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Archeologia cristiana e medievale

07.10

L’archeologia cristiana ha come oggetto di studio le testimonianze materiali dei primi secoli del
cristianesimo. L’archeologia studia i manufatti, prodotti dall’uomo. Le attestazioni archeologiche più
antiche del cristianesimo risalgono al II secolo d.C. Come il termine cronologico più basso è il pontificato
di Gregorio Magno (590-604) perché il cristianesimo era in un buon punto e le basi erano gettate (una
data convenzionale).

L’archeologia medievale studia il periodo dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) fino
alla scoperta dell’America nel XV secolo (1492).

Questi due rami dell’archeologia vengono chiamati anche l’archeologia post-classica.

I primi passi dell’archeologia furono nel Settecento, con gli scavi di Ercolano (1738) e Pompei (1743), che
però guardavano solo a bell’oggetto e distruggevano tutto il resto che per esempio poteva interessare
l’archeologia medievale. La situazione nel nord dell’Europa è diversa perché là l’archeologia si identifica
con l’archeologia medievale (come ambito cronologico). Birka in Svezia è il centro principale dell’età dei
vichinghi. Ci fu un cambiamento nell’Ottocento grazie al movimento Romantico. Romanticismo si
contrappone all’Illuminismo e al Neoclassicismo. Il classico viene visto come una cultura d’importazione.
Si prestò maggiore attenzione al Medioevo perché i paesi come Francia, Germania erano stati occupati
dall’Impero romano e quindi volevano riscoprire loro origini. In Gran Bretagna ci fu l’inserimento
dell’oggetto nel paesaggio, nel contesto in cui il manufatto fu inserito. In Inghilterra furono i primi
progetti sistematici di archeologia medievale (Wharram Percy), caratterizzati da due aspetti: archeologia
di villaggi abbandonati (per avere la quantità d’informazioni più grandi e utili) e indagine di un
complesso intero.

In Francia ci fu analogo sviluppo; tende a prevalere una visione monumentale-architettonica. Nascita


della legge di tutela e di controllo. Castello di Carcassonne.

In Italia l’archeologia post-classica arriva più tardi rispetto ad altri paesi. I primi studi furono nell’età
umanistica (XV secolo). L’accademia romana degli antiquari, Pomponio Leto visitò le catacombe romane.
Poggio Bracciolini (m 1459) fece studi sull’epigrafia cristiana. S. Filippo neri (oratorio di S. Maria della
Vallicella) – studia i cimiteri e monumenti cristiani a Roma.

Il primo argomento post-classico fu il cristianesimo. La catacomba di Via Anapo fu trovata con le


sepolture intatte ed ebbe forte sponsorizzazione delle ricerche da parte della Chiesa. Con Antonio Bosio
inizia lo studio scientifico dell’archeologia cristiana; riconosce molti nuclei catacombali. Il fondatore della
moderna archeologia cristiana è Giovanni Battista de Rossi (1822-1894); raccoglie delle iscrizioni
cristiane a Roma e nel resto d’Italia.

Archeologia dei popoli delle migrazioni.

Necropoli longobardi.
08.10

CISAM – centro italiano di studi sull’alto medioevo.

L’interesse verso un’archeologia post-classica arriva in Europa nel secondo dopoguerra. Archeologia
urbana è lo studio dei contesti urbani, ed è diacronica. In Italia la riflessione degli storici porta
all’archeologia medievale; i promotori sono gli storici del CISAM a Spoleto, che raccoglie grandi studiosi
italiani ed europei. Essi capiscono che l’archeologia può essere utile negli studi storici e per questo
avviano l’uso dell’archeologia. Gli studiosi fecero riferimento alla scuola di scultura Varsavia grazie alla
quale ci fu il riconoscimento archeologico degli oggetti post-classici.

Museo dell’Altomedievo a Roma (corredi delle necropoli longobardi)

Domus culta – azienda agricola di sfruttamento dei beni ecclesiastici.

Nel 1966 fu il riconoscimento ufficiale tramite la prima cattedra dell’archeologia medievale a Milano. A
Chieti nel 1987. Nel 1974 fu pubblicata la prima rivista – Archeologia Medievale. Temporis signa. PCA –
Post-Classical Archaeology.

I primi scavi di archeologia medievale sono stati fatti dai polacchi; indagarono i siti abbandonati (la
maggior parte di questi scavi sono inediti) come in Inghilterra. C’era l’idea che così le informazioni sono
più precise e puntuali sulla formazione del sito.

Torcello e Castelseprio. Nascono nel momento di passaggio – tardoantichità e medioevo; sono sorti sulla
pressione delle invasioni barbariche. Torcello è nelle lagune di Venezia, gli scavi hanno restituito la
datazione della nascita nel V secolo. Castelseprio in Lombardia ha delle caratteristiche simili a Torcello. È
un centro che viene abbandonato, nel V secolo viene distrutta violentemente. Ci sono due importanti
edifici di culto: Santa Maria Foris Portas e un monastero con una chiesa – monastero di Torba. Città è
collocata su un’altura; ebbe le funzioni di difendere il territorio circostante.

In Liguria dagli anni ’70 si vede il progresso della disciplina con Tiziano Mannoni e ISCUM (Istituto di
storia della cultura materiale) che era legato allo studio di cultura materiale.

L’importanza della cultura materiale viene dai polacchi e dal marxismo; era la via migliore per
comprendere le trasformazioni; il dato materiale fu l’elemento di riferimento e non i testi scritti. Su
questa teoria noi appoggiamo le basi della moderna archeologia. Sistematizzazione del materiale.

Nell’archeologia medievale manca un manuale serio. Alcuni testi sono:

“Archeologia cristiana” di Testini, è un sussidio valido.

“Archeologia e storia del medioevo italiano” di Frankovich, è una raccolta di saggi esemplificativi.

“Introduzione all’archeologia medievale” di Gelichi, non è adatto per quelli che ancora non conoscono la
disciplina e riguarda solo il nord d’Italia.
Principali ambiti di ricerca:

 Le città: la società romana fu una società urbana e là si vedono i cambiamenti avvenuti. Anche il
medioevo è urbana ma è diversa da quella classica. Crypta Balbi è un cantiere importante di
archeologia urbana con la visione diacronica.
 Le campagne, monasteri, castelli: la trasformazione del territorio, del paesaggio. La società
agricola. Le strutture monastiche aiutano a capire i cambiamenti siccome sono una
manifestazione sia urbana che rurale. I castelli sono gli elementi caratterizzanti del medioevo.
 Le produzioni (i manufatti): c’erano dei cambiamenti di tipo economico e sociale e quindi
modifiche nell’oggetto finito a causa del peggioramento della tecnica ecc. La ceramica, i metalli,
la scultura altomedievale (edifici di culto) VI-XI secolo. Le tecniche costruttive – metodologia di
studio di reperti architettonici, murature aiutano a capire le trasformazioni di un edificio nel
tempo.

09.10

L’archeologia post-classica si fonda sul grosso contributo delle fonti scritte che devono essere collocate
con il dato materiale. La massa di documentazione scritta per l’archeologia post-classica rispetto a quella
classica è molto grande. Il conoscere e far colloquiare è fondamentale per dare una visione complessa e
per comprendere la società. La produzione scritta subisce dal tardoantico un ridimensionamento in
termini di quantità comportato dal collasso della cultura scritta (decremento nella scrittura e lettura). La
tradizione scritta rimane in una categoria di persone limitata – ecclesiastici; essi sono principali e quasi
unici fruitori e conoscitori della scrittura e sono gli unici conservatori (di fonti in funzione della chiesa). I
documento giunti a noi sono il frutto di una selezione naturale e culturale; sulla trascrizione
influenzavano: la mancanza degli enti conservatori (cambia dopo il 1000 – la creazione di archivi in
relazione alla vita di comune), frequenti incendi ed eventi bellici.

A partire dall’Ottocento in Europa si avvia l’edizione critica di questi fonti ma viene fatta una selezione e
molti documenti sono andati perduti. Sono state privilegiate le storie e fonti diplomatici (atti pubblici) e
corpi legislativi a scapito di documenti privati. Ci sono arrivati solo dei frammenti e possono essere
condizionati e per questo devono essere contestualizzati e interpretati.

Fonti di archeologia cristiana:

 Le sacre scritture: aiutano a comprendere scene iconografiche ecc., e il modo di comportare e di


vivere. Ha avuto numerose redazioni e ci sono degli eventi che sono stati tagliati fuori.
 Costituzioni ecclesiastiche: prescrizioni liturgiche e i dettami disciplinari della chiesa primitiva.
Didachè (ante 150 d.C.); Tradizione Apostolica di Ippolito (215 d.C. circa) – informazioni
sull’aspetto pratico come sono organizzati il clero e i riti ecc.
 Storico Eusebio di Cesarea: età costantiniana, scrive la sua storia ecclesiastica; raccoglie molti
documenti ora perduti. Il monumento sulla tomba di Pietro è conosciuto grazie a Eusebio; è il
monumento cristiano più antico che conosciamo. Ha scritto anche una biografia di Costantino
che da delle informazioni sull’attività edificatoria.
 Le opere di papa Damaso: fu una figura fondamentale del cristianesimo nel IV secolo. Nei primi
secoli di cristianesimo manca unitarietà. Dal IV secolo c’è un cambiamento – vescovo di Roma
comincia a prevalere. Damaso giunge al soglio papale sbaragliando del suo avversario; c’erano
grossi attriti interni. Lui si è posto di pacificare la situazione e fece operazioni di carattere
politico. Potenziò il culto di martiri; li propose come gli esempi di personalità eccezionali da
seguire. Fece degli interventi di tipo costruttivo che furono completati di alcune iscrizioni, come
opere di tipo storico. Scrisse i testi in metasillabi che poi venivano posti sopra le tombe di questi
martiri. Cerca di riferire a fonti attendibili. Queste epigrafi sono con una valenza storica.
 Vangeli apocrifi (da II secolo): sono scritti di solito anonimi. Riportano parti dei vangeli canonici.
Più importanti sono quelli sull’infanzia di Cristo. Acta Pietri e Paoli. (Migne 1700 Patrologia
latina-greca)
 Acta Martyrum: è una serie di scritti sui martiri. Questi testi scritti sono la trascrizione fedele dei
processi cui erano sottoposte le persone prima di subire il martirio. Hanno subito il processo
normale come i romani. In greco Martyrium Policarpi e in latino Acta Martyrum Scillitanorum.
 Passiones: a partire dal VI secolo. Sono racconti che parlano delle vicende di un martire, la vita e
la morte. Poi parla anche dei santi e dei ricchi e di episodi edificanti. I termini topografici di
solito sono attendibili, anche se i testi spesso erano esagerati. Sono pubblicati in una grande
raccolta: Acta Sanctorum.
 I calendari: organizzazione dei culti martiriali. Il calendario della Chiesa romana è il più antico.
Ogni comunità aveva il suo calendario. Cronografo romano del 354: due calendari Depositium
martirum e depositio paparum.
 I martirologi: servivano per organizzare la liturgia. Martirologia siriano (360-411) e Geronimiano
(metà del V secolo). Valore storico è importante, parlano delle vicende oltre alle date.
Martirologi storici sono: di Beda (736), Rabane Mauro (856), Floro (860), Usuardo (877),
Martirologio Romano (1582).
 Sacramentari: sono simili a costituzioni ecclesiastiche; sono dei libri liturgici che descrivono
come avvenivano i culti. Sacramento Leoniano (metà del VI secolo), Gelasiano (ante VII secolo) e
Gregoriano.
 Liber Pontificalis: sono raccolte di vite de vescovi della chiesa romana. Contiene notizie di tutto il
mondo conosciuto allora. È molto importante. La pubblicazione di Doucesne i primi del
Novecento. Le vite da San Pietro fino a Martino V. È un’opera ampia, assemblaggio di vari
tronconi. Le raccolte più antiche sono più brevi, a partire dal VI secolo le bibliografie sono più
articolate.

10.10

 Itinerari relativi alla Terra Santa: sono legati al pellegrinaggio e rivolti a coloro che svolgevano i
pellegrinaggi. Sono come le guide. Luoghi erano molto lontani e i viaggi pericolosi quindi serviva
una sorta di mappa. Le mete principali erano Roma (tombe di Pietro e Paolo) e Terra Santa (una
serie di luoghi santi che avevano visto la presenza di Cristo e i suoi momenti più importanti). Di
questo ci danno notizie gli itinerari che descrivono dei viaggi. I primi passi del pellegrinaggio si
vedevano nel tardoantichità. Primi testi relativi a questo sono del IV secolo. Itinerario
Burdigalense – da Bordeaux fino a Gerusalemme (tappa a Milano e a Roma). Peregrinatio ad
locta santa – la fine IV secolo, il viaggio a Gerusalemme si fa via terra; la descrizione anche di
Asia Minore. Itinerario Antonino Piacentino – il martire di Piacenza.
 Itinerari romani: quelli di Roma datano nel VII secolo. Sono molto oggettivi e analitici sui fulcri
del culto martiriale prima dell’abbandono di questi culti; nel IX secolo i corpi sono portati nelle
chiese e sono stati abbandonati i cimiteri suburbani. Delocis – a Roma, metà del VII secolo (SS.
Giovanni e Paolo). Notitia ecclesiarum urbis Romae. Itinerario Einsiedeln – una raccolta di
epigrafi cristiane, una descrizione delle mura aureliane di Roma, è di età carolingia. Itinerario di
Canterbury – è una sorta di diario di viaggio. Del XII secolo c’è l’itinerario malbensburiense che
ha un valore storico perché è l’unico ad essere noto nel XV secolo a Bosio. È probabile che sia
una copia di età precedente.
 Notula oleorum: cataloghi di cimiteri. Sono delle ampolline che contengono gli oli con la scritta
del luogo di provenienza. Ogni ampolla è riportata con le tombe di martiri che sono state
visitate. La conversione di longobardi, la regina Teodolinda fonda la chiesa di S. Giovanni a
Monza e voleva un martire romano per inserirlo là, però non si poteva fare perché i martiri
erano intoccabili. Il papa Gregorio Magno ricorre a surrogati ossia a qualcosa che ha avuto il
contatto diretto con il martire – reliquie ex contattum (gli oli delle lampade che erano sulle
tombe venerate o i pezzettini di stoffa che venivano passate sulla tomba). Dal IX secolo arriva
l’importanza materiale delle reliquie in Occidente, in Oriente c’era già nel IV secolo.

Fonti narrative

Hanno il preciso scopo di tramandare vicende storiche. Hanno l’aspetto di una storia particolare – un
singolo evento o un singolo popolo.

 Procopio: un greco che scrive durante il regno giustinianeo nella corte. Le sue opere sono “La
guerra gotica” (in Italia) e “La guerra vandalica” (in Africa). Parla della guerra greco-gotica
nell’Italia centrale e meridionale; dura circa 30 anni e dopo questa niente sarà come prima. Dà
informazioni dettagliate sullo stato del territorio nel VI secolo.
 Gregorio Magno: ha lasciato tanti scritti. Viene dalla ricca famiglia romana. È il papa nel 590-604.
Epistolario. Fece la riorganizzazione all’interno della chiesa dopo la conquista longobarda.
 Paolo Diacono: con lui arriva il nuovo modo di fare la storia – fece la prima opera di storia
medievale: “Storia dei longobardi.” Scrive in latino, con l’intento di scrivere la storia del suo
popolo e non fa una storia universale.
 Cartulari monastici: è un ibrido tra un racconto annalistico e una raccolta documentaria.
Contiene i documenti fondamentali per i monasteri (vari atti, conferme ecc.), supportano
racconti storici. I primi sono dalla fine dell’XI – XII secolo. Ci fu un cambiamento della situazione.
L’autorità laica nelle città e il vescovo – riappropriazione dei territori. Le grandi abazie sentono
l’esigenza di ribadire la loro importanza e il ruolo nella società e usano i cartulari per farlo. È uno
strumento indispensabile per la ricostruzione di proprietà nell’alto medioevo. Il più antico è la
Cronaca del monastero di Montecassino dalla fine dell’XI secolo. Essa racconta le vicende del
monastero fino al 1155. L’abazia di Farfa, fine XI inizi XII secolo. Tutti i documenti del monastero
sono nella Cronaca di Farda. Nel 1100-1108 la Cronaca Volturnense. La Cronaca Casaurienze è il
più recente del monastero di San Clemente in Casauria.

I documenti relativi al basso medioevo.

 Statuto per la riparazione dei castelli: ci permette di capire quale era la consistenza e lo
stato delle strutture fortificate tra il XII e XIII secolo, riguarda l’Italia centro-meridionale.
 Catalogo usbaronum: un documento che ci fotografa lo stato del regno meridionale nel XII
secolo; sono nominati tutti i castelli (tranne quelli di Sicilia) ed è specificato il numero di
militari che dovevano fornire al regno nel caso di guerra. Sono documenti relativi alle singole
realtà.

Queste sono fonti nel tempo edite, a queste si deve affiancare la documentazione inedita negli archivi
(fonti documentarie, di natura giuridica).

Atti pubblici e privati: veridicità nel modo in cui erano stati fatti è nell’antichità dell’atto, più è vecchio
più è autentico. Schema di un atto: protocollo; invocatio, intitulatio, inscriptio, salutatio; promulgatio o
notificatio; narratio; dispositio; corroboratio; sanctio – questi elementi sono l’attestazione di autenticità.

I principali produttori di documentazione in età alto medievale sono le chiese e i monasteri.

Raccolte di edizioni: documenti papali.

Gli archivi sono di stato, di enti locali, ecclesiastici, di enti pubblici, privati.

Fondi d’archivio: pergamene, catasti patrimoniali, catasti figurati, visite pastorali (controllo degli edifici
in una diocesi).

14.10

Cartografia storica.

Dà informazioni sull’assetto del territorio antico. Non sono puntuali come quelle moderne però ci
permettono di vedere i casi che possono essere molto diversi da oggi. Tabula Peutingeriana: è
rappresentato tutto il mondo allora conosciuto in modo molto schiacciato; sono portati anche i centri
abitati e la rete viaria (è un itinerario picto), i nomi delle vie e distanze. Carta di Madaba: il centro della
Giordania, è una carta mosaica di città di Gerusalemme, dal V-VI secolo. Galleria delle Carte del
Vaticano: sono portati i centri urbani principali, è fedele la struttura del territorio. Eufrosino della
Volpaia: è una carta in uso dei cacciatori, con il carattere pratico e con le informazioni precise dei
dintorni di Roma. Catasto Alessandrino: è di dintorni di Roma del territorio dello Stato della Chiesa.

Cartografia d’archivio è inedita.


IGM: Istituto geografico militare; fornisce tutte le informazioni necessarie in tutta l’estensione italiana.
Tavolette sono a scala 1:25000 quindi è particolarmente dettagliato: sono portate le curve di livello, la
presenza di strutture, toponimi, rete stradale.

Carte tematiche sono con un tema preciso.

P.Delogu “Introduzione alla studio della storia medievale”

Riviste: romano barbarico; di archeologia cristiana; arte medievale; Vetera Christianorum

Congressi del CISAM; nazionali di Archeologia Medievale; Castrum (tema di fortificazioni)

Il Medioevo – le cause di una trasformazione

Il Medioevo è un tempo di trasformazioni. Ha avuto da sempre un giudizio negativo. Le premesse e


conseguenze del tardoantico e medioevo sono da collocare nell’Impero Romano non all’antichità. Le
cause sono: 1. Decadenza dell’impero romano, 2. Cristianizzazione, 3. Contatto con le etnie barbariche.
La crisi generale dell’impero fu causata da questi tre elementi. C’era la crisi economica – tutto il sistema
era entrato in crisi – e cambiamenti di regime di proprietà ecc., l’amministrazione era in difficoltà e lo
stato non riuscì a reggere i servizi né nel grande né nel piccolo. Ci fu la trasformazione della rete urbana
e le città entrano in crisi; trasforma anche l’assetto del territorio e molti territori tornano ad avere
l’assetto naturale/ambientale di prima. Diocleziano trasforma l’Italia in province – ci furono ripercussioni
nella ripartizione del territorio. L’impero romano era una civiltà urbana e quindi la rappresentazione è
privilegiata nelle città. Romani conquistarono dei territori e poi crearono le città. L’impero romano
garantiva un mondo universale con capacità di movimento all’interno e grazie a questa possibilità di
diffusione il cristianesimo ha potuto affermarsi. Molto importante è l’apostolo Paolo che fu un ebreo ma
cittadino romano; all’inizio il cristianesimo è molto locale e legato agli ebrei e all’Israele poi la
dimensione locale viene superata che porta alla trasformazione del messaggio cristiano dal locale
all’internazionale ed era aperto a tutti. Il cristianesimo comincia a diffondersi dalle città dell’Impero
romano grazie alle comunità ebraiche e alla rete stradale. Alla fine della missione gli apostoli Pietro e
Paolo si trovano a Roma.

15.10

Il cristianesimo nell’Impero romano non costituisce un fenomeno unico – c’erano altre dottrine diffuse
ed erano spesso le credenze religiose di provenienza orientale. Ci fu l’opposizione alla religione dello
stato da parte delle popolazioni che stavano nei margini dell’impero, anche il cristianesimo. Le
persecuzioni riguardano anche altre credenze e non solo il cristianesimo. La diffusione delle credenze si
sviluppa nelle città e nel primo periodo (fine II – prima metà del III secolo) abbastanza liberamente;
esisteva pure una Collegia religionis causa ossia un’associazione di liberi cittadini per gli scopi religiosi. Il
problema era che anche se il cristianesimo negava l’autorità imperiale, non prevedeva che l’imperatore
potesse essere una divinità. Dalla fine del II secolo ci fu la diffusione del cristianesimo anche tra gli
esponenti più alti come i senatori e famigliari dell’imperatore. Cominciano a uscire gli spazi e gli oggetti
relativi ai cristiani. La persecuzione di Decio fu una delle più gravi, alla metà del III secolo. Decio
introduce dei documenti di identificazione per chi erano i cristiani. Venivano distrutti molti ambienti
appartenenti ai cristiani; quindi le comunità cristiane avevano già un’organizzazione precisa. La
persecuzione di Diocleziano fu una delle ultime. L’editto di Costantino fu nel 313. Egli è il primo
imperatore che ha cercato di affiancare la cultura cristiana e quella pagana. Il cristianesimo è già
profondamente radicato nella società. Con l’editto di Teodosio nel 380 ci fu la chiusura dei templi ed egli
taglia ogni legame con il passato e trasforma il cristianesimo in religione di stato. I cristiani cominciarono
a giungere i posti di potere. Nel VI secolo la nuova religione comincia a maturare e sviluppare gli spazi
propri che sono diversi rispetto a quelli dell’impero. Hanno il diverso modo di concepire il mondo dei
defunti. C’è l’invenzione di un luogo di culti proprio per contenere tante persone (è una religione
inclusiva sulla scia dell’ebraismo), e poi l’invenzione della chiesa. La residenza del clero. La costruzione
degli edifici specifici per alcuni momenti del culto. Modificano lo schema della città antica.

C’era anche il problema dei barbari ossia dei popoli delle migrazioni. Il barbaro è colui che non
conosceva la lingua. Nell’impero erano quelli che stavano fuori dai confini. Sono popoli eterogenei e
tendenzialmente nomadi, non conoscono la civiltà urbana e la cultura scritta. Sono popoli variegati tra
loro. Sono popolazioni che hanno sempre vissuto in osmosi con l’impero romano, c’era uno scambio
continuo. Quindi, quando decidono di oltrepassare il limite, andavano a colpo sicuro e conoscevano,
dove andare e conoscevano la situazione romana. Anche l’esercito era composto da barbari, i federati.
Gli Unni cominciarono a muoversi verso l’Occidente e con questo causarono la migrazione anche delle
altre popolazioni. In Italia, maggiormente incidono sui cambiamenti territoriali i goti e i longobardi. Per i
goti il dato archeologico è abbastanza mancante; la visibilità è legata ai corredi di funerario (seppellivano
le donne con corredi ricchi e i maschi no). I goti erano nelle aree rurali e piuttosto sull’Adriatico (le
strutture dette ville rustiche). Ravenna fu il centro principale. Gli autoctoni avevano dei problemi con i
goti. Tendevano a sfruttare gli edifici romani e cercarono di far convivere romani e goti pacificamente;
volevano lo stanziamento definitivo e radicale. Dopo la guerra gotica che durò 30 anni Bisanzio
conquista l’Italia. Nel 568 arrivarono i longobardi che avevano preparato in dettaglio la venuta. Fecero la
conquista quasi integrale del territorio. Incidono molto sulla trasformazione territoriale perché la
presenza è molto lunga. I dati materiali sono molteplici – ritualità funeraria. Hanno la tradizione di
seppellire gli uomini con gli armi quindi è più facile conoscere le tombe longobarde. I monumenti
importanti loro sono la Santa Sofia a Benevento e l’altare di Ratchis. I longobardi hanno una visibilità
maggiore rispetto ai goti. Venivano dalla penisola scandinava e attraverso Elba, Pannonia arrivarono in
Italia. Roma è un territorio controllato da papa e sotto il controllo bizantino. I goti rimangono ariani e i
longobardi si convertirono in cattolicesimo.

16.10

Trasformazioni della città tardoantica

Trasformazioni e persistenza

Decumano e cardo erano gli assi ortogonali della città romana. La città è assolutamente pianificata e
standardizzata. Il foro è la parte di rappresentanza della città, è monumentalizzato e uno spazio aperto,
un luogo di incontro. Gli edifici per gli spettacoli sono i teatri e gli anfiteatri che raccolgono vasto
pubblico ed erano collegati alla viabilità principale. Le zone erano divise e raggruppate. La
trasformazione è un fenomeno di lunga durata e comincia già al III secolo.

I termini:

 Civitas – la popolazione in città + la struttura materiale


 Urbs – capitali: Roma e Costantinopoli
 Castrum – insediamento fortificato (utilizzato da Gregorio Magno per parlare di città romane
dotate di elementi difensivi)

Fenomeni comuni di epoca tardoantica sono:

 Abbandono più o meno precoce degli edifici pubblici


 Mantenimento dei tracciati viari (fino all’VIII secolo), anche se non vengono più rispettati
allineamenti e livelli
 Innalzamento dei livelli di calpestio (accumulo, crolli, rifiuti), ma non sempre
 Riduzione dello spazio costruito a favore di orti e spazi aperti con tendenza a porre il costruito ai
bordi degli isolati
 Destinazione funeraria di ampie zone (dal V secolo la sepoltura all’interno della città),
cambiamento di mentalità con il cristianesimo
 L’impiego nell’edilizia di materiale di spoglio (reimpiego)

Nell’età tardoantica le mura nelle città sono sempre presenti, o sono usate quelle romane dopo la
restaurazione oppure sono costruite ex novo. Si poteva murare tutta la città oppure solo una parte ossia
il ridotto fortificato. Le mura di Costantinopoli. La costruzione delle mura è un segno di potere forte. Ci
sono anche delle torri. Nell’Oriente e nel Nord Africa ci stanno le mura di Giustiniano. Conservazione là è
garantita dal clima secco e dal terreno sabbioso e della non-continuità della vita. Butrinto, Dyrrachion,
Byllis, Albania.

Le strutture curvilinee sono più resistenti ai colpi e agli attacchi rispetto a quelle rettilinee.

Castra (plurale di castrum) urbani non sono i castelli medievali. Ci furono i castra alpini tardoantici per il
controllo del territorio. Il castrum urbano richiede l’esistenza all’interno della città di una porzione
particolarmente fortificata, è una tecnica di difesa; è una possibilità di risparmio di denaro e fatica ed è
anche più facile da difendere. Complesso episcopale si trova all’interno del ridotto fortificato.

Ci fu anche la trasformazione degli edifici pubblici, che perdono la funzione originale come i fori
(abitazioni private), anfiteatri (giochi sospesi portarono a funzione difensiva, funeraria, abitative,
artigianali). Nel suburbio c’erano le aree funerarie e anche le sepolture dei martiri cristiani perché era
ancora valida la legge romana che vietava la sepoltura all’interno della città.
La trasformazione dei templi – cristianizzazione degli spazi – le chiese. S. Maria ad Martyres. S. Giovanni
in Laterano è il complesso episcopale di Roma.

17.10

La fortificazione delle città

Nell’Impero non c’era la necessità della difensione delle città perché c’era la pace generale. Dal III secolo
però la situazione si cambia e le popolazioni barbariche cominciano a fare le scorrerie. È necessario il
ritorno a riaffermare la questione della difesa. Quindi, la cinta muraria comincia a farsi presente. Per
esempio le mura aureliane a Roma, le mura di Teodosio II a Costantinopoli. Molte costruzioni di età
giustinianea sono state conservate in Oriente, in Occidente di meno perché c’è la continuità della vita.

Una cinta muraria attorno all’intero abitato è formata da una cortina muraria, scandite dalle torri in
distanze regolari per la difesa di fiancheggiamento. C’era anche un ante murale che era più basso con le
torri aggettanti. C’era il fossato che non sempre era pieno d’acqua e di lunghezza delle mura. Lo spazio
tra una costruzione e altro doveva essere libero di strutture e vegetazione. Sul muro c’era il
camminamento di ronda per camminare. Le mura devono essere difese da guarnigione perché senza di
questa sono abbastanza inutili. I camminamenti sono collegati alla città tramite scale. Le prime
elaborazioni nascono in questo periodo. Le torri aggettanti sono a pianta quadrangolare poi nel tempo si
svilupparono avendo delle forme particolari: semicircolari, pentagonali (l’uso frequente nel V-VI secolo)
anche se erano note anche ai greci. Le torri pentagonali rendevano più difficile l’attacco da macchine da
guerra perché era più complicato raggiungere la torre. Salona, penisola balcanica; Roma, Castro
Pretorio.

Antemurale.

Si sfruttavano al massimo le caratteristiche naturali del luogo; i criteri dell’economia erano impegnativi e
costosi.

Le porte erano i punti sensibili, quindi era meglio limitarle al minimo e si mettevano di solito sugli assi
viari principali della città. Ai lati delle porte c’erano due torri, spesso pentagonali. A Roma Porta Appia,
Porta Laterano. Tocra, Libia.

Le mura di Roma. L’imperatore Aureliano tenta di realizzare una cinta muraria nel 234. Ha avuto una vita
lunghissima, sono servite fino all’unità d’Italia nel 1861. Le mura condizionano e caratterizzano la città.
Tra le mura venivano comprese molte aree suburbane: giardini, aree verdi senza costruzioni. La vita si
concentrò lungo il Tevere, nelle vicinanze di Campo Marzio. Ma siccome le mura erano troppo grandi e
lunghe non sono servite tanto, anche perché serviva molta gente per controllarle. L’area abitata era
molto più ristretta rispetto all’estensione e a ridosso del fiume. Nel VI secolo erano in fuori uso quasi
tutti gli acquedotti e c’era il problema dell’approvvigionamento idrico. Dall’altra parte del Tevere c’era la
basilica di Vaticano. Aureliano ingloba nel circuito tutta una serie di strutture preesistenti per evitare la
costruzione ex novo: Pincio, Castra Pretoria (d’età tiberiana), l’anfiteatro castrense, Porta Maggiore
(l’acquedotto di Claudio) ecc. In fase iniziale erano costruite in laterizio. L’imperatore Onorio tenta di
ristrutturare le mura, aggiunge le torri circolari alle porte. Un valore difensivo aveva il Mausoleo di
Adriano (Castel Sant’Angelo) che fu ristrutturato nel VI secolo ai fini difensivi.

Molte altre città decidono di difendere l’intera città ma alcuni scelgono di fare solo un piccolo ridotto
difensivo all’interno o nei pressi dell’abitato: servono meno persone per il controllo ed è più facile da
difendere.

Alba Fucens già nel VI secolo a.C. ha una cinta; nell’età tardoantica c’era il ridotto difensivo sull’acropoli
che fu su un’altura quindi già per sé difesa. Castel Orsini.

Cosa (GR): sull’acropoli c’è un apprestamento difensivo del VI secolo.

Teramo ha nel VI secolo una fortificazione urbana più ristretta rispetto all’estensione della città.
Castrum. Torre Bruciata in corrispondenza alla cattedrale.

Chieti, castrum urbana, non ha le mura nella fase romana; poi ha dei piccoli ridotti difensivi in servizio
nel caso di bisogna.

Rieti, era il municipio romano che aveva la sua cinta muraria. Nell’età tardoantica c’era la
ristrutturazione profonda.

I lavori spesso sono pagati dai ricchi e poi un’altra figura di riferimento erano i vescovi e il clero.

21.10

L’edilizia urbana tra tarda antichità e altomedioevo

Molte mura sono realizzate con il materiale di recupero, il materiale che era accantonato nell’Impero. A
Roma nel Medioevo si usavano le riserve del marmo rimaste là. Di fronte alla necessità veniva usato
tutto: colonne, epigrafi ecc.

Le residenze del potere. Sul Palatino c’era una serie di domus monumentali imperiali; i luoghi sacri.
Palazzo fa riferimento al luogo di potere (residenza del potere). Per tutta la tarda antichità, i luoghi legati
al potere sono basati sui modelli legati alle domus romane. Poi ci sta il trasferimento della sede
imperiale dalla Roma a Milano e a Ravenna nel IV secolo, per portare la residenza dell’imperatore verso i
confini dell’Impero per avere il migliore collegamento con le truppe. A Spalato Diocleziano trasforma
l’accampamento militare in un fortificato monumentale. Il Palatino comunque era efficiente, continuava
il ruolo aulico per tutto l’altomedioevo. Nel VII divenne la sede di pontefice, il centro di potere. Dal
modello romano si riprende la stretta vicinanza del Palazzo con il circo perché esso era il luogo di
apparizione, là l’imperatore incontrava con il suo popolo. Il riferimento ideale del palazzo di potere fu il
palazzo di Costantinopoli. Nell’età tardoantica Teodorico si trasferisce a Ravenna; fa costruire un grosso
complesso architettonico delle ricche domus con la presenza degli ampi ambienti absidati. Gli ambienti
che si prestavano alla scenografia/ rappresentazione del dominus/ padrone dell’edificio abitativo.
Milano e Ravenna, perché sono diventati la sede dell’imperatore, invece di ricostruire le mura, ampliano
la città per l’aumento della popolazione e dell’inurbamento. L’ingrandimento dell’originale area urbana.
Ci fu la creazione di nuovi complessi e edifici – strutture di servizio. Costruirono gli impianti termali
monumentali perché le terme romane erano essenziali nell’ambito urbano. Gli orrea furono dei
magazzini, lo spazio per i prodotti alimentari.

A Ravenna – c’era il porto di Classe che fu un porto fondamentale e punto di raccolta di tutti i prodotti
che poi venivano distribuiti. Ravenna fu circondata da paludi quindi era già protetta in modo naturale ed
era difficile da raggiungere dai nemici. Civitas gotorum ossia la città per i goti era una parte della città.

Verona – centro del potere politico-laico e sede temporanea di Teodorico. Non ci sono i dati archeologici
del palazzo di Teodorico. Autorità longobarda nel palazzo.

Cividale – fu occupato dai longobardi; sono i primi sistemi d’insediamento territoriale. Crearono degli
spazi esclusivi al margine della città, e privilegiavano le aree in prossimità dell’asse viaria, mura per il
controllo generale del territorio. Tempietto longobardo dell’VIII secolo, luogo di culto.

Brescia – fu al centro d’importanti collegamenti stradali, erano i luoghi strategici. C’erano prima i goti e
poi i longobardi. Ha la cinta muraria di età romana. Desiderio fonda il monastero di Santa Giulia.

Pavia – era la capitale del regno longobardo. Fu conservato il pianto urbano romano. Non sappiamo
com’era la forma del palazzo longobardo. Controllavano il centro e le vie d’accesso. C’era la divisione
all’interno della città, nuclei distaccati/limitati.

Spoleto – c’erano i goti e poi i longobardi. Non ci sono le tracce solo la chiesa di San Salvatore nel
suburbio, nell’area funeraria. Di età longobarda è il tempietto di Clitunno.

Benevento – è di fondazione romana. Il duca Arechi II fece ricostruire la cinta muraria. La chiesa di Santa
Sofia.

Poi c’erano tutte le altre residenze di chi abitava in città e i fenomeni comuni sono:

 Abbandono degli edifici pubblici (fori, terme pubbliche, templi), calo e crisi dopo l’impero
romano
 Rete infrastrutturale – le reti stradali fino a VIII secolo vengono rispettati in linea di massima;
fenomeni di progressiva erosione dello spazio stradale. Per i romani fu uno spazio pubblico, poi
cominciano ad essere interrotte le strade ecc.
 Innalzamento dei livelli di calpestio – accumulo, crolli (ruderi + vegetazione), rifiuti, eventi
naturali (inondazioni)
 Riduzione dello spazio costruito – calo della demografia. Occupazione dei bordi stradali degli
isolati
 Area funeraria entra in città – le sepolture in urbe che in epoca romana era vietata
 Impiego nell’edilizia di materiale di spoglio
28.10

L’edilizia urbana tra tarda antichità e altomedioevo

Nel IV secolo già si cominciano a vedere i segni del cambiamento. Le residenze del potere erano legate
all’élite. Regnava la monumentalità della città tardoantica, era percepibile anche più tardi. Il Palatino ha
una tradizione ininterrotta. Tessalonica (298) Galerio – secondo capitale dell’Illiricum insieme a Sirmium.
Il Mausoleo di Galerio. Milano (286-402) – il Palazzo di Diocleziano – aule absidate di rappresentanza.

L’edilizia residenziale di rango elevato aveva come il modello, la residenza del potere, soprattutto a
Roma. Con Diocleziano il numero di senatori aumentò. C’erano i cataloghi regionali con la lista delle
domus, che era una sorta di catasto. C’erano riportate le domus di una certa importanza e ce n’è erano
un paio di migliaia e di queste note sono circa 200. Nella domus di Giugno Basso c’è la presenza di
un’abside. Ci sono i mosaici con la tecnica dell’opus sectile (tecnica decorativa di cruste marmorei molto
sottili). Questa tecnica era prediletta in quest’epoca ed era legato a un certo rango. Questo modello
edificativo era diffuso in tutto il mediterraneo.

Tolemaide è una città cirenaica. La Casa della Triconchos ha l’aula triabsidata.

Il palazzo del Triconco di Butrinto. Modello delle absidi articolate ha molta fortuna nell’architettura del
rango elevato nel IV secolo. Albania meridionale, ci sono i contatti con il mediterraneo: circolazione delle
ceramiche e derrate fino a VII secolo. Non ha avuto la continuità della vita. È riconducibile al modello
romano dell’abitazione tra il III e il IV secolo, poi assume le forme più articolate. C’è una transenna della
finestra con il monogramma di un vescovo del V secolo. Dalla fine del V secolo il palazzo viene
abbandonato e ci sono trasformazioni ulteriori: smembramento/ parcellizzazione del palazzo in
abitazioni più piccole, non è più la residenza di un potente. Questo comporta grandissime trasformazioni
e adeguamenti di tipo strutturale. Nel V secolo questi complessi palaziali sono più rari. Nella seconda
parte del V secolo è la fine dell’impero e vengono meno gli elementi di rappresentatività. Il passaggio è
molto difficile da cogliere. Nel V secolo è difficile da trovare i tratti caratterizzanti. Il bagaglio di
conoscenze è ridotto. Le forme di autorappresentazione nel tempo cambiano, come cambia la
mentalità. La casa non viene più vista come autorappresentazione romana. L’élite longobarda si
autorappresenta/ mostra lo status sociale tramite il corredo funerario e con il rito funebre e con i modi
di sepoltura e non più attraverso la casa. È il loro essere guerrieri. Anche nell’altomedioevo ci sono dei
palazzi ma come sede del potere e amministrativo. Alla fine del V secolo fino a VII secolo, l’edilizia è in
materiali deperibili, come legno, argilla, paglia, e in tecnica mista tardoantica. Su questo influenzano i
fattori economici: il vecchio sistema va in crisi e nascono nuove forme economiche. I segni in negativo
(l’asportazione del terreno) mostrano l’esistenza di edifici fatti in materiali deperibili; le buca di palo non
sono, però, sempre conservate. Fecero sia costruzioni ex novo che ristrutturazioni.

Insula. Sotto la chiesa di SS. Giovanni e Paolo a Roma viene trovata una domus e forse riconosciuta un
edificio di culto del IV secolo su cui poi viene costruita la chiesa – domus ecclesiae che sarebbe la prima
forma stabile di luogo di culto cristiano. Dura Europos.
I modi dell’abitare cambiano nel tempo: l’edilizia di pregio poi nel V-VII secolo diventa in edilizia in
materiali deperibili (sistema edilizio leggero). Nell’età carolingia (VIII-IX) la città si riorganizza in qualche
modo organizzato.

Le domus solarate – solaio – sono gli edifici a due piano (piano terra e il primo piano) che hanno un
portico e un cortile. Per esempio l’unità abitativa nel foro di Nerva è il caso più famoso, ed è di età
carolingia. È costruita in muratura (si torna a costruire in materiale lapideo – laterizi ecc. – e reimpiego
dei materiali). Il reimpiego è gestito dallo stato e non è un atto di vandalismo. La proprietà viene sempre
mantenuta nel tempo sia quella privata che quella pubblica. La domus solarata all’interno della basilica
Emilia al foro romano. Queste domus si trovano anche nei contesti diversi, ad esempio a Padova. Il
cortile recintato faceva parte dell’unità abitativa.

La domus terrinee – ha solo un piano ed è normalmente costruita con uno zoccolo in muratura (50-70
cm) e su questo l’alzato in materiali deperibili, perché si vedono le buche di palo in muratura. C’erano
anche nel foro di Cesare.

Gli elementi dell’arredo domestico erano i focolari, ricavati sul piano di calpestio (negli angoli), sono be
riconoscibili perché di solito erano costruiti; il pozzo nel cortile esterno; le fosse per derrate, per la
conservazione e quando finì questo, venivano riempite dalla spazzatura (i butti).

Grubenhaus (area del duomo di Siena) sono delle abitazioni in materiale deperibili (tipo capanne)
leggermente infossate nel terreno per essere isolate. Spesso la pianta è cerchiata con un palo al centro,
ma sono presenti anche altre forme. Sono presenti nei territori di longobardi ma non solo, sono state
trovate anche in Puglia. L’edilizia in legno ha avuto sempre una grande fortuna e non è mai stata
scomparsa, anche nell’età romana.

29.10

Trasformazioni urbanistiche in epoca tardoantica: la cristianizzazione degli spazi e l’inserimento del


complesso episcopale

Inizialmente l’ecclesia significava la comunità dei fedeli e poi in seguito il luogo di riunione della
comunità dei fedeli.

L’ecclesia domestica è la prima comunità che si riuniva nelle case di alcuni componenti della comunità.
Quando tutto era più avanzato, c’era l’esigenza di un luogo di raduno (dal III secolo) stabile che sarà la
domus ecclesia. Si pensa che il primo luogo di culto cristiano sia a Dura Europos dove nell’area
residenziale c’è una domus ecclesia. Ci sono degli spazi idonei per rivolgimento dei riti. La casa è stata
ristrutturata. All’interno di una delle sale c’è una vasca, la quale, con la particolare tipologia degli
affreschi, contribuisce a identificare l’ambiente come battistero. Per il cristianesimo ci sono due
momenti importanti: il battesimo, ossia il rito di iniziazione, con il quale una persona viene accettata alla
comunità (il regno del Dio terreno) e la morte con la quale il fedele va nel regno del Dio nel cielo. Gli
spazi sono ben organizzati e riconoscibili per la sala di battesimo. È riccamente decorata con gli elementi
del nuovo e vecchio testamento. C’è il buon pastore sopra la vasca – la rappresentazione del Cristo. Sul
lato ci sono Gesù e San Pietro che camminano sulle acque. Il battistero era un edificio separato dal luogo
di culto (paleocristiana). Solo poche domus ecclesia sono note; c’è l’ipotesi che fossero presenti in tutte
le città dell’Impero, anche a Roma (può darsi che sotto la chiesa di SS. Giovanni e Paolo).

La città appare cristianizzata nella prima metà del IV secolo. Nel 313 Costantino fa l’editto di
Milano/tolleranza. Con questo sancisce la fine di qualsiasi opposizione al credo cristiana. Il cristianesimo
delle origini è un credo che fa breccia molto nelle élite culturali e sociali; comporta una serie di
opposizione e persecuzioni: martiri. Fanno delle azioni per affermare il proprio valore. La costruzione
degli edifici ben riconoscibili ed evoluzione delle domus ecclesia. I luoghi del culto nelle fonti di prima
metà del IV secolo sono chiamati i tituli. Titules sono una lastra di marmo, legno, metallo affissa
all’esterno di questi edifici con la scritta di nome del proprietario dell’immobile. Nel 499 si fece una lista
di tituli e ci sono segnati 25 (la situazione della fine del IV secolo). Con il sinodo del 499 i tituli non
esistono più e vengono trasformati in parrocchie. Titulus Clementis diventa la Chiesa di San Clemente; è
un momento di passaggio istituzionale (fine V secolo).

Ci sono varie tipologie di chiese: le chiese parrocchiali e chiese devozionali (edifici di culto, dedicato a un
santo ma non ha la funzione della parrocchia) sono aperte a tutti i fedeli e sono in città. L’oratoria nasce
come privato ma poi vengono aperte alla comunità ma rimane il legame stretto alla famiglia di origini,
anche questo è in città. Fuori città ci sono delle chiese martiriali (nel suburbio).

La trasformazione dei templi non era molto diffusa all’inizio. Il fenomeno diventa più popolare nel VI-VII
secolo. All’inizio si tende a non andare a toccare i simboli pagani per evitare i conflitti. Il cristianesimo
passa attraverso le aree private; il confronto viene più tardi quando il cristianesimo è più maturo e più
radicato nella società. Santa Maria ad Martyres – Pantheon. Tempietti di pietre. Riuso del tempio di
Apollo Sosiano e Bellona vicino Campo Marzio, dietro il teatro di Marcello – Sant’Angelo in Pescheria. Il
complesso diaconale è una struttura assistenziale: distribuzione dei viveri, possibilità di lavarsi ecc. Le
presenze martiriali nel suburbio richiamano i pellegrini e vengono organizzate delle strutture come
xenodochia e diaconie. Sono nel suburbio ma anche all’interno della città e sono rivolte anche agli
abitanti. Annona romana è stata attribuita al vescovo della città.

L’edificio di culto cristiano ha la forma basilicale (pianta longitudinale); la chiesa paleocristiana è


complessa con vari spazi, con l’architettura romanica viene semplificata.

Complesso episcopale è il fulcro dell’organizzazione della città. Gli elementi nell’epoca paleocristiana
erano: edificio di culto (chiesa madre), battistero, episcopio (residenza del vescovo, di rappresentanza).
Il vescovo delle origini è il pastore delle anime, è una figura che la comunità riconosce come la guida
nell’esperienza religiosa. Ha giurisdizione sulla comunità dei fedeli, non sul territorio. La diocesi è un
territorio che fa capo a un vescovo in base alla comunità che riconosce quel vescovo. Prima del IX secolo
c’erano dei conflitti di confini diocesani. Il vescovo di Roma. L’importanza della figura del vescovo.
Complesso episcopale sorge dopo il 313 e si inserisce in aree vitali, in civitates – ha caratteristiche
urbane, seppure è periferico rispetto alla città romana. Nel tempo alcune diocesi vengono incorporate.
A una città corrisponde un vescovo e un complesso episcopale, che sorgono nelle aree periferiche,
residenziali.
Castra equites singulares è un accampamento di un corpo di cavalleria, a Roma vicino a Esquilino e Celio,
dove stanziavano gli uomini di Massenzio e dopo la battaglia di Ponte Milvio nel 312, Costantino rade a
suolo i complessi. Sua moglie Elena ha dei beni là nella zona e Costantino decide di fare una donazione
alla chiesa e al vescovo; sono atti di evergetismo. Costantino fece costruire il complesso episcopale di
San Giovanni in Laterano che era dedicato al Salvatore. Il Vaticano sta sulla tomba di Pietro nel suburbio,
fuori dalla città. Quindi, la sede episcopale è un fenomeno urbano, ha stretto rapporto con le mura e le
aree periferiche. Ci fu la sovrapposizione dei complessi sulle chiese primitive, come il caso di Ginevra. Il
complesso di Aquileia (paleocristiano) – è una citta commerciale, portuale in Friuli-Venezia Giulia, è noto
come il complesso teodoriano (aule teodoriane). Non è a pianta longitudinale. Ha due aule tra le quali ci
sta l’aula trasversale in cui c’è la vasca battesimale. Una delle due aule viene conservata nella successiva
edificazione.

30.10

 Cronologia della nascita di complessi episcopali all’interno della città. Nel secondo quarto – metà
del IV secolo ci sono delle testimonianze della nascita, però dipende dal luogo dell’impero. Gli
esempi più antichi sono a Roma con Costantino. Anche la città di Treviri era una città della
residenza e aveva una basilica doppia con due aule. E nelle città che godevano di una particolare
status – Milano, o erano eccezionalmente prospere – Aquileia. Il cristianesimo si diffonde in
contatto tra gli uomini, legati a spostamenti come militari e commercianti. A Milano c’era la
basilica vetus, del secondo quarto del IV secolo e basilica nova della fine IV secolo. Su vetus non ci
sono strutture materiali. La nova è stata identificata archeologicamente, sotto il sagrato del
duomo. Ci sono due battisteri diversi, Santo Stefano alle fonti (protomartire, impianto ottagonale)
e il battistero in uso a basilica nova – San Giovanni alle fonti. C’è un edificio terzo, successivo agli
due: la basilica di Santa Maria Maggiore. Probabile che c’erano la basilica invernale ed estiva;
dualità delle basiliche, cattedrali, aule, era molto tipica nei primi momenti del cristianesimo; era un
originario modo di gestire la liturgia. La dualità in età carolingia sparisce e al suo posto ci sarà la
chiesa-cattedrale. La strutturazione del complesso episcopale avviene in maniera capillare
nell’ambito del V secolo. Scollamento tra i dati delle fonti scritte (che ne parlano già nel III-IV
secolo) ed evidenze materiali (c’è un tardamento). Una delle cause è la scarsa capillarità degli
scavi; e forse perché i luoghi di riunione non erano standardizzati nell’amministrazione. In assenza
di elementi specifici come il battistero e l’iconografia, è difficile riconoscere le domus cristiane di
raduno. Nel Nord Africa arrivano nel VI secolo, e l’evoluzione è più tarda. Ci sono delle basiliche
databili nell’età giustinianea.
 Topografia, elementi: 1. Ubicazione urbana del complesso; 2. Inserimento in aree periferiche a
vocazione residenziale e/o commerciale; 3. Rapporto privilegiato con le mura.
1. All’inizio le chiese martiriali nel suburbio venivano interpretate come cattedrali paleocristiane,
ma oggi si sa che il fenomeno del complesso episcopale è un fenomeno urbano. Problematiche
dell’ubicazione extraurbana: sede di culto martiriale che poi nel tempo diventa cattedrale per
motivi politici e amministrativi (in Sardegna Porto Torres e Cornus). I complessi episcopali hanno
un ruolo urbano. Anche a Corfinio – la cattedrale è in un’area suburbana e ci sono monumenti
funerari romani. È probabile che la dedica a S. Pelino e la costruzione della chiesa altomedievale
sia legato al momento quando i longobardi si stabilirono la sede amministrativa là. Esisteva già un
culto martiriale e un edificio di culto. Il complesso S. Pelino attrae la funzione della prima
cattedrale.
2/3. Aquileia (ha tutti i tre elementi). Le aule teodoriane del vescovo Teodoro (314) furono i
magazzini dell’attività del porto; prima di ciò però era una zona residenziale. Il complesso basilicale
post teodoriano ha la creazione di un’aula allungata, davanti a quadriportico, ed è mantenuto lo
spazio del battistero. Seconda aula era un episcopio – residenza del vescovo. C’è uno sviluppo della
composizione di diverse parti del complesso. A Brescia la cattedrale è nell’area periferica, vicino
alle mura, e sotto la cattedrale c’è una domus. Anche a Luni, Torino e Barcellona è vicino alle mura.
Eccezioni sono Aosta dove la cattedrale diventa un nuovo polo urbano e si inserisce sull’antico foro
(probabile che è del VI secolo quando gli spazi pubblici avevano già perso l’uso originario), e Aix-
en-Provence. A Zara in Istia il primitivo edificio paleocristiano è su una parte del foro, dove c’erano
le taberne (botteghe); c’era il ritrovamento di un mosaico del fine IV secolo (iconografia dei
battisteri: due animali e qualcosa in mezzo in cui bevevano).
 Composizione. Il complesso ha: ecclesia mater (edificio di culto), battistero (edificio battesimale),
episcopio (residenza vescovile). A Milano ci sono due basiliche che convivono, il battistero di San
Giovanni, e resti della basilica vetus. La basilica nova si chiama Santa tecla (abside). A Roma, il
battistero di S. Giovanni in Laterano (la basilica viene dedicata da Costantino al Salvatore). La
maggior parti dei battisteri sono dedicati a Giovanni Battista che fece il battesimo di Gesù. Le
dediche ai santi all’inizio non erano molto usate, avviene dopo alcuni concili della chiesa. La dedica
che ricorre più spesso è la dedica alla Vergine. Il battistero di S. Giovanni viene ricostruito nel V
secolo, il che è legato a papa Sisto III. Battisteri a Ravenna; ci sono due battisteri indifferenti,
ortogonali: il battistero degli ortodossi di fianco alla cattedrale, e il battistero degli ariani.
Teodorico e ostrogoti erano ariani (dottrina eretica, la natura divina di Cristo è inferiore alla natura
di Dio) e fece edifici di culto separati. Episcopio. Parenzo (metà del IV secolo). Articolazione
complessa dell’episcopio che fu corredato di absidi e di aule di rappresentanza. È noto come
complesso eufrasiano (vescovo Eufrasio); la cattedrale è dedicata a Mauro (un vescovo). Ci sta il
tappeto musivo – mosaico. Teramo. L’unica cattedrale paleocristiana nota in Abruzzo, è dedicata a
Sant’Anna. Domus del Leone. Triforion. La cattedrale è edificata su una domus romana. Ci fu
l’abbandono della cattedrale nel XII secolo, e fecero edificare una cattedrale nuova in una
posizione meno periferica, San Berardo.

31.10

Spazi urbani e spazi funerari

Contesto funerario è un qualsiasi contesto archeologico che comprende le sepolture (anche piccoli
gruppi di sepolture). Esistono i contesti funerari sub divo (sotto il cielo) ossia in superficie come i cimiteri
attuali, e contesti di ipogei ossia le forme funerarie di tombe sotterranee, come catacombe. Le forme
funerarie ipogei sono solo una parte dei contesti funerari, non sono la totalità nel tardoantico e nel
medioevo. Prevale la sepoltura in superficie.
Cimiteri e suburbio

La legge romana prevedeva la sepoltura fuori dalla città, c’era la distinzione tra le aree funerarie e gli
spazi abitativi. Il pomerio divideva la città e quello che non era la città. Si fecero le sepolture lungo le vie
consolari e anche i cristiani mantengono l’uso. I cimiteri pagani hanno la continuità in età tardoantica. Le
necropoli vaticane erano il cimitero pagano, suburbano. Ha una connessione con il cristianesimo dopo
che viene scelto come il posto di sepoltura di Pietro. Oggi la necropoli è sotterranea perché la basilica di
Vaticano è stata costruita sopra. L’abside coincide con la tomba di Pietro. In età tardoantica la
distinzione tra urbs e suburbio (aggregazione della popolazione) comincia a modificarsi, valicano il
limite. Nel suburbio le necropoli diventano come il satellite attorno alla città con i suoi negozi e spazi
ecc. Prime comunità cristiane urbane usano i cimiteri esistenti “pagani” fino alla fine del II secolo d.C. ma
anche l’epoca successiva. Delle presenze cristiane nelle necropoli pagane sono poche tracce perché dal
punto di vista tipologico e logistico non ci sono elementi chiari d’identificazione. Però nelle fonti è
menzionato che si seppelliva là, anche Pietro. Degli elementi/simboli che rimandano al cristianesimo
sono ancora, pesce, crismon (cristogramma – a partire da Costantino); anche i raggi attorno al viso di
Elio – personificazione del Cristo. I simboli criptocristiani non sono segni chiari ma simboli che vanno
decodificati. Nel mausoleo della c.d. piazzola – S. Sebastiano sull’Appia convivono le tombe pagane e
cristiane (è di tradizione romana con le tombe pagane ma almeno in uno va ad acquisire le tombe
apparenti ai cristiani perché ci sta la scena con un passo della Bibbia). Le tipologie funerarie sono
identiche dall’età imperiale fino al tardoantico e medioevo. C’è lo stesso uso dei pagani delle sepolture.
Prevaleva l’inumazione.

Tipologie funerarie:

 La tomba alla cappuccina. È sulla superficie e prevede piccolo superficiale definizione del funto,
ricoperto con tegole e coppi che formano un tetto a spiovente che copre l’inumato. Dopo il II
secolo d.C. termina l’uso dell’incinerazione (non scompare del tutto) e l’inumazione prende
sopravento sia tra romani che cristiani. A volte si mette il tubolo che viene utilizzato per
permettere di inserire libagioni (cibo/liquidi) all’interno della sepoltura. Il rito del refigerium. È una
tomba abbastanza economica.
 Sepoltura entro anfora (enchytrismos). Si diffonde in epoca classica e anche successivamente, per
l’enorme diffusione delle anfore di trasporto nelle merci, che dopo l’uso non venivano riusate ma
buttate via. Quindi ci fu il reimpiego nell’edilizia e al livello funerario. Per infanti era una perfetta
sepoltura a misura. Erano usate anche per gli adulti – le anfore venivano spezzate e poste sul
defunto. È una tomba economica.
 Tombe a tumulo (o a cupa). Nell’età tardoantica è molto usata, soprattutto in Africa, Penisola
iberica, Sicilia, Sardegna ecc. Venivano usate le prime due tipologie che poi venivano abbellite con
una muratura rivestita di tocaco (dipinte) o rivestite con il mosaico.
 Sepoltura in sarcofago. È una sepoltura di lusso, può essere istoriato/decorato in vario modo. Di
solito sono di marmo e posti nei ricchi mausolei, però possono essere anche di piombo, e di
materiali litici lisci. La datazione si mette in base alla decorazione ma si deve fare attenzione al
reimpiego. Per la figlia di Costantino il sarcofago è in porfido.
 Sepoltura terragna. Era molto diffuso. Ricavate in terreno creando una buca e deponendo il
defunto là dentro e poi la terra si metteva sopra. Il fondo poteva essere trattato: i laterizi o i
ciottoli come il rivestimento.
 Sepoltura a cassa. È il perfezionamento di quelle a terragna. Scavavano la fossa, poi la si foderava
con il materiale litico (lapidei), realizzando anche i muretti con laterizi ecc., l’uso di malta.
Coperture furono in lastre. C’era la diminuzione delle dimensioni nel tempo; nell’altomedievo l’uso
della forma antropomorfa.
 Sepolture con mosaico. Connesse a quelle di tumulo. Epigrafi non vanno oltre il VI secolo, sono
diffuse nel IV – V secolo.
 Sepolture rupestri. Sono ricavate all’interno di costoni di roccia, come camere funerarie, nelle
pareti.

I cimiteri sub divo quelli cristiani di età tardoantica sono organizzati. C’era il concetto della violabilità
delle sepolture tra i pagani e cristiani (tutti dovevano avere una degna sepoltura in attesa di
resurrezione). Nei cimiteri cristiani (spazio legato alla comunità) che erano comunitari, aveva delle
strutture legate all’autorità ecclesiastica. Cornus in Sardegna – area funeraria, oggetto di
ristrutturazioni, uso di sarcofagi litici. È a fianco al complesso episcopale, esiste un’organizzazione e
gestione.

I mausolei erano per le élite e per le classi dirigenti. Ha delle origini antiche. Trova uso anche nelle
comunità cristiane, deposizioni privilegiati comportavano la costruzione dei mausolei nelle catacombe e
cimiteri a cielo aperto. I mausolei erano o circolari o absidati con una o più sepolture con l’uso di
sarcofago. Mausoleo di Elena a Roma (la madre di Costantino).

Strutture legate al culto dei morti (di tradizione pagana). I cristiani cercano di adattare. Ci fu la
costruzione delle strutture architettoniche per lo svolgimento dei riti, refrigerium. Le sepolture
dovevano essere conservate e non violate, ma non si rispettava sempre e ci fu il riutilizzo delle
sepolture. Ossari – sepolture antiche asportate e le ossa messe negli ossari.

Le sepolture in urbe. Le sepolture contravvengono a dispositivi di legge fino a VI secolo; non sono
sistematiche ma frequenti già dal V secolo. Viene meno il principio di non seppellire in città – cambia la
mentalità e rapporto tra i mondi dei vivi e dei morti.

04.11

Il termine “catacomba”

Le catacombe sono spazi funerari per seppellire, non sono spazi per pregare. Non è l’unico posto in cui i
cristiani venivano seppelliti. È un luogo particolare di seppellimento – l’ipogeo. La catacomba è un tipo di
seppellire nella sotto terra ma non l’unica. Il nome catacomba è menzionato per la prima volta nel X
secolo a Subiaco per identificare un cimitero ipogeo di quella zona. Nel IX secolo a Napoli con questo
nome è menzionato un ambiente sepolcrale di un vescovo. Il toponimo – è di un’area di suburbio di
Roma, lungo via Appia – Ad Catacumbas – presso le cavità. Nel III secolo d.C. là vicino si insedia uno dei
principali cimiteri cristiani – San Sebastiano.

Oggi, la catacomba viene intesa come il cimitero cristiano collettivo, di grande estensione. Questi
cimiteri rispetto ad altri ipogei avevano le caratteristiche particolari perché erano collegati alla comunità
cristiana; avevano delle vaste proporzioni (a partire dal III secolo). La comunità da questo periodo è in
crescita e servivano ampi spazi. A tutti doveva essere garantito una degna sepoltura.

Molti cimiteri con tempo sono andati perduti perché dopo il IX secolo non venivano più frequentati;
anche quando una catacomba era piena di sepolture di solito veniva abbandonata. Alla fine del Seicento
ci fu la scoperta della catacomba di Via Anapo che conservava tutte le sue forme, affreschi ecc. originari.
Importante era anche la catacomba di Callisto. Nelle catacombe si fecero anche delle liturgie per i motivi
devozionali, nel caso in cui ci fu una tomba di un martire. Le persone non vivevano nelle catacombe, ma
sulla sopratterra nelle vicinanze si crearono degli insediamenti. Le catacombe ebbero bisogno di un
terreno di una certa consistenza per poter scavare (come tufo, pietra, calcare). I luoghi più importanti
sono Roma, Napoli, Sicilia (l’area siracusana). Le catacombe cominciano a sviluppare a partire dalla fine
del II secolo. Fino a quel punto le comunità cristiane non sono perfettamente organizzate e manca la
struttura amministrativa. Il che cambia alla fine del II e inizi del III secolo, e cristiani raggiungono un
numero tale di addetti e organizzazione migliorata da poter realizzare quegli spazi funerari. Una fonte
documentaria è il Liber Pontificalis in cui c’è scritto che il papa Zefirino realizza un cimitero che era uno
delle più estese, e alla fine del II secolo il nucleo originario e l’iniziale progetto furono messi in atto da
Callisto. In questo periodo i cristiani usavano anche gli spazi funerari pagani.

Le aree funerarie cristiane:

1. La crescita numerica della comunità e la formazione di un’organizzazione.


2. La precisa consapevolezza da parte delle comunità di costituire un’entità compatta e solidale.
3. La volontà di disporre di spazi propri in cui celebrare tranquillamente i riti.
4. Necessità di garantire a tutti una sepoltura degna.

La catacomba permette di realizzare gran numero di sepolture in uno spazio limitato. Ipogei funerari
pagani erano realizzati per le famiglie, gruppi sociali con il numero limitato di sepolture.

Ipogei cristiani:

1. Estensione molto più vasta delle aree ipogee, di solito sono gallerie concatenate disposte
secondo schemi regolari.
2. Pianificazione degli impianti finalizzata a successivi ampliamenti.
3. Utilizzazione intensiva degli spazi.

Ci sono degli ipogei aperti (catacomba con la possibilità di ampliamento) e chiusi (con il numero
modesto di sepolture, non prevede l’ampliamento). Le catacombe possono essere realizzate ex novo o
ricavate riutilizzando le escavazioni già preesistenti come gallerie di cava non più utilizzate o cunicoli
idraulici.
Arenari sono delle gallerie utilizzate come cave. Arenari di Priscilla. Sono più larghi rispetto alle
catacombe normali per l’uso dei carri nelle cave. Accessi sono spesso difficili da scoprire, si trovano
grazie alle scale sotterranee conservate (scalone di Domitilla), strutture sulla superficie che facevano da
ingresso, la scoperta della casa del custode, Catacomba di Pretestato. Ipogeo dei Flavi era privato con
l’ingresso monumentale.

Schemi delle catacombe:

Schema “a spina di pesce” – sono dei progetti veri e propri delle catacombe nel III-IV secolo. C’è poco
spazio ma ci sono molte sepolture. Catacomba di Novaziano.

Schema “a graticola” – è la più antica e si usarono nella prima fase dello sviluppo; area I di Callisto,
Cimitero Maggiore; lo schema non prevede la presenza di cubicoli (piccole camere funerarie) ma solo le
tombe a oculo. L’estensione corrispondeva con la proprietà in sopratterra che era in possesso della
comunità cristiana; la catacomba era in funzione con la sopratterra, ossia ci stavano: solo l’accesso, area
funeraria o aveva lo scopo monumentale con la chiesa. Questo schema rispecchia l’estensione del
sopratterra, almeno all’inizio, poi ci fu lo sviluppo della catacomba.

Schema “a maglie larghe” – permetteva la realizzazione dei cubicoli, le gallerie erano lontane l’una
dall’altra; sono del III-IV secolo.

Le gallerie catacombali nascono apposta per la fine di seppellire; sono alte e strette, passava solo una
persona. Le gallerie potevano essere regolari e perfette (con le pareti dritte) nell’area, dove c’era il tufo
come a Roma; peggio è il materiale, meno precise sono le gallerie. Poi si deve tenere conto anche di
maestranze che determina la modalità della realizzazione. Ogni fila di tombe/ oculi si chiama la pila. Le
catacombe più antiche avevano solo questo tipo di sepoltura, in pila, per l’uguaglianza e la fratellanza
che regnava. Quest’idea, però, ben presto cambiò e dalla metà del III secolo ci fu l’idea di creare una
forma di seppellimento più particolare, quindi realizzarono dei cubicoli che furono delle piccole stanze
funerarie lungo le gallerie ed erano spazi funerari un po’ più privati. Alla fine del III-IV secolo i caratteri
divennero sempre più monumentali (soffitto piano, sepolture lungo le pareti). La sepoltura a mensa fu la
prima forma di monumentalità nelle catacombe. La fase matura fu nel pieno IV secolo e le sepolture
divennero quasi come mausolei sotterranei. Arcosolio (l’uso dell’arco) e si usarono anche dei sarcofagi.
Le tombe venivano acquistate almeno chi poteva, pagava lo spazio che andava a occupare e per questo
anche il cambiamento nel modo di presentarsi.

Tipologie funerarie negli ipogei/catacombe sono:

 Oculo (chiusi con tegole, mattoni, muretti, lastre litiche)


 Tomba a mensa
 Arcosolio
 Tomba a forno
 Tomba a baldacchino (molto monumentale; Malta, Sicilia)
 Tomba a pozzo (fine III-IV secolo; c’era l’uso di sepoltura vicino alle tombe venerate di martiri,
per avere un collegamento più diretto tra il fedele e Dio. Fu scavato nella parete un vero e
proprio pozzo e sui lati del pozzo ricavati gli oculi)

C’erano anche delle strutture per il refrigerium, il rito come il banchetto funebre. Il banchetto si fece in
prossimità della tomba. Era molto radicato nella società romana, ed era seguito anche dai primi cristiani.
Per i cristiani divenne un momento comunitario, aveva l’aspetto caritativo. Ci sono i resti materiali che ci
attestano l’uso molto radicato di questi banchetti e il rito non era solo simbolico. Gli oggetti usati
durante il rito poi venivano rotti perché non potevano più essere usati dai vivi. La mensa fu il luogo in cui
venivano appoggiati i piatti, il cibo, le bevande ecc. per il rito. Esisteva anche la mensa fissa. Il pranzo
funebre era solo per i vivi ma c’erano anche delle offerte ai morti anche nei contesti cristiani. Le
cattedre furono dei sedili funzionali alla ritualità. Nelle catacombe c’erano anche dei lucernari perché
erano prive di area e luce. I lucernari nascono per portare via il materiale da scavo ma poi vengono
conservati per la luce e l’aria e per mettere in connessione la catacomba con la sopratterra. I fossori
erano degli operai che sovraintendevano alla realizzazione di questo tipo d’impianti e si
autorappresentavano anche sulle pareti. Vendevano e restauravano gli oculi.

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I corredi funebri

Gli oggetti che si trovano all’interno delle sepolture non sono mai casuali. L’idea che regnava fino agli
anni 80 era che nel tardoantico e con i cristiani è venuto a meno il corredo funebre perché tra i cristiani
regnava la fratellanza e uguaglianza e mettere il corredo era un fatto sociologico. E si pensava che solo i
corredi di barbari fossero ricchissimi. La rilettura e avvio di scavi sistematici hanno permesso di quadrare
meglio il processo. E si è giunto al pensiero che con il cristianesimo l’uso del corredo funebre non viene
meno, ma cambia la consistenza e il significato – la sfera funeraria era strettamente connessa all’idea di
aldilà. C’è una distinzione tra gli oggetti messi nella sepoltura: oggetti che sono all’interno, all’esterno o
oggetti che sono connessi strettamente con il morto (come vestiti). Ovviamente, non devono essere
presenti tutti e tre gli ambiti. Esiste un corredo personale (carattere sontuaria), corredo rituale (rito
della sepoltura) e corredo-arredo (materiale che serve per identificare/abbellire una sepoltura).

Elemento del vestiario

Molte sepolture hanno lasciato segni che sono stati sepolti con i vestiti: tracce di cuoio, elementi di ferro
di calzature, ritrovamenti di fibbie sul bacino – tutti questi elementi indicano una presenza di vestiti.
Comunque, usi cambiano da luogo a luogo.

Corredo personale permette di distinguere i maschi dalle femmine. Corredo femminile è composto da:
aghi crinale (che regge il velo; di osso, argento, bronzo), gioielli come collane, orecchini, bracciali, anelli
nuziali. Corredo maschile: fibbia di cintura (vari tipi), fibule (a disco – per fermare il mantello), anelli
digitali (sigillari). I longobardi maschi avevano pochi elementi identificativi.

I temi di carattere cristiano sono il cristogramma, buon pastore, madonna con il bambino – sono usuali a
partire dall’età costantiniana. Non indicano per forza a un defunto di religione cristiana, perché anche i
romani/pagani potevano usare questi simboli perché nel IV secolo era andata abbastanza in moda. Per
capire se una tomba è cristiana o meno si deve prestare attenzione anche alla località e che c’è attorno.

Corredo rituale è un insieme di oggetti posti all’interno nella tomba quando si tumulava il morto. Erano
funzionali alla ritualità funeraria. C’era il vasellame ceramica (brocca) o vasellame vitreo che
appartenevano ai concetti di refigerium (banchetto funebre). Spesso si mettevano i frammenti di corallo
nelle tombe, soprattutto nelle tombe di bambini (era un oggetto apotropaico e si credeva di portare la
fortuna; anche nell’epoca romana). C’erano anche delle brocchette miniaturistiche (produzione ad hoc
per la tomba) e che si mettevano o ai piedi o alla testa del defunto; erano del rito refigerium. C’erano
delle lucerne, spesso nelle tombe di comunità cristiana che avevano la funzione di ricordare la luce
divina, di salvifico (all’interno della sepoltura); però, era un elemento diffuso anche nei contesti funerari
per l’illuminazione. Obolo a Caronte – era una moneta messa all’interno della sepoltura, in prossimità
del capo. Si credeva che servisse per pagare la trasferta con Caronte. Ci sono delle usanze pagane che
rimangono con il cristianesimo, perché erano delle tradizioni radicate nella popolazione. Però si deve
fare attenzione alla datazione delle monete nei contesti funebri perché spesso erano usate le monete
tesaurizzate/ fuori corso, non quelle che si usavano.

Corredo-arredo sono conservati meglio nei contesti catacombali. C’era l’uso di mettere le monete nella
malta dell’oculo. Si usavano anche i vetri dorati (IV-VI secolo, conosciamo da contesti catacombali) che
erano delle decorazioni sulla lamina sottile d’oro che si metteva tra due superfici di vetro; era una cosa
luminosa e brillante, e aveva una funzione di segnacolo.

Le popolazioni germaniche erano portatori di una cultura funeraria diversa; portarono degli elementi
nuovi che determinavano un periodo di scambio culturale e poi nel VII secolo ci fu l’abbandono del
corredo. Le popolazioni germaniche nella fase iniziale tendono a collocarsi nelle aree diverse da
autoctoni. Le aree funerarie furono realizzate ex novo ed erano spesso aree rurali e non legate a grandi
città (tranne Cividale e qualche altra città). Alla fine del VI secolo c’erano degli ampi cimiteri costruite
con le tombe terragne – fosse che erano ordinate in file e orientato verso est. Erano delle semplici fossi,
sul fondo la ghiaia o fittili. Alcune avevano anche quattro fori all’interno agli angoli, che erano buche da
palo per incastellatura lignea sopra la sepoltura (case di legno/ case di morti). L’elemento principale di
queste tombe era la presenza del corredo ricco, che era rivolto a rappresentare alla comunità
l’importanza del defunto stesso, l’importanza di tipo sociale; la sepoltura era un atto pubblico e aveva
una forte valenza sociale.

I maschi goti non furono seppelliti con loro armi, ma le donne con loro gioielli sì. Il corredo di longobardi
dipende da sepoltura: a volte non c’è niente, a volte il corredo è minuto a volte molto ricco. Il corredo
personale dei maschi militari longobardi era la spada lunga da taglio, coltello più corto (scramasax),
scudo e la lancia. Gli oggetti legati alle ritualità furono i vasi, piatti, calici (boccali a stampigliatura, di
ceramica grigia) che pian piano si sostituirono con la produzione locale; anche i pettini in osso che si
trovarono sia nelle sepolture maschili che femminili. Se un uomo era molto importante, per mostrare la
ricchezza del defunto, seppellirono anche il cavallo dell’uomo o sopra o a fianco in un'altra tomba. Ci fu
una simbiosi con le popolazioni locali e di conseguenza il cambio reciproco. È una situazione complessa e
c’era un rapporto molto più bilaterale del previsto. Elementi del corredo femminile erano: quello
personale furono gli oggetti sontuari del defunto (fibula a S, con la decorazione glassoné, due fibule per
mantenere il mantello; fibula a staffa, per fermare la gonna, di tradizione manifatturiera germanica;
cinture – fibbia; collana; orecchini – quando arrivano in Italia). Longobardi si convertirono in
cristianesimo e abbandonano il corredo funeraria e cominciarono a fare gli atti di evergetismo
(fondazione delle chiese ecc.).

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I castra tardoantiche

Fortificazione del territorio. Nelle fonti castrum significano insediamento fortificato. Le fasi sono: 1. Età
tardoantico – altomedievale IV – VII secolo; 2. Incastellamento medievale X – XI secolo.

I fonti – i trattati sono:

 Procopio “De Aedificiis” (descrizione dell’opera edilizia di Giustiniano)


 Maurizio “Strategicon”
 Anonimo “De re strategico” (ultimi due parlano di strutture per difendere insediamenti e sono
molto precisi).

Ci fu il progressivo interesse delle popolazioni di rompere gli argini del limes dell’impero ed entrare; le
strutture architettoniche sono viste come soluzioni. Nell’impero si combatteva con un esercito molto
grande e quindi fino al IV – V secolo si giovava della pace e con le truppe si riusciva a difendere il
territorio. Già nel III secolo si cerca di ridurre i ranghi ed esercito è composto da non romani che
combattevano per i soldi e quindi non si poteva affidare più di tanto l’esercito nella difesa. Per questo
motivo si comincia a fare le costruzioni fortificate. Giustiniano oppone una ristrutturazione di
fortificazioni volto a costruire nuove costruzioni. Il processo di fortificazioni si avvia già dal III secolo e si
incrementa sempre di più nei secoli successivi. In Italia nel VI – VII secolo ci sono i castra tardo-antichi.
Ciò prende avvio nel ambito dell’impero. Ci sono anche una serie di soluzioni locali che non dipendono
dall’alto (ossia dall’imperatore) e non sono diffuse su larga scala.

La Notitia Dignitatum di un anonimo è una fonte documentaria della fine del IV secolo e inizi V; è il frutto
di fonti ufficiali trascritte. Ci sono delle raffigurazioni, aspetti militari dell’impero. È un elenco diviso in
occidente e oriente e sono elencati tutti gli alti dignitari dell’amministrazione militare dell’impero.
Descrive la situazione dell’amministrazione che era soggetto al controllo militare.

Città murate al ridosso delle Alpi; linee dirette delle mura con torri, con la chiusura delle principali valichi
alpini; è una fortificazione di tipo lineare che non corrisponde all’estensione della città.

I Claustra Alpium Juliarum – ha una serie di postazioni militari, perché era una linea molto vulnerabile
(Slovenia, Croazia). Ad Pirum – area slovena.

Nelle fonti scritte gli insediamenti sono definiti: castrum/castra, castellum/castella, burgus/burgi, turres.

La struttura dell’impero dopo la divisione; molti confini hanno l’ultima fase delle costruzioni di sistemi
fortificati. Uno dei più caldi è il limes orientale – Asia Minore (la presenza di Parti che è un nemico
capace e l’unico con l’esercito pericoloso quindi c’è molta cura nelle fortificazioni; sistemi per essere più
efficienti), Nord Africa, Cirenaica – c’è la difensione sistematica.

Resafa-Sergiopoli – lungo a una via importante, area libano. C’è la tomba venerata di martire San Sergio
che poi diviene un insediamento. Ha un enorme articolata cinta muraria, recinto interrotto da torri
aggettanti a pianta quadrangolare o ortogonale. All’interno c’è il camminamento di rotonda.

Altro confine importante a partire dal VI secolo è il limes africanus, area Tripolitania fino a Marocco.
Viene occupata dai vandali nel V secolo, e distruggono molti fortificazioni. Poi Giustiniano riconquista il
Nord Africa, fa la sistematica opera di rifortificazione del territorio. Deve essere difeso contro i popoli
dell’interno.

Castrum di Timgad, Algeria VI secolo. È una villa di età romana e la forma rispecchia il castrum militare
romano classico. Ci sono i due assi incrociati e c’è la divisione in due: uno per le truppe (sotto) e uno per
residenza del comandante (sopra). C’è un edificio di culto cristiano che è un elemento che diventa
costante e caratterizza questo tipo di costruzioni e a questo edificio porta la presenza della gente
all’interno del castrum.

Castrum Ammegada, Tunisia. L’impianto segue la morfologia del terreno e perde la regolarità; conserva
il circuito difensivo e c’è la presenza di un edificio di culto.

Limes renano e danubiano era molto acceso e fortificato. Era un’area di confine con insediamenti
militari già dall’età imperiale. Nel VI secolo Giustiniano tenta di rinforzare il confine danubiano per le
evasioni barbariche. C’è la rifondazione di castra: la caratteristica comune sono le torri circolari (molto
efficienti, funzionano meglio di quelli quadrangolari), una chiesa all’interno.

Cezara.

Boljetin (Smorna, Serbia) – castrum esistente rifratto con l’inserimento della chiesa al centro senza
rispettare l’incrocio delle vie romane perché l’abside della chiesa doveva essere orientato all’est.

Questi castra non sono solo militari ma hanno anche una popolazione civile e quindi finiscono ad
assumere importante funzione.
In Italia il riferimento a realizzazione di Giustiniano. Negli insediamenti ci sono anche delle costruzioni in
materiale deperibile (abitazioni civili).

Il progetto giustinianeo: politica di difesa articolata su tre elementi:

 Impiego dell’esercito
 Ricorso alla diplomazia e ai donativi
 Diffusione capillare dei centri fortificati

Il progetto dei centri fortificati prevede: rafforzamento di limes come nella tradizione romana;
estensione in profondità del sistema difensivo.

Una fortificazione è strutturata su più elementi difensivi per garantire migliore difesa – mura, torri,
antemurale, fossato.

Nell’area del nord Italia c’era bisogno di fortificazioni perché c’era il precoce arrivo di popolazioni delle
aree orientali dell’impero.

Castrum Ibligo (Invillino). È lungo la vallata del tagliamento, vicino un fiume quindi il contesto è
naturalmente difeso. Gli scavi hanno mostrato la situazione insediativa complessa e articolata. C’è un
insediamento di età romana sotto che ha avuto una vita economica modesta con le risorse locali.
Successivamente l’insediamento viene modificato – importanza economica cresce, reti commerciali
vivaci. Poi subisce un incendio. Poi la fase tra V – VI secolo – continuità insediativa. Il tipo di
insediamento è in linea a quello romano. Hanno trovato un pezzo di arma appartenente ai longobardi
quindi c’erano delle relazioni con autoctoni. È stato trovato un paio di strutture che sono state
interpretate come torri. Elementi difensivi sono la posizione del sito e alcuni elementi come torre per
potenziare l’effetto. Strutture sono molto modeste in quest’area. Non sono il risultato degli interventi
dall’alto ma è l’organizzazione difensiva dal basso (popolazione) quindi ci sono degli elementi modesti.
C’è un edificio di culto un po’ fuori dall’insediamento ed è tipico dell’arco adriatico centrale – pianta
rettangolare, al centro non un’abside ma sylicon, poi tre absidi con una cappella legata a un culto
martiriale. È una chiesa funeraria (sepolture). C’è un ricco pavimento musivo, una croce processionale
che mostrano il ruolo importante di questa chiesa.

Monte Barro.

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