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CATANIA
FACOLTA‟ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI LAUREA IN PROGETTAZIONE E GESTIONE DEL TURISMO CULTURALE
Luigi Marchi
Tesi di Laurea
I Introduzione
II, 2 Benedetto XV
II, 3 PioXI
IV Benito Mussolini
3
V Verrà un giorno in cui non ci saranno più mercanti nel tempio
(Zaccaria14,12)
V, 2 Il Vaticano
V, 3 Mussolini
V, 4 La Massoneria
VI Conclusioni
VII Bibliografia
4
Introduzione
5
tardò ad arrivare la replica di Benedetto Croce su Il Mondo con il
Manifesto degli intellettuali antifascisti.
1
Cfr. Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Edizione Istituto Treccani, Roma 1932, vol. XIV, p.847.
6
verboso manifesto; e, d‟altra parte, il fatto pratico, nella sua muta
eloquenza, mostra allo spregiudicato osservatore un incoerente e
bizzarro miscuglio di appelli all‟autorità e di demagogismo, di
professata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi, di concetti
ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di
tendenze bolsceviche, di miscredenza e di corteggiamento alla Chiesa
cattolica, di aborrimento dalla cultura e di conati sterili verso una
cultura priva delle sue premesse, di sdilinquimenti mistici e di cinismo».
grazie al fascino che esercita sempre ogni idea religiosa che inviti al
sacrificio, attrasse intorno a sé un numero rapidamente crescente di
giovani e fu il partito dei giovani […]
7
Questo partito ebbe anche il suo inno della giovinezza che venne
cantato dai fascisti con gioia di cuore esultante. E cominciò a essere,
come la "Giovane Italia" mazziniana, la fede di tutti gli Italiani sdegnosi
del passato e bramosi del rinnovamento.
Fede, come ogni fede che urti contro una realtà costituita da infrangere e
fondere nel crogiolo delle nuove energie e riplasmare in conformità del
nuovo ideale ardente e intransigente. Era la fede stessa maturatasi nelle
trincee e nel ripensamento intenso del sacrificio consumatosi nei campi
di battaglia pel solo fine che potesse giustificarlo: la vita e la grandezza
della Patria. Fede energica, violenta, non disposta a nulla rispettare che
opponesse alla vita, alla grandezza della Patria.»
Esse infatti sono capaci di coinvolgere l‟uomo per intero così come un
atto religioso. Mussolini presentandosi agli italiani come il restauratore
degli valori religiosi tradizionali per spianare la sua via al potere si servì
della religione e del cattolicesimo.
2
G. Sale , La Chiesa di Mussolini, Rizzoli, Milano 2011, p. 13
3
E. Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari 2009, p.95
4
Cfr. A. Rocco, Scritti e discorsi Politici, Giuffrè Milano 1938, III, pp. 1093-115, in R. De Felice, Autobiografia del
fascismo, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2001, p. 231
8
risvegliato, e perché determina una corrente di volontà nazionale; ed è
azione perché, concretizzandosi in un movimento e in una
organizzazione vasti, riesce a determinare la storia dell‟Italia sua
contemporanea.
9
dell‟individuo e delle classi; i diritti dell‟individuo sono un riflesso di
quelli dello Stato.
10
conservatrice, avendo dato vita ad un ritorno delle forme autoritarie e
gerarchiche.
5
Vittorio Vidotto, Guida allo studio della storia contemporanea, Roma-Bari, Laterza, 2004, p.150
6
Giovanni Gentile, filosofo, storico della filosofia e politico (Castelvetrano, Trapani, 1875-Firenze 1944).
Personalità centrale del dibattito filosofico italiano del Novecento, G. è stato, insieme a B. Croce, l’artefice della
rinascita della filosofia idealistica in Italia. Fu professore nelle univv. di Palermo, Pisa e Roma; direttore (1929-
43) della Scuola normale superiore di Pisa, di cui promosse l’ampliamento; collaboratore con Croce nella
redazione della rivista Critica e nell’opera di rinnovamento della cultura italiana; fondatore (1920) e direttore
del Giornale critico della filosofia italiana; senatore (dal 1922) e membro del Gran consiglio del fascismo (1923-
29); ministro della Pubblica istruzione nel primo governo Mussolini (1922-24). Aderì al fascismo considerandolo
il continuatore della destra storica nell’opera del Risorgimento, ma nella collaborazione intellettuale evitò ogni
intransigenza verso persone di convinzioni opposte. Divenne la più alta personalità culturale del regime, una
posizione che gli consentì anche di far lavorare colleghi di sentimenti antifascisti. Dopo l’incarico alla Pubblica
istruzione abbandonò la politica attiva, dedicandosi, oltre che agli studi, alla promozione e all’organizzazione
d’imprese culturali: concepì e diresse l’Enciclopedia italiana, promosse la nascita dell’Istituto italiano per il
Medio ed Estremo Oriente e dell’Istituto per gli studi germanici. Nel 1943 aderì alla Repubblica sociale italiana.
Fu ucciso a Firenze (1944) da un gruppo di partigiani dei GAP. Voce: Giovanni Gentile in Dizionario di Storia,
Treccani.it. http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-gentile_(Dizionario-di-Storia)/
7
G. Gentile, Origini e dottrina del Fascismo,Libreria del Littorio, Roma, 1925, pp.5-54
11
della nazione, ma investe la volontà, il pensiero e il sentimento della
nazione tutta.
Giuseppe Bottai8, eletto nel 1921 nelle file del Partito Nazionale
Fascista alla Camera dei Deputati, sostiene che «come la conquista del
potere da parte del Fascismo non è un episodio qualsiasi nella vita
nazionale, non può essere un episodio qualsiasi nella vita del partito», è
8
Giuseppe Bottai “Dichiarazioni sul revisionismo” In «Critica Fascista» 15 luglio 1924- in R. De Felice, op. cit.,
pp.191-194
12
convinto che i fascisti hanno il potere non perché hanno fatto la
rivoluzione, ma perché devono fare la rivoluzione. Per questo motivo
l‟ardire di gettarsi in politica deve portare al rinnovamento negli istituti,
nelle leggi, nei codici per creare uno stato forte. E per immettere nello
stato la forza, con la quale è stato preso e viene tenuto, è necessario
giovarsi di forze giovani e capaci, inquadrandone aspirazioni vaghe e
inquiete, evitando lo sperpero di forze in eroismi inutili, incanalando
impeto, volontà, e fede in una nuova concezione dello Stato.
13
trasformazioni politiche e sociali: non mai come in questo momento i
popoli hanno avuto sete di autorità, di direttive, di ordine.
Se ogni secolo ha una sua dottrina, da mille indizi appare che quella del
secolo attuale è il fascismo. Che sia una dottrina di vita, lo mostra il
fatto che ha suscitato una fede: che la fede abbia conquistato le anime,
lo dimostra il fatto che il fascismo ha avuto i suoi caduti e i suoi martiri.
Il fascismo ha oramai nel mondo l'universalità di tutte le dottrine che,
realizzandosi, rappresentano un momento nella storia dello spirito
9
umano ».
I fascisti trovarono il loro collante nel culto della nazione e della guerra,
da cui ebbe origine la cosiddetta religione fascista, incentrata sulla
sacralizzazione della Patria.
9
"La Dottrina del fascismo," di Giovanni Gentile e Benito Mussolini in “Idee fondamentali” in
http://litgloss.buffalo.edu/mussolini/text2.shtml
14
inizialmente dal medesimo intento: la costruzione della religione di
Patria.
Ciò che in questi anni premette più a Benedetto XV e alla Santa Sede fu
comunque di tenere distinti e separati i due ambiti in cui i cattolici
potevano impegnarsi: il campo religioso e quello politico e della
gestione pubblica.
Il successore di Benedetto XV, Pio XI, nei confronti del nuovo governo
fascista, come vederemo, non assolse il fascismo dalle violenze
15
perpetrate per il raggiungimento dei suoi obiettivi, ma cercò di dare
fiducia a Mussolini, nella speranza che riuscisse a frenare la Massoneria
e desse uno sbocco soddisfacente alla questione romana.
Lo studio che si svilupperà qui di seguito può trovare nelle parole del
sacerdote Luigi Sturzo una valida sintesi:
«Il fascismo avendo fatto dello Stato una concezione etica totale ha
cercato in tutti i modi di inserirvi la Chiesa, senza però perdere il suo
carattere laico […] . Il Vaticano cercò di dare allo Stato italiano
l‟impronta cattolica per garantire che la religione cattolica fosse
effettivamente e non solo di nome la religione di Stato. Però mentre i
termini concordatari sono a prevalente carattere confessionale, lo spirito
dello Stato fascista rimane inalterato10».
10
L. Sturzo, Chiesa e Stato, studio psicologico politico, II, Bologna1959, pp.174-178
16
II Il Vaticano e la Massoneria, un odio antico
17
II, 1 Eminenti Apostolatus Specula è solo l’inizio.
18
Con questo primo documento del Vaticano si proibiva ai Cattolici di
partecipare alle logge, e si suggeriva ai vescovi di svolgere azione
inquisitoria dell‟eresia. Nel 1751, solamente 13 anni dopo, il papa
Benedetto IV emise una nuova bolla detta “Providas romanorum”
contro la Massoneria. Fu proibito ai cattolici di far parte delle logge,
pena la scomunica immediata.
19
Nel 1821 il papa Pio VII emise la bolla “Ecclesiam a Jesu Christo”.
20
Nel 1826 Leone XII emise la bolla “Quo Graviora”.
21
Nel 1829 Pio XIII emise un‟altra bolla contro la Massoneria detta
“Traditi Humiliati”.
22
Nel 1832 Gregorio XVI emise la bolla “Mirari Vos”.
23
Pio IX ne emise adirittura sei: rispettivamente nel 1846, 1849, 1864,
1865, 1869 e 1873.
24
Anche papa Leone XIII emise altre bolle e documenti in
contrapposizione alla Massoneria, in totale ben otto, dal 1882 al 1902.
Ill 20 aprile 1884 emette l‟enciclica più significativa, denominata
“Humanum Genus”.
25
II, 2 Benedetto XV
26
È un accorato appello alla pace e alla forza morale del diritto la lettera
del Santo Padre Benedetto XV ai Capi dei popoli belligeranti; nella
famosa Nota alle nazioni, del 1° agosto 1917, egli parla del conflitto
mondiale come di «inutile strage».
“Fino dagli inizi del Nostro Pontificato, fra gli orrori della terribile
bufera che si era abbattuta sull' Europa, tre cose sopra le altre Noi ci
proponemmo: una perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti, quale si
conviene a chi è Padre comune e tutti ama con pari affetto i suoi figli;
uno sforzo continuo di fare a tutti il maggior bene che da Noi si potesse,
e ciò senza accettazione di persone, senza distinzione di nazionalità o di
religione, come Ci detta e la legge universale della carità e il supremo
ufficio spirituale a Noi affidato da Cristo; infine la cura assidua,
richiesta del pari dalla Nostra missione pacificatrice, di nulla omettere,
per quanto era in poter Nostro, che giovasse ad affrettare la fine di
questa calamità, inducendo i popoli e i loro Capi a più miti consigli, alle
serene deliberazioni della pace, di una « pace giusta e duratura ».”11
Nella lettera si legge: “Sul tramontare del primo anno di guerra Noi,
rivolgendo ad Essi le più vive esortazioni, indicammo anche la via da
seguire per giungere ad una pace stabile e dignitosa per tutti”14;
l‟impegno del pontefice però non fu capito e volutamente ignorato tanto
dai governi delle due parti in lotta quanto da numerosi settori del mondo
cattolico.
11
AAS IX (1917) p.421-423
12
Roberto Vivarelli, Profilo di storia contemporanea, La Nuova Italia, 1999, p.252
13
Giovanni Sale, La Chiesa di Mussolini, Rizzoli,Milano, 2011, p.42
14
AAS IX (1917) p.421-423
27
La stampa liberale accusò il Papa di disfattismo e di demoralizzare le
truppe impegnate al fronte. La risposta di Papa Benedetto XV al popolo
liberale è nel Codex Juris Canonici nei canoni 684 e 2335 promulgato il
27 maggio 1917 riconferma la scomunica ai massoni. Così iniziò il
periodo di maggiore isolamento della storia moderna del papato.
15
ACC, Fondo Rosa, XXVII, p.2 in Giovanni Sale, La Chiesa di Mussolini, Rizzoli, 2011, p.251
16
ACC, Fondo Rosa, XXVI, 7,5 in Giovanni Sale, La Chiesa di Mussolini, Rizzoli, 2011, p.251
17
J. Pollard, Il Papa sconosciuto. Benedetto XV ( 1914-1922)
28
Una posizione contrastata dalle nazioni cattoliche, al punto che
Benedetto XV confida: «Vogliono condannarmi al silenzio. Non
riusciranno mai a sigillare il mio labbro. Guai se il Vicario del Principe
della pace fosse muto nell‟ora della tempesta. La paternità spirituale
universale, di cui sono investito, mi impone un dovere preciso: invitare
alla pace i figli che dalle opposte barricate si trucidano a vicenda».
La condanna della guerra, che per la prima volta si affaccia sulla scena
dell‟umanità come mondiale e capace di portare alla morte milioni di
uomini, non è formulata soltanto in termini morali, ma anche teologici e
biblici, che invitano a considerare gli uomini come «figli di un unico
Padre che è nei cieli», dotati «di una medesima natura» e «parti tutte di
una medesima società umana». E il Papa mette a punto, con il suo
Segretario di Stato Pietro Gasparri, il criterio di «imparzialità».
29
la Santa Sede intende rimanere al di sopra delle parti, fuori dagli
schieramenti, ma ciò non significa che essa sia «neutrale» rispetto a
quanto sta avvenendo18.
Quando la guerra si conclude inizia una nuova era per l‟Europa delle
nazioni. L‟Italia taglia col passato e si avvia al superamento del mito
delle due Italie: la cattolica da un lato e la liberale e borghese dall‟altro.
Dai colloqui parigini del 1918, infatti, non poteva scaturire alcuna
soluzione che non fosse ritenuta dal sovrano lesiva degli interessi della
corona; qualsiasi altra soluzione diversa da quella della legge delle
Guarentigie del 1871 sarebbe stata considerata contraria al principio di
laicità dello Stato.
L‟affetto e la simpatia nutrita dal Papa nei suoi confronti da una parte e
l‟entusiasmo e la correttezza e la disponibilità di Monti dall‟altra
favorirono un clima quanto mai proficuo. Sempre più numerosi erano i
prelati interessati a procurarsi per il suo tramite la soluzione di varie
questioni di carattere amministrativo con lo Stato italiano, tanto che in
Vaticano fu soprannominato scherzosamente «il vice-papa»22.
20
Cfr. http://www.archiviosegretovaticano.va/fondo-culto-2/
21
Antonio Scottà La conciliazione ufficiosa.Diario del barone Monti incaricato d’affari del governo italiano
presso la Santa Sede (1914-1922),Libreria Editrice Vaticana , vol. II, Roma, 1997, p. 410
22
ibid., vol. II, p. 247
31
ministro Leonida Bissolati, che accusò il papa di parteggiare senza
ritegno per gli Imperi centrali. Il contrasto si risolse dopo estenuanti
trattative, condotte con pazienza e abilità proprio da Monti. Il presidente
del Consiglio Paolo Boselli accettò di tenere un discorso alla Camera in
cui rese un fervido omaggio al contributo decisivo assicurato dai
cattolici e dal clero allo sforzo bellico della nazione.
Il regime fascista, in questo, supererà quello che vedeva come limite dei
governi liberali: manovrare e decidere segretamente; esso, impegnato
invece nel dare rilievo a italianità, latinità e Chiesa, ripudia il principio
dell‟agnosticismo dello Stato e di separazione di Chiesa e Stato25.
23
A. Scottà, La conciliazione ufficiosa. Diario del barone C. M. (1914-1922), 2 voll., Città del Vaticano 1997,
p.540
24
F. Margiotta Broglio, Italia e Santa Sede dalla Grande guerra alla conciliazione. Aspetti politici e giuridici, La
Terza, Bari, 1966, pp. 13 e ss.
25
E. Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari, 2009, pp.
120 e ss.
32
I primi contatti tra il nuovo governo e la Santa Sede si ebbero a partire
dalla fine di dicembre del 1922; ma di questo torneremo a parlare in
seguito.
Meda, dal canto suo, era convinto che i cattolici avrebbero pagato caro
il neutralismo alla fine del conflitto mondiale, e che era necessario
quindi dare prova della loro fedeltà in guerra27.
26
ACC, Fondo Rosa, XXXVII, p.2
27
Cfr. A. Canavero, I Cattolici nella società italiana. Dalla metà dell’800 al Concilio Vaticano II, La Scuola,
Brescia, 1991 , pp. 140-141
33
1919 si compì ciò che a molti è apparso l'evento politico più
significativo dall'unità d'Italia: dall'albergo Santa Chiara di Roma, don
Sturzo lanciò "l'Appello ai Liberi e Forti", carta istitutiva del Partito
Popolare Italiano: «a tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave
ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria,
senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme
propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà ».
Tutto ciò non sarebbe stato possibile però senza l‟annullamento del Non
Expedit da parte della Santa Sede, la quale seguendo la sensibilità e la
cultura di Papa Benedetto XV auspicava una separazione tra i due ambiti
quello dell‟azione svolta dai cattolici nel campo religioso e quello
dell‟azione svolta nell‟ambito della politica e della gestione della cosa
pubblica.
28
ACC, Diario De Santi, 14 dicembre 1904
34
II, 3 PIO XI
35
A seguito della morte di Benedetto XV, il 22 gennaio del 1922 venne
eletto Papa con 42 voti (6 più del quorum richiesto) Ambrogio Damiano
Achille Ratti29, superando i due candidati ritenuti più quotati: Rafael
Merry del Val30 e Pietro Maffi31.
Il nuovo Papa nei primi tempi del suo pontificato non si allontanò dalla
linea fissata in materia politica da Benedetto XV; vedeva infatti il PPI
come il partito dei cattolici italiani in grado di fare valere i diritti della
29
Ambrogio Damiano Achille Ratti(Desio 1857 - Città del Vaticano 1939). Dopo aver studiato a Desio, quindi nei
seminari diocesani diMilano e nel Seminario lombardo di Roma, dove fu ordinato prete il 20 dic.1879, si laureò
in teologia, in diritto canonico e in filosofia. Prof. per cinque anni di sacra eloquenza a Milano, tenne un corso
speciale di teologia nel Seminario maggiore; ammesso fra i dottori della Biblioteca Ambrosiana (1888), compì
varî viaggi scientifici (fu anche appassionato ed esperto alpinista), riordinò la biblioteca della Certosa di
Pavia (1898), e tra il1905 e il 1907 la Biblioteca e la Pinacoteca Ambrosiana e il museo Settala. Ebbe l'incarico
dal capitolo del duomo di Milano di recuperare e restaurare le pergamene e i codici danneggiati, opera che
portò a termine nel 1914.
30
Cenni biografici: Ecclesiastico (Londra 1865 - Roma1930); di origine spagnola, studiò al Pontificio collegio
scozzese, poi alla Pontificia accademia dei nobili ecclesiastici; ordinato nel 1888, fu cameriere segreto di Leone
XIII (1892) e svolse attività diplomatica. Arcivescovo titolare di Nicea, fu da Pio X creato cardinale (1903) e
nominato segretario di stato; in questa funzione condusse con estrema fermezza la lotta contro il modernismo
e, pur adoperandosi per un ravvicinamento tra il papato e lo stato italiano, ruppe con la Francia per aver il
presidente Loubet fatto visita al re al Quirinale. Trattosi in disparte dopo l'elezione di Benedetto XV, mantenne
notevole influenza nella politica interna della Chiesa in qualità di segretario del S. Uffizio.
31
Cenni biografici: Prelato italiano (Corteolona 1858 - Pisa 1931). Studioso di astronomia, geodinamica e
meteorologia, direttore dell'osservatorio vaticano (1904), svolse anche ampia attività pastorale, soprattutto
per la riorganizzazione delle facoltà teologiche e dell'Azione Cattolica. Fu vescovo ausiliario dell'arcivescovo
di Ravenna (1902), poi arcivescovo di Pisa (1903) e cardinale (1907). Collare della Ss. Annunziata (1930).
32
Cfr. F. Margiotta Broglio, Pio XI, in Storia del Papi, Istituto Nazionale dell’Enciclopedia Italiana, Roma 2000,
p.620
36
religione e della Chiesa33 sia sul piano politico parlamentare che su
quello sociale.
33
G. Sale, La Chiesa di Mussolini, i rapporti tra Fascsimo e Religione, Rizzoli, Milano, 2011, p.67
34
Cfr. ACC, Fondo Rosa, 34, 7, 21 in G. Sale, op. cit, p. 68
35
Cfr.Roberto Vivarelli, Profilo di storia contemporanea, La nuova Italia, Milano, 1999 p. 298
37
che ne indebolì le posizioni in parlamento e nel paese. Nel 1926 il
partito fu ufficialmente dichiarato disciolto.
E poi, recluta gli adepti sui banchi di scuola e in un colpo solo li innalza
fino alla dignità di uomini, e di uomini armati. Li seduce così, li
fanatizza. Regna sulla loro immaginazione. Si rende conto di che cosa
significhi e che forza gli fornisca? Il futuro è suo. Bisognerà però vedere
come tutto questo andrà a finire e che uso farà della sua forza.
L‟azione cattolica fece tesoro delle direttive del Papa, sin da dopo la
marcia su Roma, e nei confronti del nuovo governo tenne un
atteggiamento lontano tanto da un‟esplicita accettazione come da un
netto rifiuto41 del movimento fascista; la “Civiltà Cattolica” dal canto
suo legittimò il fascismo agli occhi dei cattolici pur denunciando le
violenze delle squadre fasciste42.
39
Luc Valti, Illustration, 9 gennaio 1937, n.4897, p. 33. Traduzione riportata da Yves Chiron, Pio XI, Il Papa dei
patti Lateranensi e dell'opposizione ai totalitarismi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006 p.131
40 Cfr ACC. Fondo Rosa 34,7,3 in Giovanni Sale, op.cit., p.69
41 Cfr M. Casella , L’Azione Cattolica nell’Italia contemporanea, 1919-1969, in G. Sale, op.cit., p.257
42 Cfr G. Sale, op. cit., p.71
39
Pio XI si aspettava che Mussolini avviasse una politica nuova, tesa a
cristianizzare un partito che si riteneva dominato dalla massoneria e che
riuscisse a dare uno sbocco soddisfacente alla “questione romana”43.
43 G. Sale, Popolari, chierici e camerati, Volume 2 , Editoriale Jaca Book, DEA Store, p.9
44
Con evidente allusione alla storia romana fu chiamata dell’Aventino la secessione dei parlamentari
dell’opposizione al governo fascista che, il 27 giugno 1924, subito dopo il delitto Matteotti, guidati da G.
Amendola decisero di non partecipare più ai lavori del parlamento finché un nuovo governo non avesse
ristabilito le libertà democratiche. La manifestazione di protesta, che ebbe carattere solo morale essendo state
bocciate proposte comuniste di azione diretta e di appello alle masse, non ebbe successo: il re confermò la
fiducia aMussolini e al fascismo e nel novembre 1926 i deputati dell’A. furono dichiarati decaduti dal loro
mandato. http://www.treccani.it/enciclopedia/aventino/
45
Cfr. La parte dei Cattolici nelle presenti lotte dei partiti politici in italia, in Giorgio Candeloro, Storia dell’Italia
moderna, il Fascismo e le sue guerre, 1922-1939, Feltrinelli, Milano 2002, p. 86
46
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, il Fascismo e le sue guerre, 1922-1939, cit., pp.86-87
40
regime di egemonizzare l'educazione della gioventù e per le ingerenze
del regime nella vita della Chiesa47.
47
Cfr.AA. VV., Il fascismo, Mondadori, Milano, 1998
48
Emilio Settimelli (Firenze, 1891 - Lipari, Messina, 1954), scrittore e animatore culturale prima dalle colonne
della rivista «La difesa dell'arte», poi dalle testate da lui stesso fondate, «Il Centauro» (1913) e «La rivista»
(1913). Elabora una teoria di oggettiva valutazione dell'opera d'arte pubblicata da Marinetti nel 1914 come
manifesto dal titolo "Pesi, misure e prezzi del genio artistico", firmato insieme a Bruno Ginanni Corradini.
L'interesse per il teatro lo accomuna a Marinetti e numerose sono le sue «sintesi» teatrali ("Tricolore",
"Kaiseriana", "Il Superuomo"). Nel 1915 firma con Marinetti e Corra il "Manifesto del teatro futurista sintetico"
e sulle pagine de «L'Italia Fututurista», fondata con Corra nel 1916, pubblica e firma i manifesti "La scienza
futurista" e "La cinematografia futurista", (1916). Nello stesso periodo pubblica i volumi "Avventure spirituali"
(1916), "Mascherate futuriste" (1917) e "Inchiesta sulla vita italiana" (1919). Nel 1918, trasferitosi a Roma,
fonda con Carli e Marinetti «Roma futurista», organo del partito politico futurista. Sempre con Carli dirige la
rivista «Dinamo» (1919) e partecipa con le sue tavole parolibere alla Grande esposizione nazionale futurista di
Palazzo Cova a Milano. Aderisce al fascismo e nel 1921 si allontana dal movimento futurista perché in
disaccordo con il fondatore. Nel 1923 dirige, sempre con Carli, «L'Impero», quotidiano gradito a Mussolini. Le
opere di questo periodo rispecchiano le sue scelte politiche: "Benito Mussolini" (1922), "Colpo di stato fascista"
(1922), "Gli animatori - B. Mussolini" (1925). Il dissidio con Marinetti culmina con la scomunica dello scrittore
proposta dal fondatore del movimento al congresso degli scrittori di Bologna nel 1933. Anche con Mussolini
l'intesa finisce a causa della pubblicazione di opuscoli fortemente anticlericali che, insieme ad una lettera di
aspra critica nei confronti dell'operato di alcuni gerarchi fascisti, costano a Settimelli cinque anni di confino
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-
bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=48132&RicProgetto=personalita
49
Trovare lettera
41
che son mai le postume lamentele pontificali circa la nostra maschia
educazione dei giovani e l‟atletismo femminile?»50.
Non vogliamo, del resto, biasimare quello che vi può essere di buono
nello spirito di disciplina e di legittimo ardimento in siffatti metodi, ma
soltanto ogni eccesso, quale per esempio, lo spirito di violenza, che non
è da scambiare con lo spirito di fortezza nè con il nobile sentimento del
valore militare in difesa della patria e dell'ordine pubblico; quale ancora
l'esaltazione dell'atletismo che della vera educazione fisica anche per
l'età classica pagana segnò la degenerazione e la decadenza51. »
50
Emilio Sattinelli, La lettera di Pio XI all’Arcivescovo di Milano in Renzo de De Felice pp 294-296
51
Lettera Enciclica, Rappresentanti in terra, in
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19291231_rappresentanti-in-
terra_it.html
42
III La Massoneria Italiana
43
III, 1 Nascita della Massoneria in Italia
Riguardo ai fondatori, sembra che tutti i sette Fratelli che l‟8 ottobre
1859 si riunirono nella Rispettabile Loggia “Ausonia” avessero avuto in
gran parte un passato nel settarismo: Filippo Delpino, primo Maestro
Venerabile della Loggia, Sisto Anfossi, Celestino Peroglio, Carlo Flori,
Giuseppe Tolini, Vittorio Mirano, Francesco Cordey; essi volevano sì
iniziare una nuova età della Massoneria italiana, ma desideravano anche
collocarsi in un flusso storico che iniziava con la Grande Rivoluzione,
52
Anna Maria Isastia, http://www.treccani.it/enciclopedia/la-massoneria_(L'Unificazione)/#
53
Aldo Mola, Storia della Massoneria italiana, Tascabili Bompiani, Milano 2013, p.33
54
La loggia è la sede dei lavori massonici rituali.
44
procedere da un passato in cui la Vera Luce e la cospirazione politica si
erano intrecciate.
Giovanni Gonzi55 dal canto suo, nelle pagine del sito del Grande Oriente
d‟Italia di rito scozzese antico e accettato, sostiene che la Loggia di
Torino godesse dell‟appoggio del Conte di Cavour; egli fu infatti
definito dal primo maestro venerabile Giuseppe Delpino “personaggio
non estraneo ai misteri dell‟ordine”.
55
Cfr. G. Gonzi, Massoneria e Unità d’Italia, in Grande Oriente d’Italia della Massoneria di rito scozzese antico
ed accettato http://www.goirsaa.it/italia/fratelli/
56
Giuseppe Talamo, Cavour, Roma, La Navicella, 1992, pp.197-98
45
Secondo Anna Maria Isastia57 invece non ci sono documenti che
provino che le vicende risorgimentali siano state opera di una inesistente
istituzione massonica regionale o nazionale organizzata, sebbene questa
leggenda abbia goduto di lunga fortuna e sia ancora oggi generalmente
ripetuta.
57
Cfr. Anna Maria Isastia in http://www.treccani.it/enciclopedia/la-massoneria_(L'Unificazione)/
46
Molti forse videro nell‟istituzione, dotata di una struttura e di una
gerarchia ben organizzata, l‟involucro idoneo a raccogliere e
organizzare una parte dell‟élite dirigente alla ricerca di nuovi valori di
riferimento e di una religiosità non tradizionale. Non bisogna però
cadere nell‟errore di considerare questo sodalizio alla stregua di un
moderno partito politico, perché non lo è mai stato, anche se molti vi
hanno introdotto e variamente rielaborato i tanti fermenti culturali e
sociali dell‟epoca, secondo il pensiero massonico.
I massoni in Italia, nella seconda metà del 1800 e all‟inizio del 1900,
hanno svolto una loro funzione cooperando alla secolarizzazione della
società e alla sua modernizzazione58.
58
François Thual, Géopolitique de la franc-maçonnerie, Paris, 1994 in Anna Maria Isastia, Massoneria e
Fascismo, La repressione degli anni Venti, Libreria Chiari Firenze Libri srl, Firenze 2001, p.17
59
Felice Govean è stato un giornalista e massone italiano, gran maestro del Grande Oriente d'Italia nel 1861 in
qualità di reggente. Si distinse per la sua politica cavouriana e nella lotta contro i privilegi clericali (per questo
fu anche condannato al carcere). Felice Govean appartenne alla massoneria, militando nella
loggia Ausonia di Torino fin dal 1859. Dal 1862, fece parte anche della loggia Osiride. In casa sua, sede anche
della loggia, in via Stampatori 18, il 20 dicembre 1859 i componenti dell'Ausonia deliberarono di costituire il
Grande Oriente Italiano, del quale Govean fu anche reggente facente funzione di gran maestro dal dicembre
del 1861 al luglio 1863.
A Torino si trova un monumento in suo onore nell'omonima piazza, in corrispondenza della confluenza di via
Madama Cristina e via Belfiore.
60
A. Mola, Storia della Massoneria italiana, op.cit., p.61
47
Gli uomini, che si dedicavano alla politica, potevano trovare all‟interno
delle Logge la via per la perfezione individuale della Libera Muratoria;
i “combattenti civili” che si scagliavano contro tutte le religioni
positive trovavano “nutrimento religioso” nella Massoneria.
Questo carattere era impresso a Logge come l‟Ausonia dai maestri che
iniziavano i lavori con le loro nuove squadre.
Pare che già dalla primavera del 1860 esponenti dell‟area democratica
confluirono tra le colonne dei nuovi Templi e non pochi promotori
dell‟impresa dei Mille.
48
d‟Italia di rito scozzese antico e accettato, ad opera di democratici
vicini al movimento garibaldino, tra cui Pasquale Calvi e Zaccaria
Dominici, che rivendicò la sua autonomia e una pretesa maggiore
anzianità rispetto agli altri nuclei.
In realtà a Palermo, nel maggio del 1860, i massoni erano non più di 40
e solo dopo l‟ingresso in città di Garibaldi si riattivò la
loggia Rigeneratori del 1848 che assunse il nome I Rigeneratori
al 12 gennaio 1848 e Garibaldini al 1860. In questa loggia venne
iniziato il 13 novembre 1860 Francesco Crispi, che per alcuni anni fu
molto attivo nella massoneria palermitana con il preciso incarico di
fondare nuove logge, regolarizzare quelle esistenti da attrarre
nell‟orbita siciliana e, se possibile, sottrarre logge al gruppo torinese.
Nella primavera del 1862 Garibaldi venne nominato Gran Maestro del
gruppo palermitano.
61
Cfr. Anna Maria Isastia in Enciclopedia Treccani online alla voce Massoneria
http://www.treccani.it/enciclopedia/la-massoneria_(L'Unificazione)/
49
Sicilia con i Mille, venne elevato dal grado iniziale di apprendista
(segno evidente di un lungo disinteresse per i lavori massonici) al grado
di maestro massone, ma senza nessuna cerimonia formale perché
nell‟isola non ci sarebbero state ancora logge funzionanti.
Nel marzo del 1862 alcuni alti dignitari «scozzesi», tra cui Crispi,
Saverio Friscia, Rosario Bagnasco, conferirono al generale tutti i gradi
massonici dal 4° al 33° e lo nominarono presidente del Supremo
consiglio del Grande Oriente d‟Italia, sedente in Palermo.
50
L‟indignazione per il suo arresto fu corale e l‟idea che il primo
massone d‟Italia fosse rinchiuso nella fortezza del Varignano suscitò
appelli e proteste.
Sono però poche le logge che hanno una vita lunga e regolare.
Nel 1864 un gruppo di logge dissidenti dal Goi, inoltre, si riunì intorno
alla loggia Insubria, dando vita anche al Rito simbolico di Milano. Alla
base del distacco ci furono un programma progressista in campo sociale
e la volontà di allargare le possibilità di accesso alla massoneria,
riducendo le tasse annuali di frequenza e semplificando al massimo la
complessa ritualità massonica, con la conservazione dei soli gradi
simbolici di apprendista, compagno e maestro. Il gruppo, che faceva
capo a Franchi e raccoglieva adesioni in una ventina di logge del
Centro-Nord, gettò le fondamenta della Serenissima Gran Loggia di
Rito Simbolico.
62
J.A. Ferrer Benimeli, L'unificazione italiana nell'opera dei massoni spagnoli, in A.A. Mola (a cura), La
liberazione dell'Italia nell'opera della Massoneria, Foggia, Bastogi, 1990, pp. 35-59. Cfr. p.55, nota 36.
63
G. Mazzini, Edizione nazionale degli Scritti editi e inediti, , V, Epistolario I, p. 214
54
contatto, grazie all'assiduo scambio di riflessioni, con i suoi seguaci
massoni.64.
Nello stesso anno Gaetano Salvemini scrisse a Luzio per ribadire che
«la leggenda che il Risorgimento italiano sia stato opera della
Massoneria è stata creata dai clericali, i quali, incapaci di rendersi conto
di questo fenomeno inaudito, lo attribuirono al... diavolo. [...] Della
leggenda si prevalsero, poi, ma assai in ritardo, i massoni» (Luzio 1925,
2° vol., p. 239). Sulla sua linea anche Benedetto Croce e Adolfo
Omodeo65.
65
Cfr. Anna Maria Isastia in http://www.treccani.it/enciclopedia/la-massoneria_(L'Unificazione)/
56
Scozzese Antico e Accettato, e poi nel 21 marzo 1910, alla fondazione
di una Gran Loggia che ebbe come gran maestro Saverio Fera, sotto la
denominazione di Serenissima Gran Loggia d'Italia, che dall'indirizzo
della sua sede divenne nota anche come Gran Loggia di Piazza del
Gesù.
Nel 1908 vi era una sola Massoneria Italiana; l‟Italia, affermatasi tale al
termine del sospirato e compiuto processo risorgimentale cui molti fratelli
fattivamente contribuirono, retta prevalentemente da massoni, aveva sanate
molte delle sue piaghe e tendeva alla unificazione della coscienza nazionale.
59
prevedeva la “Legge Casati66” del 1859, o i doveri dell‟uomo e del
cittadino indicati dalla “Legge Coppino67” del 1877.
Nel silenzio della legge e sulla base di una sentenza del Consiglio di Stato del
17 maggio del 1878, in aperta contraddizione però con lo spirito della legge
Coppino,
“i cittadini non possono essere obbligati a frequentare l‟insegnamento
religioso[…]ma i Comuni non possono non ordinare tale insegnamento
perché nella legge del 1859[ …]l‟insegnamento religioso è nel programma”.
66
Emma Ansovini: La legge Casati – così viene comunemente chiamato, dal nome dell’allora ministro dell’Istruzione
pubblica Gabrio Casati, il Regio decreto legislativo n° 3725 – fu varata il 13 novembre 1859 nel Regno di Sardegna.
Recepita integralmente nel 1861 dal neo-nato Stato italiano, rimase in vigore fino alla riforma Gentile del 1923, ma era
destinata a connotare ben più a lungo la scuola italiana. Con i suoi 380 articoli, la legge conferiva un assetto organico
all’intero sistema scolastico definendone cicli, curricula, materie di insegnamento, programmi, personale, apparato
amministrativo. La scuola elementare era divisa in due cicli biennali, di cui il primo obbligatorio e gratuito.
La legge Casati del 13 novembre 1859 all’art. 325 stabiliva che l’esame sopra l’istruzione religiosa fosse affidato al
parroco e dovesse essere dato “nel tempo e nei luoghi che verranno stabiliti di comune accordo tra il Municipio e il
parroco”.
67 Prese la denominazione da Michele Coppino, ministro del governo Depretris, essa portava a cinque le classi
della scuola elementare, che rendeva gratuita. Ma soprattutto elevava l'obbligo scolastico a tre anni e introduceva le
sanzioni per chi lo disattendeva (le sanzioni non erano previste nella precedente Legge Casati).
I cattolici criticarono ampiamente questa legge, dato che essa aveva un taglio laico, dovuto all'influenza positivista e
alla decisione di abolire i direttori spirituali. I maestri, legittimati con la legge Casati, non poterono più insegnare
il catechismo e la storia sacra. Perciò molti figli di cattolici intransigenti vennero mandati nelle scuole private, le quali
erano in parte gestite dalla chiesa cattolica
60
decennio e sulla quale lavorava in senso antivaticanesco una commissione
speciale costituita da Barzilai, Paternò, Nathan, Berenini, Cassuto.
68
Simone Luchini, Massoneria e Fascismo, Tesi di laurea, Università degli Studi di Siena, a.a 1997/98
69
Cfr . A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, op. cit., p.319
70
Secondo Aldo Mola l’iscrizione di Bissolati alla Libera Muratoria è dubbia. Cfr. La Storia della Massoneria Italiana,
op. cit., p. 489; essa invece è data per certa da G. Padulo, Contributo alla storia della Massoneria da Giolitti a
Mussolini, in Annali dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, VIII, 1983/4, Bologna, Il Mulino 1988, pp. 219-347
71
Cfr. A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, op. cit., pp. 316-21
72
Cfr. A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, op. cit., pp. 322-324
61
Le Costituzioni Generali del Grande Oriente d‟Italia, che all‟art. 23 recitavano
che i Fratelli non dovevano dimenticare “la propria qualità massonica in tutte
le questioni d‟indole pubblica ed il programma della Massoneria” se investiti
di pubblici uffici, furono integrate da un ulteriore articolo secondo il quale “la
Comunione Italiana non discostandosi nei principi e nel fine da quanto
l‟Ordine mondiale professa e si propone, propugna il principio democratico,
nell‟ordine politico e sociale”.
Il pastore evangelico Saverio Fera74 con 21 fratelli dette vita a una nuova
obbedienza, riconosciuta internazionalmente, che prese il nome di
Serenissima Loggia d‟Italia, detta di Piazza del Gesù.
73
Cfr. A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, op. cit., pp. p.330
74
Cfr. G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, op.cit., nota 47, p.127. Pastore evangelico, favorevole ad una linea
massonica spiritualista. Gli successe Palermi, personaggio intrigante e ciarlatanesco, che alla vigilia della marcia su
Roma incontrò Mussolini e gli conferì la sciarpa e il brevetto da 33, supremo grado massonico.
75
A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, op.cit., p.485
62
Massoneria italiani è individuabile una sorgente comune riconoscibile nel
“nazionalismo umanitario risorgimentale”.
76
Emilio Gentile, Storia del partito fascista , 1919-1922. Movimento e milizia, Laterza, Roma-Bari, 1989, p.70
63
III, 3 Il Grande Oriente d’Italia.
64
L‟esistenza, a seguito della scissione, di due comunità massoniche distinte in
territorio italiano le vide spesso in conflitto e antagoniste. Anche il loro
rapporto nei confronti del movimento fascista prima e del Pnf poi ci fa capire
meglio come la Massoneria prima sembrò collusa col Fascismo e poi ne subì
invece le violenze.
L‟anticlericalismo massone, che non era ateismo, contrapposto alla politica
mussoliniana determinò anche l‟atteggiamento della Chiesa, la quale finì con
l‟essere interlocutrice del regime per alcuni aspetti.
Una trattazione completa vuole che analizziamo l‟atteggiamento che i due
ordini il G.O.I e la G.L. tennero nei confronti del Fascismo.
Il Grande Oriente d‟Italia, almeno agli albori, era molto più in sintonia col
movimento fascista che con la Sinistra rivoluzionaria e ne giustificava
l‟azione, ispirato dal principio di salvaguardia dell‟assetto istituzionale e dei
valori patriottici.
Torrigiani che fu eletto gran maestro del G.O.I. il 23 giugno 1919, lega il suo
nome ad uno dei periodi più difficili della storia della Massoneria italiana;
inizialmente i rapporti tra il Grande Oriente d'Italia di Torrigiani ed il regime
fascista furono tutt'altro che conflittuali. Tuttavia con il passare degli anni il
regime mutò atteggiamento.
65
È giusto far notare a questo punto che chi tenta a tutti i costi di accusare la
massoneria di essere stata la levatrice del fascismo non capisce, o non vuole
capire, che le Obbedienze furono un mosaico di tendenze e di singole
individualità che non agivano in modo uniforme e soprattutto che portavano
all'interno dell'Istituzione le proprie ascendenze e convinzioni ideologiche. Da
una linea cauta e attendista, tenuta tra il 1919 e il 1921, si passò pertanto a un
atteggiamento più critico nel momento in cui cominciarono a dilagare le
violenze fasciste.
Quando si stava perfezionando l'iter della legge che, seppur non nominandola
mai, poneva la massoneria fuori della legalità e il provvedimento divenne a
tutti gli effetti legge dello Stato, Torrigiani decretò lo scioglimento di tutte le
logge del Regno e di tutti «gli aggregati massonici di qualunque natura», a
eccezione di quelli operanti all'estero, riservando al Grande Oriente il compito
di continuare la vita dell'Ordine
La dittatura fascista aveva fatto convergere sistematicamente il terrorismo
squadrista con l'azione parlamentare allo scopo di mettere fuori gioco la
massoneria. Dunque il percorso che permise al Fascismo di mettere al bando
la massoneria iniziò formalmente il 23 febbraio del 1923, con l‟approvazione
all‟unanimità da parte del Gran Consiglio di un ordine del giorno che invitava
tutti i fascisti che erano massoni a scegliere tra l‟appartenenza al PNF o alla
massoneria.
Di contro, pochi giorni dopo, Torrigiani emise una risoluzione sommessa per
la quale il governo dell‟ordine massonico dichiarava che i fratelli fascisti
erano lasciati interamente liberi di rompere ogni rapporto con la Massoneria
per rimanere nel fascio.
Un anno dopo circa, il 29 gennaio del 1924, il Gran Consiglio del Fascismo
votava un ordine del giorno in cui si vietava l‟esercizio della funzione
legislativa a chiunque fosse legato ad associazioni segrete.
In seguito, il delitto Matteotti nel giugno del 1924 e la distruzione di molte
logge da parte dei fascisti avrebbero dovuto suonare come un campanello
66
d‟allarme per la massoneria la quale invece rispondeva ancora tiepidamente
alle aggressioni.
<<il Gran Maestro della massoneria italiana, avv. Domizio Torrigiani, avendo
il Parlamento approvato la Legge suelle Associazioni, ha adottati, in virtù dei
poteri straordinari a Lui deferiti dall‟Assemblea generale del 6 settembre u. s.
le seguenti disposizioni: Art. 1 – Tutte le Logge Massoniche, tutti gli
Aggregati Massonici di qualunque natura all‟obbedienza del Grande Oriente
d‟Italia sono disciolti e cessano di esistere. Art. 2 – Il Grande Oriente d‟Italia
rimane a continuare la vita dell‟Oriente Massonico. Esso si uniformerà alle
disposizioni tutte della Legge sulle Associazioni. Art. 3 – Saranno costituite
67
Logge che si uniformeranno anch‟esse a tutte le disposizioni della Legge
sopraindicata>>.77
77
Riportato da R. Esposito, La Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni, Roma, Ed. Paoline, 1979, pp. 387-88
78
A. M. Isastia, Massoneria e Fascismo, La repressione degli anni venti, Libreria Chiari Firenze Libri, Firenze, 2003, p.71
68
Furono la forza e la compattezza di Palazzo Giustiniani a spingere Mussolini
a lasciare liberi gli squadristi di scatenarsi contro i massoni.
Dal 25 settembre al 4 ottobre le camicie nere compirono una vera e propria
strage: i massoni andavano colpiti nella persona, nei beni, negli interessi.
Mentre il GOI riteneva di poter sopravvivere alla nuova legge, invece più
consapevole appariva Torrigiani che, dopo aver istituito un Comitato
Ordinatore per garantire la continuità dell‟Ordine, aspettava di essere
sostituito appena possibile.
Fu coinvolto nel processo dell‟attentato Zaniboni, da cui fu prosciolto per
mancanza di prove, e fu arrestato il 23 aprile del 1927 con l‟accusa di contatti
con oppositori all‟estero ed inviato al confino. Morì a soli 56 anni nel 193280.
79
Si chiariva però nel comunicato inviato ai giornali che: “Il Grande Oriente d’Italia rimane a continuare la vita
dell’Ordine Massonico. Esso si uniformerà alle disposizioni tutte della Legge sulle Associazioni” ; cfr. Il Grande Oriente
d’Italia si uniforma alla Legge sulle Associazioni, Rivista Massonica, aprile 1926, p.28
80
Cfr. Anna Maria Isastia, Massoneria e Fascismo, La repressione degli anni Venti, Libreria Chiari, Firenze Libri S.r.l.,
Firenze 2003; pp 72-81;
69
III, 4 La Gran Loggia d’Italia ALAM
70
Le origini della Gran Loggia d'Italia come abbiamo già detto traggono le
mosse dallo scisma dal Grande Oriente d'Italia (24 giugno 1908) di massoni
appartenenti al Rito scozzese antico e accettato, guidati dall'allora Sovrano
gran commendatore Saverio Fera. Le ragioni dello scisma sono state
essenzialmente di natura politica: il GOI, dopo l'elezione a Gran maestro
di Ettore Ferrari, perseguiva un orientamento di carattere
radicale ed anticlericale mentre i fuoriusciti di Piazza del Gesù avevano un
approccio più conciliante con la Chiesa cattolica e, in genere,
più conservatore.
Il casus belli fu una proposta di censura, avanzata da Ettore Ferrari nel corso
della gran loggia annuale del GOI, all'indirizzo di quei parlamentari, aderenti
alla massoneria, che si erano rifiutati di votare alla Camera dei deputati la
mozione del socialista riformista Leonida Bissolati volta ad abolire
l'insegnamento della religione nella scuola elementare.
Il 29 dicembre 1915 morì Severio Fera, fondatore della Gran Loggia, al quale
successe Leonardo Ricciardini, affiancato da Raoul Palermi alla guida del
Supremo consiglio.
71
La maestranza di Ricciardini fu funestata sia dagli eventi della Prima guerra
mondiale e dalla crisi che ne conseguì, sia dal rientro di numerose logge della
nuova obbedienza all'interno del GOI. Nel 1918 la Gran Loggia d'Italia
contava sessanta logge e 5.000 fratelli. Nello stesso anno, fu eletto Gran
maestro William Burguess che però rassegnò le dimissioni il 23
marzo 1919 spianando di fatto la strada all'elezione di Raoul Palermi come
guida della Gran Loggia. Sotto la maestranza di Palermi l'obbedienza di
Piazza del Gesù conobbe una nuova crescita che la portò a contare 14.000
iscritti nel 1921.
Dalla fine del 1922 era stata diramata, infatti, la disposizione di affiliare
ufficiali dell‟esercito, con grado superiore a maggiore e i quadri di pubblica
sicurezza a livello di commissari.
81 Cfr. La Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori in http://www.granloggia.it/page/la-gran-loggia-
ditalia-degli-antichi-liberi-accettati-muratori
82
A. Mola, Storia della Massoneria, op.cit., p. 519
72
Sono in molti a ritenere che l‟atteggiamento di Palermi nei confronti di
Mussolini fosse improntato al più vergognoso servilismo; solo Cesare Rossi
pare riabilitarlo quando parla del suo operato e pone in luce positiva il
Palermi, soprattutto quando insignì Mussolini della Carica di Gran Maestro
della sua massoneria83.
Nalla lettera del 14 gennaio del 1925 indirizzata ai Presidenti delle Officine
di tutte le Comunione Palermi scriveva:
“ Il disegno di legge sulle associazioni presentato dal ministero alla camera è
stato accolto da una parte della stampa con un commento monocorde: la
legge colpisce la Massoneria la quale dovrà necessariamente scomparire
dall‟Italia[…]avvertiamo subito che i prospettati provvedimenti non ci
disanimano affatto[…]realizzerebbero un‟antica aspirazione del nostro
ordine che da anni invoca la legalizzazione della sua situazione, non essendo
una società segreta[…]il Presidente On. Mussolini il 7 novembre 1923,
ricevendo il nostro Governo dell‟Ordine…ebbe a far comunicare
ufficialmente all‟Agenzia Stefani che egli esprimeva le sue simpatie per il
nostro ordine nazionale del quale riconosceva le benemerenze verso la
Patria”85.
83
Cfr. Cesare Rossi, Mussolini com’era, Radioscopia dell’ex dittatore, Roma, Ruffolo, 1947, p.184
84
Cfr. Circolare del 14 febbraio 1923 in Salvatore Spadaro, Massoneria Scozzese Italiana. Documenti storici, Foggia,
Bastogi, 1983, pp.66-67
85
Cfr. Documento in appendice in A. Mola, Storia della Massoneria, op.cit. , p. 949
73
Palermi era inoltre convinto che Mussolini lo stesse aiutando a liberarsi di
massoni irregolari che sedevano a Palazzo Giustiniani.
La massoneria di tipo anglosassone, che a dire di Palermi era apprezzata da
Mussolini, in Italia esisteva ed era quella di Piazza del Gesù.
La nuova legge promulgata dal Regime avrebbe colpito solo i giustinianei e
avrebbe dato il riconoscimento giuridico al suo ordine86.
Eppure nonostante tutta questa ostentata tranquillità qualche problema
all‟interno dell‟ordine lo aveva anche Palermi.
Il numero dei Fratelli stava diminuendo passando dai 30.000 del 1923 ai soli
8.000 del 1925.
L‟atteggiamento di Palermi si spiega molto bene alla luce della volontà di far
trionfare il suo ordine a spese dell‟antagonista.
Ma c‟è una seconda chiave di lettura, cioè l‟incapacità dei massoni di rendersi
conto della specificità del nuovo movimento politico diverso da tutti i partiti
che operavano in Italia; da qui nacque l‟atteggiamento di simpatia, di
accettazione o almeno di benevola attesa nei confronti del Regime.
Mentre il GOI in seguito alla definizione della vera natura del fascismo
assumerà una posizione di decisa e irreversibile opposizione, Palermi, per sua
stessa convinzione, simpatizzerà col regime condividendone la posizione
politica.
Palermi fece propaganda in favore del fascismo, negli Stati uniti, dal 2 ottobre
al 25 novembre del 1925. Fonti provenienti dalla massoneria americana ci
informano che nel 1926 Palermi fu epurato dall‟Ordine, dopo che aveva
86
A. M. Isastia, Massoneria e Fascismo,…, op. cit., pp. 72-73
87
Cfr. Documento in appendice in A. Mola, Storia della Massoneria, op.cit. , p.950
88
A. M. Isastia, Massoneria e Fascismo,…, op. cit., p.74
74
rinnegato la massoneria in nome del Fascismo; ebbe un impiego nelle
Ferrovie dello Stato e lo conservò fino alla caduta del regime, anche se in
realtà sarebbe stato al servizio della polizia.
Nel 1927 non potendo più spremere dollari negli Stati Uniti attraverso i suoi
contatti con i Fratelli il Gran Maestro della massoneria di piazza del Gesù fu
messo in disparte da Mussolini.
75
IV Mussolini
76
IV, 1 L’anticlericalismo del primo Mussolini
Negli scritti del padre, attivista del socialismo romagnolo, si potevano trovare
invettive contro i clericali e contro una religione bugiarda i cui oscurantismo e
menzogna avrebbero presto lasciato il passo a verità e ragione90.
In Romagna non era difficile in quegli anni, come in tutta l‟Italia del XIX
secolo, riscontrare simili assetti familiari perché sopravviveva un sentimento
di rivolta sociale accompagnato da un forte anticlericalismo in territori che
però erano appartenuti allo stato territorio pontificio.
Egli confessò molti anni più tardi : “potrei forse dimenticare le formiche nel
pane della terza classe. Ma che noi bambini fossimo divisi in classi, mi brucia
ancora nell‟anima.91”
89
Cfr. A. Campi, Mussolini, il Mulino, Bologna 2001, pp.35 ss.
90
Cfr. La setta nera, in “Rivendicazione”, 25 maggio 1889 in G. Sale, La Chiesa di Mussolini, Rizzoli, Milano 2011, p. 17
91
E. Ludwig, Colloqui con Mussolini, Mondadori, Milano 2004, p.137
77
1901 la “licenza d‟onore” che gli consentiva di esercitare la professione di
insegnante.
92
Giovanni Sale, La Chiesa di Mussolini, op. cit., p. 21
78
«Quando noi affermiamo che “Dio non esiste” intendiamo, con questa
proposizione di negare l‟esistenza del dio personale della teologia; del dio
adorato – sotto vari aspetti e con modi diversi – dai devoti di tutto il mondo;
del dio che dal nulla ha creato l‟universo, dal caos, la materia, del dio degli
assurdi e delle ripugnanze alla Ragione umana. […] Noi pensiamo che
l‟Universo, lungi dall‟essere opera del dio teologico e clericale – non è che la
manifestazione della materia, unica, eterna, indistruttibile, che non ha avuto
mai principio, che non avrà mai fine93»
Nel programma dei Fasci, come si può leggere nel “Popolo d‟Italia” del 6
giugno del 1919, si enuncia chiaramente l‟ “obbligo dello Stato di dare e
mantenere alla scuola carattere precipuamente e saldamente formativo di
coscienze nazionali e carattere imparzialmente, ma rigidamente laico”95.
93
Cfr. Nicholas Farrell-Giancarlo Mazzucca, Benito l’italiano. Il compagno ateo Mussolini raccontato in un’urticante
biografia, in Tempi http://www.tempi.it/benito-italiano-il-compagno-ateo-mussolini-raccontato-in-una-urticante-
biografia#.UpTh5NJg_Ic
94
Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/breve-storia-dell-anticlericalismo_(Cristiani-d'Italia)/
95
Cfr. Programma dei fasci di combattimento nel “Popolo d’Italia” del 6 giugno del 1919 in Renzo De Felice,
Autobiografia del Fascismo, Antologia di testi fascisti 1919-1945, Giulio Einaudi Editore, 2001, Torino, pp. 17-18
79
Sulle pagine del Popolo d'Italia, Mussolini diede sfogo a tutto il suo
anticlericalismo. Il 1° gennaio 1920, arrivò a scrivere: «Due religioni si
contendono oggi il dominio degli spiriti e del mondo: la nera e la rossa. Da
due Vaticani partono, oggi, l'encicliche: da quello di Roma e da quello di
Mosca. Noi siamo gli eretici di queste due religioni. Noi soli, immuni da
contagio. L'esito di questa battaglia è, per noi, d'ordine secondario. Per noi il
combattimento ha il premio in sé, anche se non sia coronato dalla vittoria96».
96
Cfr. http://www.storiain.net/arret/num125/artic1.asp
97
G. Zagheni, La Croce e il fasci. I cattolici italiani e la dittatura, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006 pp. 41-47
80
IV, 2 Mussolini e il Partito Nazionale Fascista
81
Benito Mussolini il 23 marzo del 1919, nella sala riunioni Circolo
dell'alleanza industriale, in piazza San Sepolcro a Milano, fondò ufficialmente
i Fasci italiani di combattimento; il movimento era erede diretto del Fascio
d'azione rivoluzionaria del 1914.
Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini, che era stato eletto
parlamentare l'anno precedente insieme ad altri esponenti fascisti, fu
incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo governo sostenuto
98
Cfr. la Voce Partito Nazionale Fascista in http://www.treccani.it/enciclopedia/partito-nazionale-fascista_(Dizionario-
di-Storia)/#: Inizialmente a carattere rivoluzionario e con vocazione antipartitica, il movimento fascista aveva da
tempo cominciato a mutare pelle con l’immissione di elementi che guardavano a esso come a uno strumento
utilizzabile in chiave antisocialista e antipopolare. Da fenomeno prevalentemente «urbano» il fascismo era diventato
un fenomeno «rurale» e si era rapidamente espanso sull’intero territorio nazionale, caratterizzandosi, attraverso lo
«squadrismo», come una forza che raccoglieva ormai anche settori della piccola e media borghesia intellettuale e
impiegatizia e che era divenuta funzionale agli interessi sia degli agrari e degli industriali zuccherieri preoccupati di
ristabilire l’ordine nelle campagne sia dei nuovi proprietari, già affittuari e mezzadri, che avevano acquistato terre
svendute per paura.
82
da una maggioranza composta anche dal Partito Popolare Italiano e da altri
gruppi di estrazione liberale. Il 15 dicembre 1922 fu costituito il Gran
Consiglio del Fascismo, organo supremo del Partito Nazionale Fascista, che
tenne la sua prima seduta il 12 gennaio 1923.
99
Giorgio Candeloro, Storia dell’ Italia Moderna, Feltrinelli, Milano, 2002, pp. 22-23
83
In seguito lo statuto del PNF sarebbe stato rivisto più volte, nel 1926, nel
1929, nel 1932, nel 1938. Primo segretario generale del PNF fu eletto M.
Bianchi , che rimase in carica per un anno fino al momento in cui entrò a far
parte del governo Mussolini costituito dopo la marcia su Roma. Gli
successero prima N. Sansanelli (nov. 1922-ott. 1923) e F. Giunta (ott. 1923-
apr. 1924) poi un quadrumvirato composto da R. Forges Davanzati, C. Rossi,
A. Melchiori, G. Marinelli (apr. 1924-febbr. 1925).
Questi, convinto che al partito dovesse spettare un ruolo prioritario nella vita
del Paese anche nei confronti delle istituzioni, riportò in esso disciplina e
compattezza potenziandone le strutture. L‟idea che Farinacci aveva del partito
era opposta a quella di Mussolini che riservava allo Stato una funzione di
supremazia sul partito. Per questa ragione, una volta riconquistato il controllo
del partito grazie al suo potenziamento, Mussolini provvide alla sostituzione
di Farinacci con A. Turati (marzo 1926-ott. 1930) e fece approvare un nuovo
statuto del partito (ott. 1926) che, tra l‟altro, ne limitava l‟autonomia e aboliva
ogni forma di elezzionismo.
100
Cfr. la voce PNF in http://www.treccani.it/enciclopedia/partito-nazionale-fascista_(Dizionario-di-Storia)/#
84
IV, 3 Mussolini statista
85
Il decennio 1919-1929 fu caratterizzato nei primi quattro anni dalla crisi
sociale e politica del dopoguerra, poi da un processo di assestamento e di
relativa stabilizzazione dei rapporti internazionali e da una forte ripresa
economica nei principali paesi capitalistici101.
Ciò che consentì negli anni Venti il consolidamento del Fascismo fu il fatto
che nei maggiori paesi capitalistici prevalsero le forze conservatrici e ai partiti
di destra dell‟Europa occidentale il fascismo apparve come una garanzia di
conservazione sociale di fronte al comunismo.
101
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, op.cit, p.13
86
e di meglio distribuire il carico delle imposte”; fu di Salandra la proposta di
eliminare “pieni poteri” per adottare invece la formula “il governo del re ha la
facoltà di emanare disposizioni aventi vigore di legge”, per rendere la legge
formalmente simile alle leggi-delega di cui esistevano molti precedenti102.
Per questi motivi non firmò il decreto di stato d‟assedio e con riluttanza
accettò un gabinetto formato da Mussolini103.
Mussolini, che si era presentato come l‟uomo nuovo, colui il quale rimetteva
in marcia la vecchia macchina dello stato e riprogettava il futuro valorizzando
le istituzioni esistenti, si avvalse di un governo formato da tre fascisti, due
cattolici (PPI), un liberale, un indipendente (Giovanni Gentile), un
nazionalista (Luigi Federzoni), due esponenti delle forze armate e altri.
Gli effetti del nuovo governo si fecero sentire, senza dubbio, e nel campo
economico e in quello sociale; l‟ordine pubblico fu ristabilito, sebbene con
mezzi tutt‟altro che costituzionalmente legali.
102
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, op.cit, pp. 20-21
103
Cfr. G. Sale, La Chiesa di Mussolini, op.cit., p.59
104
Cfr. Voce “Ras” in http://www.treccani.it/vocabolario/ras/ :
Il Ras era una piccola autorità locale, che esercitava il suo ufficio con atteggiamenti dispotici e tronfia consapevolezza
di sé; anche riferito, talvolta, ai capi della delinquenza organizzata o della malavita, in quanto esercitino localmente il
loro potere. In passato, fu soprattutto espressione polemica usata per indicare i gerarchi e capi locali del fascismo.
87
La legislazione sociale del fascismo nacque dal desiderio di Mussolini di
migliorare le condizioni di vita delle classi più umili. L‟ideologia fascista era
un‟ideologia totalitaria nel senso che concepiva lo Stato come soggetto che
interviene in tutti gli aspetti della vita dei consociati, regolandoli verso uno
scopo comune. In tal senso è ovvio che lo Stato prenda sotto la sua tutela i
cittadini dalla nascita alla morte, organizzandone anche il tempo libero.
Tra le prime leggi promulgate ci fu quella a tutela del lavoro delle donne e dei
fanciulli (R.D. 653 – 26/4/1923): le donne subivano orari massacranti, in
condizioni igieniche disastrose, e spesso venivano licenziate se erano in
gravidanza, a discrezione totale dei padroni.
I fanciulli erano avviati in età precoce al lavoro, otto-dieci anni, nelle miniere,
filande, concerie, con orari durissimi e venivano privati della possibilità di
studiare.
Per le donne invece si stabiliva il tipo di lavoro a cui potevano essere addette,
la non licenziabilità in caso di gravidanza, il periodo di attesa della maternità
e il miglioramento delle condizioni dell‟ambiente di lavoro.
I decreti del luglio del 1923105 e del luglio 1924106 furono integrati con una
nuova legge sulla stampa, emanata il 31 dicembre del 1925. Fu istituita la
figura del direttore responsabile, che doveva avere il riconoscimento del
procuratore generale presso la corte d‟appello nella cui giurisdizione era
stampato il giornale o il periodico; la pubblicazione poteva avere luogo solo
dopo questo riconoscimento.
Nel 1927 però già la vecchia federazione della stampa si era fusa col
sindacato fascista dei giornalisti dando luogo alla federazione fascista della
stampa italiana, alla quale furono costretti a iscriversi tutti i giornalisti.107
Tra gli altri provvedimenti Mussolini, per garantirsi una propria maggioranza
parlamentare, fece approvare il 23 luglio 1923 una riforma elettorale (la
cosiddetta „legge Acerbo‟) che assegnava due terzi dei seggi alla lista di
maggioranza relativa, col 25% dei voti. Le elezioni, che si tennero il 6 aprile
1924 in un clima di intimidazioni e di violenze da parte fascista, assicurarono
a Mussolini una larghissima maggioranza. Ma l‟assassinio del deputato
socialista Giacomo Matteotti, compiuto il 10 giugno da sicari squadristi su
mandato di stretti collaboratori del duce, suscitò una profonda emozione in
tutto il paese e inferse un duro colpo al prestigio di Mussolini; egli tuttavia
separò la sua responsabilità da quella dei mandanti.
105
Il R.D. n.3288 del 15.07.1923
106
Il R.D. n.1081 dell’08.07.1924 dava facoltà a ciascun prefetto di diffidare in casi specifici e con decreto motivato il gerente di un
giornale o di una pubblicazione periodica
107
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, op.cit, p.133
89
La rivolta morale causata nel paese dal delitto Matteotti approdò a quella che
è conosciuta come la secessione dell‟Aventino, con chiaro riferimento alla
storia romana.
108
Cfr. Secessione dell’Aventino in:
http://www.treccani.it/enciclopedia/secessione-dell-aventino_(Dizionario-di-Storia)/
109
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, op.cit, p.78
90
per primo promosse esibendo la sua persona fisica in diversi ruoli: duce,
statista, condottiero, pensatore, educatore, mecenate delle arti, della cultura e
della scienza, bonificatore di paludi, fondatore e ricostruttore di città, atleta,
sportivo, aviatore, nuotatore, pilota e buon padre di famiglia. Il mito era
potenziato da un‟efficiente macchina propagandista, che per mezzo della
stampa, della radio e del cinema, esaltava i successi, veri o presunti, della
politica mussoliniana in Italia e all‟estero, e soprattutto eccitava nelle masse
una fede nel duce sconfinante nell‟idolatria.
In campo economico, dopo aver assecondato nei primi anni una politica
liberista, dal 1926 in poi Mussolini adottò una politica protezionista,
soprattutto nel settore dell‟agricoltura („battaglia del grano‟) al fine di
garantire al paese l‟autosufficienza alimentare. Nel 1927 promulgò
la Carta del Lavoro per definire gli orientamenti economici e sociali del
regime, la subordinazione dei sindacati allo Stato, la collaborazione fra le
classi attraverso le corporazioni, l‟istituzione di una magistratura del lavoro,
la preminenza della produzione sul consumo al fine di accrescere la potenza
della nazione110.
Dal 1925 al 1945, la biografia di Mussolini coincide con la storia d‟Italia. Per
venti anni, qualsiasi settore dello Stato e della società italiana − dalla politica
interna alla politica estera, dall‟economia alla cultura, dall‟organizzazione
militare al tempo libero, dall‟urbanistica all‟ambiente, dalla religione al
costume, dalla vita collettiva alla vita privata – fù trasformato, condizionato e
influenzato dalla sua volontà.
110
Cfr. la voce “Benito Mussolini” in http://www.treccani.it/enciclopedia/benito-mussolini_(Dizionario-Biografico)/
91
mediatore e di arbitro che svolgeva, nella duplice veste di capo del governo e
capo del partito fascista, fra le diverse istituzioni dello Stato e del regime e fra
le varie componenti economiche, sociali e culturali della società italiana,
riservandosi comunque la decisione finale e risolutiva nelle scelte
fondamentali della politica interna ed estera. Tutto ciò lo costringeva a
occuparsi quotidianamente di innumerevoli questioni, con una meticolosità
burocratica, accresciuta da un‟ossessiva volontà di controllare e dominare
tutto personalmente.
Per un‟idea più chiara delle intenzioni del Duce e della sua linea direttiva
interessante è apprendere dalle sue stesse parole quello che fin qui si è cercato
di descrivere attraverso una ricostruzione storica quanto più obiettiva
possibile.
93
V Le guerre di culto
94
V, 1 Guerre di Culto
Benedetto Croce, già nel 1908, intuendo che il problema della modernità
poteva essere di natura religiosa, scriveva: “Tutto il mondo contemporaneo è
di nuovo alla ricerca di una religione, spinto dal bisogno di orientamento circa
la realtà e la vita, dal bisogno di un concetto della vita e della realtà111”.
La creazione dei “miti della nuova civiltà” con riti e simboli di una nuova
religione politica e laica, la cui principale esigenza era educare l‟individuo,
era un progetto sia dell‟Organizzazione massonica che del Regime.
111
B. Croce, Per una rinascita dell’idealismo, in Cultura e vita morale, Laterza, Roma-Bari, 1955, p.36
112
E. Gentile, Il culto del littorio, Laterza, Roma-Bari, 1993, p.15
113
F. Venzi, Massoneria e Fascismo,Castelvecchi, 2008, p.9
95
L‟attenzione rivolta al ceto medio, che doveva accogliere progetti e valori
delle due parti, creò i presupposti per lo scontro.
In una circolare del 1923 del Gran Maestro Torrigiani veniva ribadita la
missione della Massoneria, ossia la riorganizzazione dei ceti medi; ma anche
per il movimento Fascista i referenti erano proprio i ceti medi emergenti, a cui
si rivolgeva per il suo progetto totalitario.
114
Cfr. F. Venzi, Massoneria e Fascismo, op.cit., p.50
115
Cfr. F. Venzi, Massoneria e Fascismo, op.cit., p.70
96
militarizzazione della politica, alla mobilitazione delle masse, al culto del
Duce, alla concezione di Stato totalitario, all‟educazione dell‟italiano nuovo e
si crearono nuovi miti e riti e simboli la Massoneria, che si faceva anch‟essa
propugnatrice di esigenze educative nei riguardi dell‟individuo con valori,
simboli e rituali propri, divenne una temibile antagonista da distruggere.
Fu così che l‟offensiva squadrista nei confronti delle logge massoniche si fece
sempre più frequente e distruttiva perché, come aveva ben spiegato Albert
Mathiez, in una religione laica al periodo di formazione segue sempre uno
stato di eccitazione in cui i credenti, soprattutto i neofiti, sono animati da una
rabbia distruttiva contro i simboli degli altri culti116.
Gli assalti alle logge massoniche, la distruzione dei simboli e di tutto ciò che
riguardava i rituali durante le spedizioni punitive fasciste erano concepiti
come un vero e proprio rito di iniziazione. La distruzione dei Templi
Massonici iniziò alla fine del dicembre del 1923 e proseguì fino all‟ottobre
del 1925117, con la messa al bando della Massoneria attraverso l‟approvazione
della legge sulle associazioni segrete.
116
E. Gentile, Il Culto del littorio, Laterza, 1994, p.42
117
Cfr. Fulvio Conti “3-4 ottobre 1925 La Notte di San Bartolomeo” in http://www.storiadifirenze.org/?p=2753 «Da ,
oggi non deve essere data tregua alla massoneria ed ai massoni. La devastazione delle logge si è risolta in una ridicola sciocchezza.
Bisogna colpire i massoni nelle loro persone, nei loro beni, nei loro interessi. […] La parola d’ordine è questa: lotta ad oltranza, senza
riguardo, con ogni mezzo». Questo proclama del direttorio del fascio di Firenze venne pubblicato il 26 settembre 1925 su «Battaglie
fasciste», che nel numero successivo, apparso il 3 ottobre, rincarava la dose: «La massoneria deve essere distrutta ed i massoni non
hanno diritto di cittadinanza in Italia. […] Tutti i mezzi sono buoni; dal manganello alla revolverata, dalla rottura dei vetri al fuoco
purificatore». Dalle parole si passò subito ai fatti. Fin dalla sera del 26 settembre cominciarono le aggressioni e i pestaggi contro i
massoni, o comunque contro individui sospettati di esserlo. Le violenze s’intensificarono nei giorni successivi fino a toccare il culmine
nella notte fra il 3 e il 4 ottobre, quando le squadracce scatenarono una terribile rappresaglia per vendicare la morte di un o dei loro,
Giovanni Luporini, rimasto ucciso, probabilmente da «fuoco amico», mentre capeggiava una spedizione contro il massone Napoleone
Bandinelli. Nell’azione perse la vita Giovanni Becciolini, anch’egli massone, che era accorso in difesa di Bandinelli, suo vicino di casa. I
fascisti lo finirono a bastonate e a colpi di revolver.
97
VI, 2 Vaticano 1922-1929
98
Il 17 marzo 1861 il primo Parlamento unitario proclamò il Regno d'Italia. Il
nuovo regno non comprendeva Roma ed il Lazio, che costituivano lo Stato
Pontificio. Nello stesso giorno Camillo Cavour tenne un famoso discorso
alla Camera dei deputati e concluse il suo intervento dichiarando che Roma “è
la necessaria capitale d'Italia, che senza che Roma sia riunita all'Italia come
sua capitale, l'Italia non potrebbe avere un assetto definitivo”.
Roma era tuttavia protetta dalla Francia di Napoleone III che era, al
contempo, il principale alleato e protettore del giovane Regno d'Italia. Il 15
settembre 1864 la Francia e l'Italia stipularono una convenzione con la quale
l'Italia si impegnava a non attaccare i territori del Santo Padre; in cambio la
Francia ritirava le proprie truppe dai medesimi territori. In mancanza del
consenso francese, le uniche azioni volte alla conquista dell'Urbe furono
condotte da Garibaldi.
99
popolazione, con la conseguente devoluzione al demanio del relativo
patrimonio.
La legge venne considerata dal Papato come atto unilaterale dello Stato e
come tale fu respinta dalla Chiesa, incontrando tra l'altro l'opposizione tanto
100
dei clericali quanto dei giurisdizionalisti. Questi ultimi riuscirono però a
strappare qualche successo, giacché nella legge i beni riconosciuti in
godimento al Pontefice rimanevano comunque parte dei beni indisponibili
dello Stato italiano. In secondo luogo, la presente legge conservò
il placet governativo sulle nomine dei vescovi e dei parroci e in genere di tutti
gli uffici ecclesiastici, eccetto quelli delle diocesi di Roma e delle sedi
suburbicarie.
Pio IX, che si era chiuso nei palazzi vaticani dichiarandosi prigioniero politico
in seguito alla presa di Roma, aborriva categoricamente la legge approvata dal
parlamento definendola "mostruoso prodotto della giurisprudenza
rivoluzionaria".
Il 15 maggio 1871 fu emessa l'enciclica "Ubi nos" con la quale veniva ribadito
che il potere spirituale non poteva essere considerato disgiuntamente da
quello temporale.
101
ministro Vittorio Emanuele Orlando. Alla morte di Benedetto XV per la
prima volta in tutta Italia le bandiere furono poste a mezz'asta.
Nel gennaio del 1923 si aprirono delle trattative segrete con un incontro
tra Benito Mussolini e il cardinal Segretario di Stato Pietro Gasparri.
118
G. sale, La Chiesa di Mussolini, op.cit., p.71
102
Durante la prima metà del 1923 si susseguirono diverse vicende che
determinarono l‟atteggiamento della Gerarchia Cattolica nei confronti del
Regime, primo fra tutti l‟incontro che avvenne tra il segretario di Stato
Gasparri e Mussolini a Palazzo Guglielmi, dimora del Conte Santucci, il 29 o
30 gennaio.
Acerbo riferì nelle sue memorie che Mussolini uscì pensieroso dall‟incontro,
essendosi reso conto che l‟altra parte stava valutando la reale stabilità del
governo.
Già nei primi 15 anni del 1900 la questione romana aveva perso gran parte
della sua gravità, basti ricordare la linea politica seguita da Pio X, il quale
permise ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche, cosa che consentì nel
103
1913 di frenare l‟avanzata elettorale dei socialisti e attenuare i contrasti tra
governo italiano e Santa Sede.
Sebbene la legge delle Guarentigie non fosse mai stata accettata da parte
papale, le norme stabilite per regolare la situazione del Papa e le relazioni
Stato e Chiesa furono applicate in un quantità di questioni pratiche di carattere
corrente e quotidiano.
In seguito, man mano, che si allentavano le tensioni fra le due parti furono
stabiliti rapporti riservati e confidenziali tra i due poteri per mezzo di persone
di fiducia delle due parti.
I contatti tra Cerretti e Orlando che si conclusero il I giugno 1919 non ebbero
più seguito e sicuramente non solo perché il 19 giugno cadde il ministero di
Orlando, ma anche perché il re si mostrò allora decisamente ostile all‟idea di
Conciliazione col Vaticano.
104
Il tentativo del „19 dimostrò però che ormai il Vaticano era convinto della
necessità di giungere a una soluzione della questione romana.
Don Luigi Sturzo, che rimase intransigente nei confronti del fascismo, venne
così invitato dalla Curia papale a non continuare con gli attacchi al regime e,
alla fine, si dimise dal Partito andando in volontario esilio.
Pio XI era convinto che ormai il governo italiano dovesse aprirsi alle trattative
col Vaticano se voleva modificare la legislazione ecclesiastica vigente e le
trattative dovevano riguardare anche la soluzione della questione romana.
105
Nella lettera del 18 febbraio del 1926, pubblicata il 23 febbraio sull‟
Osservatore Romano, Pio XI ribadì che non poteva essere concessa ad altri la
capacità di legiferare su materie e persone sottostanti alla sacra potestà di Dio
se non previ legittimi accordi e convenienti trattative.
106
IV, 3 Mussolini 1922-1929
107
La Conciliazione fra Stato e Chiesa fu tra i più importanti successi politici di
Mussolini119, egli riducendo al minimo la possibilità di manovra del mondo
cattolico, come il partito popolare, ostile al regime fascista, riuscì ad attrarre
dalla sua parte una porzione considerevole di italiani che, pur non facendo
parte della Azione Cattolica, era influenzata dalla Gerarchia ecclesiastica.
L‟appoggio della Chiesa gli era prezioso per solidificare il suo potere, ed egli
non esitò sia a manifestare opinioni personali lontanissime da quelle giovanili,
sia a fare vistose concessioni politiche al Vaticano, ripagato con la
sconfessione del Partito Popolare e l‟esilio comminato a Sturzo, sia con la
benedizione dei gagliardetti e dei labari fascisti da parte di vescovi e
sacerdoti, specialmente in occasione della guerra d‟Etiopia e dell‟intervento in
Spagna. Alla Santa Sede piaceva l‟estensione e il rafforzamento
dell‟insegnamento religioso nelle scuole, la politica demografica per
l‟aumento della natalità, la modifica dei codici per colpire l‟aborto e
l‟adulterio (più duramente della moglie che del marito), per fare della
bestemmia un reato penale, per combattere l‟alcolismo.
Mussolini, nuovo capo del governo, intendeva servirsi del cattolicesimo per
foraggiare la sua idea nazionale di Stato Fascista, per fare in modo che la
religione tradizionale con la sua influenza massiccia sul popolo incoraggiasse
gli entusiasmi verso il suo governo.
119
Cfr. R. De Felice, Mussolini il Fascista, I La conquista del potere. 1921-1925, Einaudi, Torino, 1966, p.382
108
L‟aumento dei fedeli del cattolicesimo nel mondo, che guardavano a Roma,
era un ottimo viatico alla crescita dell‟interesse nei confronti del Vaticano e
del Fascismo, che mirava a consensi e popolarità.
Il governo ottenne, tra le altre cose, nel marzo del 1923 che il consiglio
comunale di Roma e il suo sindaco si dimettessero così che al suo posto
venisse nominato il regio rappresentante Filippo Cremonesi, fedele al
fascismo, e non inviso alla Santa sede, che avrebbe potuto curare i rapporti col
Vaticano secondo le indicazioni del regime e accoglierne le richieste
soprattutto quelle riguardanti la preparazione del giubileo del 1925.
120
F. Malgeri, Chiesa, cattolici e democrazia. Da Sturzo a De Gasperi, San Paolo, Cinisello Balsamo, p.58
121
M. Casella, L’Azione Cattolica nell’Italia contemporanea, 1919-1969, Ave, Roma, 1992, p.190
109
controllo del maggiore quotidiano cattolico, Il Corriere d‟Italia, e della
maggioranza delle potenti banche cattoliche del Nord.
Prima dell‟incontro tra Gasparri e Mussolini, come già detto in casa Santucci,
i rapporti tra Santa Sede e governo italiano erano stati intrattenuti per il
Vaticano da Padre Genocchi e da monsignor Pizzardo; da febbraio il ruolo
informale di incaricato di affari spettò a padre Tacchi Venturi.
Il primo incontro tra Barone e Pacelli avvenne il 6 agosto dello stesso anno.
Il 4 ottobre del 1926, il capo del governo Benito Mussolini confermò per
iscritto a Barone l'incarico, sempre in forma "strettamente confidenziale", con
una lettera124.
122
G. Sale, La Chiesa di Mussolini, op.cit., p.89-90
123
Domenico Barone (Napoli, 29 gennaio 1879 – Roma, 4 gennaio 1929) è stato un magistrato italiano. Il suo nome è
ricordato per il ruolo di negoziatore per la parte italiana, negli anni 1926-1928, dei Patti Lateranensi.
124
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, op. cit., pag. 241
110
Nel corso delle trattative il consigliere di Stato tenne costantemente informato
il capo del governo con periodiche relazioni.
125
Cfr. Atti del XIV Congresso del Partito Socialista Italiano, Ancona, 27 aprile 1914, in Fabio Venzi, Massoneria e
Fascismo, Roma 2008, Castelvecchi editore
111
L‟articolo126 pubblicato sulla rivista “Critica fascista” è molto utile per
comprendere la polemica antimassonica del Regime.
È noto che inizialmente molti Massoni si inserirono nelle file del regime, ma
la posizione della dottrina massonica per il Fascismo risultava ormai
sorpassata: era stata benefica e proficua durante il risorgimento, ma
internazionalista e negatrice del nazionalismo successivamente.
Il Fascismo per ragioni che abbiamo visto e che ricordiamo essere morali,
politiche e storiche considerava riprovevole questa posizione dal momento
che il perfezionamento morale che la Massoneria intendeva perseguire era
compreso nella dottrina religiosa.
126
Cfr. Critica Fascista, anno II, n.1, 1 gennaio 1924 in Fabio Venzi, Massoneria e Fascismo, Roma 2008, Castelvecchi
editore
112
V, 4 Massoneria 1922-1929
113
Il rapporto tra Massoneria e Fascismo non può essere ricondotto ai rapporti
intercorsi tra Mussolini e Torrigiani o Palermi, né a quelli tra il duce e
l‟Ordine.
Quando il 23 marzo del 1919 Cesare Goldmann127 aprì la sede del Circolo
Commerciale di Milano , in piazza san Sepolcro fu ufficialmente fondato il
Fascio di Combattimento di Milano, il cosiddetto "Fascio primigenio". Al
termine della prima riunione fu formata la Giunta del Fascio di
Combattimento milanese composta da: Benito Mussolini, Ferruccio
Vecchi, Enzo Ferrari, Michele Bianchi, Mario Giampaoli, Ferruccio Ferradini,
e Carlo Meraviglia.
Non sarebbe rilevante, dice Aldo Mola, quantificare il rapporto tra “affiliati
fascisti” e Famiglia dei Massoni, ben più rilevante sarebbe rispondere
all‟interrogativo se il livello di coinvolgimento dell‟intera comunione fosse
deducibile dalla adesione solo di alcuni Fratelli, talora in sonno e mai andati
oltre i primi gradi della scala iniziatica.
127
Cesare Goldmann, finanziere ed uomo politico ebreo, maestro venerabile della loggia torinese “Pietro Micca”, aprì
il 23 marzo 1919 la sede del Circolo Commerciale di Milano in Piazza S. Sepolcro per la cerimonia di fondazione dei
“fasci di combattimento”, sotto gli auspici della diretta presenza dei massoni. Essendo la Massoneria un’istituzione al
di sopra dei partiti, nelle sue file aderivano anche fascisti. Dal Convegno tenutosi a Firenze: 1805-2005. DUECENTO
ANNI PER L’ITALIA. CONVEGNO DI STUDI LA MASSONERIA NEL XX SECOLO. DALLA GRANDE GUERRA ALLA REPUBBLICA
(http://www.bicentenario-goi.it/Relatori_Firenze.pdf)
128
Vittorio Gnocchini, L’Italia dei liberi muratori, Mimesis, Milano, 2005, pag. 148
129
A. Mola, Storia della Massoneria italiana, cit,, p. 485, nota n°1
114
Riconoscibile una comune esperienza interventistica e una certa convergenza
su obiettivi di intransigenza anticlericale, come in tema di legislazione
scolastica, l‟obbligo dello Stato di mantenere alla scuola un carattere
formativo di coscienze nazionali e rigidamente laico.
Ciò che preme a questo punto della nostra trattazione è soffermarci sulla
vexata quaestio della genesi liberomuratoria di Piazza San Sepolcro.
Possiamo ancora mettere in luce il comune modus operandi nella lotta politica
tra Massoneria e Fascismo come: l‟appello di piazza, il ricorso a una
mobilitazione spregiudicata e declamatoria che si riassumeva nei toni
polemici di slogans, simboli, motti e motivi di rapida diffusione e facile presa.
Aldo Mola inoltre conferma la presenza tra le file dei fascisti di “abili
divulgatori di antichi costrutti libero muratori133”, e trova analogie tra
“l‟autoritarismo superstizioso” del Grande Oriente e il “razzismo e ducismo”
delle file mussoliniane.
Torrigiani il 22 ottobre del 1922 fece diramare una circolare nella quale il
Fascismo veniva giustificato come “rivolta necessaria” e approvato come
liberazione dalla confusione in cui versava il paese: fermo restante il dovere
dei Liberomuratori di vivere o morire per la gloriosa tradizione ed eroica della
libertà singola o comunitaria contro un‟eventuale oligarchia o dittatura136.
Avrebbe dovuto far riflettere però la richiesta dello stesso Palazzo Giustiniani
di revocare l‟incarico a Parigi dell‟antifascista Ubaldo Triaca.
134
Dal 1901 al 1985 è stato la sede dell'organizzazione massonica del Grande Oriente d'Italia
135
Venerabile della Gran Loggia Italia di Parigi, obbedienza della Gran Loggia di Francia
136
Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, op. cit., p.504
116
Prima della famosa legge di incompatibilità del 1923 dunque sia Palazzo
Giustiniani che Piazza del Gesù, con Torrigiani da una parte e Palermi
dall‟altra, come riferisce Michele Terzaghi137, erano convinti di poter
interloquire alla pari con Mussolini e il fascismo, salvo poi vedere la
distruzione della massoneria e la confisca di Palazzo Giustiniani e il confino
di Domizio Torrigiani e la diffidenza nei confronti di Roul Palermi e
l‟opportunismo nei confronti della sua massoneria da parte del Duce.
Alla vigilia delle elezioni politiche del 1924 sia le file di sinistra che il listone
fascista accoglievano singoli massoni, da parte sua però Palazzo Giustianiani
non intendeva fiancheggiare il regime, per la sola ragione che sarebbe venuto
a trovarsi altrimenti in aperta contraddizione contribuendo al successo degli
stessi uomini che devastavano e saccheggiavano le Logge di tutta Italia.
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Inoltre Torrigiani protestò nel settembre del 1924 contro le devastazioni
fasciste delle Officine; lamentò l‟oltraggio al patriottismo di città come
Milano, Bologna, Venezia, Forlì, Bari, Taranto.
L‟appello di Torrigiani sembrò al regime una sfida più che una richiesta di
comprensione.
La chiesa di Roma nei confronti del grande Oriente e della Massoneria tutta
quindi non attenuava la rigida chiusura di sempre.
Il 22 novembre del 1925 due giorni dopo l‟approvazione da parte del senato
della legge sulle associazioni e quattro prima della pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale, Domizio Torrigiani scioglieva da ogni vincolo nei
confronti dell‟obbedienza gli affiliati, in questo modo non era stata l‟autorità a
disciogliere l‟ordine.
119
Il regime privò comunque di cittadinanza gli esuli, confiscò i beni, iscrisse sul
registro di frontiera i sospetti, istituì servizi spionistici; la persecuzione
sembrò ristagnare per un paio d‟anni, dal 1927 al 1928, perché faceva comodo
al regime, impegnato nella laboriosa stipula dei Patti Lateranensi.
Pare che Mussolini e Padre Tacchi Venturi poco più tardi però dovettereo
amaramente ammettere che di non Massoni forse in Palazzo Venezia erano
rimasti solo loro due, e che un silenzioso ma impressionante ritorno di Fratelli
dormineti in posizioni eminenti si stava realizzando140.
140
A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, op. cit., p.604
120
Conclusioni
Abbiamo più volte, nel corso di questa trattazione, usato l‟espessione “guerra
di religione” per riferirci ai conflittuali rapporti tra Fascismo e Massoneria, e
di quest‟ultima anche con la Chiesa.
È doveroso a questo punto ricordare che benchè la Libera Muratoria non sia
una religione, è innegabile il suo rapporto con il sacro. Mircea Eliade sul
concetto di sacro e profano, nel suo Trattato di storia delle religioni, propone
un prototipo di homo religiosus che si contraddistingue per la dimensione del
sacro che lo ispira e lo guida nella comprensione dell‟Universo. Il libero
muratore è un homo religiosus che, mediante il rituale massonico, fa
esperienza della manifestazione del sacro che si contrappone al profano.
Roger Calleis nel suo L‟Uomo Sacro chiarisce il concetto che tra sacro e
religioso vi sia una certa contrapposizione, poiché mentre il primo ha valenza
nei legami sociali, il secondo invece è connesso a pratiche culturali e dogmi
delle religioni rivelate e si viene così a creare una certa dissociazione tra
sacralità e religiosità.
L‟avversione della Chiesa fu invece tanta e tale che risulta documentabile già
a partire dal 1738, quando emise conto la Massoneria la bolla di scomunica
In eminenti apostolatus specula di Papa Clemente XII.
121
La Comunione italiana propugnò il principio democratico dell‟ordine politico
sociale, attirandosi così l‟offensiva fascista che non vedeva di buon occhio la
sua internazionalità e la negazione del nazionalismo.
La I guerra mondiale doveva portare alla vittoria della democrazia sopra gli
assolutismi, consentendo ai Massoni italiani, dice Venzi, di accelerare la loro
azione anticattolica e antipapale, ma il risultato più manifesto fu la
proibizione in seguito, persino della libertà di stampa e di pensiero, nonché
della libera associazione di fatto.
La massoneria in Italia ebbe per tutti i motivi fin qui esposti, due nemici tra
loro alleati per reciproci interessi: Il Fascismo e la Chiesa.
122
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