Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Nicola Abbagnano
LA RICERCA DEL PENSIERO Nicola Abbagnano Giovanni Fornero
con la collaborazione di Giancarlo Burghi
SECONDO BIENNIO QUINTO ANNO
Giovanni Fornero
+ + +
Quaderno del sapere filosofico Quaderno del sapere filosofico Quaderno del sapere filosofico
1. Il pensiero antico e medievale 2. Il pensiero moderno 3. Il pensiero contemporaneo
978 88 395 3201 5 978 88 395 3202 2 978 88 395 3203 9
DIGILIBRO • Il materiale online del libro misto secondo le disposizioni di legge SECONDO
Quest’opera, secondo le disposizioni di legge, ha forma mista cartacea e digitale, è parzialmente disponibile
I NUOVI
PROGRAMMI
in internet e rimarrà immutata, nella sua parte cartacea, per il periodo di tempo indicato dalle normative.
Per la durata di vita dell’edizione saranno periodicamente resi disponibili materiali di aggiornamento.
Le parti dell’opera disponibili online sono:
• testi antologici aggiuntivi • Questioni e Tavole rotonde interattive • Percorsi disciplinari
di approfondimento • mappe e Concetti a confronto interattivi • verifiche interattive
• schede filmiche
“La filosofia per te” on line
Una ricca proposta di Questioni aggiuntive per ogni annualità, in formato PDF, articolate in
quattro ambiti di interesse tematico:
• uomo e società • conoscenza e scienza • logica e linguaggio • bellezza e arte
Per accedere ai materiali, collegarsi al sito www.digilibro.pearson.it
1A
3 3A Da Schopenhauer a Freud
Tutte le informazioni sulle estensioni digitali del libro su: www.pearson.it
3A Da Schopenhauer a Freud
EAN 9788839532039
0eld-oxei-x9c0
978 88 395 32039 A
Coordinamento redazionale: Elisa Bruno
Redazione: Luisa Gallo, Elisa Bruno
Progetto grafico e copertina: Sunrise Advertising, Torino
Coordinamento grafico: Elena Petruccelli
SG 0395 00593V A
Ricerca iconografica: Chiara Simonetti, Paola Barbieri
Impaginazione elettronica: Essegi, Torino
Controllo qualità: Andrea Mensio
Segreteria di redazione: Enza Menel
Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti
© Pearson Italia spa
alla proprietà di terzi, inseriti in quest’opera, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire
nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione,
anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata.
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume
dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per
uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da
AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail segreteria@aidro.org e sito web www.aidro.org
Ristampa Anno
0 1 2 3 4 5 6 7 8 12 13 14 15 16 17
Indice I Classici
della Filosofia
I TESTI 32
L’Ottocento:
Dalla rappresentazione del mondo
dalla crisi dell’hegelismo alla sua realtà 32
al positivismo T1 Il mondo come rappresentazione 32
T2 Il mondo come volontà 34
Il pessimismo cosmico
UNITÀ 1 T3 La vita umana tra dolore e noia
35
35
CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: La liberazione dal dolore 37
SCHOPENHAUER
T4 L’ascesi 37
E KIERKEGAARD 4
CAPITOLO 2
CAPITOLO 1 Kierkegaard 39
Schopenhauer 5
1. Le vicende biografiche e le opere 39
1. Le vicende biografiche e le opere 5 2. L’esistenza come possibilità e fede 41
2. Le radici culturali 6 3. La critica all’hegelismo 43
3. Il «velo di Maya» 9 Dal primato della Ragione al primato del singolo:
4. Tutto è volontà 11 l’errore logico ed etico dell’idealismo 43
V
Indice
Schemi interattivi
Marx 91
VI
Indice
9. Il capitale 114
Economia e dialettica 114 ■ Marx-Engels
Tra economia e filosofia: • Dall’ideologia alla scienza
la metodologia scientifica del Capitale 115 (L’ideologia tedesca)
Merce, lavoro e plusvalore 117 • La critica al socialismo utopistico
Tendenze e contraddizioni del capitalismo 119 (Manifesto del partito comunista)
10. La rivoluzione e la dittatura Questioni multimediali interattive
■ La religione - Esiste Dio?
del proletariato 121 ■ Lo Stato e la politica - L’eguaglianza
11. Le fasi della futura società comunista 124 ■ Lo Stato e la politica - Democrazia formale e sostanziale
VII
Indice
TAVOLA ROTONDA
La felicità e i suoi strumenti
Bentham, John Stuart Mill, Marx 206 CAPITOLO 1
Lo spiritualismo
QUESTIONE e Bergson 219
Il progresso è illusione o realtà?
Schopenhauer, Comte 210 1. La reazione anti-positivistica 219
VIII
Indice
IX
Indice
X
Indice
ON LINE
I TESTI 407
Testi antologici
■ Croce Il segreto della tragedia attica 407
• L’arte (Breviario di estetica) T1 Apollineo e dionisiaco 407
• Il concetto (Logica come scienza del concetto puro)
Questioni multimediali interattive L’illuminismo critico di Nietzsche 408
■ La conoscenza e la scienza - Induzione e deduzione T2 Scienza e verità 408
■ La psiche - Coscienza e comportamento
Tavole rotonde
■ L’essere - Essere, nulla, differenza CAPITOLO 2
■ Le forme del bello - Estetica e filosofia
■ Lo Stato e la politica - Individuo e Stato Il periodo di Zarathustra
■ La storia - La storia ha un senso?
Schemi interattivi
e l’ultimo Nietzsche 410
Esercizi interattivi
1. Il periodo di Zarathustra 410
Mappe interattive La filosofia del meriggio 410
Video Il superuomo 411
L’eterno ritorno 413
Glossario e riepilogo 416
2. L’ultimo Nietzsche 417
Il crepuscolo degli idoli etico-religiosi
UNITÀ 6 e la trasvalutazione dei valori
La volontà di potenza
417
419
LA CRISI DELLE CERTEZZE Il problema del nichilismo
e del suo superamento 422
FILOSOFICHE: NIETZSCHE 383 Il prospettivismo 425
Glossario e riepilogo 428
© Pearson Italia spa
MAPPA 430
CAPITOLO 1
La demistificazione I TESTI 431
delle illusioni della tradizione 384
Da Così parlò Zarathustra 431
1. Vita e scritti 384 T1 Il superuomo e la fedeltà alla terra 431
2. Le edizioni delle opere 388 Da Al di là del bene e del male 432
3. Filosofia e malattia 389 T2 La morale dei signori e quella degli schiavi 433
4. Nazificazione e denazificazione 389 T3 Volontà di potenza e filosofia 434
XI
Indice
XII
Indice
VERIFICA 488
TAVOLA ROTONDA
Il “sospetto” sulla coscienza
Marx, Nietzsche, Freud 492
ON LINE
Questioni (PDF)
■ L’arte è conoscenza o dissimulazione?
(Schopenhauer, Freud)
Testi antologici
■ Freud
• I quadri di Leonardo
(Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci)
Schede filmiche
■ La donna che visse due volte
Tavole rotonde
■ La logica e la matematica - Al limite del senso: il paradosso
■ La logica e la matematica - La fondazione della matematica
■ La conoscenza e la scienza - Scienza e filosofia
■ La psiche - L’io tra identità privata e riconoscimento sociale
Percorsi disciplinari
■ L’universo fisico - L’esplorazione dell’universo
e delle sue leggi
Schemi interattivi
Esercizi interattivi
Mappe interattive
Video
XIII
I TEMPI E I LUOGHI
DELLA FILOSOFIA
L’Ottocento:
dalla crisi dell’hegelismo
al positivismo
Bentham >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>(1748-1832)
Saint-Simon>>>>>>>>>>>>>(1760-1825)
Malthus>>>>>>>>>>>>>>(1766-1834)
Ricardo>>>>>>>>>>>>(1772-1823)
Fourier>>>>>>>>>>>>>>>(1772-1837)
J. Mill>>>>>>>>>>>>>> (1773-1836)
SCHOPENHAUER >>>>>>>>>>>>>>>>> (1788-1860)
Comte>>>>>>>>>>>>>>>(1798-1857)
Cattaneo>>>>>>>>>>>>>>>>>(1801-1869)
Ruge>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> (1802-1880)
Feuerbach >>>>>>>>>>>>>>>> (1804-1872)
J.S. Mill >>>>>>>>>>>>>>>>(1806-1873)
Strauss >>>>>>>>>>>>>>>>(1808-1874)
© Pearson Italia spa
Proudhon >>>>>>>>>>>>>>(1809-1865)
Bauer >>>>>>>>>>>>>>>>> (1809-1882)
Darwin >>>>>>>>>>>>>>>>> (1809-1882)
KIERKEGAARD >>>>>>>>>> (1813-1855)
MARX >>>>>>>>>>>>>>>>(1818-1883)
Engels >>>>>>>>>>>>>>>>>>(1820-1895)
Spencer >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>(1820-1903)
Ardigò >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>(1828-1920)
2
Edimburgo
Kierkegaard
Copenaghen
Spencer Schopenhauer
Derby
Danzica
Oxford Cambridge Amburgo
Londra Engels Berlino
J. S. Mill Barmen REGNO DI PRUSSIA
Bruxelles Colonia Gottinga
Francoforte Jena Dresda
OCE A NO Treviri
A T L A N T ICO Parigi Heidelberg
Marx Erlangen
Feuerbach
REGNO Tubinga
DI FRANCIA Landshut
IMPERO
D’AUSTRIA
Milano
Montpellier Avignone
Comte
Madrid
REGNO Roma
DI SPAGNA
Napoli
3
1 UNITÀ
4
CAPITOLO 1
Schopenhauer
5
UNITÀ 1 • CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
zione, che arricchì di un secondo volume di note e supplementi. L’indirizzo cupo e aperta-
mente anti-idealistico del suo pensiero, che lo rendeva inviso ai contemporanei, poté con-
tribuire alla “fortuna” della sua filosofia solo dopo il 1848, in concomitanza con l’ondata di
pessimismo che colpì l’Europa.
2. Le radici culturali
Schopenhauer si pone come punto di incontro (o di scontro) tra esperienze filosofiche etero-
genee: Platone, Kant, l’Illuminismo, il Romanticismo, l’idealismo e la spiritualità indiana.
Gli influssi:
Di Platone lo attrae soprattutto la teoria delle idee, intese come forme eterne sottratte alla
Platone, Kant, caducità dolorosa del nostro mondo. Da Kant, che egli considera il filosofo più grande e più
l’Illuminismo e
il Romanticismo
originale della storia del pensiero, deriva l’impostazione soggettivistica della gnoseologia
(che in realtà è frutto di una lettura della Critica della ragion pura secondo la prospettiva dei
cosiddetti seguaci “immediati” di Kant). Dell’Illuminismo lo interessano il filone materia-
1799
Volta inventa la pila
1787 1798
Mozart compone Goya dipinge
il Don Giovanni La lampada
1788 del diavolo
Arte A Londra nasce “The Times” 1802
e Letteratura 1789
A Berlino comincia
Foscolo:
Le ultime lettere
la costruzione della Porta di Jacopo Ortis
di Brandeburgo
1790
Goethe: Faust
6
Capitolo 1 • Schopenhauer
partito comunista
7
UNITÀ 1 • CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
posizione farisaica, che non è al servizio della verità, ma di interessi volgari quali il suc-
cesso e il potere, e che si propone di giustificare sofisticamente le credenze che tornano
utili alla Chiesa e allo Stato. E se a Fichte e a Schelling viene riconosciuto un certo inge-
gno, seppure male impiegato, Hegel viene invece descritto come un «sicario della verità»,
un «ciarlatano pesante e stucchevole». Nel linguaggio fiorito e pittoresco con cui Scho-
penhauer esprime il proprio ben poco benevolo apprezzamento per la filosofia a lui con-
temporanea, si manifesta infatti l’esigenza, che il filosofo sente vivissima, della libertà
della filosofia, in nome della quale egli si indigna di fronte alla divinizzazione dello Stato
da parte di Hegel.
Tuttavia, nell’avversione radicale di Schopenhauer a Hegel si cercherebbe invano un’auten-
tica e puntuale contestazione delle singole tesi dell’idealismo. Si trova invece una serie di
insulti contro la filosofia idealistica e contro il suo impatto negativo sulla cultura dell’epoca
e sulla formazione dei giovani.
L’interesse
Nell’universo spirituale di Schopenhauer, poi, un caratteristico posto di rilievo spetta alla
per il pensiero sapienza dell’antico Oriente, alla quale il filosofo fu avviato, nell’ambito degli interessi
orientale orientalistici del Romanticismo, da Frederich Mayer.
Il rapporto tra Schopenhauer e la tradizione filosofico-religiosa dell’India è stato varia-
mente interpretato e dibattuto dai critici, e, data la difficoltà dell’argomento, costituisce
tuttora un problema “aperto”. Tuttavia è bene ricordare che Icilio Vecchiotti, uno dei mag-
giori studiosi del filosofo (e conoscitore delle filosofie orientali), in una sua ricerca su tale
argomento si è mostrato decisamente contrario alla tradizionale sopravvalutazione dell’“orien-
talismo” di Schopenhauer e favorevole, piuttosto, a “vanificare” per buona parte la questio-
ne1. La sua posizione sembra confermata da altri studi, che hanno provato come l’elabora-
zione del pensiero di Schopenhauer si sia sviluppata prima e indipendentemente dal suo
incontro con le filosofie orientali, per cui si può parlare di una sintonia (e di un accordo
riscontrato successivamente), più che di un condizionamento e di una vera e propria in-
fluenza.
Qualunque sia il giudizio in proposito, è comunque fuor di dubbio che Schopenhauer:
a) è stato il primo filosofo occidentale a tentare il recupero di alcuni motivi del pensiero
dell’estremo Oriente;
b) ha desunto da esso un prezioso repertorio di immagini e di espressioni suggestive, del
quale ha fatto abbondante uso nei suoi scritti;
c) è stato un ammiratore della sapienza orientale e un “profeta” del successo che tale sa-
pienza avrebbe avuto in Occidente, al punto da scrivere:
Spediamo ormai ai bramani clergymen inglesi2 […] ma ci succede come a chi tira una
palla contro una roccia. In India non potranno metter mai radice le nostre religioni:
la sapienza originaria dell’uman genere non sarà soppiantata dagli accidenti successi
© Pearson Italia spa
in Galilea3. Viceversa torna l’indiana sapienza a fluire verso l’Europa, e produrrà una
fondamentale mutazione del nostro sapere e pensare.
(Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 63)
1 Cfr. I. Vecchiotti, La dottrina di Schopenhauer (nella genesi e nei suoi rapporti con la filosofia indiana),
Ubaldini, Roma 1969.
2 Intendi: inviamo ecclesiastici inglesi tra i sacerdoti indiani.
3 Cioè dalle vicende di Gesù di Nazareth, dalle quali ebbe origine la religione cristiana.
8
Capitolo 1 • Schopenhauer
3. Il «velo di Maya»
Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana tra “fenome- Il fenomeno
no” e “noumeno”, ovvero tra la “cosa così come appare” e la “cosa in sé”. Ma questa distinzio- è illusione
e sogno
ne ha poco in comune con quella realmente professata da Kant: se, infatti, per quest’ultimo
il fenomeno era la realtà, o meglio l’unica realtà accessibile alla mente umana, e il noumeno
era un concetto-limite che serviva da promemoria critico, poiché rammentava all’uomo i
limiti della conoscenza, per Schopenhauer il fenomeno è parvenza, illusione e sogno, ov-
vero ciò che nell’antica sapienza indiana era detto «velo di Maya», mentre il noumeno è
quella realtà che si “nasconde” dietro l’ingannevole trama del fenomeno e che il filosofo
ha il compito di “s-coprire”.
Fin da principio, quindi, Schopenhauer riconduce il concetto di fenomeno a un significa-
to estraneo allo spirito del kantismo e, almeno in parte, vicino alla filosofia indiana e
buddista, come emerge dal seguente passo, che l’autore trae dagli antichi testi dei Veda e
dei Purana1:
È Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del
quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella [Maya] rassomiglia al sogno,
rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua;
o anche rassomiglia alla corda gettata a terra che egli prende per un serpente.
(Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 3)
Come si può notare, l’“atmosfera” orientalistico-metafisica nella quale la filosofia di Scho- Il fenomeno
penhauer immerge il lettore è ben diversa da quella gnoseologico-scientifica della Critica è rappresenta-
zione
della ragion pura.
Inoltre, mentre per il criticismo il fenomeno è l’oggetto della rappresentazione e (benché
venga appreso tramite un corredo di forme a priori) in quanto “cosa” o “dato” materiale
esiste anche fuori della coscienza, il fenomeno di cui parla Schopenhauer è la rappresenta-
zione soggettiva, cioè esiste solo dentro la coscienza. Tant’è vero che il filosofo crede di
poter esprimere l’essenza del kantismo con la tesi, che apre il suo capolavoro, secondo cui
«il mondo è la mia rappresentazione». Per Schopenhauer questo principio è simile agli as-
siomi di Euclide: ognuno ne riconosce la verità appena lo intende, e uno dei grandi meriti
della filosofia moderna, da Cartesio a Berkeley, è di averlo portato definitivamente alla luce.
La rappresentazione ha due aspetti essenziali e inseparabili, la cui distinzione costituisce Il soggetto
la forma generale della conoscenza: da una parte c’è il soggetto rappresentante; dall’altra e l’oggetto
della rappre-
c’è l’oggetto rappresentato. sentazione
Soggetto e oggetto esistono soltanto come “facce” della stessa medaglia, ovvero entrambi
come elementi imprescindibili della rappresentazione, e nessuno dei due precede o può
© Pearson Italia spa
1 I Veda e i Purana sono, rispettivamente, la più antica raccolta di testi religiosi in lingua sanscrita e la più
importante “enciclopedia” dell’induismo.
9
UNITÀ 1 • CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
Le forme
Sulle orme del criticismo, anche Schopenhauer ritiene che la nostra mente – o, più esatta-
a priori della mente, il nostro sistema nervoso e cerebrale – risulti corredata di una serie di forme a
conoscenza
priori, la scoperta delle quali «è un capitale merito di Kant, un immenso merito» (Il mondo
come volontà e rappresentazione, par. 2). Tuttavia, a differenza di Kant, Schopenhauer am-
mette solo tre forme a priori: spazio, tempo e causalità. Quest’ultima è l’unica categoria
(si ricordi che Kant ne elencava dodici), sia in quanto tutte le altre sono a essa riconduci-
bili, sia in quanto la realtà stessa dell’oggetto si risolve completamente nella sua azione
causale su altri oggetti. Tant’è vero che dire “materia”, puntualizza Schopenhauer, è dire
“azione causale”, come testimonia il sostantivo tedesco Wirklichkeit (“realtà”), che discen-
de dal verbo wirken (“agire”).
La causalità
La causalità, afferma Schopenhauer fin dallo scritto Sulla quadruplice radice del principio di
ragion sufficiente (1813), assume forme diverse a seconda degli ambiti in cui opera, manife-
standosi come necessità fisica, logica, matematica e morale, ovvero come principio del di-
venire (che regola i rapporti tra gli oggetti naturali), del conoscere (che regola i rapporti tra
premesse e conseguenze), dell’essere (che regola i rapporti spazio-temporali e le connessio-
ni aritmetico-geometriche) e dell’agire (che regola le connessioni tra un’azione e i suoi
motivi).
La vita
Poiché Schopenhauer paragona le forme a priori a vetri sfaccettati, attraverso cui la visione
è un sogno delle cose si deforma, egli considera la rappresentazione come una fantasmagoria inganne-
ingannevole vole, traendo la conclusione che «la vita è sogno», cioè un tessuto di apparenze, una sorta
di “incantesimo” che la rende simile agli stati onirici. Andando alla ricerca di precedenti
illustri di questa intuizione, Schopenhauer cita:
a) la filosofia dei Veda, per cui l’esistenza comune è una sorta di illusione ottica;
10
Capitolo 1 • Schopenhauer
b) Platone, il quale dice spesso «che gli uomini non vivono che in un sogno»;
c) Pindaro, il quale afferma che «l’uomo è il sogno di un’ombra»;
d) Sofocle, che paragona gli individui a «simulacri e ombre leggere»;
e) Shakespeare, il quale scrive che «noi siamo di tale stoffa, come quella di cui son fatti i
sogni, e la nostra breve vita è chiusa in un sonno»;
f) Calderón de la Barca, autore del noto dramma La vida es sueño (La vita è sogno, 1635).
Al di là del sogno e della trapunta arabescata del fenomeno, esiste però la realtà, quella L’inclinazione
vera, riguardo alla quale l’uomo, o meglio il filosofo che è nell’uomo, non può fare a meno metafisica
dell’uomo
di interrogarsi. Infatti, sostiene Schopenhauer, l’uomo è un «animale metafisico», che, a
differenza degli altri esseri viventi, è portato a stupirsi della propria esistenza e a interro-
garsi sull’essenza ultima della vita. Ciò avviene in misura proporzionale a quella della sua
intelligenza:
Nessun essere, eccetto l’uomo, si stupisce della propria esistenza; per tutti gli animali essa
è una cosa che si intuisce per se stessa, nessuno vi fa caso […]. Quanto più in basso si
trova un uomo nella scala intellettuale, tanto meno misteriosa gli appare la stessa esisten-
za: gli sembra piuttosto che il tutto, così com’è, si comprenda da sé […]. Al contrario, la
meraviglia filosofica […] è condizionata da uno svolgimento superiore dell’intelligenza,
ma non da questo soltanto: senza dubbio è anche la conoscenza della morte, e con essa
la considerazione del dolore e della miseria della vita, ciò che dà il più forte impulso alla
riflessione filosofica e alle spiegazioni metafisiche del mondo. Se la nostra vita fosse senza
fine e senza dolore, forse non verrebbe in mente a nessuno di chiedersi perché il mondo
esista e perché sia fatto così com’è fatto […].
(Supplementi al “Mondo come volontà e rappresentazione”, cap. XVII)
4. Tutto è volontà
Schopenhauer presenta la propria filosofia come un’integrazione necessaria alla filosofia di Come lacerare
Kant: egli si vanta infatti di aver individuato quella via d’accesso al noumeno che l’autore il velo di Maya?
della Critica della ragion pura aveva precluso. Ma se la mente è “chiusa” nell’orizzonte della
rappresentazione, com’è possibile lacerare il velo di Maya e trovare il “filo d’Arianna” neces-
sario per orientarci nel labirinto del relativo e attingere l’assoluto? Dove possiamo trovare
quel passaggio segreto che ci consentirà di introdurci nella “fortezza” della cosa in sé?
Se noi fossimo soltanto conoscenza e rappresentazione, o una «testa d’angelo alata, senza La scoperta,
corpo», argomenta Schopenhauer, non potremmo uscire dal mondo fenomenico, ossia dentro di sé,
della volontà
dalla rappresentazione puramente esteriore di noi e delle cose. Ma poiché siamo dati a noi di vivere
© Pearson Italia spa
medesimi non solo come rappresentazione, ma anche come corpo, non ci limitiamo a
“vederci” dal di fuori, bensì “ci viviamo” anche dal di dentro, godendo e soffrendo. Ed è
proprio quest’esperienza di base, simile a un raggio di sole che penetra oltre la nuvola, che
permette all’uomo di “squarciare” il velo del fenomeno e di afferrare la cosa in sé. Infatti,
ripiegandoci su noi stessi, ci rendiamo conto che l’essenza profonda del nostro io, o me-
glio la cosa in sé del nostro essere globalmente considerato, è la brama, o la volontà di
vivere (Wille zum Leben), cioè un impulso prepotente e irresistibile che ci spinge a esiste-
re e ad agire. Più che intelletto o conoscenza, quindi, noi siamo vita e volontà di vivere,
11
UNITÀ 1 • CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
e il nostro stesso corpo non è che la manifestazione esteriore dell’insieme delle nostre
brame interiori: l’apparato digerente non è che l’aspetto fenomenico della volontà di nu-
trirsi, l’apparato sessuale non è che l’aspetto oggettivato della volontà di accoppiarsi e di
riprodursi, e così via. E l’intero mondo fenomenico non è altro che il modo in cui la vo-
lontà si manifesta o si rende visibile a se stessa nella rappresentazione spazio-temporale.
Da ciò il titolo del capolavoro di Schopenhauer: Il mondo come volontà e rappresenta-
zione. ➔ T2 p. 34
Le immagini
Per esprimere il concetto di questa supremazia della volontà, Schopenhauer ricorre a una
utilizzate da serie eloquente di immagini, scrivendo che il rapporto tra la volontà e l’intelletto, tra la vo-
Schopenhauer
lontà e il corpo, tra la volontà e il fenomeno in generale, è lo stesso che intercorre tra il pa-
drone e il servo, tra l’uomo e lo strumento, tra il cavaliere e il cavallo, tra il fabbro e il mar-
tello, tra il sole e la luna, tra il cuore e il cervello.
La volontà
Fondandosi sul principio di analogia, Schopenhauer afferma poi che la volontà di vivere
come radice non è soltanto la radice noumenica dell’uomo, ma anche l’essenza segreta di tutte le cose,
noumenica
dell’universo
ossia la cosa in sé dell’universo, finalmente svelata:
essa è l’intimo essere, il nocciolo di ogni singolo, ed egualmente del Tutto.
(Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 21)
Infatti la volontà di vivere pervade ogni essere della natura, sia pure in forme distinte e
secondo gradi di consapevolezza diversi, che vanno da quelli della materia organica, in
cui si manifesta in modo inconscio, fino a quelli dell’uomo, in cui risulta pienamente
consapevole.
CONCETTI La cosa in sé
A CONFRONTO
21/,1(
SCHEMA in Kant in Schopenhauer
INTERATTIVO
è noumeno è noumeno
fenomeno, rappresentazione,
cioè alla realtà quale oggetto cioè alla percezione illusoria
di conoscenza da parte di un soggetto e soggettiva della realtà
è la realtà è la realtà
© Pearson Italia spa
è inconoscibile è conoscibile
12
Capitolo 1 • Schopenhauer
6. Caratteri e manifestazioni
della volontà di vivere
Essendo “al di là” del fenomeno, la volontà di vivere presenta, per Schopenhauer, caratteri
contrapposti a quelli del mondo della rappresentazione, in quanto, come abbiamo detto, si
© Pearson Italia spa
13
UNITÀ 1 • CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
… unica…
In secondo luogo, come abbiamo visto più nel dettaglio nel paragrafo precedente, la volon-
tà risulta unica, poiché esistendo al di fuori dello spazio e del tempo, che hanno la preroga-
tiva di dividere e di moltiplicare gli enti, si sottrae costituzionalmente a ciò che i filosofi del
Medioevo chiamavano «principio di individuazione»: la volontà non è qui più di quanto
non sia là, così come non è oggi più di quanto non sia stata ieri o possa essere domani. Essa,
dice Schopenhauer, è in una quercia come in un milione di querce.
… eterna…
Essendo oltre la forma del tempo, la volontà è anche eterna e indistruttibile, ossia un prin-
cipio senza inizio, né fine. Per questo Schopenhauer scrive che «alla volontà è assicurata la
vita» e paragona il perdurare dell’universo nel tempo a un «meriggio eterno senza tramon-
to refrigerante», oppure all’«arcobaleno sulla cascata», non toccato dal fluire delle acque
(Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 54).
… incausata
Essendo al di là della categoria di causa, e quindi di ciò che Schopenhauer denomina «prin-
e senza scopo cipio di ragione», la volontà si configura anche come una forza libera e cieca, ossia come
energia incausata, senza un perché e senza uno scopo. Infatti noi possiamo cercare la “ragio-
ne” di questa o di quella manifestazione fenomenica della volontà, ma non della volontà in
se stessa, esattamente come possiamo chiedere a un uomo perché voglia questo o quello, ma
non perché voglia in generale. Tant’è che a quest’ultima domanda l’individuo non potrebbe
che rispondere: «voglio perché voglio», ossia (traducendo la frase in termini filosofici) «vo-
glio perché c’è in me una volontà irresistibile che mi spinge a volere». La volontà primordia-
QUESTIONE MULTIMEDIALE le non ha alcuna meta oltre se stessa: la vita vuole la vita, la volontà vuole la volontà, e
La storia 21/,1(
Necessità e libertà qualunque motivazione o scopo cadono entro l’orizzonte del vivere e del volere (Il mondo
nella storia come volontà e rappresentazione, par. 29).
La crudele
Miliardi di esseri (vegetali, animali, umani) non vivono dunque che per vivere e continua-
verità re a vivere. È questa, secondo Schopenhauer, l’unica crudele verità sul mondo, anche se gli
sul mondo
uomini hanno cercato per lo più di “mascherarne” la terribile evidenza postulando un Dio
al quale finalizzare la loro vita e in cui trovare un “senso” per le loro azioni (peraltro esclu-
© Pearson Italia spa
dendo da tale “investitura di senso” gli altri esseri viventi, che nelle religioni e nelle filosofie
occidentali sembrano essere una semplice “cornice” per i destini umani). Ma Dio, nell’uni-
verso doloroso di Schopenhauer, non può esistere (v. p. 20) e l’unico assoluto è la volontà
QUESTIONE (PDF)
Che cos’è il 21/,1(
stessa, i cui caratteri di fondo, cioè il fatto di essere unica, eterna e incausata, sono, non
nichilismo? a caso, i caratteri che da sempre i filosofi hanno conferito a Dio e con cui soprattutto i
(Schopenhauer,
Nietzsche, Heidegger) Romantici hanno caratterizzato l’infinito.
14
Capitolo 1 • Schopenhauer
Schopenhauer ritiene che l’unica e infinita volontà di vivere si manifesti nel mondo feno- Le oggettivazioni
menico attraverso due fasi logicamente distinguibili: della volontà:
le idee e le realtà
a) nella prima, la volontà si oggettiva in un sistema di forme immutabili, a-spaziali e a- naturali
temporali, che egli chiama platonicamente idee e che considera alla stregua di archetipi
del mondo;
b) nella seconda, la volontà si oggettiva nei vari individui del mondo naturale, che sono
nient’altro che la moltiplicazione, vista attraverso il prisma dello spazio e del tempo, delle
idee. Tra gli individui e le idee esiste un rapporto di copia-modello, per cui i singoli esse-
ri risultano semplici riproduzioni dell’unico prototipo originario che è l’idea.
Il mondo delle realtà naturali si struttura a propria volta in una serie di “gradi” disposti in Ragione
ordine ascendente: il grado più basso dell’oggettivazione della volontà è costituito dalle e istinto
forze generali della natura, i gradi superiori dalle piante e dagli animali. Questa sorta di
“piramide cosmica” culmina nell’uomo, nel quale la volontà diviene pienamente consape-
vole. Ma ciò che essa acquista in coscienza, perde in sicurezza: come guida della vita, infat-
ti, la ragione è meno efficace dell’istinto, e questo è il motivo per cui Schopenhauer afferma
che l’uomo, in un certo senso, è un «animale malaticcio».
cioè cioè
15
UNITÀ 1 • CRITICA DEL SISTEMA HEGELIANO: SCHOPENHAUER E KIERKEGAARD
7. Il pessimismo
Dolore, piacere e noia
Volere
Affermare che l’essere è la manifestazione di una volontà infinita equivale a dire, secondo
è soffrire Schopenhauer, che la vita è dolore per essenza. Infatti, volere significa desiderare e deside-
rare significa trovarsi in uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa che si vorrebbe
avere. Per definizione, quindi, il desiderio è assenza, vuoto e indigenza, ossia dolore. E poi-
ché nell’uomo la volontà è più cosciente, e quindi più “affamata”, che negli altri esseri,
proprio l’uomo risulta il più bisognoso e mancante tra loro, destinato a non trovare mai
un appagamento verace e definitivo:
Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine
l’appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato, ne rimangono almeno dieci
insoddisfatti; inoltre la brama dura a lungo, le esigenze vanno all’infinito; l’appagamento
è breve e misurato con mano avara. Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente: il
desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto,
questo un errore non conosciuto ancora. Nessun oggetto del volere, una volta conseguito,
può dare appagamento durevole […] bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale
gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento.
(Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 38)
Il piacere è
Per di più, ciò che gli uomini chiamano “godimento” (fisico) o “gioia” (psichica) non è altro,
cessazione come avevano già sostenuto Pietro Verri e Giacomo Leopardi1, che una cessazione di dolore,
del dolore
ossia lo “scaricarsi” di una tensione preesistente: perché ci sia piacere – argomenta infatti
Schopenhauer – bisogna per forza che ci sia uno stato precedente di tensione o di dolore (ad
esempio, il godimento del bere presuppone la sofferenza della sete).
La stessa cosa non vale per il dolore, che non può affatto essere ridotto, con un puro gioco
dialettico di parole, a cessazione di piacere: un individuo può sperimentare una catena di
dolori, senza che questi siano preceduti da altrettanti piaceri, mentre ogni piacere nasce solo
come cessazione di una qualche preesistente tensione fisica o psichica. Detto negli incisivi
termini figurati di una battuta (poco nota) tratta da Parerga e paralipomena: «non v’è rosa
senza spine, ma vi sono parecchie spine senza rose!» (II, 385).
Il carattere
Pertanto, mentre il dolore, identificandosi con il desiderio, che è la struttura stessa della vita, è
“negativo” un dato primario e permanente, il piacere è solo una funzione derivata del dolore, che vive
dell’umana
felicità
unicamente a spese di esso. Infatti il piacere riesce a vincere il dolore solo a patto di annullare
se stesso, poiché, non appena viene meno lo stato di tensione del desiderio, cessa anche la
© Pearson Italia spa
16
Capitolo 1 • Schopenhauer
stessa durevole e compiuta. Essa conduce il suo eroe attraverso mille difficoltà e pericoli
sino alla meta: non appena questa è raggiunta, subito lascia cadere il sipario. Null’altro,
infatti, le resterebbe, se non mostrare che la luminosa meta, nella quale l’eroe sognava di
trovare la felicità, ha beffato anche lui, di modo che, quando l’ha raggiunta, egli non si trova
meglio di prima. (Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 58)
Accanto al dolore, che è una realtà durevole, e al piacere, che è qualcosa di momentaneo, Scho- Tra dolore
penhauer pone, come terza situazione di base dell’esistenza umana, la noia, la quale subentra e noia
quando viene meno l’aculeo del desiderio (quando «il possesso disperde l’attrazione»), op-
pure quando cessano il frastuono delle attività e il pungolo delle preoccupazioni. La vita uma-
na, conclude Schopenhauer, è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore
e la noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia.
➔ T3 p. 35
Ma se il dolore costituisce la legge profonda della vita (tant’è che «nessuno si è mai veramente
sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco»), ciò che distingue le situazioni e i
casi umani sono solo il diverso modo o le diverse forme in cui tale dolore si manifesta, ovvero
variando secondo età e circostanze, come istinto sessuale, appassionato amore, gelosia, in-
vidia, odio, paura, ambizione, avarizia, infermità ecc. E se finalmente non riesca a trovar via
21/,1(
in nessun’altra forma, viene sotto la malinconia, grigia veste del tedio e della noia. ESERCIZI
INTERATTIVI
(Il mondo come volontà e rappresentazione, par. 57)
«Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole»
La sofferenza universale
Poiché la volontà di vivere, che è tensione perennemente insoddisfatta e sempre rinnovan-
© Pearson Italia spa
Tutto soffre:
tesi, si manifesta in tutte le cose sotto forma di una vera e propria Sehnsucht (desiderio il pessimismo
cosmico
inappagato) cosmica, il dolore non riguarda soltanto l’uomo, ma investe ogni creatura.
Tutto soffre: dal fiore che appassisce per mancanza d’acqua all’animale ferito, dal bimbo che
nasce al vecchio che muore.
E se l’uomo, in cui si riassume e si potenzia il male del mondo, soffre di più rispetto alle
altre creature, è semplicemente perché egli, avendo maggior consapevolezza, è destinato a
sentire in modo più accentuato la spinta della volontà e a patire maggiormente l’insoddisfa-
zione dei propri desideri e l’offesa dei dolori.
17