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ALESSANDRO PORTELLI
19 DICEMBRE 2006
- A quello che ho potuto sentir dire io, ma proprio con esattezza non Tutto il giorno di ieri sui media
potrei spiegare perché io maggiormente, vede, non è che vengo qui e rimbalzava una n...
seguo proprio addirittura il santuario. Nel 1950, nel libro La folla solitaria,
un testo d...
Quest’altro racconto viene invece da Wallins Creek, contea di Harlan, Bruce Springtsteen: Born to Run,
nella regione mineraria e molto povera del Kentucky Sudorientale, l'autobiografia
negli Stati Uniti. Il narratore, appartenente alla chiesa Holiness, si La scheda, il fucile e Dallas
chiama Sill Leach, è un ex minatore, nato nel 1925; l’intervista è stata
ILouisiana, Minnesota: il delirio
registrata il 25 agosto 1991. E’ presente anche la moglie, Nellie Leach: dell'onnipotenza
https://www.youtube.com
Sill Leach. E la lavastoviglie s’è bloccata, e era una lavastoviglie quasi
/watch?v=KwYE2d0h170: semik...
nuova. Allora lei va lì e dice, “Signore”, dice, “non ci possiamo
L'Europa del genocidio respinge i
permettere un’altra lavastoviglie. La lavastoviglie, guarda, tu ci devi
migranti
aiutare e la devi aggiustare tu.” Così il Signore – lei si gira, e la
Joe Hill: 1915-2015
macchina riparte, e non s’è più fermata, dopo che lei ci ha pregato
"Adua" di Igiaba Scego - il manifesto
sopra”
15.12.2015
Portelli. Il Signore vi ha riparato la lavastoviglie.
Nellie Leach. Il Signore l’ha riparata, no? Link a una pr esentazione del mio
libro su Bruce S...
Come mostra la mia domanda – un po’ maleducatamente irriverente
nelle intenzioni, ma non percepita come tale dagli interlocutori – l’idea
ARCHIVIO
del Signore Iddio che dal cielo ripara la lavastoviglie può far venire da
ridere. C’è proprio una sproporzione, ai nostri occhi, fa il divino e maggio 2006
l’elettrodomestico. E infatti, se confrontiamo i due racconti ci luglio 2006
accorgiamo che la differenza principale sta proprio nello spazio: settembre 2006
domestico, quotidiano nel racconto americano protestante ottobre 2006
“fondamentalista”; eccezionale, consacrato, in quello italiano cattolico.
novembre 2006
La storia del venditore ucciso dal masso a Vallepietra infatti può essere
dicembre 2006
letta in almeno due modi. Da un lato, la possiamo pensare come
gennaio 2007
punizione del peccatore che si permette di violare lo spazio sacro del
febbraio 2007
Santuario, per di più per vendere la sua merce (mercante nel tempio?
La dissacrazione, anche nell’episodio evangelico, forse non consiste marzo 2007
solo nella mercificazione del luogo sacro, ma anche nell’incongruità di aprile 2007
un’attività “ordinaria” in unno spazio “speciale). Però il narratore, un maggio 2007
autista di autobus proveniente da Rieti, aggiunge che anche lui “non è settembre 2007
che segu[e] proprio il santuario”: se fosse questo il significato, forse ottobre 2007
dovrebbe avere qualche timore anche per se stesso. E poi, forse novembre 2007
l’immagine di una divinità punitiva e vendicativa non si accorda del dicembre 2007
tutto con la natura risanatrice del luogo.
gennaio 2008
Una seconda lettura, forse più complicata ma più suggestiva è quella
febbraio 2008
per cui, in un luogo come Vallepietra – dove gli storpi gettano le
marzo 2008
stampelle e i muti parlano – le leggi naturali sono normalmente
aprile 2008
sospese. In un luogo dove (come dice la canzone che cantano i
pellegrini) i buoi cascano da grande altezza sopra i sassi, e si rialzano e maggio 2008
non so che fine ha fatto. Ma mi sarebbe piaciuto fartela vedere. maggio 2011
giugno 2011
L’apparizione sul frigorifero è altrettanto incongrua della sacra agosto 2011
riparazione della lavastoviglie, ma un po’ più sconcertante dato che c’è settembre 2011
di mezzo la morte e non la possiamo buttare a ridere. La foto marzo 2012
miracolosa del ragazzo morto potrebbe essere un ex voto – solo che gli aprile 2012
ex voto stanno nei santuari mentre questa immagine miracolosa sta in
luglio 2012
cucina, su un altro elettrodomestico, e nell’album di famiglia (dando
novembre 2012
per scontato che la foto esista davvero e non sia una proiezione di
dicembre 2012
desiderio e rimpianto da parte dei genitori addolorati).
febbraio 2013
La differenza fra questo miracolo nel quotidiano, e la nostra concezione
del rapporto fra miracolo e spazio sacro è confermata dall’altro aprile 2013
dove ci sono le luci, non ti chiedo di portarmi più in là.” E tenevo il luglio 2016
piede fisso sull’acceleratore, non davo più gas, non lo lasciavo andare. ottobre 2016
E, e so che feci almeno quattro miglia e appena arrivata dentro il paese aprile 2019
la macchina muore. Telefono a mio figlio, dico, “sto qui bloccata al
ponte, ho finito la benzina”, dico, “fin qui ci sono arrivata con la
preghiera.” E lui, “Mamma, che ti piglia?” Dice, “se Dio ti ha portato fin FEED
qui,” dice, “ti può portare pure fino a casa.” E io dico, “Be’, io non gli ho
chiesto di portarmi a casa,” dico; “gli ho chiesto solo di portarmi
dov’erano le luci. E Lui mi ci ha portato. Mi ha portato dov’erano le
C O L L A B O R AT O R I
luci. Ti dico, ha risposto alle mie preghiere.”
A L ESA ND RO PO RTE L I
IVANH AWK
La risposta del figlio è senz’altro irriverente, ma forse anche reverente SE RGIO PO L IME N E
nello stesso tempo. Infatti la sua risposta alla madre (“se Dio ti ha
portato fino a qui, ti può portare pure fino a casa”) è una citazione
letterale dal più amato e famoso dei canti religiosi americani, “Amazing
Grace” (scritto dall’ex capitano negriero John Newfield, di Liverpool,
nel 1700, amatissimo da tutti, bianchi e neri): “E’ stata la grazia di Dio
che ci ha portato fin qui, e la grazia ci porterà fino a casa”. Il figlio di
Nellie Leach si limita a citare la canzone prendendola sul serio, alla
lettera – perché la letteralità è la base del discorso “fondamentalista”
del sacro in generale. Ho chiesto a Dio di portarmi fino alle luce, e Lui
mi ha portato lì e non un metro più in là. Noi prendiamo alla lettera la
parola di Dio perché Dio prende alla lettera le nostre preghiere.
Aggiungerei un altro elemento: il diverso rapporto con la tecnologia. Al
centro dei racconti di Harlan stanno lavastoviglie, frigorifero,
automobile. La capacità protestante di individuare dimensioni
simboliche in ogni oggetto ordinario fa sì che non abbia problemi con
la modernità: negli spiritual, banchi e neri, la radio, il treno, persino il
baseball diventano metafore del rapporto con Dio. Da noi, magari
qualche ex voto ringrazia per essere scampati da un incidente
automobilistico; ma l'ìggetto centrale è il corpo del fedele, non
l'automobile. La macchina resta connotata in senso troppo laico, se non
proprio profano, in un discorso che riguarda realtà essenziali e senza
tempo, la vita e la morte.
Perciò, come diverso è il rapporto con lo spazio sacro, così è diverso il
rapporto coi simboli. Dalle parti di Harlan County, prendono alla
lettera Marco 16:15-20: “nel nome mio scacceranno i dèmoni;
parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti…” E in
tante chiese Holiness prendono materialmente in mano i serpenti a
sonagli e i copperheads, e se vengono morsi non chiamano il dottore.
Confrontiamo con il rituale dei serpenti a Cocullo, studiato da Alfonso
Di Nola: lì, alle vipere vengono tolti preventivamente i denti del veleno.
A Cocullo, il serpente è un simbolo; a Harlan, è un rischio e una prova
tangibile. Così, quando “Amazing Grace” dice che la grazia ci porta a
casa (e, nel racconto di Nellie Leach, fino alla luce!), lo intende certo in
senso simbolico, spirituale; ma il punto è proprio che il simbolico non
esclude il letterale, lo spirituale non esclude il mondano. Perché il
mondano è intriso di presenza della spirito.
Qui sta infine il senso profondo di questa differenza culturale. La
nostra tradizione relega il sacro in una sfera a parte. Da un lato, una
liturgia, degli specialisti del sacro, degli asceti che si separano dal
mondo, degli spazi consacrati, degli eventi miracolosi; dall’altro, le
istituzioni del mondo laico e le leggi della natura e della società (il
pronto soccorso, i carabinieri). Perciò il miracolo tende a essere
circondato, in linea di massima, da un’aura di eccezionalità: a parte il
luogo, riguarda comunque la vita, la morte, prove cruciali del ciclo
dell’esistenza (che magari possono essere pure un esame universitario,
che si supera grazie all’intervento speciale di San Giuseppe da
Copertino). Nella tradizione protestante, specie nella sua forme più
radicali, il sacro permea i quotidiano: l’ascesi non appartiene ai
sacerdoti ma a tutti i fedeli, non si pratica in rituali ad hoc ma nel
mondo di tutti i giorni. Se vogliamo, è l’altra faccia – quella ispirata,
non quella repressiva – del fondamentalismo. Dio è davvero in ogni
luogo, compresa la lavastoviglie e il serbatoio della benzina.
Soprattutto, si rovescia il rapporto fra leggi ordinarie del quotidiano e
intervento del sacro. Noi tendiamo a immaginare che il mondo vada
avanti per suo conto, con leggi naturali (“cause seconde”, magari messe
in modo da un “motore immobile” cartesiano), e il miracolo è una
sospensione temporanea e locale: se sei un “buon pastore”, i tuoi buoi
cadono da grande altezza ma non si fanno niente; se sei un
miscredente, ti casca un masso in testa e, inaspettatamente nel luogo
acro, ti ammazza. Il miracolo avviene nel luogo sacro, come nel caso
della bambina che ritrova la parola; o, come nella storia di fondazione
del santuario di Vallepietra, il luogo è riconosciuto come sacro perché è
avvenuto il miracolo (cioè, se c’è successo un miracolo vuol dire che era
uno spazio speciale e lo segniamo erigendoci un santuario e indicendo
un pellegrinaggio). Ricordo vicino Minturno l’apparizione presunta del
viso di Gesù sul cancello di una casa: nell’arco di pochi giorni, il luogo
divenne meta di pellegrinaggi, preghiere e adorazione.
Nessuno è andato a fare pellegrinaggi davanti al frigorifero di Delbert
Jones o alla lavastoviglie di Nellie Leach. Nell’immaginario religioso
popolare dell’America profonda, infatti, le cose stanno al contrario: il
miracolo non è la rottura della quotidianità, ma la sua stessa essenza.
In altre parole, per noi è un miracolo se ci si apre la terra sotto i piedi;
per i fedeli di Harlan, il miracolo è che la terra non si apre. Perché se la
natura avesse il suo corso, sprofonderemmo tutti e subito all’inferno
per i nostri indicibili peccati, personali e originali; ed è solo il
permanente intervento di Dio che impedisce che questo avvenga, o
almeno lo rinvia. La nostra vita è come quando un giocoliere tiene per
aria le palle sempre sul punto di cadere e sempre rilanciate; o come
quando in chiesa prendi in mano il serpente e lo maneggi come
prendendo in mano la vita e la permanente presenza della morte.
Specie a Harlan, detta “la sanguinaria”:
Annie Napier (Cranks Creek, Harlan County, 16 ottobre 1996): Perché
ogni volta che uno va in miniera, come entra lì dentro, lavora tutto il
tempo con questa cosa – “Ehi, questo potrebbe essere il mio ultimo
minuto.” E c’è chi fa quarant’anni e più così, ogni giorno, capisci? Se
uno dura quindici, venti anni in miniera, è un miracolo. E poi muore di
pneumoconiosi e non se ne accorge nemmeno.
17 DICEMBRE 2006
10 DICEMBRE 2006
06 DICEMBRE 2006
Interverranno:
DARIO TOCCACELI - curatore del CD
GINO CASTALDO, FELICE LIPERI, ALESSANDRO PORTELLI
Ingresso libero
Info 06/68135642
www.circologiannibosio.it
02 DICEMBRE 2006
Qui, diceva, in questo posto qui, noi siamo carne, carne che piange e
che ride, carne che balla a piedi nudi sull’erba. Amatela. Amatela tanto.
Laggiù non amano la vostra carne. La disprezzano. Non amano i vostri
occhi – sono capaci di strapparveli come se niente fosse. E non amano
nemmeno la pelle della vostra schiena. Quelli laggiù ve la strappano. E
miei cari, non amano le vostre mani. Loro le usano e basta, le
stringono, le mozzano, le lasciano vuote. Amate le vostre mani!
Amatele! Alzatele e baciatele. Usatele per toccare gli altri, battetele,
accarezzatevi la faccia, perché non amano nemmeno quella. Siete voi
che la dovete amare, voi. E no, non vogliono bene alla vostra bocca.
Quelli ve la spaccano e poi ve la spaccano ancora. Non ascoltano quello
che dice. Non ascoltano quello che grida. Quello che ci mettete dentro
per nutrire il vostro corpo, ve lo rubano e in cambio vi danno gli avanzi.
No, non amano la vostra bocca. Dovete amarla voi. E’ della carne che vi
parlo, adesso. Carne che ha bisogno di essere amata. Piedi che hanno
bisogno di riposare e di ballare, schiene che hanno bisogno di sostegni,
spalle che hanno bisogno di braccia, di braccia forti, vi dico. E statemi a
sentire, miei cari, statemi a sentire. Quelli non amano il vostro collo,
bello, diritto, e senza cappio. Perciò amate il vostro collo, metteteci la
mano sopra, trattatelo bene, accarezzatelo e tenetelo dritto. E tutte le
parti interne, che quelli butterebbero ai porci, dovete amare anche
quelle. Il fegato scuro, scuro – amatelo, amatelo, e anche il cuore che
batte, batte sempre, amate anche quello. Più degli occhi e dei piedi. Più
dei polmoni che non hanno ancora mai respirato aria libera. Più del
ventre che racchiude la vita e delle parti intime che danno la vita,
ascoltatemi, amate il vostro cuore. Perché questa è la cosa più preziosa
che avete.