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Dalla speculazione filosofia di Socrate nacquero 3 scuole

socratiche:
-la scuola megarica, chiamata così perchè venne fondata a
Megara
-la scuola cirenaica, perchè fondata a Cirene, in Egitto
-la scuola cinica
Tutte e tre si concentrarono sull’etica socratica, quindi sul
concetto di virtù come scienza e sull’unica virtù che Socrate
individuava nel bene.
La scuola cinicia è contemporanea ad Aristotele e siamo nel
periodo dell’impero di Alessandro Magno. L’esponente più
importante di questa scuola fu Diogene di Sinope, chiamato
anche Socrate il Pazzo e andava in giro con la lanterna a cercare
l’uomo.
La scuola cinica viene dal greco chiunos che significa cane.
Il cinico è colui che è insensibile ai valori degli altri, una
persona distaccata. L’esponente della scuola filosofia era un
uomo autarchico, cioè che bastava a se stesso e che disprezzava
i valori tradizionali.
Il cinico era una persona che, distaccata dalla maggior parte
degli altri individui, sottoponeva una rigida riflessione critica
sulle credenze comuni. Diogene di Sinope era una persona che
disprezzava le ricchezze e si dice che vivesse in una botte.

PLATONE
Platone nasce ad Atene nel 428 a.C. Il suo vero nome è
Aristocle, era di origine nobile. Platos in greco significa ampio e
gli studiosi pensano che gli sia stato affidato questo soprannome
o perchè aveva una fronte molto ampia o perchè aveva delle
spalle larghe. Platone sarà prima discepolo di un eracliteo,
ovvero Cratilo, ma dopo aver conosciuto Socrate ne rimase
affascinato. Lo seguirà nelle sue speculazioni e lo accompagnerà
fino alla sua morte. Alla morte di Socrate, sdegnato dal
comportamento dei democratici, andò via da Atene e si recò
prima a Megara, poi a Cirene e poi in Magna Grecia. Nel sud
italia sarà prima a Taranto dove ebbe rapporti stretti con Archita
di Taranto, che era un pitagorico. Giunse a Siracusa, dove c’era
un suo amico, Dione. Lui voleva realizzare l’utopia politica di
Platone all’interno della città di Siracusa. Però si scontra con
Diogene il Vecchio e quindi Platone fu non solo cacciato da
Siracusa ma addirittura venduto come schiavo. Platone fu
riconosciuto da Anniceride, un filosofo che lo riscatta e riesce
così a ritornare ad Atene. Quì fonda la sua scuola, che prende il
nome di accademia. Tornerà in Sicilia altre due volte, sempre
richiamato da Dione per lo stesso motivo. La seconda volta però
si scontrerà con Dionige il Giovane. Ci riproverà una terza volta,
dopodichè si arrende e si dedica alla sua speculazione. Morirà
nel 347 a.C all’età di 80 anni.
Gli scritti giovanili fanno parte del primo periodo della vita di
Platone e sono ancora caratterizzati dall’influenza del pensiero
socratico. Di questi scritti ricordiamo l’apologia di Socrate, il
Protagora, il Gorgia e il Cratilo.
Il secondo periodo riguarda gli scritti della maturità e
affronteranno il mondo delle idee. Di questo periodo fanno parte
il Fedone, il Fedro, il Menone e il Simposio.
Il terzo periodo è caratterizzato dagli scritti della vecchiaia e
ricordiamo il Parmenide e il Timeo.
Oltre a tutti questi dialoghi, molti importanti sono la lettera
settima e ottava. La sua bibliografia è molto ricca e la sua
filosofia è aperta, in continua rielaborazione. Quindi esistono
anche delle dottrine non scritte che vanno a rivedere i
fondamenti della dottrina delle idee.
Platone inizia a dedicarsi alla filosofia grazie e soprattutto alla
conoscenza di Socrate.
Platone è un aristocratico, quindi nel momento in cui ad Atene si
impone il governo dei trenta tiranni, tra di loro c’era un suo
parente, Crizia. Lui nutre molte speranze, le quali verranno
disattese perchè questo governo fallisce ed è autoritario. Quando
si restaura la democrazia che manda a morte Socrate, Platone
nutre grande disprezzo anche per la democrazia.
Il pensiero della maturità soprattutto sarà concentrato sulla
possibilità di consentire una rifondazione della politica. Questo
è possibile solo se al potere ci sono i filosofi. Platone accusa la
sofistica e l’eristica di aver condotto Atene alla degenerazione
politica, quindi la crisi politica aveva alla base una crisi
intellettuale. Socrate voleva giungere ad una verità condivisa
però non assoluta. Platone parte da questa necessità ed elabora
un pensiero stabile fondato su delle certezze assolute.
Il pensiero di Platone è un pensiero globale ed enciclopedico,
perchè tratterà anche problemi di gnoseologia, di metafisica, di
cosmologia e di pedagogia.
Socrate rimane il protagonista di tutti i dialoghi di Platone.
Platone parlerà per bocca di Socrate, quindi è come se Platone
interpretasse quello che Socrate avrebbe voluto dire.
Platone utilizza il dialogo nella maggior parte dei suoi scritti
come omaggio al suo maestro.
I dialoghi di Platone sono di facile accesso e le interpretazioni
sono varie. Lui all’interno dei suoi dialoghi utilizzerà i miti per
diversi motivi. Il mito rende più accessibili argomenti che sono
complessi da spiegare. Utilizza il mito per spiegare diversi
aspetti della sua filosofia e questi miti sono ripresi dalla
mitologia greca o inventati da lui come il Mito della Caverna.
Inoltre spesso Platone parla di realtà che va al di là dei limiti dei
nostri sensi, della nostra conoscenza e va a sopperire a quelle
carenze del linguaggio filosofico che si trova a corto di parole
per descrivere questa realtà.
Dialoghi come il Critone, l’Eutifrone e il Carnide hanno come
oggetto del dialogo l’etica socratica. I capi saldi di queste opere
sono tre: la virtù è una sola e si identifica come scienza, in
quanto scienza la virtù è insegnabile e nella virtù come scienza
consiste la felicità dell’uomo.
Il Protagora presenta il Mito di Prometeo. Gli dei avevano
creato tutto sulla terra ma mancavano tutti gli esseri viventi.
Bisognava di conseguenza assegnare delle abilità particolari a
ciascuno. Zeus quindi chiama al suo cospetto due fratelli titani,
Prometeo e Epimeteo. Prometeo letteralmenete significa colui
che prevede invece Epimeteo è colui che vede dopo. Epimeteo
insiste affinchè questo lavoro sia assegnato a lui e comincia così
a distribuire tutte le abilità agli esseri viventi che sarebbero stati
inviati sulla terra. Epimeteo si dimentica dell’uomo e che le
abilità erano già terminate. Interviene Prometeo e, per evitare
che il fratello fosse punito, ruba il fuoco al Dio Efesto e
l’intelligenza alla Dea Atena. Quando Zeus se ne accorge
Prometeo viene punito per l’eternità a subire una condanna
atroce: Prometeo fu incatenato a una roccia sulla vetta di un
monte. Lì, ogni giorno, un'aquila gli avrebbe squarciato il ventre
e dilaniato il fegato per l'eternità e durante la notte le ferite
guarivano. Nel frattempo gli altri dei fanno notare a Zeus che
Prometeo non aveva fatto niente di sbagliato perchè se gli
uomini si fossero estinti non ci sarebbe stato più nessuno a
venerare gli dei. Da quel momento in poi gli uomini iniziano ad
essere in contrasto l’uno con l’altro. Quindi invia Ermes a
donare agli uomini delle virtù sociali, come il rispetto per l’altro,
il coraggio e il senso della giustizia.
Tutto il mito viene utilizzato a sostegno della teoria di Socrate.
Infatti Socrate afferma che Protagora insegna virtù agli uomini
che sono inutili perchè insegna le tecniche oratorie, la retorica,
la dialettica. Le uniche virtù che secondo Socrate servono
all’uomo a vivere in comunità sono le virtù politiche.
Nel Gorgia Socrate attacca l’eristica. Si segna un netto distacco
tra l’etica socratica e l’etica platonica perchè la virtù per Socrate
è scienza ed è fine a se stessa. Nel Gorgia emerge un’etica
dell’aldilà, in Platone c’è l’invito a comportarsi rettamente per
ottenere un premio nell’aldilà. Quindi la virtù non è più fine a se
stessa ma ha come obiettivo il premio o la punizione nell’aldilà.
Questo approccio all’etica era di stampo orfico e pitagorico.
Cratilo era il primo maestro di Platone ed era un eracliteo.
All’interno di questo dialogo della giovinezza è trattato il tema
del linguaggio. Ci sono 3 approcci principali al linguaggio:
- il linguaggio visto come una convenzione umana che serviva
per comunicare con gli altri uomini ma non rappresentava
l’essenza delle cose. Lo sostenevano Democrito e i sofisti
-Cratilo sosteneva che il linguaggio fosse prodotto dall’azione
delle cose, quindi ne rivelasse la loro essenza
-Platone sosteneva che il linguaggio fosse uno strumento
intelligente che avvicina l’uomo all’essenza delle cose.
All’interno dei dialoghi della maturità viene spiegata la teoria
sul mondo delle idee.(il minone, il fedone, il simposio, il fedro,
la repubblica).
Platone nel Fedone ci dice che per accedere alle idee bisogna
abbandonare la prima navigazione e intraprendere la seconda
navigazione. Non a tutti è accessibile il mondo delle idee,
bisogna fare uno sforzo intellettuale e bisogna abbandonare ciò
che l’opinione e i sensi ci attestano per andare oltre ciò che noi
conosciamo attraverso i sensi. Bisogna fornire all’uomo una
scienza stabile e immutabile. Platone sosteneva il REALISMO
GNOSEOLOGICO, cioè la mente umana rispecchia
perfettamente la realtà circostante, c’è coincidenza tra il
pensiero e l’essere. Qualcosa di stabile ed eterno non può essere
oggetto di conoscenza sensibile perchè attraverso i sensi
conosciamo tutto ciò che è soggetto al divenire. La conoscenza
sensibile viene chiamata DOXA(opinione) da Platone.
Per giungere alla scienza(episteme) bisogna avere qualcosa di
eterno ed immutabile e questa sostanza Platone la rintraccia
nelle idee.
La parola idea viene dal greco eidon che significa aspetto,
forma, modello. Le idee diventano copia modello di tutto ciò
che esiste sulla terra.
L’idea, chiamata usia da Platone, non appartiene al mondo
sensibile, ma sarà in una zona diversa chiamata “iperuranio”, dal
greco iper uranos, cioè al di là del cielo.
Il realismo gnoseologico mette capo in Platone sia ad un
dualismo gnoseologico sia ad un dualismo ontologico.
Il dualismo gnoseologico consiste nell’affermare che ci sono
due grandi di conoscenza per Platone, la doxa, ovvero
l’opinione e la scienza, ovvero l’episteme, che corrispondono a
due distinti tipi di essere e qui entra in gioco il dualismo
ontologico perchè mentre la doxa ha come oggetto il mondo
sensibile, che è imperfetto e mutevole, la scienza ha come
oggetto un sapere certo e immutabile.
Platone consente una forma di comunicazione tra idee e cose
sensibili. Le idee innanzitutto sono viste come criterio di
giudizio delle cose, quindi solo perchè io conosco l’idea assoluta
di bene posso dire che quel comportamento sarà giusto o
ingiusto.
Le idee diventano anche causa delle cose. Il rapporto che c’è tra
le idee e le cose è di mimesi cioè le cose sensibili imitano le
idee. C’è anche un rapporto di metessi, cioè le cose sensibili
partecipano di un minimo di perfezione delle idee. Infine c’è un
rapporto di parusia, cioè nelle cose sono presenti in minimo
grado le idee.
Platone in vari dialoghi ci indica quali sono le idee principali. In
alcuni dialoghi dirà che sono le idee valori, cioè quelle etiche,
di giustizia, di bellezza. Poi parlerà anche di idee matematiche,
cioè tutte quelle idee dei principi dell’aritmetica e della
geometria, il quadrato, il triangolo perfetto. Arriva anche a dire
che nell’iperuranio sono presenti tutte le idee delle cose naturali,
come l’idea dell’uomo, e delle cose artificiali, come l’idea del
tavolo in senso assoluto.
L’idea principale, al vertice della gerarchia è il Bene, che non è
identificato con Dio come sostenevano alcuni perchè il Bene
non crea le idee, che sono tutte eterne, ma si limita a comunicare
loro la sua perfezione.
Secondo alcuni le idee vanno interpretate come realmente
esistenti, mentre secondo altri le idee vanno interpretate come
entità mentali, che servono a guidare l’uomo nel giudizio. Se si
prende in considerazione l’ultima interpretazione l’iperuranio
non esiste realmente, se invece consideriamo la prima
interpretazione l’iperuranio è visto da alcuni come una sorta di
Paradiso.
Noi possiamo avere accesso al mondo delle idee tramite uno
sforzo intellettuale.
Platone afferma che conoscere è ricordare perchè noi queste idee
le abbiamo conosciute però non le ricordiamo. Essendo un
sostenitore della metemsicosi, Platone crede nell’immortalità
dell’anima e quindi nella reincarnazione. Nei periodi in cui
l’anima non è incarnata soggiorna nell’iperuranio e lì conosce le
idee. Secono Platone la conoscenza è un atto di reminiscenza, di
ricordo. Quando ci incarniamo, conserviamo nella nostra mente
il ricordo delle idee, il quale però è inconscio perchè prima di
incarnarci beviamo delle acque di un fiume che ci fa cadere
dimenticare ciò che abbiamo visto. La teoria antropologia di
Platone di basa su quella orfico-pitagorico.
Quando entriamo in contatto con le cose sensibili, esse fungono
da stimolo a ricordare quello che abbiamo dentro. Platone lo
dimostra attraverso un esempio condotto da Socrate. Il dialogo
in cui parla della reminiscenza legata alla metemsicosi è il
Menone. Socrate vuole dimostare che tutti abbiamo già in noi le
idee e basta solo stimolarle per tirarle fuori. Chiama a sè uno
schiavo e stimolato è in grado di formulare il teorema di
Pitagora, dimostrazione del fatto che senza averlo mai sentito
nominare quello schiavo aveva già in sè quella conoscenza.
La teoria gnoseologia di Platone prende il nome di
INNATISMO, che sostiene che la conoscenza è pre-esistente nel
nostro intelletto.
L’ EMPIRISMO sostiene che la conoscenza deriva dalla
esperienza sensibile.
A secondo di come l’uomo conduce l’esistenza, alcuni
richiameranno molte più idee, altri rimarranno al livello basilare
della conoscenza.
Platone nel Fedone offre tre prove per dimostare l’immortalità
dell’anima:
-la prova dei contrari
-la prova della somiglianza
-la prova della vitalità
Secondo Platone l’anima è immortale perchè tutto deriva dal
proprio contrario, quindi la vita si genera dalla morte e
viceversa.
La seconda prova sostiene che essendo l’anima qualcosa di
semplice, non è destinata a perire. L’anima è simile alle idee,
quindi se le idee sono eterne anche l’anima sarà eterna.
La terza prova afferma che l’anima ha a che fare solo con la
vita, è soffio vitale.
Nel decimo libro della Repubblica viene raccontato il mito di
Er, un guerriero morto in battaglia però che ha la possibilità
dopo essere stato nell’Aldidlà di tornare e raccontare ciò che ha
visto nell’Aldilà. Er racconta che le anime quando lasciano il
corpo vivono in una beata valle, che è l’iperuranio, per circa
1000 anni e dove sono presenti le idee. Le uniche anime che non
riescono ad espiare le proprie colpe e che sono destinate alla
sofferenza eterna sono i tiranni. Così come fanno soffrire
quando sono in vita sulla terra, così quando muoiono saranno
destinati alla dannazione eterna.
Quando le anime dovranno incarnarsi nuovamente, si presentano
davanti a 3 moire, le figlie del destino. Sono Cloto, Lakesi e
Atropo. Cloto produce il filo della vita, Lakesi lo avvolge sul
fuso e Atropo lo taglia. Scelgono a turno la vita in cui stanno per
incarnarsi. Le anime scelgono in quale vita reincarnarsi in base
alla loro vita precedente. L’uomo è al centro del dibattito
filosofico ed è libero del proprio destino.
Ulisse per esempio vive una vita avventurosa e sceglie nella vita
successiva una vita più modesta e appartata.
La teoria delle idee consente di uscire dal problema del
relativismo sofistico perchè l’idea è l’oggetto di una conoscenza
stabile, eterna, valida in qualsiasi tempo e luogo. Platone
concretizza un processo già iniziato con Socrate.
Platone fa dipendere i criteri di giudizio da qualcosa che non
dipende dall’uomo perchè il criterio di giudizio diventa l’idea,
valida per tutti gli uomini di ogni tempo.
I due dialoghi in cui si parla dell’amore sono il Simposio e il
Fedro. Il Simposio è il momento finale del banchetto in cui
partiva una discussione. Il simposio di cui parla Platone viene
organizzato per festeggiare la vittoria di Agatone, un poeta che
aveva partecipato ad una gara poetica e aveva vinto. Apollo
d’oro racconta di un banchetto di cui ha sentito parlare.
La tecnica utilizzata nel Simposio è quella della macrologia,
cioè dei discorsi lunghi. Ogni personaggio racconta il proprio
pensiero riguardo all’amore.
Al banchetto partecipano Fedro, Pausania, Erissimaco,
Aristofane, Alcibiade e Socrate.
Al termine del banchetto rimangono svegli Agatone, Aristofane
e Socrate, in ultimo solo Socrate.
Il primo a prendere la parola è Fedro. Lui elogia l’amore perchè
chi è innamorato riesce ad elevarsi.
Pausia sottolinearà la differenza tra l’amore volgare e l’amore
celeste. Il primo è quello che un individuo può provare per un
altro e si basa solo sulla soddisfazione corporea. Il secondo
invece che era soprattutto tra due uomini era volto non solo alla
soddisfazione del piacere fisico ma anche ad una crescita
educativa.
Erissimaco descrive l’amore come una forza generatrice, quindi
come forza creatrice di tutti gli esseri viventi.
Aristofane utilizza il mito degli esseri androgini(maschi e
femmine) per spiegare il suo concetto di amore. Il mito dice che
in principio gli uomini erano attaccati dalla parte della schiena e
anche se erano attaccati anche dal cranio, avevano due volti
opposti. Queste coppie erano sia formati da maschi e maschi, sia
da femmine e femmine, sia da maschi e femmine.
Questi uomini rotevano per le gambe e le braccia ed erano così
potenti(discendevano dagli astri) che un giorno decisero di
attaccare l’Olimpo. Peccheranno di tracotanza, cioè di arroganza
nei confronti degli dei e Zeus, per rispondere a questo attacco,
decide di dividerli, di tagliarli dalla parte della schiena e Apollo
li avrebbe ricuciti e il volto doveva essere rivolto dalla parte in
cui erano stati tagliati in modo tale da ricordarsi la loro
punizione. Queste coppie, divise, erano deboli e si lasciavano
morire, erano fortunate se riuscivano a ritrovare la metà che gli
mancava. Poi Zeus trasferisce i genitali davanti dato che
inizialmente erano dalla parte opposta. Il desiderio della parte
mancante viene sublimato nella sessualità. Potevano così
riprodursi senza rischiare di far estinguere la specie.
Quindi in base a questo mito l’amore è la ricerca di quello che
manca.
Socrate si limita a ripetere le teorie di una sacerdotessa, Diotima
di Mantinea. Secondo lei Amore è figlio di Penia, cioè la
mancanza e Poros, cioè l’abbondanza. Secondo Socrate Eros
non è un dio ma un demone, cioè non è completamente sapiente.
Eros rappresenta il vero filosofo perchè si mette alla ricerca.
Ad Eros manca la bellezza e il suo primo approccio con la
bellezza è quella del corpo ma ben presto ci si accorge che
l’anima ha una bellezza superiore. Più in alto dell’anima c’è la
contemplazione delle leggi e delle istituzioni, e ancora più in
alto la bellezza della scienza e ancora più su l’idea di bellezza.
Nel Fedro Platone si chiede come può l’animo umano
raggiungere il più alto grado di bellezza, cioè la bellezza in sè.
L’amore diventa il mezzo attraverso cui l’uomo raggiunge la
bellezza suprema ed elevazione progressiva dell’anima verso il
mondo delle idee al quale la bellezza stessa appartiene. Dirà che
l’animo umano è tripartito, cioè composto da tre parti. La più
importante è quella razionale, ha sede nel cervello e che
consente agli uomini di dominare gli impulsi corporei. La
seconda parte è quella concupiscibile, ha sede nel ventre ed è
protesa verso gli impulsi sensuali.
La terza parte è la parte irascibile, ha sede nel petto ed è di
sostegno alla parte razionale nell’allontanare l’animo umano
dagli istinti corporei.
Per descrivere meglio la tripartizione dell’anima Platone usa il
mito della biga alata(carro trainato dai cavalli in cui il
condottiero rimaneva in piedi). L’auriga, il condottiero, deve
controllare i due cavalli che trainano il carro e sono uno bianco e
uno nero. Quello bianco tende verso l’alto, verso l’iperuranio
quindi deve far primeggiare lui, mentre quello nero tende verso
il basso. Ad un certo punto prevarrà il cavallo nero. L’auriga
rappresenta la parte razionale dell’anima, che deve tenere a
freno la parte concupiscibile, che è rappresentata dal cavallo
nero. Il cavallo bianco rappresenta la parte irascibile. Più
l’auriga riesce a far prevalere il cavallo bianco, più quell’anima
soggiornerà nell’iperuranio.
Se prevale il cavallo nero, l’auriga per poco tempo avrà modo di
osservare il mondo delle idee. Quindi se avrà visto per molto
tempo l’iperuranio, quando l’anima si incarnerà sarà in terra una
persona che tenderà verso la conoscenza delle idee. Se avrà
prevalso il cavallo nero, saremo persone non tese verso la
sapienza. Per Platone la dialettica non è un confronto verbale,
ma è scienza delle idee. L’amore si mette sulla strada della
conoscenza perchè l’amore manca della bellezza e la ricerca.
Questa ricerca è la dialettica.

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