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23 - 05 - 2007 Usl PDF
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INDICE
22/05/2007 Focus 17
Elisir di mamma
23/05/2007 Il Piccolo 27
Dodici Aziende si confrontano a Trieste
23/05/2007 La Libertà 28
«L'abolizione del ticket già da fine mese»
23/05/2007 Polis 33
L'assessore alla Sanità Bissoni parlerà del fondo per la non autosuffi cienza
23/05/2007 L'informazione 34
Arriva la "Carestream Health", il leader mondiale nei sistemi di imaging
medico
UNIVERSITA E RICERCA
23/05/2007 Il Sole 24 Ore 41
«Riforma del 3+2? Un disastro»
23/05/2007 L'Indipendente 44
Ma Mussi che cosa pensa di questi rettori?
22/05/2007 L'Indipendente 45
Enna, ecco l'università degli amici
14 articoli
23/05/2007 Il Resto del Carlino Pag. VIII
FERRARA
FACOLTÀ DI ARCHITETTURA
Buco nel bilancio: assemblea 'calda'
Secondo gli studenti mancherebbero qualcosa come 180mila euro
TIRA ARIA DI BURRASCA alla Facoltà di Architettura dell'Ateneo ferrarese. Ieri pomeriggio
moltissimi studenti hanno preso parte all'assemblea pubblica (nella foto) alla presenza del vicario
della facoltà ed ex Preside, Graziano Trippa, in rappresentanza del Consiglio di Facoltà, contestando
la dirigenza e richiedendone a gran voce le dimissioni. «La mobilitazione - scrivono gli studenti in
una nota - nasce da un malcontento maturato negli anni a causa di una gestione che si è dimostrata
poco trasparente, senza progettualità futura economica e culturale e senza il coinvolgimento dei
soggetti interessati, in particolare di studenti e professori. La cultura creata dalla facoltà di
Architettura non è solo un valore aggiunto per gli studenti ma è un bene pubblico per tutta la
cittadinanza».
«TUTTI - PROSEGUONO gli studenti - hanno il diritto di sapere e di avere risposte non evasive sul
futuro, diritto che purtroppo ieri è stato negato». Secondo quanto raccontato dagli stessi studenti ci
sarebbe un 'buco' nel bilancio di 180mila euro che potrebbe ripercuotersi sulla didattica. «Già adesso
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- spiega uno degli studenti - ad alcuni docenti a contratto non vengono pagati regolarmente gli
stipendi e temiamo ulteriori tagli che potrebbero andare a colpire professori 'scomodi'».
FUORI LA Fondazione Carife, dentro Ferrara Arte e, forse, l'Università. Cambierà così la
composizione dei soci di Ferrara Musica, l'ente che organizza il cartellone di musica del teatro
Comunale. L'annuncio lo ha dato il sindaco Gaetano Sateriale. Insieme alla composizione dei soci
cambierà anche il consiglio direttivo: per fare spazio ai due nuovi soci sarà probabilmente il Teatro
Comunale (che ha due componenti nel cda) a rinunciare ad una poltrona.
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prodotti (Doc e Dop). Sulla centrale Edipower la linea è: dalla parte dei lavoratori nel rispetto della
tutela ambientale e della qualità della vita.
Mentre, sull'ex zuccherificio si pensa, insieme alla proprietà, di definire una proposta strategica
produttivamente e urbanisticamente, considerando l'apporto del Politecnico di Milano. Da non
trascurare il recupero ex-Bonlat. Per il settore Urbanistica e territorio si punta a: redazione del Pgt,
rispettando l'impatto ambientale.
Sì all'Unione dei Comuni: è un'opportunità per il territorio di diventare coeso ed integrato
razionalizzando le spese e migliorando i servizi. Per quanto riguarda le politiche sociali, l'obiettivo è:
assistenza a famiglie, anziani, immigrati e diversamente abili. Anche la lista Zerbini considera il
recupero dell'ex-ospedale per lungodegenza e terapia riabilitativa. Cultura e ambiente: realizzazione
del centro culturale nell'ex-macello con informagiovani, biblioteca, auditorium, scuola di musica,
ludoteca. (s.m.)
RUGBY A 7
Il Cus oggi alle finali degli Universitari
FERRARA. Prenderanno il via oggi al Lido di Jesolo (Venezia) le finali 2007 dei Campionati Nazionali
Universitari di rugby a 7, manifestazione cui il Cus Ferrara si è qualificato il mese scorso nella poule
disputata proprio al "Trevisani".
Questa disciplina all'ateneo estense ha sempre portato soddisfazioni, basti pensare ai titoli italiani
conquistati nel 1975, nel 1986, (quando si giocava ancora a 15) e nel 1994, unitamente alla
conquista di svariate medaglie minori, compreso il beffardo argento dello scorso anno.
Al Lido di Jesolo saranno in lizza otto squadre divise in due gironi; la giornata odierna servirà a
definire le posizioni in ogni raggruppamento, in vista dei quarti di finale in programma domani (la
prima di un girone giocherà contro la quarta dell'altro, e così via). Un po' anomali, a dire il vero, i
sorteggi effettuati, con il Cus Ferrara finito in compagnia di Genova e Firenze (sul podio nel 2006)
oltre che di Catania, mentre nell'altro raggruppamento ci saranno Brescia, Sassari, Messina e Milano.
"Blindati" quasi completamente i giocatori della Coopser in vista del confronto di Palermo, il tecnico
cussino Andrea Fabbri ha a sua disposizione un gruppo di giocatori sicuramente validi, ma che poco
ha giocato assieme; sono infatti stati convocati i rodigini Flagiello, Ferracin e Badocchi, i tesserati del
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Badia ovvero Sgarbi, Michelotto - figli d'arte di due ex cussini - e ancora Munerato, Marzanati e
Berdondini del Romagna RFC, Calgano (Udine), e poi il ferrarese Teodorini che è tesserato per l'Ova
Pieve di Cento.
Dalla Coopser sono invece in forse sia Durigon che Giudici.
Dario Cavaliere
FERRARA. Dopo la prima presentazione della silloge poetica italo-inglese di Maria Cristina Nascosi
Sandri (nella foto), Nata per acqua / Born for water (Ferrara, Edizioni Cartografica / Gruppo Bancario
Carife, 2006), che si è tenuta lo scorso 29 settembre, idealmente dedicata al grande regista
Michelangelo Antonioni nel giorno del suo 94° compleanno, nel Salone d'Onore della Camera di
Commercio di Ferrara, e le altre alle prestigose Libreria Minerva di Trieste e alle Giubbe Rosse di
Firenze ed alla Libreria Feltrinelli di Ferrara, il libro sarà riproposto oggi, alle ore 17 nella Sala Arengo
del Comune di Ferrara. Alcune novità saranno essenziale corollario a quest'ultima presentazione,
svolta col patrocinio del Gruppo Consigliare Comunale e dei Circoli della Margherita Gli Alari, Il
Caminetto, Il Casolare ed Il Focolare: insieme con l'intervento del professor Richard Chapman, dell'
Università di Ferrara, è previsto quello del professor Claudio Cazzola, grecista e latinista di fama. La
lettura delle liriche dal testo, in lingua italiana ed inglese, saranno affidate a Paolo Toselli, attore e
fine dicitore del Teatro Minore di Ferrara ed alla stessa autrice, mentre un fine programma 'quasi' a
sorpresa è stato riservato alla bella e modulata voce di Maria Grazia D'Amico Mariotti, presidente
dell'Associazione Culturale Olimpia Morata, che leggerà in francese - nella traduzione portata di
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SABBIONCELLO S. VITTORE. Un cantiere aperto per ridare nuova vita dopo tanti anni
d'abbandono al maggior monumento storico del territorio situato lungo il Volano e l'idrovia
ferrarese. E' quello in corso presso la Villa Mensa (del XV secolo) presso Sabbinocello San
Vittore, in direzione di Formignana, dove passa anche la nuova pista ciclabile fino alle chiuse
di Valpagliaro e a Final di Rero.
I lavori in corso sono finanziati dall'amministrazione comunale di Copparo e della Provincia di
Ferrara: per mostrare lo stato di lavori di recupero, il prossimo sabato 26 maggio dalle ore 15 la villa
Mensa sarà aperta al pubblico, con visite guidate ai cantiere. Si tratta di un primo interessante
appuntamento per ridare lustro alla villa. Nell'occasione ci sarà l'accompagnamento musicale del
conservatorio «Frescobaldi» di Ferrara. L'iniziativa sarà realizzata in collaborazione con il comitato di
frazione locale e con l'Auser.
E' un momento particolare per il territorio locale e non solo per il paese dove è nata tra l'altro la Pro
Loco (con già oltre un centinaio di soci) che ha già messo in cantiere un programma intenso:
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recentemente la sagra cittadina rinata dopo tanti anni e che ha visto un buon successo di
partecipazione: con un'interessante mostra e concorso fotografico con tema il Po e il territorio tra
Ferrara e il mare.
La villa Mensa è una delizia estense costruita dai Dalla Rovere, allora cardinali a Ferrara:
successivamente divenne appunto residenza estiva dei vescovi estensi e ferraresi. Seguì un periodo
di decadenza: nell'Ottocento ne divenne proprietaria la famiglia e poi fondazione Fratelli Navarra.
Il complesso che è di grandi dimensioni (un corpo centrale con cappella e torretta, cortile interno ed
altri numerosi edifici collaterali) fu per anni abitata da famiglie contadine e locali: in passato vari
progetti, proposte di recupero o passaggio di proprietà non andarono in porto, nonostante le
preoccupazioni di abitanti della zona e di studiosi. Ma col tempo crebbe l'interesse per il suo restauro:
alcuni laureandi in architettura dell'università di Ferrara ne fecero oggetto di tesi.
Finalmente quindi Comune di Copparo e Provincia di Ferrara hanno trovato finanziamenti adeguati
con progetti di recupero (nell'ordine di varie centinaia di migliaia di euro) che sono partiti lo scorso
anno coi primi interventi. Per le prenotazioni alle visite guidate gli interessati possono telefonare allo
0532/864511. (f.c.)
L'ASSESSORE
« Ferrara Comune innovativo»
E' presente anche il Comune do Ferrara Al Forum della pubblica amministrazione in corso a Roma.
Alla fiera dell'innovazione e delle buone pratiche amministrative, l'assessore al bilancio Roberto
Polastri ha presentato il balanced score card, il sistema di gestione della pianificazione strategica e
del controllo di gesione che il Comune ha messo a punto insime all'Università di Ferrara.
«Si tratta di una metodologia molto innovativa - spiega Polastri - applicata soprattutto da aziende
private e da poco utilizzata anche nella pubblica amministrazione, Ferrara è stata tra i primi Comuni
ad adottarla. Serve a monitorare i risultati della gestione economico-finanziaria, ma anche le
procedure di apprendimento e di evoluzione organizativa interna e di soddisfazione del cliente-
cittadino».
Al seminario di presentazione ha parlato anche Emidia Vagnoni, docente dell'Università di Ferrara
che ha curato la progettazione scientifica. Al Forum di Roma, Ferrara è presente anche con uno
stand in cui la città presenta la sua offerta turistica e culturale. Anche il direttore generale Roberto
Finardi ha preso parte alla trasferta romana.
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La Fondazione Carife esce da Ferrara Musica ma non si disimpegna dal sostegno all'attività
dell'associazione. E' quanto ha annunciato ieri pomeriggio in commissione consiliare il sindaco
Gaetano Sateriale, e confermato subito dopo il presidente di Palazzo Crema, Sergio Lenzi. Il suo
posto sarà preso da Ferrara Arte e forse dall'università («ha manifestato il suo interesse ma enetrerà
solo se non sarà troppo oneroso» ha detto il sindaco), e in questo caso i membri del Consiglio
direttivo cambieranno in maniera sostanziale. Al momento, infatti, i cinque posti sono occupati da
presidente e direttore del Teatro Comunale, sindaco, assessore alla Cultura e rappresentante della
Fondazione: per far entrare due nuovi, il Teatro dovrebbe rinunciare ad un posto. Il fatto curioso è
che sindaco e assessore alla Cultura, da tempo, sono la stessa persona, cioè Sateriale nel doppio
incarico, quindi una poltrona resta sempre fisicamente vuota. Con il nuovo assetto, in ogni caso, si
creerà un rapporto societario tra Ferrara Arte spa e l'associazione musicale, consentendo così a
quest'ultima di godere dei benefici della holding comunale (dove la spa entra e lei direttamente non
può), e di sfruttare il forte "marchio" delle mostre di Palazzo Diamanti per attirare nuovi e sempre più
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vitali sponsor. La Fondazione, che l'anno scorso ha finanziato con circa 156mila euro Ferrara Musica,
deve ancora decidere lo stanziamento di quest'anno, «ma non ci saranno riduzioni, anzi - ha detto il
presidente Lenzi - Intendiamo sostenere l'attività dall'esterno, come abbiamo annunciato tre anni fa, il
nostro modo abituale di agire è di sponsor».
Le richieste di impegno in campo culturale a Palazzo Crema, tra l'altro, si stanno moltiplicando: tra
poco arriverà la convocazione del comitato sostenitori di Ermitage Italia e Lenzi sta attendendo.
«Abbiamo evidenziato la nostra disponibilità a sostenere l'iniziativa, ancora però non sappiamo nulla
di preciso» ha evidenziato il presidente.
NAZIONALI A JESOLO
Universitari Roma incanta nel calcio a 5
JESOLO. Sono stati gli sport di squadra a farla da padrone nella quarta giornata dei campionati
nazionali Universitari di Jesolo. Ieri sono iniziati i tornei di calcio e pallavolo maschile, a incantare
però è stata soprattutto la Roma nel calcio a 5, con gli universitari della capitale che, dopo il 4-2
dell'andata contro Macerata, hanno battuto con lo stesso risultato anche Cagliari. Fuori nel tennis
Alessandro Lorenzon e Marta Lizier, il Cus Venezia ora si prepara già a un altro appuntamento:
venerdì, sempre nella cornice dei Nazionali Universitari, la sala convegni del Palaturismo di Jesolo
ospiterà «Lavorare per lo sport - Necessità e prospettive: Università, aziende, mondi sportivi a
confronto», confronto sulle nuove sfide del mondo dello sport con una serie di personaggi di valore
assoluto. Tornando ai campionati veri e propri, da oggi un'altra disciplina si aggiunge al programma
di gare. Sui campi del Villaggio Marzotto di Jesolo Lido scatta il torneo di rugby 7, in lizza i Cus di
Sassari, Messina, Firenze, Ferrara, Brescia, Milano, Genova e Catania: a partire dalle 9 partono due
gironi all'italiana da quattro squadre, domani in programma secondo turno di qualificazioni e finali.
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FORLI - «Dopo la Laurea a Bologna nel 1979 - afferma Giampiero Galletti, Dirigente Medico di
Neurologia all'Ospedale Morgagni-Pierantoni -, ho conseguito la Specializzazione in Medicina del
lavoro a Bologna, e successivamente quella in Neurologia a Ferrara. La mia prima esperienza
lavorativa è stata fatta all'Igiene Pubblica come Medico del lavoro; dal 1988 sono entrato nel reparto
di Neurologia a Forlì, dove tutt'ora lavoro e dove mi occupo prevalentemente delle malattie
cerebrovascolari». Di cui una delle principali è l'ictus... «l'ictus è l'improvvisa comparsa di sintomi
riferibili a deficit parziale o totale (coma) delle funzioni cerebrali, di durata superiore alle 24 ore o ad
esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale. L'ictus deve
essere prontamente diagnosticato e trattato in ospedale per l'elevato rischio di disabilità e di morte
che esso comporta». Quanti tipi di ictus esistono? «La definizione di ictus comprende, sulla base dei
dati morfologici, l'ictus ischemico - più frequente - e l'ictus emorragico - nel 15% dei casi. L'ictus
ischemico è caratterizzato dall'occlusione di un vaso a causa di una trombosi o di un'embolia o, meno
frequentemente, da un'improvvisa e grave riduzione della pressione di perfusione del circolo ematico.
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la patologia prende il nome". Nei piccoli vasi sanguigni periferici come quelli dei polmoni o
dell'intestino, il globulo rosso diventa rigido, si schiaccia e non scorre più occludendo il passaggio e
rendendo terreno fertile alla formazione di trombi. Il paziente lamenta subito dolori acuti che rendono
necessaria la rimozione dei globuli rossi malati e la sostituzione con quelli sani e, se non viene
curata, la malattia diventa invalidante. Dopo una prima visita al centro di Ferrara, dunque, il paziente
potrà essere seguito a Ravenna: ogni 40-50 giorni, infatti, verrà trattato in ambulatorio per un'ora e
mezza grazie ad appositi apparecchi separatori cellulari che prelevano il sangue, centrifugano le
componenti, scartano quelle malate e reinfondono quelle sane. La terapia eviterà così inutili
spostamenti a Ferrara. Al momento sono in cura un'italiana, una straniera e alcuni bambini africani. Il
trattamento, poi, potrà anche essere utilizzato nei casi di malaria acuta. "Se un ravennate dovesse
contrarre la malaria durante una vacanza o un viaggio di lavoro in Africa, l'eritroexchange arriverà in
suo aiuto", conclude Lorenzini. L'ambulatorio di Aferesi terapeutica (ossia 'curare per portare via cose
dannose') è cresciuto nella sua attività nel corso degli anni ed è in espansione: attualmente, infatti,
effettua circa 500 trattamenti all'anno, compresi quelli di plasma exchange e di prelievo di cellule
staminali. Il primo trattamento consente nel togliere il plasma malato per poi sostituirlo con quello
sano, mentre attraverso il prelievo di cellule staminali (circa 50 interventi all'anno che richiamano
anche pazienti da fuori regione) è possibile l'autotrapianto. Valentina Bartolini Terapia d'avanguardia
contro l'anemia falciforme e gravi casi di malaria all'ambulatorio di Aferesi terapeutica del Simt
Elisir di mamma
Amelia Beltraminì, Paola Grimaldi
Ha salvato dalla fame ipopoli del nord. Oggi è tecnologico, e continua a essere fonte di sorprese.
Quando perdi la pazienza va alle ginocchia; se ti penti piangi su quello versato; se sei un moccioso
l'hai ancora sulle labbra; se sei troppo esigente vuoi quello di gallina; se ti incaponisci vuoi mungerlo
dal toro e se sei ricco addirittura puoi nuotarci dentro. I tanti detti popolari documentano quanto il latte
sia presente nella nostra cultura. E le ricerche di questi ultimi anni stanno dando risposte
sorprendenti a una serie di domande: in cosa consiste l'unicità del latte materno? È vero che solo le
femmine possono allattare (v. riquadro a pag. 74)1 Chi lo "inventò"? E quando diventò un alimento
per adulti? Alcune ricerche, infine, avanzano perfino dubbi sulla sua salubrità (v. riquadro a pag. 70).
• Unico e inimitabile Il latte materno è sicuramente insostituibile per il mammifero neonato: cucciolo di
balena, di pipistrello o di uomo che sia. «Perché non è solo un alimento, ma un vero sistema
biologico» spiega Giuseppe Banderali, direttore del day hospital pediatrico dell'Ospedale San Paolo
di Milano. «Le centinaia di sostanze che contiene influenzano infatti il sistema immunitario, la
digestione, la predisposizione ad allergie e infezioni. Inoltre il latte materno previene malattie come
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obesità, osteoporosi e ipertensione». Per non parlare degli effetti psico-emotivi: l'allattamento
materno crea un legame molto forte tra la madre e il cucciolo. Il latte viene secreto perché un
ormone, l'ossitocina, stimola la muscolatura liscia che avvolge gli alveoli produttori di latte. E non è
un caso. I ricercatori hanno dimostrato che se si blocca la secrezione di ossitocina, pecore e ratte
abbandonano i loro cuccioli; al contrario se si inietta ossitocina a femmine vergini di ratto, queste
assumono atteggiamenti materni verso cuccioli di altre femmine. Insomma, l'indissolubile legame
madre-figlio si consolida con l'allattamento. Cinquanta anni fa si pensava che il latte materno fosse
"copiabile", ma il compito si è rivelato impossibile. «La composizione, il gusto, la consistenza, la
percentuale di sostanze contenute nel latte materno cambiano non solo nel corso dell'allattamento,
ma addirittura durante una stessa poppata» continua Banderali. Per esempio, al momento giusto
contiene S100B, proteina che favorisce la maturazione del cervello. Oggi nessuno confuta più i
vantaggi dell'allattamento al seno: se negli anni '70 del secolo scorso solo il 20-30% delle
neomamme allattava al seno, oggi la percentuale è salita al 95%. • Antica madre L'allattamento è una
caratteristica dei mammiferi, gli unici a possedere nelle mammelle ghiandole che producono latte (v.
riquadro a pag. 74). Probabilmente l'inventrice del latte, antenato di tutti i mammiferi, fu l'eomaia,
"antica madre" (in greco), una specie di topolino (v. immagine a pag. 74) che viveva sugli alberi e nei
cespugli, i cui resti fossili furono scoperti in Cina nel 2002. Era una creaturina ' di 25 g, lunga 14 cm,
vissuta nel Cretaceo, cioè circa 125 milioni di anni fa. Le sue discendenti allattano i cuccioli sia che
nuotino come le balene e i delfini, sia che volino come pipistrelli, ma la composizione del loro latte
varia da specie a specie in base all'habitat in cui vivono: il latte di foca, per esempio, è composto al
50% di grassi, quello d'asina e di cavalla per converso è molto magro, solo l'l,5%. Inoltre contiene
acqua, proteine (le caseine, importanti nella produzione del formaggio, e le lattoalbumine); lattosio,
uno zucchero, enzimi che consentono ad organismi ancora immaturi di digerirlo, vitamine (B2, B12 e
A), sali minerali, oltre a vari fattori di crescita (v. riquadro qui sotto). • Zucchero indigesto Tutti i
neonati digeriscono il latte della madre. Ma, finito l'allattamento al seno, nessun mammifero consuma
più latte. Anche l'uomo adulto per la maggior parte della sua storia non ha bevuto latte. Questo
spiega perché il bimbo svezzato smette di produrre lattasi, l'enzima che consente di digerire il
lattosio. Senza questo enzima, il lattosio va nell'intestino dove viene digerito dai batteri che scartano
non favoriva i raccolti e quindi il latte era una manna: nutriente, non contaminato da parassiti come
l'acqua e quindi più sicuro. Peti, coliche e diarree erano il male minore rispetto ai morsi della fame.
Chi lo beveva aveva un vantaggio di sopravvivenza, e così emerse e velocemente si diffuse una
mutazione genetica che faceva produrre lattasi anche agli adulti. I confini della "civiltà del latte"
furono disegnati da Giorgio Bertorelle, del dipartimento di biologia dell'Università di Ferrara, e altri
genetisti europei hanno dimostrato come, a partire dal Neolitico, vacche e uomini dell'Europa
settentrionale evolvettero insieme acquisendo entrambi mutazioni genetiche: le prime hanno
cambiato i geni che hanno le ricette delle proteine del latte, i secondi hanno cambiato il gene che
codifica l'enzima che lo digerisce rendendolo persistente. • Meglio il formaggio Il latte continua a stare
sullo stomaco della maggior parte degli europei del sud. La spiegazione, secondo Paul Sherman
della Cornell University di Ithaca (New York), è nel clima: più alta è la temperatura, più rapidamente il
latte va a male. In 24 ore un millilitro di latte a 5 °C sviluppa 2.600 batteri; a 20 °C 450 mila. Dopo le
prime intossicazioni batteriche gli abitanti del sud decisero che era meglio bere poco latte e buttarsi
sul formaggio il cui lattosio viene eliminato dai batteri durante la stagionatura. E ciò spiega perché
l'intolleranza al lattosio segua il clima: «Ma fino a un bicchiere al giorno non ci sono conseguenze
neppure per molti intolleranti» dice Dennis Savaiano dell'University of Minnesota, Usa. • Latte
tecnologico L'importanza del latte è impressa nei miti. In India, da un oceano di latte frullato dagli dèi
nacque il mondo, e la vacca sacra dell'abbondanza, Kamadhenu. Canaan, la terra promessa degli
Ebrei, "stillava latte e miele". Per i Vichinghi Auòhumla, una grande mucca dalle cui mammelle
scorrevano 4 fiumi di latte, nutrì Ymir, gigante primordiale, e liberò Buri, il primo uomo. Per secoli,
comunque, il consumo di latte è stato domestico. Contadini e agricoltori possedevano pecore, capre
o vacche per il fabbisogno quotidiano; persino nei cortili delle città c'erano animali da mungere. «La
rete di distribuzione del latte si instaurò nelle grandi città europee a\ partire dal 17° secolo» racconta
Alberto Capatti, dell'Università di scienze gastronomiche di Pollenzo (Cn). «Alle 3 di notte dalle stalle
delle campagne partivano le lattaie con i bidoni per vendere il latte fresco agli abitanti delle città».
Oggi il latte è tecnologico: pastorizzato, sterilizzato, scremato, modificato con l'aggiunta di vitamine e
grassi non suoi. E persino servito da 600 distributori che per 1 € erogano 1 litro di latte crudo, cioè
non trattato.
Moderati bevitori Ogni Italiano beve in media 57 litri di latte l'anno, il 70% del quali totalmente o
parzialmente scremato. Gli europei invece ne consumano in media 93 litri.
Giostra della mungitura La stalla moderna è interamente computerizzata. Nel 2006 nel mondo sono
state munte 657 milioni di t di latte, pari a 220 mila piscine olimpioniche.
Mungitura faraonica Mungitura di una bufala nel rilievo di una tomba a Saqquara. Per gli Egizi il latte
era un farmaco e un dono da offrire agli dei.
Pastorizzato... A temperatura ambiente il latte va rapidamente a male. Per conservarlo lo si scalda a
72-85 °C per 20 secondi: così dura 2-3 giorni.
... o sterilizzato Uht significa Ultra high temperature cioè scaldato a oltre 135 °C per 1 secondo: così
dura 4-6 mesi.
Contrordine: non più di un bicchiere al giorno Colin T. Campbell, figlio di un allevatore di vacche da
latte della Virginia (Usa), beveva 4 litri di latte al giorno. Oggi è biochimico della nutrizione alla Cornell
University di Ithaca e sostiene che «probabilmente un bicchiere di latte al giorno non fa male» ma
sconsiglia di berne di più. Dice persino che il latte non fa bene alle ossa: uno studio durato 12 anni su
78 mila infermiere e pubblicato nel 1997 ha dimostrato che chi beve più latte è a maggior rischio di
fratture. • Ognuno beva il suo. •Non è detto che il latte che va bene per i vitelli vada bene per l'uomo»
continua Campbell. «Contiene ormoni (testosterone ed estradiolo) e fattori di crescita (Igfl o fattore di
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prolungata stimolazione della mammella aumenta la prolattina, ormone che fa produrre latte». Anche
la mammella dell'uomo ha infatti ghiandole, dotti e capezzoli, e fino alla pubertà è uguale a quella
femminile. In natura, poi, c'è un altro mammifero maschio che allatta, il Dayak, pipistrello della frutta
dei Borneo. E in letteratura l'allattamento maschile è citato nel Talmud ebraico; nel romanzo Anna
Karenina di Lev Tolstoi, e anche in riviste mediche: nel 1896 George Gould e Walter Pyle nel loro
Anomalies and Curiosities of Medicine raccontano diversi casi di allattamento maschile.
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A conclusione della Memoria presentata allo scorso Congresso del C.T.E. dal prof. Plizzari, dall'ing.
Izzo e dall'ing. Minefii: qui sotto, pubblichiamo l'ultima parte.
CONSJDERAZIONI CONCLUSIVE Nel presente articolo sono state discusse alcune importanti
tematiche strutturali che concernono il comportamento strutturale e la progettazione di travi reticolari
miste, nell'ottica di un possibile inquadramento normativo di detta tipologia strutturale. È possibile
riassumere in forma schematica alcune delle problematiche significative, oltre a quelle già
ampiamente discusse nella sezione precedente (flessione, taglio e interazione acciaio-calcestruzzo),
che devono essere chiarite riguardo al comportamento strutturale di Travi Reticolari Miste: •
Viscosità: occorre indagare su come avviene il trasferimento di carico tra calcestruzzo ed acciaio in
presenza di viscosità, e come la viscosità influenzi le deformazioni in esercizio. È tuttavia plausibile
pensare che, a livello di deformazioni, la viscosità giochi un ruolo minore rispetto alle strutture
convenzionali in calcestruzzo armato, visto che tutti i carichi di prima fase sono affidati all'acciaio
(non viscoso) e che, in seconda fase, l'abbondante armatura compressa limita il contributo viscoso. •
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Aderenza acciaio-calcestruzzo in fase II: va valutata l'influenza dell'aderenza o meno nella risposta
strutturale, con particolare riguardo alle implicazioni sul quadro fessurativo e sulle ampiezze di
fessura (più in generale, stati limite di esercizio). Inoltre, va dedicata attenzione ai valori di copriferri e
interferri e al diverso comportamento tra barre lisce e nervate. Come già detto, l'aderenza
tradizionalmente intesa non riveste particolare importanza, visto che è il traliccio l'elemento deputato
in larghissima misura al trasferimento degli sforzi tra calcestruzzo ed acciaio. Tuttavia, uno studio
approfondito sull'argomento chiarirebbe tale problematica. • Staffe: nella tipologia a puntoni verticali,
essi risultano compressi in fase I e tesi in fase II: è possibile combinare le due sollecitazioni in modo
puramente algebrico tenendo pertanto conto della precompressione iniziale di tali barre? •
Comportamento strutturale in presenza di carichi sismici. • Problemi tecnologici e realizzativi dei nodi
trave-pilastro. • Redistribuzione dei momenti in travi continue e abbattimento dei momenti massimi
negativi. Tale argomento è significativo vista la limitata duttilità di tali travi. Va valutata la bontà dei
modelli, attualmente utilizzati anche per questa travi, sviluppati sulla base del comportamento di travi
in calcestruzzo armato. • Resistenza a fuoco (per esempio in presenza di armatura annegata nel
fondello). Non deve essere infine dimenticata la necessità di includere questa tipologia di travi nella
normativa che dovrà anche stabilire i limiti entro i quali i progettisti e i costruttori devono operare per
garantire la necessaria sicurezza alle strutture. A tal fine, come previsto dalla recente normativa
tecnica [10], potrebbe essere particolarmente utile la disponibilità di allegati tecnici con istruzioni per
la progettazione, realizzazione e controllo di tale tipologia di travi.
Il Congresso biennale del CTE è diventato un vero "evento imperdibile". Nell'arco delle due giornate
di lavori si sono succeduti esimi Professori, Ricercatori e Professionisti a rendere conto alla Comunità
Scientifonfica nazionale del lavoro di Ricerca e/o di Progettazione svolto nell'ultimo biennio. E' uno
spaccato delle attività di altissimo contenuto scientifico e tecnico che avvengono nel nostro paese.
Alcune relazioni sono state svolte personalmente dal diretto interessato ma erano talmente tanti i
temi che in massima parte essi sono stati sintetizzati dai relatori ufficiali, designati dal CTE
scegliendo fra i più esimii Professori Universitari. Assoprem ha avuto l'onore di relazionare sul lavoro
svolto con due relatori: L'Ing. Izzo, Presidente di Assoprem, ed il Prof. Plizzari, Coordinatore del GdL
sulle Travi Prem. Queste le luci. Le ombre ci sono e sono costituite dal fatto che, data la lodevole
numerosità dei temi proposti, il tempo concesso alla singola relazione, pari a 15 minuti, permette
solamente di dare il senso generale del singolo tema ma non certo di entrare nei dettagli. Per
approfondire i temi, quindi, occorrono altre sedi: tipicamente dei convegni monotematici. E' per
questo che Assoprem ha pensato di proporre alla Comunità Scientifica Nazionale un Convegno di
Approfondimento Tecnico e per questo, si sta attivando organizzandolo all'interno del SAIE 2007 in
diretta successione a quello svoltosi durante il SAIE 2005 con lo spirito di dare, agli operatori
interessati a queste travi, Produttori, Professionisti, Ricercatori, un momento di riflessione comune
sullo stato dell'arte della conoscenza e del "Percorso verso la normativa ". Ing. Livio Izzo
TRAVI RETICOLARI MISTE... ANCHE NON AUTOPORTANTI
...IL SISTEMA TRR, TRAVE RAPIDA RETICOLARE PER L'EDILIZIA CIVILE Le Travi Reticolari
Miste rappresentano, da oltre un trentennio, una alternativa alle travi con armature realizzate in opera
o ai prefabbricati in c.a. e c.a.p., offrendo rispetto a queste, innumerevoli vantaggi che ne hanno
decretato un impiego sempre più diffuso. Quando la questione statica è determinante nella soluzione
di un organismo edilizio, per cui si presentano problemi di struttura legati a condizioni di carico e
sollecitazioni particolari, questa tipologia di manufatti è sempre stata una risposta efficace e
vantaggiosa. Le Travi Reticolari Miste sono state e sono tuttora largamente usate nella edificazione
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Linee Guida sulle Travi Reticolari Miste. Il lavoro di stesura del testo delle Linee Guida, quindi,
procederà di pari passo ad un contemporaneo Programma di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN)
finanziato, in quota parte, dalle aziende assodate ad Assoprem. Le due attività iniziano
immediatamente ed in parallelo ed avranno step successivi e progressivi di presentazione alla
comunità scientifica nazionale alfine di raccogliere, in itinere, suggerimenti e commenti, il primo
importante evento nazionale di questo tipo sarà il Convegno Nazionale sulle Travi Reticolari Miste
che Assoprem ed II Giornale dell'Edilizia Organizzando per il SAIE 2007- Di seguito pubblichiamo
alcune significative parti del Verbale del GdL del 26/02/07, estratte liberamente. Ancora un nuovo
incontro questo, dello scorso 26 febbraio, ore 10.00, presso la sede del CIS-E di Milano, del Gruppo
di Lavoro [GdL) sulle Travi Prefabbricate Reticolari Miste. Il Prof. Plizzari relaziona circa la possibilità
di riconoscimento delle travi PREM nella normativa nazionale attuale; propone, inoltre, di organizzare
la giornata in due momenti principali, con particolare riferimento alla stesura di una prima bozza di
progetto di finanziamento PRIN e, in seconda battuta, aj raggruppamento degli argomenti del
sommario di linee guida, così come definito nella riunione precedente, e all'abbinamento degli stessi
con diversi sottogruppi di lavoro che provyederanno, entro la prossima riunione, alla scrittura delle
parti note e alla definizione dei punti chiave più controversi e bisognosi di ricerca ad hoc. Il
Presidente di Assoprem, Ing. Izzo, relaziona poi sulle principali decisioni e linee programmatiche
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Associative per l'anno in corso: • l'Associazione conferma come missione prioritaria la redazione di
un documento normativo sulle Travi Reticolarti Miste; • Per sostenere e supportare concretamente
questo obbiettivo, Assoprem s\ impegna a reperire una somma mirata alla ricerca, da destinare a 5
unit operative il numero massim ammesso dal Ministero per que sto tipo di ricerca. Dopo ampia
discussione, all'u nanimità si conviene sulla defi nizione dei capitoli del somma rio delle Linee Guida
per Trav Reticolari Miste, il cui ordin viene in parte modificato rispett alla versione approvata durant la
riunione precedente. Si costituiscono 9 sottogrupp ciascuno con un coordinatore ognuno dei quali si
occuperà entro la prossima riunione, fi! sata per il prossimo 31 maggie della stesura, dei capitoli e so
tocapitoli già noti ed ora anch raggruppati. La segreteria CIS-E renderà d sponibile on-line nei giorni
sue cessivi a questa riunione, il fil .doc dell'indice nel rispetto di )rmato attualmente utilizzato ede
CNR. L'incontro prosegue scutendo l'organizzazione e la ianificazione delia richiesta RIN 2007. Prof.
Plizzari chiede che venga- D definite le unità operative, i mi di ricerca e le quote da insere nella
richiesta di finanziaento. Vengono individuate le idi universitarie e i relativi coornatori: Università di
Bergamo (Prof. Riva); Università di Bologna (Prof. Savoia); Università di Ferrara (Prof. Tullini);
Università di Palermo (Prof.ssa La Mendola); Università di Trieste (Prof. Amadio). oltre viene
individuato aH'unaniità che il coordinatore del proitto di finanziamento PRIN sia il of. Paolo Riva, che
accetta la ndidatura. auriti tutti gli argomenti previsti, lavori vengono chiusi alle ore i.00 circa.
presentarci alla gente come un'unica realtà associativa che promuove questo gesto di solidarietà -
spiega Roberto Bonasera, coordinatore pro tempore del CIVIS giovani-. Pur essendo in crescita
come numero di giovani donatori, nella fascia d'età tra i 18 e i 24 anni abbiamo avuto un calo, per cui
contiamo molto su quest'iniziativa per invertire la tendenza".
E' dal 2005 che le cinque associazioni collaborano nell'organizzazione di giornate universitarie di
donazione del sangue, congressi e seminari, e in tutto ciò che può essere utile per rendere l'Italia
autosufficiente in materia di sangue ed emoderivati.
Un protocollo d'intesa tra CIVIS e SISM (associazione che raggruppa migliaia di studenti
appartenenti a 37 facoltà di medicina italiane), riconosce, infatti, il ruolo fondamentale che i giovani e
gli studenti possono svolgere nel sensibilizzare la popolazione italiana sul tema della donazione del
sangue, ed in particolare la funzione che potrà giocare la futura classe medica nell'educare la
popolazione a corretti stili di vita.
9 articoli
23/05/2007 Il Domani Pag. 26
. Per discu tere delle prospettive di sviluppo di Porrettae del sistema complessivo dell'Alto Reno
ambiente, turismo, trasporti e industria - il sindaco uscente Sergio Sabattini, e gli aderenti alla lista
del nuovo "Progetto per Porretta", hanno organizzato lunedì sera un pubblico incontro con la
partecipazione del presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani. Sala piena all'Hotel
Bertusi di via Mazzini, con circa duecento persone interessate alle indicazioni programmatiche della
lista di centrosinistra. Ha iniziato Sergio Sabattini, ricordando ai presenti la gran mole di lavoro svolto
dalla sua giunta nel quinquennio 2002-2007 che sta per concludersi. «I buoni propositi espressi
cinque anni fa in campagna elettorale - ha detto Sabattini come la gente può constatare, sono stati
realizzati». Per il futuro, il centrosinistra intende operare per la risoluzione degli annosi problemi
riguardanti il territorio: le infrastrutture - in particolare la ferrovia e la strada Porrettana - in stretta
collaborazione con gli altri enti locali, soprattutto con la Regione. Un potenziamento e una
riqualificazione della ferrovia è questione urgente e prioritaria, per ovviare ai forti ritardi e disagi per
l'utenza. Un trasporto ferroviario, di persone e di merci, efficace ed efficiente, ed anche la necessità
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di qualche corsa serale per rendere meno isolata la montagna bolognese. Così pure il
completamento stradale del tratto Silla-Marano e la realizzazione del collegamento viario Setta-Reno
che, come ha affermato anche Vasco Errani «Si sta ultimando un progetto della sua fattibilità». Si è
parlato dello sviluppo del territorio dell'Alto Reno, di mobilità, di turismo e di terme. Garantire- per la
stagione che si va ad iniziare- il servizio termale alla numerosa clientela fidelizzata che chiede
rassicurazioni; si è evidenziato anche l'accordo fatto da Regione, Provincia e Comune. All'ordine del
giorno anche la scuola e la formazione. Un sistema dell'Alto Reno è stato ipotizzato in prospettiva,
superando ogni forma di campanilismo. Interessanti anche gli interventi successivi, di Marino Mazzini
(Cisl) e di Cesare Melloni (Cgil), entrambi a sostegno e riconoscimento dell'attuale Amministrazione
comunale. Ed il nuovo ospedale che pian piano va completandosi. Il dottor Ongari intende
(eventualmente) impegnarsi per ospedale e sanità, per rendere sempre più efficiente la nuova
struttura. Sulla sanità si è soffermato molto il presidente Errani «Confermo che l'impegno preso nel
protocollo d'intesa ha ribadito - tra Comuni, sindacati e Regione cinque anni fa sulla struttura
ospedaliera, sarà mantenuto. Penso anche che non ci debba essere la mobilità dei pazienti, bensì
quella degli operatori della sanità». Molta attenzione anche al problema degli anziani e della non
autosufficienza. «Non possiamo lasciare la risoluzione del grosso problema alle sole famiglie - ha
detto Errani - la Regione sta creando per questo un apposito fondo». Il prossimo appuntamento dei
candidati del centrosinistra è per stasera (mercoledì) - sempre alle 20,30 e nello stesso posto - con
Giovanni Bissoni, assessore regionale alla Sanità. L'ospite parlerà di "Sanità e servizi sociali in
montagna".
di Gabriella Ziani
Si è tenuto ieri e lunedì a Trieste il primo «Workshop del laboratorio di ricerca sul governo del
territorio» organizzato dall'Azienda sanitaria che lo ha proposto e che ora coordina dodici Aziende
sanitarie italiane con cui scambiare esperienze di lavoro, una raccolta di dati, un confronto tra le
politiche regionali, sotto la guida del Cergas, l'istituto dell'Università Bocconi specializzato in materia
di organizzazione, gestione e politica sanitaria.
Sono previsti altri cinque incontri in altre sedi per realizzare la prima «mappatura» di Aziende
sanitarie italiane, «diverse per grandezza e per organizzazione, per attività e per legislazione
regionale» dice Franco Rotelli, direttore dell'Azienda triestina e promotore di questa attività «la cui
idea è stata concepita nel corso delle Giornate della salute nel maggio dello scorso anno».
Questo laboratorio si è sviluppato all'interno della Federazione italiana delle Aziende sanitarie e
ospedaliere (Fiaso) che è interlocutore del ministero della Sanità. «Lo scopo di questa iniziativa -
spiega Rotelli - è stato quello diimparare dagli altri, copiare il meglio e capire quello che noi stessi
facciamo, perché solo dal confronto si può ricavare il peso reale delle proprie azioni, guardarsi allo
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Entro la fine del mese verranno aboliti i ticket da 10 euro sulle prestazioni specialistiche introdotti
dalla Finanziaria. Lo sottolineano il Consigliere regionale Nino Beretta e la candidata della lista
"L'Ulivo con Reggi" Giovanna Palladini. «Salutiamo con grande favore quanto annunciato dall'
assessore regionale alla sanità Giovanni Bissoni, cioè che entro la fine del mese tale provvedimento
sarà operativo - dicono -. Viene in questo modo posto rimedio, anche se in ritardo, ad una ingiustizia
che tanto malumore aveva creato tra i cittadini, conseguenza del collasso al quale le continue
sottostime del fabbisogno finanziario operate dal centro-destra avevano portato il sistema sanitario.
Ora che è stata trovata la necessaria copertura finanziaria per l'entrata prevista di oltre 800 milioni di
euro, a livello nazionale, senza gravare sulle tasche dei cittadini è necessario affrontare, già dalla
Finanziaria del 2008, il problema complessivo della compartecipazione dei cittadini alla spesa
sanitaria verificando le fasce di esenzione e inserendo questa materia nel patto per la salute».
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FERRARA. Si sono concluse le impegnative prove d'esame nella palestra naturale dell'Isola del
Giglio, che ha visto impegnati per il conseguimento del brevetto Fipsas/Cmas gli apneisti e
sommozzatori dei corsi di primo livello. Le prove dei due corsi hanno impegnato numerosi istruttori
dello staff dello storico circolo subacqueo di Ferrara in differenti località dell'isola in funzione delle
specializzazioni conseguite. Il corso di apnea, che ha ottenuto una larga adesione, viene ritenuto
dalla Fipsas estremamente formativo per eventuali successivi corsi da sommozzatore mediante un
approccio graduale. Ecco gli apneisti: Daisy Berilli, Emiliana Bianchi, Elisa Cavallari, Isabella
Lambertini, Alessandro Bussolari, Giuliano Cavallini, Filippo De Caria, Mauro Faggioli, Umberto
Fumarola, Mirco Grillanda, Mauro Guidoboni, Marco Magri, Vinicio Nanni, Gianluca Panagia, Guido
Raddi. I sommozzatori impegnati nelle prove hanno effettuato immersioni alla profondità massima di
18 metri come previsto dalle normative federali, attenendosi alle condizioni di sicurezza e tranquillità
apprese durante il corso. Questi i neo brevettati del corso sommozzatore di 1° grado: Chiara
Ballerini, Michela Salani, Davide Artioli, Alberto e Edgardo Contato e Matteo Ori.
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Nella piscina comunale di via Beethoven, oggi alle ore 20.20 verrà effettuata la prima lezione del
nuovo corso sommozzatore, verrà data inoltre la possibilità agli interessati di provare gratuitamente
l'autorespiratore ad aria, previo accordo telefonico ai numeri 335/619.57.25, 348/921.15.35.
BERRA. Stasera alle 21 presso la biblioteca incontro sul tema: «La Pet Therapy: un aiuto dagli amici
animali». Ne parleranno Francesca Marchi, referente per la scuola di interazione uomo-animale
(Siua) in attività e terapie assistite dagli animali; Leonardo Forlani dell'Asl di Ferrara e Paola
Zappaterra della cooperativa Cidas «racconto di un'esperienza di pet Therapy in un centro per
disabili».
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Renzi (An):"Basta con i giochi di potere e gli interessi personali". Domani si firma a Santarcangelo
Rimini si mobilita per la dottoressa
In 400 firmano per il ritorno della Montanari
SANTARCANGELO - Non si spegne il clamore sul caso della dottoressa Montanari. Il consigliere
regionale, Gioenzo Renzi, non intende cedere di un millimetro e prosegue la sua battaglia per
arrivare al chiarimento della vicenda e quindi al ritorno al lavoro del medico chirurgo nella struttura
ospedaliera santarcangiolese. Sono mesi, infatti, che l'esponente di Alleanza nazionale porta gli echi
della vicenda a Bologna, e precisamente all'indirizzo dell'assessore regionale alla Sanità Giovanni
Bissoni. Così giorno dopo giorno con piglio certosino sta proseguendo la sua opera di persuasione.
"Nella sola giornata di sabato, in piazza Tre Martiri a Rimini, abbiamo raccolto oltre 400 firme -
dichiara il consigliere Renzi - e venerdì 25 saremo a Santarcangelo, nei pressi dell'arco di piazza
Ganganelli, dalle 9 alle 13". "Sabato - prosegue - abbiamo riscontrato un forte interesse e la
partecipazione attiva di molte donne e di molte pazienti del medico chirurgo Giuliana Montanari.
Indubbiamente il demansionamento della dottoressa, avvenuto nel maggio 2006, è una vicenda
molto sentita e speriamo di raccogliere veramente tante firme, per far arrivare ai nostri amministratori
un messaggio chiaro: basta con i giochi di potere e gli interessi personali nella sanità e più rispetto e
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più umanità nei confronti del malato". I plichi di firme poi saranno inviati a con appello all'assessore
Regionale alla Sanità Giovanni Bissoni, affinché la dottoressa Montanari torni a ricoprire il ruolo di
"Responsabile della chirurgia e coordinamento della patologia neoplastica della mammella" presso
l'Ospedale di Santarcangelo. Per chiunque fosse interessato a firmare, a sostenere e a diffondere
questo appello all'Assessore Regionale alla Sanità, non dimenticate - conclude Renzi - che è
possibile scaricare il modulo della raccolta firme, anche attraverso il sito internet: HYPERLINK
"http://www.gioenzorenzi.it" www.gioenzorenzi.it .
L'assessore alla Sanità Bissoni parlerà del fondo per la non autosuffi
cienza
Oggi alle ore 12 in via Pisacane 14/a, l'assessore regionale alla Sanità Giovanni Bissoni parlerà del
"Fondo regionale per la non autosuffi cienza: una grande risposta alle famiglie". Saranno presenti
Tiziana Mozzoni, assessore ai Servizi Sociali e Sanitari della Provincia di Parma e il candidato
Alfredo Peri.
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SANITA' A Bologna, all' ASL di Ferrara e all'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia
Arriva la "Carestream Health", il leader mondiale nei sistemi di
imaging medico
Bologna,l'ASL di Ferrara e l'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia hanno un nuovo punto
di riferimento per le soluzioni e le apparecchiature radiologiche di ultima generazione.E'nata
Carestream Health Inc.,multinazionale leader mondiale nei sistemi di imaging medico,dentale e
molecolare,tra le maggiori aziende fornitrici di soluzioni IT e prodotti per i test non distruttivi.La
società,che ha la propria sede centrale a Rochester,nello Stato di New York (USA),nasce in seguito
all'acquisizione da parte di Onex Corporation dell'Health Group di Eastman Kodak Company. Nel
contratto di acquisto del business medicale,Onex ha incluso gli stabilimenti produttivi,i laboratori di
ricerca e sviluppo e l'uso del product brand Kodak. L'Italia,dove la multinazionale è presente con
Carestream Health Italia,rappresenta per l'azienda il secondo mercato per redditività, con un fatturato
2006 di 155 milioni di Euro. Con 205 dipendenti,dislocati tra le sedi di Milano, Genova e
Roma,Carestream Health Italia serve ASL, Università, ospedali pubblici e privati,centri diagnostici e
dentisti, in tutte le regioni d'Italia. La distribuzione geografica dei sistemi di imaging medico,dentale e
molecolare Carestream Health si concentra per il 52% al Nord (Piemonte,Liguria e Veneto),il 23% al
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1 articolo
23/05/2007 Il Resto del Carlino Pag. XXIII
FERRARA
PROSEGUE fino al prossimo 14 ottobre la mostra 'Genti del Delta: da Spina a Comacchio' all'
Ospedale degli Infermi. Info: 0533.311316.
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1 articolo
22/05/2007 Il Sole 24 Ore Sanita' Pag. 11
Nelle linee programmatiche contenute nel New Deal della salute, presentate dal ministro Livia Turco ,
si pone la salute mentale tra le dieci azioni prioritarie da sviluppare nel programma di Governo. Ci
siamo proposti, come gruppo di lavoro da me coordinato presso il ministero, in collaborazione con il
Comitato tecnico per la salute mentale istituito dalle Regioni, il compito di definire un vero e proprio
Piano strategico nazionale per la promozione e la tutela della salute mentale, che si realizzasse in
coerenza con l'impostazione che il ministro ha voluto dare, di uno stretto rapporto Stato-Regioni
come nuovo asse per il governo della Sanità. Il metodo scelto è stato quello di proporre un
programma di otto seminari che promuovessero un confronto fra i diversi soggetti coinvolti:
professionisti, operatori, associazioni che operano nel territorio, familiari, utenti, amministratori locali
e delle Asl. Un metodo partecipativo che permettesse di definire dal basso procedure e concettualità
sulle tematiche della salute mentale facendo emergere gli elementi di qualità del sistema e le aree di
criticità. Siamo partiti dal tema della partecipazione nello sviluppo di comunità e nella promozione di
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salute mentale. Per servizi che si caratterizzano per essere di tipo comunitario e radicati in contesti
locali, è necessario interrogarsi sui cambiamenti che in questi anni, per i fenomeni legati alla
globalizzazione, si sono verificati e che ne hanno modificato profondamente le caratteristiche. Vi è un
clima di crescente insicurezza nelle condizioni di vita e di lavoro, contrassegnato dal contrasto tra un
sentimento di impotenza che coglie l'individuo di fronte alla crescente complessità insita nella realtà e
lo sviluppo della tecnica che crea l'illusione che tutto sia possibile. Il prevalere inoltre dell'esaltazione
del ruolo dell'individuo, mette in discussione la funzione protettiva e generativa dei legami sociali con
una frammentazione di tali legami, determinando il fatto che gli individui e i gruppi sociali vivono
nell'incertezza di riferimenti e di supporti. Questi cambiamenti sembrano produrre l'emergere di nuovi
problemi, dalle patologie depressive ai disturbi dello sviluppo con il correlato di comportamenti di
abuso, forme di marginalità psicosociale, comportamenti violenti e disturbi di personalità.
Problematiche che coinvolgono l'età evolutiva e in particolare l'età adolescenziale e che
rappresenteranno un ambito prioritario su cui indirizzare interventi mirati e appropriati. Un'altra novità
di rilievo è quella costituita dalla forte presenza, sul nostro Paese, di popolazioni migranti che ci
pongono la necessità di sviluppare, all'interno delle discipline psicologicopsichiatriche, una riflessione
capace di strutturare un saper fare in grado di rapportarsi alla molteplicità culturale interna e di
ponderare il rischio per la salute mentale di individui e masse in movimento. Da questo sintetico
quadro emerge la necessità di investire, da parte dei servizi psichiatrici, sulla ridefinizione dell'oggetto
del loro lavoro e delle modalità con cui trattarlo confrontandosi con la nuova domanda di cura che
sembra mutare i confini tra ciò che abbiamo imparato a considerare salute e malattia psichica.
Bisogna riaffermare la centralità dei servizi pubblici, che dovranno svolgere la loro azione in stretto
legame con l'area socio-sanitaria, quadro delineato dalla legge 328/2000, ridefinendo in maniera più
precisa i rapporti con il privato sociale e il profit, partner nella realizzazione dei programmi di cura
centrati sulle esigenze della persona. I seminari si occuperanno, con particolare attenzione, dei
processi e dei fattori psicoterapeutici nei diversi luoghi di cura, della valutazione degli interventi, dei
delicati problemi relativi all'obbligo della cura (Tso), della salute mentale nelle carceri e degli ospedali
psichiatrici giudiziari; dei temi della formazione, del ruolo della ricerca e dell'università. L'obiettivo del
processo messo in atto, che si concluderà con la Seconda Conferenza nazionale per la salute
mentale, è di attribuire alla società e ai singoli cittadini un ruolo attivo nella ricerca di risposte ai loro
problemi e di rinnovare negli operatori le motivazioni per essere protagonisti creativi del loro lavoro. È
infatti dalla cooperazione di questi due fattori che può nascere un rilancio dell'azione dei servizi
pubblici di salute mentale, fondato su approcci clinici più attenti alla complessità delle persone e delle
situazioni che vivono, che superi la logica prestazionale per approdare a quella centrata
sull'integrazione e sui programmi e servizi offerti al cittadino; una logica attenta da un lato al processo
di cura e dall'altro al percorso di salute del singolo che si rivolge ai servizi. Marco D'Alema
Coordinatore responsabile del Progetto «Percorsi di ricerca, promozione e tutela della salute
mentale» Ministero della Salute
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5 articoli
23/05/2007 Il Sole 24 Ore Pag. 12
COMMENTI E INCHIESTE
di Riccardo Chiaberge Salvatore Settis è tornato nella sua stanza di professore, abbandonando
l'ufficio da cui ha guidato per otto anni la Scuola normale superiore di Pisa, fino a quel fatale giovedì
3 maggio. La conversazione con lui spazia su tutto l'arco dei problemi dell'università. Le sole
domande alle quali si rifiuta di rispondere sono quelle riguardanti la congiura di palazzo che lo ha
spinto alle dimissioni. Il piagnisteo sullo stato dell'università italiana è tanto ricorrente da non
impressionare più nessuno. La nostra università è vecchia (su 18mila docenti di ruolo solo 9 hanno
meno di 35 anni, mentre il 30% è oltre i 65!), inefficiente, burocratizzata, dequalificata, con poche
punte di eccellenza. Lo dicono tutti. Eppure il ministro sostiene che abbiamo 100 atenei fra i 500
migliori del mondo, e due - uno è per l'appunto quello in cui ci troviamo oggi - si piazzano tra i primi
22. Dove sta la verità, professor Settis? Sono vere tutt'e due le cose. Direi che lo stato della ricerca
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
più avanzata nelle università italiane è prodigiosamente alto rispetto alla carenza di mezzi. Questa
situazione però è destinata a terminare molto presto a causa del preoccupante fenomeno cui lei
accennava: l'invecchiamento. L'età media dei professori universitari italiani, secondo un calcolo fatto
da uno studioso dell'Università di Pisa, cresce mediamente di undici mesi l'anno. Questo vuol dire
che se nel 1975, in media, si andava in cattedra intorno ai 35 anni, oggi si va intorno ai 50-51, o
addirittura ai 53-54. Parlo della cattedra di prima fascia, cioè gli ordinari. Tutto questo è anche vero
per gli associati, che è la seconda fascia, per i quali l'età media è leggermente inferiore, per i
ricercatori è ancora più bassa, oggi se uno diventa ricercatore intorno ai 35-40 anni lo si considera un
successo nella sua carriera, mentre in qualsiasi altro Paese al mondo sarebbe un completo disastro.
Questo invecchiamento dell'università per il momento riusciamo a nasconderlo perché non si fanno
più i concorsi alla vecchia maniera e non si fanno ancora i concorsi nazionali in un modo che ancora
non è stato chiarito. Il ministro Mussi ha dichiarato recentemente che fra le domande presentate allo
European Research Council quelle provenienti dall'Italia sono le più numerose, più di 1.600, come
Francia e Germania messe insieme. Non le pare una buona notizia? Questi dati si conosceranno
ufficialmente tra pochi giorni, ma secondo me significano due cose. Una positiva, cioè che in Italia c'è
un grande bacino di talenti. E una negativa: i nostri ricercatori si rivolgono all'Europa perché hanno
una profonda sfiducia nella capacità del loro Paese di finanziarli. Se dalla Germania arrivano meno
domande è perché lì ci sono più fondi per la ricerca. Questo dato di fatto assolutamente
incontrovertibile rivela come per i giovani, in questo momento, l'Italia sia un Paese chiuso. Torniamo
ai concorsi universitari. La riforma di Berlinguer aveva introdotto i concorsi su base locale, la Moratti
ha preferito ripristinare la selezione su scala nazionale. Nessuno dei due modelli sembra ottimale. Se
prima ci poteva essere il rischio di scelte al ribasso da parte dei singoli atenei, adesso si torna alle
vecchie cordate accademiche che si spartiscono la torta. Non sarebbe più semplice e saggio abolire i
concorsi e lasciare che siano le università a fare le chiamate? In realtà io credo che far evolvere il
sistema italiano verso un sistema di questo tipo sia molto difficile perché ci sono delle resistenze da
parte degli ambienti accademici. L'accademia italiana è fortemente conservativa, si oppone al nuovo
in tutte le maniere. Tra i provvedimenti che Mussi ha annunciato, in particolare per i concorsi al posto
di ricercatore, si introduce un giudizio anche da parte di commissari stranieri. Questo secondo me è
UNIVERSITA E RICERCA 41
23/05/2007 Il Sole 24 Ore Pag. 12
COMMENTI E INCHIESTE
qualità. Un ateneo giudicato scadente doveva ricevere meno fondi di uno eccellente. Adesso Mussi
ha detto che questo criterio vale soltanto per le risorse aggiuntive. Ma allora a cosa serve la
valutazione? Il sistema messo insieme dalla Moratti ha funzionato per un solo anno,
complessivamente abbastanza bene. La nuova agenzia di valutazione che Mussi vuole istituire e per
cui esistono già svariate bozze è una versione più avanzata della stessa idea e spero che tenga
conto di quell'esperienza. Quanto alla distinzione fra risorse di base e risorse aggiuntive, secondo me
ha ragione Mussi perché è impensabile che l'università riceva risorse inferiori agli stipendi che deve
pagare alle persone che ha assunto. Siccome ormai i fondi dell'università sono arrivati al lumicino, il
finanziamento di base va assicurato. Ma non crede che se non si intacca il valore legale del titolo di
studio non ci sarà mai un'effettiva competizione tra le sedi universitarie? Io credo veramente che il
valore legale del titolo di studio vada rimesso in discussione. Tutti sanno che la laurea in Ingegneria
nell'università A o nell'università B non ha affatto lo stesso valore, ma mentre il privato se ne accorge
e può tener conto di questo, il pubblico può far finta di non accorgersene. Questa è un'ipocrisia che
va a tutto danno dello Stato. Per esempio gli impiegati del ministero dell'Interno possono laurearsi in
legge in un'università privata di Roma facendo un quarto degli esami. Nel momento in cui il valore
legale venisse abolito, allora si potrebbe cominciare a parlare di merito, misurandolo sulla base dei
risultati. L'Italia è ancora il Paese del pezzo di carta, ma piantiamola con queste cose! Puntiamo a un
Paese diverso. La riforma del 3+2 è stata voluta da Berlinguer per allargare il numero dei laureati, ma
pare non stia dando i frutti sperati. Questo meccanismo è un disastro: sarebbe stato molto meglio
avere prima un periodo di sperimentazione. L'idea di scegliere un formato identico per tutte le
discipline e per tutti i settori non funziona perché non sono stati fissati i rispettivi sbocchi
professionali. Questo 3+2 non ha fatto calare l'età media dei laureati, ma ha fatto salire di uno gli anni
di università: da quattro a cinque. Per giunta aggiungendo alla fine del triennio una tesina da quattro
soldi che non serve a nulla e che ha abbassato il valore della laurea. Questo sistema andrà riformato
non tornando indietro ma creando effettivamente un vero sistema a due facce oppure un sistema a
una faccia sola in cui però a ogni livello di studi corrisponda uno sbocco professionale. Abbiamo
parlato di fondi pubblici al lumicino. E i privati? Ci sono docenti nelle università americane che hanno
una cattedra finanziata da un'azienda, come Kellogg o Krupp Professor. In Italia è possibile fare
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COMMENTI E INCHIESTE
questo? È possibile, ma c'è una fortissima resistenza da parte degli ambienti accademici. Una
proposta di questo tipo in un'università italiana molto importante è saltata per un solo voto. Il rettore
era contrario perché diceva che ci perdeva in indipendenza: questo può anche succedere. Va detto
però che la ragione principale per cui i privati fanno ben poco per l'università in Italia (a parte nelle
private) e per la ricerca è perché non esiste un meccanismo di defiscalizzazione efficiente. Ora ci
dovrebbe essere... Sulla carta, sì: speriamo che funzioni. Anni fa, negli Stati Uniti, Neil Rudenstine,
presidente di Harvard fino al 2001, ha lanciato un appello per raccogliere 2 miliardi di dollari.
Sembrava un traguardo impossibile, e invece c'è riuscito. E la grande maggioranza veniva da
donazioni inferiori ai 12mila dollari.
Foto: FOTOGRAMMA
Foto: Salvatore Settis. L'ex direttore della Normale di Pisa ha 66 anni
IN ITALIA
9 I professori con meno di 35 anni È il numero di giovani docenti di ruolo nelle università italiane su
un totale di 18mila. 30% I professori con più di 65 anni La percentuale di docenti anziani nei nostri
atenei. 50-54 L'età media dei professori che ottengono oggi una cattedra da ordinario. Nel 1975 era
attorno ai 35 anni. L'età media in cui si diventa ricercatori è invece di 35-40 anni. 100 I migliori atenei
Sono le università italiane che rientrano nell'elenco delle cinquecento migliori nel mondo. Due si
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LA CASTA
Ma Mussi che cosa pensa di questi rettori?
Questo giornale ha deciso da tempo di dedicare molto spazio a quella che definiamo sul nostro sito
"l'università degli orrori". Perché di orrori si tratta laddove sono in gioco da un lato interessi generali -
la qualità della formazione è uno dei primi punti dell'agenda europea - e dall'altro la difesa corporativa
di caste professionali che considerano gli atenei roba loro. Abbiamo scoperto, per esempio, che i
rettori si sono specializzati nell'arte della sopravvivenza. Con il trucco delle riforme degli statuti
moltiplicano i loro mandati (potete immaginare quale sia la merce di scambio al corpo elettorale dei
docenti: volano soldi e incarichi), scardinando così il principio del ricambio al vertice di un'istituzione,
cioè la garanzia fondamentale della sua neutralità e della sua efficienza. La procedura è
perfettamente bipartisan. La coltivano i rettori di sinistra, gli stessi che poi si esercitano nelle prediche
contro il malcostume della vita pubblica, e quelli di destra, più silenziosi ma altrettanto efficaci nella
loro autotutela. Succede così che a Cagliari c'è lo stesso rettore da sedici anni, e da Brescia a
Perugia, da Roma a Trento, da Firenze a Bologna, i magnifici sono tutti in corsa per cambiare le
regole del gioco. E restare ai loro posti. Abbiamo denunciato, e continueremo a farlo, casi evidenti di
conflitti d'interessi, in quella zona grigia tra la politica e l'università, molto ben rappresentata, ai
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massimi livelli, in tutti i gruppi parlamentari e nel governo: il ministro dell'Università, per esempio, è
per consuetudine, quasi per diritto naturale, un rettore. L'ultimo caso arriva dalla Sicilia, dove un
ateneo locale, tra l'altro non riconosciuto dalla Crui, ha strappato un generoso finanziamento di
300.000 euro mentre mancano soldi dappertutto. E chi ha pilotato la pratica nei corridoi e nelle aule
di Montecitorio? Lo stesso deputato, diessino, che ha fondato l'università di Enna e fa parte della
commissione Bilancio che istruisce la finanziaria. Abbiamo raccontato i casi di 300 facoltà con meno
di 15 studenti (37 ne hanno solo uno), ma con i relativi presidi; master costosi e inutili; atenei con gli
elenchi degli iscritti gonfiati per non retrocedere nella classifica dei finanziamenti. A questo punto ci
sono venute in testa alcune domande: ma il ministro Fabio Mussi che cosa ne pensa di questi rettori?
Tace per solidarietà accademica o per imbarazzo? Pensa di potere intervenire? Da giorni si parla
giustamente dei costi impropri della politica, dei privilegi che scorrono come un fiume tra il
Parlamento e i partiti. Ma se spostiamo lo sguardo e osserviamo la nostra classe dirigente attraverso
il filtro del corpo accademico, allora è chiaro che le caste della politica altro non sono che la
proiezione delle tribù della società civile. A partire da quelle universitarie.
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22/05/2007 L'Indipendente Pag. 1
Come avviene che in questi tempi di vacche magre per l'università italiana all'ateneo di Enna, grazie
a un emendamento della finanziaria, arrivino 300mila euro? È che l'ateneo ennese, il Kore, ha molti
amici nei palazzi della politica romana. A cominciare dall'onorevole Vladimiro Crisafulli, il deputato
diessino che ha ottenuto il finanziamento straordinario per Kore. Phisique du role da sultano, ennese
doc, grande capobastone di voti siciliani Crisafulli è il padre fondatore del consorzio da cui è
germinata la Kore. Riconosciuta nel 2005 l'università ennese vede insediarsi al suo vertice Cataldo
Salerno, presidente della provincia di Enna. Che si nomina anche presidente del comitato tecnico, di
quello esecutivo e già che c'è del consiglio universitario. Ruolo quest'ultimo che gli consente di
nominare il rettore. Cataldo chiama ad Enna Salvo Andò, figura di ex ministro e parlamentare
socialista diventato ordinario solo un paio di anni fa. Avendo all'attivo ben due pubblicazioni. Per una
di queste Andò fu accusato dall'attuale presidente della cassa depositi e prestiti Franco Bassanini di
plagio: «Ha copiato un mio libro» dichiarò Bassanini nel 2003. L'altro testo si chiama Oltre la
tolleranza scritto a quattro mani con Ciro Sbailò, anche lui ex socialista, che grazie a questo libro è
diventato professore associato di diritto pubblico alla Kore. La cosa curiosa è che nella commissione
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che doveva giudicare Oltre la tolleranza c'era lo stesso Andò, coautore del saggio. Enna del resto è
un'università fondata sull'amicizia. Il senatore dell'Ulivo Giorgio Benvenuto ha presentato
un'interrogazione al ministro dell'Università e della Ricerca criticando la Crui per il fatto di non
riconoscere il rettorato ennese. Solo che la Crui fa notare che per nominare un rettore ci vuole il
consenso e il voto delle facoltà. Non basta l'investitura di Salerno. Ma alla Kore di Enna queste
devono sembrare pignolerie. Oggi all'indomani dell'emendamento per la Kore il presidente Salerno è
trionfale: «È una notizia, quella dataci dall'onorevole Crisafulli, che ci fa immenso piacere. Perché
significa che lo Stato guarda con interesse alla nostra università».
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«Meno protezione per i farmaci "maturi" e più incentivi per l'innovazione». La novità - parola del
ministro della Salute, Livia Turco - sarà contenuta nella Finanziaria 2008, che recherà anche i frutti
del confronto «sollecitato da Romano Prodi » al tavolo interministeriale sulla farmaceutica. Nella
piattaforma - dice Turco - ci saranno «nuovi meccanismi di prezzo e più attenzione all'innovazione».
Ma nel "pacchetto", secondo Andrea Bianchi (direttore generale dello Sviluppo) potrebbero figurare
anche la garanzia di una programmazione almeno triennale, l'abolizione del tetto sulla spesa
ospedaliera, canale privilegiato di impiego dei farmaci più innovativi («Incidono solo per il 5% della
spesa di settore: si potrebbe consentire loro più libertà di mercato») e infine «forme di incentivazione
sul pay back» prevedendo un alleggerimento delle quote di ripiano dell'extratetto per le imprese che
reinvestono in Italia. Per lo show down sulle nuove regole per la farmaceutica sarà necessario
attendere fine mese. Ma intanto le aziende hanno incassato un primo segnale positivo. E non è un
caso che esso sia giunto nel corso dell'Assemblea annuale di Assobiotec (Federchimica), agguerrita
nel chiedere l'eliminazione di qualsiasi tetto di spesa sui prodotti altamente innovativi. La richiesta
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spicca tra le sette questioni su cui le aziende biotech hanno sollecitato un impegno del Governo,
convinte che il "fai-da-te" e la capacità di innovazione che hanno consentito al comparto di
gareggiare con i maggiori Paesi Ue non è più sufficiente. «La scarsità di risorse, gli incentivi pubblici
limitati, l'insufficiente capitale di rischio, i mercati finanziari sfavorevoli tanto che le quattro aziende
italiane quotate hanno dovuto far ricorso alle piazze estere, rischiano di bloccare la nostra crescita»,
ha denunciato il presidente Assobiotec, Roberto Gradnik . E per un comparto che si è fatto da sé fino
a contare 222 imprese (+7% l'anno; il 73% dedicate alla salute), oltre 14mila dipendenti (di cui circa
5mila addetti alla R&), oltre 4 miliardi di fatturato (1,2 investiti in ricerca) e ben 42 farmaci in fase
avanzata di sviluppo clinico sarebbero davvero un delitto. L'appello delle imprese: «Creare un
framework favorevole alle esigenze di chi fa ricerca e innovazione». Nel dettaglio servono stabilità
normativa, incentivi specifici, nuove forme di collaborazione pubblico-privato, modalità di
finanziamento ad hoc; più tutela per i farmaci biotecnologici e l'eliminazione del tetto di spesa sui
prodotti altamente innovativi. Restano sul tappeto gli esempi di quanto già deciso dai Paesi Ue che
hanno riconosciuto il grande potenziale delle biotech (Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Paesi
Scandinavi): dal riconoscimento dello status di «giovane impresa innovativa» alla richiesta di
agevolazioni della tassazione del capital gain per gli investitori non speculativi, all'utilizzabilità
immediata dell'intero credito Iva annuale per le compensazioni di altre imposte. Per finire con la
proposta abbozzata da Gradnik di un fondo da 20 milioni di euro per aiutare 40 imprese nei primi tre
anni di vita con un investimento medio di circa 500mila euro ciascuno, prevedendo di reinvestire
parte dei ricavi fino a creare di fatto un fondo rotativo permanente. Ipotesi in itinere che si
assommano a quella avanzata da Antonio Marzano , presidente del Cnel, sulla «creazione di
consorzio garanzia fidi per le imprese innovative e sulla revisione dei parametri di Maastricht per gli
investimenti pubblici nel settore» come cura per una «cultura bancaria tradizionalista che concede
crediti solo a chi già li ha avuti in passato». Sara Todaro Il mercato italiano Fatturato biotech in Italia
Pipeline (febbraio 2007): progetti sviluppo clinico Aziende biotech in Italia Numero di aziende 222
Numero dipendenti 14.023 Addetti R&S 4.926 Fatturato (2005) * 4.083 Investimenti R&S * 1.283 (*)
in milioni di euro Settore 2003 2004 2005 Piccole aziende 247 275 341 ( = +24,1%) Medie aziende
455 502 526 ( = +4,8%) Grandi aziende 3.093 3.489 3.214 ( = -7,9%) Fatturato totale (mln) 3.797
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4.268 (+12,4% ) 4.083 (*) (-4,3%) (*) Red Biotech: 94%; Green Biotech: 5%; White B.
&Bioinformatica: 1% Aree terapeutiche Preclinica Fase I Fase II Fase III Tot. Oncologia 18 7 8 3 36
Dolore - Infiammazione 5 2 5 1 13 Malattie cardiovascolari 2 1 2 1 6 Urologia 2 1 2 - 5 Mal.
neurodegenerative 2 1 1 1 5 Mallattie metaboliche 1 - - 1 2 Dermatologia 2 - - - 2 Malattie infettive 1 -
- - 1 Diabete - - 1 - 1 Altro 2 2 2 - 6 Totale 35 14 21 7 77 Fonte: Assobiotec
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Pubblichiamo la letterarelazione, finora inedita, con cui il presidente del Consiglio superiore di Sanità,
Mario Condorelli, il 30 dicembre 2005, ha comunicato all'allora ministro della Salute, Francesco
Storace, il parere negativo definitivo in merito alla richiesta di una nuova sperimentazione clinica
ministeriale della multiterapia Di Bella. Roma, 30 dicembre 2005 I.6.b.m/5 1733/P Illustre Signor
Ministro, faccio seguito alla mia lettera del 20 dicembre 2005 per comunicarLe che il gruppo di lavoro
del Consiglio Superiore di Sanità (Css), avendo ricevuto il 23 dicembre scorso la relazione del Dr.
Giuseppe Di Bella dal titolo: Relazione sintetica ed esaustiva, informativa generale sulle risultanze
più peculiari e innovative del Mdb, dimensioni della casistica desidera formulare le seguenti
considerazioni. I punti centrali della relazione sono: 1. gli studi clinici sono generalmente proposti e/o
finanziati dall'industria farmaceutica; 2. è difficoltoso per i casi trattati con Mdb a domicilio...
raccogliere ed elaborare dati in modo organico, in forma tale da consentire la pubblicazione su riviste
internazionali; 3. vengono elencate alcune serie di pazienti, due in fase di pubblicazione; 4. viene
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fatto riferimento alla casistica clinica oggetto della valutazione peritale del 1999; 5. vengono elencate
le proprietà antitumorali dei singoli componenti del Mdb, come dedotte da PubMed (motore di ricerca
pubblicazioni scientifiche). Punto 1: corrisponde a verità che gli studi vengono decisi da case
farmaceutiche, limitatamente a molti studi in Good clinical practice (Gcp), e non quelli spontanei
(investigator driven). Comunque, anche gli studi promossi da case farmaceutiche devono avere il
consenso dei ricercatori clinici (senza i quali lo studio non si esegue), e non sempre risultano positivi
(favorevoli al farmaco in studio). Ne va della credibilità scientifica degli sperimentatori: il mondo
scientifico si basa essenzialmente sulla fiducia che gli sperimentatori si guadagnano quando un altro
ricercatore riesce a riprodurre i risultati presentati dal primo. Un ricercatore serio non metterà mai il
suo nome su un lavoro che, circa l'effetto di un farmaco, asserisce il falso perché verrebbe smentito
in breve tempo. Punto 2: il Dr. Di Bella afferma che non è possibile eseguire uno studio prospettico in
Gcp, per mancanza di fondi: questo non corrisponde a verità. Esiste lo studio in Gcp sul metodo
Mdb, eseguito dal ministero della Salute quando c'era il ministro Bindi, con considerevole
investimento finanziario, con il supporto di molte istituzioni oncologiche italiane, pubblicato sul British
Medical Journal: il risultato è stato negativo. Risulta difficile adesso proporne un secondo (con quali
premesse, con quali attese, per una serie di pazienti senza casi controllo?). Punto 3: nel documento
viene riportato un elenco di casistiche di neoplasie varie. Il Dr. Di Bella scrive che: «In complesso, sui
161 pazienti esaminati, si sono osservati 139 casi positivi tra guarigione, stabilità e regressione, pari
all'86,32%, in assenza di effetti tossici di qualche rilievo e con un generale miglioramento della
qualità della vita. Nessuna statistica oncologica chemio e/o radioterapica è neppure lontanamente
paragonabile a questi risultati». Il gruppo di lavoro, pur non intendendo entrare nel merito dei singoli
pazienti (le cartelle sono state richieste, ma non sono pervenute) si domanda, qualora la terapia Mdb
fosse in grado di dare l'86% di risposte positive nei tumori solidi, molti dei quali avanzati e/o in
progressione, se non fosse logico aspettarsi: una corsa in tutto il mondo per eseguire questa terapia,
per brevettare questo metodo da parte delle case farmaceutiche (un modo molto semplice per
stabilire se una terapia risulta efficace è vedere se viene usata solo dal proponente oppure da altri
gruppi clinici in Italia, in Europa, in America, in Giappone); la volontà di altri gruppi di utilizzarla. Tutto
questo disinteresse verso la terapia Mdb nasce forse dal fatto che pochi (in Italia e fuori Italia)
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credono a questo 86% di risultati positivi, e non per pregiudizio, ma perché l'unico studio prospettico
pubblicato sulla Mdb è risultato negativo, e le singole casistiche non controllate (presentate dal Dr. Di
Bella in congressi) presentano oggi un impatto irrilevante sulla opinione dei ricercatori clinici. Il Dr. Di
Bella, tuttavia, insiste con cifre poco credibili sotto tutti i punti di vista, e sembra non considerare che
la terapia oncologica sta facendo progressi di grande rilievo (le piccole molecole, gli anticorpi
monoclonali) e sta modificando l'aspettativa di vita di molti pazienti. Punto 4: per quanto riguarda la
casistica clinica oggetto della valutazione peritale del 1999 non è possibile raggiungere alcuna
conclusione o anche una semplice indicazione di efficacia. Anche in uno studio retrospettivo è
indispensabile disporre di alcuni parametri senza i quali non è possibile trarre alcuna conclusione. In
dettaglio, occorrerebbe almeno conoscere: (1) criteri di selezione della casistica, e numerosità della
casistica globale; (2) attendibilità della diagnosi istologica e strumentale; (3) fattori prognostici; (4)
modalità di valutazione della risposta (es. clini- ca, strumentale ecc.); (5) criteri di valutazione della
risposta (come è stata valutata la Qualità di vita, quali end-points sono stati impiegati); (6)
caratteristiche della popolazione di controllo in base alle quali è stata ipotizzata la durata della
sopravvivenza attesa (durata che, secondo quando sostiene il Dr. Di Bella, la Mdb sarebbe riuscita a
migliorare). Relativamente ad altre prove di efficacia, ci si può basare solo sull'abstract del lavoro
pubblicato nel 2001 su Cancer Biotherapy and Radiopharmacology, una rivista elettronica recensita,
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
con un fattore di impatto (If) molto basso (1,019). Come riportato nei commenti specifici, questo
studio di fase II su un limitato numero di pazienti, non dimostra l'efficacia della Mdb. La combinazione
impiegata comprende infatti anche farmaci notoriamente attivi nei linfomi indolenti (ciclofosfamide e
steroidi), ed è impossibile stabilire se i componenti della Mdb abbiano svolto un ruolo nella risposta.
Ciclo- fosfamide a basse dosi e steroidi sono un trattamento ampiamente impiegato in passato, e
usato ancor oggi quando altre forme di terapie più efficaci hanno fallito o non sono impiegabili. Punto
5: il gruppo non intende negare che alcuni componenti della Mdb abbiano interessanti attività
antiproliferative, e che vi siano numerosi studi in vitro e/o sull'animale in questo senso. Nella nota del
20 dicembre 2005 lo scrivente, a nome del gruppo, ha ribadito che i presupposti scientifici non sono
sufficienti per stabilire l'efficacia di una terapia di combinazione. Occorre, quale punto ineludibile, la
validazione di uno studio prospettico: si inizia con un studio in fase I-II (singolo braccio in cui si
dimostra che funziona la combinazione) per poi passare a uno studio in fase II-III (in cui si confronta il
protocollo in uno studio randomizzato, con una combinazione diversa) e infine si attendono le
conferme di altri ricercatori. Il gruppo di lavoro ribadisce che non bastano le premesse scientifiche
(l'attività dei singoli componenti), né uno studio prospettico serio e ben fatto. Occorre la conferma da
parte di un secondo, di un terzo, di un quarto studio disegnato ed eseguito da ricercatori indipendenti.
Il Dr. Di Bella cita frequentemente i criteri del National Cancer Institute-Nci con i quali vengono
eseguiti e giudicati gli studi, ma non rileva che nella casistica dei pazienti trattati con metodo Mdb,
manca tutto quanto viene previsto dai criteri Nci, a cominciare da un numero progressivo unico per
ogni paziente, capace di individuarlo. Infine, resta da segnalare che il Dr. Di Bella continua a ignorare
la richiesta della Commissione, inoltrata molti mesi fa, di fornire i dati clinici, indispensabili per
formulare un giudizio di attendibilità delle sue affermazioni. Concludendo, il gruppo di lavoro ribadisce
che la relazione appena giunta da parte del Dr. Di Bella sulla Mdb: (a) non aggiunge evidenze sulla
efficacia di tale terapia; (b) non presenta uno studio convincente eseguito dal proponente; (c) omette
di citare uno studio in Gcp eseguito dal ministero, con risultato negativo; (d) non presenta conferme
provenienti da gruppi indipendenti. La relazione del Dr. Bi Bella, pertanto, non modifica le conclusioni
del gruppo di lavoro sul Mdb trasmesse con la più volte citata lettera del 20 dicembre scorso: «Il
gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità ritiene di non avere elementi che dimostrino
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l'efficacia del Mdb nella terapia delle neoplasie e pertanto sconsiglia una nuova sperimentazione
clinica ministeriale sul Mdb. Questa potrebbe essere non solo inefficace, ma anche nociva per i
pazienti, negando a essi (o procrastinando) l'accesso a farmaci antineoplastici di dimostrata
efficacia».
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