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Politecnico di Torino Teresa Berruti – 2006-2007

Dipartimento di Meccanica

COLLEGAMENTI FILETTATI
[1] Niemann G., Elementi di Macchine, ETS, Milano (Springer, Berlino), 1983
[2] Decker K.H., Elementi di Macchine, Verlag, Monaco, 1982

• Filettature e nomenclatura collegamenti


• Analisi del collegamento
• Diagramma di interferenza o di forzamento
• Forza assiale e momento di serraggio
• Resistenza del fusto e resistenza dei filetti
• Effetto del carico assiale esterno, ripartizione del carico,
deformabilità della vite e del pezzo
• Accorgimenti per diminuire il carico sulla vite, casi particolari
• Incertezze e allentamento
• Verifica statica della vite, verifica del carico minimo di serraggio
sul pezzo, verifica a fatica della vite
• Viti con carico trasversale
• Dispositivi antisvitamento (cenni)
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FILETTATURE
• Viti di manovra
• Viti di collegamento (smontabile)
Filettature metriche ISO
Profilo triangolare - UNI 4536 (1964)
Profilo trapezio - UNI ISO 2901÷2904 (1978)

Filettature Whitworth - UNI 2709 (1945) (pollici - 55°)

Filettature ‘gas’
a tenuta stagna sul filetto - UNI ISO 7-1 (1984)
a tenuta non stagna - UNI ISO 228 (1983)

Filettature a ‘dente di sega’ UNI 127-128 (1928)

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Filettatura metrica ISO – profilo triangolare – UNI 4536-64


d - diametro nominale (esterno) vite: M 10 (d = 10 mm , passo grosso p = 1.5 mm
da tabelle) M 10×1.25 ( d = 10 mm, passo fine p = 1.25 mm indicato)
2α = 60° angolo di apertura profilo triangolare

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NOMENCLATURA COLLEGAMENTI
Bullone (vite+dado)

Prigioniero
• Montaggio con leggera
interferenza.
• A volte avvitamento fino
alla fine della filettatura.
Vite (mordente) • Possibili problemi dovuti
all’aria intrappolata.

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ANALISI DEL COLLEGAMENTO FILETTATO


• Il collegamento applica una forza assiale che tende a unire le parti
• Le azioni trasversali devono essere contrastate dall’attrito che si
genera fra le superfici; le viti non devono lavorare a taglio
• I pezzi collegati sono compressi dal bullone (si accorciano) mentre la
vite è caricata dal pezzo (si allunga): il collegamento forzato è dato
dall’interferenza i fra bullone e pezzo:
passo filettatura
Riferimento i
i = p ·ngiri dopo 1° contatto
Fv Fv Fv : forza (risultante) che
agisce sulla vite
Pezzi prima Fp : forza (risultante) che
del serraggio agisce sul pezzo (sui pezzi)
Fp Fp

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DIAGRAMMA DI INTERFERENZA o DI FORZAMENTO

Fv vite Fp
1 u Fp
δv = = v F Kp =
K v Fv Kv = v up
uv
uv up
pezzi
1 up
δp = =
K p Fp
Fv ,Fp 
vite + pezzi

uv , up
K = rigidezze , δ = deformabilità , u = spostamenti
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Fv ,Fp 

vite
Punto di funzionamento
pezzo
del collegamento al
montaggio
δv δp

u
uv up

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FORZA ASSIALE e MOMENTO DI SERRAGGIO

La forza viene applicata al collegamento mediante serraggio


con opportune chiavi che generano un momento di serraggio.

Il momento resistente è dato da:


• attrito fra i filetti di vite e madrevite
• attrito fra la superficie del pezzo e quella del dado e del sottotesta

Le forze di attrito dipendono dalla forza assiale che subisce la vite.

È possibile trovare una relazione (Meccanica Applicata) fra:


• momento di serraggio e forza assiale sulla vite
• momento di svitamento e forza assiale sulla vite

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MT =
Fv
[d m ⋅ tan( α m + ϕ' ) + d t ⋅ tan ϕ s ]
2

Fv
[d m ⋅ tan( α m − ϕ' ) + d t ⋅ tan ϕ s ]
M svit =
2
MT = momento di serraggio
Msvit = momento necessario per lo svitamento
dm = diametro medio del filetto
dt = diametro efficace su cui agisce la forza fra testa e sottotesta
tanϕ s = fs = coefficiente di attrito (sottotesta-pezzi)
tanϕ = f = coefficiente di attrito (vite-madrevite)
p
αm = angolo dell’elica: tan α m = p = passo filettatur a
π ⋅ dm
tan ϕ
tanϕ' = coeff. di attrito apparente: tan ϕ' =
cos α
α = 30° (filettatu re metriche) 9
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Assumendo tan( α m + ϕ' ) ≈ tan α m + tan ϕ'

Il momento di serraggio risulta pari a:

Fv
MT = (d m ⋅ tan α m + d m ⋅ tan ϕ'+ d t ⋅ tan ϕ s )
2
cioè:
Fv  p tan ϕ
MT =  + dm ⋅ + dt ⋅ tan ϕ s 
2 π cos α 

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RESISTENZA DEL FUSTO

Dato un momento di serraggio MT , la vite (tratto fra i sottotesta)


sopporta un carico assiale Fv e un momento torcente MT* dovuto
soltanto alla quota data dall’attrito sui filetti (la quota dovuta
all’attrito nel sottotesta non viene sopportata dal fusto della vite)

M T* =
Fv
(d m ⋅ tan α m + d m ⋅ tan ϕ') = Fv  p + d m ⋅ tan ϕ 
2 2 π cos α 

Per calcolare le tensioni si fa riferimento alla sezione minore, che


normalmente è quella di nocciolo, e non si tiene conto dell’effetto
di rinforzo dei filetti:
πd 2
An = n d n = diametro di nocciolo (tabelle)
4
πd 3
Wt = n
16
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Fv 4 ⋅ Fv M T* 16 ⋅ M T*
σa = = ; τ= =
An π ⋅ d n2 Wt π ⋅ d n3

2
 τ 
σ id = σ 2a + 3 ⋅ τ = σ a ⋅ 1 + 3 ⋅  
2

 σa 

τ 16 ⋅ M T* π ⋅ d n2 4 F p tan ϕ  2  p tan ϕ 
= ⋅ = ⋅ v  + dm ⋅  =  + dm ⋅ =k
σa π ⋅ d n 4 ⋅ Fv d n ⋅ Fv 2  π
3
cos α  d n  π cos α 

σ id σid
σid = σ a ⋅ 1 + 3 ⋅ k 2 ≅ σ a ⋅1.3 ; σa = ≅
1 + 3⋅ k 2 1 .3

Il fattore k dipende soltanto da fattori geometrici e dall’attrito

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FORZA ASSIALE LIMITE e MOMENTO DI SERRAGGIO

Al montaggio, si suppone solitamente di poter sollecitare la vite fino


al 90% del limite elastico del materiale della vite:
0.9 ⋅ R p 0.2
σ id ,lim = 0. 9 ⋅ Rp 0.2 σ a ,lim =
1+ 3⋅ k 2

Si determina quindi la forza assiale limite sulla vite che vale:


0.9 ⋅ Rp0.2 π ⋅ d n2
Fv, lim = σ a, lim ⋅ An = ⋅
1 + 3⋅ k 2 4

e quindi il momento di serraggio si calcola come:

Fv , lim  p tan ϕ
MT =  + dm ⋅ + d t ⋅ tan ϕ s 
2 π cos α 
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Per bulloneria normale i valori da assumere nei calcoli sono:

• diametro sottotesta: d t ≈ 1.3 ⋅ d con d diametro nominale vite


• coefficiente di attrito f = tanϕ (acciaio-acciaio): conviene sempre
assumere il coefficiente di attrito minimo fra quelli sperimentali

viti brunite o fosfatate:


lubrificate con olio: f = 0.12 ÷ 0.18
lubrificate con MoS2: f = 0.10 ÷ 0.12

viti con zincatura galvanica: f = 0.12 ÷ 0.18

viti con cadmiatura galvanica: f = 0.08 ÷ 0.12

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CLASSE DI RESISTENZA DEL MATERIALE

I materiali per bulloneria sono suddivisi per classi di resistenza,


individuate da due numeri separati da un punto: X.Y

con X = R m/100 e Y =10·Rp0.2 /R m

Esempi: classe 8.8 indica Rm= 800 MPa e Rp0.2 = 640 MPa
classe 10.9 indica Rm= 1000 MPa e Rp0.2 = 900 MPa

Classi: 3.6 - 4.6 - 4.8 - 5.6 - 5.8 - 6.6 - 8.8 - 10.9 - 12.9

Per le costruzioni di carpenteria:


• classe minima 8.8
• diametro minimo M12

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RESISTENZA DEI FILETTI


Le filettature unificate hanno dimensioni tali per cui la resistenza
del filetto è sicuramente superiore alla resistenza del fusto, quindi:

I FILETTI NON DEVONO ESSERE VERIFICATI

Il carico applicato sul collegamento filettato si distribuisce


sulle spire della filettatura in modo decrescente:

I PRIMI 5-6 FILETTI (SPIRE) SOSTENGONO


IL 90% DEL CARICO

non servono quindi elevate lunghezze della madrevite per


sostenere carichi maggiori (perché tutto si gioca entro i primi
5-6 filetti in presa)
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EFFETTO DEL CARICO ASSIALE ESTERNO


In assenza di carichi assiali applicati dall’esterno, la forza sulla
vite e sul pezzo sono in equilibrio: Fv = Fp

Se si applica un carico esterno C nel sottotesta del dado, questo


carico tende ad allungare la vite e il collegamento trova una
nuova condizione di equilibrio : F’p + C = F’v

Fv F’v

Fp
F’p C

Ovviamente l’interferenza del collegamento forzato resta immutata.


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Diagramma di forzamento
F’v= Fv + ∆Cv
Fv ,Fp 
F’p= Fp  − ∆Cp
pezzi vite C=∆Cv + ∆Cp
F’v
∆Cv
Fp = Fv  C
∆Cp
F’p

∆u u
uv up
i

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RIPARTIZIONE DEL CARICO SULLA VITE e SUL PEZZO

∆u ∆u δv + δ p
C = ∆C p + ∆C v = + = ∆u
δ p δv δ p ⋅ δv

∆C v ∆u δ p ⋅ δv δp
= ⋅ =
C δ v ∆u ⋅ (δ v + δ p ) (δ v + δ p )

δp
∆C v = C
( δv + δ p )

e analogamen te :
δv
∆C p = C
(δ v + δ p )

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DEFORMABILITA’ DELLA VITE


Vite di diametro nominale d, in materiale con modulo elastico Ev

l1, A1 l2, A2 l3, A3


Lp

uv Lv li ,efficace 1  l + 0.4 ⋅ d l2 l3 + 0.4 ⋅ d 


δv = = =∑ =  1 + + 
Fv Ev ⋅ Av E v ⋅ Ai Ev  A1 A2 A3 

area ‘media’
• I termini 0.4·d tengono conto che la vite non finisce al sottotesta
• L’area del tratto filettato è calcolata con il diametro medio d m
• La formula deve essere adattata ai vari casi
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DEFORMABILITA’ DEL PEZZO

Il calcolo esatto richiede la conoscenza della distribuzione delle


tensioni e delle deformazioni dovute allo schiacciamento

Come prima stima si fa riferimento a un cilindro equivalente di


area Ap che a parità di carico imposto genera la stessa contrazione
del caso reale

La deformabilità dei pezzi si calcola quindi come:


up Lp
δp = = materiali dei pezzi serrati uguali
Fp E p A p
1 L pi
δp =
Ap
∑E materiali dei pezzi serrati diversi
pi

Per il cacolo dell’area Ap si individuano i seguenti tre casi:


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Caso a) Dp/det ≤ 1 det: diametro esterno


testa

Dp Dp

df df
Lp Lp

Ap =
4
(
π 2
D p − d 2f )
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Dp
Caso b) Dp/det = 1 ÷ 3

Lp
det
df

 L*2 
Ap =
π 2
( )
π D
d et − d 2f +  p − 1 0.2 ⋅ d et ⋅ L*p + p 
4 8  d et  100 
L*p = min (L p ; 8d )

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Caso c) Dp/det ≥ 3
det

Lp
df

Ap =
π
4
[(
d et + 0.1 ⋅ L*p )2 − d 2f ] L*p = min (L p ; 8d )

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ACCORGIMENTI PER DIMINUIRE IL CARICO SULLA VITE

A parità di carico esterno C , il carico ∆Cv sulla δp


vite diminuisce all’aumentare di δv: ∆C v = C
(δ v + δ p )
NB: se ∆Cv diminuisce, ∆Cp aumenta

1. Per aumentare δv si può aumentare la lunghezza della vite, p.e.


utilizzando un distanziale (e un gambo completamente filettato)

Aumentando la lunghezza del pezzo


aumenta anche la sua deformabilità δp,
ma scegliendo opportunamente le
dimensioni del distanziale, si può fare
in modo che δp aumenti in misura
minore rispetto a δv

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Fv ,Fp 
vite
vite ‘allungata’

∆Cv ∆Cv
Fv,lim
C ∆Cp C ∆Cp
δp
∆C v = C
(δ v + δ p )

u
Fv,lim rimane invariata perché dipende dal diametro di nocciolo

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2. Per aumentare δv si può utilizzare una vite con fusto alleggerito

dg

La Fv,lim in questo caso deve essere calcolata in base all’area Ag del


tratto alleggerito
0.9 ⋅ R p0.2 π ⋅ d g2
Fv, lim = σ a, lim ⋅ Ag = ⋅
1+ 3⋅k 2 4

Fv, lim  p tan ϕ 


MT =  + dm ⋅ + d t ⋅ tan ϕ 
2 π cos α 

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Fv ,Fp 
vite
vite ‘alleggerita’

Fv,lim ∆Cv
Fv,lim C ∆Cv
∆Cp
(vite alleggerita) C ∆C
p

u
Fv,lim calcolata in base ad Ag è inferiore, mentre la deformabilità
del pezzo è invariata
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INCERTEZZE e ALLENTAMENTO

Il carico iniziale di trazione sulla vite, e di compressione sui


pezzi serrati, è dato dal momento di serraggio MT , calcolato in
base alla forza di equilibrio al montaggio Fv=Fp.

In esercizio il carico Fp di serraggio sul pezzo diminuisce a


causa di:
1. incertezze sulla forza Fv al montaggio e sul momento applicato,
2. allentamento del collegamento (p.e. assestamento, vibrazioni),
3. azione del carico esterno, in particolare della quota di carico
esterno che va sul pezzo ∆Cp (che va conteggiato a partire dal
punto di funzionamento “finale” raggiunto).

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1. Incertezze sulla forza Fv al montaggio e sul momento applicato


Le incertezze derivano da due cause:
• incertezza sul coefficiente di attrito - a parità di momento
applicato, all’aumentare del coefficiente di attrito diminuisce
la forza sulla vite,
• incertezza sulla misura del momento applicato - spesso non
viene misurato ma le attrezzature di officina che permettono
la misura sono tarate in modo da avere eventuali scostamenti
che permettano solamente un momento applicato minore di
quello impostato.
F
I = v ,lim
Fv, min

• serraggio con chiave dinamometrica I = 1.6


• serraggio con avvitatore a taratura periodica I = 2.5
• serraggio manuale o senza taratura periodica I = 4
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2. Allentamento del collegamento

Nel tempo, sotto l’azione delle forze esterne, le superfici dei


pezzi serrati subiscono un assestamento con modifica della
rugosità, perdita d’interferenza ∆i e conseguente riduzione della
forza sulla vite ∆Fv
Valori di ∆i in µm
N° Forze assiali Forze tangenziali
superfici Ra = 1.6 µm Ra = 0.8 µm Ra = 1.6 µm R a = 0.8 µm
2 13 10 20 13
3 16 12 28 16
4 20 14 35 20
5 25 16 42 25
6 30 18 50 30

N° sup = 2 N° sup = 3

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Effetto globale di incertezze 1. e allentamento 2.


Fv ,Fp 
pezzo Il punto di funzionamento
vite del collegamento al
Fv,lim =Fp =Fv montaggio… “scende”
Fv ,lim
Fv, min =
I ∆Fv
Fv , lim
− ∆Fv
I

∆i u
i

∆Fv Fv Fv ∆i
= = ∆Fv =
ECM - Collegamenti filettati ∆i i Fv (δv + δ p ) (δ v + δ p ) 32

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CALCOLO DEI COLLEGAMENTI FILETTATI

Scelta iniziali: In prima approssima zione :


• numero viti (C=Ftot/n°viti) C
• classe (materiale), tipo Amin = (3 ÷ 4) max
Rp0.2
• dimensione
Cambiamenti…

Calcolo di: k , Fv,lim , MT , δv e δp , Fv,min , ∆Fv , ∆Cv , ∆Cp

• Verifica statica della vite


• Verifica del carico minimo di serraggio sul pezzo
• Verifica a fatica della vite
No
Si
Fine 33
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VERIFICA STATICA DELLA VITE

Viene effettuata nelle condizioni peggiori per la vite, supponendo


applicata la Fv,lim calcolata:
• senza considerare incertezze al montaggio,
• senza considerare allentamenti in esercizio,
• con carico massimo applicato C max.

In teoria si dovrebbe verificare che: σ id = σ v + 3 ⋅ τ v ≤ R p0.2


2 2

4 ⋅ Fv, lim 4 ⋅ ∆C max, v


con: σ v = σ a, lim + ∆σ max, v = +
π ⋅ d n2 π ⋅ d n2
16 ⋅ M T*
τv =
π ⋅ d n3

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Ma date tutte le incertezze presenti, è sufficiente verificare che:

σ id ,lim + ∆σ max, v ≤ Rp 0. 2 cioè 0.9 Rp0.2 + ∆σ max, v ≤ Rp0.2

cioè: ∆σ max, v ≤ (1 − 0.9) Rp, 0.2


∆C max, v ≤ (1 − 0.9)Fp, 0.2

Possibili cambiamenti:
• cambiare classe del materiale
• aumentare il numero di viti (diminuire C)
• diminuire la percentuale di utilizzo del materiale (es. 80%)
• utilizzare viti più lunghe ( più deformabili)
• aumentare il diametro della vite non sempre è efficace perché
diminuiscono le tensioni ma aumenta, con stessa legge, la
rigidezza della vite
ECM - Collegamenti filettati 35

Attenzione: L’utilizzo di viti alleggerite diminuisce sì il carico


sulla vite, ma la sezione di riferimento per il calcolo è quella
alleggerita (e quindi minore), dove le tensioni rimangono
comunque elevate.
Dato che nelle sezioni alleggerite la verifica deve essere
effettuata considerando la tensione ideale:

σ id = σ 2g + 3 ⋅ τ2g ≤ Rp 0.2

4 ⋅ (Fv, lim + ∆C max, v )


con: σg =
π ⋅ d g2
16 ⋅ M T*
τg =
π ⋅ d g3
in pratica le viti alleggerite non hanno una resistenza statica molto
diversa da quella delle viti non alleggerite.
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Sollecitazioni di flessione
Se le superfici di appoggio non sono perfettamente parallele tra
loro, la vite si incurva subendo sollecitazioni di flessione:

α
L

1 Mf α Mf D α D
= = σ max = ⋅ = E⋅ ⋅
R EI f L If 2 L 2
1 D 1
assumendo E = 2 ⋅10 5 MPa; α = 0.5° = rad; =
114.6 L 10
si ottiene σ max ≈ 87 MPa
Conviene utilizzare viti snelle… e imporre le tolleranze di planarità.

ECM - Collegamenti filettati 37

VERIFICA CARICO MINIMO DI SERRAGGIO SUL PEZZO


Riguarda il collegamento.
Di solito è richiesto un carico minimo (di serraggio) sul pezzo Fp,lim
per garantire la tenuta del collegamento (p.e. per le guarnizioni)
Fp , Fv
Fv,lim =Fp =Fv
Fv ,lim
Fv, min =
I
Fv , lim C
− ∆Fv
I ∆Cp
Fp,min
Fp,lim

∆i u
i teorica
ECM - Collegamenti filettati 38

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Fv ,lim
La verifica richiede che: F p, min = − ∆Fv − ∆ C p ≥ Fp, lim
I

NB: se Fp,min = 0 si ha il distacco fra le parti serrate e tutto il carico C


agisce sulla vite. Questa situazione va evitata, sia per la tenuta del
collegamento sia per l’integrità della vite.

Possibili cambiamenti:
• diminuire le incertezze utilizzando chiavi dinamometriche
• lavorare accuratamente le superfici dei pezzi serrati
• cambiare classe del materiale (Fv,lim più alta)
• utilizzare viti meno deformabili
• aumentare il numero di viti (diminuire C)
• aumentare la deformabilità del pezzo (con attenzione)

ECM - Collegamenti filettati 39

VERIFICA A FATICA DELLA VITE


Si può utilizzare il diagramma di Haigh per filettature di classe di
resistenza da 8.8 a 12.9 della normativa tedesca VDI 2230.
80 160 σ
σD D
(MPa) (MPa)
M4÷
70 M8 140
Viti non Viti
rullate M 10 rullate
÷M1
60 M 18 6 120
÷M3
0
50 100

40 80
0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9
σm Rp0.2
La vite è verificata se: σa ≤ 0.9 σD
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Calcolo di σ a e σ m : caso a) 0 ≤ C(t) ≤ Cmax

∆Cv(t)
Fp , Fv
Fv,a
∆C max,v
Fv,lim C max
Fv,m

Fv, a u
σa = Fv, max = Fv ,lim + ∆C max, v Fv, min = Fv, lim
An
Fv, m ∆ Cmax, v ∆C max, v
σm = Fv, m = Fv , lim + Fv, a =
An 2 2
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Calcolo di σ a e σ m : caso b) C min ≤ C(t) ≤ C max con C min e C max > 0

Fp , Fv  ∆Cv(t)


Fv,a
∆C max,v
Fv,lim C min
Fv,m C max
∆C min,v

u
F
σ a = v, a Fv, max = Fv, lim + ∆C max, v Fv, min = Fv, lim + ∆C min, v
An
F F + Fv , min F − Fv ,min
σ m = v, m Fv, m = v , max Fv, a = v , max
An 2 2
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Calcolo di σ a e σ m : caso c) Cmin ≤ 0 ≤ C max con C min < 0 e C max > 0


Fv ,Fp 
∆Cv(t)
Fv,max
Fv,a
∆C min,v ∆C max,v
Fv,lim C min C max Fv,m
Fv,min

u
F Fv, max = Fv, lim + ∆C max, v Fv, min = Fv, lim + ∆C min, v
σ a = v ,a
An F + Fv , min F − Fv ,min
Fv , m
Fv, m = v , max Fv, a = v , max
σm = 2 2
δp
An ∆ Cmin, v = Cmin (< 0)
ECM - Collegamenti filettati ( δv + δ p ) 43

Possibili cambiamenti:
• utilizzare viti rullate
• utilizzare viti più deformabili (in particolare alleggerite)
• aumentare il numero di viti (diminuire C)
• cambiare classe del materiale (meno efficace rispetto al caso statico)

L’utilizzo di viti alleggerite è conveniente per la resistenza a


fatica perché diminuiscono le tensioni nella zona filettata.
Le tensioni nella parte alleggerita sono più elevate ma in questa
zona, dove non ci sono gli intagli dovuti alla filettatura, la
resistenza a fatica è maggiore (il diagramma dato è valido per le
filettature).
Per utilizzo in campo aeronautico sono previste viti MJ (ISO 316-
77), con disegno del filetto modificato per ridurre l’effetto di
intaglio (rullate).
ECM - Collegamenti filettati 44

ECM - Collegamenti filettati


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CASI PARTICOLARI – Carico applicato non sottotesta (B)

La

A Lp B Lb L
p

Lc
Lb L + Lc
n= < 1 (1 − n) = a δ p = δ ap + δ bp + δ cp
Lp Lp
Modello prima del montaggio Modello dopo il montaggio
i i
δ ap
δ ap
δp δv δbp δv δp δv δv
A B A δ bp B

δcp δ cp

ECM - Collegamenti filettati 45

Con il carico sottotesta (A): C


Lp Lp = Lv
Lv
δv = ; δp =
E v ⋅ Av E p ⋅ Ap C A

Con il carico non sottotesta (B) la deformabilità del pezzo tra i punti di
applicazione del carico diminuisce:
Lb n ⋅ Lp C δ ap
δ*p ≡ δbp = = < δp
E p ⋅ A p E p ⋅ Ap δv
δbp
La deformabilità della vite aumenta perché C δcp
bisogna aggiungere quella del tratto di pezzo
“esterno” ai punti di applicazione del carico: B
L L L
δ*v = v
+ a
+ c
= δ v + (1 − n)δ p > δ v
E v ⋅ Av E p ⋅ A p E p ⋅ A p
ECM - Collegamenti filettati 46

ECM - Collegamenti filettati


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• Con il carico non sottotesta (B) è quindi come se la vite fosse più
deformabile (δv aumenta) e il pezzo più rigido (δp diminuisce).
• Per la vite è quindi cautelativo assumere sempre il carico come se
fosse applicato al sottotesta (A).
• Con il carico non sottotesta (B) potrebbero insorgere problemi sul
carico minimo sul pezzo Fp,min perché aumenta la possibilità di un
distacco (Fp,min=0) e in questo caso tutto il carico graverà sulla vite
(assolutamente da evitare, vedi pag. 44).
Fv ,Fp  vite (A)

vite (B)
Fv,lim
C
C
pezzo (B)
Fp,min pezzo (A)

ECM - Collegamenti filettati


u 47

CASI PARTICOLARI – Elemento elastico tra i pezzi

L’inserimento di un elemento elastico fra i pezzi, p.e. una guarnizione,


comporta un aumento molto elevato della deformabilità del pezzo δp e
quindi il carico esterno sarà sopportato quasi interamente dalla vite
(pericoloso per la vite).
Fv ,Fp 

C ∆Cv ≈ C
Fv,lim
∆Cp

ECM - Collegamenti filettati 48

ECM - Collegamenti filettati


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Possibile rimedio:

Fv ,Fp 

Fv,lim
Fp

Fe

u
ECM - Collegamenti filettati 49

VITI CON CARICO TRASVERSALE


Le viti non devono lavorare a taglio perché nel caso di movimento
relativo dei pezzi serrati, oltre alla sollecitazione a taglio si genera
un’elevata sollecitazione di flessione.

Nel caso (frequente) in cui le viti siano utilizzate per prevenire


movimenti reciproci trasversali si possono utilizzare 3 soluzioni
diverse:
1. viti passanti: si deve garantire una forza di attrito fra le parti
sufficiente a impedire il movimento reciproco,
2. viti con gambo calibrato,
3. inserzione di bussole che sopportano lo sforzo di taglio.

ECM - Collegamenti filettati 50

ECM - Collegamenti filettati


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1. Viti passanti

FT FT ⋅ CS
F p, min =
f ⋅ n⋅ m

FT = forza trasversale totale


CS = coeff. di sicurezza (1.25 ÷ 1.6)
f·Fp,min f = coeff. di attrito
n = numero di bulloni
m = superfici fra i pezzi (es.1)

ECM - Collegamenti filettati 51

2. Viti calibrate
Sono molto costose.
Sono calcolate come se fossero chiodi.
FT
Taglio :
FT FT ⋅ 4
τ= = ≤ τamm
d m ⋅n ⋅ A m⋅ n ⋅π⋅ d 2

Pressione specifica :
FT
s
FT σ= ≤ σ amm
d ⋅s
τ amm = 0.4 ÷ 0.6 Rp 0. 2
σ amm = 0.75 ÷ 0.6 Rm

(materiale della vite)


ECM - Collegamenti filettati 52

ECM - Collegamenti filettati


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3. Bussole
Sono calcolate come chiodi (cavi).
FT Taglio :
FT FT ⋅ 4
τ= = ≤ τ amm
m ⋅ n ⋅ A m ⋅ n ⋅ π ⋅ ( de − di ) 2
de di
Pressione specifica :
F
σ = T ≤ σ amm
FT de ⋅ Lp

Lp τ amm = 0.4 ÷ 0.6 Rp 0. 2


σ amm = 0.75 ÷ 0.6 Rm

(materiale della bussola)


ECM - Collegamenti filettati 53

DISPOSITIVI ANTISVITAMENTO (cenni)


Lo svitamento spontaneo della vite in condizioni statiche è impedito
se l’angolo dell’elica è minore dell’angolo di attrito vite-madrevite
(αm<ϕ). Sotto l’azione di sovraccarichi, vibrazioni, scosse si può
comunque avere uno svitamento.
Spesso si utilizza il sistema dado-controdado.
E’ possibile anche applicare prodotti adesivi ‘frenafiletti’.
Esistono dispositivi unificati contro lo svitamento:
• Rosette elastiche UNI 1751 (1988)
• Rosette con nasello UNI 6599 (1969)
• Rosette con linguetta UNI 6600 (1969)
• Piastrine UNI 6601 (1969)
• Dadi esagonali ad intagli UNI 5593-5594-5596
• Dadi esagonali autobloccanti (unificati in campo aerospaziale)
UNI EN 3377 - UNI EN 3723 (1996)

ECM - Collegamenti filettati 54

ECM - Collegamenti filettati


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Sistema dado-controdado
Serrando il controdado, il dado viene progressivamente scaricato e si
inverte il contatto tra i filetti della vite e del dado.
La parte di vite fra il dado e il controdado si comporta come una
molla che impedisce il movimento (aumenta la forza d’attrito).

1) Dado serrato, 2) Controdado serrato


primo contatto dado-controdado

ECM - Collegamenti filettati 55

Spesso si utilizzano dadi e controdadi di altezza diversa; dato che il


carico è prevalentemente sopportato dal controdado quest’ultimo deve
essere di altezza maggiore rispetto al dado.

SI NO
dado
controdado

ECM - Collegamenti filettati 56

ECM - Collegamenti filettati


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