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«Costato alla fine 130 milioni di yen, con un bagaglio di oltre 58 mila

disegni, Taiyō no Ōji – Horosu no Daibōken esce finalmente nei cinema


il 21 luglio 1968. Quello stesso pubblico che doveva scoprire in esso la
presunta modernità del lungometraggio di animazione nipponico è
spaesato e confuso; dopo una decina di giorni di permanenza nelle sale, il
film viene ritirato. Come se un’improvvisa glaciazione fosse calata sullo
studio, persone e incarichi tornano a u’apparente normalità. I principali
animatori di Hols, guidati da Ōtsuka e Mori, vengono messi al lavoro sul
film successivo, Il gatto con gli stivali (Nagagutsu o haita neko, 1969),
diretto da Hiroshi Ikeda, oggi dirigente di spicco dell’azienda. Takahata,
che doveva prenderne le redini, è retrocesso invece all’antico ruolo di
assistente regista nelle serie televisive, da Lo specchietto
magico (Himitsu no Akkochan, 1969) ai vari GeGeGe no Kitarō. Un vero e
proprio castigo, che tuttavia lascerà un segno».1

Mario A. Rumor, Un cuore grande così – Il cinema di animazione di Isao Takahata, Weird Book, Roma
2018, p. 145.

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