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Leo Spitzer
Lo stile e il metodo
Atti del XXXVI Convegno Interuniversitario
(Bressanone/Innsbruck, 10-13 luglio 2008)
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Questo volume è stato stampato con il contributo
del Dipartimento di Romanistica dell’Università degli Studi di Padova
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Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano
- 24 -
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Angelo Pagliardini
Come la pittura avanza tutte l’opere umane per sottile speculazioni apparte-
nente a quella.
[…]
E se tu, poeta, figurerai una storia colla pittura della penna, el pittore col pen-
nello la farà di più facile sadisfazione e men tediosa a essere compresa.3
Voi avete messa la pittura infra l’arti meccaniche. Certo, se i pittori fussino atti
a laldare l’opere loro come voi, io dubito non diacerebbe in sì vile cognome.4
1
Si prescrive questa distinzione fra `descrizione´ in senso generale ed ecfrasis in questo
senso ristretto, lamentandone anche le confusioni metodologiche in P.V. Mengaldo, Prima
lezione di stilistica, Roma-Bari, Laterza, 2001, p. 133. Stimolanti contributi al tema vengono
dai saggi raccolti in G. Venturi - M. Farnetti (a c. di), Ecfrasi. Modelli ed esempi fra Medioevo e
Rinascimento, Roma, Bulzoni, 2004, 2 voll. Si noterà per inciso la non coincidenza grafica fra
i termini usati rispettivamente nel testo di Mengaldo e nel volume miscellaneo appena citati.
2
Molto interessante la posizione espressa nel suo trattato da Romano Alberti, il quale
afferma che la nobiltà della pittura deriva proprio dalla sua stretta interconnessione con la
poesia, cfr. R. Alberti, Trattato della nobiltà della pittura, in P. Barocchi (a c. di), Trattati d’arte
del Cinquecento, Bari, Laterza, 1962, vol. III, pp. 211-212. Del resto che non si tratti di un dibat-
tito solo antico lo si può ricavare da D.P. Fowler, Narrate and Describe: The Problem of Ekphrasis,
in «The Journal of Roman Studies», LXXXI, 1991, p. 26, dove si ricorda la controversia sul
fatto che le scene descrittive siano o meno subalterne alla narrazione, con interventi sul tema
di Lukacs e Genette.
3
Leonardo Da Vinci, Scritti, a c. di C. Vecce, Milano, Mursia, 1992, p. 143.
4
Ivi.
ticolare del principio oraziano ut pictura poesis si focalizzava uno spiccato in-
teresse, dato che in questo caso la poesia si cimentava non semplicemente
nell’esercizio retorico di gareggiare con le arti visive nella rappresentazione
della natura, ma aspirava a riprodurre nella pagina scritta le rappresenta-
zioni pittoriche o scultoree della natura. A proposito di questo intreccio
referenziale fra natura, arte, letteratura, sul piano della rappresentazione,
possiamo ricordare che è stato osservato, ad esempio da Plett, che anche
per le arti non verbali (die nicht-verbalen Künste) valevano nel Rinascimento
i principi della retorica e in particolare quegli elementi che sono propri
della «retorica dei topoi» (Die Topik).5
Il topos della descrizione delle opere d’arte era ben connaturato al gene-
re epico, dalla descrizione omerica dello scudo di Achille, alla descrizione
virgiliana dello scudo di Enea, fino ai vari padiglioni ornati di figure dei ro-
manzi cavallereschi e in particolare quello di Luciana nel Morgante di Pulci,
ricordato da Rajna.6 Tuttavia per mettere a fuoco, in via del tutto sommaria
ed esemplificativa, lo sfondo concettuale e culturale in cui maturano le
scelte stilistiche di Boiardo e Ariosto allorché inseriscono nei loro poemi
descrizioni di gallerie di immagini, vorremmo ricordare due elementi che
contribuiscono ad inserire questi testi particolari dei due poeti nella corni-
ce della corte ferrarese. Una delle figure più importanti e attive del rinasci-
mento ferrarese, Isabella d’Este, sorella del duca di Ferrara Alfonso I d’Este
e marchesa di Mantova, si era fatto tradurre in volgare il testo delle Eikon
o Imagines di Filostrato il Giovane,7 catalogo di esercizi retorici consistenti
nella descrizione di una galleria di affreschi posta in una dimora napoleta-
na, non identificata e da gran parte della critica ritenuta fittizia.8
Il secondo elemento che vorremmo richiamare all’attenzione è la re-
alizzazione, a Ferrara, del Camerino di Alfonso d’Este, il cui programma
iconografico prendeva le mosse anche dalla suddetta opera di Filostrato. Il
programma del Camerino ferrarese, purtroppo smantellato e depauperato
delle sue opere, comprendeva gli Andrii e l’Offerta a Venere del Tiziano, in
5
H. Plett, Topische Poetik der Renaissance, in E. Rohmer et a., Texte Bilder Kontexte, Uni-
versitätverlag Winter, Heidelberg, 2000, p. 71. Una sistematica trattazione teorica di tutti
i casi che si possono verificare nel campo dell’ecfrasis e della rappresentazione pittorica di
una sequenza narrativa, in assenza o presenza del modello pittorico o della sua descrizione
verbale, si trova in T. Yacobi, Pictorial Models and Narrative Ekphrasis, in «Poetics Today», XVI,
4, Winter 1995, pp. 599-649.
6
P. Rajna, Le fonti dell’Orlando furioso, Firenze, Sansoni, 1876, p. 330.
7
Il testo di Filostrato si può leggere in traduzione francese in Philostrate, La galérie de
tableaux, a c. di F. Lissarrague, Paris, Les Belles Lettres, 1991. Una ricostruzione del fatto si
trova in M. Koortbojian - R. Webb, Isabella d’Este’s Philostratos, in «Journal of the Warburg
and Courtauld Institutes», LVI, 1993, pp. 260-267.
8
Cfr ad esempio l’introduzione all’edizione citata del testo di Filostrato, in Philostrate,
La galérie de tableaux, cit. p. 3.
cui il pittore si era in qualche modo cimentato nella sfida di superare con
la pittura l’esercizio retorico di descrizione di pitture messo in atto nel testo
di Filostrato.9
In questo intreccio di rimandi e giochi riflessi fra pittura e poesia, si
inseriscono i testi che vorremmo prendere in esame. All’interno del poema
boiardesco saranno oggetto di attenzione tre passaggi in particolare: quello
relativo alla sala affrescata del gran castello imperiale di Agramante a Biserta,
sede della solenne assemblea dei trentadue re dell’Africa, in cui si celebra-
no le glorie di Alessandro Magno, avo mitico e illustre del gran re dei Mori
Agramante,10 la loggia istoriata che Brandimarte e Fiordelisa possono am-
mirare nel palazzo della fata Febosilla, dove sono rappresentate le future
glorie della casa d’Este,11 e il bel pavaglione che lo stesso Brandimarte monta
sotto Biserta, nell’attesa di affrontare a duello Agramante, dove si trovano
le gesta dei dodici Alfonsi della casa di Aragona, legatasi agli Este con il
matrimonio fra Ercole I ed Eleonora d’Aragona nel 1473.12 Analogamente
all’interno del poema ariostesco si sono scelte tre scene di questo tipo, e
cioè la visita di Bradamante alla Rocca di Tristano,13 dove Merlino ha fatto
dipingere ai demoni le future guerre dei francesi, dall’epoca di Clodoveo
fino al sacco di Roma, quindi le sale del gran palazzo presso il Po, in cui trova
ospitalità Rinaldo mentre si dirige alla volta di Lipadusa14 e dove il paladino
può ammirare la fontana ornata con preziose statue raffiguranti le donne
della casata estense, infine il padiglione trasportato da Costantinopoli dalla
maga Melissa per i futuri sposi Bradamante e Ruggiero, istoriato con dipinti
che narrano le glorie del cardinale Ippolito d’Este, descritto nell’ultimo
canto del poema.15
Nel suo saggio su The “ode on a grecian urn” di Keats, di fronte al testo
poetico che descrive il reperto archeologico, Spitzer si pone una precisa
domanda: «What exactly has Keats seen (or chosen to show us) depicted on
the urn he is describing?».16 In quel saggio, come messo a fuoco in modo
9
Cfr Ch. Hope, The “Camerini d’Alabastro” of Alfonso d’Este, in «The Burlington Magazine»,
CXIII 824 (Nov., 1971), pp. 641-650; M. Marek, Ekphrasis und Herrscherallegorie. Antike Bild-
beschreibungen bei Tizian und Leonardo, in «Römische Studien der Bibliotheca Hertziana», III
(1985), pp. 38-73.
10
M.M. Boiardo, Orlando innamorato, a c. di G. Anceschi, Milano, Garzanti, 2003 (1978),
2 voll., II, I, 18-30 (l’opera si cita per libro, canto e ottave).
11
Ibid., II, XXV, 42-56.
12
Ibid., II, XXVII, 50-61.
13
L. Ariosto, Orlando furioso, a c. di R. Ceserani. Torino, Utet, 1972. 2 voll., XXXIII, 1-64
(L’opera si cita per canto e ottave).
14
Ibid., XLVV, 73-104.
15
Ibid., XLVI, 79-99.
16
L. Spitzer, The “Ode on a Grecian Urn,” or Content vs. Metagrammar, in «Comparative
Literature», VII, 3, Summer 1955, p. 207.
17
R. Wellek, Leo Spitzer (1887-1960), in «Comparative Literature», XII, 4, Autumn 1969,
p. 326. Si tratta di un ricordo molto articolato tracciato in occasione della scomparsa dello
studioso.
18
Bruscagli presenta il tema delle gallerie di celebrazione dinastica come un sottogenere
ecfrastico ben definito nel suo saggio R. Bruscagli, L’ecfrasi dinastica nel poema eroico del Rina-
scimento, in G. Venturi - M. Farnetti (a c. di), Ecfrasi. Modelli ed esempi fra Medioevo e Rinasci-
mento, cit. I vol. pp. 269-291.
19
Ad esempio in S. Friede, Un héros et sa tente: la tente du sultan dans la Chanson de Jéru-
salem, in L’épopée romane. Actes du XV Congrès international rencesvals, Poitiers, Centre d’études
supérieures de civilisation médiévale, 2002, vol. II, pp. 673-680, si riscontrano precise cor-
rispondenze fra il motivo della tenda del sultano nella canzone analizzata, quella di Enea
davanti a Laurento nel Roman d’Enéas e quella di Alessandro Magno nel Roman d’Alexandre.
Inoltre in C. Mossé, Alexander der Große. Leben und Legende, Düsseldorf-Zürich, Patmos Verlag
2004 [trad. di Alexandre. La destinée d’un mythe, Paris, Payot, 2001], nel capitolo sulla immagi-
ne medievale del sovrano macedone l’autrice mostra una serie di fenomeni che hanno porta-
to ad una “arabizzazione” del personaggio nel Medioevo e ad una sua identificazione sempre
più forte con il mondo islamico, in contrapposizione a quello europeo cristiano.
20
M.M. Boiardo, Orlando innamorato, cit., II, I, 20-21.
21
Ibid., I, I, 8-20. A questo proposito è interessante notare come le strutture spaziali aveva-
no sempre giocato un ruolo molto importante nella costruzione di immagine che ha portato
alla creazione dello spazio concreto e ideale al tempo stesso della corte estense, come mette
in evidenza Gabriele Nori nella sua analisi del pellegrinaggio di Niccolo III d’Este nel 1413
in Terrasanta, in G. Nori, La corte itinerante. Il pellegrinaggio di Niccolò III in Terrasanta, in G.
Papagno - A. Quondam (a c. di), La corte e lo spazio: Ferrara Estense, Roma, Bulzoni, 1982, vol.
I, pp. 235-236.
22
Per una ricostruzione di questa operazione culturale e per le motivazioni si veda M.
Villoresi, La letteratura cavalleresca, Carocci, Roma, 2002, pp. 154-155; il problema viene il-
lustrato e approfondito anche in R. Bruscagli, Matteo Maria Boiardo, in Storia della letteratura
italiana, a c. di E. Malato, Roma, Salerno Editrice, vol. III, pp. 675 e ss.
conscio del destino di gloria e di morte del giovane, allorché questi viene
armato cavaliere e avviato a partecipare alla guerra con le truppe di Agra-
mante, tesse piangendo la storia futura dei discendenti del pagano destina-
to al battesimo e al matrimonio con la cristiana Bradamante.23
La loggia istoriata con ritratti e storie dei più famosi antenati della casata
estense si colloca in un contesto meno ufficiale e solenne dei fregi sulla vita
di Alessandro Magno: Brandimarte e Fiordelisa stanno cercando la fanciul-
la che era apparsa prima del combattimento contro il gigante-serpente e
contro il cavaliere presso ad un sepolcro, che popolano il castello di Febo-
silla. In questo caso si tratta di un quadriportico dipinto, o comunque di
una loggia con quattro gruppi di affreschi:
23
Cfr. M.M. Boiardo, Orlando innamorato, cit., II, XXI, 51-61. Il brano viene analizzato in
R. Bruscagli, L’ecfrasi dinastica nel poema eroico del Rinascimento, cit., p. 270.
24
M.M. Boiardo, Orlando innamorato, cit., II, XXV, 41.
25
Ibid., II, XXV, 43.
26
Il topos dell’oscurità o dell’enigmaticità delle immagini che vanno a costituire un’ec-
frasis dinastica viene analizzato da Bruscagli, che ricorda come anche nel testo virgiliano pa-
radigmatico di questo genere, le rappresentazioni scolpite sullo scudo di Enea, l’eroe stesso
non capiva che quelli sarebbero stati i suoi successori, cfr R. Bruscagli, L’ecfrasi dinastica nel
poema eroico del Rinascimento, cit., p. 273.
27
M.M. Boiardo, Orlando innamorato, cit., II, XXVII, 51-52.
28
P. Rajna, Le fonti dell’Orlando furioso, Firenze, Sansoni, 1876, p. 330 e ss.
29
Per i rapporti fra il poema di Boiardo e il matrimonio di duca Ercole I d’Este ed Eleo-
nora d’Aragona, figlia del re di Napoli Ferdinando d’Aragona, cfr. A. Pagliardini, La Spagna
musulmana nei cantari e nei poemi cavallereschi, Firenze, Cesati (in stampa).
30
L. Ariosto, Orlando furioso, cit., XXXIII, 1-3.
31
A questo proposito Enza Biagini non manca di rilevare una certa ambiguità della trat-
tatistica cinquecentesca di fronte al valore e all’autonomia della figura dell’ecfrasis, in quanto
possa sussistere autonomamente dall’oggetto artistico che descrive, cfr. E. Biagini, Ecfrasi,
dipintura. Sguardo sulle teorie della descrizione nei trattati del Cinquecento, in G. Venturi - M. Far-
netti (a c. di), Ecfrasi. Modelli ed esempi fra Medioevo e Rinascimento, cit., vol. I, 409-410.
32
L. Ariosto, Orlando furioso, cit., XLII, 73.
Alla fine di questa galleria di terne di statue, come si è visto molto strut-
turata, abbiamo un elemento asimmetrico costituito da un gruppo sculto-
reo costituito da una statua di donna e un solo poeta, entrambi resi anoni-
mi dalla mancanza del cartiglio. Si tratta di Alessandra Benussi, musa del
poeta di cui Ariosto inserisce la statua insieme al proprio autoritratto in
scultura. La statua chiude lo spazio in modo che viene a trovarsi fra l’ultima
statua descritta, Diana d’Este, e la prima, Lucrezia Borgia:
33
Ibid., XLII, 83.
34
Ibid., XLII, 93.
35
Sarà opportuno ricordare a questo punto il ruolo non sempre positivo che i poemi ca-
vallereschi attribuiscono ai bizantini. Ad esempio nell’Orlando innamorato abbiamo l’episodio
del torneo del re di Cipri, dove Orlando prende le insegne di Costante per difendere il suo
amore, mentre questi, figlio dell’imperatore di Bisanzio, lo allontana con l’inganno dalla
contesa per poter avere una gloria piena e viene descritto come greco e «di malizia pieno
/ (come son tutti de arte e di natura)» (M.M. Boiardo, Orlando innamorato, cit. II, XX, 37).
Pur essendo la situazione assai differente, non si può non vedere in que-
sto padiglione una delle mute citazioni boiardesche del poema di Ariosto,
in quanto si tratta di un elemento assai ben confrontabile con il bel pavaglio-
ne usato da Brandimarte e di cui si è già parlato. Il drappo ricamato è frutto
del lavoro di cucito di Cassandra, principessa troiana con il dono della pro-
fezia, la cui voce era inascoltata dalla sua famiglia e dalla sua gente. La pro-
fezia contenuta nel padiglione riguarda un discendente molto speciale del
troiano Ettore, e cioè il cardinale Ippolito d’Este, protettore dell’Ariosto, di
cui si descrivono gli eventi biografici più significativi, a partire dalla nascita:
Dunque il testo rende onore agli estensi sia celebrando le lodi del cardi-
nale che di Ariosto era protettore, sia inserendo implicitamente la discen-
denza estense all’interno dell’asse epico-mitologico costituito dalla guerra
di Troia e in particolare facendo discendere gli estensi da Ettore, procedi-
mento già attuato da Boiardo che aveva indicato in Ruggero il progenitore
degli estensi e al tempo stesso un discendente di Ettore troiano.
Al termine di questa breve e sommaria carrellata possiamo notare come
le gallerie di opere figurative che abbiamo esaminato all’interno del poema
di Boiardo e di quello di Ariosto abbiamo la funzione costante di inserire
nel testo una digressione encomiastica con forti escursioni diacroniche, per
dirla nei termini usati da Bruscagli, soprattutto nel poema ariostesco trovia-
mo un vero e proprio «sistema ecfrastico laudatorio».38 Un primo elemen-
36
Ibid., XLVI, 79.
37
Ibid., XLVI, 85.
38
R. Bruscagli, L’ecfrasi dinastica nel poema eroico del Rinascimento, cit., p. 276.
39
A proposito dell’efficacia di questa (auto-)rappresentazione ecfrastica di Ariosto ci
sembra ben fondata l’osservazione di Heffernan secondo cui nell’ecfrasi possono entrare in
gioco sia “iconicity” che “pictorialism”: «Iconicity is more complicated than pictorialism be-
cause it embraces sounds and sets of relations as well as visual properties» (J.A.W. Heffernan,
Ekphrasis and Representation, in «New Literary History», XXII, 2, Spring 1991, pp. 297-316.
Gianfelice Peron
Introduzione IX
Remo Ceserani
Leo Spitzer tra Stilgeschichte e Geistesgeschiche 13
Riccardo Concetti
Romanisti a Vienna nel primo Novecento: Spitzer e Hofmannsthal 33
a confronto
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Spitzer e l’idealismo linguistico in Italia 49
Davide Colussi
Croce e Spitzer 65
Corrado Bologna
Il “clic” del “connaisseur”. Spitzer, Longhi, Contini e la
critica delle affinità 85
Mario Mancini
Spitzer oltre la stilistica 105
Helmut Meter
Leo Spitzer e il volto ultimo della sua explication de textes.
Le lezioni sulla poesia francese all’Università di Heidelberg (1958) 121
Luca Morlino
Levità e paradosso in Spitzer 133
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Da Wunderlich a Spitzer: la Unsere Umgangsprache (sic)
come modello della Italienische Umgangssprache 163
Lorenzo Renzi
Spitzer italiano. La Italienische Umgangssprache nella versione italiana 183
Giulia A. Disanto
L’indagine etno-antropologica del linguista: sulle Lettere di
prigionieri di guerra italiani (1915-1918) 203
Matteo Viale
Spitzer e Migliorini in dialogo sulla lingua in movimento 213
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La redécouverte de l’ekphrasis par Leo Spitzer et son influence
sur les études de littérature comparée américaines 231
Mirka Zogović
Leo Spitzer nella critica letteraria serba 245
Alberto Zamboni
Un metodo senza metodo? Riflessioni sull’etimologia spitzeriana 251
Alvise Andreose
«Etimologie ist Kunst». Sugli studi etimologici di Leo Spitzer 267
Alessandro Grossato
L’armonia del mondo fondata sulla parola, secondo il rito vedico 303
Danielle Buschinger
Aspects de la technique d’adaptation des dérimeurs allemands 323
Veronica Orazi
Lingua spagnola del dialogo: l’esempio del Sendebar (XIII sec.) 339
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Marina Tramet
Spitzer e Maria di Francia. Il “meraviglioso” come declinazione
del problema morale 353
Giuseppe Polimeni
Grammatica e stile dell’ineffabile: Spitzer legge Dante 371
Francesco Lubian
Una nota su Inferno XIX, 21 381
Angelo Pagliardini
Aspetti stilistici delle gallerie di immagini nell’ Orlando innamorato
e nell’ Orlando furioso 391
Max Siller
«Sprachmengung als Stilmittel». Spitzer sul banco di prova 403
Adone Brandalise
La smorzatura e la sua ombra. Spitzer e il contemporaneo 415
Tobia Zanon
Spitzer, Racine e i poeti italiani del Novecento 429
Riccardo Campi
Spitzer lettore di Voltaire 449
Lorella Bosco
Spitzer lettore di Eichendorff 463
Fabio Magro
L’Aspasia di Spitzer 481
Rossana Melis
Dal saggio su Matilde Serao del 1912 a quello sui Malavoglia del 1956 497
Snežana Milinković
L’originalità della narrazione nei Malavoglia di Spitzer
e le sue molteplici attuazioni interpretative 511
Luca Pietromarchi
Spitzer contra Auerbach: a proposito di «Spleen» IV 519
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Laura Lenci
Leo Spitzer: saggio su Michel Butor 529
Wolfram Krömer
Particolarità d’interpunzione nei testi di Nathalie Sarraute e
di Peter Handke il metodo di Leo Spitzer 535
Roman Reisinger
«Art is seduction, not rape» (Susan Sontag), l’Eros dell’interpretazione
secondo Spitzer 545
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