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GIOVANNI PREZIOSI
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nazione e la razza, in “La Civiltà Cattolica”, vol. III, quad. 2115 (1938),
pp. 209-223; R. TARADEL – B. RAGGI, La segregazione amichevole.
«La Civiltà Cattolica» e la questione ebraica, 1850-1945, Roma, 2000,
pagg. 124-155, passim.
4 G. SALE, Altro che “leggenda nera”, i gesuiti non furono mai
addotte dallo stesso pontefice nel suo discorso del 2 giugno 1943,
richiedendosi un maggior approfondimento del problema sui
documenti, si può considerare fin da ora positivamente, per i suoi
risultati, l’azione svolta dalla Santa Sede nei confronti delle vittime
del nazismo.7
Come se ciò non bastasse, nel 2007 si è addensata
un’altra ombra sul lavoro di Hochhuth, mettendo in luce
le evidenti mende di quest’opera, in seguito alle
rivelazioni fornite dall’ex capo dei servizi segreti rumeni,
il generale Ion Mihai Pacepa, il quale ritiene che esistano
«una quantità di prove di un certo peso che dimostrano
come il ritratto di Pio XII come “papa di Hitler” sia nato a
Mosca».8 Secondo quanto sostiene il generale Pacepa la
documentazione per scrivere “Il Vicario” venne fornita a
Hochhuth dal capo del reparto di disinformazione del
KGB Ivan Agayants, in seguito ad un’estesa operazione
ordita dal KGB ed avallata dal lider maximo sovietico
Nikita S. Khrushchev. Stando, infatti, alle dichiarazioni
rilasciate dall’ex capo della Securitate, nel febbraio del
1960, Khrushchev su proposta del presidente del KGB
Aleksandr Shelepin e di Aleksey Kirichenko, responsabile
della politica estera del Politburo, diede il suo assenso ad
un piano top secret per screditare l’autorità morale del
Vaticano in Europa occidentale, mediante una campagna
denigratoria e di disinformazione, chiamata in codice
“Seat 12”, col preciso intento di cucire addosso a Pio XII
l’immagine di un feroce antisemita e un simpatizzante
nazista allo scopo di boicottare il fervente anticomunismo
7 M. TOSCANO, La Santa Sede e le vittime del nazismo, in
“L’Osservatore della Domenica”, 26 (1964), pp. 65-67.
8 A. D’ANNA, Il complotto contro Pio XII? Fu orchestrato dall’Unione
Nel settembre del 1948 Sulner aveva tenuto a Budapest una conferenza
davanti a esperti, tra cui alcuni funzionari di polizia, sul metodo
elaborato da suo suocero con il cosiddetto apparecchio Fischof. Un
paio di giorni dopo, due ufficiali della polizia segreta di via Andràssy
visitarono il suo laboratorio. Erano stati mandati da József Szàberszky,
aiutante di campo di Péter, e portavano con sé documenti per una
prova. […] Sulner però riconobbe subito che si trattava già di una
falsificazione. Alle loro domande rispose che con il suo apparecchio era
in grado di comporre un falso molto migliore. Di conseguenza dovette
dar prova di tutta la sua abilità. Il risultato soddisfece i funzionari e nel
settembre del 1948 egli preparò un “documento” ancor più perfetto
con la scrittura di Baranyay. I giornali annunciarono per la prima volta
il 30 dicembre che io, costretto dalla gravità delle prove, avevo fatto
una confessione. Con sua sorpresa Sulner constatò che il documento
da lui messo assieme figurava fra le prove.
Io mi trovavo ancora in prigione, durante la fase istruttoria, quando il
4 gennaio 1949 Sulner ricevette di nuovo la visita di due ufficiali di
polizia, che gli consegnarono parecchi fascicoli di documenti
sequestrati durante le perquisizioni domiciliari, con l’incarico di
compilare con essi una mia confessione “manoscritta” seguendo uno
schema dattiloscritto che avevano portato con sé. Sulner si spaventò di
fronte alla portata della sua arte e si rifiutò di farlo, ma alla fine
cedette, perché altrimenti rischiava di venire liquidato.»
(J. MINDSZENTY, Memorie, Milano, 1975).
12 Su questa vicenda si rimanda al saggio di M. HESEMANN, Pio XII.
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1965.
18 Per una biografia ragionata su Pio XII si rimanda ai seguenti testi:
G.M. VIAN (a cura di), In difesa di Pio XII. Le ragioni della storia,
Venezia, 2009; M. L. NAPOLITANO, Pio XII tra guerra e pace.
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Sommario, Num. V, pp. 22-25; vedi anche ID., A.E.S., Rapporti delle
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Sessioni, 1937, Vol. 92, numero 1376, stampa 1971, e ID., Arch. Deleg.
Stati Uniti, Posiz. 166b, pp. 1-2 (Germania), 3-4.
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nel quale si afferma che: «In una maniera mai conosciuta prima il
papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Europeo Nazionalsocialista. È
vero che il papa non ha mai fatto riferimento al Nazionalsocialismo
germanico per nome, ma il suo discorso è un lungo attacco ad ogni
cosa che noi sosteniamo ed in cui crediamo [...] Inoltre egli ha
parlato chiaramente in favore degli ebrei» (Rapporto della Gestapo
riportato nel servizio Judging Pope Pius XII, in “Inside the Vatican”,
giugno 1997, p. 12). Anche il celebre quotidiano statunitense “New
York Times”, nel Natale del 1942, dichiarò: «In questo Natale più che
mai, il Papa è una voce solitaria che grida nel silenzio del
continente». Persino il dottor William F. Rosenblum, in occasione
della sua predica, tenuta il 12 ottobre 1958 nel Tempio di Israele a
New York, dichiarò senza mezzi termini che grazie all’opera fattiva di
Pio XII «migliaia di vittime ebree di Nazismo e Fascismo furono
nascosti nei conventi e nei monasteri dei vari ordini cattolici e i
bambini ebrei furono accolti negli orfanotrofi cattolici». Su questa
stessa lunghezza d’onda appare anche Gideon Hausner, procuratore
generale israeliano nel processo contro Eichmann il quale, il 18
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27 Su questo episodio e sulla rete di aiuti allestita dal card. Elia Dalla
Costa con il contributo di vari sacerdoti e ordini religiosi maschili e
femminili di Firenze, si rimanda al seguente articolo PREZIOSI G., E a
Firenze le suore spalancarono le porte agli ebrei in fuga. Su
indicazione dell’arcivescovo Elia Dalla Costa nei giorni dei
rastrellamenti nazifascisti nell’autunno 1943, in “L’Osservatore
Romano”, 26 novembre 2012, p. 4.
28 Il Papa in Sinagoga, tra i sorrisi clima disteso dopo le polemiche, in
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la condanna senza riserve che il Papa Pio XII [ha rivolto] alle
teorie totalitarie, razziste e materialiste del governo nella sua
enciclica “Summi Pontificatus” ha suscitato profondo scalpore a
Roma e in Vaticano. Anche se era stato previsto che il Papa avrebbe
attaccato le ideologie ostili alla Chiesa cattolica, pochi osservatori si
aspettavano un documento in modo così esplicito. 36
All’indomani della fine del secondo conflitto
mondiale anche il nuovo rabbino capo di Roma, Rav
David Prato, il 12 dicembre 1945, fu ricevuto in udienza
privata da Pio XII e in tale occasione «lo ha ringraziato
per il suo aiuto agli ebrei durante la persecuzione da parte
di nazisti e fascisti.»37
Ad ogni modo per aver un idea più precisa di quanto
fosse nota l’opposizione vaticana al nazismo, basta
leggere cosa scrisse Albert Einstein su “Time Magazine”
del 23 dicembre 1940:
Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione
[nazista ndr] in Germania, guardai con fiducia alle università
sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla
causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai
grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il
loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero
ridotti al silenzio, soffocati nell’arco di poche settimane. Solo la
anime. occorre, bambini molto amati, di fare ciò che possiamo e ciò
che è in nostro potere per reagire contro questi poteri del male. “È
stato il Papa parlando di eventi in Germania? Il New York Times
credeva di essere e posto le sue dichiarazioni di seguito un articolo su
la Notte dei Cristalli.
36 Totalitarian, Racist Theories Scored by Pope Pius XII in First
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novembre 2002; Gli ebrei salvati da Pio XII, in “Studi cattolici”, 482
(2001); ID., Pio XII e gli ebrei. Una difesa, in “Cristianità”, 304
(2001); A. TORNIELLI, Pio XII…; S. ZUCCOTTI, Under His Very
Windows - The Vatican and The Holocaust in Italy, Connecticut,
2000; J. CORNWELL, Il Papa di Hitler. La storia segreta di Pio XII,
cit.; R. MCINERNY, The defamation of Pius XII, South Bend
(Indiana), 2000; M. MARCHIONE, Il silenzio di Pio XII, Milano,
2002; ID., Pio XII. Architetto di pace, Casale Monferrato, 2002; G.
WILLS, Papal Sin. Structures of Deceit, New York, 2000; R.J.
RYCHLAK, Hitler, the War and the Pope…; M. PHAYER, The
Catholic Church and the Holocaust, 1930-1965, Bloomington
(Indiana), 2000; P. BLET, Pio XII e la Seconda Guerra mondiale
negli Archivi Vaticani, cit.; A. GASPARI, Gli ebrei salvati da Pio
XII…; ID., Quell’odissea tra i chiostri, in “Avvenire”, 19 febbraio
1998; M. POLITO, Pio XII ci salvò dalle mani di Kappler, in “la
Repubblica”, 18 marzo 1998; L. MENEGHELLO, Promemoria: lo
sterminio degli ebrei d’Europa, 1939-1945, in un resoconto di Ugo
Varnai (1953) del libro The final solution di Gerald Reitlinger,
Bologna, 1994; J. LICHTEN (membro dell’Anti Defamation League),
Pio XII e gli ebrei, Bologna, 1988; P.E. LAPIDE, Roma e gli ebrei.
L’azione del Vaticano a favore delle vittime del Nazismo, Milano,
1967; P. CARROLL-ABBING, But for Grace of God: the story of an
Irish priest who became a resistence leader and later a father to
thousands of children in the boy’s town of Italy, Londra, 1966; G.
LEWY, I nazisti e la Chiesa, Milano, 1965; S. FRIEDLÄNDER, Pio
XII e il Terzo Reich…
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53A.S.V., AA.EE.SS. Germania, Pos. 643, fasc. 158, fol. 4r, no. prot.
915/33, da Pacelli a Orsenigo, 4 aprile 1933.
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Pologne, Vatican, 5 mai 1943, doc. 174, in “Le Saint Siège et les
victimes de la guerre Janvier - Decembre 1943”, vol. 9, Città del
Vaticano, 1974, p. 274.
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è stato iscritto a Yad Vashem tra i giusti tra le nazioni proprio per la
sua opera svolta a beneficio degli ebrei durante l’Olocausto Nel corso
di una conversazione telefonica con chi scrive, don Aldo Brunacci ha
raccontato anche alcuni episodi che lo videro protagonista in quegli
anni roventi che meritano certamente di essere annoverati tra queste
pagine. «Nel corso di quegli anni – dichiara sul filo della memoria
l’anziano sacerdote – oltre agli ebrei aiutai anche un gerarca fascista
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febbraio 2005.
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that Pope Pius XII gave orders to the bishops of Italy to save Italy’s
Jews, in “Inside the Vatican”, gennaio (2004), pp. 74-76. In merito a
questa vicenda si veda anche l’articolo di G. PERSEGHIN, Assisi priest
honored in Washington for protecting Jews during World War II,
pubblicato sulla rivista americana “Catholic Standard”, aprile (2004).
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alla metà del Novecento, «gli ebrei non erano ancora per
la generalità dei cattolici gli antenati della loro fede, ma i
nemici della loro religione»86. Di parere sostanzialmente
contrario appare, invece, lo storico gesuita Giovanni Sale,
il quale tende a confutare la tesi secondo la quale
l’antigiudaismo di matrice cattolica sia stato il terreno di
coltura da cui poi è sbocciato l’antisemitismo razziale,
invitando a fare piuttosto una distinzione tra un
antigiudaismo di carattere meramente religioso o
“dottrinale” e un antigiudaismo per lo più dettato da
considerazioni di ordine socio-politico:
Il primo era dovuto a motivazioni teologico-dottrinali – scrive lo
storico gesuita –: esso considerava l’ebreo, uomo senza patria, come
un “dannato da Dio” a motivo del suo accecamento per non aver
riconosciuto il Messia, e la sua condizione di esule era intesa e
spiegata secondo particolari categorie religiose. In questo
rientravano le gravi accuse di deicidio e di omicidio rituale. […] Tale
mentalità antigiudaica, diffusa in ampi settori dell’opinione pubblica
europea e non soltanto tra i cattolici, condannava l’ebreo a una
condizione di emarginazione sociale. […]
L’antigiudaismo moderno nasce invece con la Rivoluzione
francese e in particolare con l’emancipazione sociale e politica degli
ebrei, sancita dai Governi liberali. […] Altro motivo che spinse a
lottare contro l’influsso che gli ebrei andavano acquistando a livello
sociale, oltre alla loro preponderanza in campo economico e
finanziario, fu il ruolo primario che molti di essi ebbero nella
massoneria internazionale fortemente anticattolica e nei moderni
movimenti rivoluzionari e non solo nella Russia di Lenin, ma anche
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e catacombe…
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traduzione italiana Roma e gli ebrei, Milano, 1967, p. 223; cfr. anche
“L’Osservatore Romano”, 13 aprile 1988, p. 5.
95 Ecco il testo della lettera scritta dai vescovi olandesi: «Viviamo in
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104 A.D.S.S., Vol. II, Lettres de Pie XII aux évêques allemands 1939-
1944, Città del Vaticano, 1967, p. 182 s. e n. 105, pp. 318-327. Vedi
anche il saggio di R. MORO, La Chiesa e lo sterminio degli ebrei,
Bologna, 2002; G. BELARDELLI, Pio XII e gli ebrei, tutte le ragioni
di quel silenzio, in “Corriere delle Sera”, 18 maggio 2002; A.
MELLONI, In molti sottovalutarono la mostruosità del progetto di
sterminio attuato da Hitler, in “Corriere della Sera”, 18 maggio
2002. Tuttavia, bisogna rilevare che già in precedenza Pio XII aveva
espresso al presule berlinese tutto il suo rammarico per essere stato
costretto, suo malgrado, ad astenersi dall’esprimere una ferma
condanna ufficiale, come risulta nella lettera del 22 aprile 1940.
Inoltre non va dimenticato che questa politica del “silenzio operoso”
attuata con tenacia da Pio XII, fu il risultato di un atteggiamento
assunto in modo consapevole, in quanto era fermamente persuaso
che soltanto mediante prudenti passi diplomatici si sarebbe potuto
ottenere qualche risultato positivo; mentre, viceversa, qualsiasi presa
di posizione pubblica avrebbe finito per aggravare la situazione dei
perseguitati.
105 A.D.S.S., vol. IX, Le Saint-Siège et les victimes de la guerre
der Heilige Stuhl in dieser Sache etwas tun könnte, einen Appell
zugunsten der Unglücklichen erlassen?». Pertanto, anche da questo
documento, si evince chiaramente che i vescovi tedeschi provvedevano
a tenere costantemente al corrente Pio XII sulla vicenda degli ebrei nel
Reich.
106 IVI. Vedi anche nota 9; A.D.S.S., vol. II, Lettres de Pie XII aux
1943, p. 23.
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Discorso di Sua Santità Pio XII al Sacro Collegio nel giorno del suo
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S.S. Pio XII, vol. V, Città del Vaticano, 1955-1958, pp. 76-77.
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era un funzionario tedesco che però nutriva una certa avversione nei
confronti del nazismo, in quanto era fermamente convinto che ormai
era assolutamente necessario annientare il regime hitleriano. Di
conseguenza, a partire dal 19 agosto 1943, rese i suoi servigi senza
alcun tornaconto personale all’intelligence statunitense, passando
documenti segreti al capo dell’Office of Strategic Service Allen Dulles,
riguardanti l’attività delle spie tedesche e i piani per il caccia a reazione
Messerschmitt ME-262. Per un ulteriore approfondimento circa la
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