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Facoltà di Ingegneria
Dipartimento di Ingegneria Idraulica ed Applicazioni Ambientali
TRATTAMENTI BIOLOGICI
a cura di G. Viviani
maggio 2005
G.Viviani
pag.2
INDICE:
1. PREMESSE pag. 1
2. PRINCIPI GENERALI 1
2.1 Elementi di microbiologia 2
2.2 Elementi di biochimica 3
2.3 Confronto fra trattamenti aerobici e anaerobici 5
3. FORMULAZIONE MATEMATICA DEL METABOLISMO BATTERICO 7
3.1 Crescita batterica 8
3.2 Rimozione del substrato 10
3.3 Fattori condizionanti i processi biologici 12
3.3.1 Temperatura 12
3.3.2 Elementi nutritivi 13
3.3.3 Disponibilità di ossigeno 13
4. CARATTERISTICHE IDRODINAMICHE DEI REATTORI BIOLOGICI 14
4.1 Reattore discontinuo (batch) 14
4.2 Reattore continuo con flusso a pistone (plug-flow) 14
4.3 Reattore continuo a miscelazione completa 14
4.4 Confronto fra i differenti tipi di reattore 15
4.5 Sistemi a miscelazione completa senza ricircolo cellulare 17
4.6 Sistemi a miscelazione completa con ricircolo cellulare 20
4.7 Determinazione sperimentale delle costanti cinetiche 22
Esempi n.1-2 23
5. IMPIANTI PER LA RIMOZIONE DEL CARBONIO ORGANICO 32
6. PROCESSO A FANGHI ATTIVI 32
6.1 Generalità sul processo 32
6.2 Dimensionamento razionale del reattore biologico 35
6.3 Dimensionamento semplificato del reattore biologico 36
Esempio n.3 38
6.4 Caratteristiche di sedimentabilità del fango 39
Esempio n.4 40
6.5 Concentrazione della biomassa e ricircolo del fango 41
Esempio n.5 42
6.6 Produzione del fango di supero 43
Esempio n.6 45
6.7 Calcolo dei sistemi di aerazione 46
6.7.1 Fabbisogno di ossigeno 46
Esempi n.7-8 48
6.7.2 Trasferimento di un gas in un liquido 49
Esempi n.9-10 51
6.7.3 Trasferimento dell'ossigeno nella miscela aerata 52
Esempio n.11 54
6.7.4 Calcolo della capacità di ossigenazione 54
6.7.5 Dimensionamento dei dispositivi di aerazione 56
Esempi n.12-13 56
6.8 Dispositivi di aerazione 57
6.8.1 Aerazione superficiale 57
6.8.2 Aerazione per insufflazione 59
Esempio n.14 61
6.8.3 Altri sistemi di aerazione 62
6.8.4 Confronto fra i sistemi di aerazione 62
6.9 Effetti della sedimentazione primaria sul trattamento biologico 78
6.10 Alternative di processo negli impianti a fanghi attivi 79
6.11 Processi a basso, medio e alto carico 79
6.11.1 Processo a basso carico 80
G.Viviani
pag.3
TRATTAMENTI BIOLOGICI
1. PREMESSE
2. PRINCIPI GENERALI
E' noto che i principali elementi nutritivi degli organismi viventi sono
costituiti da carboidrati (zuccheri), proteine e grassi.
I vegetali, organismi autotrofi fotosintetici, sono gli unici in natura capaci
di formare carboidrati, a partire da acqua e CO2, utilizzando l'energia solare
(processo di fotosintesi). Ugualmente, riescono a trarre tutte le sostanze
organiche necessarie al loro metabolismo da sostanze inorganiche semplici.
Per tale motivo, i vegetali sono detti produttori di sostanza organica.
Invece gli organismi eterotrofi, pur potendo sintetizzare carboidrati
proteine e grassi a partire da molecole organiche più semplici, tuttavia non
possono produrre queste ultime dai minerali, così come visto per i vegetali. Essi
quindi utilizzano la sostanza organica già esistente, che viene trasformata parte
in nuova materia cellulare (sintesi), parte in energia e molecole semplici
inorganiche (respirazione); queste ultime vengono così messe a disposizione
dei vegetali. Ciò giustifica che gli organismi eterotrofi vengono detti demolitori.
all'origine. Tali materiali però non presentano più la putrescibilità dei fanghi
freschi, ma vengono a costituire un humus stabile (o meglio, solo lentamente
decomponibile).
cellulare dei batteri morti, oltre che il substrato nutritivo accumulato entro le
loro stesse cellule nei periodi di forte disponibilità, prevalentemente sotto
forma di lipidi e di glucidi di riserva.
dX dX dX
= ( )crescita - ( )scomparsa = μX - k d X = ( μ − k d )X (1)
dt dt dt
con:
X massa batterica presente al tempo t;
μ velocità di crescita batterica [T-1];
kd velocità di scomparsa batterica[T-1].
S
μ = μˆ (2)
ks + S
con:
μ̂ velocità di crescita massima, che si ha per concentrazioni di substrato
sufficientemente alte per non costituire fattore limitante per la crescita
batterica;
S concentrazione del substrato;
ks costante di semisaturazione.
crescita batterica μ risulta pari alla metà di quella massima; infatti ponendo μ
=0,5 μ̂ , risulta ks=S.
In Fig.4 è riportato l'andamento di μ in funzione di S; si nota che, al
crescere di S, μ tende a μ̂ in quanto la frazione a secondo membro della (2)
tende all'unità.
Introducendo la (2) nella (1') si ottiene la seguente espressione, nota
come equazione di Monod:
dx S
= (μˆ − kd) x (3)
dt ks + S
Come più volte detto, l'espressione prima ricavata deriva dall'ipotesi che
ci sia un unico fattore limitante la crescita batterica, che in generale è costituito
dalla concentrazione del substrato organico; è tuttavia possibile che si verifichi
una limitazione della crescita dovuta anche ad altri fattori (nutrienti, come
fosforo azoto, disponibilità di ossigeno, etc.).
E' pertanto possibile tenere conto della compresenza di più fattori
limitanti, modificando la (2) nel seguente modo:
S1 S2 Sn
μ = μˆ × × ... × (2' )
k s1 + S1 k s2 + S 2 k sn + Sn
con:
μ̂ velocità di crescita massima;
S1, S2, Sn concentrazioni dei substrati;
ks1, ks1, ksn costanti di semisaturazione.
Limitandoci per semplicità all'analisi della (2), si può osservare che tale
espressione riproduce bene tutte le fasi della crescita batterica, prima descritte
in maniera qualitativa. Fa eccezione la fase iniziale di acclimatazione, sulla cui
durata nulla si può dire, in quanto strettamente dipendente dalla differenza tra le
condizioni di vita dei batteri nella fase antecedente al loro prelievo e in quella
che essi trovano durante la prova in laboratorio.
Con riferimento ancora alla Fig.3 ed escludendo la fase iniziale di
acclimatazione, si osserva quanto segue:
a) fase di crescita illimitata: in questa fase, i batteri cominciano a svilupparsi
rapidamente secondo la (3); la concentrazione S del substrato è elevata
(S>>ks) per cui dalla (2) si ricava che μ può essere assunto pari a μ̂ ; dato
che kd è sempre molto minore di μ̂ , risulta:
dx
≅ μˆ x (4)
dt
ln 2
μˆ = (4' ' )
tg
dS 1 ⎛ dx ⎞ μ
= ⎜ ⎟ = x=vx (5' )
dt Y ⎝ dt ⎠ crescita Y
avendo indicato con v il rapporto μ/Y, definito come velocità di rimozione del
substrato.
dS μˆ S S
= x = v̂ x (5' ' )
dt Y ks + S ks + S
dS
= v̂ x = k1 (6)
dt
dS S
= v̂ x = k2 S (7)
dt ks
G.Viviani
pag.12
3.3.1 Temperatura
BOD : N : P = 100 : 20 : 8
Ciò evidenzia che, nel caso dei reflui di origine domestica, non si ha una
carenza dei due nutrienti (azoto e fosforo), che risultano presenti in quantità
superiori a quelle necessarie per la sintesi dell'intero substrato carbonioso.
Analoga osservazione può farsi per i rimanenti nutrienti (sodio, potassio,
calcio, ferro, etc), che, seppure presenti in modeste quantità nei reflui urbani,
risultano pursempre sufficienti per i fabbisogni del metabolismo batterico.
Altrettanto non può dirsi spesso per il trattamento dei reflui provenienti da
talune attività produttive, nei quali la carenza di uno o più nutrienti può
determinare il blocco dello sviluppo batterico.
Nel caso dei processi aerobici, l'ossigeno disciolto deve essere presente
in concentrazione sufficiente per consentire un normale metabolismo aerobico
(1,5-2 mg/l). Essendo tuttavia la popolazione batterica prevalentemente di tipo
facoltativo (cioè essa si adatta a condizioni aerobiche o anaerobiche),
l'ossigeno disciolto non viene ad assumere un ruolo strettamente limitante
l'attività batterica, salvo che nei processi di nitrificazione, a cui presiede una
biomassa strettamente aerobica, per la quale cioè la disponibilità di ossigeno
disciolto è condizione necessaria per il metabolismo.
Al contrario, la presenza di ossigeno disciolto impedisce lo sviluppo delle
specie batteriche strettamente anaerobiche; ne sono un esempio i batteri
metanigeni.
può fare riferimento a tre tipi di reattori ideali, ai quali è possibile assimilare le
situazioni di più frequente impiego nel campo dei trattamenti biologici:
dC
qC o = qC + V (9)
dt
con:
q portata entrante e uscente dal reattore;
V volume del reattore;
C concentrazione nella vasca, pari a quella nella portata uscente.
C = Co (1 − e
( )
− t - t o / (V q)
) (9' ' )
C = C1(e
( )
− t − t o − t /(V/q)
) (9iv )
stesso; invece, nel caso del gradino, tale tipo di reattore si limita a ridurre
l'entità del segnale solo nella fase iniziale di alimentazione del reattore,
finendo per dare una risposta sempre più vicina al segnale stesso.
qx = qx + V( μ − k )x (10)
e o d e
con:
q portata di alimentazione del reattore;
V volume del reattore;
(μ - kd) xe crescita batterica netta, ricavata dalla (1);
xo, xe concentrazioni di biomassa entrante e uscente dal reattore
(quest'ultima uguale a quella nel reattore, per l'ipotesi di
miscelazione completa).
Trascurando il prodotto qxo rispetto agli altri termini (risulta infatti xo<<xe)
e ricordando che V/q è uguale al tempo di permanenza idraulico t, si ricava:
t( μ − k ) = 1 (10')
d
k s (1 + k d t)
Se = (11)
t (Yv̂ - k d ) − 1
secondo cui, nell'unità di tempo, il substrato entrante nella vasca è pari a quello
uscente più quello rimosso:
dS
q So = q Se + V (12)
dt
(So − Se ) Y
xe = (12')
μt
Introducendo nella (12') il valore di μ che si ricava dalla (10'), si può scrivere:
(So − Se ) Y
xe = (13)
1 + kd t
So − Se
η=
So
esso è quindi indice del comportamento del processo; per confronto con la (11),
si ricava che, per fissato tipo del refluo (note cioè le costanti cinetiche e la
concentrazione So), η risulta funzione solo dal tempo di residenza idraulico t,
che è già stato così definito:
V
t=
q
Vxe
ϑ= =t (14)
qxe
Nel caso in cui la rimozione del substrato segue una cinetica del primo
ordine, si può applicare la (7), anzichè l'espressione più generale di Michaelis-
Menten (5''); introducendo tale espressione nella (12), che esprime il bilancio di
massa per il substrato, si ricava:
q So = q Se + V k Se
da cui:
So
Se = (15)
1+ K t
L'uso della (15) è nettamente più semplice di quello della (11), in quanto
essa richiede la determinazione sperimentale della sola costante K, anzichè
delle quattro costanti cinetiche.
Vx Vx
ϑ= ≅ (16)
qs xr + (q − qs ) xe qs xr
Dalla (16) si ricava quindi che, nei sistemi con ricircolo, i tempi di
residenza cellulare e idraulica non coincidono, come invece accadeva nel caso
dei sistemi senza ricircolo.
q xo + V( μ − k d )x = (q − qs )xe + qs xr (10')
ϑ (μ − k d ) = 1 (11')
e quindi:
k s (1 + k d ϑ)
Se = (11' ' )
ϑ (Yv̂ − k d ) − 1
tale espressione è analoga alla (11), in cui però al posto del tempo di residenza
idraulico compare quello cellulare; in questo caso quindi le caratteristiche della
portata scaricata dipendono, oltre che dalle costanti cinetiche, anche dal tempo
di residenza cellulare; esse non dipendono invece dal tempo di residenza
idraulico t.
G.Viviani
pag.22
1 ks 1 1
= + (21)
v v̂ S e v̂
Così linearizzata, la (21) rappresenta una retta nel piano 1/v, 1/Se, di cui
1/ è l'intercetta sull'asse delle ordinate e ks/ v̂ il coefficiente angolare.
v̂
Inoltre, per la (5') risulta:
1 dS
v=
x dt
ed essendo:
dS
V = q (So − Se )
dt
risulta quindi:
q (So − Se )
v= (21')
Vx
1
= Yv − k d (11'')
ϑ
tale espressione rappresenta nel piano 1/ϑ, v una retta di coefficiente angolare
Y e intercetta con l'asse delle ordinate -kd. Per il calcolo sperimentale di ϑ, in
base alla (16), deve essere nota la quantità di fango di supero allontanata ogni
giorno.
ESEMPIO N.1
Problema:
Svolgimento:
Nell'impianto pilota, da laboratorio, mantenuto alla temperatura di 20 °C, sono state condotte
cinque diverse prove, mantenendo costante la portata di alimentazione (e quindi il tempo di
detenzione idraulico t) e facendo variare la concentrazione di biomassa in aerazione x.
Per ciascuna prova sono stati rilevati (tabella in Fig.10):
a) la concentrazione di substrato in ingresso So, che presenta leggere variazioni per gli
inevitabili cambiamenti delle caratteristiche del liquame analizzato;
b) la concentrazione di substrato in uscita Se, con grosse variazioni da prova a prova, per i
diversi rendimenti di depurazione conseguiti;
c) la quantità di fango di supero su base secca Xs, estratta ogni giorno al fine di mantenere le
condizioni di regime; la conoscenza di Xs non è strettamente necessaria in questo esempio,
ma è ugualmente eseguita in quanto necessaria per lo svolgimento del successivo Esempio
n.2.
Per ciascuna prova si possono cacolare i valori di 1/v ed 1/Se, riportati in Fig.10.
La retta di interpolazione dei punti sperimentali ha coefficiente angolare ks/ v̂ ed intercetta
sull'asse delle ordinate 1/ v̂ ; tali valori possono essere ricavati col metodo dei minimi quadrati e
valgono:
⎛ 1 ⎞⎛ 1 ⎞ ⎛ 1⎞ ⎛ 1 ⎞
n∑ ⎜ ⎟⎜⎜ ⎟⎟ − ∑ ⎜ ⎟∑ ⎜⎜ ⎟⎟
ks ⎝ v ⎠⎝ S e ⎠ ⎝ v ⎠ ⎝ Se ⎠
= = 41,02 mg/l × giorno
v̂ 2 2
⎛ 1 ⎞ ⎡ ⎛ 1 ⎞⎤
n∑ ⎜⎜ ⎟⎟ − ⎢∑ ⎜⎜ ⎟⎟⎥
⎝ S e ⎠ ⎢
⎣ ⎝ S e ⎠⎥⎦
2
⎛ 1⎞ ⎛ 1 ⎞ ⎛ 1 ⎞ ⎛ 1 ⎞⎛ 1 ⎞
∑ ⎜⎝ v ⎟⎠∑ ⎜⎜ S ⎟⎟ − ∑ ⎜⎜ S ⎟⎟∑ ⎜ ⎟⎜⎜ ⎟⎟
1
= ⎝ e⎠ ⎝ e ⎠ ⎝ v ⎠⎝ S e ⎠ = 0,413 giorni
v̂ 2 2
⎛ 1 ⎞ ⎡ ⎛ 1 ⎞⎤
n∑ ⎜⎜ ⎟⎟ − ⎢∑ ⎜⎜ ⎟⎟⎥
⎝ Se ⎠ ⎢⎣ ⎝ S e ⎠⎥⎦
v̂ =2,42 giorni-1
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pag.24
ks=41,02x2,42=99,3 mg/l
ESEMPIO N.2
Problema:
Svolgimento:
Per ogni prova è già stato calcolato il valore di 1/v ed è noto x. E' stata inoltre misurata la
quantità Xs = qs xr di fango di supero giornaliero (riportata nella tabella di Fig.11).
Per ciascuna prova si riportano in Tab.4 e in Fig.10 i valori v e 1/ϑ; quelli di 1/v sono già stati
calcolati nell'esempio precedente, mentre 1/ϑ si calcola mediante la (16) come:
1 Xs
=
ϑ x Vaer
La retta di interpolazione dei punti sperimentali ha coefficiente angolare e intercetta con l'asse
delle ordinate pari a Y e kd; utilizzando il metodo dei minimi quadrati, si ricava:
Y=0,94
kd=0,04 giorni-1
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pag.25
processo α
fanghi attivi 1,02
letti percolatori 1,08
lagune aerate 1,08
nitrificazione 1,12
denitrificazione 1,15
Fig.9 - Impianti pilota per esperienze di laboratorio su processi biologici aerobici. (a)
senza ricircolo cellulare; (b) con ricircolo cellulare e prelievo del fango di
supero dalla vasca di aerazione
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pag.30
misura indiretta della biomassa vengono piuttosto assunti i solidi sospesi volatili
(oppure i solidi sospesi totali, nell'implicita assunzione che ci sia un rapporto
costante tra i solidi sospesi volatili e quelli totali, per i reflui urbani generalmente
pari a 0,7); in effetti però tale assunzione è approssimata, in quanto la massa
cellulare non costituisce una frazione in peso dei solidi sospesi rigidamente
costante, dipendendo oltre che dalle caratteristiche del substrato anche dalle
condizioni in cui si opera il processo.
Pertanto, in tutta la trattazione che segue i simboli X ed x, che indicano
una misura della biomassa, corrispondono rispettivamente a misure di massa e
concentrazione dei solidi sospesi totali.
q So So
cf = = (22)
xV xt
con:
q portata di alimentazione del sistema, in m3/giorno;
So concentrazione della sostanza organica nella portata alimentata, in
kg/m3;
x concentrazione della biomassa nel reattore biologico, in kg/m3;
V volume del reattore biologico, in m3;
t tempo di detenzione idraulico, in giorni.
q So So
cv = = (22')
V t
quindi cv è legato a cf dalla seguente relazione:
c v = x cf (22'')
Il calcolo del volume della vasca di aerazione può essere allora così
condotto:
a) noti il valore del BOD5 del liquame influente alla vasca e quello del liquame
depurato (anche in questo caso determinabile in base al rispetto dei limiti
fissati per il rispetto del recapito), si puo ricavare il valore del rendimento
richiesto al trattamento biologico, così definito:
So − Se
ηb = (23)
So
b) in base al valore di ηb si può ricavare il corrispondente valore di cf,
utilizzando una delle curve della Fig.13;
c) fissata la concentrazione x dei solidi nella vasca di aerazione (è spesso
indicata col simbolo SSMA = Solidi Sospesi nella Miscela Aerata), si ricava il
valore del carico volumetrico cv mediante la (22'');
d) si può così ricavare il volume della vasca utilizzando la seguente
espressione, ovviamente derivata dalla (22'):
V=
q So
(22' ' ')
cv
quindi, a meno del rendimento ηb, cf coincide con la velocità di rimozione del
substrato.
La (23') stabilisce pertanto un legame tra il criterio di dimensionamento
razionale e quello empirico.
ESEMPIO N.3
Problema:
In base al valore di v$ e di ks calcolati nell'Esempio n.1, desumere il carico del fango applicabile
in un processo a fanghi attivi alimentato con BOD = 410 mg/l, in cui si voglia ottenere un BOD
in uscita di 35 mg/l. Si ammetta che la temperatura di esercizio possa scendere fino a 10 °C.
Svolgimento:
Dall'Esempio n.2 si sono ottenuti i seguenti risultati: v̂ = 2,42 giorni-1; ks = 99,3 mg/l. L'effettiva
velocità di rimozione del substrato v, in condizioni di miscelazione completa ed a 20 °C, risulta:
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pag.39
Se 35
v 20 = v$ = 2,42 = 0,63 giorni−1
k s + Se 99,3 + 35
VF ⎡ ml ⎤
SVI = (24)
x ⎢⎣ g ⎥⎦
con:
VF volume del fango, in ml/l;
x concentrazione di SS, in g/l.
Si ricorda comunque che il valore dello SVI dipende non solo da cf, ma
anche da altri fattori in precedenza richiamati, non sempre facilmente
prevedibili. In sede progettuale è pertanto opportuno ammettere valori di SVI
più elevati di quelli teorici, il che significa far conto su di una peggiore
sedimentabilità dei fanghi.
ESEMPIO N.4
Problema:
Determinate il valore dello SVI per la miscela aerata di un impianto a fanghi attivi.
Svolgimento:
Dopo aver prelevato un campione di miscela aerata dalla vasca di areazione, si determinano la
concentrazione dei solidi sospesi SS e il volume dei fanghi VF in sedimentazione statica in
cilindro per 30'; risulta:
SS = 3000 mg/l
VF = 360 ml
Lo SVi risulta quindi pari a:
SVI = 360/3 = 120 ml/g
e, ricordando la (24):
1000 VF 1000
xr = = (26)
VF SVI SVI
Per definire il valore della concentrazione dei solidi nella miscela aerata
x, si consideri lo schema di Fig.8, in cui è rappresentato un impianto a fanghi
attivi (vasca di aerazione e sedimentatore finale). A regime x è mantenuto
costante ricircolando nella vasca di aerazione il fango separato nel
sedimentatore finale (a meno della frazione eliminata come fango di supero).
Con un bilancio della biomassa nel reattore (biomassa entrante + biomassa
prodotta = biomassa uscente), può scriversi:
dx
q xo + qr xr + V = (q + qr ) x (27)
dt
qr
x= xr (28)
q + qr
x
qr = q (29)
xr − x
ESEMPIO N.5
Problema:
Svolgimento:
Tuttavia, il circuito di ricircolo viene dimensionato per una portata massima di ricircolo pari al
100% di quella alimentata; il valore prima calcolato può allora essere ottenuto, ad esempio,
temporizzando il funzionamento delle pompe di ricircolo e facendole funzionare per il 73% del
tempo.
Nel caso in cui la concentrazione del fango di ricircolo si riduca, risultando pari a 7 kgSS/m3,
sempre per la (29) la nuova portata di ricircolo necessaria per mantenere x = 4 kgSS/m3 risulta:
4
qr = q = 1,33 q
7−4
Tale portata di ricircolo non risulta realizzabile, in quanto l'impianto è stato realizzato per qr=q;
ricircolando il massimo valore di portata disponibile, per la (28) la concentrazione massima che
si può mantenere nella vasca di aerazione risulta:
q
x= xr = 3,50 kgSS / m 3
2q
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pag.43
In questo caso, stante che il valore di cv non varia, segue che il minimo valore di cf che può
essere mantenuto in aerazione risulta:
c 1,2
cf = v = = 0,344 kgBOD / kgSS × giorno .
x 3,5
L'esempio dimostra quindi l'opportunità di mantenere criteri prudenziali nella scelta dei
parametri di dimensionamento, in modo da poter assicurare condizioni di processo adeguate ad
un buon livello di depurazione, anche quando la sedimentabilità del fango risulti peggiore di
quanto previsto in sede progettuale.
Vx
X s = xr qs = (30)
ϑ
X s = Vx (Yv − k d ) (31)
q(So − Se ) (So − Se ) 1
v= = qSo = ηb Bb (32)
X So X X
X s = ηb Y Bb − k d X (33)
Xs k X k
=Y− d = Y− d (34)
ηb Bb ηb Bb v
L'esame della (34) evidenzia che, per Yv<kd, essa porta a produzioni di
fango negative (e cioè ad una diminuzione dei solidi sospesi presenti nel
sistema). Tale situazione si può avere per ridotte alimentazioni del substrato, in
cui la produzione di nuovo fango non è sufficiente a compensare i fenomeni di
scomparsa batterica. In reattori batch, ciò corrisponde alla fase endogena; un
esempio di impianti reali, alimentati in continuo, in cui si realizza tale condizione
è data dai digestori aerobici.
Y = 1 kgSS/kgBOD
kd = 0,05 giorni-1
Xs 0,05
= (1,20 − 0,28 c f ) (1 − ) (34')
ηb Bb ηb c f
1
= ηb cf − 0, 05 (35)
ϑ
dove le unità di misura sono le stesse di quelle già indicate per la (34'); quindi,
in base alle espressioni (35) e (35'), il valore di ϑ risulta decrescente al crescere
di cf.
ESEMPIO N.6
Problema:
In un impianto a fanghi attivi, con sedimentazione primaria, sono alimentati 2550 m3/giorno di
liquame, aventi concentrazione di BOD e di solidi sospesi rispettivamente pari a So = 275
mgBOD/l e xo = 380 mgSS/l. Il carico del fango è cf = 0,25 kgBOD/kgSSxgiorno; le
concentrazioni di BOD e di solidi sospesi nel liquame in uscita sono Se = 30 mgBOD/l e xe = 60
mgSS/l. Si chiede di calcolare la produzione di fango di supero.
Svolgimento:
La produzione specifica di fango, dovuta alla componente biodegradabile, può essere valutata
mediante la (34):
X's 0,05
= 1− = 0,775 kgSS / kgBOD rimosso
ηb Bb 0,89 ⋅ 0,25
corrispondente a:
X's
X's = ηbBb = 0,775 × 0,89 × 701,25 = 484,18 kgSS / giorno
ηb Bb
La produzione di fango di supero dovuto al materiale inerte, assunto pari al 33% dei solidi
sospesi, vale:
X''s = 0,33 (xo − xe ) q = 269,28 kgSS / giorno
pari a
Xs 753,46
= = 1,21 kgSS / kgBOD rimosso
ηb Bb 624,75
ΔO 2 (S − Se )
= a' o + b' (36')
xV xt
tale espresssione nel piano ΔO2/xV (So - Se)/xt rappresenta una retta di
coefficiente angolare a' e di intercetta con l'asse delle ordinate b'.
dove b' indica il valore della costante alla temperatura generica T e b'20 alla
temperatura di 20 °C. Le variazioni di a' con la temperatura sono invece
trascurabili.
Dividendo la (36) per (So-Se)q=ηbBb e ricordando che (So-Se)/xt=ηbcf, si
ottiene:
ΔO 2 b'
= a' + (37)
ηb Bb ηb c f
ESEMPIO N.7
Problema:
Determinare il valore dei coefficienti a' e di b' in un processo a fanghi attivi utilizzato per il
trattamento di un effluente industriale.
Svolgimento:
Per la determinazione di a' e di b' viene utilizzato un impianto pilota, avente un volume di
aerazione V pari a 100 l.
Si effettuano quattro prove, con diversi tempi di permanenza t nella vasca. Le condizioni
operative riscontrate in ciascuna prova sono riassunte nella tabella di Fig.15; viene inoltre
misurata, per tutte le prove, la velocità con cui diminuisce l'ossigeno disciolto nella vasca,
rilevandone la concentrazione all'arresto dei dispositivi di aerazione (O.D.)o, e dopo 30''
(O.D.)1.
Per ciascuna prova sono stati calcolati i valori (So-Se)/xt e ΔO2/xV; la retta di interpolazione dei
valori sperimentali, ottenuta con il metodo dei minimi quadrati, ha l'espressione:
ESEMPIO N.8
Problema:
Svolgimento:
Risulta:
(b')est = b'20 1,08418-20 = 0,085 giorni-1
dm
= k g A (c s − c) (38)
dt
dc
= (k L a) T (c s − c) (38')
dt
pg = H xg (39)
con:
pg pressione parziale del gas;
H costante di Henry, avente dimensioni di una pressione;
xg frazione molare del gas a saturazione.
La costante H dipende dalla temperatura e dalla natura del liquido e del gas. I
suoi valori, per i casi di pratico interesse, sono riassunti in Tab.5.
La frazione molare xg è esprimibile come:
G.Viviani
pag.51
ng
xg = (40)
nH2O + ng
ESEMPIO N.9
Problema:
Calcolare la pressione parziale di metano nel gas di un digestore termofilo (T = 50°, p = 1,065
atm), avente la seguente composizione ponderale: CH4 = 0,44, C02 = 0,52, H2S = 0,03,
N2 = 0,01.
Svolgimento:
Alla temperatura di 50 °C, la tensione del vapor d'acqua è di 0,122 atm (Tab.4); la somma delle
pressioni parziali dei diversi costituenti la miscela gassosa vale quindi:
Tale pressione va suddivisa in base alla legge di Dalton, che presuppone la conoscenza della
composizione volumetrica della miscela. A tal fine si consideri che il numero n di
grammomolecole di un costituente, contenuto in un peso unitario di miscela secca, vale:
n = (% p)/pm
ove (% p) è la percentuale in peso e pm il peso molecolare del costituente stesso. Per l'ipotesi
di Avogadro, il volume occupato da un gas è proporzionale al numero di grammomolecole. La
percentuale volumetrica di un costituente (% vol) della miscela vale quindi:
(% p) / pm
(% vol) =
Σ (% p) / pm
Ricordando i pesi molecolari dei costituenti (CH4 = 16, C02 = 44, H2S = 34, N2 = 28),
risulta per il metano:
0,44 : 16
(% vol) = = 0,678
0,44 0,52 0,03 0,01
+ + +
16 44 34 28
ed, analogamente, 0,291 per la C02, 0,022 per la H2S, 0,009 per la N2. Infine, per la legge di
Dalton e la legge di Boyle (p.v = cost, a temperatura costante), risulta:
ESEMPIO N.10
Problema:
Svolgimento:
pN 0 .79
xN = = = 11,83 × 10 6
HN 6,68 ⋅ 10 4
p 0.21
x0 = 0 = = 6,42 × 10 6
H0 3,27 ⋅ 10 4
La concentrazione a saturazione (in grammimoli per litro), vale quindi per la (40'):
atmosferica subisce, al variare della quota sul livello del mare; con buona
approssimazione si può assumere la seguente legge di variazione:
(k L a) T = α (k L a) T * (42)
Na2 SO 3 + 21 O 2 ⎯ CoC1
⎯⎯ 2
→ Na2 SO 4
con un eccesso del 10-20%); il cloruro di cobalto deve essere presente nella
vasca in concentrazioni di circa 1,5 mg/l.
A deossigenazione avvenuta, si mettono in funzione i dispositivi di
aerazione, misurando nel tempo il progressivo aumento della concentrazione di
ossigeno disciolto (l'eccesso di riducenti introdotti può far si che la
concentrazione si mantenga inizialmente nulla, cominciando ad aumentare solo
dopo che se ne sia completata l'ossidazione). Integrando la (38') tra il tempo t1,
in cui si sia già osservata presenza di ossigeno disciolto con una
concentrazione c1, e il tempo generico t, con una concentrazione c, si ottiene:
cs − c
ln = −(k L a) T (t − t1 ) (38'')
c s − c1
ESEMPIO N.11
Problema:
Svolgimento:
Con la procedura descritta si è operato dapprima con acqua pulita e successivamente sullo
scarico industriale, ottenendo nei due casi, in funzione del tempo, le concentrazioni di ossigeno
riportate nella tabella di Fig.17. Le prove sono state svolte alla temperatura di 15 °C, a cui
corrisponde un valore di cs di 10,2 mg/l; si trascurano le piccole differenze di cs per l'acqua e
per lo scarico industriale, dovute alla variazione di solubilità connessa alla diversa salinità.
Assunto come riferimento (tempo t1) i valori di concentrazione c1 riscontrati dopo 5 minuti di
aerazione, si dispongono i dati sperimentali nel piano semilogaritmico di Fig.17; i coefficienti
angolari della retta di interpolazione (a tratteggio per l'acqua pulita e continua per lo scarico
industriale) forniscono rispettivamente (kLa)15 = 3,91 ore-1 e (kLa)15* = 5,24 ore-1. Il valore di
(kL a)20 si calcola mediante la (41):
tale espressione può essere riscritta, con riferimento alle grandezze valide per
acqua pulita e alla temperatura di 20 °C:
con:
c concentrazione di ossigeno nella vasca nelle condizioni operative;
cs* concentrazione di ossigeno a saturazione relativa ad acqua pulita e alla
temperatura e pressione di reale esercizio;
c* concentrazione di ossigeno a saturazione relativa ad acqua pulita, alla
temperatura di 20 °C e alla pressione di 1 atm; essa vale 9,17 mg/l.
ESEMPIO N.12
Problema:
Svolgimento:
Dalla Fig.16 si ricava α = 0,86; β può essere assunto unitario. La concentrazione di ossigeno a
saturazione per acqua pulita, a 10 °C ed alla pressione di 1 atm vale 11,42 mg/l (dall'Esempio
n.10). A 900 m s.l.m., per la (40) p = 0,883 atm. Conseguentemente, per la legge di Henry, cs*
= 11,42 . 0,833 = 10,08 mg/l. Dalla (44) si ricava:
G.Viviani
pag.57
⎡ 1× 10,08 − 2 ⎤
O.C. = 14 ⎢0,86 × 1,02410 − 20 ⎥ = 14 × 0,598 = 8,37 kg0 2 /ora
⎣ 9,17 ⎦
ESEMPIO N.13
Problema:
Per la situazione di cui all'Esempio n.8, calcolare con il metodo dell'O.C./load la capacità di
ossigenazione necessaria in condizioni standard.
Svolgimento:
a) Sistemi a bolle fini: le dimensioni medie delle bolle sono inferiori a 3 mm;
esse sono ottenute per diffusione d'aria attraverso corpi porosi, in materiale
plastico (poliestere espanso ad alta densità, politene poroso e simili) o in
ossidi di alluminio o di silicio sintetizzati in una matrice ceramica. Essi
vengono realizzati in forma di candele o di dischi; in quest'ultimo caso sono
alloggiati in sedi di metallo o di plastica disposte sul fondo della vasca. Ne
sono forniti degli esempi in Fig.25 e 26.
Per un corretto funzionamento è necessario che l'aria, alimentata attraverso
un sistema di tubazioni, sia esente da polvere o da altre impurità che
potrebbero produrre intasamenti. Tale rischio va comunque sempre tenuto
presente, anche per la possibilità che, in caso di arresto dei sistemi di
aerazione, si verifichino accumuli di fango sul fondo. Pertanto, è in genere
opportuno che questo tipo di diffusore venga installato con modalità che ne
consentano una semplice estrazione per le operazioni di ordinaria
manutenzione. Un esempio è dato in Fig.27, in cui un gruppo di diffusori
G.Viviani
pag.60
b) Sistemi a bolle medie: le dimensioni medie delle bolle sono comprese tra 3 e
5 mm. Spesso si basano su elementi messi in vibrazione dalla portata d'aria
in uscita, che consentono una ripartizione relativamente buona dell'aria
diffusa, pur alimentata attraverso passaggi di considerevoli dimensioni. La
minor superficie specifica delle bolle comporta rendimenti di ossigenazione
inferiori, rispetto ai sistemi con corpi porosi. Hanno tuttavia il vantaggio di non
richiedere la filtrazione dell'aria e di consentire un funzionamento discontinuo
del sistema di aerazione, fatti questi che li rendono adatti soprattutto nel caso
di piccoli e medi impianti.
h
(O.C.)1 = (O.C.)2 ( 1 )0,7 (45)
h2
ESEMPIO N.14
Problema:
In una vasca a fanghi attivi, equipaggiata con i diffusori d'aria di cui alla Fig.27, è necessario
trasferire in condizioni di punta 200 kg02/ora. I diffusori sono installati ad una profondità di 3,5
m; la temperatura del liquido è di 15 °C, con salinità trascurabile. Sono noti:
- i coefficienti α = 0,80 e β = 1;
- la concentrazione di O.D. in vasca, pari a 1,5 mg/l;
- la solubilità dell'ossigeno a 15 °C, pari a 10,15 mg/l.
Svolgimento:
200
n= = 712 aeratori
0,281
Fig.13 - Curve di rendimento di rimozione del BOD in funzione del carico del fango Cf
G.Viviani
pag.65
Fig.14 - Andamento dell'indice di volume del fango (SVI) in funzione del carico del fango Cf
applicato
Tab.2 - Produzione specifica del fango (in kgSS/kgBOD rimosso)per differenti valori del carico
del fango; la tabella è vaida per liquami di origine domestica
G.Viviani
pag.66
Tab.5 - Valori della costante di Henry, in 104 atm, relativi ad alcuni gas poco solubili in acqua
Tab.7 - Valori di O.C./load per diversi valori del carico del fango
Fig. 25 - Diffusori a "candele", per l'insufflazione dell'aria in vasche a fanghi attivi. (a)
elemento diffusore; (b) vista d'assieme (1: condotta di adduzione dell'aria
compressa; 2: collettori di distribuzione dell'aria; 3. diffusori dell'aria; 4. arganello per
il sollevamento della rampa di aerazione) (da catalogo Nokia)
G.Viviani
pag.74
Fig.26 - Diffusori a "dischi". (a) elemento diffusore; (b) esempio di rete di distribuzione
dell'aria
G.Viviani
pag.75
Fig.32 - Aeratore statico (a), con esempio di installazione per una laguna aerata (b) (catalogo
Abeco)
G.Viviani
pag.78
V So S
t= = = o (46)
q c v cf ⋅ x
Dal suo esame si ricava che normalmente, per gli usuali valori di So,
sono garantiti tempi di residenza idraulica di alcune ore. Però, quando la
concentrazione So risulta molto bassa, come per taluni effluenti industriali e, in
campo civile, per valori di dotazione idrica elevati in modo anomalo, t può
risultare insufficiente. Allora, in tali casi, la scelta del valore di t diventa
condizione limitante per il dimensionamento della vasca di aerazione (che si
ricava quindi per fissato valore di t , con conseguente diminuzione di quello di
cf).
In funzione del valore assunto per cf, si può fare distinzione fra tre tipi di
processi a f.a., appresso descritti.
Si osserva che, in aggiunta a quanto già detto al prf. 6.9, nel caso in cui
non sia necessaria una linea di stabilizzazione separata dei fanghi biologici, non
è conveniente effettuare la sedimentazione primaria per evitare la produzione di
fanghi putrescibili.
q (So − S1 ) q (S1 − Se )
= (47)
v1 v2
Se S1
v$2 (So − S1 ) = v$1 (S1 − Se ) (47')
(K s )2 + Se (K s )1 + S1
tale espressione può essere risolta rispetto all'incognita S1, mediante la quale
può essere individuata la condizione che rende eguali i due stadi di trattamento.
I valori delle costanti cinetiche v̂ e Ks vanno determinati
sperimentalmente, su ciascuno degli effluente che alimentano i due stadi; va
osservato che i valori di v̂ 2 e, anche se in misura minore, di (K s )2 dipendono
dal livello di depurazione conseguito nel primo stadio e sono quindi funzione di
S1. Di conseguenza, la loro determinazione andrebbe ripetuta più volte,
secondo tale procedura iterativa: si può iniziare con valori di v̂ 2 e (K s )2 pari a
quelli del primo stadio, determinando così il valore di S1 di primo tentativo
(mediante la (47')); quindi valutare i nuovi valori di v̂ 2 e (K s )2 e quindi di S1
(sempre mediante la (47')) di secondo tentativo; il calcolo procede finchè i valori
di S1 valutato nell'ultimo tentativo è poco differente da quello del tentativo
precedente.
G.Viviani
pag.85
Per via della posizione variabile del pelo libero, l'aerazione della vasca è
realizzata con una turbina galleggiante (Fig.20), che consente di seguire
l'escursione del livello; non è invece consigliabile il ricorso a sistemi a
insufflazione d'aria, che potrebbero incorrere in frequenti intasamenti,
rimanendo inglobati all'interno del fango sedimentato.
Lo scarico della vasca può essere realizzato con una pompa, o con uno
stramazzo motorizzato o ancora con una valvola a comando automatico.
Il fango depositatosi sul fondo viene allontanato saltuariamente e non
necessita di stabilizzazione.
a) E' facilitata la diffusione dell'ossigeno all'interno del fiocco, che può allora
essere totalmente mantenuto in condizioni aerobiche; tuttavia, in reattori a
G.Viviani
pag.87
ESEMPIO N.15
Problema:
Si deve trattare, con un processo a due stadi, uno scarico industriale da un BOD iniziale di 800
mg/l (So) ad un BOD finale di 40 mg/l (Se). Si richiede di individuare la condizione che rende
uguali i due stadi.
Svolgimento:
G.Viviani
pag.89
Mediante prove di laboratorio si sono determinati i valori delle costanti cinetiche. La dipendenza
di v̂ da S, individuata per interpolazione di valori ottenuti su effluenti pretrattati a diverso livello,
è esprimibile da:
v̂ = 0,52 + 0,0018 S
(essendo v̂ espresso in giorni-1 ed S in mg/l); Ks vale 128 mg/l nel primo stadio e 146 mg/l
nel secondo (senza sensibili variazioni in funzione di S1, nell'ambito dei valori di possibile
alimentazione nel secondo stadio).
Risulta quindi:
v̂ 1 = 0,52 + 0,0018 So = 1,96 giorni-1
v̂ 2 = 0,52 + 0,0018 S1 giorni-1
e dalla (7'):
40 S1
(0,52 + 0,0018 S1 ) (800 − S1 ) = 1,96 (S1 − 40)
146 + 40 128 + S1
da cui:
0,002 S13 + 0,925 S12 − 98,55 S = 5840
Si osserva che operando su due stadi di uguale capacità, la quantità di substrato rimossa, B, è
molto maggiore nel primario, che non nel secondario. Risulta infatti:
ΔB1 = q (So − S1 ) = 0,6546 q kgBOD / giorno
ΔB 2 = q (S1 − Se ) = 0,1054 q kgBOD / giorno
S1 145,4
v1 = v̂1 = 1,96 = 1,042 giorni −1
(K s )1 + S1 128 + 145,4
Se 40
v 2 = v̂ 2 = 0,78 = 0,168 giorni −1
(K s )2 + S e 146 + 40
G.Viviani
pag.90
Fig.33 - Alternative impiantistiche per processi a biomassa sospesa con ricircolo cellulare
G.Viviani
pag.91
Fig.39 - Sistema a pozzo profondo: (a) con setto centrale; (b) con tubo coassiale
G.Viviani
pag.94
7. STAGNI BIOLOGICI
della materia organica, è nettamente più intensa rispetto a quella di uno stagno
naturale; ciò discende dalla maggiore disponibilità di nutrienti e dalla presenza
quantitativamente più rilevante, e soprattutto più specializzata, di popolazioni
attive in tale senso.
dV
Q e + P = Qu ± I + E +
dt
con:
Qe portata entrante
P precipitazione atmosferica
Qu portata uscente
I infiltrazione
E evaporazione
V volume del bacino
t tempo
Due sono le fonti di energia presenti in uno stagno: l'energia solare, che
costituisce la fonte maggiore di energia che entra nel sistema; essa in parte
produce calore, in parte è utilizzata dalle cellule algali; la seconda fonte di
energia è costituita dalle sostanze organiche contenute nel liquame, che
vengono in parte utilizzate da batteri, alghe e predatori.
In definitiva, i processi fondamentali che possono avere luogo negli
stagni biologici sono: I'ossidazione aerobica, la decomposizione anaerobica, la
fotosintesi algale e l'azione fagotrofa dei predatori. Tali processi, sintetizzati in
Fig.41, si riscontrano spesso nei processi depurativi sia naturali che artificiali; in
particolare, l'azione fotosintetica algale e quella fagotrofa dei predatori sono
caratteristiche degli stagni biologici.
L'esame della Fig.41 evidenzia che, in base alle caratteristiche della
laguna (profondità, intensità di radiazione solare, etc.) si può avere una
condizione aerobica nell'intera colonna d'acqua ed anche nei sedimenti (laguna
aerobica), oppure solo nello strato superficiale, al di sotto del quale si passa a
condizioni anaerobiche (laguna facoltativa o aerobica, a seconda dell'incidenza
dello strato superficiale sull'intera colonna d'acqua); la figura si riferisce proprio
al caso di una laguna facoltativa.
G.Viviani
pag.99
penetrazione della luce non supera 0,7 m di profondità, che si detto essere
quella media delle lagune aerobiche.
Gli stagni aerati si discostano dai tipi prima descritti, in quanto, pur
avendone le caratteristiche fondamentali, il loro funzionamento non è piú basato
su fattori naturali, ma dipende principalmente dall'apporto artificiale di ossigeno.
Si tratta di bacini di elevata profondità, fra 2 e 4 m, in cui la richiesta di
ossigeno è soddisfatta artificialmente, dato che I'azione fotosintetica algale e la
riaerazione atmosferica hanno in questo caso un peso irrilevante.
Il loro funzionamento dipende dal grado di turbolenza e di miscelazione
mantenuto nel bacino, il che consente di operare in modo simile a quello di un
processo ad ossidazione totale senza ricircolo dei fanghi, quindi a debole
concentrazione della biomassa.
L'ossigeno viene fornito preferibilmente mediante turbine, galleggianti o
fisse, che, consentono, oltre che l'aerazione del liquame, anche il suo
rimescolamento, che può essere ritenuto completo per potenze impegnate di
almeno 6 W/m3.
Il rimescolamento del refluo invasato comporta che l'effluente scaricato
sia ricco di solidi sospesi; ciò può essere accettabile, stante che tali solidi sono
costituiti da fanghi già stabili; qualora si voglia un effluente privo di sostanze
sospese, occorre prevederne la sedimentazione; ciò si può ottenere, p.e.,
costituendo un comparto finale dello stagno, separato dal resto di questa
mediante un setto superficiale; i solidi qui sedimentati dovranno essere
periodicamente rimossi.
L'impiego di questi bacini è piú diffuso nel campo dei liquami industriali,
che non di quelli domestici; esso ha dato risultati soddisfacenti, con rendimenti
di rimozione del BOD fino al 90%, tempi di detenzione inferiori a 10 giorni e
carichi organici superficiali Cs dell'ordine di 500 kgBOD/haxgiorno.
So
Se =
1 + Kt
con:
Se concentrazione di BOD nella portata uscente, in mg/l;
So concentrazione di BOD nella portata entrante, in mg/l;
K costante cinetica, in giorni-1;
t tempo di detenzione idraulica, in giorni.
Gli stagni biologici sono bacini aventi, a seconda del tipo, profondità
variabile tra poche decine di centimetri fino a qualche metro; la pianta è
generalmente rettangolare o quadrata ad angoli arrotondati. Possono peraltro
riscontrarsi altre forme, dovute alla convenienza di adattare la forma dello
stagno alle condizioni morfometriche del terreno. Questa possibilità di avere
bacini di forma irregolare non riduce però l'efficacia operativa dello stagno biolo-
gico.
La semplicità è una delle caratteristiche degli stagni biologici e pertanto
la loro costruzione non presenta problemi particolari, ma è in ogni caso
opportuno rispettare alcune regole, per evitare possibili inconvenienti nel corso
dell'esercizio.
larve degli insetti. Tali allevamenti, sperimentati con successo fin dall'antichità,
sono evidentemente ristretti ai soli stagni aerobici e facoltativi.
Oltre alla realizzazione di più stagni in serie, è possibile fare ricorso alla
realizzazione di più vasche in parallelo; tale soluzione si presta bene ad
assorbire forti variazioni nella portata influente (p.e. nel caso di reflui di origine
anche meteorica); in questo caso può essere opportuno collegare
idraulicamente le varie vasche, al fine di aumentare la flessibilità dell'impianto e
facilitare l'eventuale ricircolo dei reflui, che può rivelarsi utile se si effettua tra
stagni diversi, per sopperire a condizioni sfavorevoli, quali carenza di nutrienti e
di alghe, concentrazioni di ossigeno e pH troppo elevati o troppo bassi.
di cui tale effluente è ricco; ciò peraltro comporta in genere un elevato valore
dei solidi sospesi nello stesso effluente, anche più elevato di quello nel refluo
influente. Tenendo quindi conto della componente sospesa, in genere non è
possibile ottenere rendimenti superiori al 50%, per il BOD, e al 70%, per i solidi.
Fanno eccezione gli stagni anaerobici, in cui lo sviluppo della biomassa algale è
contenuto.
Rendimenti sempre elevati (anche del 99%) si ricavano, per tutti i tipi di
stagno, per la rimozione dei batteri patogeni, uova di elminti, virus, dovuta
all'azione combinata dei raggi UV, dei fagotrofi predatoti, della sedimentazione,
etc.; ciò evidenzia l'idoneità di tale intervento per l'affinamento dei reflui già
trattati.
8. LETTI PERCOLATORI
La rotazione dei bracci è però garantita solo per portate non inferiori al
20-30% di quella media giornaliera, ciò al fine di superare l'attrito degli organi di
rotazione; per ovviare che nelle ore notturne e in tempo secco la rotazione si
fermi, con una possibile sommersione di alcune zone del letto e il
danneggiamento della pellicola biologica nelle zone non irrigate, si devono
prevedere funzionamenti intermittenti regolati da una stazione di sollevamento
o, più spesso, dall'interposizione, tra sedimentatore primario e percolatore, di un
pozzetto di carico, con sifone di cacciata, in grado di fornire per alcuni minuti
ogni mezz'ora una portata superiore alla portata minima di rotazione; altra
soluzione possibile, anche se poco usata, è quella di munire il sistema di
distribuzione di un motore di trascinamento.
Nei letti percolatori ad alto carico, dotati di ricircolo, tale problema
evidentemente non si pone.
Per ottenere una ripartizione quanto più possibile uniforme del liquame, i
bracci di distribuzione sono dotati di luci opportunamente spaziate tra di loro e
spesso munite di piattelli distributori. Le luci devono avere dimensioni tali da
evitare il pericolo di intasamento (di solito si fanno non inferiori al cm); in più, i
bracci devono essere dotati di una luce terminale cieca rimovibile, da utilizzare
per le operazioni di pulizia.
a) Pezzatura
Il materiale prescelto dovrebbe consentire il massimo attecchimento
della pellicola biologica (quindi anche l'impiego di elevati carichi volumetrici) e
contemporaneamente garantire un elevato flusso d'aria e la sicurezza del non
verificarsi di intasamenti; in più la pezzatura dovrebbe essere rigorosamente
omogenea per consentire l'uniforme distribuzione del liquame. Tutte queste
esigenze possono essere difficilmente soddisfatte da parte dei materiali di
riempimento tradizionali, fatta forse eccezione per l'uniformità. Infatti se da un
lato converrebbe ridurre la pezzatura per incrementare la superficie specifica
G.Viviani
pag.112
b) Forma e superficie
La forma ideale è chiaramente quella sferica con superfici lievemente
scabre; sono pertanto da scartare i materiali troppo piatti o allungati che, oltre a
diminuire la superficie specifica, possono impilarsi in modo da parzializzare i
flussi, favorendo gli intasamenti.
c) Grado di impurezze
Il materiale deve essere quanto più possibile libero da impurezze
superficiali (sabbia, argilla, terricci, etc.) che potrebbero provocare problemi di
esercizio; particolare attenzione va data, nei materiali da frantumazione, ai
piccoli detriti tuttora aderenti al materiale e in generale alla pulizia dei mezzi
impiegati per il trasporto.
a) Formula NRC:
100
ηb =
1 + k' C v
Tale espressione, in cui k'=0,443, fornisce in genere valori decisamente
prudenziali, soprattutto se il liquame ha temperatura elevata.
b) Formula di Schreiber:
ηb = 0,93 - k'' Cv
Essa è stata ricavata rielaborando i dati di altre formule, tra cui quella
dell'NRC; ponendo k''=0,17, essa conduce a un dimensionamento valido nel
caso di elevata temperatura di esercizio, mentre porta ad un certo
sottodimensionamento se T < 10 °C; in tal caso è opportuno aumentare il
valore di k'' fino a 0,25-0,35, al fine di ottenere un buon rendimento di
depurazione, anche in condizioni sfavorevoli.
Come si potrà in ogni caso rilevare, per ottenere rendimenti elevati (ηb >
80%) anche in condizioni invernali, occorre applicare carichi organici volumetrici
inferiori (Cv < 0,35 kg BOD5/m3xgiorno) a quelli di un impianto a fanghi attivi a
medio carico, ma confrontabili con quelli di un impianto ad aerazione
prolungata.
La produzione di fanghi è decisamente inferiore, rispetto ai fanghi attivi,
sia in peso che in volume; inoltre essi sono alquanto stabilizzati, non
richiedendosi digestione dei fanghi secondari per Cv < 0,1 kg BOD5/m3xgiorno.
R = 1+ r
1+ r
F=
(1 + 0,1 × r)2
ηb = 1 − (1 − ηb )F
ESEMPIO N.15
Problema:
Svolgimento:
R = 1 + r = 2,5
Il numero di passaggi efficace F risulta invece:
1+ r 1 + 1,5
F= = = 1,89
(1 + 0,1× r) 2
(1 + 0,1× 1,5)2
Bb 1.200 kgBOD
CV = = = 0,8
V 1.500 m3 g
ηb = 1 − (1 − ηb )F = 1 − (1 − 0,706 ) = 0,90
1,89
Quindi mediante il ricircolo si ottiene l’aumento del rendimento di rimozione del l.p. dal 71 % al
90 %.
G.Viviani
pag.118
Fig.45 - Schemi di impianto con letto percolatore: (a) a basso carico; (b) con
ricircolo dell'effluente chiarificato
Fig.46 - Schemi di installazione di letti percolatori: (a) senza ricircolo; (b) con
ricircolo (da catalogo Passavant)
G.Viviani
pag.121
Fig.49 - Esempi di materiali utilizzati per il riempimento dei letti percolatori; (a)
inerti; (b) (c) (d) (e) materiali sintetici strutturati )pacchi lamellari); (f)
materiali sintetici alla rinfusa
9. DISCHI BIOLOGICI
Fig.51 - Rettori biologici a supporto rotante (RBC): (a) convenzionale; (b) sommerso
G.Viviani
pag.127
I filtri biologici sommersi (o biofiltri), pur non avendo ancora una vasta
applicazione, presentano delle interessanti caratteristiche (non occorre
ricircolare nè i fanghi, nè il chiarificato, non ci sono problemi di bulking), che li
rendono idonei anche per i trattamenti di rimozione dei nutrienti.
Essi possono essere distinti in:
a) filtri biologici sommersi a letto fisso (packed-bed) (Fig.52): in questo caso, il
reattore è riempito con materiale solitamente plastico; il flusso di liquame può
essere ascendente o discendente;
b) filtri biologici sommersi fluidizzati (fluidized-bed): per ovviare alle resistenze
diffusive provocate dalle pellicole biologiche, può farsi ricorso a riempimenti
di piccole dimensioni (di solito sabbia del diametro inferiore al mm), che
viene mantenuta in sospensione grazie all'elevata velocità ascensionale del
refluo alimentato; l'aerazione del liquame può avvenire o con una sua
preossigenazione, o mediante insufflazione d'aria nel reattore.
Fig.52 - Schema di filtro biologico sommerso a letto fisso; (1) e (3): mezzo di
riempimento; (2): griglia di aerazione; (4): accumulo delle acque di
lavaggio; (5): accumulo dei fanghi estratti nel ciclo di lavaggio
Bibliografia:
Eckenfelder W.W. jr. (1993) Tecnologie di trattamento dei reflui industriali. Ed.
Etaslibri.