale”


Le relazioni tensioni-deformazioni, sia in campo elastico che in campo plastico sono
strumenti utili e necessari per il progettista. Tali relazioni costituiscono anche la base per le
ipotesi di rottura discusse in seguito.
E’ importante distinguere fra tensione e deformazione “ingegneristica” e tensione e de-
formazione “reale”.
Le proprietà nominali (ad es. caratteristiche di resistenza a trazione, compressione) dei
materiali sono valutate di solito mediante prove meccaniche distruttive quali la prova di tra-
zione descritta nel paragrafo precedente. I metodi ed i relativi procedimenti sono oggetto di
normativa nazionale (ad es. normativa UNI EN 10002 DEL 1992 per ciò che riguarda le
prove meccaniche dei materiali metallici). Il concetto di valori “ingegneristici” è largamente
utilizzato nel caso delle normative.
Il valore ingegneristico della tensione è definito come il carico per unità di area della se-
zione iniziale del provino:
F-
σ = -----
A0

dove σ è il valore ingegneristico della tensione, F il carico applicato, A0 l’area della sezione
iniziale del provino in una prova di trazione.
Analogamente il valore ingegneristico della deformazione è definito come l’elongazione per
unità di lunghezza iniziale:
ε = ∆------l
l0

dove ε è il valore ingegneristico della deformazione, ∆l la variazione in lunghezza del pro-


vino, l0 la lunghezza iniziale di riferimento del provino.
Nella definizione dei valori ingegneristici della tensione e della deformazione, sono stati u-
tilizzati l'area originale della sezione retta e la lunghezza iniziale di riferimento ipotizzando
che questa non variasse durante la prova. In realtà come si può notare dalla figura in cui sono
evidenziate le parti di un provino dopo il cedimento statico la sezione in corrispondenza della
rottura subisce con il fenomeno della strizione un evidente restringimento.

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Dal momento quindi che le dimensioni, di fatto, cambiano al variare del carico, i valori di
tensione e deformazione “ingegneristici” sono soggetti ad errori.
Per materiali duttili nel campo plastico, e per certi materiali fragili, questi errori nel calcolo
della tensione e della deformazione basati su A0 e l0 possono essere significativi.
Per materiali duttili in campo elastico e fino allo snervamento gli errori generalmente sono
così piccoli da essere trascurabili.
Al fine di avere una misura più accurata di tensione e deformazione si definiscono le quantità
tensione reale e deformazione reale: Tensione reale σ’ è la tensione istantanea basata sull'area
istantanea corrispondente ad ogni istante al valore corrente del carico P. Essa è data da:

σ' = F---
A
Analogamente, la deformazione reale è associata non con la lunghezza di riferimento iniziale
ma con un valore istantaneo della lunghezza di riferimento, che varia al variare del carico
applicato. Valutando la variazione di sezione A il valore della tensione ′ cresce anche dopo
aver raggiunto la tensione di rottura nel punto c ed il cedimento del provino avviene al valore
di tensione “reale” D’ anziché al valore di tensione “ingegneristica” D.

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Si consideri, ad esempio, che il carico vari da 0 a P; la lunghezza di riferimento varia da l0 a li.


Si supponga poi che il carico vari di una quantità differenziale dP, corrispondentemente si
produce un cambio nella lunghezza di riferimento di dl. La deformazione differenziale per
questo intervallo i-esimo è dli/li. Considerando l’intera variazione del carico da zero al suo
valore finale la deformazione reale è data da:

lf
dl i
δ = ∫ -----l -
l0 i
dove l0 è la lunghezza di riferimento iniziale (corrispondente la valore zero del carico) e li è la
lunghezza finale di riferimento (corrispondente la valore finale del carico). L’integrazione
fornisce:
l 
δ = ln  ----f 
 l 0

La deformazione reale ( e ) può essere collegata al corrispondente valore ingegneristico come


segue; quest’ultimo può essere scritto come:

ε = ∆
lf – l0 l
------l = ------------
- = ----f – 1
l0 l0 l0

e quindi:
l
----f = 1 + ε
l0

Prendendo il logaritmo naturale di entrambi i membri l’allungamento complessivo sarà :


δ = ln ( 1 + ε )
Ovvero il legame tra deformazione “ingegneristica” e deformazione “reale”:
ε = eδ – 1

Come detto dal punto di vista della validità delle prove ottenute mediante quanto indicato
dalle normative ed applicando quindi le ipotesi di tensione e deformazione “ingegneristica”
rimangono di interesse applicativo. Infatti come si nota nella figura precedente le due curve si
discostano dopo l’innesco del fenomeno della strizione e quindi i parametri oggetto della
prova come il modulo elastico E, il coefficiente di Poisson ν, i valori numerici delle proprietà
di resistenza (tensione di snervamento e tensione di rottura) rimangono invariati. Potrebbe
variare l’allungamento a rottura che in ogni caso rappresenta il valore sperimentale mag-
giormente soggetto ad errori di misura.

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5.1. 8 Comportamento meccanico dei materiali metallici


Si riportano nella figura successiva sullo stesso diagramma tensione / deformazione le prove
sperimentali di alcuni materiali metallici. I materiali metallici sono omogenei (cioè, il mate-
riale ha le stesse proprietà in tutti i punti) ed isotropi (cioè, hanno le stesse proprietà mec-
caniche in tutte le direzioni). E’ possibile osservare in relativo le proprietà statiche dei prin-
cipali materiali da costruzione. Fra i materiali metallici più frequenti nella progettazione
industriale di sistemi meccanici e biomeccanici possiamo annoverare gli leghe di fer-
ro-carbonio ( acciaio e ghisa) e ad alcune leghe quali ad esempio Alluminio, Titanio, Bronzo,
Magnesio. Nel presente paragrafo sinteticamente vengono indicate le principali proprietà con
principale riferimento alle proprietà meccaniche e con cenni anche alla definizione della
classificazione dei materiali.

a) Acciaio

L’acciaio è una lega Fe-C con un tenore di carbonio inferiore al 2%. Gli acciai si classificano
in funzione del loro contenuto di carbonio e del loro impiego. Schematicamente si possono
individuare :
• acciai dolci 0,15%<C<0,15%
• acciai semiduri 0,25%<C<0,50%
• acciai duri 0,50%<C<0,75%

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Le grandezze che caratterizzano le proprietà meccaniche degli acciai sono principalmente


determinate da :
• resistenza
• durezza
• duttilità o tenacità

La resistenza viene determinata mediante la prova di trazione.


La durezza rappresenta la resistenza locale che il materiale oppone e viene misurata mediante
una prova sperimentale con una macchina di prova denominata durometro.
La duttilità è una misura dell’energia che il materiale è in grado di assorbire prima di giungere
a rottura. Una indicazione possiamo averla integrando l’area sottesa dalla curva della prova di
trazione. Sono utilizzate prove specifiche ad impatto mediante una attrezzatura sperimentale
dedicata , il pendolo di Charpy, che permette di misurare l’energia (in Joule) denomina resi-
lienza del materiale.
Il parametro che principalmente influenza le proprietà meccaniche dell’acciaio è il tenore di
carbonio. Al crescere della percentuale di carbonio si ha che :
- la resistenza a trazione cresce
- l’allungamento a rottura e quindi la duttilità diminuisce

Oltre al carbonio nell’acciaio sono presenti altri elementi direttamente presenti nel processo
di fabbricazioni oppure leganti. Alcuni fra i principali sono il manganese, cromo,nichel, si-
licio, molibdeno.

I leganti possono essere già presenti nel minerale oppure inseriti durante il processo di fabbrica-
zione dell’acciaio. I leganti sono importanti per caratterizzare e determinare le proprietà finali
dell’acciaio.

• Il Manganese (Mn) è sempre presente nei minerali di ferro; agisce come dissodante e
desolforante. In lega, migliora la combinazione resistenza/tenacità degli acciai da co-
struzione

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• Il Silicio (Si) è sempre associato al minerale di ferro; aggiunto nella fabbricazione


dell’acciaio come dissodante elemento di lega: viene impiegato negli acciai per molle
(incremento del modulo E) e negli acciai magnetici.

• Il Cromo (Cr) aumenta la temprabilità, aumenta la resistenza e la durezza dopo bonifica


ed aumenta la resistenza all’usura inoltre contribuisce a determina la resistenza alla
corrosione e la resistenza meccanica ad alta temperatura

• Il Nichel (Ni) migliora l’insieme tenacità/resistenza e contribuisce alla resistenza alla


corrosione degli acciai inox. Inoltre migliora la resistenza all’ossidazione a caldo e
determina la tenacità a bassa temperatura

• Il Molibdeno (Mo) aumenta la temprabilità ed aumenta la resistenza a caldo inoltre


aumenta la durezza e la resistenza all’usura.

Dal 2005 le normative UNI EN 10020 e UNI EN 10027 hanno riformato i sistemi di designazione
e classificazione degli acciai. La classificazione e la designazione della sigla che identifica il
materiale dipendono dall’impiego dalle caratteristiche meccaniche e dalla percentuale di leganti.

Sinteticamente di seguito sono indicati tre esempi:


o acciaio non legato (C40)
o acciaio da costruzioni (S355J0 o anche Fe510)
o acciaio legato da bonifica (34CrMo4)

• acciaio non legato al carbonio la sigla ad esempio C40 indica la percentuale di car-
bonio presente moltiplicata per 100.

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Fra gli acciai legati particolare importanza rivestono gli acciai inossidabili.
Il cromo favorisce invece la protezione alla corrosione (passivazione). Anche il molibdeno ri-
duce la corrosione, ma il tenore che se ne aggiunge e modesto, sia perche si tratta di un metallo
costoso sia perche rende la lega molto dura e difficile da lavorare.

In base alla loro microstruttura, gli acciai inox si suddividono in:


• Austenitici con una superiore resistenza alla corrosione
• Martensitici più duri e tenaci

b) Leghe di Alluminio

L'alluminio è un metallo particolarmente leggero, duttile e malleabile, e con buone caratte-


ristiche di resistenza alla corrosione. Per questo motivo è utilizzato nell'industria meccanica,
aeronautica, e automobilistica, per la fabbricazione di parti di aerei, di vagoni ferroviari e di
veicoli a motore. Inoltre presenta notevole resistenza alla corrosione per effetto dell'acqua
salata e trova quindi impiego anche nell'industria navale. L'elevata conducibilità termica
rende l'alluminio un materiale adatto alla fabbricazione di utensili e ne permette l'impiego nei
motori a combustione interna. Per la scarsa resistenza meccanica è poco usato allo stato puro.
Viene usato in lega con altri elementi: rame, silicio, magnesio, zinco che ne migliorano le
proprietà. Le leghe dell’alluminio, chiamate leghe leggere, sono suddivise in leghe da fon-
deria e leghe da lavorazione plastica.

Leghe alluminio-rame (Cu = 3 ÷ 5%)


Hanno una buona resistenza meccanica dopo bonifica (Rm = 400 ÷ 500 MPa )
Suoi nomi commerciali sono AVIONAL, DURALLUMINIO, RECIDAL; vengono usate
nell’industria aeronautica e per motoveicoli leggeri.

Leghe alluminio-zinco (Zn = 5 ÷ 8%)


Lo zinco aumenta molto la resistenza meccanica dopo bonofica; buona la resistenza alla
corrosione. (Rm = 500 ÷ 700 MPa)
Suo nome commerciale è ERGAL.

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c) Leghe di Titanio

I vantaggi nell’impiego del Titanio e delle leghe di Titanio sono i seguenti:

- leggerezza (pesa 40% meno dell’acciaio: ha infatti una densita di 4.5 g/cm3 contro 7.9
g/cm3 per l’acciaio
- eccellenti proprietà meccaniche
- scarsa tossicità ed Ottima biocompatibilità
- assenza di proprietà magnetiche
- buona resistenza agli acidi
- buona trasmissione del calore

Le superfici di titanio esposte all’aria si ricoprono spontaneamente di uno strato di biossido di


titanio (TiO2) dello spessore di 3-6 nm: questo fenomeno e denominato passivazione.
La passivazione conferisce al titanio e alle leghe una elevata resistenza alla corrosione assai
maggiore di quella di molti altri metalli e leghe.

d) Leghe di Magnesio

I vantaggi nell’impiego del Magnesio e delle Leghe di Magnesio sono i seguenti:

• minore densità rispetto a qualsiasi materiale metallico con impieghi strutturali;


• elevata resistenza specifica;
• buona colabilità, ottenibile con elevate pressioni durante il processo di presso-fusione;
• possibilità di essere lavorato con elevate velocità di taglio;
• buona saldabilità con sistemi ad atmosfera protetta;
• buona resistenza a corrosione delle leghe ad elevata purezza;
• abbondanza in natura;
Comparato con i materiali polimerici, possiede le seguenti qualità:
o migliori proprietà meccaniche;
o resistente all’invecchiamento;
o migliori qualità di conducibilità elettrica e termica;
o ottime caratteristiche di riciclabilità.

In Tabella 5-1 : Caratteristiche meccaniche di alcuni materiali sono riportate alcune caratteri-
stiche per i principali materiali metallici evidenziando tra le proprietà risultato della prova di
trazione : il modulo elastico, la tensione di snervamento e di rottura , inoltre per completare
una schematica indicazione delle proprietà utili per la progettazione viene anche indicato il
modulo di poisson e la densità.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 83


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Tabella 5-1 : Caratteristiche meccaniche di alcuni materiali metallici

E ρ σR σS
Materiale ν [kg/m3]
[N/mm2] [N/mm2] [N/mm2]

Acciaio da costruzione 2.1 105 0,3 7800 360 - 510 235 - 350

Acciaio per getti non legato 2.1 105 0,3 7800 300 - 500 200 - 350

Acciai da bonifica 2.1 10


5
0,3 7800 500 - 1100 350 - 750

Acciai da cementazione 2.1 105 0,3 7800 500 - 1500 350 - 1000

Acciai per getti 2.1 105 0,3 7800 400 - 600 250 - 400

Acciai speciali per molle 2.1 105 0,3 7800 1200 -1800 900-1300

Acciai inossidabili 2.1 105 0,3 7800 600-1200 400-900

Ghise 1.6 105 0,3 7000 350 – 500 ---

Leghe AI-CU (Dural) 7.2 104 0,34 2500 400 - 500 250 - 350

Leghe Al-Zn (Ergal) 7.2 104 0,34 2500 500 - 700 450 - 500

Leghe di Magnesio 4.6 104 0,34 1700 200 - 300 160 - 250

Bronzi 110 105 0,3 8000 150 – 200 300-400

Titanio 1.10 105 0,34 4500 600-1200 400-800

Cap5 pag. 84 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.1.9 Comportamento meccanico dei polimerici plastici

La struttura molecolare delle materie plastiche è di due tipi: molecole allungate, lineari o rami-
ficate, e molecole reticolate.
I polimeri allungati comprendono il polietilene, il polipropilene, il cloruro di polivinile, il poli-
stirene, i poliesteri. Essi presentano gradi di cristallinità differenti a seconda della % di ramifi-
cazione presente. In seguito a riscaldamento essi si ammorbidiscono e in questo stato vengono
lavorati, estrusi, formati e stampati; per questo motivo vengono detti termoplastici. Una volta
stampati, possono essere nuovamente scaldati e riformati in modo differente senza che la loro
struttura e le loro proprietà chimico-fisiche e meccaniche varino, dal momento che i trattamenti
termici non li degradano, portando alla formazione di sottoprodotti.
E’ interessante studiare una tipica curva sforzo-deformazione per questo tipo di materiali per
capire come essi si deformino in seguito all’applicazione di una forza dall’esterno. Questo
comportamento dipende dal modo in cui le catene polimeriche si muovono l’una rispetto all’altra
in condizioni di sforzo.

- 1° tratto: comportamento elastico. Andamento lineare della curva. Si verifica


grazie alla possibilità dei legami covalenti nelle catene di stirarsi e distorcersi.
Non appena la forza applicata si annulla, le catene ritornano nella loro posizione
originaria.
- 2° tratto: comportamento elastico non lineare (dipendente dal tempo).
L’applicazione di uno sforzo maggiore può portare alla deformazione di interi
segmenti di catena. Quando lo sforzo finisce, essi ritornano nella loro posizione
originaria, ma in tempi lunghi (da un minimo di alcune ore ad un massimo di
alcuni mesi).
- 3° tratto: Quando la forza applicata supera un certo valore (yield strength), ca-
ratteristico per ciascun polimero, inizia a causare nel materiale una deformazione
plastica permanente. La curva sforzo deformazione presenta un minimo oltre
questo valore, per poi risalire gradualmente. Questo andamento è caratteristico
dei materiali polimerici e dipende dalla loro struttura.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 85


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Tabella 5-2 : Caratteristiche meccaniche di alcuni materiali polimerici

5.1.10 Comportamento meccanico dei materiali compositi


Si definisce un materiale composito: la combinazione di due o più micro o macro costituenti, che
differiscono nella forma e nella composizione chimica, insolubili l’uno nell’altro.

In genere uno dei costituenti viene chiamato matrice mentre gli altri costituiscono le inclusioni
che nella maggior parte delle applicazioni sono rappresentate da fibre.

Se distinguiamo i compositi in base alla matrice abbiamo:


- compositi a matrice polimerica, PMC: materiali con alte proprietà meccaniche specifiche
- compositi a matrice metallica, MMC: resistenza migliorata ad alta temperatura
- compositi a matrice ceramica, CMC: per migliorare la tenacità

Se distinguiamo i compositi in base alle inclusioni abbiamo


- Inclusioni sferiche (compositi con proprietà isotrope)
- Inclusioni irregolari (compositi con proprietà non isotrope)
- Inclusioni a piattello (proprietà isotrope nel piano)
- Inclusioni a fibre corte o fibre lunghe (compositi unidirezionali o laminati) (proprietà
ortotrope)

Tipi di fibre :
- vetro: ottima resistenza meccanica (2-5 GPa), basso costo, buona tenacità, basso modulo
elastico (70-80 GPa), media densità (2.5-2.8 gr/cm3)
- carbonio: ottima resistenza meccanica (3.1-4.5 GPa), alto costo, bassa tenacità, alto
modulo elastico (220-800 GPa), bassa densità (1.7-2.1 gr/cm3)
- aramidiche (kevlar e nomex): ottima resistenza meccanica (3.0-4.5 GPa), alta tenacità,
costo medio, modulo elastico medio (130-150 GPa), bassa densità (< 1.5 gr/cm3)

Cap5 pag. 86 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Tipi di matrice. Si possono avere termoindurenti e termoplastiche. Le più usate sono:


- matrici epossidiche con buone caratteristiche mecaniche e di adesione alle fibre, minor
ritiro, sono costose e vengono utilizzate per lo più con fibre carbonio e aramidiche
(compositi pregiati, areonautica .....)

- matrici poliestere: molto utilizzate con fibre di vetro hanno basso costo e trovano appli-
cazione per: scafi imbarcazioni, pannelli per edifici, carrozzeria autoveicoli, apparec-
chiature.

Comportamento meccanico a trazione delle fibre

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 87


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

La fibra da sola ha un comportamento generalmente fragile mentre invece la resine ha un com-


portamento duttile. Il manufatto ottenuto da fibra più resina avrà una duttilità crescente
all’aumentare della percentuale di resina.
Un manufatto in composito quindi a parità di fibra e resina può variare la proprietà elastiche in
funzione della percentuale in volume di resina e di fibra e quindi anche le proprietà di resistenza.
Nella figura successiva sono schematicamente riportate delle curve tensione-deformazione della
fibra “nuda” della sola matrice e di compositi con due diverse percentuali di fibra 50% e 75%.
Si nota come al crescere della percentuale di matrice le proprietà meccaniche del manufatto de-
crescano notevolmente.

Inoltre i laminati in composito possono essere orientati rispetto ai carichi esterni e possono essere
sovrapposti con orientazioni diverse. Le proprietà elastiche del componente dipenderanno sa-
ranno anche funzione della orientazione delle fibre rispetto alla direzione del carico.
I nota in figura che nel caso di orientazione denominata 0° cioè con le fibre orientate parallela-
mente al carico applicato si ha la maggiore resistenza e successivamente aumentando l’angolo di
inclinazione la resistenza diminuisca bruscamente.

Cap5 pag. 88 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.1.11 Comportamento meccanico dell’osso corticale e trabecolare

Si noti la presenza di uno strato esterno di


materiale osseo compatto (corticale), conte-
nente al suo interno materiale osseo spugnoso
(trabecolare) con una struttura (trabecole)
chiaramente orientata (strutturata).

Sezione longitudinale della testa un femore

Confronto istologico tra materiale osseo corticale (A) e materiale osseo trabecolare (B)

Si noti la differenza strutturale. Siamo chiaramente siamo in presenza di materiali diversi,


entrambi: non isotropi e non omogenei. Nella figura seguente esempi di risultati della prova
di compressione su un campione di osso corticale e un campione di osso trabecolare.
I materiali biologici sono materiali “vivi” e possono avere proprietà diverse in soggetti di-
versi e nello stesso soggetto in diverse condizioni di carico o variano al variare dell’età. Il
comportamento meccanico dell’osso corticale come mostra la figura seguente è prevalen-
temente fragile. Come si vede dalla tabella seguente e da alcuni valori di riferimento in let-
teratura (Reilly at al. 1975 e Cezayirlioglu et al. 1985) relative a prove di trazione su osso
compatto umano e bovino la resistenza a compressione è migliore di quella a trazione.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 89


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Il comportamento dell’osso è non isotropo ed è possibile determinare un diverso modulo


elastico al variare dell’orientazione della prova di trazione ed anche una diversa. Nella figura
seguente sono riportate schematicamente delle curve tensione , deformazione (σ – stress,
ε– strain) ottenute con diverse orientazione di prova relative ad campione di osso corticale di
un femore umano. Le direzioni di prova sono con carico esterno longitudinale L, orientato di
30 e 60 ° rispetto l’asse dell’osso oppure carico trasversale T come indicato in figura. Si
osserva la diminuzione della resistenza a trazione al variare dell’orientazione con un valore
massimo nella prova con carico longitudinale e minimo in quella con carico trasversale.

Schematicamente è possibile evidenziare delle similitudine di comportamento meccanico tra i


materiali compositi sintetici e il comportamento dell’osso.

Cap5 pag. 90 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.1.12 Materiali Biocompatibili

La biocompatibilità dei metalli è legata alla facilita o meno della loro corrosione in ambiente
biologico: i fluidi biologici hanno infatti un elevato potere corrosivo nei confronti dei metalli. Il
corpo umano e un ambiente estremamente aggressivo in quanto contiene acqua con proteine e
ioni. Durante la corrosione avviene il rilascio di ioni metallici con due possibili conseguenze:

- la perdita di funzionalità dell’impianto, dovuta al peggioramento delle proprietà mecca-


niche;
- la contaminazione sia dei tessuti circostanti che dell’intero organismo, con ioni metallici
spesso tossici, con danno anche grave per la salute del paziente (es. metallosi)

I metalli vengono impiegati in moltissime applicazioni: dalla costruzione di componenti di ap-


parecchiature ad intere protesi.
In particolare sono utilizzati nella fabbricazione di:
- strumenti ortopedici;
- protesi ortopediche e dentali;

I principali metalli biocompatibili sono le leghe di titanio e gli acciai inossidabili.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 91


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.1.13 Tensione ammissibile e coefficiente di sicurezza

Mediante le prove di trazione e compressione si possono ottenere i principali dati sulle pro-
prietà meccaniche dei materiali; resta da risolvere il problema dell'utilizzazione dei risultati
ottenuti nei calcoli pratici per la determinazione della resistenza delle costruzioni meccani-
che. Secondo quanto già visto in 5.1.5, nei calcoli dì progetto o di verifica, si determina la
tensione massima σmax che sollecita la costruzione; essa non deve superare un determinato
valore legato al dato materiale ed alle condizioni di lavoro della costruzione, che si è indicato
con k, carico di sicurezza.
Il carico di sicurezza viene ottenuto dividendo un certo carico limite, σL, per il materiale dato,
per un numero n >l, detto coefficiente di sicurezza.
σ
k = -----L-
n (5-14)
Per evitare che in una costruzione in servizio appaiano deformazioni residue apprezzabili, si
assume, per i materiali aventi caratteristiche plastiche, come carico limite il limite di sner-
vamento σS per cui:
σ
k = -----s
n (5-15)
Per i materiali fragili e, in certi casi, per materiali moderatamente plastici si assume come
carico limite il limite di rottura σR; per cui:
σ
k = ------R
n (5-16)
La scelta del coefficiente di sicurezza n deriva da un certo numero di considerazioni. In primo
luogo il coefficiente di sicurezza dovrà tener conto delle condizioni reali di lavoro della co-
struzione. In effetti il coefficiente n è determinato dall'esperienza acquisita nella realizza-
zione di costruzioni analoghe e dal livello della tecnica all'epoca data. Ad es. nel progetto di
costruzioni statiche calcolate per grandi durate di servizio, si assumono coefficienti di sicu-
rezza relativamente alti (n = 2-6); nella tecnica aeronautica, ove sono imposte serie limita-
zioni di peso, i coefficienti di sicurezza variano da 1,5 a 2, assumendo come carico limite il
limite di rottura.
La scelta del coefficiente di sicurezza, come vedremo nei capitoli successivi, dipende an-
cora dei metodi di calcolo delle tensioni, dal grado di precisione di tali metodi, delle conse-
guenze legate ad eventuali cedimenti della costruzione. Il coefficiente di sicurezza dipende
inoltre dalle proprietà del materiale. Nel caso di un materiale plastico, n può essere più pic-
colo che per il calcolo di un pezzo in materiale fragile; infatti un aumento accidentale delle
tensioni in un materiale plastico porta solo ad avere piccole deformazioni residue, mentre in
un materiale fragile, ove σR = σL può verificare la rottura del pezzo.

Cap5 pag. 92 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.1 Torsione
5.2.1 Generalità
Si ha il caso di torsione semplice quando ogni sezione del corpo a soggetta al solo mo-
mento torcente, essendo nulle le altre caratteristiche di sollecitazione.
La torsione si può studiare con procedimento elementare soltanto nelle travi di sezione cir-
colare piana o cava; le travi a sezione non circolare richiedono elaborazioni molto complesse
e per queste ci si limita ad indicare i risultati più importanti. Infine, le travi tubolari di piccolo
spessore si prestano ad una trattazione elementare sufficientemente approssimata, qualunque
sia la forma della sezione.

5.2.2 Torsione di travi a sezione circolare


Si consideri una trave a sezione circolare soggetta a due coppie uguali e contrarie, di valore
Mt, agenti nelle sezioni trasversali di estremità (Fig. 5-12)
.

Figura 5-12

Si ammette, che, sotto l'azione dei momenti esterni, ogni sezione retta della trave ruoti rigi-
damente nel suo piano, cioè si adotta l'ipotesi delle sezioni piane; in tali condizioni nelle se-
zioni rette saranno presenti solo tensioni tangenziali τ.
Si divida idealmente la trave in corrispondenza ad una generica sezione S; ciascuno dei due
tronchi 1 e 2 rimane in equilibrio sotto l'azione della coppia che gli è applicata ad una
estremità ed al complesso di forze che ogni tronco riceve da quello contiguo, attraverso la
sezione ideale S. Si consideri, ad esempio, il tronco 1, di lunghezza l (Fig. 5-13); per effetto
della coppia applicata ogni sezione ruota rispetto alla sezione adiacente, la fibra generica
A0B0, parallela all'asse del corpo, si dispone secondo un tratto di elica cilindrica A0B.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 93


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Figura 5-13
Per effetto della torsione, quindi, la fibra A0B0 assume una inclinazione γ1 (scorrimento) ri-
spetto all'asse; tale scorrimento γ1 vale:

B0 B
tan γ 1 = γ 1 = ----------
-
l (5-17)
Ogni punto della sezione, inoltre, ruota attorno al centro di un angolo θ rispetto alla se-
zione adiacente; in particolare il punto B0 si porta in B, avendosi
B0 B = r 1 θ
(5-18)
Sostituendo il valore di B0B nella
si ha il legame tra lo scorrimento γ1 e l'angolo di torsione θ
γ1 = r 1 θ
---
l (5-19)
La tensione tangenziale τ è legata allo scorrimento γ1 della legge di Hooke:

τ = Gγ (5-20)
ove G, modulo di elasticità tangenziale legato al modulo di elasticità longitudinale e di
Poisson nel caso dei materiali omogenei ed isotropi dalla seguente relazione :
E -
G = --------------------
2 (1 + ν) (5-21)
Si osservi la (Fig. 5-13); nel punto B, per effetto del momento torcente Mt, si ha una
sollecitazione unitaria τ1, e, per l'area elementare ∆A1 una forza ∆F1.
∆ F1 = τ1 ∆ A1
(5-22)
In modo analogo l'area elementare ∆A2 è soggetta ad una forza tangenziale ∆F2:
∆ F2 = τ2 ∆ A2
(5-23)
e così per tutti i punti della sezione. Per l'equilibrio alla rotazione rispetto all’asse geometrico
del tronco di trave considerato, si dovrà avere:
τ1 ∆ A 1 r 1 + τ 2 ∆ A 2 r 2 + … = M t
(5-24)
ovvero scritta in modo più esatta:

Cap5 pag. 94 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

∫ τ r dA = Mt
(5-25)
A
ove l'integrale si intende esteso a tutta l'area della sezione considerata; ricordando ora il
valore di τ dato dalla
e che lo scorrimento γ è, per un generico raggio dalla 5-19 otteniamo

τ = Grθ
---
l (5-26)
La (eq. 5-24) può essere scritta come segue:
G r1 θ
--- ∆ A 1 r1 + G r 2 θ
--- ∆ A2 r 2 + … = M t
l l
cioè:


--- ( ∆ A 1 r 12 + ∆ A 2 r 22 + … ) = M t
l
Gθ --- ∑ n 2
ri ∆ Ai = M t
l i=1 (5-27)
ovvero, in modo più corretto


--- ∫ r 2 dA = M t
lA (5-28)

∑ ri2 ∆ Ai
n
∫r
2 dA
i=1
La quantità , ovvero A rappresenta il momento d'inerzia polare della se-
zione e viene indicato con Jp; si può quindi scrivere in modo più compatto:
G θJ = M
-------- p t
l (5-29)
da cui l'angolo di torsione θ della sezione risulta:

Mt l
θ = ----------
G Jp
(5-30)
e, per un tratto di lunghezza unitario (l = 1) l'angolo unitario di torsione θu (θu = θ/l) è:

Mt
θ u = ----------
G Jp
(5-31)
Ricordando quindi che la sollecitazione tangenziale τ è legata all'angolo θ dalla relazione (eq.
5-26), allora sostituendo :
Mt r
τ = ---------
-
Jp
(5-32)
Si nota come la tensione tangenziale τ sia proporzionale al raggio r del punto considerato e
raggiunga il suo massimo valore per r = d/2 dove d è il diametro della sezione circolare

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 95


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

considerata:
Mt d
τmax = ----------
2 Jp
(5-33)
L'andamento delle tensioni tangenziali lungo un raggio è rappresentato in (Fig. 5-14).
Indicando con Wt, modulo di resistenza a torsione, la quantità:
Jp
W t = ---------
-
d⁄2
E nella (5-33) sostituendo si ha:

M
τmax = ------t
Wt

Il modulo di resistenza a torsione, per una sezione circolare piena di diametro d (Fig. 5-14-a):
π- d 3
W t = -----
16
mentre per una sezione circolare cava con diametro esterno D e diametro interno d (Fig.
5-14b), vale:
π- D
W t = -----
4 – d4
-----------------
-
16 D

τmax τmax

d d
D

Figura 5-14

5.2.3 Lavoro di deformazione


Con lo stesso ragionamento fatto nel caso dello sforzo normale, si ottiene che il lavoro di
deformazione per una trave sottoposta a torsione pura è:

Cap5 pag. 96 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

L = 1--- M t θ
2 (5-33)
ovvero:
G Jp θ2
L = 1--- -----------------
-
2 l (5-34)
Dall’equazione precedente si definisce rigidezza torsionale di una trave il termine   /

5.2.4 Torsione in travi a sezione rettangolare


La determinazione delle tensioni in una trave a sezione non circolare non può essere fatta con
i normali metodi della resistenza dei materiali. La ragione di ciò sta nel fatto che, per una
sezione non circolare, l'ipotesi semplificatrice della conservazione delle sezioni piane non è
più valida; le sezioni della trave si ingobbano e la distribuzione delle tensioni nella sezione
non può essere dedotta da procedimenti simili a quelli adottati per le travi a sezione circolare.
In (Fig. 5-15) è riportata, a titolo di esempio, la deformata di una trave a sezione rettangolare
sottoposta a torsione.

Figura 5-15
Dato che la soluzione analitica della torsione di una trave a sezione non circolare presenta una
certa complessità, per lo studio di tali problemi si ricorre a metodi indiretti, sfruttando l'a-
nalogia che tali problemi hanno con altri già risolti; in tal caso si può ricorrere all'analogia
idrodinamica, che consiste in quanto segue. Si supponga di avere un recipiente con fondo
orizzontale e contorno uguale a quello della trave soggetta a torsione, in cui vi sia del liquido
in rotazione; vi è diretta proporzionalità tra la velocità v del liquido in un punto e la solleci-
tazione τ di torsione nel punto corrispondente della sezione della trave. Così se nel recipiente
vi sono dei punti in cui la velocità è nulla, nella trave analoga la sollecitazione di torsione è
nulla.
Nel caso di una sezione rettangolare, le linee di flusso della velocità hanno l'andamento
rappresentato in (Fig. 5-16a) e, corrispondentemente si ha l'andamento delle tensioni
indicato, in (Fig. 5-16b). La tensione tangenziale τ è massima nel punto di mezzo dei lati più
lunghi e la sua espressione è
Mt
τmax = α ---------
-
a b2 (5-35)
mentre l'angolo unitario di torsione, θ è:

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 97


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Mt
θ = β --------------
-
G a b3 (5-36)

τB

τA =τmax
v A

a
A

B
b
Figura 5-16

ove α e β sono dei coefficienti che dipendono dal rapporto n = a/b e hanno valori riportati
nella tabella seguente.

Tabella 5-3 : Coefficienti di forma per il calcolo delle tensione e delle rigidezza torsionale
nelle sezioni rettangolari (relativamente alle equazioni (5-35) e (5-36)

n = a/b 1,0 1,1 1,2 1,25 1,3 1.4 1,5 1,6 1,7 1,75 1,8

 4,804 4,67 4,57 4,52 4,48 4,40 4,33 4,27 4,21 4,18 4,16

β 7,114 6,49 6,02 5,82 5,65 5,35 5,11 4,9 I 4,74 4,67 4,60

n = a/b 2,0 2,25 2,5 3,0 4,0 5,0 6,0 8,0 10 20 ∞

 4,07 3,97 3,88 3,74 3,55 3,43 3,35 3,20 3,16 3,10 3,00

β 4,37 4,16 4,01 3,80 3,56 3,43 3,35 3,26 3,20 3,10 3,00

5.2.5 Torsione in travi con sezione anulare di piccolo spessore.


Le travi di sezione anulare, con parete a spessore costante o variabile, ma abbastanza
piccolo rispetto alle dimensioni della sezione, si prestano ad una risoluzione abbastanza
semplice, qualunque sia la forma della sezione. Si assume per piccoli spessori che la tensioni
tangenziale sia approssimabile ad un valore costante pari al valor medio della tensione in
corrispondenza della linea mediana (tratteggiata in figura 5-17 a) tra il bordo interno ed e-
sterno della parete.

Cap5 pag. 98 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

dl

τ
s Ω

Figura 5-17 a Figura 5-17 b

Considerando un tratto della sezione di lunghezza dl (Fig. 5-17b) la risultante


delle tensioni agenti su questo tratto è una forza:

 =   

tangente alla linea mediana (tratteggiata in Fig. 5-17a) tra il bordo interno e quello esterno
della parete. Il momento della forza dF rispetto all’asse x della trave risulta:

 ! =  " =    " = 2   Ω

dove con δ si `e indicato il braccio di dF rispetto al baricentro della sezione G, ovvero la di-
stanza tra G e la retta tangente alla linea media nel punto di applicazione della forza.


Ω = "
2

è l’area di un triangolo di base ds ed altezza δ ; al variare di dl lungo la linea media


questi triangoli, non sovrapposti, riempiono tutta l’area Ω interna alla linea media;
quindi integrando lungo tutto il contorno, si ottiene:

! = % ! = 2   %  Ω = 2   Ω

la tensione media τ in ogni punto dello spessore si ipotizza costante e dalla relazione prece-
dente risulta essere :
Mt
τ = ------------
-
2ΩS (5-37)
ove Ω è l'area racchiusa dalla linea media della sezione e S è lo spessore nel punto in cui si
calcola la tensione τ.
Con analoghe considerazioni si ottiene l’angolo unitario di torsione θu dato da

Mt
- ∫ 1--- dl
θ u = ----------------
4GΩ lS 2
(5-38)

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 99


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

ovvero se lo spessore S è costante a tratti:


Mt n li
- ∑
θ u = ---------------- ----
4GΩ 2 i = 1 Si
(5-39)
e se lo spessore S è costante in tutta la sezione:
Mt 1
θu = ----------------
- ---
4 G Ω2 S (5-40)
Si consideri, per esempio una trave a sezione anulare del tipo indicata in (Fig. 5-18)
, e sottoposta ad un momento torcente Mt; l'area Ω vale:
S S S S
Ω =  l 1 – ----2- – ----4-  l 2 – ----1- – ----3-
 2 2   2 2
Le tensioni tangenziali nei tratti 1, 2, 3, 4 ove lo spessore è costante a tratti, sono rispetti-
vamente dalla (5-37):
Mt Mt
τ1 = --------------- τ 2 = ---------------
2 Ω S1 2 Ω S2
Mt Mt
τ3 = --------------- τ 4 = ---------------
2 Ω S3 2 Ω S4

3
s3

s2
s4

l2

4 2
s1

1
l1

Figura 5-18

L'angolo di torsione unitario, θu dalla (5-39) è:

Mt n l
- ∑ ---i-
θ u = ----------------
4 G Ω2 i = 1 Si
M t  l1 l 2 l3 l 4 
θu = ----------------
-  ----- + ----- + ----- + -----
4 G Ω 2  S1 S 2 S 3 S 4

Cap5 pag. 100 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.3 Flessione

5.3.1 Generalità
Si intende per flessione un modo di carico tale che, nelle sezioni rette della trave la sol-
lecitazione si riduce al solo momento flettente Mf; un tal tipo di sollecitazione è detta fles-
sione pura. Generalmente, però, la sollecitazione di flessione è accompagnata anche da sol-
lecitazioni dì taglio; si parla allora di flessione semplice.
Si considererà qui il caso di flessione pura; i risultati che si otterranno sono applicabili anche
nel caso di flessione semplice, rappresentando essi gli effetti del momento flettente da
sommare agli effetti del taglio.

5.3.2 Tensioni interne


Si consideri una trave rettilinea e di sezione costante, e si applichino alle due sezioni estreme
due coppie uguali e contrarie di momento M (Fig. 5-19) agenti in un piano π (piano di
sollecitazione) che contiene l'asse geometrico x della trave. Si supponga inoltre che la sezione
della trave sia simmetrica rispetto all'asse y (intersezione tra il piano di sollecitazione e la
sezione S), detto asse di sollecitazione.

Figura 5-19
Per effetto delle coppie la trave si inflette e il suo asse geometrico si dispone secondo una
linea (linea elastica) che, nel caso considerato di trave a sezione costante e con momento
flettente costante lungo la trave, è un arco di circonferenza; inoltre la linea elastica giace in un
piano (piano di flessone) che, per la simmetria della sezione, coincide con il piano di solle-
citazione.
Per effetto della deformazione nella parte convessa della trave le fibre si allungano e nella
parte concava si accorciano, mentre alcune mantengono invariate la loro lunghezza; queste
ultime costituiscono uno strato, inizialmente piano, che incontra ogni sezione secondo una
retta n = z (asse neutro) che, nel caso di simmetria già detto, è normale all'asse di sollecita-
zione y. Quindi la sezione è in parte tesa (zona convessa) e in parte compressa (zona con-
cava), mentre nei punti dall'asse neutro la tensione è nulla.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 101


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Si consideri ora la trave divisa in due tronchi dalla sezione ideale S (Fig. 5-20).

Figura 5-20

il tronco 1 rimane complessivamente in equilibrio sotto l’azione della coppia M e del com-
plesso di forze che il tronco 2 trasmette al tronco 1 attraverso la sezione S.
Si divide la superficie S in aree elementari ∆Al, ∆A2, ..., poste a distanza y1, y2, ..., dall'asse
neutro n; dette σl, σ2, ..., le sollecitazioni unitarie relative di vari elementi di superficie, le
forze ∆F1, ∆F2, ...:
∆ F 1 = σ1 ∆ A 1
∆ F 2 = σ2 ∆ A 2
(5-41)
Per l'equilibrio del corpo l, la somma di tali forze deve essere nulla (poiché lo sforzo normale
N è nullo), mentre la somma dei loro momenti rispetto all'asse z deve essere uguale al mo-
mento applicato M.
∆ F1 + ∆ F2 + ∆ F3 + … = 0
∆ F 1 y1 + ∆ F 2 y2 + ∆ F 3 y3 + … = M

ovvero per le (eq. 5-41)


σ1 ∆ A1 + σ 2 ∆ A2 + σ3 ∆ A3 + … = 0
σ 1 ∆ A 1 y1 + σ2 ∆ A 2 y2 + σ3 ∆ A3 y3 + … = M

cioè:
n

i=1
σi ∆ Ai = 0

n
∑ σ i ∆ A i yi
i=1
= M
(5-42)
e, con le notazioni di integrale

∫A σ dA = 0

∫A σ y dA = M
(5-43)
Nel campo elastico delle piccole deformazioni la tensione σ è legata e dalla relazione
σ = Eε

Cap5 pag. 102 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

per l'area elementare ∆A, distante y1 dall'asse. neutro, la deformazione ε1 può essere
determinata come segue (Fig. 5-21).

Figura 5-21

Per la similitudine dei triangoli OAB e OCD si ha


l + ∆ l1 R+y
----------------- = --------------1-
l R (5-44)
e poiché per definizione:
∆l
ε1 = --------1-
l1

si ha:
y
ε1 = ----1-
R
In modo analogo si ha, per l’area elementare ∆A2:
y
ε2 = ----2-
R
e, in generale:
ε = --y-
R (5-45)
Quindi nella generica area BA la tensione σ vale:
σ = E --y-
R (5-46)

e, introducendo tale espressione nelle (5.41), si ha:

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 103


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

y y y
E ----1- ∆ A 1 + E ----2- ∆ A 2 + E ----3- ∆ A 3 + … = 0
R R R
y2 y2 y2
E ----1- ∆ A 1 + E ----2- ∆ A 2 + E ----3- ∆ A 3 + … = M
R R R
ovvero:
n
--- ∑ y i ∆ A i = 0
E
Ri=1
n
E
---
R

i=1
y i2 ∆ A i = M
(5-47)
e, con le notazioni di integrale:

E
--- ∫ y dA = 0
R A
E
--- ∫ y 2 dA = M
R A (5-48)

Nella prima equazione delle (5.42) o (5.43) il termine ∑)(* '( ∆ ( , (ovvero ∫, ' )
rappresenta il momento statico della sezione rispetto all'asse neutro e, poiché vale zero, l'asse
neutro dovrà essere baricentrico. Nella seconda equazione delle (5.42) o (5.43) il termine
∑)(* '( ∆ ( , (ovvero ∫, '  ) rappresenta il momento di inerzia della sezione rispetto
all'asse neutro e viene indicato con Jz (essendo z = n l'asse neutro).

Si ha quindi:
E Jz
--------- = M
R (5-49)
la curvatura 1/R della trave in seguito all'applicazione del momento flettente M è :

--1- = ---------
M
R E Jz
(5-50)

la quantità EJ è detta rigidezza flessionale della trave.


Sostituendo il valore della curvatura (eq. 5-46) nella si ottiene:
σ = M
--------y-
Jz
(5-51)
La tensione a nel generico punto P della sezione risulta quindi proporzionale a y, distanza di P
dall'asse neutro; l'andamento di σ in funzione di y è rappresentato in (Fig. 5-22).

Cap5 pag. 104 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

B σ’max

y’ max

G
y"max

A σ"max

Figura 5-22
I punti più sollecitati sono quelli più lontani dall'asse neutro; indicando con y’max (positiva) la
distanza massima nella zona tesa (punto B) e con y"max (negativa) la distanza massima nella
zona compresa (punto A) le sollecitazioni massime risultano:
M y' max
σ' max = -----------------
-
Jz
M y ″ max
σ ″ max = --------------------
-
Jz

Indicando con W’z e W"z moduli di resistenza e flessione della sezione, i rapporti
Jz
W' z = -----------
-
y' max
Jz
W ″ z = -------------
-
y ″ max

si ha:
M
σ' max = ---------
W ′z
M
σ ″ max = ----------
W ″z

Nel caso particolare di sezione simmetrica si ha y' = y" e W’z = W"z quindi le tensioni
massime sono uguali e contrarie. Ad es. per una trave di sezione rettangolare di lati b ed h
(Fig. 5-23a) si ha:
h 3-
J z = b--------- y max = h--- h 2-
w z = b---------
12 2 6
da cui
2 M-
σmax = ---------
b h2
mentre per una trave di sezione circolare di diametro D (Fig. 5-23 b):

Jz = π D4
----------- y max = D
---- wz = π D 3-
----------
64 2 32

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 105


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

y
y

h
z z

a) b)

Figura 5-23
e quindi:
σ max = 32 M-
-----------
π D3
Dalle precedenti relazioni si nota che la tensione σ dovuta alla flessione è inversamente
proporzionale al modulo di resistenza Wz della sezione; le sezioni migliori sono quindi quelle
che danno un modulo Wz massimo con una minima quantità ci materiale.
Per una trave che debba lavorare razionalmente a flessione bisogna evidentemente distribuire
la superficie della sezione resistenza il più lontano possibile dall'asse neutro, per aumentare al
massimo il momento d'inerzia, quindi il modulo di resistenza e di conseguenza a parità di
momento flettente ridurre la tensione massima di flessione σ.
Esempi di sezioni adatte per travi sottoposte a flessione sono il doppio T e C (Fig. 5-24).

Figura 5-24

5.3.3 Lavoro di deformazione.


Si ottiene procedendo come per la trazione o compressione:
M 2 l-
L = -----------
2EJ (5-52)

Cap5 pag. 106 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.3.4 Flessione deviata

Come detto nel paragrafo precedente, quando il momento flettente è rappresentato da un vettore non allineato con
uno degli assi principali della sezione la flessione si dice deviata.
Un esempio è costituito
ituito dalla mensola di Figura 5-25, la cui sezione ha doppia simmetria rispetto agli assi y
e z e il carico P è inclinato dell'angolo θ rispetto all' asse y e applicato nel baricentro della sezione.

Figura 5-25
25 Flessione deviata per effetto di un carico inclinato.

Le azioni interne di flessione riferite agli assi principali della sezione (y e z) sono

(5-53)
e lo sforzo normale ax è dato dalla sovrapposizione degli sforzi di flessione relativi a questi momenti flet-
fle
tenti

(5-54)
Si noti che i1 segno negativo nella è dovuto alla scelta di orientare i momenti My e Mz come gli assi y e z; di
conseguenza il momento My è orientato in modo da sollecitare con sforzi di trazione i punti della sezione
posti dalla parte delle z positive, mentre
me il momento Mz fa nascere sforzi di trazione nei punti della sezione
posti dalla parte delle y negative: da cui il segno negativo.
L’equazione della retta che rappresenta l’asse neutro si ricava imponendo che lo sforzo normale sia nullo

(5-55)
Questa equazione rappresenta una retta che passa per il baricentro della sezione, ma inclinata di un angolo β
rispetto all’asse z, dato dalla

(5-56)
Il vettore del momento risultante, perpendicolare al carico P, forma invece con l’asse delle z l’angolo θ dato
dalla

(5-57)
Dalle ultime due relazioni si può trovare il legame tra gli angoli β e θ:

(5-58)
da cui risulta evidente che in genere β è diverso da θ,, cioè l'asse neutro non è perpendicolare all'asse di
sollecitazione (dato dalla traccia, nel piano
piano della sezione, del piano formato dall'asse x della barra e dalla
retta di applicazione carico P), tranne nei seguenti casi particolari:
θ = 0°;
θ = 90°
Jy = Jz, per esempio nel caso di sezioni circolari o quadrate.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 107


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Esempio
Data la struttura riportata in Figura Figura 5-26,
5 , determinare, sulla base di dati riportati nella figura me-
m
desima, il valore degli sforzi massimo e minimo nella sezione dell'elemento verticale.

a = 15 0 mm
b = 75 mm
H =1000 mm
L = 500 mm
F = 5 kN
P = 7 kN

Figura 5-26
5 Struttura soggetta a flessione deviata.

Figura 5-27 Azioni interne alla struttura soggetta a flessione deviata.

Soluzione
ne sono riportate nella Figura 5-24.
Le azioni interne 5 Gli sforzi sono dati dalla sovrapposizione
rapposizione dell'azione
assiale, del momento flettente Mz e del momento flettente My, dando luogo quindi, nella sezione di base , a
un caso di flessione deviata

Nel punto B si ha

mentre nel punto A

Figura 5-28 La sezione di base della struttura di Figura 3.

Cap5 pag. 108 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

5.4 TAGLIO

5.4.1Generalità
Una sezione S di una trave è soggetta al solo sforzo di taglio T quando la risultante di tutte
le forze esterne che precedono S giace nel piano della sezione e passa per il suo baricentro. Lo
sollecitazione di taglio risulta pero’ sempre accompagnata da quella di flessione; si è in
condizioni di taglio puro solo nella sezione in cui la caratteristica del momento passa per lo
zero.

5.4.2 Tensioni interne


Le tensioni interne τ giacciono nel piano della sezione e la loro distribuzione non è uni-
forme, il valore:
τm = --T-
A (5-59)
indica solo la sollecitazione media esistente nella sezione di area A. Il valore della tensione τ
in ogni punto è dato da:
T S-
τ = --------
b Jz
(5-60)
ove:
τ sforzo di taglio
S momento statico, rispetto all'asse z, della porzione di area definita dalla retta, parallela a z,
e passante per il punto ove si vuol determinare -r
Jz momento d'inerzia dall'intera sezione rispetto all'asse z
b: larghezza della sezione.

a) Caso della sezione rettangolare (5-29)

Go
τ
yo

τmax
y
h

Figura 5-29
Il momento statico S dell'area delimitata dalla retta parallela a z passante per il generico punto
in cui si vuol determinare la tensione τ e':

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 109


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

S =  h--- – y b y 0
2 

S = b---  ----
h 2- – y 2
2 4  
(5-61)
e ricordando che il momento d'inerzia Jz di area è:
b h 3-
J z = ---------
12
La tensione τ vale quindi:

6  ----
h - – y 2
2
4 
τ = T ---------------------------
b h3 (5-62)
Si nota che τ varia con legge parabolica rispetto ad y ed il suo diagramma è rappresentato in
5-29. Nei punti dell'asse z, τ risulta massima ed il suo valore è
τmax = 3--- ------
T- = 3--- τ
m
2 bn 2 (5-63)
b) Caso della sezione circolare di diametro d = 2r.

Limitandosi al calcolo della τmax in corrispondenza dell'asse z, si ha:


S = 2--- r 3
3
Jz = π
--- r 4
4
per cui la tensione massima
τmax = 4--- --------
T - = 4--- τ
m
3 π r2 3
(5-64)

3.4.3 Lavoro di deformazione


Il lavoro di deformazione, nel caso di taglio puro, vale:
T 2 -l
L = χ --------
GA (5-65)
ove χ è detto fattore taglio, è un coefficiente adimensionale dipendente dalla forma della
sezione; per le sezioni rettangolari χ vale 6/5 qualunque sia il rapporto tra i lati, per le sezioni
circolari χ = 10/9 per le sezioni a doppio T χ si ottiene dividendo l'area della sezione per
l'area dell'anima calcolata per l'intera altezza della sezione.

Cap5 pag. 110 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

3.5 APPLICAZIONI DEI CASI SEMPLICI DI SOLLECITAZIONE

3.5.1 Trazione
a) Determinare il diametro a di un corpo cilindrico in Fe 360 da sottoporre ad uno sforzo di
trazione P di 100.000 [N] assumendo un coefficiente di sicurezza pari a 1.5.

Soluzione:
L'area A del corpo cilindrico è determinata da:
A = P
---
k
ove k, carico ammissibile è:
σ
k = -----s
n
il carico di snervamento σs, per un acciaio tipo Fe 360, è 240 [N/mm2] ed n coefficiente di
sicurezza, è assunto 1,5; quindi:
k = 240
--------- = 160
1.5 [N/mm2]
per cui:
A = 100000
------------------ = 625
160 [mm2]
b) Determinare i lati della sezione rettangolare di una trave sottoposta ad uno sforzo di
trazione P di 60.000 N; con l'ipotesi che i lati stiano nel rapporto 1: 1,5 e che il materiale
sia Fe 360 (σs = 240 [N/mm2] e modulo di elasticità E = 210.000 [N/mm2]). Determinare
inoltre l’allungamento della trave sapendo che la sua lunghezza iniziale l è 1200 [mm]
assumendo un coefficiente di sicurezza pari a 1.5

Soluzione:
Il carico ammissibile k, Supposto n = 1.5 risulta
k = 240
--------- = 160
1.5 [N/mm2]
l'area A della trave è:
A = P
--- = 60000
--------------- = 160
k 160 [mm2]
detti poi a e b i due lati del rettangolo si ha:
b = 1.5 a
A = a b = 1.5 a 2
da cui:

a = A- =
------ 375
--------- = 15.81 [mm]
1.5 1.5
b = 1.5 a = 1.5 ⋅ 15.81 = 23.72 ( 15.81 ) [mm]

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 111


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

L'allungamento ∆l della trave è:


P l-
∆ l = -------
EA
in cui E, modulo di elasticità è 210.000 [N/mm2]; si ha quindi:

600000 ∙ 1200
∆ = = 9,14 7889
210000 ∙ 375

c) Eseguire la verifica di resistenza a trazione di un corpo con sezione a corona circolare


(diametro esterno 50 [mm], interno 37 [mm] ) sottoposto ad uno sforzo P di 22.000 [N]. Il
materiale costituente il corpo è una lega Al-Zn (Ergal) assumendo un coefficiente di
sicurezza pari a 1.5.

Soluzione:
La sezione resistente è:
π D2 π D2
A = -----------e – -----------i
4 4

A = π ⋅ 50 2- – ---------------
--------------- π ⋅ 37 2- = 888.29
4 4
La sollecitazione di trazione è quindi:
σ = P
---
A
22000- = 24.77
σ = ---------------
888.29 [N/mm2]

Il materiale indicato ha un carico di snervamento σs di 450[N/mm2] (tab. 5.1) e, assunto un


coefficiente di sicurezza n = 1,5 il carico ammissibile k, è assumendo il valore minimo di σs:
σ
k = -----s
n

k = 450
--------- = 300
1.5 [N/mm2]
Essendo σs < k la verifica ha esito positivo.

d) Determinare la lunghezza massima di un filo metallico appeso verticalmente, al limite di


rottura.
Soluzione:
Nella sezione di incastro si avrà uno sforzo normale N pari al peso di tutto il filo; la lunghezza
massima al limite di rottura o lunghezza di rottura si ha quando nella sezione di incastro la
tensione a dovuta allo sforzo normale è uguale alla tensione di rottura σR del materiale.
Se A è l'area del filo, l la sua lunghezza e γ la densità del materiale lo sforzo normale all'in-
castro vale:
N = γAl

Cap5 pag. 112 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

la tensione all'incastro vale quindi


---- = γ---------
σ = N A -l = γ l
A A
per cui la lunghezza di rottura lR è, indipendentemente da A,
σ
l R = ------R
γ
nel caso di acciaio con σR = 400 N/mm2 con γ = 78.10-6 [N/mm3]
400 - = 5.13 ×106 [mm] = 5130 [m]
lR = -------------------
–6
78 ×10
nel caso di lega di Al-Z σR = 600 [N/mm2]; con γ = 28.10-6 [N/mm3]

600 7
- = 2.142 ( 5.13 ) ×10 [mm] = 21420 [m]
lR = -------------------------------
–6
28 ( 78 ) ×10

3.5.2 Torsione
a) Un albero trasmette un momento torcente pari a Mt = 10.000 [Nm]: supponendo una
tensione tangenziale ammissibile t = 60 [N/mm2] si chiede di determinare:
1) il diametro della sezione nel caso sia piena
2) il diametro esterno ed interno della sezione cava con rapporto tra i diametri Di/De = 7/8.

Il rapporto tra i pesi dei due alberi per una lunghezza unitaria, è proporzionale al rapporto tra
le aree della sezione cava a quella piana; l'area della sezione cava è:
π D2  D 2
A c = -----------e  1 – ------i-
4  D 2 e

π 137 2-  1 –  -----
Ac = --------------- 7  2 = 3455
4   8 ) 
l'area della sezione piena è:
π D 2-
Ap = ----------
4
π 94.68 2- = 7041
Ap = -------------------
4
Il rapporto dei pesi è quindi:
Q A
------c = -----c-
Qp Ap
Q
------c = 3455
------------ = 0.49
Qp 7041

La sezione cava risulta più vantaggiosa in quanto il peso di materiale è ridotto di più della
metà rispetto alla sezione piena.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 113


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

b) Determinare la tensione tangenziale massima τmax e l'angolo di torsione θ in una barra


di acciaio di diametro d = 50 [mm] lunga l = 2.50 [m] e soggetta ad un momento
torcente Mt = 1850 [Nm].
Soluzione:
La tensione tangenziale massima vale:
M
τmax = ------t
Wt

ove Wt, modulo di resistenza è:


J
W t = ----p-
R
e Jp momento d'inerzia polare è:
π D 4-
J p = ----------
32
π 50 4- = 614000
J p = ------------
32 [mm4]
quindi:
W t = 614000
------------------ = 24560
25 [mm3]
e infine la τmax è:
τmax = 185000
------------------ = 7.5
24560 [N/mm2]
L'angolo di rotazione θ è:
Ml
θ = ----------
G Jp

ove G, modulo di elasticità tangenziale essendo E = 210.000 [N/mm2] e ν = 0,3 vale:


E
G = ---------------------
2 (1 + ν)
210000 - = 80800
G = -------------------------
2 ( 1 + 0.3 ) [N/mm2]

quindi:
185000 ⋅ 250 - = 0.00093 [rad]
θ = ------------------------------------
80800 ⋅ 614000
e in gradi:
θ = 180
--------- 0.00093 = 0.0534 [gradi]
π

Cap5 pag. 114 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

c) Data una trave a sezione circolare cava di diametro esterno 35 mm ed interno 28 mm


soggetta nella sezione maggiormente sollecitata da un momento torcente di 120 Nm. Si ri-
chiede di: calcolare all'angolo di torsione unitario (E = 210.000 MPa, ν = 0.3) ; calcolare la
tensione tangenziale massima e tracciare l'andamento delle tensioni nella sezione.
y

x
D d

Soluzione
Per calcolare l’angolo di torsione unitario dalla (5.31)
MT
Θu =
G⋅Jp
Dove:
E
G= = 80769 MPa
2 ⋅ (1 + ν )
π
Jp =
2
(R 4
)
− r 4 = 86980mm 4
Quindi:
120 ⋅ 1000
Θu = = 1,7 ⋅ 10 −5 rad / mm
80769 ⋅ 86980
Per calcolare la tensione tangenziale massima dalla (5.33)

MT MT D 16M T D
τ Mt = → τ MT − max =
r ⋅ = = 24,14MPa
π 4
Jp
2
R −r 4
(
2 π (D 4 − d 4 )
)
In figura si riporta la distribuzione della tensione tangenziale nella sezione.

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 115


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

3.5.3 FLessione
a) La sezione rettangolare cava di una trave è sottoposta ad un momento flettente di My
=10.000 [Nm] (attorno l'asse y) ; la trave è in acciaio con carico di snervamento σs = 240
[N/mm2] e si prescrive un coefficiente di sicurezza pari almeno a n = 1.5; verificare la
sezione.

Figura 3-27
Soluzione:
Il momento d'inerzia rispetto all'asse neutro z:

1
: = ;90 ∙ 100< − 70 ∙ 80< ? = 4513333 88@
12

Il modulo di resistenza Wz è (w’ = w"):

4513333
A: = = 90267 88<
50
La sollecitazione massima è:
C
B  =
AD
EEEE∙EF
B  = =111 MPa
GEHI
Il carico di sicurezza è:
σ
K = -----s = 240
--------- = 160
n 1.5 [N/mm2]
Essendo k >σmax la verifica è soddisfatta.

b) Determinare il massimo momento flettente sopportabile da una trave la cui sezione retta è
un doppio T unificato NP 300; il materiale sia acciaio con carico di snervamento σs = 240
[N/mm2] assumendo un coefficiente di sicurezza n = 1.5.

Soluzione:
Alla sigla NP 300 corrisponde un profilato a doppio T schematizzata in figura le cui dimen-

Cap5 pag. 116 10/18/11


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

sioni sono :

H = 300, b = 125, a = 10 [mm] e le cui caratteristiche sono:

Jx = 97850000 [mm4]; Jy = 4500000 [mm4]; Wx = 652000 [mm3]; Wy = 71900 [mm3].

Il massimo momento flettente si avrà quando il piano di sollecitazione coincide con l'asse x,
poiché in tal modo si avrà il W massimo: esso vale, assumendo un coefficiente di sicurezza
n = 1.5.
σ
M = -----s W x
n
8
M = 240
--------- 652000 = 1043 ×10 [Nmm] = 104300 [Nm]
1.5

3.5.4 Taglio
Determinare il diagramma delle tensioni tangenziali sulla sezione a doppio T HEB 200, le cui
dimensioni sono riportate in figura soggetta ad una forza di taglio verticale T = 100kN.

L’area complessiva della sezione sarà :

A = 200*15*2 + 170*9 = 7530 mm2

Innanzi tutto dalla eq. 5.59 si può valutare facilmente la tensione di taglio media nella sezione.

J EEEEE
B = = = 13,3 MPa
, IK<E

Fondamenti di Meccanica Strutturale - Prof. Aurelio Somà pag. 117


5. SOLLECITAZIONI SEMPLICI

Il momento d’inerzia baricentrico rispetto all’asse z si può calcolare sommando i contributi


dell’anima centrale e delle due ali inferiore e superiore.

Jz = 55134750 mm4

Dalla eq. 5.60 si calcola la distribuzione della tensione tangenziale:

J L;?
 =
M;?NO
Ove il momento il carico T ed il momento d’inerzia sono delle costanti ed invece il momento
statico dipende dalla distanza y della porzione di sezione rispetto alla quale si sta calcolando il
momento e la larghezza b in questo caso è diversa nell’anima e nelle ali superiore ed inferiore.
Il momento statico dell’ala superiore risulta :

S(y1) = 200*15*92.5 = 277500 mm3


Da cui la tensione tangenziale massima nell’ala:

EEEE∗IIKEE
 = = 2,5 QR
EE∗KK<@IKE

E la tensione nel punto di inizio dell’anima verticale sarà :

EEEEE∗IIKEE
M = G∗<IGIKE
= 55,9 MPa

Il momento statico baricentrico risulta :

S(yG) = 200*15*92.5 + 85*9* (85/2) = 310012,5 mm3

Il valore massimo della tensione tangenziale in corrispondenza del baricentro:

EEEE∗<EE,K
S = G∗<IGIKE
= 62,5 MPa

La distribuzione di tensione tangenziale è descritta nella figura seguente.

Osservando la figura, si nota che nell’anima la tensione tangenziale è quasi uniforme.


Inoltre la parte prevalente della forza di taglio è sostenuta dall’anima; in prima appros-
simazione, per le sezioni a doppio T, si può dunque porre:

T 100000
 ≈
= = 65,4 MPa
bh 9 ∗ 170
dove b è lo spessore dell’anima e h l’altezza della sezione.

Cap5 pag. 118 10/18/11

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