Sei sulla pagina 1di 2

PARTE SECONDA La letteratura italiana nell’età dei Comuni (1226-1310)

CAPITOLO VII La Commedia 1

S15 ON LINE Il viaggio di Ulisse e il viaggio di Dante secondo la lettura del semiologo Jurij M. Lotman

INTERPRETAZIONI Il brano che segue è tratto dal saggio del semiologo russo Jurij M. Lotman (1922-1993) «Il viaggio di Ulisse nel-
la “Divina Commedia” di Dante» (con la collaborazione di Simonetta Salvestroni). Lo studio del sistema dei se-
gni nel poema consente di individuare alcune importanti costanti utili a illuminare la concezione dell’autore, il si-
gnificato delle sue scelte strutturali ed espressive, le coordinate della cultura medievale cristiana.

 da Jurij M. Lotman, Il viaggio L’asse «alto-basso organizza tutto il senso architettonico della Divina Commedia. Tutte le parti e i canti del poema
di Ulisse nella «Divina
Commedia» di Dante, in Testo e sono in rapporto alla posizione con questa coordinata fondamentale. Essa organizza per Dante il movimento ver-
contesto. Semiotica dell’arte e so la verità. Nel punto splendente che costituisce il suo vertice, la verità è data dalla contemplazione diretta. Per chi
della cultura, Laterza, Roma-
Bari 1980, pp. 90-91 e 95- si trova ad un grado più basso di ricerca e ancora si muove per raggiungere il vertice, la verità si manifesta nei sim-
101.
boli che acquistano man mano che si sale dal basso verso l’alto un carattere sempre più chiaro. È come se la ve-
rità si manifestasse attraverso i simboli. Man mano che il ricercatore si innalza verso la fonte della verità, diventa
più chiara la luce che essa produce. La vita terrena costituisce lo strato più basso di questa gerarchia. Qui la ve-
rità si manifesta nei segni, nei quali la corrispondenza fra l’espressione e il contenuto, cioè la differenza fra la ve-
rità e la menzogna, si basa su una convenzione, su un accordo. Poiché l’asse universale che unisce la divinità al-
l’uomo comporta nel suo punto più alto la contemplazione diretta e in quello più basso la semiotica dei segni
convenzionali,1 la vita terrena per la sua stessa natura ha la possibilità di utilizzare male i segni, di rompere la con-
venzione unendo in modo scorretto espressione e contenuto. Ancora più in basso, nell’Inferno, i dannati e i demo-
ni dei diversi gradi gerarchici, proprio perché si servono di segni puramente convenzionali, possono mentire, com-
piere azioni malvage, tradimenti e inganni, separare in vario modo il contenuto dall’espressione. [...]
In questo mondo infernale interviene improvvisamente la figura di Dante, che ha la libertà di compiere tutti i mo-
vimenti, perché la sua ascesa include la conoscenza di tutte le strade del peccato. Ad avere nella Divina Comme-
dia una così accentuata traiettoria di movimento individuale non è però solo Dante. Sotto questo aspetto va ri-
cordato un altro personaggio dell’opera: Ulisse. L’unicità di questa figura ha richiamato più volte l’attenzione dei
commentatori e dei ricercatori.
In effetti non si può non riconoscere che il viaggio di Ulisse costituisce un episodio decisamente originale.
L’immagine di Ulisse nella Commedia è duplice. Egli si trova nelle Malebolge come consigliere fraudolento. Alla
luce di quanto abbiamo detto sull’atteggiamento di Dante nei confronti dell’inganno e della slealtà, questo non
desta meraviglia. Attira però l’attenzione un altro elemento: il racconto del personaggio sul suo viaggio e la sua
morte. A Ulisse come allo stesso Dante, è assegnato un cammino individuale. Nel percorso da loro compiuto nel
continuum2 dell’universo c’è un sostanziale elemento di somiglianza: entrambi sono personaggi che si muovono
in linea retta.
La somiglianza si manifesta anche nel fatto che il loro movimento è aperto, uno slancio verso l’infinito. Partendo
da punti esattamente indicati, entrambi si muovono nella direzione scelta, ma non tendono verso una meta fis-
sata in partenza. Nel loro movimento c’è però anche una sostanziale differenza. Se Dante si trova all’interno di un
globo cosmico, il cui spazio tridimensionale è passato da parte a parte dall’asse verticale, Ulisse invece viaggia
come su una carta. Non a caso quando dalla costellazione dei Gemelli Dante guarda la terra, vede come su una
carta «il varco folle di Ulisse». Il senso del viaggio di Dante è dato dallo slancio verso l’alto. Tutto il viaggio di Ulis-
se si compie invece secondo le coordinate di un movimento su una superficie piana, mentre i segni che sono in
rapporto con l’asse «alto-basso» non esistono. Queste caratteristiche cambiano solo al momento del naufragio.
Il movimento in linea retta verso occidente si trasforma infatti in un movimento rotatorio («il turbo»), che ripete quel-
li vorticosi dell’Inferno. La nave passa inoltre dalla posizione orizzontale a quella verticale («alla quarta levar la pop-
pa in suso : e la prora ire in giù, com’altrui piacque / infin che ’l mar fu sopra noi richiuso»), momento che si ac-
compagna ad una morte che si compie come una impetuosa discesa. La fine di Ulisse si contrappone così sim-
metricamente all’ascesa di Dante.
Ulisse è l’originale doppio di Dante. [...] Entrambi si muovono [...] nella stessa direzione. Seguendo vie diverse van-
no verso il Purgatorio [...]. Nel viaggio attraverso il Purgatorio e il Paradiso, è come se Dante prendesse la staffet-
ta di Ulisse che ha fatto naufragio. […]
In questo modo è come se il suo viaggio fosse la continuazione di quello di Ulisse dal momento della morte di
questi. [...]
Tuttavia il senso di ogni doppio sta nella differenza che esiste pur nella somiglianza. [...]
La via per giungere alla conoscenza è tuttavia per Dante diversa da quella di Ulisse. La conoscenza dantesca, che
si accompagna ad un’ininterrotta ascesa lungo l’asse dei valori morali, è una conoscenza che si sviluppa man ma-
no che cresce il perfezionamento morale di chi aspira a realizzarla. L’elevarsi della propria moralità dà luce all’in-
telligenza.

1 semiotica dei segni convenzionali: siste- sione e contenuto è basato su una con- 2 continuum: continuità.
ma di segni in cui il rapporto tra espres- venzione, un accordo.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE SECONDA La letteratura italiana nell’età dei Comuni (1226-1310)
CAPITOLO VII La Commedia 2

La sete di conoscenza di Ulisse non è invece legata né alla moralità né all’immoralità, ma si trova su un altro pia-
no. Lo stesso Purgatorio è per lui solo un punto bianco sulla carta e il tentativo di raggiungerlo è un viaggio ispi-
rato dalla sete delle scoperte geografiche. Dante è un pellegrino, Ulisse un esploratore. [...] Osservando que-
st’immagine di eroico avventuriero, di ricercatore che indaga in tutte le regioni esclusa quella morale, Dante ha
visto in lui qualcosa di più generale della psicologia del futuro che si stava avvicinando, i tratti propri della coscien-
za scientifica e più ampiamente culturale del tempo nuovo: la separazione fra la scienza e la morale, fra la sco-
perta e il suo risultato, fra la scienza e la personalità dello scienziato.
[...] Trovandosi sulla soglia di una epoca nuova, Dante ha visto uno dei pericoli fondamentali della cultura che sta-
va per manifestarsi.
La tendenza al potenziamento della singola personalità, alla sua specializzazione, che portava alla separazione del-
l’intelligenza dalla coscienza, della scienza dalla morale, che egli già preavvertiva nell’epoca nuova, gli era profon-
damente ostile. Propria del suo ideale era l’integrazione. [...]
È possibile cogliere fra le coordinate spaziali del viaggio di Ulisse e quelle di Dante un altro punto di contatto. Se
l’asse secondo il quale si compie il viaggio ultraterreno di Dante è la verticale «alto-basso», è presente nel poe-
ma — ricordata più volte nell’Inferno e infine pienamente svelata nel Paradiso — l’immagine di un altro viaggio,
che si compie come il movimento di Ulisse sull’asse orizzontale: quello dell’esule, non libero come il peregrinare
dell’eroe greco, ma imposto dalle lotte, le disunioni, gli squilibri del suo tempo.
Per entrambi i personaggi i due assi – orizzontale e verticale – entrano fra loro in un rapporto di gioco, ma in una
prospettiva rovesciata come in uno specchio. A Ulisse, personaggio pagano interpretato dal cristiano Dante, nel
suo libero e coraggioso vagare su una superficie orizzontale, manca la spinta ideale verso l’alto. Quando l’asse ver-
ticale e le sue coordinate spaziali gli si presentano alla fine della vita («il turbo», «la montagna bruna e alta quan-
to veduta non avea alcuna»), il loro significato resta per lui incomprensibile e il movimento della nave dall’alto ver-
so il basso, causa della morte, gli viene imposto da una forza che egli non è in grado di riconoscere. Al contrario
per Dante personaggio ad essere imposto da una realtà terrena che gli appare caotica e catastrofica e della
quale gli sfugge il significato non negativo di profonda trasformazione di una epoca di trapasso, è il movimento
secondo l’asse orizzontale: la partenza da Firenze, il vagare di corte in corte, la proibizione di fare ritorno. Lo slan-
cio verso l’alto, il suo movimento lungo l’asse verticale, è strettamente legato all’esperienza tutta terrena del mo-
vimento orizzontale imposto dall’esilio che a Dante personaggio minacciosamente si prepara – come parte del-
la sua missione e del suo grande destino – e che Dante autore vive durante la stesura della Commedia: imma-
ne sforzo per ristabilire, in un tentativo «a cui pongono mano cielo e terra», quell’equilibrio che rendeva l’uomo par-
te integrante di un’armonica costruzione cosmica e insieme mezzo per sollevarsi al di sopra del caos di un mon-
do fortemente squilibrato e diviso nella divina perfezione dell’Empireo.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]

Potrebbero piacerti anche