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Spettro elettromagnetico

Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Spettro_elettromagnetico

L'insieme delle radiazioni costituisce lo spettro elettromagnetico. Le radiazioni sono onde


elettromagnetiche caratterizzate da una lunghezza d'onda e da una frequenza. Poiché la lunghezza d'onda e
la frequenza di una radiazione sono inversamente proporzionali, tanto minore sarà la lunghezza d'onda,
tanto maggiore sarà la frequenza e quindi l'energia.
Con la vista riusciamo a percepire lunghezze d'onda comprese tra i 400 e i 700 nanometri (nm) a cui diamo il
nome di luce visibile.
Lunghezze d'onda minori corrispondono ai raggi ultravioletti, ai raggi X ed ai raggi gamma che hanno tutti
quindi frequenza superiore alla luce visibile e perciò maggiore energia.

Le radiazioni infrarosse, le onde radio e le microonde hanno invece lunghezze d'onda maggiori della luce e
trasportano energia inferiore.

Come l'orecchio ha dei limiti nella percezione del suono, l'occhio ha dei limiti nella visione della luce. In
entrambi i casi, vi sono limiti superiori e inferiori. L'occhio non può vedere la radiazione elettro-magnetica
oltre la zona violetta dello spettro e al di sotto della zona rossa.

La radiazione con una lunghezza d'onda inferiore a 0,4 µm è denominata luce ultravioletta.

È interessante rilevare che solo una parte assai limitata dello spettro contiene radiazioni visibili all'occhio.
Per quanto le onde delle diverse zone abbiano tutte le stesse proprietà, si impiega il termine luce solo per la
parte visibile dello spettro e le due zone circostanti. Le parti di luce visibile dello spettro sono emesse da
corpi incandescenti. Il campo di raggi gamma rappresenta il risultato della disintegrazione radioattiva. Le
onde radio possono essere generate da scariche che producono onde elettromagnetiche. Quantunque si
distinguano varie zone nello spettro, non si può dire che esistano tra esse limiti netti.
Tipo di radiazione elettromagnetica Frequenza Lunghezza d'onda
Onde radio < 3 GHz > 10 cm
Microonde 3 GHz – 300 GHz 10 cm – 1 mm
Infrarossi 300 GHz – 428 THz 1 mm – 700 nm
Luce visibile 428 THz – 749 THz 700 nm – 400 nm
Ultravioletti 749 THz – 30 PHz 400 nm – 10 nm
Raggi X 30 PHz – 300 EHz 10 nm – 1 pm
Raggi gamma > 300 EHz < 1 pm

Spettro elettromagnetico
LA LUCE

http://it.wikipedia.org/wiki/Luce

La luce (dal latino, lux, lucis) è l'agente fisico che rende visibili gli oggetti. Il termine luce si riferisce alla
porzione dello spettro elettromagnetico visibile all'occhio umano, ma può includere altre forme della
radiazione elettromagnetica. Le tre grandezze base della luce (e di tutte le radiazioni elettromagnetiche)
sono la luminosità (o ampiezza), il colore (o frequenza) e la polarizzazione (o angolo di vibrazione).
IL VETRO

LE ORIGINI

Lo storico romano Plinio il Vecchio nella sua "Storia Naturale" faceva risalire la scoperta del vetro ai fenici;
alcuni mercanti, usando dei pani di nitro per accendere il fuoco, probabilmente fecero fondere la sabbia della
costa fenicia, dando origine al fluido trasparente.

In realtà nel 3000 a.C. in Egitto già si fabbricavano oggetti e ornamenti, in particolare si realizzava un vetro
preparato con sabbia, soda e ossido di rame, usato per ricoprire sassolini imitanti pietre dure, di colore
azzurro e verde. Ai Fenici si deve invece la diffusione delle tecniche di produzione del vetro nell'area
romana.

DIFFUSIONE NEI PERIODI STORICI

Del 2000 a.C. pare sia il più antico manufatto giunto ai nostri giorni, conservato nell'Antiquarium di Berlino:
una canna a mosaico attribuita alla XII dinastia egiziana. Questo prova l'uso della tecnica del vetro soffiato
già in quell'epoca.

In epoca romana si sono rinvenuti vetri soffiati ma disadorni: per trovare una produzione più colorata ed
artistica ci si rivolgeva allora in Siria: è da qui che i Veneziani importarono l'arte del vetro soffiato che
introdussero verso il XII secolo a Venezia.

Nel tardo Impero Romano si perfezionò la produzione di vetro colorato. Nel 337 d.C. una legge di Costantino
includeva i vitrarii nelle 35 professioni esenti da ogni carico pubblico (come architetti, medici etc.) per
incoraggiarne l'arte.

Verso il VII secolo d.C. fu introdotto l'uso del soffiare grosse bolle di vetro, che erano poi tagliate a metà,
allargate e spianate, in modo da ottenere lastre rotonde sottili.

Dopo le crociate, la Repubblica di Venezia intensificò i contatti e i commerci con l'oriente, così si
svilupparono nella laguna veneta le industrie che produssero vetri sottili e colorati, di cui si fecero splendidi
oggetti e vetrate istoriate di grande valore artistico.
In questa epoca l'arte del vetro fiorisce anche sulle sponde del Lago Maggiore: un documento del 1129 cita
che, per il pagamento dell'affitto della corte di Masino, presso Verbania, Giovanni Maria Visconti doveva
fornire al proprietario, cioè il Monastero di San Gallo, anche 100 vasi di vetro, la cui produzione è
ragionevolmente ipotizzabile avvenisse in loco.
La lavorazione del vetro fu però ristretta in Europa a poche zone dell'Italia, della Francia, della Germania.

Dopo il XIII secolo i Francesi iniziarono la produzione delle bottiglie di vetro nero e verdognolo per la
conservazione del vino, sostituendo gli otri di pelle ed i vasi di terracotta. Analoga produzione si ebbe poi
anche in Italia.

Ad Altare, in provincia di Savona, fu formata una Corporazione chiamata "Università del vetro", con uno
statuto del 1495 e poi del 1512 in cui vengono regolati doveri e diritti degli artieri vetrai. Nei secoli XIV e XV
si perfeziona l'arte del vetro in Toscana, già introdotta dai Medici: a Firenze e a Pisa operano i maestri
veneziani di Murano.

Altrove in Europa la lavorazione del vetro si sviluppa e si specializza in Germania, in Prussia e in


Cecoslovacchia.
In senso fisico il vetro è un materiale solido amorfo, solitamente prodottosi quando un adatto materiale
viscoso viene solidificato rapidamente, in modo tale che non abbia il tempo di formare una regolare struttura
cristallina. Un esempio si ha versando dello zucchero da tavolo fuso su una superficie fredda. Il risultato è la
formazione di un solido amorfo con fratturazione di tipo concoide, privo di struttura cristallina come aveva
invece lo zucchero iniziale.

Comunemente si intende con il termine vetro uno specifico tipo, il vetro siliceo, comunemente utilizzato
negli edifici, come contenitore, in elementi decorativi ecc.

In forma pura, il vetro è trasparente, relativamente duro, pressoché inerte dal punto di vista chimico e
biologico e presenta una superficie molto liscia. Queste caratteristiche fanno del vetro un materiale molto
utilizzato in molti settori, ma nello stesso tempo è fragile e tende a rompersi in frammenti taglienti. Questi
svantaggi possono essere modificati in parte o interamente con l'aggiunta di altri elementi o per mezzo di
trattamenti termici.

Il vetro comune è costituito quasi esclusivamente da biossido di silicio (SiO2), chiamato anche silice, lo
stesso componente del quarzo e la sua forma policristallina, la sabbia. In forma pura, il silice ha un punto di
fusione di circa 2000°C ma spesso durante la produzione del vetro vengono aggiunte altre sostanze per
abbassare questa temperatura. Una di queste è la soda (carbonato di sodio Na2CO3) oppure la potassa
(carbonato di potassio) che abbassano il punto di fusione a circa 1000°C. Purtroppo la presenza di soda
rende il vetro solubile in acqua (caratteristica certo non desiderabile), per cui viene aggiunta anche calce
(ossido di calcio, CaO) per ripristinare l'insolubilità.

Caratteristiche generali

Una delle caratteristiche più evidenti del vetro ordinario è la trasparenza alla luce visibile. La trasparenza è
dovuta all'assenza di stati di transizione elettronici nell'intervallo energetico della luce visibile e al fatto che il
vetro è omogeneo a tutte le scale di grandezza superiori alla lunghezza d'onda della luce; le disomogeneità
provocherebbero infatti dispersione dei raggi luminosi e quindi confusione dell'immagine. Il vetro comune
non è invece trasparente alle lunghezze d'onda minori di 400nm, ovvero il campo ultravioletto, a causa
dell'aggiunta della soda. Il silice puro (quarzo) non assorbe infatti gli ultravioletti ed è usato nei settori dove
occorre questa caratteristica; è però più costoso. Il vetro può essere prodotto in forma così pura da
permettere il passaggio della luce nella regione dell'infrarosso per centinaia di chilometri nelle fibre ottiche.

Si è già accennato all'aggiunta di soda o potassa per abbassare il punto di fusione del vetro ad un livello
accettabile, ma altre sostanze possono essere aggiunte per ottenere diverse proprietà. Il vetro al piombo
come il cristallo al piombo o vetro Flint è più brillante perché il suo indice di rifrazione è aumentato. Anche
il bario aumenta l'indice di rifrazione. Il boro è aggiunto per migliorare le caratteristiche termiche ed
elettriche, come nel caso del vetro Pyrex. L'ossido di torio produce un elevatissimo indice di rifrazione ed è
usato per la produzione di lenti di alta qualità. L'aggiunta di alte quantità di ferro provoca l'assorbimento della
radiazione infrarossa come nei filtri per l'assorbimento di calore nei proiettori cinematografici. Con il cerio si
ottiene un forte assorbimento delle radiazioni ultraviolette, ottenendo vetri in grado di offrire protezione dalla
radiazioni ultraviolette ionizzanti.

Metalli e ossidi metallici vengono aggiunti nella produzione del vetro per dare o alterare il colore. Il
manganese in piccole quantità neutralizza il verde causato dalla presenza di ferro, mentre in quantità elevate
dà il colore ametista. Similmente il selenio in piccole dosi è usato per decolorare, mentre in quantità elevate
dona colore rosso. Piccole concentrazioni di cobalto (0.025-0.1%) danno colore blu. Ossido di stagno con
ossidi di arsenico e antimonio danno un vetro bianco opaco, usato nei laboratori di Venezia per imitare la
porcellana. Dal 2 al 3% di ossido di rame producono un colore turchese, mentre il rame metallico dà un
rosso opaco, ed è utilizzato come surrogato del rubino rosso. Il nichel, dipendentemente dalla
concentrazione, induce blu, violetto o anche nero. L'aggiunta di titanio dà un vetro giallo-marrone. L'oro in
concentrazioni minime (0,001%) produce un vivace colore rosso rubino, mentre una quantità ancora minore
dà sfumature meno intense di rosso, commercializzate con il nome di "vetro cranberry" (mirtillo). L'uranio
(0.1-2%) può essere aggiunto per dare un colore giallo o verde fluorescente. Il vetro all'uranio solitamente
non è sufficientemente radioattivo da essere pericoloso ma, se polverizzato per esempio mediante lucidatura
con carta vetrata ed inalato, può essere cancerogeno. I composti dell'argento, in particolare il nitrato,
producono una gamma di colorazioni comprese tra il rosso arancio ed il giallo. Il modo in cui la pasta vetrosa
è scaldata e raffreddata influisce molto sul colore generato da questi elementi, secondo meccanismi
chimico-fisici non del tutto compresi. Periodicamente vengono scoperte nuove colorazioni per il vetro.
Il vetro è anche prodotto a volte anche dal magma vulcanico, e prende il nome di ossidiana. Questo
materiale è usato da lungo tempo per fabbricare affilati coltelli. In alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, la
raccolta di ossidiana in alcuni luoghi è proibita dalla legge.

Lavorazione industriale

A livello industriale di lavorazione il vetro viene classificato a seconda delle sue caratteristiche fisiche
macroscopiche. Le industrie di produzione forniscono il vetro sostanzialmente in due formati principali:

• grande lastra: lastra di vetro solitamente 6000×3210 mm


• cassa contenente lastre, di norma 2400×3210 mm, ma la prima delle due dimesioni può variare.
Questo formato di distribuzione viene usato per vetri semilavorati (come vetri stratificati, riflettenti o
specchi) di prezzo maggiore.

A causa della sua elevata durezza, il vetro viene lavorato solo da alcuni tipi di utensili, tra cui la mola.

Taglio

Il taglio di piccoli pezzi può essere eseguito a mano con strumenti appositi, in generale il taglio viene
eseguito da un banco di taglio. Il banco di taglio è un macchinario a controllo numerico che presenta un
piano fisso, solitamente vellutato e con fori per generare un cuscino d'aria (utile per lo spostamento del
vetro). Sopra di questo vi è una parte mobile che tramite un tagliavetro fornito di rotella in tungsteno pratica
incisioni sul vetro a seconda della programmazione eseguita. I vetri tagliati in questo modo verranno poi
separati da un addetto. È opportuno in fase di programmazione (se si lavora su grandi lastre) impostare dei
tagli verticali sulla lastra in modo che sia più semplice lavorare su due parti più piccole in fase di apertura dei
vetri. Per i vetri laminati stratificati il taglio viene eseguito sia sulla parte superiore della lastra, sia sulla parte
sottostante alla parte superiore della stessa, visto che sono due vetri accoppiati, mentre il PVB (il film di
plastica che tiene accoppiate le due lastre) viene generalmente tagliato usando un cutter o imbevendolo di
alcool etilico. Nei moderni macchinari, però, oltre al taglio simultaneo delle due lastre di vetro c'è anche una
resistenza a scomparsa che scioglie letteralmente il PVB permettendo l'apertura del taglio.

Molatura

Il vetro tagliato presenta un bordo particolarmente tagliente e irregolare che viene eliminato tramite un
operazione di molatura (eseguita manualmente o da macchinari CNC) che asporta e uniforma il bordo del
vetro in modi diversi a seconda della lavorazione voluta:

• filo lucido tondo: il bordo risulta arrotondato e lucido, il grado di lavorazione è elevato.
• filo lucido piatto: il bordo risulta lucido e perpendicolare alla superficie ma la congiunzione viene
smussata a 45°, anche qui si ha un grado di lavorazione elevato.
• filo grezzo: come il filo lucido con l'eccezione che il bordo non risulta lucido ma opaco e presenta
una rugosità maggiore.
• bisellatura: i bordi del vetro vengono molati per 10-40 mm di altezza per un angolo di circa 7 gradi
rispetto alla superficie del vetro stesso.

Foratura

Il vetro può essere forato al trapano con apposite punte diamantate, adeguatamente refrigerate con getto
continuo d' acqua
La foratura può essere eseguita da trapani per vetro manuali monotesta o doppiatesta o a controllo
numerico. I fori non devono essere troppo vicini al bordo (a seconda anche dello spessore del vetro) per
evitare rotture dovute alle tensioni interne del pezzo. Nuovi macchinari permettono di forare con un
particolare tipo di sabbia miscelata ad acqua.

Tempra
Il vetro temprato è ottenuto per indurimento tramite trattamento termico (tempra). Il pezzo deve essere
tagliato alle dimensioni richieste e ogni lavorazione (come levigatura degli spigoli o foratura) deve essere
effettuata prima della tempra.

Il vetro è quindi posto su un tavolo a rulli su cui scorre all'interno di un forno che lo riscalda alla temperatura
di tempra di 640°C. Quindi è rapidamente raffreddato da getti di aria. Questo processo raffredda gli strati
superficiali causandone l'indurimento, mentre la parte interna rimane calda più a lungo. Il successivo
raffreddamento della parte centrale produce uno sforzo di compressione sulla superficie bilanciato da
tensioni distensive nella parte interna. Gli stati di tensione possono essere visti osservando il vetro in luce
polarizzata.

Non tutti i vetri sono temprabili poiché se presentano forme articolate o numerosi fori vicini tra loro possono
rompersi durante il trattamento termico a causa delle tensioni interne del materiale.

Il vetro temprato è circa sei volte più resistente del vetro float, questo perché i difetti superficiali vengono
mantenuti chiusi dalle tensioni meccaniche compressive, mentre la parte interna rimane più libera da difetti
che possono dare inizio alle crepe.

D'altro canto queste tensioni hanno degli svantaggi. A causa del bilanciamento degli sforzi, un eventuale
danno ad un estremo della lastra causa la frantumazione del vetro in molti piccoli frammenti. Questo è il
motivo per cui il taglio deve essere effettuato prima della tempra e nessuna lavorazione può essere fatta
dopo.

Il vetro temperato è spesso impiegato per la realizzazione di elementi senza struttura portante (tutto vetro)
come porte in vetro e applicazioni strutturali. È anche considerato un vetro di sicurezza in quanto, oltre che
più robusto, ha la tendenza a rompersi in piccoli pezzi smussati, poco pericolosi. In alcune situazioni però si
possono avere problemi di sicurezza a causa della tendenza del vetro temprato a frantumarsi
completamente in seguito ad un urto sul bordo.

Se il meccanismo che è alla base della tempra non era noto, l'effetto è invece conosciuto da secoli. Nel 1640
il principe Rupert di Baviera portò all'attenzione del Re la scoperta di quelle che sono note come le "Gocce
del principe Rupert". Queste particolari gocce vengono ottenute facendo gocciolare del vetro fuso in acqua,
dove raffredda immediatamente. Questo provoca enormi tensioni nel vetro che danno origine alle loro
particolari proprietà, come la possibilità di resistere a martellate date sulla parte bulbosa della goccia. Invece
anche un piccolo graffio sulla "coda" provoca il rilascio dell'enorme energia accumulata, causando
l'esplosione del vetro in una fine polvere. Le gocce sono impiegate come scherzo; il Re faceva tenere nel
palmo della mano le gocce per la parte bulbosa, dopodiché rompeva la coda provocando una piccola
esplosione che lasciava stupefatta la vittima dello scherzo.

Vetro laminato (stratificato)

Il vetro laminato (inteso come stratificato e non da confondere con il processo produttivo di laminatura) è
stato inventato nel 1903 dal chimico francese Edouard Benedictus. Egli si è ispirato a un flacone rivestito da
uno strato plastico di nitrato di cellulosa per una disattenzione in laboratorio e poi caduto e rottosi ma senza
aprirsi in pezzi. Egli fabbricò un materiale composito di vetro e plastica in grado di ridurre i pericoli in caso di
incidenti automobilistici. L'invenzione non fu immediatamente adottata nel settore automobilistico, ma il
primo impiego fu nei vetri delle maschere antigas in uso durante la Prima guerra mondiale.
Oggi il vetro stratificato è realizzato unendo due o più strati di vetro ordinario alternato a un foglio plastico,
solitamente polivinilbutirrale (PVB). Il PVB è unito a sandwich con il vetro che è poi scaldato a 70°C e
pressato con rulli per espellere l'aria ed unire i materiali.
Un tipico laminato è costituito da 3 mm di vetro / 0,38 mm di lamina plastica / 3 mm di vetro. Il prodotto è
definito vetro laminato da 6,38 mm o anche 33.1

Il vetro stratificato è distribuito comunemente in casse contenenti lastre di 3210×2400 mm e con


accoppiamenti 3/3, 4/4, o 5/5. Altri accoppiamenti vengono eseguiti appositamente su richiesta. Gli strati
intermedi possono presentare anche diversi spessori. Lo strato intermedio mantiene i pezzi di vetro in
posizione anche quando il vetro si rompe, e con la sua resistenza impedisce la formazione di larghi
frammenti affilati. Più strati e maggiore spessore del vetro aumentano la resistenza. I vetri antiproiettile
realizzati con molti strati di vetro spesso, possono arrivare a 50 mm di spessore.
Lo strato di PVB dona al materiale anche un maggiore effetto di isolamento acustico e riduce del 99% la
trasparenza alla luce ultravioletta.
Il vetro laminato è normalmente impiegato dove ci può essere il rischio di impatti con il corpo umano, oppure
dove il pericolo possa derivare dalla caduta della lastra se frantumata. Le vetrine dei negozi e il parabrezza
delle auto sono tipicamente realizzati in vetro laminato. È considerato un vetro di sicurezza grazie alla
capacità di mantenersi compatto se fratturato.

Vetro curvo

Si tratta di un vetro sottoposto ad un procedimento di riscaldamento graduale ad alte temperature fino a


diventare abbastanza plastico da aderire, per forza di gravità, ad uno stampo concavo o convesso, disposto
orizzontalmente all’interno del forno di curvatura. Dopo questa fase il vetro viene raffreddato molto
lentamente per ottenere una resistenza alla flessione maggiore rispetto al vetro normale piano, anche se
temprato.

Si possono curvare vetri di spessore tra i 3 e 19 mm, per una misura massima di 2600 mm x 4000 mm, con
diverse finiture: sabbiato, serigrafato, inciso, forato o con asole... e di tutte le tipologie: colorato, fuso,
riflettente, basso emissivo, stampato.

Vetro autopulente

Una recente invenzione, un'altra dopo il vetro Pilkington, è il cosiddetto vetro autopulente, ideale per l'uso in
edifici, automobili e altre applicazioni tecniche.
Uno strato di 50 nm di biossido di titanio applicato sulla superficie esterna produce l'effetto autopulente
attraverso due meccanismi. Il primo è l'effetto fotocatalitico, in cui i raggi ultravioletti catalizzano la
decomposizione delle molecole organiche sulla superficie della finestra. Il secondo è l'idrofilicità che attrae
acqua sulla superficie del vetro dove forma un sottile strato che lava via i residui dei composti organici.

Cristallo

Cristallo è un vetro pregiato con il quale si producono articoli per la casa, calici, bicchieri e altri prodotti di
particolare valore. La caratteristica principale che distingue il cristallo dal vetro è che il cristallo "suona", la
materia prima che origina queste qualità e l'ossido di piombo (PbO).
TIPI DI VETRO

Secondo l'aspetto, le proprietà e l'uso, si possono distinguere i seguenti tipi di vetro.

Vetro allegato: ottenuto sovrapponendo uno strato di vetro comune al vetro di Jena, è resistente alle alte
temperature e si usa per le caldaie.

Vetro antico: è un tipo di vetro soffiato in cui si determinano appositamente dei difetti per dare l'impressione
di materiale antico.

Vetro antiriflesso: sottoposto a trattamento antiriflettente, è usato in ottica.

Vetro antirumore: è composto da due cristalli di spessore diverso, uniti tra loro da un foglio di
polivinilbutirrale e poi sottoposti a elevate condizioni di temperatura e di pressione in autoclave.

Vetro armato o retinato: si ottiene per colata e laminazione continua di vetro fuso nel quale è immersa una
rete di acciaio.

Vetro artistico: é tipico dei mosaici e degli smalti adoperati per la decorazione e la protezione di prodotti
ceramici. E'caratterizzato da temperatura di rammollimento inferiore rispetto al vetro, a causa dalla presenza
di fluoruri e di ossido di piombo. I vetri vengono macinati e la sospensione formatasi, con l'aggiunta di
additivi, viene applicata sull'oggetto tramite immersione o spruzzo e riscaldata fino a costituire uno strato
uniformemente disteso.

Vetro atermico: è prevalentemente di composizione fosfatica (70% P2O5) con l'aggiunta di ossidi di ferro
che assorbono le radiazioni infrarosse. Usato in edilizia per vetrate capaci di limitare il passaggio di calore
ma non quello di luce, questo tipo di vetro è capace di intercettare gran parte delle radiazioni infrarosse dello
spettro solare, senza ostacolare le radiazioni visibili. La riduzione della trasparenza alle radiazioni infrarosse
si ottiene con un tipo di lavorazione consistente nell'introduzione di ossidi colorati nel vetro. Questi
provocano un assorbimento selettivo. Utilizzando un altro metodo, è possibile creare, sulla superficie del
vetro destinata all'esterno, dei sottili rivestimenti di metalli, riflettenti il calore ma non la luce.

Vetro all'avventurina: più duro del vetro comune, è utilizzato per la fabbricazione di oggetti ornamentali. Ha
colore giallo-rosa scuro, oppure giallo-verdastro.

Vetro bianco: incolore, è utilizzato per oggetti domestici ed ornamentali come servizi da tavola e bottiglie
per farmacia.

Vetro biologicamente attivo o biovetro: è costituito da silice (45%), ossido di calcio (24,5%), ossido di
sodio (24,5%), anidride fosforica (6%). Caratterizzato da biocompatibilità con il tessuto cellulare e dalla
predisposizione alla formazione di un legame biologico tra vetro e tessuto osseo, questo tipo di vetro è
utilizzato per le protesi dentarie e in ortopedia come ossa artificiali.

Vetro di Boemia: calcico-potassico e fabbricato con materie pure, è duro, poco fusibile, trasparente e
rifrangente. E' utilizzato per cristallerie, tubi e oggetti da laboratorio che devono essere esposti ad alte
temperature, alle quali il vetro comune non resisterebbe.

Vetro breve o corto: è caratterizzato da ristretto intervallo di lavorabilità.

Vetro cellulare: dotato di caratteristiche isolanti, di bassa densità, di elevata stabilità chimica e di buone
prestazioni meccaniche, contiene una quantità di piccoli pori non comunicanti tra loro e, per questo, è adatto
come isolante termico ed acustico. Si prepara insufflando un gas in una massa di vetro fuso in via di
raffreddamento, oppure introducendo nel vetro fuso in via di solidificazione composti capaci di decomporsi,
sviluppando gas. Il processo di lavorazione inizia da rottami di vetro che sono frantumati, macerati e
miscelati con polvere di carbone (egente riducente) e con un solfato (egente ossidante). Questa massa è poi
introdotta in stampi parzialmente riempiti e quindi chiusi per essere portati a temperatura compresa tra 600 e
800 °C. In queste condizioni, la massa rigonfia occupando tutto lo stampo, in quanto i granuli incominciano a
saldarsi, inglobando le particelle di carbone.

Vetroceramica: si ricava da vetri instabili come quelli a base di silicato di litio. In seguito alla formatura, il
vetro viene riscaldato fino a ottenere una completa devetrificazione, catalizzata da agenti nucleanti (metalli)
o da microliquazioni (ottenibili in vetri con biossido di titanio). Le composizioni ottenute presentano valori
bassissimi di dilatazione termica (57*19alla -7°C) e ottime proprietà meccaniche (modulo di rottura 13-
16*10alla-8dyn/cmquadro). Le proprietà ferroelettriche si ottengono tramite la separazione di cristalli di
titanato di bario.
Tra le applicazioni di questo tipo di vetro, si possono ricordare le ogive dei missili, le finestre e le antenne per
i veicoli industriali.

Vetri colorati: si ottengono con aggiunte di sostanze coloranti al vetro fuso. E' possibile utilizzare vari tipi di
coloranti, quali:

• Elementi come oro, argento e rame che si disperdono colloidalmente nel vetro. In questo caso,
l'intensità della colorazione dipende dalla concentrazione e dalla grandezza delle particelle disperse.
• Ossidi metallici, principalmente ferro, cobalto, cromo, vanadio e rame, che si sciolgono nel vetro,
impartendo a questo il proprio colore. Quest'ultimo dipende dalla natura dell'ossido, dalla
composizione del vetro e dallo stato di ossidazione del metallo dell'ossido.
• Composti colorati o incolori, sotto forma di particelle che, disperse nella massa del vetro, gli
conferiscono una particolare colorazione.

Vetri conduttori e semiconduttori: i primi presentano conducibilità elettrica di tipo ionico, dovuta alla
presenza di ioni dotati di elevata mobilità. I secondi si preparano inglobando in vetri silicatici ossidi di metalli
di transazioni a più valenze, oppure zolfo, selenio, tellurio o loro miscele con elementi quali silicio, germanio,
arsenico e antimonio.

Vetro corrugato: stampato su una faccia a sporgenze e rientranze granulari, è dotato di notevole potere
diffondente della luce. E' utilizzato per pannelli di porte, per sportelli di armadi e librerie.

Vetro cristallo: è la denominazione attribuita dalla CEE ai vetri al piombo. Ogni oggetto fabbricato con
questo tipo di vetro deve essere munito di etichetta indicante la categoria di appartenenza: cristallo
superiore, cristallo al piombo, vetro sonoro superiore, vetro sonoro.

Vetro duplicato o placcato: presenta una colorazione ottenuta applicando uno o più strati di vetro incolore.

Vetro elettronico: è generalmente costituito da due lastre stratificate mediante elettrolita polimerico e
trattate sulle superfici interne con depositi conduttori di elettricità ed altri film sottili. Questo tipo di vetro trova
applicazione negli specchietti retrovisori ed in tettucci per auto.

Vetro di Falconnier: dotato di notevole robustezza, è adatto per aperture in opere murarie e per simili lavori
di costruzione.

Vetro in fibre: è costituito da filamenti sottili suddivisi tra fibre lunghe o continue e corte o fiocco. Le prime si
ottengono con una tiratura mediante tamburo, le seconde con una filatura per forza centrifuga. In
quest'ultimo metodo, il vetro fuso cola al centro di un disco circolare che ruota alla velocità di 400 giri al
minuto, e che è dotato di un bordo radialmente scanalato. In seguito il vetro è proiettato all'esterno in forma
di fibre.
Nella tiratura mediante tamburo, il forno ed il dispositivo di filatura consistono in una filiera di platino-radio
riscaldata elettricamente e provvista di ugelli di diametro ristretto. I filamenti, che da qui fuoriescono, sono
tirati da un tamburo di avvolgimento.

Le fibre di vetro sono impiegate nella preparazione di plastici rinforzati e nell'isolamento termico e acustico.
Le fibre continue si usano per preparare tessuti tingibili che trovano largo impiego nella fabbricazione di
tendaggi e di tessuti di arredamento.

Le fibre ottiche sono un tipo particolare di fibre, usate come guida di luce. Vedi http://www.bdp.it o
http://www.fis.unipr.it
Vetro filato: usato per filtri in chimica, corrisponde alla denominazione data in passato a fibre di vetro
ottenute da bacchette di vetro allo stato pastoso, stirate.

Vetro filogranato: utilizzato per decorazioni di vasi e simili applicazioni, è un tipo di vetro a filamenti colorati,
paralleli o incrociati. Si ottiene da mazzetti di sottili filamenti vetrosi piegati a spirale, stirati e poi ricoperti con
altro vetro incolore.

Vetri fotocromatici: possono variare il loro coefficiente di trasmissione in funzione dell'intensità della luce
che li colpisce. Per azione degli alogenuri di argento in essi contenuti, questi vetri assumono colorazione
grigia quando sono esposti alla luce solare: in questo modo funzionano da filtro, soprattutto per le radiazioni
infrarosse. La colorazione grigia è conferita dall'argento metallico sprigionato dalle particelle di alogenuro e
diminuisce con il venir meno della luce solare. I vetri fotocromatici sono utilizzati per le vetrate di edifici, per
le vetrine dei negozi, per gli occhiali da sole e per le registrazioni fotografiche.

Vetri fotosensibili: sono capaci di dare origine ad una marcata nucleazione, in conseguenza
dell'esposizione a raggi ultravioletti o a raggi X. I germi di cristallizzazione possono crescere per
riscaldamento, dando origine ad una fase cristallina, per accelerare la formazione della quale, occorre
aggiungere al vetro ioni argento e ioni cerio.
Dopo l'immersione in soluzioni acide, è possibile creare, in questo tipo di vetro, fori e disegni di estrema
precisione, come richiesto dall'industria optoelettronica.

Vetro di gel: si ricava dal riscaldamento di gel ottenuti per reazioni di idrolisi e policondensazione di
composti metallorganici liquidi. Questo metodo di produzione, detto metodo sol-gel, consente di ottenere:
vetri iperpuri, film sottili vetrosi applicabili a diversi materiali, prodotti vetroceramici e ceramici, una vasta
gamma di vetri nitrurati. Questi contengono azoto e possiedono durezza, resistenza chimica ed alle rotture,
refrattarietà elevata e particolari proprietà elettriche.

Vetro ghiacciato o ghiaccioli: caratterizzato da disegni in rilievo simili a cristallizzazioni di ghiaccio, si


ottiene facendo solidificare della colla distesa su vetro opaco. Questo tipo di lavorazione dà origine a piccole
scaglie che creano disegni di effetto.

Vetro ghiaccio: si ottiene per brusco raffreddamento degli oggetti in vetro soffiato e poi per ricottura. La
prima fase della lavorazione serve per determinare appositamente innumerevoli incrinature nella massa di
vetro.

Vetro di Jena: comprende diverse varietà di vetro, generalmente utilizzate per apparecchi di laboratorio ed
ottica.

Vetro lamellare: caratterizzato da resistenza alla disgregazione, è un materiale in lastre costituito da strati
alternati di vetro e di materia plastica trasparente, incollati insieme con acetato di cellulosa e pressati in
autoclave.

Vetri per laser o vetro laser: utilizzati nella trasmissione di dati, in chirurgia e nella lavorazione dei
materiali, sono vetri che presentano un'emissione stimolata di radiazioni monocromatiche. Sono vetri sodico-
calcici o borici, contenenti ossido di lantanio e torio e drogati con neodimio.

Vetro di latte o latteo o vetro opalino: è un vetro traslucido a causa della dispersione di floruri, fosfati,
ossidi e in conseguenza della formazione di bollicine gassose, di estrema piccolezza. L'opalescenza dipende
dalla diversità degli indici di rifrazione fra vetro e particelle eterogenee.

Vetro lungo: è un tipo di vetro caratterizzato da intervallo di lavorabilità piuttosto ampio.

Vetro madreperla: è prodotto miscelando piccole scaglie di mica alla massa vetrosa.

Vetri multiformi: impiegati per componenti elettronici e mezzi filtranti, sono articoli di dimensioni minute in
vetro ottenuto per sinterizzazione entro stampi metallici.

Vetro neutro: né acido, né basico, è un vetro formato da borosilicati di alluminio, bario, sodio e zinco. E'
utilizzato per scopi chimici.
Vetro olofano: è usato per diffusori di luce.

Vetro opaco: si ottiene manipolando accuratamente il vetro in fase di lavorazione e aggiungendo alla pasta
vetrosa sostanze specifiche.

Vetro organico o sintetico: con questo termine sono indicati dei prodotti a base di resine sintetiche
metacriliche che, in alcuni usi, sostituiscono il vetro comune.

Vetro d'ottica o vetri ottici: molto utilizzato in ottica, questo vetro deve presentare alti valori di isotropia
(medesimo indice di rifrazione), essere trasparente, inalterabile, omogeneo, capace di subire lavorazione a
freddo fino al perfetto pulimento. Devono inoltre essere assenti difetti come bolle o strie e il vetro deve
essere privo di tensioni interne. Le loro proprietà ottiche sono definite dall'indice di rifrazione e dalla
variazione dello stesso in funzione della differente lunghezza d'onda dei raggi luminosi (dispersione). Tale
indice è riferito alla riga D del sodio (nD), mentre la dispersione è rappresentata dal numero di Abbe che
misura l'inverso del potere dispersivo.

Nella lavorazione è fondamentale una omogenea miscelatura iniziale. La fusione avviene in forni a crogiolo
in platino a 1000 °C, con ulteriori innalzamenti di temperatura secondo il tipo di vetro trattato (fino a 1800
°C). Dopo un rimescolamento in senso verticale e orizzontale, per eliminare le bolle gassose, la temperatura
viene abbassata fino a ottenere un grado di viscosità sufficiente per la successiva modellazione. La massa
fusa viene lasciata raffreddare per settimane e, quando necessario, anche per mesi, in modo da impedire la
devertificazione. Occorre una fase di ricottura lentissima e spesso eseguita sullo stesso crogiolo di fusione
per evitare la formazione di ogni tensione, anche minima. Il vetro ottenuto viene frantumato in forme
irregolari che, previa selezione, vengono sagomate in sbozzi posti entro stampi, e vengono portate a
rammollimento. Gli sbozzi sono in seguito lavorati e lucidati, con smeriglio finissimo e mole diamantata.

I vetri d'ottica sono classificati in base al numero di Abbe, secondo quanto segue:

• Crown, vetri con numero di Abbe superiore a 50. Tra questi abbiamo i crown-borosilicati, leggeri,
limpidi e poco dispersivi, contenenti boro, e i crown-bario, le cui particolarità sono dovute all'aggiunta
di bario alla loro composizione.
• Flint, vetri molto dispersivi, con alto indice di rifrazione, contengono percentuali di piombo e bario.

Al 1930 risalgono i così detti vetri nuovi, di composizione varia e complessa (SiO2 e B, P, Ba, Zn);
successivamente compaiono molte varietà di vetro, fra le quali è possibile ricordare:

• Quelli in cui la sostanza base, SiO2, è stata sostituita con terre rare.
• Quelli composti unicamente di SiO2 e con tracce di titanio. I vetri irtran, trasparenti all'infrarosso.

Vetro in perle: tipo di vetro composto da piccole sfere ottenute lavorando un filetto di vetro, fuso con gas
caldi. Il filetto, investito da una corrente di gas, si suddivide in piccoli spezzoni che, mantenuti in ambiente
turbolento ad alta temperatura, assumono forma sferoidale. Un'altra tecnica di lavorazione è quella che
consiste nel far cadere il vetro fuso su di un piatto rotante ad alta velocità. Le piccole sfere di vetro,
miscelate ad alcuni tipi di fluido, sono utilizzate per vernici riflettenti e catarifrangenti.

Vetri con proprietà meccaniche migliorate: si ottengono sottoponendo il vetro a trattamenti specifici, in
modo da eliminare le microfessure superficiali. Queste possono essere migliorate con trattamenti di pulitura
a fuoco, oppure mediante scambio ionico in bagni di sali fusi. E' anche possibile modificare la composizione
chimica della superficie del vetro, per favorire la creazione di una fase cristallina meno dilatabile di quella
interna.

Vetri refrattari: hanno temperatura di ricottura superiore a quella dei vetri comuni e non inferiore ai 700 °C.
Comprendono i vetri di quarzo e quelli di silice. Presentano notevole resistenza agli sbalzi di temperatura,
grazie alla presenza di ossido di Boro.

Vetro a reticello: incolore, presenta una filigrana di vetri lattei.


Vetro retinato o armato: si ottiene per colata e laminazione continua di vetro fuso, al cui interno viene
immersa una rete di acciaio.

Vetro di rubino: è caratterizzato da una colorazione rossa, ottenuta con oro allo stato colloidale disperso
nella pasta.

Vetro satinato o vetro seta o vetro veluria: usato per riflettori, si ricava da una smerigliatura effettuata
chimicamente. La superficie del vetro viene resa traslucida per la formazione di cristalli protettori, in seguito
all'immersione in un bagno di fluoruri.

Vetro schiuma: utilizzato in edilizia per l'isolamento termico e quello acustico, ha una struttura cellulare
impermeabile all'acqua. Si ottiene mescolando polvere di carbone a polvere di vetro e portando a
temperatura di sinterizzazione.

Vetro semibianco: poco colorato, è usato per oggetti domestici ed ornamentali.

Vetro di sicurezza: ha una elevata resistenza alla rottura per urto e, quando si spezza, non dà origine a
spigoli vivi. Questi tipi di vetri possono essere stratificati, oppure temperati. I primi si ottengono intercalando
un foglio di butinale polivinico tra due lastre, in modo da incollarle stabilmente, a caldo e sotto pressione. Un
esempio è costituito dai vetri per auto, in cui lo strato inserito tra due lastre è di tre millimetri. I secondi si
ricavano da lastre riscaldate al di sotto della temperatura di rammollimento e raffreddate con getti d'aria sulle
due facce.
Sono vetri di sicurezza anche quelli infrangibili, armati, retinati, antinfortunio, antivandalismo ed antiproiettile.
Quest'ultimo si ottiene combinando strati alternati di vetro e di policarbonato. Tale combinazione permette di
unire alle caratteristiche positive del vetro, come l'elevata resistenza termica, quelle del policarbonato, come
l'elevata tenacità. La stratificazione avviene mediante fogli di resina poliuretanica, che assorbono le
differenze di dilatazione termica dei due materiali. Questo tipo di vetro presenta un'ulteriore distinzione tra
vetro antiproiettile semplice e antiproiettile-antischegge.

Vetro sinterizzato: utilizzato nell'industria elettrica ed elettronica , per la sua impermeabilità ai gas e per
l'elevata lavorabilità, si ottiene dalla sinterizzazione di polvere di vetro macinata, pressata e riscaldata.

Vetro smerigliato: è traslucido e poco trasparente, in quanto la sua superficie è stata sottoposta, durante la
lavorazione, all'azione meccanica di un getto di sabbia finissimo, oppure perché esposto alla lavorazione
chimica di sali corrosivi.

Vetro solubile: è una soluzione colloidale viscosa costituita da silicato di sodio o di potassio in acqua. Trova
svariate applicazioni nelle industrie e serve a preparare il silicogel, decolorante e assorbente.

Vetro sonoro: vetro al piombo.

Vetri per specchi: si ricavano da lastre di vetro che devono essere sottoposte ai seguenti processi.

• Pulitura
• Trattamento di argentatura: consiste nella formazione di un sottile strato d'argento sulla superficie di
una lastra di vetro, immersa in una soluzione di nitrato d'argento, in ambiente riducente.
• Ramatura galvanica: protezione strato d'argento e applicazione di vernici.
• Protezione specchio: si realizza con vernice ed essiccazione della stessa tramite impiego di forni a
raggi infrarossi.
• Pulitura e lucidatura finale. La vernice protettiva, a base di una miscela di resine alchidiche-
melamminiche, può essere di due tipi: termoindurente con pigmenti di piombo o senza.

Vetri speciali: sono destinati ad usi particolari come i vetri al piombo utilizzati a protezione dei raggi X o i
vetri per lampade al sodio. La presenza dell'ossido di piombo determina una diminuzione di viscosità senza
modificare i valori di resistività elettrica e comporta buoni valori di densità e rifrazione.

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