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STABILIMENTO
LUOGO (PROV)
Luogo, Data
Firma
INDICE
1.0 INTRODUZIONE 5
Apparecchiature e processo 46
7.3.1. Stazione scarico materie prime e silos di stoccaggio; 46
7.3.2. linea sili di giornata e carico additivi; 46
7.3.3. linea di miscelazione e dosaggio in linea. 46
7.3.4. Laboratorio controllo qualità 46
7.3.5. Rete gas metano 46
7.3.6. Rete ammoniaca e locali compressori 46
7.3.7. Impianti di aspirazione ed abbattimento polveri (verranno presi in esame
unitamente all'impianto di produzione di appartenenza) 46
7.3.8. Aspiratori mobili per pulizia reparti 46
7.3.9. Centrali termiche 46
7.3.10. Magazzini prodotti finiti 46
7.3.11. Magazzini packaging 46
7.3.12. Locali ricarica carrelli 46
7.3.13. Deposito infiammabili 46
7.3.14. Deposito lubrificanti 46
7.3.15. Impianti elettrici 46
7.4. Organizzazione 99
Personale 99
7.4.1. Manutenzione
101
7.4.2. Housekeeping
104
7.5. Procedure di sicurezza
105
Tale nuova impostazione, in vigore a pieno titolo dal 30 Giugno 2003, , come citato nel
D.Lgs. 626/94, impone una revisione completa della situazione esistente degli impianti di
processo e dei luoghi di lavoro, al fine di definire le zone pericolose, valutarne I rischi e
limitarli od eliminarli, laddove possibile, attraverso l’adozione di misure tecnico organizzative.
Tale approccio deve anche essere fatto in sede di progetto per i nuovi impianti al fine di
selezionare correttamente la categoria di apparecchi, componenti e sistemi di sicurezza da
installare.
In particolare, in merito a questo documento, il D. Lgs. 233 del 12.06.2003 ( che ha recepito
la direttiva sopra menzionate ed è diventato parte integrante del D. Lgs. 626/94) cita:
Il rischio di esplosione viene valutato e misurato dal nostro personale qualificato attraverso le
seguenti fasi:
Il presente documento è redatto per conto della Società srl Div. Animal Nutrition ed intende
ottemperare a quanto richiesto dall'articolo 88-novies del D.Lgs. 626/94 per quanto attiene la
sicurezza antiesplosione per gli ambienti di lavoro, gli impianti e le attrezzature in essere
presso lo stabilimento di Sospiro (CR).
Informazioni a disposizione:
Diagrammi di flusso
Layout impianti
Dati tecnici apparecchi esistenti
Essi sono:
Corpo legislativo
Direttiva CEE/CEEA/CE 1999/92/CE: Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del
16 dicembre 1999 concernente le prescrizioni minime per il miglioramento della tutela
della sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di
atmosfere esplosive (quindicesima direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo
1, della direttiva 89/391/CEE)
Direttiva CEE 94/9/CE: Direttiva del parlamento europeo e del Consiglio del 23.03.94
concernente il ravvicinamento delle legislazione degli Stati membri relative agli apparecchi
e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva
(ATEX 95)
ATTO UNICO EUROPEO art. 137: “Requisiti minimi tutela sicurezza e salute dei
lavoratori”
Decreto del Presidente della Repubblica n° 126 del 23/03/1998:
Regolamento recante norme per l'attuazione della direttiva 94/9/CE in materia di
apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera
potenzialmente esplosiva
Decreto Legislativo 12 giugno 2003, n. 233: – attuazione della direttiva 1999/92/CE
relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della
salute dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive.
DPR 22/10/2001 n.462: Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia
di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di
messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi.
Corpo normativo
Sorgenti di emissione
Oltre al contenimento delle polveri, molti elementi possono influire sulla classificazione
dell'area.
Quando vengono utilizzate pressioni maggiori della pressione atmosferica all'interno del
contenimento delle polveri (trasferimento pneumatico a pressione positiva), la polvere può
essere emessa dalle apparecchiature di processo. In caso di pressioni negative all'interno
del contenimento delle polveri, la probabilità che si formino zone polverose fuori
dall'apparecchiatura è molto bassa.
emissione continua: per esempio interno di sistemi di contenimento polveri quali silos,
cicloni e filtri;
emissione di primo grado: per esempio vicinanza al punto di riempimento o di
svuotamento di un sacco aperto;
emissione di secondo grado: per esempio impianto di manipolazione e lavorazione
delle polveri con presenza di depositi di polveri all'esterno oppure gli sfiati aria pulita
dei filtri depolveratori.
Le zone 20, 21, 22 vengono definite nella nuova norma CEI 31-52 come di
seguito riportato:
ZONA 20: luogo in cui un'atmosfera esplosiva,sotto forma di una nube di polvere
combustibile nell'aria, è presente in modo continuo, per lunghi periodi, o di frequente
(es. l'interno dei sistemi di contenimento di polveri: tramogge, sili, ecc., cicloni e filtri –
sistemi di trasporto polveri, eccetto alcune parti dei trasportatori a nastro e a catena,
ecc. –interno di miscelatori, macine, essiccatori, apparecchiature per insaccaggio,
ecc.).
ZONA 21: luogo in cui è probabile sia presente un'atmosfera esplosiva,sotto forma di
una nube di polvere combustibile nell'aria, sporadicamente durante il funzionamento
ordinario (es. aree esterne ai contenimenti di polvere e nelle immediate vicinanze di
porte di accesso, soggette a rimozione o apertura frequente per scopi di
funzionamento , in presenza di miscele di polveri esplosive/aria – aree esterne ai
contenimenti di polvere e nelle vicinanze di punti di riempimento e di svuotamento,
nastri trasportatori, punti di campionamento, stazioni di scarico camion, punti di
scarico dai nastri, ecc., ove non vengano prese misure per evitare la
formazione di miscele di polveri esplosive/aria - aree esterne ai contenimenti di
polvere dove si accumulano polveri e dove, a causa delle operazioni di processo, lo
strato di polvere può essere disturbato e formare miscele di polveri esplosive/aria –
aree all'interno di contenimento di polveri dove possono formarsi nubi di polvere
esplosive (ma non in modo continuo, nè per lunghi periodi, nè frequentemente) come
per es. sili (se riempiti e/o svuotati solo occasionalmente) e il lato sporco di filtri in
caso di lunghi intervalli di auto-pulizia).
ZONA 22: luogo in cui è improbabile sia presente un'atmosfera esplosiva,sotto forma
di una nube di polvere combustibile nell'aria, durante il funzionamento ordinario o, se
ciò avviene, è possibile sia presente solo poco frequentemente e per breve periodo
(uscite dagli sfiati degli involucri dei filtri, in quanto, in caso di malfunzionamento,
possono verificarsi emissioni di misceli di polveri esplosive/aria – luoghi vicini ad
apparecchiature che devono essere aperti ad intervalli non frequenti, o
apparecchiature che, sulla base dell'esperienza, possono facilmente formare perdite,
con espulsione violenta delle polveri, a causa di una pressione superiore a quella
atmosferica: apparecchiature pneumatiche, collegamenti flessibili, suscettibili di
danneggiamento, ecc. – magazzini di sacchi contenenti prodotti polverosi. Durante la
movimentazione possono verificarsi danni ai sacchi, tali da causare perdite di polvere
– aree normalmente classificate come zona 21 possono rientrare in zona 22 quando
vengono attuate misure per evitare la formazione di miscele di polveri esplosive/aria.
Tali misure comprendono sistemi di estrazione aria. Le misure dovrebbero essere
utilizzate nelle vicinanze dei punti di riempimento e svuotamento (dei sacchi), nastri
trasportatori, punti di campionamento, stazioni di scarico camion, punti di scarico
nastri, ecc. – aree nelle quali si formano strati di polveri controllabili, suscettibili di
diventare miscele di polveri esplosive/aria. L'area viene designata come non
pericolosa solo se lo strato viene rimosso mediante pulizia prima che possano
formarsi miscele pericolose di polveri/aria).
Estensione delle zone da polvere
L’estensione della zona pericolosa viene effettuata con le nuove regole stabilite dalla norma:
La Norma Europea CEI EN 50281-3 (31-52) che fa parte del corpo normativo CENELEC
riguardante la classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione, considera i requisiti
essenziali di sicurezza della Direttiva europea 94/9/CEE (DPR 126/98), le prescrizioni
minime per il miglioramento per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori che
possono esser esposti al rischio di atmosfere esplosive della Direttiva 199/92/CEE e le
prescrizioni della Norma UNI EN 1127-1.
L'estensione di una zona per atmosfere esplosive per presenza di polvere viene definita
come la distanza in ogni direzione dal limite di una sorgente di emissione di polveri al punto
nel quale il pericolo associato a tale zona è considerato come non più presente.
Per quanto attiene i parametri che influenzano l’estensione delle aree legate alla presenza di
polveri, dell’area limitrofa agli impianti è convenzionalmente fissata dalla norma in 1 m
attorno ad essi ma deve essere adeguata in funzione della reale situazione apprezzata.
Nel caso specifico, l'estensione delle zone viene determinata tramite apposito sistema
di calcolo legato alla balistica del granulo di polvere.
Elementi in ingresso:
Granulometria
Peso specifico
Altezza della sorgente di emissione
Angolo di uscita
Velocità iniziale
Velocità aria ambiente
Polvere
sfera granello 4,90874E-11 dm3 V risultante 2,965 m/s
n° granelli 20371832716 /dm3 Angolo risultante 77,801219 °
peso singolo granello 5,890486E-08 g
ø 0,5 mm Gittata reale 0,58 m
Vini 3 m/s Tempo di volo reale 0,9117 s
Angolo di partenza 75 °
Y0 1,5 m
g 9,80665
Velocità vento a favore 0 m/s
Nello stabilimento S.r.l. divisione Animal Nutrition vengono prese in considerazione le parti
d'impianto riportate nelle pagine successive; tutte le rimanenti non contemplate sono da
considerare zone sicure.
Le zone devono essere ridotte al massimo possibile, per cui scopo di S.r.l. divisione Animal
Nutrition è quello di intervenire preventivamente con misure atte ad eliminare o ridurre tutte
le sorgenti di emissione (SE) rilevate negli ambienti di lavoro.
Nei Reparti, a parte alcune eccezioni, S.r.l. divisione Animal Nutrition tenderà ad avere al
massimo ZONA 22 negli ambienti di lavoro, considerando che l’estensione NON dovrebbe
essere generalizzata al volume totale degli ambienti bensì limitata allo spazio limitrofo alle
sorgenti di emissione (SE) rilevate.
Nella valutazione delle zone si considera che sia usualmente attuata un'efficace pulizia
basata su un sistema di pulitura dell'impianto.
3.2. SCELTA DEGLI APPARECCHI ELETTRICI IN RELAZIONE ALLA ZONA E
ALLA TEMPERATURA DI ACCENSIONE DELLA POLVERE
Dove esiste una possibilità che sulla custodia si formino strati di polvere da 5 mm a 50 mm
la temperatura massima superficiale ammessa deve essere ridotta di conseguenza. La
riduzione della temperatura massima superficiale ammessa per la custodia utilizzata in
presenza di polveri aventi temperature di accensione superiori a 250 0C per uno spessore di
5 mm. deve essere conforme al grafico riportato nella figura che segue:
Strati di polvere di spessore in eccesso
Dove non si può evitare che uno strato di polvere di spessore in eccesso si formi sulla
sommità di una costruzione o ai lati e sul fondo di una costruzione, oppure se la costruzione
è completamente sommersa dalla polvere a causa dell’effetto dell’isolamento termico, può
essere necessaria una temperatura superficiale molto più bassa.
Per i luoghi con presenza di polvere combustibile, la scelta delle costruzioni elettriche idonee
all’ambiente classificato sarà effettuata anche con i criteri stabiliti dalla norma CEI 31-36;
questi ultimi riguardano sostanzialmente la definizione del grado di protezione IP della
custodia e del limite di temperatura superficiale ammesso.
CEI 31-36
GRADO DI PROTEZIONE DELLE CUSTODIE IN FUNZIONE DELLE ZONE
Zona 21
Zona 20 Zona 22 con polvere Zona 22
conduttrice
Grado di protezione IP 6X IP 6X IP 5X
Contrassegno custodia II 1 D II 2 D II 3 D
4.0 PROCEDURA PER LA CLASSIFICAZIONE DELLE AREE PER ATMOSFERE
ESPLOSIVE PER LA PRESENZA DI GAS – VAPORI – NEBBIE
La guida CEI 31-35 fornisce dei limiti di durata complessiva di atmosfera esplosiva in
relazione al tipo di zona per il caso di rischio esplosione da gas, vapori e nebbie, per avere
un riferimento quantitativo nella valutazione delle aree, come di seguito indicato:
Le zone 0, 1, 2 vengono definite nella nuova norma CEI 31-30 come di seguito
riportato:
ZONA 2: luogo dove non è possibile sia presente un'atmosfera esplosiva per la
presenza di gas durante il funzionamento normale o, se ciò avviene, è possibile sia
presente solo poco frequentemente e per breve periodo. (IEV 426-03-05, modificato).
Presenza di sorgenti di emissione
Ogni parte dell’impianto contenente sostanze pericolose, deve essere considerata come una
potenziale sorgente di emissione, ma è necessario valutare la possibilità di emissione in
atmosfera. Nell’identificazione dei pericoli legati alle sorgenti di emissione, devono essere
considerate tali anche le parti dei sistemi di processo chiuse, ma che possono essere aperte
(es. sostituzione maniche filtranti, riempimenti discontinui).
Ai fini della presente valutazione, quando il pericolo è dovuto alla presenza di polveri
combustibili e gas infiammabili, si impiega il termine sorgente di emissione a cui è
associabile il grado di emissione.
L’estensione della zona pericolosa viene effettuata con le nuove regole stabilite:
Per quanto attiene i parametri che influenzano l’estensione delle aree legate alla presenza di gas, si
apprezzano:
Il grado di emissione
Il grado di ventilazione
Possono essere considerate sorgenti di primo grado valvole, sfiati, flange di raccordo di
tubazioni, tenute di compressori o pompe, quando si prevede, che nel funzionamento
normale, queste aperture possano emettere sostanze infiammabili (emissioni strutturali), o
aperture per il caricamento di liquidi infiammabili.
Possono essere considerate sorgenti di secondo grado le stesse valvole (fig 4.4) , sfiati,
flange di raccordo di tubazioni, tenute di compressori o pompe, quando si prevede, che nel
funzionamento normale, queste aperture non possano emettere sostanze infiammabili
(emissioni dovute a guasti).
In fine si stabilisce il grado di ventilazione all'interno dell'ambiente nel quale può formarsi
un'atmosfera esplosiva.
Ventilazione naturale. Per gli impianti all'aperto, dipende dalla natura del vento in quel
luogo, mentre per gli impianti al chiuso dipende dalle aperture appositamente realizzate allo
scopo.
1.
4.1. SCELTA DEGLI APPARECCHI ELETTRICI IN RELAZIONE ALLA ZONA E
ALLA TEMPERATURA DI ACCENSIONE DEL GAS E/O VAPORE
Alla luce della classificazione delle aree, si risale alla tipologia di impianto idonea nel caso di
presenza di gas.
Per i luoghi con presenza di gas infiammabili, la scelta delle costruzioni elettriche è imposta
dalla norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), in relazione alla tipologia di zona classificata,
come riportato nella tabella seguente:
Tabella: Scelta delle costruzioni elettriche per luoghi con pericolo di esplosioni dovuto alla
presenza di gas (diversi dalle miniere)
Zona 1 X X
Zona 2
idoneo: il tipo di impianto elettrico a sicurezza indicato in testa alla colonna è il minimo
adatto al caso
o ridondante: il tipo di impianto elettrico a sicurezza indicato in testa alla colonna è adatto
al caso con abbondanza
X vietato: il tipo di impianto elettrico a sicurezza indicato in testa alla colonna non è
ammesso nel caso
(1). Costruzioni elettriche non conformi alle norme IEC o CENELEC (es Ex-s).
(2). Costruzioni elettriche conformi a prescrizioni di una norma riconosciuta, con precise
caratteristiche per evitare inneschi e selezionate da persona esperta.
Dalla tabella riportata si deduce che le costruzioni elettriche per utilizzo in zona 2 sono, oltre
a quelle adatte per l’utilizzo in zona 0 e 1, le seguenti:
Si ricorda inoltre che le costruzioni appartenenti ai modi di protezione “e”, “m”, “o”, “p”, “q”,
devono essere del gruppo II. Le costruzioni elettriche appartenenti ai modi di protezione “d” e
“i”, devono essere dei sottogruppi IIA, IIB, IIC conformemente alla tipologia di sostanza
pericolosa presente nella zona classificata.
Le costruzioni appartenenti al modo di protezione “n” devono generalmente fare parte del
gruppo II: esse devono appartenere ai sottogruppi IIA, IIB, IIC, in conformità alla tipologia di
sostanza presente nella zona pericolosa, qualora contengano dispositivi di interruzione in
cella chiusa, componenti non innescanti, costruzioni o circuiti a limitazione di energia.
Le costruzioni elettriche devono essere scelte in modo tale che la massima temperatura
superficiale delle stesse non raggiunga la temperatura di accensione di qualsiasi gas o
vapore che può essere presente nel luogo di installazione.
A tale proposito i simboli per le classi di temperatura, che possono essere riportati sulla
costruzione elettrica, assumono il significato indicato nella tabella seguente:
Massima temperatura
Classe di temperatura Temperatura di accensione
superficiale della costruzione
della costruzione elettrica del gas o vapore
elettrica
T1 450°C > 450°C
Utilizzando i dati riportati nel paragrafo è possibile classificare nella maggior parte dei case le
varie zone che si possono presentare lungo una rete di distribuzione del gas.
Si deve tener presente che per più sorgenti di emissione vicine le zone vengono ingrandite
per evitare l'esistenza di piccoli volumi non classificati dando una forma parallelepipeda,
tenendo conto della distanza a, indicata nelle tabelle, quale distanza pericolosa dalla
sorgente di emissione più prossima ad ogni singola faccia del solido geometrico sopra citato.
Figura 5.0.1
Nota la distanza dz, per definire l’estensione della zona pericolosa, nel caso venga presa in
esame una sorgente puntiforme, si assume come zona il volume contenuto in una forma
sferica. Se si tratta di una sorgente distribuita (es. flangia) si assume un volume come
nell’esempio sotto riportato.
Zona pericolosa originata dalla emissione di secondo grado di una connessione a
flangia facente parte di un impianto di trasporto e distribuzione gas naturale ( per la
quota a fare riferimento alle tabelle riassuntive e tabelle A-B-C).
Vista
Pianta
////////////// Zona 2 SE con emissione di secondo grado
Figura 5.0.2
Viene di seguito riportata una descrizione dei principali componenti e/o apparec-
chiature presenti negli impianti di trasporto e distribuzione del gas naturale con le
dimensioni dei relativi fori di guasto ragionevolmente prevedibili, considerati SE con
emissione di secondo grado.
a) Flange di tipo RF (raised face), conformi alle norme ANSI B 16.5 e MSS-SP44 con
guarnizione ad anello ondulato metallico con inserto in grafite oppure del tipo
spirometallico.
Per tali connessioni si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
b) Flange di tipo RF (raised face), conformi alle norme ANSI B 16.5 e MSS-SP44 con
guarnizione in fibra compressa (ad esempio tipo Reinz, Donit, Permanite ecc.).
Per tali connessioni si considera un foro di guasto di 2,5 mm2.
c) Flange conformi alle norme UNI 2285 o alle norme ANSI B 16.5 con guarnizione in
fibra aramidica.
Per tali connessioni si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
d) Flange di tipo RJ (ring-joint) conformi alle norme ANSI B 16.5 e MSS-SP44 con
guarnizione in anello metallico toroidale oppure giunzioni filettate maschio-femmina
tra tubo e manicotto (vedere GB-3.1.a /CEI 31-35).
Per tali connessioni si considera un foro di guasto di 0,1 mm2.
e) Chiusure rapide per trappole, filtri gas e scarichi da punti di linea, con guarnizioni O-
ring.
Per tali connessioni si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
f) Spurghi impurità tramite valvole di intercettazione munite di tappo filettato. Per tali
apparecchiature si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
g) Prese manometriche e stacchi per strumentazione muniti di tappi.
Per tali apparecchiature si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
h) Connessioni di piccolo diametro (es.: raccordi per strumentazione).
Per tali apparecchiature si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
i) Valvole di intercettazione con corpo flangiato e/o saldato conformi alle norme API 6D
e ANSI B 16.34 dei tipi riportati nei punti seguenti.
i.1) Valvole con tenuta sullo stelo con premitreccia.
Per tali valvole si considera un foro di guasto di 2,5 mm2;
i.2) Valvole con tenuta sullo stelo a grasso.
Per tali valvole si considera un foro di guasto di 0,25 mm2;
i.3) Valvole con tenuta sullo stelo ad O-ring.
Per tali valvole si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
j) Valvole di regolazione (riduttori) con pilota ed autoregolatrici.
Per tali valvole si considera un foro di guasto di 0,25 mm2.
k) Valvole di regolazione a globo con tenuta sullo stelo ad O-ring o teflon e con
posizionatore pneumatico di comando.
Per tali valvole si considera un foro di guasto di 2,5 mm2.
Tabelle riassuntive
Nelle Tabelle sotto riportate sono riassunti i dati finali elaborati relativi ai seguenti casi
tabella A: foro di guasto di 2,5mm2 con pressioni variabili da 15000 kPa a 2 kPa
relativi (da 150 bar a 20 mbar).
tabella B: foro di guasto di 0,25 mm2 con pressioni variabili da 15000 kPa a 2 kPa
relativi (da 150 bar a 20 mbar);
tabella C: foro di guasto di 0,1 mm2 con pressioni variabili da 15000 kPa a 2 kPa
relativi (da 150 bar a 20 mbar);
Legenda
Prel = pressione relativa
Pr = pressione assoluta
Qg = portata di emissione
Vz = volume ipotetico di atmosfera potenzialmente esplosiva
t = tempo di persistenza
dz = distanza pericolosa calcolata con la formula GB.5.3.1./CEI 31-35 in quanto la velocità
media di uscita già alla pressione di 0,02 bar è maggiore di 10 m/s
a = distanza pericolosa assunta.
Tab. A - Dati relativi alla Zona 2 con fori di guasto da 2,5 mm2
Pos. Prel Pr Qg dz a Vz t
3
(bar) (Pa) (kg/s) (m) (m) (m ) (s)
A1 150 15101325 0,052250 4,00 4,5 75,24 58,3
A2 100 10101325 0,034950 3,27 3,5 39,14 45,3
A3 75 7601325 0,026300 2,84 3,0 25,25 38,8
A4 24 2501325 0,008654 1,63 2,0 5,54 25,9
A5 12 1301325 0,004502 1,18 1,5 2,16 19,4
A6 5 601325 0,002080 0,80 1,0 0,67 12,9
A7 1,5 251325 0,000869 0,52 0,6 0,17 7,8
A8 0,5 151325 0,000503 0,40 0,5 0,08 6,5
A9 0,02 105325 0,000104 0,33 0,4 0,02 6,5
Pos. Prel Pr Qg dz a Vz t
3
(bar) (Pa) (kg/s) (m) (m) (m ) (s)
B1 150 15101325 0,005225 1,27 1,5 2,51 19,4
B2 100 10101325 0,003495 1,04 1,5 1,68 19,4
B3 75 7601325 0,002630 0,90 1,0 0,84 12,9
B4 24 2501325 0,000865 0,52 0,6 0,17 7,8
B5 12 1301325 0,000450 0,37 0,5 0,0720 6,5
B6 5 601325 0,000208 0,25 0,3 0,0200 3,9
B7 1,5 251325 0,000087 0,16 0,2 0,0056 2,6
B8 0,5 151325 0,000050 0,13 0,2 0,0032 2,6
B9 0,02 105325 0,000015 0,10 Trascur. 0,0007* 2,6
Tab. C - Dati relativi alla Zona 2 con fori di guasto di 0,1 mm2
Pos. Prel Pr Qg dz a Vz t
3
(bar) (Pa) (kg/s) (m) (m) (m ) (s)
C1 150 15101325 0,00209 0,80 1,0 0,6688 12,9
C2 100 10101325 0,001398 0,65 0,7 0,3132 9,1
C3 75 7601325 0,001052 0,57 0,6 0,2020 7,8
C4 24 2501325 0,000346 0,33 0,5 0,0498 5,8
C5 12 1301325 0,00018 0,24 0,3 0,0173 3,9
C6 5 601325 8.32E-05 0,16 0,2 0,0053 2,6
C7 1,5 251325 3.48E-05 0,10 Trascur. 0,0022* 2,6
C8 0,5 151325 2.01E-05 0,08 Trascur. 0,0006* 1,3
C9 0,02 105325 4.15E-06 0,07 Trascur. 0,0001* 1,3
distribuzione granulometrica
test di combustione
indici di esplosività (Pmax, kmax)
minima energia di ignizione
minima temperatura di ignizione
limite inferiore di esplosione
minima concentrazione di ossigeno
temperatura di smolder
decomposizione esotermica
resistività
tempo di rilascio della carica.
La presente valutazione si basa su valori tratti da banca dati e dalle informazioni fornite dallo
stabilimento di .
Criteri di selezione
La norma ISO 6184 (Parte I) definisce la procedura di test per la determinazione degli indici
di esplosione della polvere aerodispersa, basata sulla sfera da 1 mc; allo stato attuale, a
causa dei costi e del quantitativo di polvere necessario ( > 20 kg ), gli indici di esplosione
vengono determinati nella sfera da 20 lt in accordo alla norma VDI 2263 ed i risultati sono
riconosciuti completamente equivalenti dagli esperti. Prova ne è il fatto che la norma VDI
3673 (Pressure venting of dust explosions) riporta come equivalenti i metodi delle norme
ISO 6184 e VDI 2263.
Le polveri tipiche dello Stabilimento rientrano nella classe di esplosività ST1 (Kst ≤
200 bar∙m∙s-1):
Si riportano i dati ad oggi disponibili da dati tratti da Bibliografia e da Banca Dati accreditata
Limite Minima Massima
Minima Parametro di Prova di Umidità Resistiv.
Granulom. inferiore di temperatura pressione di Classe di
Prodotto media (m) esplosività di ignizione
energia di
esplosione
reattività Kst combustione-
esplosione
relativa
ignizione (mJ) (bar m/s) BZ - (%) (Ωm)(1)
g/mc (°C) (bar)
Buccia di
> 500 n.a. 500 n.a. n.a. n.a. n.a. n.a. 7 n.a.
cacao
Farina di
70 60 470 > 10E5 7,8 77 2 St1 5/10 M
cacao
Cruschello / (*)
530 380 > 100 8,1 86 2 St1 5,8 M
Tritello
Farinetta di
90 440 > 10 6,7 127 2 St1 8 M
Mais
Protostar 112 n.d. > 1000 n.d. n.d. n.d. St1 9,8 M
Conc. Proteico
61 450 > 10000 7,7 67 2 St1 4,6 M
Soia
Farina di
190 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. St1 n.d. n.d.
aringhe
Latte grasso
25%
74 530 >10 8,2 58 2 St1 4 M
Siero latte
105 420 > 100 6,7 53 2 St1 2 M
dolce
Premiscele
125 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. St1 3,4 n.d.
vitaminiche
Premiscele
n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. St1 n.d. n.d.
medicate
Miscela
zootecnica 400 530 n.d. 4,9 11 n.d. St1 n.d. M
con melasso
(1)
range di resistività:
(*) sui campioni medi analizzati, al fine di determinarne le caratteristiche di esplosività, sono
state effettuate le analisi granulometriche dalle quali è risultato:
prodotto: CRUSCHELLO
granulometria [m] % sopra vaglio prodotto con granulometria media 400 m,
>1000 0.05 assimilabile a schrot extra fein (BIA Report 12/97,
p. 108), mentre per la minima energia di ignizione
>600 36.8 si fa riferimento a malzfertigschrot (p. 90)
>400 50.6
prodotto: TRITELLO
granulometria [m] % sopra vaglio prodotto con granulometria media <400 m,
>1000 0.09 assimilabile a schrot extra fein (BIA Report 12/97,
>600 2.2
p. 108), mentre per la minima energia di ignizione
si fa riferimento a malzfertigschrot (p. 90)
>400 41.5
prodotto: FARINACCIO
granulometria [m] % sopra vaglio prodotto con granulometria media <250 m, non
>600 0 disponendo di dati precisi si prende come
>400 0.1 riferimento la farina di grano
>250 11.0
NOTA: attualmente non sono disponibili dati in merito alle caratteristiche di esplosività
delle premiscele medicali ma, dati il minimo quantitativo manipolato e la tipologia
stessa di manipolazione (totalmente manuale), si può ritenere trascurabile il rischio di
esplosione legato a tali miscele.
Caratteristiche delle polveri
Minima Massima
Limite Minima Parametro
Distribuzione energia di pressione Umidità Esplosività Resistivit
inferiore di temperatura di reattività à
Prodotto Rep. granulometrica
esplosività di ignizione
ignizione (mJ) di
Kst (bar
contenuta - classe di
(µm) (senza esplosione % esplosione (Ωm)(1)
(g/m3) (°C) m/s)
induttanza) (bar)
Urea A-B 2900 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Zucchero sui
A-B 17 20 350 30 9 116 2 St1 A
filtri
Amido di mais
A n.d. 30-60 480 220 n.d. 124 n.d. n.d. n.d.
HI-CAT 260
Amido di mais
mod. HI-CAT A n.d. 30-60 480 220 n.d. 124 n.d. n.d. n.d.
21370
Praformaldeid
A-B n.d. 60 n.d. 370 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
e (91% e 96%)
Acido
A-B n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
isoftalico PIA
Acido
A-B-C n.d. 40 496 50 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
tereftalico PTA
Acido ossalico B-C n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Aerosol R 972 B n.d. n.d. >400 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Minima Massima
Limite Minima Parametro
Distribuzione energia di pressione Umidità Esplosività Resistivit
inferiore di temperatura di di reattività à
Prodotto Rep. granulometrica
esplosività di ignizione
ignizione (mJ)
esplosione Kst (bar
contenuta - classe di
(µm) (senza % esplosione (Ωm)(1)
(g/m3) (°C) m/s)
induttanza) (bar)
Neopentilglico
B n.d. n.d. 375 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
le 100% solido
Irgafos 168 C n.d. n.d. 380 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Irgafos P-EPQ C n.d. n.d. >350 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Irgafos B225 C n.d. n.d. >380 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
MTBHQ C n.d. n.d. 457 n.d. n.d. 375 n.d. n.d. n.d.
Anidride
C n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
trimellitica
Eastman
Albester
TM2221 C <63 20 n.d. 3<MIE<10 8 158 n.d. St1 A
Polyester
resin
(1)
range di resistività:
Limiti esplodibilità
Volatilità Tempera-
in aria
Temperatura Massa Massa
Densità tura di
di volumica molare
Prodotto infiammabilit
relativa temperatu- del liquido
all'aria LEL UEL tensione di tensione di accensione kg/kmol
à (°C) kg/m3
ra di ebol- vapore a vapore a
% vol % vol. (°C)
20°C 40°C
lizione (°C)
Gas metano <0 0,554 4,40 17,00 -161,4 537 415 16,04
Acetilene <0 0,9 2,30 100,00 -85 4 165 000 6 045 000 305 26,04
Calore
Calore latente Minima Velocità di
specifico a Rapporto tra i Coefficiente Gruppo
di vaporiz. alla energia di Kg P max propagazione
Prodotto Tb
temper. calori specifici di diffusione
ignizione (bar m/s) (bar) fiamma e classe di
ambiente (γ) Cd m2/h temperatura
(J/kg) (mJ) (cm/s)
J(kg K)
Acetilene 6,30·105 2690 1,26 0,059 0,017 1415 10.6 166 IICT2
Idrogeno 4,54·105 9800 1,41 0,148 0,016 550 6.8 312 IICT1
* Il coefficiente di diffusione dei gas (Cd) per le sostanze organiche con massa molare M ≥ 32 può
essere assunto pari a 0,06.
Neopentilglico
103 1,1 1,1 11,4 210 30 n.d. 375 n.d.
le 100%
Orto-para
toluen 216 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 550 n.d.
solfonammide
Velocità di
Minima energia di
Kg P max propagazione Conducibilità Tempo di rilascio
ignizione
Prodotto (bar m/s) (bar) fiamma (pS/m) (s)
(mJ)
(cm/s)
Orto-para toluen
solfonammide n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Il test è stato eseguito con induttanza in quanto, rispetto allo standard senza induttanza, si
ottengono i risultati più stringenti. Per una conferma in merito alla sensibilità all’energia
elettrostatica, su un prodotto è stata comunque eseguito il test senza induttanza.
Procedura di prova: il test deve essere condotto sulla polvere dispersa alla concentrazione
ottimale per l’ignizione e al minor livello di turbolenza ottenibile sperimentalmente. Non
essendo possibile ottenere immediatamente la concentrazione ottimale si richiede l’impiego
di una procedura particolare i cui passi principali sono:
La minima temperatura di ignizione (MIT) è quella alla quale la polvere dispersa subisce una
autoignizione.
La natura chimica della polvere, così come la concentrazione, granulometria, contenuto di
umidità e superficie specifica influenzano il valore di MIT.
Elevate temperature possono indurre nel prodotto reazioni chimiche di decomposizione che
non richiedono la presenza di ossigeno come reagente. In tali circostanze può avere luogo
un fenomeno esotermico o endotermico e, nel primo caso, vi può essere formazione di gas i
quali possono portare a un aumento di pressione se in recipienti chiusi.
Apparecchiatura di analisi: viene impiegato, nel Lütolf test, un forno che scalda sei
provette, un misuratore e un registratore di temperatura.
Procedura di prova: con l’aiuto di un anello viene depositato uno strato di polvere di
diametro 100 mm e spessore 5 mm sul piatto metallico. Si osserva per un periodo di due ore
se il campione produce fiamma o brace. La minima temperatura, arrotondata alla decina
inferiore, alla quale il campione da segni di attività viene definita temperatura di smolder.
Procedura di prova: il test consiste nel misurare, attraverso un circuito elettrico dotato di
misuratori di corrente e differenza di potenziale, la resistenza elettrica rappresentata da uno
strato di polvere, di superficie e spessore noti, posto nel circuito di prova. Dal valore misurato
si calcola la resistività della polvere in m.
La procedura sperimentale per la determinazione del tempo di rilascio della carica richiede
che il materiale venga caricato per attrito (contatto) con la superficie interna del contenitore;
di conseguenza il tempo di rilascio della carica dovrebbe essere misurato nelle reali
condizioni di impianto, tenendo conto della effettiva capacità (Pf) delle parti di impianto.
Procedura di prova: La norma permette di determinare in laboratorio il tempo di rilascio
della carica come ‘l’intervallo richiesto per dimezzare la carica elettrostatica iniziale per via
della dissipazione attraverso il materiale stesso’. L’algoritmo di calcolo è il seguente:
t1/2 = ρ * ε0 * εr * ln 2
dove:
Si definisce Kg o indice di deflagrazione il valore calcolato sulla base del massimo gradiente
di pressione ottenuto dalla combustione di gas in un contenitore chiuso avente volume V.
K= (dP/dt)max V1/3
Il valore (dP/dt)max rappresenta il massimo gradiente riferito alla concentrazione
stechiometrica.
Il Kg è un valore variabile e dipendente dal volume per cui non è possibile considerarlo
costante.
Il valore Kg preso in considerazione è pertanto quello di riferimento comunemente utilizzato
(Dr W Bartknecht, Ciba Geighy Co, Basilea).
I volumi dei recipienti analizzati (ciclone, torre di reazione, filtro) non sono tali da modificare
sostanzialmente il Kg.
Si definisce minima energia di ignizione (MIE) il minimo valore di energia elettrica contenuta
in un condensatore capace di innescare la miscela gassosa alla concentrazione
stechiometrica in condizioni standard.
Ogni parte dell’impianto contenente sostanze pericolose, deve essere considerata come una
potenziale sorgente di emissione, ma è necessario valutare la possibilità di emissione in
atmosfera. Nell’identificazione dei pericoli legati alle sorgenti di emissione, devono essere
considerate tali anche le parti dei sistemi di processo chiuse, ma che possono essere aperte
(es. sostituzione maniche filtranti, riempimenti discontinui).
Ai fini della presente valutazione, quando il pericolo è dovuto alla presenza di polveri e gas
infiammabili, si impiega il termine centro di pericolo a cui è associabile il grado di emissione.
Apparecchiature e processo
L’analisi del rischio viene effettuata suddividendo gli impianti nelle seguenti parti:
Stazione scarico materie prime e silos di stoccaggio;
linea sili di giornata e carico additivi;
linea di miscelazione e dosaggio in linea.
Nei cicli operativi sopra descritti vengono utilizzate aree ed apparecchiature secondarie a
completamento dell'impiantistica generale che rivestono una loro importanza nella
valutazione del rischio e precisamente:
Laboratorio controllo qualità
Rete gas metano
Rete ammoniaca e locali compressori
Impianti di aspirazione ed abbattimento polveri (verranno presi in esame unitamente
all'impianto di produzione di appartenenza)
Aspiratori mobili per pulizia reparti
Centrali termiche
Magazzini prodotti finiti
Magazzini packaging
Locali ricarica carrelli
Deposito infiammabili
Deposito lubrificanti
Impianti elettrici
Nell'analisi dei vari impianti viene adottata la seguente nomenclatura:
7.3.1 Stazione scarico materie prime e silos di stoccaggio zucchero e latte in polvere
(compresi i relativi sistemi di trasporto e depolverazione).
Manutentori interni
Ditte esterne
Altro personale
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Si – trasp.
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si
pneum.
(EN 1127-1 § 5.3) Scintille di natura meccanica Si No - griglia
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto Critico: CP 2
Componente: Scarico da autocisterna latte in polvere
Dati:
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Si – trasp.
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si
pneum.
(EN 1127-1 § 5.3) Scintille di natura meccanica Si No - griglia
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto Critico: CP 3
Componente: Sili stoccaggio zucchero S700/S7001
Dati:
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) No
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto di Verifica: VF 1
PRESENTE EFFICACE
Apparecchiature elettriche Si No – IP 55
o Scarica disruptiva
o Scarica a effluvio
o Scarica a pennacchio
o Scarica a cono
o Effeto corona
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
Apparecchiature elettriche Si No – IP 55
o Scarica disruptiva
o Scarica a effluvio
o Scarica a pennacchio
o Scarica a cono
o Effeto corona
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note *sono possibili surriscaldamenti per attriti. - Logoramento cuscinetti. – Sfregamento spirale
: contro
involucro. – Presenza di particelle estranee.
Sistema di estrazione a coclea verticale: misure preventive
Tutte le parti conduttive dell’impianto devono essere messe in equipotenzialità
rispetto a terra.
Tutti i raccordi flessibili e mobili di connessione devono essere conduttivi o almeno
antistatici (certificati).
Il grasso utilizzato per lubrificare i cuscinetti (dove utilizzato) deve essere di tipo
dissipativo o conduttivo.
La velocità periferica deve essere sempre ≤ 1 m/s.
La luce tra l’involucro ed il corpo girante deve essere ≥ 5 mm tenuto conto della
possibile oscillazione del corpo stesso.
Effettuare manutenzione programmata.
Punto Critico: CP 4
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: * Sono possibili surriscaldamenti per attriti, eseguire manutenzione programmata come da
manuale.
Punto Critico: CP 3
Componente: Elettrofiltro
Dati: Portata: 110000 Nm3/h Conc. Polveri inferiore LEL
Temp: 120-140°
PRESENTE EFFICACE
No – conc. <
Sorgente di Superfici calde Sì
LEL
innesco:
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Sì No – conc < LEL
(EN 1127-1 § 5.3) Scintille di natura meccanica No
Apparccchiature elettriche Si Sì
Elettricità statica
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti Sì Sì
Ultrasuoni No
Note: * Sono possibili surriscaldamenti per attriti, eseguire manutenzione programmata come da
manuale.
Punto di Verifica: VF 2
Componente: Rotocelle
Dati:
PRESENTE EFFICACE
o Scarica disruptiva
o Scarica a effluvio
o Scarica a pennacchio
o Scarica a cono
o Effeto corona
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Le materie prime scaricate in fossa vengono trasferite agli stoccaggi tramite n°3 elevatori a
tazze (TR101, TR102 e TR 103) alti circa 60 m, dotati di sensori di controllo giri, di portelle
antiscoppio non certificate (in testa è presente lo stacco del condotto di sfogo verso
l’esterno), montano cinghia antistatica e tazze in metallo.
Gli elevatori non sono dotati di antisbandamento e di controllo temperatura sui cuscinetti.
La velocità degli elevatori è di circa 3,5-3,6 m/s e la portata trasferita è di 300 t/h
(corrispondente a circa 400 m3/h).
Tutti gli elevatori montano piccoli filtri che li mantengono in leggera depressione, montati sia
sul piede che sulla testa degli elevatori. I ventilatori dei filtri emettono l’aria esausta in
ambiente interno.
All’uscita degli elevatori TR101 e TR102 sono montati deferizzatori aspirati ddal filtro F2259
(tale filtro aspira anche i cassoni W21 e W22 trattati in seguito), mentre l’elevatore TR103
non è dotato di deferizzatore poiché riceve prodotto pulito.
A valle del deferizzatore dell’elevatore TR102 è installata la macchina di pulitura.
Le materie prime vengono quindi trasferite tranite redler alle celle di stoccaggio. I redler sono
aspirati da piccoli filtri montati sulla cassa dei trasporti, i quali emettono l’aria esausta in
reparto.
Le celle da 1 a 24 sono dotate di sensori di minimo e massimo e ricevono materie prime
esclusivamente dagli elevatori.
La capacità delle celle è di 4500 q oppure 2000 q.
Le materie prime vengono trasferite dalla celle per caduta ai sottostanti redler, che
trasferiscono agli elevatori TR101, TR102 e TR103 (gli stessi di trasferimento agli stoccaggi).
Le materie prime vengono quindi trasferite dagli elevatori alle celle della dosimetria tramite
redler.
Stoccaggio materie prime
Tempo
N° persone turno note
permanenza
Personale interno
Manutentori interni
Ditte esterne
Altro personale
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: *sono possibili surriscaldamenti per attriti – logoramento cuscinetti – sfregamento tazze
contro cassa – particelle estranee.
Sono installati sensori di controllo giri
Punto Critico: CP 9
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: *sono possibili surriscaldamenti per attriti – logoramento cuscinetti – sfregamento tazze
contro cassa – particelle estranee.
Sono installati sensori di controllo giri
Punto Critico: CP 10
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: *sono possibili surriscaldamenti per attriti – logoramento cuscinetti – sfregamento tazze
contro cassa – particelle estranee.
Sono installati sensori di controllo giri
Punto Critico: CP 11
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a effluvio Si
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: *sono possibili surriscaldamenti per attriti – sfregamento tazze contro cassa – particelle
estranee.
Punto Critico: CP 12
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a effluvio Si
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a effluvio Si
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Componente: Pulitore
Dati:
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a effluvio Si
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
No– v<1
(EN 1127-1 § 5.3) Scintille di natura meccanica
m/s
Apparccchiature elettriche Si No – IP 55
Elettricità statica
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: * Sono possibili surriscaldamenti per attriti, eseguire manutenzione programmata come da
manuale.
Punto Critico: CP 16
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a effluvio Si
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
Sorgente di
Superfici calde No
innesco:
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si Si – da carico
(EN 1127-1 § 5.3)
Scintille di natura meccanica Si Si – da carico.
Elettricità statica Sì
o Scarica a effluvio Si
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
No – ciclo
Reazioni esotermiche (inc. autoignizione di polveri) Sì
continuo
Note:
CP 08 CP 09 VF 01
CP 07 CP 10
Scarico sacchi tramoggia Magazzino automatico Postazione prelievo
SORGENTE DI INNESCO Postazione pesatura polveri Filtro Pesatura cariche PM1
mag. autom. polveri plastificanti iquidi
Presente Efficace Presente Efficace Presente Efficace Presente Efficace Presente Efficace
Lo zucchero ed il latte in arrivo dai dedicati sili di stoccaggio e, il siero di latte, il destrosio, la
farina di carrube, il sodio arginato ed il premix pesato in arrivo dalle tramogge di scarico
manuale, sono stoccati nei dedicati
L’aspirazione dei sili di giornata zucchero e latte è effettuata tramite filtri depolveratori
posizionati in testa ai sili, mentre per i sili contenenti prodotti caricati manualmente e le n°3
bilance di dosaggio l’aspirazione è demandata a n°2 filtri depolveratori dedicati.
I sili sono dotati di sensore di livello marchiato Atex di categoria idonea alla zona di utilizzo,
L’estrazione del prodotto dai sili avviene tramite fondo vibrato e coclee, che inviano le
materie prime alle n°3 stazioni di pesatura WT71/WT72/WT73.
Manutentori interni
Ditte esterne
Altro personale
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) No
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
No– tessuto
o Scarica a pennacchio Si
antist.
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto Critico: CP 12
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a cono Sì Sì
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note *sono possibili surriscaldamenti per attriti del sistema di estrazione, effettuare manutenzione
: programmata.
Altre Zone individuate:
RIFERIM. ZONA ESTENSIONE NOTE
Tramogge 22 50 cm attorno flangia
Tramogge svuota 22 50 cm attorno bocca di
sacchi carico
Valvole a serranda 22 50 cm attorno corpo
valvola
Valvola stellare 22 17 cm attorno tenuta Emissione in corrispondenza tenute
albero asse rotore
Trasportatore coclea 22 17 cm attorno tenuta Emissione in corrispondenza tenute
albero asse rotore
Raccordi flessibili 22 100 cm attorno raccordo
mobili mobile
8.1.1.c Miscelazione e dosaggio in linea
Dalle stazioni di pesatura le materie prime vengono inviate ai miscelatori MIX 71 e MIX72
(aspirati da filtri depolveratori in testa) e da questi, il prodotto miscelato viene inviato alle
stazioni di dosaggio M7062 ed M7065.
Manutentori interni
Ditte esterne
Altro personale
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde Si * No
Sorgente di innesco:
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) No
(EN 1127-1 § 5.3) Scintille di natura meccanica Si No – vper.≤1m/s
Elettricità statica No
o Scarica disruptiva
o Scarica a effluvio
o Scarica a pennacchio
o Scarica a cono
o Effetto corona
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note * Qualora si presentino attriti anomali sui cuscinetti dell'albero rotante del miscelatore.
:
Punto Critico: CP 15
Filtri depolveratori F7055 e F7059 (aspirazione testa
Componente:
mix)
Dati:
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) No
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto Critico: CP 5
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a cono Sì Sì
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: *sono possibili surriscaldamenti dovuti al funzionamento anomalo del sistema di oscillazione
del vaglio, eseguire manutenzione programmata
Punto Critico: CP 8
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: * Sono possibili surriscaldamenti per attriti, eseguire manutenzione programmata come da
manuale.
Punto Critico: CP 23
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) No
Elettricità statica No
o Scarica disruptiva No
o Scarica a effluvio No
o Scarica a pennacchio No
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto Critico: CP 24
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No .
o Effetto corona No
Fulmini No
4 12
Radio frequenze (RF) e Onde elettromagnetiche (10 Hz – 3x10
No
Hz)
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note: *Sono possibili surriscaldamenti per attriti – logoramento cuscinetti – particelle estranee.
Punto Critico: CP 25
PRESENTE EFFICACE
Sorgente di
Superfici calde No
innesco:
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si Si – da carico
(EN 1127-1 § 5.3)
Scintille di natura meccanica Si Si – da carico.
Elettricità statica Sì
o Scarica a effluvio No
o Effetto corona No
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
Sorgente di
Superfici calde No
innesco:
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si Si – da carico
(EN 1127-1 § 5.3)
Scintille di natura meccanica Si Si – da carico.
Elettricità statica Sì
o Scarica a effluvio No
o Effetto corona No
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si Si – da carico
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di
innesco: Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) No
Elettricità statica Si
o Scarica a effluvio No
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note:
Punto Critico: CP 11
PRESENTE EFFICACE
Elettricità statica
o Scarica a cono No
o Effetto corona No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Il locale è attrezzato con banchi, sui quali sono posizionate cappe da laboratorio dotate di
aspiratore; solo sotto le cappe avvengono operazioni che talvolta richiedono l'impiego di
prodotti infiammabili. Nel locale si trova anche una rete gas metano, che alimenta i becchi
Bunsen che si trovano sui banchi.
Non sono presenti rivelatori fughe di gas, che dovranno comunque essere installati a breve.
I prodotti infiammabili vengono conservati in un armadio aspirato e dotato di contenimento
contro gli sversamenti.
Sono applicate in parte i suggerimenti previsti dall’allegato A della Guida CEI 31-35 V3,
riducendo al minimo la possibilità di crearsi un’ atmosfera potenzialmente eslposiva
Manutentori interni
Ditte esterne
Altro personale
Componente: Laboratorio
Dati:
PRESENTE EFFICACE
Superfici calde No
Sorgente di innesco:
Fiamme e gas caldi (incluse particelle incandescenti) Si No
(EN 1127-1 § 5.3) Scintille di natura meccanica No
Apparecchiature elettriche Si No – IP ≥ 55
Elettricità statica No
o Scarica disruptiva
o Scarica a effluvio
o Scarica a pennacchio
o Scarica a cono
o Effetto corona
Fulmini No
Radiazioni ionizzanti No
Ultrasuoni No
Note
:
10.1.1.f Rete ammoniaca
Per quanto riguarda il caso specifico in esame si indicano le aree prese in considerazione
per la presenza di impianti con ammoniaca:
E’ necessario fare riferimento alla norma EN 60079-10 per classificare le aree attraversate
dalla rete mammoniaca.
L’impianto oltre ai serbatoi contenenti l’ammoniaca anidra allo stato liquido è composto come
sopra descritto dal locale compressori per l’invio in ciclo dell’ammoniaca in due differenti reti:
1. una rete a bassa pressione 2 bar per la gestione dei tunnel congelatori posti sulla
linea di produzione;
2. una rete ad alta pressione 9 ÷14 bar (variabile a seconda della temperatura esterna
stagionale) per le celle frigorifere.
In uscita dagli apparecchi refrigeranti l’ammoniaca, passata dallo stato liquido allo stato
gassoso per effetto del calore che si sviluppa (circa 90°C), viene inviata alle torri di
raffreddamento ad acqua per essere riportata allo stato liquido e successivamente nei
serbatoi di stoccaggio, per essere rimessa in ciclo.
Secondo la Guida CEI 31-35 l’ammoniaca ha un lel relativamente alto (15%) in aria; i
suoi vapori sono più leggeri dell’aria e richiedono una notevole energia di innesco,
essa è pertanto di difficile accensione e, all’aperto, una sua emissione allo stato
gassoso si diffonde rapidamente cosicchè eventuali atmosfere esplosive risultano di
estensione trascurabile (art. 4.4.4 nota 2 della norma CEI EN 60079-10 CEI 31-30).
L’ammoniaca è tossica e letale già a bassissime concentrazioni in aria (0,5-1%) per cui per
motivi sanitari sono scelte e mantenute soluzioni impiantistiche tali da ridurre al minimo la
possibilità di una fuoriuscita nell’ambiente.
Tutte le tubazioni, i tappi di chiusura linea, gli attacchi agli scambiatori, nelle parti coibentate,
sull’impianto ammoniaca sono realizzati tramite saldatura, quindi le uniche possibili sorgenti
di emissione possono essere determinate da valvole di manovra di regolazione e di
sicurezza e da spurghi di processo.
Premessa:
L'ammoniaca (NH3) è avvertita dall'uomo con effetti irritanti a concentrazioni inferiori allo
0,01% in volume, produce effetti pericolosi in un tempo compreso tra i 30 ed i 60 minuti primi
a concentrazione dello 0,2 - 0,3%, produce lesioni mortali entro pochi minuti a concentrazioni
dello 0,5 - 1,0% (norme di sicurezza per gli impianti frigoriferi dell'ISO/TC 86) .
Gli impianti frigoriferi sono impianti a ciclo chiuso comprendenti apparecchiature costruite a
regola d'arte e tali da assicurare la tenuta. I recipienti di capacità superiore ai 25 litri, devono,
per legge, essere costruiti e collaudati secondo le norme ANCC.
Di seguito vengono indicati gli articoli principali di tale decreto con le prescrizioni minime che
deve possedere l’impianto.
Art. 3. Agli effetti della scelta dei mezzi di sicurezza per evitare possibili incendi od esplosioni è
necessario:
Art. 4. I luoghi ove vengono installate apparecchiature contenenti ammoniaca facenti parte di
impianti frigoriferi vengono suddivisi in:
a) luoghi nei quali per motivi tecnologici di utilizzazione del freddo non è possibile effettuare
un'adeguata ventilazione al fine di prevenire la formazione di miscele esplosive.
Sono tali le celle frigorifere, le anticelle refrigerate, le sale condizionate in cui al portata
dell'eventuale ricambio d'aria sia inferiore al valore più avanti espresso;
b) luoghi nei quali è possibile effettuare un'adeguata ventilazione. Sono tali le sale macchine,
i locali di manovra e di servizio nei quali sono installate le varie apparecchiature di
distribuzione e di sezionamento dei vari circuiti.
Q=50*G2/3
Q = è la portata d'aria in m3/h;
G = è la quantità in kg di ammoniaca della installazione principale di cui una parte qualunque
si trova nel locale.
Nel caso che in un locale vi siano apparecchiature di due o più impianti non comunicanti fra
di loro, si assumerà per G il maggiore dei singoli valori;
c) la ventilazione artificiale deve essere assicurata con continuità. Deve essere previsto un
dispositivo atto a mettere fuori tensione automaticamente, con un ritardo massimo di 30
minuti, l'impianto elettrico - forza motrice e illuminazione - quando non sussiste il regolare
funzionamento dell'impianto di ventilazione artificiale. L'irregolarità del funzionamento della
ventilazione deve attivare sistemi acustici e luminosi di allarme situati in luoghi presidiati;
d) l'erogazione di energia elettrica all'impianto frigorifero e di illuminazione del locale potrà
essere ripristinata solo dopo un tempo di sicurezza dalla rimessa in marcia del o dei
ventilatori.
Art. 6. In tutti i luoghi di cui alla lettera a) del punto 4, ove siano installati apparecchi di
costruzione non interamente saldata, è obbligatoria l'installazione di sistemi rilevatori che
abbiano le seguenti caratteristiche:
- siano sensibili alla presenza del 2,0% di NH3 nell'aria;
- in caso di presenza di NH3 nell'aria nella percentuale suddetta, interrompono l'erogazione
di energia elettrica agli impianti interessati attivando sistemi acustici e luminosi di allarme
situati in luoghi presidiati;
- l'erogazione di energia venga ripristinata manualmente soltanto quando sia stato eseguito il
risanamento dell'ambiente.
Art.7. Gli impianti oggetto del presente allegato debbono essere assoggettati a continua
manutenzione; modifiche, ampliamenti e riparazioni non devono alterare la situazione
preesistente di osservanza delle presenti prescrizioni.
LIMITI DI ESPOSIZIONE OCCUPAZIONALE:
Gli impianti analizzati sono dotati di sistema di rivelazione automatica di ammoniaca con soglie
di taratura di seguito elencate:
10% del Limite inf. Infiammabilità - 1° soglia di allarme (Concentrazione in aria del 1,5%)
15% del Limite inf. Infiammabilità – 2°soglia di allarme (Concentrazione in aria del 2,25%)
20% del Limite inf. Infiammabilità – 3°soglia di allarme (Concentrazione in aria del 3%)
Tra la prima soglia di allarme e la seconda (inferiore al 15% del limite inferiore di
infiammabilità) si ha un allarme segnalato in luogo presidiato e l’evaquazione del personale.
Al raggiungimento del 20% del limite inferiore di infiammabilità si ha il blocco automatico di
tutte le apparecchiature elettriche (deenergizzazione) e l’attivazione dell’impianto di lavaggio.
Gli impianti presi in analisi per il rischio di esplosione sono conformi alle prescrizioni della
norma CEI 64-2/A Appendice L/B/T/J e DM 10/06/1980, come si evince da progetto di
adeguamento redatto dalla società ERREP S.r.L., le zone e relative estensioni sono state
calcolate secondo la normativa esistente al momento e riportate sul disegno (n°
99074S01/S03/S04).
L’analisi di questa valutazione è mirata al calcolo delle eventuali zone che si potrebbero
verificare e la rappresentazione di tali secondo quanto prescritto dalla CEI 31-35.
sopra descritte.
L'utilizzo di aspiratori mobili per la pulizia dei locali e degli impianti riveste particolare
attenzione. E' opportuno infatti che gli apparecchi siano idonei all'impiego in aree che
presentano il rischio di esplosione dovuto alla presenza di polvere e la costruzione degli
stessi rispetti le normative vigenti.
Il tessuto impiegato per trattenere la polvere deve avere caratteristiche antistatiche. Se
l’aspiratore viene utilizzato in zona classificata è necessario che sia dotato di idonea
certificazione.
La rete del gas metano uscente dalla cabina viene utilizzata per l’alimentazione delle
seguenti utenze:
o centrale termica (n. 4 caldaie produzione vapore),
o gruppi riscaldamento ad aria sparsi in alcune aree dello stabilimento,
o cucina mensa.
Tutti i gruppi di smistamento per le utenze sopraelencate sono collocati in area esterna: le
emissioni strutturali, che danno origine a sorgenti di grado continuo, sono di entità
trascurabile.
Facendo riferimento alle norme CEI, per i punti di discontinuità considerati si hanno le
seguenti condizioni:
Centrali termiche
Il D. Lgs. 12 giugno 2003 n. 233 esclude dal suo campo di applicazione "l'uso di apparecchi
a gas di cui al DPR 661/96". Il DPR 661/96 recepisce la direttiva 90/396/CE sugli apparecchi
a gas.
Tale decreto riguarda gli apparecchi e relativi dispositivi, utilizzati per la cottura, il
riscaldamento, la produzione di acqua calda, il raffreddamento, l’illuminazione ed il lavaggio,
che bruciano combustibili gassosi e hanno una temperatura normale dell’acqua, se
impiegata non superiore a 105°C.
Leggendo gli articoli in esso riportati si ritiene che il rischio di esplosione nei luoghi di
installazione di apparecchi a gas conformi al DPR 661/96, sia stato valutato nell’ambito di
stesura dello stesso, dove sono anche indicati i relativi provvedimenti che il costruttore degli
apparecchi, l’installatore e l’utente dell’impianto termico devono adottare, anche sulla base
delle istruzioni fornite dal costruttore.
I requisiti minimi delle centrali termiche che non utilizzano, o utilizzano solo in parte,
apparecchi a gas conformi al DPR 661/96 per non essere considerati luoghi con pericolo di
esplosione , devono rispettare tutte le condizioni sotto riportate:
Le centrali termiche alimentate con pressione nominale di esercizio di 2000 Pa (0,02 bar),
nelle quali sono soddisfatte tutte le condizioni soprariportate ed aventi una superficie di
ventilazione di almeno 0,3 m2, non sono da considerare con pericolo di esplosione.
Le centrali termiche alimentate con pressione nominale di esercizio di 4000 Pa (0,04 bar),
nelle quali sono soddisfatte tutte le condizioni soprariportate ed aventi una superficie di
ventilazione di almeno 0,5 m2, non sono da considerare con pericolo di esplosione.
Le centrali termiche con pressione di esercizio compresa tra 2000 e 4000 Pa (0,02 e 0,04
bar) per non essere considerate con pericolo di esplosione ai fini dei requisiti per gli impianti
elettrici oltre soddisfare tutti i punti soprariportati, devono avere almeno una superficie di
ventilazione compresa tra 0,3 m2 e 0,5 m2 interpolata linearmente.
Laddove non si ritengano soddisfatte tutte le condizioni riportate nei punti sopra descritti
sarà necessaria la classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione nel rispetto della
Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30).
Nella presente relazione si considerano quindi le centrali termiche alimentate a gas metano
soggette alla variante V2 della guida CEI 31-35, cioè apparecchi non compresi nel campo
del D.P.R 661/96 perché impiegano acqua superiore a 105°C o comunque apparecchi
destinati solo ad uso industrale.
Gli impianti elettrici ubicati nelle zone con pericolo di esplosione devono essere
conformi alla norma EN 60079-14 (CEI 31-33).
Sia nel locale centrale termica che nella cucina della mensa sono installati rilevatori di gas,
per la segnalazione di eventuali perdite sia sulle tubazioni di alimentazione che sulle
apparecchiature di utilizzo.
Nuovi impianti termici e trasformazioni radicali di quelli esistenti che non rientrano nel DPR
661/96.
L'applicazione della nuova normativa comporta due differenze sostanziali rispetto a quella in
vigore fino ad oggi:
a) la norma CEI 31-30, la guida CEI 31-35 e la 31-35;V2 non definiscono le zone
pericolose, ma si limitano a fornire il procedimento e le formule per individuare tali zone.
Spetta dunque al progettista individuare la forma e calcolare l'estensione delle zone con
pericolo di esplosione;
E' a cura del produttore del bruciatore scegliere idonee apparecchiature da installare a
bordo macchina ed effettuare la valutazione dei rischi e ad adottare i provvedimenti
necessari per garantire la sicurezza del prodotto (marcatura CE e se necessario ATEX).
Di fatto, nelle centrali termiche a gas, può essere sempre realizzato un impianto elettrico
ordinario (norma CEI 64-8); è infatti sufficiente installare i componenti elettrici all'esterno
delle zone pericolose (limitando se necessario la loro estensione).
Le materie prime e imballi vari non costituiscono, al fine del rischio esplosione, centri di
pericolo.
In tali aree è presente il solo rischio incendio.
Nello stabilimento vi è una stazione dedicata alla ricarica delle batterie dei carrelli elevatori.
Tale postazione è all’esterno delle aree produttive, sotto tettoia appositamente dedicata.
In considerazione della buona ventilazione naturale e quindi di una impossibile
concentrazione di idrogeno, la postazione può essere considerata ZONA SICURA.
Nei pressi della centrale termica n°3, sono depositate le bombole di acetilene e ossigeno
(gas tecnici), in locale chiuso con areazione naturale.
Il deposito non costituisce un pericolo per quanto riguarda il rischio esplosioni.
Gli infiammabili vengono custoditi in appositi armadi chiusi con vasche di contenimento e
aspirazione (l’armadio esterno non è provvisto di aspirazione).
I prodotti lubrificanti, i cui quantitativi sono limitati a pochi contenitori, sono immagazzinati in
apposito locale dotato di porta in lamiera forata estesa per tutto lo sviluppo, che favorisce la
ventilazione del deposito.
Il deposito non costituisce un pericolo per quanto riguarda il rischio esplosioni.
Gli impianti elettrici sono a norma. Non sono state rilevate mancanze tali da mettere a rischio
la sicurezza delle persone che opera nell’insediamento e la sicurezza degli impianti.
Tutti gli impianti elettrici dello stabilimento sono di recente installazione e vengono
regolarmente sottoposti a manutenzioni ordinarie.
In alcune zone sono presenti rilevatori di gas per dare una segnalazione d’allarme in caso di
fughe accidentali.
Non sono presenti nella cabina di trasformazione apparecchiature contenenti olio inquinato
da PCB.
Per i luoghi con presenza di polvere combustibile, la scelta delle costruzioni elettriche idonee
all’ambiente classificato sarà effettuata anche con i criteri stabiliti dalla norma CEI 31-36;
questi ultimi riguardano sostanzialmente la definizione del grado di protezione IP della
custodia e del limite di temperatura superficiale ammesso.
Nelle aree con presenza di polvere combustibile l’indice IP è sempre ≥ IP55, e molti
componenti sono IP65.
Gli impianti elettrici nstallati dopo il 30 giugno 2003, nelle aree classifiate sono conformi a
quanto prescritto dalle direttive 94/9/CE e 99/92/CE.
Vengono comunque sottoposti a verifica ispettiva da parte di ente Abilitato secondo quanto
prescritto dal D.P.R. 462/01.
7.4. Organizzazione
Personale
Competenza tecnica:
per ciascuna area del sito produttivo, è disponibile un numero sufficiente di operatori
aventi i requisiti di esperienza e formazione per autorizzare, coordinare, controllare ed
eseguire attività con pericolo di atmosfera potenzialmente esplosiva.
Formazione:
nell’ambito della formazione sulla sicurezza ed igiene sul lavoro, alla luce della
valutazione di rischio effettuata, sono state predisposte sessioni formative ed informative
ad hoc per il rischio esplosione aventi il seguente schema generale:
Supervisione e controllo:
negli ambienti con presenza di atmosfere potenzialmente esplosive, la supervisione
circa le condizioni di sicurezza e di igiene sono garantite, oltre che da sistemi tecnici,
dalla presenza di personale all’uopo, preposto:
Coordinamento:
il coordinamento delle attività svolte da personale interno e/o appaltatori avviene
conformemente a quanto previsto dalle vigenti norme in materia (D.Lgs. 626/94 art.7).
Per quanto attiene il rischio esplosione vengono in particolare garantiti i seguenti
aspetti:
- gli appaltatori sono informati in merito alla presenza di zone classificate;
- i capi reparto sono costantemente informati in merito alla presenza di personale
esterno che svolge lavori nelle zone classificate di competenza;
Manutenzione
riparazione;
ispezione;
verifica periodica.
Richiesta di lavoro
Nr° RDL Emesso da:
Titolo:
Componente:
Classe man: Data di emissione:
Causa man: Inizio Progr.:
Tipo manuten: Officina interessata
Descrizione Lavoro:
Annulla
Ok
Housekeeping
buona: gli strati di polvere sono mantenuti a spessori trascurabili, oppure sono
assenti,indipendentemente dal grado di emissione. In questo caso il rischio
che si verifichino nubi di polvere esplosive dagli strati, e il rischio d'incendio
dovuto agli strati è stato rimosso;
adeguata: gli strati di polvere non sono trascurabili ma di breve durata (meno di un
turno). A seconda della stabilità termica della polvere e della temperatura
superficiale dell'apparecchiatura, la polvere può essere rimossa prima
dell'avvio di qualunque incendio;
scarsa: gli strati di polvere non sono trascurabili e perdurano per oltre un turno. Il
rischio d'incendio può essere significativo e dovrebbe essere controllato
selezionando le apparecchiature.
A fronte della situazione reale e del mantenimento del programma periodico di pulizia,
si può affermare che nello stabilimento di Lucerna San Giovanni il livello di pulizia è
buono.
In particolare si deve tener conto di tale aspetto per evitare rischi di esplosione secondaria in
presenza di personale.
Nestlè Italiana S.p.A. è dotata di aspiratori carrellati che in fase di sostituzione, provvederà
ad acquistare in configurazione ‘ATEX’, idonei all’uso in aree classificate; tutti gli attrezzi
correlati (prolunghe, spazzole) saranno inoltre in materiale antistatico o conduttivo.
Procedure di pulizia con aria compressa sono assolutamente vietate.
La frequenza di pulizia è infine fissata in base al grado di sporcamento verificato sul campo,
onde evitare accumuli di polverino di spessore superiore ai 5 mm, soprattutto in prossimità
dei componenti critici (motori elettrici, giunti flessibili, ecc..)
7.5. Procedure di sicurezza
Sono istituite opportune procedure operative ed istruzioni di lavoro sotto forma scritta; esse
descrivono le modalità di esecuzione di attività che comportano la presenza di potenziali
pericoli per il personale e l’ambiente, ed indicano le misure preventive e protettive da
adottare.
Tali procedure sono realizzate e revisionate periodicamente da personale competente e
devono sempre essere rispettate dagli operatori.
In particolare sono presenti le seguenti procedure:
da
SPECIFICHE PROCEDURE OPERATIVE INTERNE implementat implementar
applicabile e
a
Segregazioni (LOTO) X X
Spazi confinati X
Gestione modifiche X X
Programmazione manutenzione X X
Permessi di scavo X X
La tipologia del rischio esplosione richiede la stima del rischio con metodo qualitativo o
probabilistico, denominato anche operativo. Tale scelta è, peraltro, in accordo con le linee
guida CEE, in quanto i sistemi deterministici (HAZOP, FTA, FMEA, QRA) mal rappresentano
il rischio esplosione, poiché le cause di innesco non sono legate necessariamente ad avaria
di componenti di impianto.
I fattori indicati si legano tra loro e sono direttamente proporzionali al rischio secondo la
seguente formula:
R=PxCxD
In cui:
R rischio
P fattore di pericolo, il quale rappresenta la probabilità di esistenza del pericolo
C fattore di contatto, cioè la probabilità che il pericolo P sia causa di un danno alle
persone
D è il fattore di danno, rappresenta l’entità (magnitudo) del danno
Ad ogni fattore è assegnato un grado, un numero che non rappresenta una misura ma un
concetto; si è quindi fuori dal campo di pura applicazione matematica, ma ciò che interessa
è il valore assegnato ad ogni singolo fattore per poter intervenire in maniera operativa, al fine
di ridurre il rischio stesso.
mai
raramente o quasi mai
talvolta, ogni tanto
sempre o frequentemente.
Nel caso specifico, il Metodo RASE è altresì interfacciato con il metodo al fine di uniformare
i criteri di accettabilità del rischio. Quest’ultimo metodo, a similitudine del RASE, sfrutta una
matrice tridimensionale così definita:
Severity (Effect)
Exposure (Frequency)
Probability
In particolare, i 6 valori del fattore E sono stati raggruppati nei valori del fattore C (RASE).
Fattore di pericolo, P
Indica quanto è probabile l’esistenza di un pericolo in un luogo e rappresenta il tempo
durante il quale il pericolo è disponibile a fare danno; i gradi associati a tale fattore sono i
seguenti (tenendo anche conto della norma CEI UNI 70029):
Fattore di contatto, C
Per passare dal pericolo al danno, occorre considerare il fattore di contatto C, associandogli
un grado in relazione alla probabilità in cui esso è disponibile al ‘contatto’ di ogni singolo
individuo, un gruppo di individui, un determinato bene materiale o comparto ambientale con il
pericolo, oppure all’elemento catalizzatore che trasforma indirettamente un evento pericoloso
in un evento dannoso (es. la scarica elettrostatica per la miscela esplosiva); i gradi associati
a tale fattore sono i seguenti (norma CEI UNI 70029):
IS C9 12 12 18
R3 6 6 8 6 9 1
0
0 4 4 0
3 0 3 6 9 2 3 0
0 2 0 9
2 0 2 4 6 1 0 6
P 1 0 1 2 3 0
0
0
3
4
2
0 0 0 0 0 0
0
1 K
0 1 2 3
C K = (PxC)
LEGENDA
Rischio medio
Rischio nullo
Opportuni interventi organizzativi e/o
Nessun intervento
tecnici a breve e medio termine
Rischio medio alto
Rischio basso (accettabile)
Opportuni interventi organizzativi e/o
Mantenere lo stato attuale di sicurezza
tecnici ; azioni prioritarie
8.1. VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER I PUNTI CRITICI INDIVIDUATI
Rischio
Suddivisi Punto Priorità
Parte impianto Rischio Residuo
one imp. critico intervento
Accettabile
Error:
Referenc R8
e source CP1 Stazione di scarico autotreno materie prime Fossa 1 SI
not P2 XC2xD2
found
R8
CP2 Filtro depolveratore stazione di scarico Fossa 1 SI
P2 xC2xD2
R1
CP3 Trasportatori redler T1 NO
P1xC1xD1
R12
CP4 Elevatore a tazze E1 SI
P3xC2xD2
R8
CP5 Stazione di scarico autotreno materie prime Fossa 2 SI
P2 XC2xD2
R8
CP6 Filtro depolveratore stazione di scarico Fossa 2 SI
P2 xC2xD2
R1
CP7 Trasportatore redler T03 NO
P1xC1xD1
R12
CP8 Elevatore a tazze E14-01 SI
P3xC2xD2
R1
CP9 Stazione di scarico materie prime da Big-bag Fossa 3 NO
P1xC1xD1
R12
CP10 Elevatore a tazze E2 SI
P3xC2xD2
La valutazione dei rischi consiste nel confrontare (R) con il rischio tollerabile o accettabile
(Ra). Quest’ultimo non sempre è conosciuto in termini quantitativi perché vi sono dati ottenuti
con studi e rilievi statistici. Nel caso del rischio esplosione, il limite tollerabile è noto
qualitativamente. In base al metodo della stima del rischio sopra illustrato, si associa al
numero del rischio un livello descrittivo (concetto) di norma così individuato:
K=PxC
In cui:
K fattore di contemporaneità
P fattore di pericolo, il quale rappresenta la probabilità di esistenza del pericolo
C fattore di contatto, cioè la probabilità che il pericolo P sia causa di un danno
La valutazione del rischio per quanto attiene i punti critici individuati è già stata
riportata nelle tabelle di cui al § 1.3.
8.3. ENTITA’ DEGLI EFFETTI PREVEDIBILI
Tale entità viene quantificata sulla base di bibliografia tecnica disponibile allo stato attuale e
frutto di tests e algoritmi empirici (ad oggi riconosciuti a livello internazionale).
Effetti da sovrapressione
Effetti da irraggiamento termico
Effetti da esposizione diretta alla fiamma
Silo
lorizz = 29,1 m
lvert = 23,3 m
ampcono = 8,1 m
Tale entità viene quantificata sulla base di bibliografia tecnica disponibile allo stato attuale e
frutto di tests e algoritmi empirici (ad oggi riconosciuti a livello internazionale).
Per la creazione del modello del fenomeno di dispersione, si tiene conto solo di condizioni
meteorologiche stabili e neutre.
Valori guida delle immissioni per il calcolo delle distanze secondo l’art. 12
SOGLIA
SOSTANZA SCENARIO EFFETTI
DOMINO *LUP
LPG BLEVE (Esplosione di Vapore Sovrapressione 12,5 kW/m2 2,0 kW/m2
che si Espande da un Liquido in da irraggiamento
Ebollizione) termico 0,1 bar 0,025 bar
Sostanze Incendio nella sezione più ampia Irraggiamento 12,5 kW/m2 1,9 kW/m2
liquide termico
infiammabili
Nube di gas UVCE (Esplosione non Sovrapressione 0,1 bar 0,020 bar
esplosiva Confinata della Nube di Vapore);
rilascio su un condotto con
diametro > 25 cm in 10 minuti
Sostanze Esplosione della quantità Sovrapressione 0,1 bar 0,025 bar
esplosive massima raccolta in un unico
ambiente
I limiti da considerare per la tutela della salute dei lavoratori esposti sono i valori indicati nella
precedente tabella con l’acronimo LUP.
Per il calcolo dell’effetto DOMINO (impatto che si trasmette da uno stabilimento Seveso a
quello confinante) si considera un valore di 100 mbar.
6
Una raffica di vento farà cadere a terra le persone che si trovano nelle
10
vicinanze
30 Lievi ferite causate da frammenti di vetro
170 1% di rottura dei timpani
Calamità e ferite all’interno delle costruzioni dovute al crollo di parti delle
300
stesse
480 70% di calamità e ferite all’aria aperta
2000 99% di ferite letali ai polmoni
Effetti da UVCE
27 300
32 250
40 200
53 150
80 100
160 50
Irraggiamento
Effetti sull’uomo
termico (kW/m2)
1 Valore massimo dell’irraggiamento solare
1,5 Nessun effetto dannoso anche per lunghe esposizioni
4,5 Vesciche dopo 20 secondi
12,5 Ustioni di 1° grado dopo 10 secondi
36 Ustioni di 3° grado dopo 10 secondi
Irraggiamento da UVCE
1,5 250
2,0 200
4,5 170
8,0 110
Esposizione diretta alla fiamma: in caso di esplosione non correttamente convogliata, si
considera quale volume di rischio la sfera centrata sul punto critico avente raggio minimo
oltre la quale la fiamma non si propaga se non per esplosione secondaria (presenza di
polvere in ambiente) – lunghezza media legata a pool-fire:
Imax= 40 m
Irraggiamento da pool-fire
Irraggiamento termico Dal bordo della sfera di fuoco Dall’asse della cisterna (m)
((kW/m2) (m)
Nota : questa relazione NON tiene conto delle distanze di sicurezza riferite alla formazione di
nubi tossiche.
9.0 INDICAZIONI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
Alla luce di quanto evidenziato, è possibile fornire indicazioni in merito alle misure preventive
e protettive per ridurre o eliminare il rischio di esplosione.
Il contenimento del rischio avviene con l’uso delle barriere, cioè sistemi di difesa contro uno
o più eventi non voluti, che possono essere costituiti da uno stato ambientale naturale o da
un sistema artificiale. Le barriere si suddividono in base al fattore su cui agiscono, pertanto
esistono:
ACCORGIMENTI PARTICOLARI
MANUTENZIONI PERIODICHE
E’ necessario evitare depositi di polvere che possono dare luogo in condizioni particolari a
nebbie esplosive sia sulle apparecchiature elettriche che sui conduttori programmando
periodiche campagne di pulizia.
Per la manutenzione e la verifica degli impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione
per la presenza di gas si consiglia di seguire le indicazioni della norma CEI 31-34.
Tali norme individuano come possibili fonti di innesco, sia l’elettricità statica accumulata (§
5.3.7), sia possibili scintille generatesi per sfregamento (§ 5.3.4).
Nel caso in esame, il combustibile e il comburente sono sempre presenti e, sebbene difficile
da determinare sul campo, si deve ritenere che, nelle zone 20 (all’interno delle
apparecchiature di processo), la concentrazione di polvere aerodispersa rientri nei limiti di
esplosività.
Per quanto concerne la presenza di fonti efficaci di innesco si ritiene che, tenuto conto della
bassa energia di ignizione delle polveri e delle caratteristiche elettrostatiche, sia possibile
sempre un innesco di tipo elettrostatico nelle parti di processo con volumi interessanti. La
presenza di organi meccanici in movimento rappresenta un’ulteriore possibile fonte di
innesco, laddove eventuali scintille formatesi possono venire a contatto con nubi
aerodisperse di polvere.
Secondo il CEI CLC/TR 50404 / CEI 31-55 (nuova edizione ex CENELEC Report
R044-01 -Febbraio 1999), ogni apparecchiatura o parte di impianto che presenta
rischi di accumulo di cariche elettrostatiche dovrebbe essere collegata adeguatamente
a terra. Sistemi di messa a terra attivi muniti di circuito di monitoraggio, permettono un
più efficace controllo sull’equipotenzialità, anche su parti di impianto critiche ,come i
FBC, o parti mobili su ruote e quindi isolate.
Per tenere sotto controllo la formazione di scintille di natura meccanica, possono
essere di grande utilità dispositivi ottici di rilevamento scintille (tipo ad infrarosso o
ultravioletto), come anche previsto dalle norme EN 1127-1 § 7.2. Tali dispositivi,
installati a valle di apparecchiature che possono generare scintille (es. mulini,
mescolatori), danno la possibilità di attivare un allarme ed eventualmente bloccare
l’impianto, o attivare un sistema di compartimentazione.
ARCO ELETTRICO
Le caratteristiche delle polveri mostrano in generale una Minima Energia di Ignizione (MIE)
medio alta (>100 mJ). In ogni caso pericoli di autoignizione e di decomposizione esotermica
risultano improbabili.
La generazione di scintille, di archi elettrici o di scariche elettrostatiche costituiscono un reale
pericolo ai fini dell’ignizione delle polveri per cui il pericolo elettrico, inteso come sorgente di
ignizione sotto le forme sopra citate, è da considerarsi esistente. Le caratteristiche
dell’impianto elettrico sono comunque generalmente idonee alle zone, per cui il rischio è
generalmente basso.
Arco elettrico: indica la scarica luminosa e persistente di elettricità che avviene in un mezzo
normalmente isolante, nel quale si è provocata la ionizzazione delle particelle che lo
compongono; il fenomeno comporta una elevatissima temperatura (3000 - 4000°C).
L’arco elettrico è caratterizzato da un’energia definita da:
E = ∫ v * i * dt
In cui:
E energia d’arco
ν tensione d’arco
i corrente d’arco
t durata
MARCATURA APPARECCHI
CERTIFICA-ZIONE
TEMPERA-TURA
TEMPERATU-RA
CASI IN ESAME
(***) CLASSE DI
COSTRUZIONE
PROTEZIONE
CATEGORIA
ELETTRICA
SOSTANZA
CLASSE DI
GRADO DI
GRUPPO
TIPO DI
NOTE
ZONE
IIBT2
(glicole)
0 CE ATEX II 1 G Eex-ia T1÷T6 ---------- (*)
IICT1
(H2)
IIBT2
(glicole)
1 CE ATEX II 2 G Eex-d T1÷T6 ---------- (*)
IICT1
(H2)
IIBT2
(glicole)
2 CE ATEX II 3 G Eex-n T1÷T6 ---------- (*)
IICT1
(H2)
T 135°C
20 CE ATEX II 1 D IP 6X Eex-ia 135 °C
(T4)
Eex-d T 135°C
21 CE ATEX II 2 D IP 6X 135 °C
Eex-e (T4)
T 135°C
22 CE ATEX II 3 D IP 5X Eex-n 135 °C
(T4)
(*) Secondo quanto già esposto al par. 4.1, le costruzioni appartenenti ai modi di protezione
“e”, “m”, “o”, “p”, “q”, devono essere del gruppo II. Le costruzioni elettriche appartenenti ai
modi di protezione “d” e “i”, devono essere dei sottogruppi IIA, IIB, IIC conformemente alla
tipologia di sostanza pericolosa presente nella zona classificata.
Le costruzioni appartenenti al modo di protezione “n” devono generalmente fare parte del
gruppo II: esse devono appartenere ai sottogruppi IIA, IIB, IIC, in conformità alla tipologia di
sostanza presente nella zona pericolosa, qualora contengano dispositivi di interruzione in
cella chiusa, componenti non innescanti, costruzioni o circuiti a limitazione di energia.
(***) N.B.: le indicazioni sopra riportate sono basate sulla tipologia dei prodotti attualmente
impiegati in processo (vedi par. 6).
Nel caso di impiego di sostanze differenti dovrà essere verificata l'idoneità.
I sensori destinati all’interno dei sili o filtri (es. sensori di livello) dovranno avere la
doppia marchiatura ATEX (sia per l’interno che per l’esterno).
9.2. Misure tecniche protettive ADOTTABILI
Per le zone classificate e identificate nel presente documento dovrà essere apposto idoneo
cartello come sotto riportato:
Ammissibilità degli utensili che producono, o possono produrre scintille, nei vari tipi di
zona. (1)
TIPO DI ZONA UTENSILI UTENSILI DI ACCIAIO
che producono serie di scintille (che possono produrre scintille
GAS POLVERI (mole, seghe, ecc.) singole (cacciaviti, martelli, ecc.)
AMMESSI
Zona 1 (solo in assenza di atmosfera
esplosiva) AMMESSI (2)
AMMESSI
Zona 21
(senza strati di polveri)(3)
AMMESSI
Zona 2
(in assenza di atmosfera esplosiva)
AMMESSI
AMMESSI
Zona 22
(senza strati di polveri)(3)
(1)
L'uso di utensili in zona 1, 2, 21, 22. dovrebbe essere soggetto ad una "autorizzazione al
lavoro".
(2)
Per gas del gruppo IIC, sono ammessi solo in assenza di atmosfera esplosiva.
(3)
Anche nelle zone limitrofe dove possono arrivare le scintille. Sono ammessi strati di
polvere umide.
I depositi di polvere su pavimenti, pareti ed impianti saranno rimossi regolarmente. In
caso contrario esiste il rischio che l’esplosione interna agli impianti disperda il deposito
di polvere negli ambienti in modo tale che questi ultimi diventino miscele esplosive per
la cosiddetta esplosione secondaria con effetti devastanti.
In caso di esplosione in una qualsiasi area dello stabilimento, gli impianti si
bloccheranno automaticamente (in particolar modo valvole stellari, trasportatori, filtri e
mulini). Ciò riduce enormemente la propagazione dell’esplosione.
Gli indumenti di lavoro del personale saranno di tessuti naturali e non sintetici onde
evitare l’accumulo di cariche elettrostatiche. Le calzature di sicurezza,
indipendentemente dalla classe prescelta saranno munite di suola antistatica.
Saranno ispezionati a frequenza prestabilita tutti i punti di messa a terra degli impianti,
non affidandosi unicamente ai controlli biennali dovuti per legge.
Saranno implementate e mantenute in vigore procedure interne che dispongano il
divieto di effettuare saldature senza regolare autorizzazione (hot-work permits, Norma
NFPA 51 - “Standard for the Design and Installation of Oxygen-Fuel Gas Systems for
Welding, Cutting, and Allied Processes”).
Sarà integrato il programma di verifica (ispezione) e manutenzione preventiva su tutte
le parti di impianto (meccaniche – elettriche) per il controllo delle condizioni di integrità
e delle caratteristiche di sicurezza tenendo conto dei nuovi apparecchi e componenti
installati.
Verifiche ispezioni e manutenzione. Tali azioni sono già effettuate da personale
manutentore qualificato (CEI 31-26).
Le manutenzioni tengono inoltre conto delle indicazioni del costruttore e dei fattori che
influiscono sul deterioramento degli apparecchi. I programmi di verifica e di
manutenzione sono definiti.
9.4. SOLUZIONI IMPIANTISTICHE PREVENTIVE E PROTETTIVE ADOTTABILI
Misure preventive:
tutte le parti conduttive dell’impianto di scarico e l’autotreno devono essere messe in
equipotenzialità rispetto a terra;
gli operatori, dopo aver aperto le portelle dell’autotreno, devono portarsi dal lato
opposto a quello di scarico;
devono essere implementate le corrette procedure di lavoro, in particolare il divieto di
fumo ed il permesso per l’effettuazione dei lavori a caldo;
l’utilizzo dell’aria compressa sarà, per quanto possibile, vietato;
deve essere implementata le corretta procedura di impiego degli arrestatori di fiamma
sui collettori di scarico degli autotreni;
deve essere predisposto un piano di pulizia atto ad evitare la formazione di strati
significativi (s > 5 mm);
la stazione di scarico deve essere dotata di sistema di controllo automatico
della messa a terra dell’autocisterna con doppio circuito capacitivo-resistivo
(allarme ottico-acustico) (CEI CLC/TR 50404 / CEI 31-55);
Rischio Priorità
Punto critico Parte impianto Rischio
accettabile intervento
R1
CP 1 Reattore 1601 SI
P1 xC1xD1
Il reattore è caricato immettendo le polveri dal passo d’uomo, mentre per i liquidi il carico
può avvenire o direttamente dalle cisterne interrate con dosaggio attraverso centralino
volumetrico o prelevandoli da fusti e immettendoli nel reattore con pompa di rilancio o
aspirando sottovuoto.
Le polveri che presentano un elevato valore di resistività devono essere contenute in imballi
dissipativi (tensione di rottura del dielettrico V < di 4 kV) o conduttivi (necessariamente
devono essere messi in equipotenzialità prima delle operazioni di travaso) e scaricate
lentamente per minimizzare l’accumulo di cariche elettrostatiche. Bisogna considerare la
presenza di scariche a pennacchio e poiché non è possibile eliminarle totalmente devono
essere implementate ulteriori misure di prevenzione o protezione. Poiché allo stato attuale
non è possibile realizzare il carico dei reattori tramite bussola a doppia valvola, devono
essere prese le seguenti misure:
non utilizzare contenitori, sacchi o utensili per lo scarico costituiti da materiale
isolante;
non caricare più di 25 Kg. di polvere per volta nel reattore;
i reattori lavorano sotto inertizzazione controllata automaticamente.
Qualora all’interno si formasse una pressione per un’anomalia durante la reazione, sono
installati sulla tubazione che porta al condensatore dei dischi di rottura che convogliano sia i
vapori che eventuale fuoriuscita del prodotto in lavorazione ad un blow-down.
Il dimensionamento dei dischi di rottura risulta corretto.
E' tuttavia importante che siano eseguite le manutenzioni ordinarie come previste dal
costruttore.
Per la verifica di conformità della parte non elettrica ed elettrostatica si rimanda ai punti 9.6 e
9.7.
SI NO
Si previene l’esplosione tramite
inertizzazione con gas?
(con o senza controllo del Le operazioni di Si raccomanda
tenore di O2) carico e scarico si fortemente l’utilizzo
possono eseguire di gas inertizzante
senza alcuna
SI inertizzazione
E' tuttavia importante che sia mantenuta l'equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che
siano eseguite le manutenzioni ordinarie come previste dal costruttore.
Rischio
Priorità
Punto Parte impianto Rischio accettabile
intervento
critico
R0
CP 3 Reattore 1901
P1 xC0xD2
E' tuttavia importante che sia mantenuta l'equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che
siano eseguite le manutenzioni ordinarie come previste dal costruttore.
E' tuttavia importante che sia mantenuta l'equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che
siano eseguite le manutenzioni ordinarie come previste dal costruttore.
Alcuni prodotti vengono richiesti dai clienti in fusti da 200 litri e/o cisternette in polietilene da
1000 litri.
Misure preventive:
N.B.: sarebbe consigliabile, in applicazione delle nuove norme tecnice CEI CLC/TR 50404/
CEI 31-55, l’installazione di un dispositivo di controllo dell’avvenuta messa a terra del fusto
prima della fase di scarico del prodotto.
Misure preventive:
N.B.: è installato, in applicazione delle nuove norme tecniche CEI CLC/TR 50404/ CEI 31-
55, un dispositivo di controllo dell’avvenuta messa a terra della cisterna prima della fase di
scarico del prodotto.
***** *****
Punto Rischio Priorità
Parte impianto Rischio
critico accettabile intervento
Misure preventive:
N.B.: sarebbe consigliabile, in applicazione delle nuove norme tecnice CEI CLC/TR 50404/
CEI 31-55, l’installazione di un dispositivo di controllo dell’avvenuta messa a terra del fusto
prima della fase di scarico del prodotto.
***** *****
Esempio di sistema di messa a terra fusti per lo scarico dei prodotti infiammabili.
***** *****
Le condotte di trasferimento dei vapori provenienti dai processi produttivi sono state costruite
con particolari accorgimenti atti ad evitare pericoli di esplosione.
Non sono richieste misure preventive e protettive; si raccomanda il mantenimento delle
procedure di lavoro per quanto attiene le norme di sicurezza.
E’ tuttavia importante che sia mantenuta l’equipotenzialità fra tutte le parti metalliche.
***** *****
E' tuttavia importante che sia mantenuta l'equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che
siano eseguite le manutenzioni ordinarie come previste dal costruttore.
Quanto sopra riportato unitamente alla polmonazione con gas inerte (azoto) permette di
mantenere il valore di rischio R = R1.
***** *****
***** *****
L’impianto riceve gli sfiati delle varie apparecchiature ed i vapori di solvente presenti sono
trattenuti dai carboni.
Sono controllati automaticamente ed il tutto viene gestito da DCS dove sono riportati
su display tutti i dati rilevati dalle apparecchiature di controllo.
I carboni attivi, ciclicamente, vengono isolati dal ciclo produttivo e sono sottoposti ad un ciclo
di rigenerazione. L’impianto si compone di due settori che operano in alternativa.
L’aspiratore è posto a monte delle colonne e la girante è costruita in materiale antiscintilla,
venendosi la stessa a trovare a contatto dei vapori. Controlli periodici devono essere
programmati per evitare surriscaldamenti sulle parti rotanti a seguito di usure e/o
disassamenti.
E' tuttavia importante che sia mantenuta l'equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che
siano eseguite le manutenzioni ordinarie come previste dal costruttore.
Quanto sopra riportato unitamente alla polmonazione con gas inerte (azoto) permette di
mantenere il valore di rischio R = R1.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R6
CP29 Filtro depolveratore generale F322 NO
P2xC1xD3
Per quanto riguarda il filtro depolveratore generale F322, si agisce con misure preventive
tramite barriere atte a ridurre il fattore P:
assicurare una corretta messa a terra delle parti e periodiche verifiche e manutenzioni:
- sporcamento delle maniche (strato depositato)
- eventuali rotture
- mantenimento delle condizioni di isopotenzialità delle maniche e dei cestelli
il filtro sarà dotato di cartucce o maniche con caratteristiche antistatiche certificate.
Tali misure, qualora correttamente applicate, permettono di ricondurre il fattore P a: P 1.
Summary: Dust
Standard
Rupture disk
Volume V = 6,7 m3
Length / Diameter (eff) L/De = 2,02
Resistance (overpressure) P = 0,30 bar
Explosion overpressure Pmax = 5,5 bar
Product-spec. constant Kmax = 63 m·bar/s
Activation overpressure Pstat = 0,10 bar
Vent area (equivalent) A = 0,23 m2
Vent pipe (length) LA = 2,0 m
Dimensionamento membrana di sfogo con quench di fiamma:
Summary: Dust
Standard
Rupture disk
Volume V = 6,7 m3
Length / Diameter (eff) L/De = 2,02
Resistance (overpressure) P = 0,30 bar
Explosion overpressure Pmax = 5,5 bar
Product-spec. constant Kmax = 63 m·bar/s
Activation overpressure Pstat = 0,10 bar
Vent area (equivalent) A = 0,18 m2
Vent pipe (length) LA = 0,0 m
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R6
CP19 Silo di stoccaggio 100 Ton T305 NO
P2xC1xD3
Per quanto riguarda i silo di stoccaggio T305, si agisce con misure preventive tramite
barriere atte a ridurre il fattore P:
evitare sorgenti elettriche da sensori non sicuri tramite l’adozione di sensori ATEX (II 1 D)
all’interno dei sili od in alternativa i sensori dovranno essere barrierati con barriera Zener
(sicurezza intrinseca);
effettuare manutenzione regolare alle tenute dei passi d’uomo;
per i trasportatori coclea le velocità periferiche deve essere garantita una velocità
periferica di rotazione v≤1 m/s.
Tali misure, qualora correttamente applicate, permettono di ricondurre il fattore P a: P 1.
Si introduce quindi il fattore di contemporaneità K, definito dalla norma CEI UNI 70029, che
permette di affermare che:
il fattore P è riconducibile a P 1 tramite le misure preventive sopra riportate
il fattore C, è indipendente rispetto a P in quanto non c’è relazione tre la probabilità di
presenza dell’atmosfera esplosiva e la presenza dell’operatore nello stesso luogo e
nello stesso momento
L’insieme di tutte le misure indicate non annulla il rischio ma lo riconduce globalmente al
valore R 1, valore accettabile pur senza interventi sul fattore D.
**************
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R1
CP20 Setacci Allgaier IC130 e IC131 NO
P1 xC1xD1
Per quanto riguarda i setacci Allgaier IC130 e IC131, si agisce con misure preventive tramite
barriere atte a mantenere il fattore P pari a P 1:
assicurare una corretta messa a terra delle parti e periodiche verifiche e manutenzioni;
sostituire periodicamente le manichelle sui bocchelli del setaccio.
Tali procedure già correttamente implementate permettono di considerare il fattore P pari a
P=1.
Introducendo il fattore di contemporaneità K, definito dal metodo CEI UNI 70029, si può
affermare che, nel caso in esame:
il fattore P è riconducibile a P 1;
Introducendo il fattore di contemporaneità K, definito dal metodo CEI UNI 70029, si può
affermare che, nel caso in esame:
il fattore P è riconducibile a P 1;
In considerazione della velocità periferica di rotazione v≤ 2,5 m/s e della portata P≤ 106 mc/h
(NFPA 61 punto 7.4.3), e agli interventi organizzativi di prevenzione sopra citati, si riconduce
globalmente il valore di rischio R a R=1 rischio accettabile.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R12
CP9 Elevatore TR102 NO
P3xC2xD2
Poiché la quantità di polvere presente nelle materie prime pulite è mediamente >LEL, è
necessario intervenire con misure protettive atte ad abbattere il fattore D:
Dovrà essere adottato un sistema di protezione e compartimentazione costituito da:
quanch di fiamma tipo Q-Box da posizionare sul piede ed in testa all’elevatore;
compartimentazione chimica al carico ed in uscita elevatore;compartimentazione
chimica sulle canne dell’elevatore.
Le portelle antiscoppio attualmente montate (non certificate) dovranno essere rimosse.
Tale misura protettiva permette di ricondurre il fattore D a: D 0, eliminando di fatto il rischio
esplosione.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R1
CP12 N°2 deferizzatori SI
P1xC1xD1
Si agisce con misure preventive tramite barriere atte a mantenere costante il fattore P:
assicurare una corretta messa a terra delle parti e periodiche verifiche
corretta frequenza di manutenzioni preventive programmate;
deve essere predisposto un piano di pulizia atto ad evitare la formazione di strati
significativi (s > 5 mm);
L’insieme di tali misure preventive permette di mantenere il fattore P a: P=1.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R8
CP13 Filtro aspirazione deferizzatori F2259 NO
P2xC2xD2
Per quanto riguarda i filtri, si agisce con misure preventive tramite barriere atte a mantenere
costante il fattore P:
assicurare una corretta messa a terra delle parti e periodiche verifiche e
manutenzioni:
1. sporcamento delle maniche (strato depositato)
2. eventuali rotture
3. mantenimento delle condizioni di isopotenzialità delle maniche e dei cestelli
il filtro deve essere dotato di cartucce o maniche con caratteristiche antistatiche
certificate.
mantenimento di un piano di verifica efficienza adeguata.
Il trasferimento delle polveri dalla confezione originale alla bilancia deve essere eseguito
mettendo in atto accorgimenti tali da evitare che l’eventuale energia presente in pigmenti
aventi valori di resistività elevata possa generare delle scariche sulle masse metalliche, in
grado di essere fonte di innesco con pericolo di esplosione.
***** *****
La rete interna ha una pressione di 0,020 mbar con caratteristiche tali da rendere
trascurabile una possibile perdita, come riscontrabile nelle tabelle riportate al par. 6. (vedere
anche norme CEI 31-35, nota par. GB3.1 . Tuttavia in favore della sicurezza nella
classificazione delle aree della rete gas metano che fa riferimento al laboratorio viene
riportata una zona 2 cautelativa.
E’ consigliabile installare un rilevatore di gas metano in ogni singolo locale con segnalazione
di allarme portata in una postazione con presenza continua di personale. E’ importante
inoltre in un caso simile deegernizzare il locale per eliminare possibili fonti di innesco:
le valvole del gas metano devono essere aperte solo al momento dell’utilizzo e
immediatamente chiuse al termine dell’impiego;
in caso di mancanza energia elettrica, quindi in caso non vi sia idonea aspirazione
forzata le attività da svolgersi sotto cappa dovranno essere vietate;
nel caso in cui avvenga un black-out elettrico od un gusto all’impianto di aspirazione
durante lo svolgimento delle attività con generazione di vapori infiammabili sotto
cappa, queste dovranno essere fermate e dovranno essere ripristinate le condizioni di
sicurezza, eliminando le sorgenti di emissione.
E’ consigliabile sostituire i bunser con altri dotati di valvola di intercettazione gas comandata
da termocoppia.
L’insieme delle misure sopra riportate, qualora correttamente applicate, permette di portare il
fattore R a R0.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R8
CP21 Celle macroingredienti 68, 69, 71-75, 79-82 NO
P2xC2xD2
Per quanto riguarda i filtri, si agisce con misure preventive tramite barriere atte ad abbattere
il fattore P:
assicurare una corretta messa a terra delle parti e periodiche verifiche e
manutenzioni:
1. sporcamento delle maniche (strato depositato)
2. eventuali rotture
3. mantenimento delle condizioni di isopotenzialità delle maniche e dei cestelli
il filtro deve essere dotato di cartucce o maniche con caratteristiche antistatiche
certificate.
mantenimento di un piano di verifica efficienza adeguata.
al fine di limitare l’estensione della zona classificata generata da una potenziale
rottura maniche, si suggerisce di installare sonda triboelettrica sull’uscita dei
ventilatori dei suddetti filtri
Come indicato per il precedente punto critico, il carico pneumatico da autocisterna non
permette di escludere a priori la possibilità che corpi estranei possano entrare nei sili (ad
esempio particelle estranee presenti nell’autocisterna, che potrebbero produrre scintille o
particelle calde durante il trasporto).
Inoltre, i filtri a maniche sono elementi critici per via del rischio elettrostatico ad essi
associato.
Per tali motivi, al fine di evitare misure protettive sulle celle di dosaggio, si suggerisce di
montare dei nuovi ciclonfiltri marchiati ATEX sopra le celle, che riceveranno il prodotto in
arrivo dalle stazioni di scarico e lo trasferiranno alle sottostanti celle tramite rotocella
compartimentante.
Si agisce con misure preventive tramite barriere atte a ridurre il fattore C:
il personale addetto al reparto, alle manutenzioni o alla pulizia può effettuare le
attività di competenza SOLO attraverso procedure definite.
il personale addetto all’area deve salire e sostare sul tetto dei sili durante le
operazioni di carico per il tempo strettamente necessario all’attività da svolgere;
Tale misura, qualora correttamente applicata, permette di ricondurre il fattore C a: C 1.
Il volume interno alla cassa del mulino è generalmente ridotto e la miscela al suo interno è
generalmente turbolenta per via della rotazione. Il mulino è in grado di produrre sorgenti di
innesco efficaci (particelle calde o scintille di natura meccanica), che in genere non
provocano l’innesco della miscela che transita nel mulino (per via delle considerazioni
precedenti), ma che possono innescare la miscela contenuta nei volumi a valle dei mulini.
Nella fattispecie, il volume della tramoggia posta sotto ogni mulino (5,8 m 3) contiene miscela
in concentrazione durante il normale funzionamento, che potrebbe essere innescata da
sorgenti provenienti dal mulino.
A questo si aggiunge il rischio elettrostatico legato ai filtri montati in testa alle tramoggie.
In base a queste considerazioni, si ritiene necessario abbattere il fattore D tramite misure di
tipo protettivo.
Sarà pertanto necessario installare:
sistema di mitigazione delle esplosioni tramite pannelli antiscoppio per applicazioni
indoor (tipo Q-Rohr, Q-Box o valvole Relief) oppure soppressori chimici sulla
tramoggia dei mulini
sistema di compartimentazione delle esplosioni a monte e valle del mulino.
La compartimentazione a valle può essere effettuata tramite le rotocelle di scarico
tramogge, previa verifica delle loro proprietà compartimentanti (in alternativa
dovranno essere sostituite con rotocelle flameproof-explosionproof certificate
La compartimentazione sull’ingresso del mulino può essere realizzata tarmite
rotocella compartimentante o soppressore chimico
In considerazione delle misure sopra riportate, il valore di rischio si riconduce a R=o poiché
le misure protettive permettono di abbattere D a D=0.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
R1
CP23 Setaccio Allgaier IC125 NO
P1 xC1xD1
Per quanto riguarda l setaccio Allgaier IC125, si agisce con misure preventive tramite
barriere atte a mantenere il fattore P pari a P 1:
assicurare una corretta messa a terra delle parti e periodiche verifiche e manutenzioni;
sostituire periodicamente le manichelle sui bocchelli del setaccio.
Tali procedure già correttamente implementate permettono di considerare il fattore P pari a
P=1.
Introducendo il fattore di contemporaneità K, definito dal metodo CEI UNI 70029, si può
affermare che, nel caso in esame:
il fattore P è riconducibile a P 1;
E’ importante che sia mantenuta l’equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che siano
eseguite le manutenzioni periodiche.
E’ importante che sia mantenuta l’equipotenzialità fra tutte le parti metalliche e che siano
eseguite le manutenzioni periodiche.
Rischio
Punto Priorità
Parte impianto Rischio accettabil
critico intervento
e
Il pericolo maggiore è quello legato alle scariche elettrostatiche che si possono accumulare
durante il travaso dell’alluminio tra i fusti, un materiale solido è considerato conduttore ai fini
della dispersione delle cariche elettrostatiche se ha una resistività volumica o superficiale
minore o uguale di 109 Ohm*m. (Il PVC, teflon, plexliglas ecc…) hanno una resistività
superiore a 1012 Ohm*m, quindi durante il travaso delle polveri di alluminio si ha un’accumulo
di cariche elettrostatiche.
Per quanto riguarda le stazioni di pesatura , è possibile operare sul fattore P con le seguenti
indicazioni:
a) trasferimento della polvere con sassola in equipotenzialità, oppure scarico
lento del prodotto (evita al minimo l’accumulo),
b) non utilizzare contenitori, sacchi o utensili per lo scarico costituiti da materiale
isolante (impiego di liner in polietilene antistatico);
c) impiego di idonei indumenti di lavoro antistatici (resistenza di dispersione
verso terra RE ≤ 108 ohm),
d) impiego di scarpe antinfortunistiche di tipo antistatico (con controllo in
reparto).
e) collegamento a terra dei fusti durante il travaso
In base alla normativa tecnica NFPA 61 all’art. 7.4.3 “Legs Handling Materials Other
Than Bulk Raw Grain That Present an Explosion Hazard.”Tale norma recita le
seguenti condizioni :
“….7.4.3.1 Explosion venting of legs into buildings shall not be permitted.
7.4.3.2* Newly installed outside legs shall be equipped with explosion venting in
accordance with 7.4.2.2.
Exception No. 1: Legs that have either belt speeds below 2.5 m/sec (500 ft/min) or
capacities less than 106 m3/hr (3750 ft3/hr).
Exception No. 2: Those portions of outside legs, as defined in this standard, below
grade or passing through ground-level buildings.
7.4.3.3* Legs or portions of legs that are located inside shall have the maximum
practicable explosion relief area through the roof directly to the outside.
Exception: Legs that have either belt speeds below 2.5 m/sec (500 ft/min) or
capacities less than 106 m3/hr (3750 ft3/hr)….”.
Vengono mantenute inoltre idonee procedure di lavoro per quanto attiene le norme di
sicurezza.
Tutti i reattori rilevati ed i tank di dosaggio sono mantenuti in atmosfera inerte tramite cicli
di polmonamento.
Il riempimento avviene sempre dall’alto con la formazione di spruzzi (inevitabile nei
reattori per evitare interferenza con gli agitatori; il tubo di riempimento entra comunque
nel recipiente vicino alla parete laterale ed il liquido immesso è diretto parallelamente alla
parete. La velocità di carico deve essere regolata in modo da non superare il valore limite
di 2 m/s.
I reattori dotati di rivestimento interno non conduttivo dovrebbero mantenere il
rivestimento a spessore s < di 2 mm.
Gli idroestrattori sono tutti dotati di sistema di inertizzazione con controllo automatico del
tenore di ossigeno (Melli).
Per quanto attiene i contenitori piccoli devono essere prese le seguenti precauzioni:
- realizzare una corretta messa a terra prima di ogni operazione di travaso
(contenitori mobili);
- impedire che le persone possano accumulare cariche elettrostatiche pericolose.
Tutte le operazioni di riempimento e svuotamento che implicano l’utilizzo di parti quali
imbuti o ugelli devono essere effettuate dopo aver realizzato l’equipotenzialità (bonding)
di tutte le parti citate.
Manichette per liquidi: tubi e manichette flessibili risultano attualmente idonei all’utilizzo.
Guanti protettivi: attualmente non sono utilizzati guanti protettivi in materiale dissipativi; il
loro utilizzo dovrà essere limitato alle attività effettuate in ZONA 1 (esempio locale
idroestrattori) durante estrazione telo e confezionamento.
Messa a terra e collegamenti relativi: per tutte le parti di impianto è accettabile una
resistenza con valore massimo di 106 Ω, a condizione che tale valore sia rigorosamente
mantenuto. Negli impianti di processo, per via dei diversi tempi di costruzione, ci sono
tubazioni che utilizzano il ponticello tra le flange ed altre che non ne fanno uso; è
possibile mantenere queste ultime parti allo stato attuale, verificando periodicamente le
condizioni di equipotenzialità realizzate dai bulloni e dadi di bloccaggio.
I vari elementi metallici mobili (carrelli, fusti, ecc.) sono regolarmente messi a terra
tramite collegamenti a pinza; si raccomanda, per le stazioni di scarico autobotti e fusti,
l’impiego di sistemi con controllo automatico.
9.6. Calcoli scariche elettrostatiche – reparto DESTROSIO
Il fenomeno elettrostatico, presente in natura e legato al contatto tra due materiali diversi, è il
più difficile da individuare, misurare e valutare in termini di efficacia o meno.
L’energia elettrostatica si accumula in misura diversa in funzione di:
tipo di polvere (resistività);
velocità di trasporto;
materiale del contenitore e equipotenzialità rispetto a terra delle varie parti di
impianto.
L’efficacia di tale sorgente di innesco è sotto valutata determinando l'energia equivalente dei
vari accumuli di carica in tutte le parti di impianto.
In particolare per quanto riguarda la scarica a cono , in base a risulti recenti, l'energia media
rilasciata durante tali scariche dipende dal diametro del silo e dalle dimensioni delle particelle
(mediane) dei prodotti che formano il mucchio di polvere.
Per i silos di diametro compreso tra 0,5m e 3m e le polveri di gamma mediana da 0,1mm a
3,0mm, l'energia W (limite massimo dell'energia della scarica conica in mJ), viene stimata
attraverso formula numerica.
Dalla valutazione dell'energie poste in campo dalle differenti cariche di tipo elettrostatico, e
dalla minima energia d'innesco tipica della polvere trattata, vengono analizzate e definite le
cariche presenti per ogni punto critico.
9.7. Valutazione rischio punti critici reparto DESTROSIO
9.8. Verifica apparecchiature rotanti reparto DESTROSIO
Tale formula è stata determinata sperimentalmente dallo Swiss Safety Institute (Swiss
Institute for the Promotion of Safety and Security) di Basilea.
Se la velocità periferica relativa di rotazione è > 10 m/s è sempre presente il rischio di
ignizione della polvere.
Nel caso del reparto DESTROSIO, considerando i valori caratteristici della polvere:
MIT= 380 °C
MIE= 360 mJ
si ottiene che:
Ne consegue che tutte le parti meccaniche rotanti del reparto DESTROSIO, con velocità
periferica relativa compresa fra 1 m/s e 10 m/s, non sono in grado di innescare la polvere in
caso di funzionamento anomalo che produca scintille.
Non vi sono, infine, parti meccaniche rotanti con velocità periferiche relativi superiori a 10
m/s.
Si riportano nella tabella seguente le velocità periferiche relative degli elementi rotanti presi
in considerazione nell’analisi del reparto DESTROSIO.
9.9. Elementi di verifica caratteristiche valvole stellari
Legenda
W: luce tra la pala e l’involucro
Ls: spessore della pala
Ns: numero di pale
contemporaneamente in
presa fratto due
(nell’immagine sopra
Ns=3)
Si riportano nella tabella seguente i massimi valori di traferro ammissibili (espressi in mm)
per le rotocelle di trasferimento del DESTROSIO, in funzione dello spessore delle palette, del
numero di pale in presa (Ns precedentemente definito) e dei parametri MIT e MIE del
destrosio.
Non è possibile assumere la rotocella quale elemento compartimentante nel caso in cui la
dimensione del traferro sia inferiore a quella indicata in tabella.
NOTA: tipicamente le stellari utilizzate nel reparto destrosio hanno al minimo 6 pale di cui in
presa; considerando uno spessore delle pale tipico di 2 mm, dalla tabella precedente si
deduce che in tali condizioni (peraltro le più restrittive ipotizzabili), il tra ferro massimo per
considerare la stellare compartimentante, risulta 0.32 mm, superiore al valore nominale di
0.28 mm delle stellari installate. Si può quindi dedurre che le stellari installate sono
utilizzabili come elemento di compartimentazione.
9.11. Calcoli strutturali silo T305
Introduzione
Concetti di base
Lo studio si avvale dei risultati e delle formule semplificate derivanti da elaborazioni agli
elementi finiti. Ciò comporta il fatto che le formule utilizzate siano limitate a condizioni
specifiche che ne restringono il campo di applicazione:
vengono approssimati i volumi a figure geometriche.
non viene analizzato il volume complessivo ma la singola parte.
il comportamento in caso di esplosione non coincide sicuramente a quello reale in quanto
il volume complessivo del filtro è composto di più elementi che interagiscono fra loro. Di
questa interazione reciproca non è tenuto conto nelle formule utilizzate.
per il calcolo delle unioni bullonate (numero dei bulloni necessari) normalmente si
considera che la struttura debba sopportare una pressione di 0,3 bar in quanto, al di sotto
di tale valore risulta molto oneroso predisporre un impianto antiesplosione.
nelle formule non si tiene conto del materiale contenuto nel filtro ma viene determinata
semplicemente la pressione alla quale è in grado di resistere la struttura.
Corpo legislativo
Direttiva CEE 94/9/CE: Direttiva del parlamento europeo e del Consiglio del 23.03.94
concernente il ravvicinamento delle legislazione degli Stati membri relative agli
apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera
potenzialmente esplosiva (ATEX 95)
DPR 23/3/98 n° 126 “Regolamento recante norme per l’attuazione della Direttiva
94/9/CE”
Corpo normativo
EN 1050: Safety of machinery - Risk assessment
EN 1127-1: Atmosfere esplosive: prevenzione e protezione
EN 50281-3: Equipment for use in presence of combustible dust – classification of areas
Bibliografia
W. Bartknecht : „Staubexplosionen“ ( Dust Explosion) Springer Publications 1987
G. Mühlenbeck : „Festigkeitsberechnung im Dampfkessel- Behälter- und Rohr-
leitungsbau“ (Stability Calculations for Steam Boilers – Containers & Pipe Engineering)
Springer Publications 1997
(3) IChemE: “Process vessels subject to explosion risk” – British Materials Handling
Board
Nell’analisi si è tenuto conto del minimo spessore di parete utilizzato nella realizzazione del
corpo centrale del silo.
Pur trovandoci fuori dai limiti di validazione del calcolo, si può considerare ragionevolmente e
cautelativamente, una resistenza strutturale del corpo centrale pari a 0,5 barg.
Il fattore Fq tiene conto del tipo di saldatura continuo di collegamento fra i vari elementi che
vanno a comporre il corpo centrale del silo in questione.
Tetto conico
D MAX Maximum Diameter 5000 mm
t Wall thickness 2,5 mm
a Cone semi-angle 82,00 degrees = 1,431 rad
S y Material yield stress 235 N/mm2
F s Factor of safety 2
F q Weld strength factor 0,67
P f Pressure rating 0,01 N/mm2 = 0,11 bar
Anche in questo caso siamo appena fuori dai limiti di validità del calcolo e possiamo
considerare cautelativamente che la resistenza della tramoggia sia pari a 0,5 barg
Note e Conclusioni
Si conclude che:
Elemento Piastra
Corpo centrale Lo spessore della piastra è idoneo
Dati ambientali
Altitudine sul livello del mare [m]: 250
Pressione atmosferica Pa [Pa]: 98368
Temperatura ambientale interna Ta [°C]: 30,0
Temperatura ambientale esterna Test [°C]: 18,0
Dimensioni del locale [m]: 10,0m x 6,0m x 5,0m
Volume del locale Va [m3]: 300,0
Coefficiente cp: 0,90
Coefficiente Cs: 0,65
Aperture di ventilazione [m2]: ---
Caratteristiche della SE
Area della pozza [m2]: 0,0
Grado di emissione: PRIMO
Temperatura del liquido nella pozza Ts [°C]: 30,0
Concentrazione iniziale massima del vapore Xo: 5,31 %
Il liquido si trova all’interno di un contenitore avente l’area della superficie del liquido (A)
uguale all’area dell’apertura verso l’ambiente e la sezione del contenitore costante.
La superficie del liquido non è lambita dall’aria di ventilazione, ma al di sopra della superficie
del liquido esiste un bordo di altezza hd.
L’area della superficie del liquido e l’altezza del bordo valgono rispettivamente:
A = 0,0 m²
hd = 0,2 m
Qg = 0,0000002 [kg/s]
CONCENTRAZIONE MEDIA Xm% DELLA SOSTANZA PERICOLOSA
travaso solventi da fusti
Considerando che alla quota del livello del mare (Pa=101325 Pa) e alla temperatura di 20°C
la massa volumica dell’aria vale 1,2047 kg/m3, è possibile calcolare la massa volumica del
gas nelle condizioni ambientali date:
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,798
dove:
tp tempo di emissione [s] 600
Alla concentrazione così calcolata sono quindi aggiunte, quando presenti, le concentrazioni
dovute alle emissioni strutturali (Qes) ed alle altre emissioni (Qal).
In base ai dati di cui sopra la concentrazione media della sostanza pericolosa nel campo
lontano vale:
Concentrazione media della sostanza pericolosa Xm%: 0,000 % (0,0 % del LEL)
GRADO DELLA VENTILAZIONE
travaso solventi da fusti
Il grado della ventilazione è definito MEDIO quando è soddisfatta la seguente relazione (rel.
2.2.n Guida CEI 31-35), in caso contrario il grado della ventilazione è BASSO.
Infine, il grado della ventilazione è definito ALTO quando è soddisfatta la condizione di cui
sopra ed inoltre le dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE sono trascurabili. Un
indice delle dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE è dato dal Volume ipotetico
di atmosfera esplosiva Vz, definito come segue:
dove:
Per le emissioni non di grado continuo, il tempo di persistenza (t) si calcola con la seguente
relazione:
La distanza dz dalla SE alla quale la sostanza pericolosa può essere considerata diluita ad
un livello non pericoloso è calcolata con la relazione GB.5.1.2:
dove:
Poiché sono stati assunti o calcolati i seguenti parametri della ventilazione e della SE
Grado di emissione: PRIMO
Disponibilità della ventilazione: BUONA
Grado di ventilazione: MEDIO
In base all tabella B.1 della Norma CEI EN 60079-10 risulta che la zona pericolosa suddetta
è classificata come segue:
Dati ambientali
Altitudine sul livello del mare [m]: 250
Pressione atmosferica Pa [Pa]: 98368
Temperatura ambientale interna Ta [°C]: 30,0
Temperatura ambientale esterna Test [°C]: 18,0
Dimensioni del locale [m]: 6,0m x 10,0m x 5,0m
Volume del locale Va [m3]: 300,0
Coefficiente cp: 0,90
Coefficiente Cs: 0,65
Aperture di ventilazione [m2]: ---
---
Caratteristiche della sostanza pericolosa
Denominazione:Alcool metilico (Metanolo)
Chemical Abstract Service (CAS) Number: 67-56-1
Densità relativa all’aria del vapore relgas: 1,11
Massa volumica del vapore gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,255
Massa molare M [kg/mol]: 32,04
Rapporto tra i calori specifici = Cp/Cv: 1,2
Limite inferiore di esplodibilità in volume LEL%vol: 6,0 %
Limite inferiore di esplodibilità in massa LEL [kg/m3]: 0,08
Temperatura di ebollizione Tb [°C]: 64,7
Tensione di vapore alla Ts [Pa]: 21742
Gruppo e Classe di temperatura:IIAT1
Caratteristiche della SE
Area della pozza [m2]: 0,1
Grado di emissione: PRIMO
Temperatura del liquido nella pozza Ts [°C]: 30,0
Concentrazione iniziale massima del vapore Xo: 11,05 %
Il liquido si trova all’interno di un contenitore avente l’area della superficie del liquido (A)
maggiore dell’area dell’apertura verso l’ambiente (B) e la sezione del contenitore non
costante.
La superficie del liquido non è lambita dall’aria di ventilazione, ma al di sopra della superficie
del liquido esiste un bordo di altezza hd.
L’area della superficie del liquido, dell’area dell’apertura verso l’ambiente e l’altezza del
bordo valgono rispettivamente:
A = 0,1 m²
B = 0,0 m²
hd = 0,1 m
dove kF vale:
quando hd < (Da-Db)/4
b) quando hd (Da-Db)/4
Qg = 0,0000041 [kg/s]
EMISSIONI STRUTTURALI
agitatori preparazione adesivante
Nell’impianto in questione sono stati identificati i seguenti componenti, per i quali si intende
calcolare le emissioni strutturali:
n. 10 Boccaporti e passi d'uomo 10 x 0,520 = 5,2 x 10-6 kg/s
. .
. .
.
Sulla base dei dati forniti dalla Guida CEI 31-35 nella tab. GB.3.2.1
Si ricava la seguente portata di emissione complessiva, considerata al fine del calcolo della
concentrazione media della sostanza pericolosa nel campo lontano Xm%:
Considerando che alla quota del livello del mare (Pa=101325 Pa) e alla temperatura di 20°C
la massa volumica dell’aria vale 1,2047 kg/m3, è possibile calcolare la massa volumica del
gas nelle condizioni ambientali date:
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,255
dove:
tp tempo di emissione [s] 5400
Alla concentrazione così calcolata sono quindi aggiunte, quando presenti, le concentrazioni
dovute alle emissioni strutturali (Qes) ed alle altre emissioni (Qal).
In base ai dati di cui sopra la concentrazione media della sostanza pericolosa nel campo
lontano vale:
Concentrazione media della sostanza pericolosa Xm%: 0,001 % (0,0 % del LEL)
GRADO DELLA VENTILAZIONE
agitatori preparazione adesivante
Il grado della ventilazione è definito MEDIO quando è soddisfatta la seguente relazione (rel.
2.2.n Guida CEI 31-35), in caso contrario il grado della ventilazione è BASSO.
Infine, il grado della ventilazione è definito ALTO quando è soddisfatta la condizione di cui
sopra ed inoltre le dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE sono trascurabili. Un
indice delle dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE è dato dal Volume ipotetico
di atmosfera esplosiva Vz, definito come segue:
dove:
Per le emissioni non di grado continuo, il tempo di persistenza (t) si calcola con la seguente
relazione:
La distanza dz dalla SE alla quale la sostanza pericolosa può essere considerata diluita ad
un livello non pericoloso è calcolata con la relazione GB.5.1.2:
dove:
Poiché sono stati assunti o calcolati i seguenti parametri della ventilazione e della SE
Grado di emissione: PRIMO
Disponibilità della ventilazione: BUONA
Grado di ventilazione: MEDIO
In base all tabella B.1 della Norma CEI EN 60079-10 risulta che la zona pericolosa suddetta
è classificata come segue:
Dati ambientali
Altitudine sul livello del mare [m]: 250
Pressione atmosferica Pa [Pa]: 98368
Temperatura ambientale interna Ta [°C]: 30,0
Temperatura ambientale esterna Test [°C]: 18,0
Dimensioni del locale [m]: 3,0m x 2,5m x 2,8m
Volume del locale Va [m3]: 20,6
Coefficiente cp: 0,90
Coefficiente Cs: 0,65
Aperture di ventilazione [m2]: ---
---
Caratteristiche della sostanza pericolosa
Denominazione:Alcool metilico (Metanolo)
Chemical Abstract Service (CAS) Number: 67-56-1
Densità relativa all’aria del gas relgas: 1,11
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,255
Massa molare M [kg/mol]: 32,04
Rapporto tra i calori specifici = Cp/Cv: 1,2
Limite inferiore di esplodibilità in volume LEL%vol: 6,0 %
Limite inferiore di esplodibilità in massa LEL [kg/m3]: 0,08
Temperatura di ebollizione Tb [°C]: 64,7
Gruppo e Classe di temperatura:IIAT1
Caratteristiche della SE
Pressione assoluta nel sistema di contenimento [bar]: 2,0
Area del foro di emissione [mm2]: 0,001
Grado di emissione: SECONDO
Coefficiente di efflusso: 0,8
Temperatura di emissione del gas Ts [°C]: 30,0
Concentrazione iniziale massima del gas Xo: 50,0 %
Qt = 0,00001 kg/s
CONCENTRAZIONE MEDIA Xm% DELLA SOSTANZA PERICOLOSA
macchina spray applicazione adesivante
Considerando che alla quota del livello del mare (Pa=101325 Pa) e alla temperatura di 20°C
la massa volumica dell’aria vale 1,2047 kg/m3, è possibile calcolare la massa volumica del
gas nelle condizioni ambientali date:
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,255
dove:
tp tempo di emissione [s] 900
Alla concentrazione così calcolata sono quindi aggiunte, quando presenti, le concentrazioni
dovute alle emissioni strutturali (Qes) ed alle altre emissioni (Qal).
In base ai dati di cui sopra la concentrazione media della sostanza pericolosa nel campo
lontano vale:
Concentrazione media della sostanza pericolosa Xm%: 0,006 % (0,1 % del LEL)
GRADO DELLA VENTILAZIONE
macchina spray applicazione adesivante
Il grado della ventilazione è definito MEDIO quando è soddisfatta la seguente relazione (rel.
2.2.n Guida CEI 31-35), in caso contrario il grado della ventilazione è BASSO.
Infine, il grado della ventilazione è definito ALTO quando è soddisfatta la condizione di cui
sopra ed inoltre le dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE sono trascurabili. Un
indice delle dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE è dato dal Volume ipotetico
di atmosfera esplosiva Vz, definito come segue:
dove:
Per le emissioni non di grado continuo, il tempo di persistenza (t) si calcola con la seguente
relazione:
La distanza dz dalla SE alla quale la sostanza pericolosa può essere considerata diluita ad
un livello non pericoloso è calcolata con la relazione GB.5.1.2:
dove:
Poiché sono stati assunti o calcolati i seguenti parametri della ventilazione e della SE
Grado di emissione: SECONDO
Disponibilità della ventilazione: BUONA
Grado di ventilazione: MEDIO
In base all tabella B.1 della Norma CEI EN 60079-10 risulta che la zona pericolosa suddetta
è classificata come segue:
Dati ambientali
Altitudine sul livello del mare [m]: 250
Pressione atmosferica Pa [Pa]: 98368
Temperatura ambientale interna Ta [°C]: 50,0
Temperatura ambientale esterna Test [°C]: 18,0
Dimensioni del locale [m]: 2,5m x 3,0m x 2,8m
Volume del locale Va [m3]: 20,6
Coefficiente cp: 0,90
Coefficiente Cs: 0,65
Aperture di ventilazione [m2]: ---
---
Caratteristiche della sostanza pericolosa
Denominazione:Alcool metilico (Metanolo)
Chemical Abstract Service (CAS) Number: 67-56-1
Densità relativa all’aria del gas relgas: 1,11
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,178
Massa molare M [kg/mol]: 32,04
Rapporto tra i calori specifici = Cp/Cv: 1,2
Limite inferiore di esplodibilità in volume LEL%vol: 6,0 %
Limite inferiore di esplodibilità in massa LEL [kg/m3]: 0,08
Temperatura di ebollizione Tb [°C]: 64,7
Gruppo e Classe di temperatura:IIAT1
Caratteristiche della SE
Pressione assoluta nel sistema di contenimento [bar]: 2,0
Area del foro di emissione [mm2]: 0,002
Grado di emissione: SECONDO
Coefficiente di efflusso: 0,8
Temperatura di emissione del gas Ts [°C]: 30,0
Concentrazione iniziale massima del gas Xo: 50,0 %
Qt = 0,00002 kg/s
CONCENTRAZIONE MEDIA Xm% DELLA SOSTANZA PERICOLOSA
buratto
Considerando che alla quota del livello del mare (Pa=101325 Pa) e alla temperatura di 20°C
la massa volumica dell’aria vale 1,2047 kg/m3, è possibile calcolare la massa volumica del
gas nelle condizioni ambientali date:
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,178
dove:
tp tempo di emissione [s] 900
Alla concentrazione così calcolata sono quindi aggiunte, quando presenti, le concentrazioni
dovute alle emissioni strutturali (Qes) ed alle altre emissioni (Qal).
In base ai dati di cui sopra la concentrazione media della sostanza pericolosa nel campo
lontano vale:
Concentrazione media della sostanza pericolosa Xm%: 0,004 % (0,1 % del LEL)
GRADO DELLA VENTILAZIONE
buratto
Il grado della ventilazione è definito MEDIO quando è soddisfatta la seguente relazione (rel.
2.2.n Guida CEI 31-35), in caso contrario il grado della ventilazione è BASSO.
Infine, il grado della ventilazione è definito ALTO quando è soddisfatta la condizione di cui
sopra ed inoltre le dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE sono trascurabili. Un
indice delle dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE è dato dal Volume ipotetico
di atmosfera esplosiva Vz, definito come segue:
dove:
Per le emissioni non di grado continuo, il tempo di persistenza (t) si calcola con la seguente
relazione:
La distanza dz dalla SE alla quale la sostanza pericolosa può essere considerata diluita ad
un livello non pericoloso è calcolata con la relazione GB.5.1.2:
dove:
Poiché sono stati assunti o calcolati i seguenti parametri della ventilazione e della SE
Grado di emissione: SECONDO
Disponibilità della ventilazione: BUONA
Grado di ventilazione: MEDIO
In base all tabella B.1 della Norma CEI EN 60079-10 risulta che la zona pericolosa suddetta
è classificata come segue:
Dati ambientali
Altitudine sul livello del mare [m]: 300
Pressione atmosferica Pa [Pa]: 97781
Temperatura ambientale interna Ta [°C]: 25,0
Temperatura ambientale esterna Test [°C]: 18,0
Dimensioni del locale [m]: 1,5m x 0,7m x 1,5m
Volume del locale Va [m3]: 1,6
Coefficiente cp: 0,90
Coefficiente Cs: 0,65
Aperture di ventilazione [m2]: ---
---
Caratteristiche della SE
Area della pozza [m2]: 0,0
Grado di emissione: SECONDO
Temperatura del liquido nella pozza Ts [°C]: 25,0
Concentrazione iniziale massima del vapore Xo: 4,01 %
Il grado della ventilazione è definito MEDIO quando è soddisfatta la seguente relazione (rel.
2.2.n Guida CEI 31-35), in caso contrario il grado della ventilazione è BASSO.
Infine, il grado della ventilazione è definito ALTO quando è soddisfatta la condizione di cui
sopra ed inoltre le dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE sono trascurabili. Un
indice delle dimensioni del volume pericoloso prodotto dalla SE è dato dal Volume ipotetico
di atmosfera esplosiva Vz, definito come segue:
dove:
Per le emissioni non di grado continuo, il tempo di persistenza (t) si calcola con la seguente
relazione:
Considerando che alla quota del livello del mare (Pa=101325 Pa) e alla temperatura di 20°C
la massa volumica dell’aria vale 1,2047 kg/m3, è possibile calcolare la massa volumica del
gas nelle condizioni ambientali date:
Massa volumica del gas gas (a Ta e Pa) [kg/m3]: 1,817
dove:
tp tempo di emissione [s] 900
Alla concentrazione così calcolata sono quindi aggiunte, quando presenti, le concentrazioni
dovute alle emissioni strutturali (Qes) ed alle altre emissioni (Qal).
In base ai dati di cui sopra la concentrazione media della sostanza pericolosa nel campo
lontano vale:
Concentrazione media della sostanza pericolosa Xm%: 0,000 % (0,0 % del LEL)
CALCOLO DELLA PORTATA DI EMISSIONE
Operazioni sottocappa laboratorio con solvente
Il liquido si trova all’interno di un contenitore avente l’area della superficie del liquido (A)
uguale all’area dell’apertura verso l’ambiente e la sezione del contenitore costante.
La superficie del liquido non è lambita dall’aria di ventilazione, ma al di sopra della superficie
del liquido esiste un bordo di altezza hd.
L’area della superficie del liquido e l’altezza del bordo valgono rispettivamente:
A = 0,0 m²
hd = 0,1 m
Qg = 0,0000004 [kg/s]
ESTENSIONE DELLA ZONA PERICOLOSA
Operazioni sottocappa laboratorio con solvente
La distanza dz dalla SE alla quale la sostanza pericolosa può essere considerata diluita ad
un livello non pericoloso è calcolata con la relazione GB.5.1.2:
dove:
Poiché sono stati assunti o calcolati i seguenti parametri della ventilazione e della SE
Grado di emissione: SECONDO
Disponibilità della ventilazione: ADEGUATA
Grado di ventilazione: ALTO
In base all tabella B.1 della Norma CEI EN 60079-10 risulta che la zona pericolosa suddetta
è classificata come segue:
Tipo di zona pericolosa: ZONA NON PERICOLOSA