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Criteri di dimensionamento delle Fognature Nere

Le fognature nere vengono dimensionate per le massime ”portate di


tempo asciutto” che si prevede e si stima si verificheranno negli N anni di
funzionamento della fognatura.

Fatte salve le incertezze insite nella determinazione delle massime portate


di tempo asciutto, per le fognature nere è nullo il rischio di
insufficienza (probabilità che durante la vita utile delle opere si possano
verificare portate maggiori di quelle di progetto).

Nelle fognature nere perciò il moto dovrebbe avvenire sempre a pelo


libero e i franchi idraulici di progetto dovrebbero sempre essere garantiti
per l’intero periodo di esercizio delle opere progettate.

NOTA: in queste assunzioni progettuali non è ovviamente contemplato


l’insorgere di altre cause di malfunzionamento delle fognature, non
strettamente connesse al dimensionamento, ad esempio le ostruzioni.

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 1 / 24 )
Criteri di dimensionamento delle Fognature pluviali (I)

Per ragioni tecnico-economiche, le fognature pluviali vengono dimensionate


accettando a priori un rischio di insufficienza non nullo, ovvero accettando che
durante gli N anni di esercizio della fognatura si possano verificare portate di
origine meteorica di entità superiore rispetto alle portate di progetto (per le
quali si dimensiona la fognatura prevedendo il moto a pelo libero, e garantendo
gli opportuni franchi idraulici).
Quando e se accadranno eventi meteorici particolarmente critici da dare origine
a portate maggiori di quelle assunte in fase di progetto, si potranno verificare,
durante l’esercizio della fognatura, le seguenti condizioni:

funzionamento di tratti di fognatura in pressione anzichè a pelo libero


la fognatura può non essere in grado di far defluire l’intera portata pluviale
allagamenti della sede stradale, dei sottopassaggi, di locali e garages
interrati, seminterrati e talvolta a piano terra.

Queste situazioni vengono definite di insufficienza o crisi della fognatura.

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 2 / 24 )
Criteri di dimensionamento delle Fognature pluviali (II)

La scelta delle portate di progetto dovrebbe essere il risultato di una analisi


costi benefici (intesi sia come benefici sociali e ambientali, che come danni
economici evitati). Ovviamente, aumentando la portata di progetto:
5 diminuisce il rischio di insufficienza e crisi della fognatura
5 diminuisce la frequenza delle situazioni di crisi della fognatura
5 diminuiscono i danni economici ed ambientali provocati dalle esondazioni
5 diminuiscono i disagi sociali per la popolazione
4 aumentano le dimensioni ed i costi di costruzione delle opere
4 aumentano le interferenze con le strutture viarie ed il territorio urbanizzato
La frequenza delle insufficienze o crisi della fognatura viene caratterizzata
attraverso il tempo di ritorno T associato alla portata di progetto, ovvero il
numero di anni che in media trascorre fra eventi che danno origine a portate
pluviali maggiori della portata di progetto.

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 3 / 24 )
Tempi di ritorno nei sistemi di drenaggio urbano

Tempi di ritorno Condotti fognari e vie d’acqua superficiali


T [anni]
Condotti fognari la cui insufficienza determini scorrimenti
1÷5 idrici superficiali non pericolosi e con possibilità di
smaltimento alternativo agevole verso recapiti esterni
(aree verdi e/o corpi idrici ricettori)
Condotti fognari la cui insufficienza determini scorrimenti
5 ÷ 10 idrici superficiali e/o allagamenti aventi carattere di
entità e pericolosità non altrimenti eliminabile
Condotti fognari situati in siti pianeggianti di naturale
10 ÷ 20 confuenza delle acque meteoriche, privi di possibilità di
smaltimento alternativo delle stesse e la cui insufficienza
determini situazioni pericolose
Vie superficiali di convogliamento delle acque meteoriche
20 ÷ 100 eccedenti la capacità idraulica delle fognature, in siti
urbanizzati in cui l’allagamento provochi danni
inaccettabili agli insediamenti

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Criteri di dimensionamento delle Fognature pluviali (III)

P(Q) = probabilità di non superamento: probabilità che il massimo annuo


di portata pluviale sia minore o uguale alla portata di progetto Q
1 − P(Q) = probabilità di superamento (probabilità di insufficienza):
probabilità che il massimo annuo di portata pluviale sia maggiore della
portata di progetto Q
T = tempo di ritorno medio di un’insufficienza:
1 1
T = P(Q) = 1 −
1 − P(Q) T

RN = rischio di insufficienza negli N anni di esercizio della fognatura,


ovvero la probabilità che si verifichi almeno una insufficienza durante la
vita tecnica dell’opera:
 N
1
RN = 1 − P N = 1 − 1 −
T

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Il rischio di insufficienza

N
Alcuni valori del rischio di insufficienza RN = 1 − 1 − T1 (in %) in
funzione della durata N dell’opera e del tempo di ritorno T (in anni).

Tempi di ritorno Durata dell’opera N [anni]


T [anni] 10 20 50 100 200

2 99.90 100.00 100.00 100.00 100.00


5 89.26 98.85 100.00 100.00 100.00
10 65.13 87.84 99.48 100.00 100.00
20 40.13 64.15 92.30 99.41 100.00
50 18.29 33.24 63.58 86.74 98.24
100 9.56 18.21 39.42 63.40 86.60
1000 1.00 1.98 4.88 9.52 18.14

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Portate di progetto dei collettori pluviali

Si stabilisce il tempo di ritorno T .


Per la stima della/delle portate di progetto Q (caratterizzate dal tempo di
ritorno T scelto) occorrerebbe conoscere la funzione di ripartizione delle
massime portate (annue) su ogni tratta della rete di drenaggio.

P(Q) Q Q1 ≤ Q2 ≤ Q3 ... ≤ Qi ≤ ... ≤ QN

1 2 3 i N
P(Q) N+1 ; N+1 ; N+1 ... N+1 ... N+1
1 1/T 1
0
1
0
0
1
1
0
1 0
0 1
1
0
1
0
1
0
0
1
0
1
10
1
10
0
1
0
0
1
Qi = massimo annuo i-esimo di portata
1
0
11
00
1−1/T
0
0
1
10
0
1
11
0
1
0
nella tratta considerata
11
00
10
01

0
1
0
0
1
0
1
11
0
1
0
P(Qi ) = probabilità di non superamento
1
0 1
0
1
0
Q1 Q2Q3Q4 Q QN Q della portata Qi

Ovviamente, non avendo informazione (misure) sulla distribuzione delle portate


pluviali che potranno defluire sui collettori fognari in progetto, si deve ricorrere
all’informazione pluviometrica.

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Informazioni pluviometriche =⇒ stima portate meteoriche
L’informazione pluviometrica è in genere più facilmente reperibile e disponibile:
in forma di dati ”grezzi” (serie storiche dei pluviometri situati in prossimità
del centro urbano), ma più spesso in forma già elaborata statisticamente (curve
segnalatrici di possibilità pluviometrica o climatica)
Si utilizzano modelli che rappresentano la trasformazione degli afflussi meteorici
sul bacino urbano in deflussi su ogni tratta della rete di fognatura. Si possono
quindi determinare le portate di progetto, da utilizzare per il dimensionamento,
con due modalità (in genere si preferisce la seconda):

Utilizzo di serie storiche (continue) di precipitazione misurate da


pluviometri ad alta risoluzione temporale ubicati in prossimità del centro
urbano: gli idrogrammi (continui) ottenuti con una trasformazione
afflussi-deflussi potrebbero essere quindi utilizzati per il dimensionamento
delle tratte con assegnato tempo di ritorno T .
Utilizzo di singoli ietogrami sintetici (detti anche ietogrammi di progetto)
ottenuti dalle curve di possibilità pluviometrica e caratterizzati dallo stesso
tempo di ritorno T richiesto per le portate Q di progetto
(dimensionamento) della rete.

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Dimensionamento con ietogrammi sintetici o di progetto

Ipotesi: le portate con tempo di ritorno T siano originate da eventi


meteorici caratterizzati dallo stesso tempo di ritorno T
Si stabilisce il tempo di ritorno T
Si costruisce uno ietogramma sintetico (o di progetto) con tempo di
ritorno T , in genere utilizzando le curve di possibilità pluviometrica
si sceglie un modello di trasformazione afflussi-deflussi
per le ipotesi fatte, le portate fornite dal modello sono caratterizzate
anch’esse dal tempo di ritorno T
si possono dimensionare i collettori di ogni tratta per tali portate

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Ietogrammi sintetici o ietogrammi di progetto
Gli eventi meteorici reali manifestano una variabilità della intensità di
precipitazione nello spazio e nel tempo: i(x, y , t).
Le piogge di progetto descrivono in genere molto approssimatamente tale
variabilità: le più semplici rappresentano una pioggia costante nel tempo e nello
spazio.
Le fasi di costruzione di un evento sintetico di pioggia (netta) sono le seguenti:
scelta del tempo di ritorno T
identificazione della curva di possibilità climatica valida per l’area in esame
scelta del tipo di ietogramma sintetico (che descrive la variabilità della
pioggia puntuale nel tempo)
ragguaglio della pioggia puntuale all’area (si mette in conto la variabilità
spaziale)
depurazione delle perdite e determinazione della pioggia netta
In genere, uno ietogramma di progetto riesce a riprodurre, con il tempo di
ritorno assegnato, solo alcune o solo una delle caratteristiche di un idrogramma
osservato (intensità del picco, volume totale, etc.)
Spesso sono dedotti per una corretta valutazione delle portate al colmo.
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Curve segnalatrici di possibilità pluviometrica (o climatica)
h(τ) T3 i(τ) T1 < T2 < T3
T2
T1 T3
T2
T1 < T2 < T3 T1

durate τ durate τ
n(T ) n(T )−1
hT (τ ) = a(T )τ iT (τ ) = a(T )τ
a = a(T ) e n = n(T ) sono parametri che dipendono dalle caratteristiche
climatiche del luogo e dal tempo di ritorno T
τ è una durata di evento pluviometrico (in genere espresso in ore)
hT (τ ) è l’altezza cumulata con tempo di ritorno T degli eventi
pluviometrici di durata τ (in genere espressa in mm)
iT (τ ) è l’intensità media con tempo di ritorno T degli eventi pluviometrici
di durata τ (in genere espressa in mm/h)
T è il tempo di ritorno: in genere tenuto costante, cosichè le curve
diventano h(τ ), i(τ )
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Curve di possibilità pluviometrica: analisi locali e regionali

Le curve segnalatrici di possibilità pluviometrica sono in genere ottenute con


l’analisi statistica dei massimi annui di precipitazione cumulata a diverse durate
(es.: 15’,30’, 45’, 1h, 3h, 6h, 12h, 24h) registrati dai pluviografi.

Analisi statistiche locali: le serie storiche vengono elaborate


singolarmente e il risultato di ciascuna analisi si può considerare valido
nell’intorno del pluviometro.
Analisi statistiche regionali: vengono eseguite utilizzando le osservazioni
di più stazioni che mostrino caratteristiche pluviometriche e climatiche
omogenee. Questa analisi garantisce una stima più robusta dei parametri,
e permette in genere di estendere i risultati ad intere aree omogenee, anche
se non coperte in ogni punto dalla rete pluviografica.

In Sardegna sono state svolte diverse analisi statistiche di tipo regionale, che
hanno portato ad identificare:
◦ 4 zone omogenee (gruppi di stazioni) con la legge di probabilità lognormale
◦ 3 zone omogenee utilizzando la legge di probabilità TCEV

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Ietogrammi di progetto: Ietogramma costante

Rappresenta una pioggia ad intensità


costante in tutta la sua durata. i(t)
tp
Occorre assegnare:
il tempo di ritorno T
la durata della pioggia tp
(durata evento critico) t

=⇒ dalle curve di possibilità pluviometrica valide nel territorio in esame si


deduce l’intensità media dell’evento critico di durata tp e tempo di ritorno T
assegnati. Tale intensità viene tenuta costante per tutta la durata dell’evento.
È probabilmente il più diffuso per la sua grande semplicità, ma presenta i
seguenti limiti:
◦ occorre determinare a priori la durata di pioggia dell’evento critico,
◦ l’intensità è nulla prima e dopo l’evento di durata critica, quindi il volume
complessivo risulta sottostimato rispetto agli eventi reali,
◦ non riproduce la variabilità ed i picchi di intensità durante l’evento.

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 13 / 24 )
Ietogrammi di progetto: Ietogramma Chicago (I)
(Keifer e Chu, 1957)

Rispetto allo ietogramma costante rappresenta meglio alcune caratteristiche


degli ietogrammi osservati, come la presenza del picco di intensità, la
precipitazioni antecedenti e seguenti l’istante del picco, i volumi totali.
È uno ietogramma non costante che presenta un picco di intensità posizionato
arbitrariamente all’inizio dell’evento, alla fine, o in posizione intermedia.
Nello ietogramma Chicago, la massima altezza di precipitazione cumulata su
qualsiasi durata τ è sempre pari all’altezza di precipitazione dedotta dalla curva
di possibilità pluviometrica per la medesima durata τ .

i(t) i(t) i(t)

t t t

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Ietogrammi di progetto: Ietogramma Chicago (II)
Picco di intensità posto all’inizio dell’evento

Si fissa il tempo di ritorno T e si calcolano i coefficienti della curva di


possibilità pluviometrica per la località in esame: a = a(T ) e n = n(T ).
Per ogni durata τ la precipitazione cumulata h(τ ) della pioggia sintetica deve
essere pari a quella fornita dalla curva di possibilità pluviometrica h(τ ) = aτ n :
Z τ
h(τ ) = i(t)dt = aτ n
0

dove i(t) è l’equazione dello ietogramma Chicago da determinare.

Derivando h(τ ) rispetto a τ si ottiene


l’equazione dello ietogramma Chicago: i(t)

i(t) = nat n−1


dove ovviamente è stata sostituita la variabile
τ con t dopo la derivazione t

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 15 / 24 )
Ietogrammi di progetto: Ietogramma Chicago (III)
Picco di intensità posto in posizione qualsiasi
Si fissa ancora il tempo di ritorno T e si calcolano i coefficienti della curva di
possibilità pluviometrica: a = a(T ) e n = n(T ).
Occorre in questo caso definire la durata tp della pioggia. Keifer e Chu hanno
posto la durata della pioggia pari al tempo di corrivazione. Altri autori
suggeriscono di adottare valori maggiori per non sottostimare i volumi totali.
Si fissa un valore per il parametro r (0 ≤ r ≤ 1) che rappresenta la posizione
relativa del picco. Il picco di intensità sarà posto ad un tempo rtp dopo
l’istante di inizio della pioggia (r = 0 picco all’inizio della pioggia, r = 1 picco
alla fine della pioggia). Vari autori suggeriscono valori di r fra 0.35 e 0.40;
talvolta si pone r = 0.5 per semplicità di calcolo.
Lo ietogramma Chicago ha equazione:
i(t)
 n−1
rtp − t
i(t) = na t < rtp (prima del picco)
r
 n−1
t − rtp rtp
t
i(t) = na t > rtp (dopo il picco) tp
1−r
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Ragguaglio all’area: coefficienti di riduzione ARF (I)
La precipitazione presenta, oltre che una variabilità temporale, anche una
variabilità spaziale. In particolare si osserva che gli eventi di precipitazione
mostrano una (o più) zone di intensa attività meteorica (centro di scroscio): la
precipitazione diminuisce quanto più ci si allontana dal centro di scroscio.
Per tenere conto (mediando) di questa variabilità spaziale della precipitazione,
possiamo introdurre un coefficiente di riduzione (ragguaglio) all’area (Areal
Reduction Factor):

hr (τ, A)
ARF = <1
h(τ )
h(τ ) = altezza di precipitazione (puntuale) nel centro di scroscio, in genere
dedotta dalle curve di possibilità pluviometrica
hr (τ, A) = altezza di precipitazione ragguagliata (mediata) su un’area A che
contiene il centro di scroscio (hr (τ, A) < h(τ )).
L’ipotesi implicitamente assunta è che il centro di scroscio fosse localizzato in
prossimità del pluviometro quando questo ha misurato i massimi annui di
precipitazione utilizzati poi per ricavare le curve di possibilità pluviometrica.
NOTA: Il ragguaglio all’area non si effettua per aree minori di 1 km2 .
Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 17 / 24 )
Ragguaglio all’area: coefficienti di riduzione ARF (II)

Si osserva per il coefficiente di riduzione ARF che:


• diminuisce all’aumentare dell’area A
• aumenta all’aumentare della durata τ della pioggia
◦ si trascura in genere la dipendenza dal tempo di ritorno

Espressioni ricavate a Wallingford ARF τ1 < τ2 < τ3


1
(Inghilterra):
τ3
−f2 τ2
ARF = 1 − f1 τ
τ1
dove:
A

f1 = 0.0394A0.354
f2 = 0.4 − 0.0208 ln(4.6 − ln A) A < 20km2
f2 = 0.4 − 0.003832(4.6 − ln A)2 20km2 < A < 100km2

τ è espresso in ore, A in km2

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 18 / 24 )
Ragguaglio all’area: modifica parametri delle curve di
possibilità pluviometrica

Fissato il tempo di ritorno T e si ricavano i coefficienti della curva di


possibilità pluviometrica: a = a(T ) e n = n(T ).
Marchetti (1964) ha rielaborato i dati di Columbo ralativi al comprensorio della
città di Milano, ed ha proposto di utilizzare le seguenti correzioni ai coefficienti
a e n:
"  0.4 #
0 A
a = a 1 − 0.06
100
 0.6
A
n0 = n + 0.003
100
L’area A è espressa in ettari.
Si ottiene cosı̀ la curva di possibilità climatica delle altezza ragguagliate di
precipitazione: 0
hr (τ ) = a0 τ n

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Valutazione delle perdite

Di tutta la precipitazione meteorica si vuole determinare la


parte che effettivamente contribuisce al deflusso di piena
(componente veloce della trasformazione afflussi-deflussi).

Dalla precipitazione meteorica (pioggia lorda) sottraiamo:


◦ Intercezione della copertura vegetale (si trascura)
◦ Evaporazione ed evapotraspirazione (si trascura)
Ritenzione nelle depressioni superficiali
Infiltrazione
ed otteniamo la pioggia netta

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 20 / 24 )
Perdite: Metodo percentuale - I
Il metodo percentuale assume le perdite proporzionali all’intensità di pioggia:

in (t) = ϕi(t)

ϕ = coefficiente di afflusso (mantenuto costante nel tempo)


i(t) = ietogramma della pioggia caduta nel bacino (eventualmente già
ragguagliata all’area)
in (t) = ietogramma della pioggia netta (proporzionale ad i)

Il coefficiente di afflusso ϕ rappresenta perciò il rapporto fra il volume totale di


deflusso di piena ed il volume totale di pioggia caduta nel bacino.
È un metodo molto diffuso per la sua semplicità.
In particolare, uno ietogramma costante di pioggia lorda viene trasformato in
uno ietogramma, anch’esso costante, di pioggia netta.
Esistono tante tabelle nella bibliografia tecnica che forniscono il valore del
coefficiente di afflusso per varie tipologie urbane.
P In condizioni eterogenee si può
calcolare il coefficiente di afflusso medio ϕ = ϕi AP
i /A, dove ϕi è il
coefficiente d’afflusso dell’area elementare Ai e A = Ai .
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Perdite: Metodo percentuale - II

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Perdite: Metodo percentuale - III
Alcune formule forniscono il valore del coefficiente di afflusso ϕ in funzione
dell’aliquota Im delle aree impermeabili (Am ) del bacino effettivamente connesse
alla rete di drenaggio.
Posto A = area totale del bacino, definiamo Im = Am /A.
Wisner & P’ng (1983):

ϕ = 0.2(1 − Im ) + 0.9Im
contribuisce al deflusso solo il 20% della pioggia che cade sulle superfici
permeabili ed il 90% di quella che cade su superfici impermeabil.
Il gruppo italiano di ”Deflussi Urbani” ha recentemente proposto (1997)
una formula di struttura analoga, ma meglio calibrata, valida per Im > 0.3:

ϕ = ϕperm (1 − Im ) + ϕimp Im

T (anni) ϕperm ϕimp


<2 0.00÷0.15 0.60÷0.75
2÷10 0.10÷0.25 0.65÷0.80
> 10 0.15÷0.30 0.70÷0.90

Acquedotti e Fognature - A.A. 11-12 - R. Deidda C.3 - Fognature pluviali: le piogge di progetto ( 23 / 24 )
Perdite per ritenzione nelle depressioni superficiali

Si considerano le quantità d’acqua necessarie a:


• ”bagnare” la superficie scolante (velo d’acqua sul terreno o sulle
pavimentazioni soggetto alla tensione superficiale)
• riempire gli avvallamenti e le depressioni superficiali
Tipo di superficie altezza d’acqua
sottratta (mm)
Perdite dovute al velo d’acqua
(acqua necessaria a bagnare le superfici):
aree impermeabili (tetti, strade asfaltate, marciapiedi) 0.2÷0.5
aree permeabili (giardini, parchi, terreno arabile) 0.2÷2.0
Perdite dovute al riempimento delle depressioni:
aree impermeabili molto lisce 0.2÷0.4
aree impermeabili lisce 0.5÷0.7
aree coperte con scarsa vegetazione, prati, pascoli 0.6÷2.5
aree coperte con densa vegetazione 2.5÷4.0
In genere questi volumi d’acqua vengono sottratti all’inizio della pioggia di
progetto: nessun deflusso sino al completo riempimento di questi volumi.

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