Verso la fine degli anni 90 Plozio Gallo, sostenitore di Mario aprì a Roma una
scuola di retorica. L'insegnamento era orientato in senso filograccano e
filomariano, discostandosi così dalla democrazia radicale. La scuola di Plozio Gallo Voleva rendere la retorica accessibile a più classi sociali in modo da rendere la vita politica più praticabile anche all'infuori dell'aristocrazia. Ciò è dimostrato dal fatto che le esercitazioni si tenevano solo in latino E non in greco, infatti quella conoscenza è un privilegio per pochi. Mentre i retori greci erano dei veri e propri precettori che lavoravano per i più abbienti i rhetores latini erano più che altro professori pagati dagli stessi allievi. Nello stesso periodo viene promulgata una legge che permetteva di poter accusare un senatore pur non avendo la cittadinanza romana, Ciò era particolarmente vantaggioso poiché il successo dell'accusa portava all'acquisizione della cittadinanza stessa. Ciò favorì l'integrazione alla vita politica attraverso l'insegnamento della retorica.I più abbienti però si opposero agli insegnamenti di Gallo poiché anche se semplificata esultava più rozza. Ciò portò alla chiusura della scuola per mano di Crasso e Enobarbo quali volevano consensi politici dai più radicali difensori del mos majorum. Si voleva dunque mantenere l'arte della parola ad un livello elevato sia perché preparava ad un'educazione in grado di fronteggiare la vita pubblica sia perché permetteva che la politica rimanesse nelle mani dell'aristocrazia per il pagamento dei precettori greci. A dimostrazione di ciò nel "de oratore" Crasso sostiene che non si possono allontanare I giovani dalla civiltà greca in quanto è il modo per mettere fine all’ inpudentia e all'audacia. È probabile che Gallo avesse riaperto la propria scuola E sappiamo che partecipò nel processo contro Celio come autore di un'accusa, affiancandosi così a Clodio.