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ALESSANDRO PORTELLI
29 APRILE 2019
riflettere. Questo è, più o meno, quello che avevo scritto. In questo Lezioni di storia: i giorni di Roma - 24
nostro ipocrita paese, esclusioni e discriminazioni si praticano sempre marzo 1944: Le Fosse Ardeatine
e soltanto per fare il bene dei i discriminati e degli esclusi: il mancato Lezioni di storia: Sulla scena di Roma:
invito agli atleti africani, che questa gara rischiavano di vincerla, è Il bombardamento di San Lorenzo
dovuto alla benevola volontà di impedire “un mercimonio di atleti
africani di altissimo valore, che vengono semplicemente sfruttati” da
manager cinici e disonesti. E’ sempre lo stesso meccanismo: gli atleti POST RECENTI
vengono sfruttati, quindi noi li difendiamo non facendoli lavorare; tanti Tutto il giorno di ieri sui media
africani soffrono per la povertà e le guerre, quindi “aiutiamoli a casa rimbalzava una n...
loro” e intanto chiudiamo i porti e non facciamoli arrivare. L’analogia Nel 1950, nel libro La folla solitaria,
la conferma il sottosegretario allo sport Giancarlo Giorgetti che, pur un testo d...
prendendo le distanze dalla decisione degli organizzatori triestini, ha Bruce Springtsteen: Born to Run,
confermato che bisogna combattere “quelli che chiamo gli scafisti dello l'autobiografia
sport”. Gli scafisti, lo sappiamo, sono la foglia di fico di chi dice di voler La scheda, il fucile e Dallas
combattere mediatori e sfruttatori – gli scafisti dei migranti, i manager ILouisiana, Minnesota: il delirio
dei maratoneti – mentre si accanisce sulle loro vittime, lasciando a casa dell'onnipotenza
i corridori e lasciando annegare i migranti. In realtà, comunque, la
https://www.youtube.com
finta protezione agli sfruttati serve a proteggere altri. Spiega /watch?v=KwYE2d0h170: semik...
l’organizzatore Gianfranco Carini: “manager poco seri sfruttano questi
L'Europa del genocidio respinge i
atleti e li propongono a costi bassissimi e questo va a scapito della loro migranti
dignità […] di atleti e di esseri umani - ma anche a discapito di atleti
Joe Hill: 1915-2015
italiani ed europei, che non possono essere ingaggiati perché hanno
"Adua" di Igiaba Scego - il manifesto
costi di mercato". Rieccoci, allora: i “negri” costano meno e portano via
15.12.2015
il lavoro ai nativi, come nelle campagne pugliesi e calabre. Proteggere
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Alessandro Portelli http://alessandroportelli.blogspot.com/
la loro dignità serve a proteggere il valore di mercato degli autoctoni. Link a una pr esentazione del mio
Che lo sport sia essenzialmente una merce, e che il mercato si regga libro su Bruce S...
essenzialmente sullo sfruttamento, non è più né un mistero né, temo,
uno scandalo. Lo sfruttamento degli atleti – ma non solo africani! – è
ARCHIVIO
una realtà. Ma se gli organizzatori triestini davvero ci tenevano a
combattere queste storture e a difendere i diritti degli atleti africani un maggio 2006
modo ci sarebbe stato: pagare anche a loro, aggirando i loro sfruttatori, luglio 2006
il giusto ingaggio “di mercato” che offrono a tutti gli altri. Così non settembre 2006
sarebbero sfruttati (non più degli altri, cioè), e non potrebbero fare ottobre 2006
concorrenza a ribasso a nessuno. Non mi pare che gli sia venuto in
novembre 2006
mente.. Eppure, in questo modo, non avrebbero salvato solo la dignità
dicembre 2006
umana e i diritti economici degli africani, ma anche la dignità degli
gennaio 2007
europei, a cui nessuno avrebbe potuto dire, a gara conclusa, che hanno
febbraio 2007
vinto solo perché gli africani non c’erano.
marzo 2007
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aprile 2007
maggio 2007
Nel 1950, nel libro La folla solitaria, un testo destinato a diventare un settembre 2007
classico, il sociologo americano David Riesman avvertiva che in tempi ottobre 2007
brevi la favola di Jack AmmazzaGiganti sarebbe stata sostituita dalla novembre 2007
fiaba di Jack AmmazzaNani. Invece di ribellarsi contro i potenti, il dicembre 2007
cittadino della nuova società di massa si sarebbe accanito a schiacciare gennaio 2008
quelli meno potenti di lui. Aveva ragione: nelle periferie romane, e in
febbraio 2008
tutta Italia, le rivolte popolari non rivendicano diritti ma li negano a chi
marzo 2008
ne ha ancora meno. Io credo che questo dipenda da un dato su cui
aprile 2008
abbiamo ragionato poco: queste sono le uniche lotte che gli abitanti
maggio 2008
delle borgate e delle periferie possono pensare di vincere, e che infatti
vincono sempre. A Torre Maura distruggono il pane destinato ai Rom, settembre 2008
vinto. Penso alla scena chiave di Moby Dick, quando l’ufficiale Starbuck novembre 2009
dice al capitano Ahab: ma quanto vale la tua vendetta , in concreto, sul dicembre 2009
mercato? E Ahab gli risponde: ha un valore grandissimo qui, dentro di gennaio 2010
me. Quello che hanno vinto questi cittadini non è il riscaldamento marzo 2010
invernale, ma la sensazione di essere cittadini e di avere dei diritti. A aprile 2010
questo infine serve ammazzare i nani: per sentirsi cittadini con dei
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esplosioni di rabbia. Il “disagio delle periferie” non è che una forma del ottobre 2016
disagio generalizzato della cittadinanza, e non basta essere chiamati aprile 2019
una volta ogni qualche anno a votare in un’elezione o una primaria per
farci sentire che contiamo davvero qualche cosa. Più la democrazia si
trasforma da partecipata in governabile, più il potere e la ricchezza si FEED
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storia […] per potermi liberare dalle sue influenze più deleterie […]
Non so se ci sono riuscito, il diavolo è sempre dietro l’angolo, ma so che
è quanto mi sono impegnato a fare da giovane, con me stesso e con te”.
AL E SA NDRO PO RT EL I | 3 : 32 P M 4 CO M M E N T I
09 LUGLIO 2016
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08 LUGLIO 2016
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AL E SA NDRO PO RT EL I | 7 : 10 P M 0 CO M M E N T I
26 MAGGIO 2016
https://www.youtube.com/watch?v=KwYE2d0h170: semiknario su
"On the ethics of Resistance", Harvard university, ottobre 2015
AL E SA NDRO PO RT EL I | 4 : 54 P M 0 CO M M E N T I
27 GENNAIO 2016
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30 DICEMBRE 2015
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Casey Jones il crumiro, che si ammazza per far corere i treni durante
uno sciopero, arriva in paradiso dove gli angeli sono in lotta, fa il
crumiro anche lì e finisce a spalare zolfo all’inferno. Dalle canzoni di
chiesa riprende la capacità di creare comunità, di cantare e
improvvisare tutti insieme, e le trasforma in inni all’unità operaia.
“There is power in the blood of the lamb,” c’è potere nel sangue
dell’Agnello, diventa “there is power in a band of working man,” c’è
potere in una schiera di lavoratori, quando sono uniti, mano nella
mano. A forza di sentire le bande dell’Esercito della Salvezza
annunciare la beatitudine futura nella dolcezza del cielo (“in the sweet
bye and bye”), si inventa una frase diventata familiare anche da noi:
“mangia e prega, campa di niente, e avrai la torta in cielo (“pie in the
sky”)”. Senza Joe Hill, anche un po’ di Gianni Rodari (La torta in cielo,
1966) non ci sarebbe. Scrive Tom Morello: “Joe Hill non si limitava a
scrivere canzoni contro l’ingiustizia. Era in prima linea, a rischio della
vita, per creare un mondo migliore e più giusto. Per questo il potere
aveva paura di lui. Per questo l’hanno ucciso”. Le sue canzoni hanno
avuto un impatto così straordinario e duraturo perché nascono da
dentro il proletariato ribelle, intrise del linguaggio che Joe Hill,
immigrato proletario, aveva assorbito sui moli del porto di San Diego,
fra i boscaioli dell’Oregon, nelle miniere di rame, nei saloon della
Bowery, in tutti i posti dove aveva lavorato e lottato. Joe Hill rimane
un’icona della sinistra (c’è anche un film di Bo Widerberg, Joe Hill,
1971. Peccato che nella versione italiana le canzoni siano cantate in
pedestri traduzioni italiane) sia per le sue canzoni, sia per l’ ingiustizia
simbolica della sua morte. L’accusa di omicidio per rapina fu sostenuta
solo da vaghi indizi; i testimoni cambiarono versione in vista del
processo; gli atti del processo scomparvero dagli archivi; il governo
dello Utah rifiutò di ascoltare le proteste di tutto il mondo e il
messaggio del presidente Wilson che chiedeva una revisione del
processo. Ogni somiglianza con la storia di Sacco e Vanzetti è
storicamente fondata. Nel 1938, Alfred Hayes ed Earl Robinson lo
ricordavano in una canzone subito resa classica dall’interpretazione di
Paul Robeson: “Ho sognato di vedere Joe Hill stanotte, vivo come e te.
Gli dissi, ma Joe, sei morto da anni; e lui: non sono morto mai.
Dovunque i lavoratori sono in sciopero, in ogni fabbrica e miniera,
dove i lavoratori lottano per i loro diritti, è lì che troverai Joe Hill.” C’è
traccia di questa canzone nel discorso di Tom Joad in Furore di
Steinbeck (e nel film John Ford): “Dove si lotta per dar da mangiare a
chi fame, io sarò lì. Dove c’è uno sbirro che picchia qualcuno, io sarò
lì…” Dal romanzo e dal film, queste parole arrivano a Woody Guthrie e
poi a Bruce Springsteen: “Dove c’è un poliziotto che picchia qualcuno,
dove c’è una lotta contro il sangue e l’odio nell’aria, cercami e sarò lì…”
“Il mio testamento,” scrisse Joe Hill il giorno prima dell’esecuzione, “è
facile da fare: non c’è niente da spartirsi, perché il muschio non si
attacca a una pietra che rotola”( già: a rolling stone). Se potessi
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decidere, vorrei che Il mio corpo fosse fatto cenere e la cenere sparsa al
vento, che la porterà dove crescono i fiori, e forse aiuterà un fiore
appassito a rinascere.” Al suo funerale, marciarono in 30.000. Ma forse
avevano ragione Hayes e Robinson: Joe Hill non è morto, il suo
fantasma è qui insieme a quello di Tom Joad. Chissà che ricordarlo e
cantarlo non aiuti a far rifiorire quel movimento operaio per cui è
vissuto ed è stato ucciso cento anni fa.
19 DICEMBRE 2015
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05 NOVEMBRE 2015
15 of 15 6/29/2020, 11:50 AM